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Autore: Ageno    12/09/2010    5 recensioni
Mi chiamo Nina e ho diciassette anni. Morirò fra dieci giorni.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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 Diego

 

Si svegliò che ancora il sole non era sorto, e subito seppe con certezza che lei non c'era. Come aveva fatto a non accorgersi che tramava qualcosa? Come aveva potuto lasciarla scappare?

Di lei nessuna traccia, solo quello stupido biglietto. Pensava davvero che non la sarebbe andata a cercare? Inveì contro il cielo, e qualunque cosa intralciasse la sua disperata ricerca. Da dove si sarebbe buttata? Dal grattacielo, dalla scogliera? Dalla scogliera, certamente. La conosceva fin troppo bene, e sapeva che aveva escogitato tutto nei minimi dettagli.

Dal grattacielo l'avrebbero potuta vedere tutti, dalla scogliera presumibilmente nessuno. Si, la scogliera, tipico suo.

Folle di rabbia e di dolore, la sua divenne una corsa contro il sole. Si immaginava già l'ironica scena, il sole che sorge, lei che muore.

Faceva fatica a guidare, in quello stato. La testa pulsava per l'ansia, e la vista era sfocata e rossastra per le lacrime. Se fosse morta davvero non se lo sarebbe mai perdonato. L'avrebbe seguita subito.

Il cielo ormai non era più buio, ma schiarito dall'arrivo imminente del sole. Merda, come mai la macchina pareva andare più lenta del solito?

Ma quando arrivò, era già troppo tardi. Lei non c'era da nessuna parte. Morta, non l'avrebbe più rivista. Non avrebbe più potuto assaggiare le sue labbra, non avrebbe mai più potuto sentire il suono della sua voce. Non si sarebbe più potuto perdere nei suoi occhi senza fondo.

Incapace di rendersi conto della realtà, si avvicinò allo strapiombo, incerto se guardare giù o no. Non aveva la forza di vedere il suo corpo piegato malamente, trenta metri più sotto. Sapeva che sarebbe stato l'incubo di tutte le sue notti, da lì all'eternità.

Un profondo respiro spezzato dalle lacrime, e guardò.

Lei non c'era. La spiaggia era immacolata, per quello che si poteva vedere da lassù con la poca luce del sole nascente. Trattenendo il respiro si girò, uno strano pizzicore dietro alla nuca.

Gli occhi inondati dalla luce dell'alba, lei era viva.

Come in un sogno, Diego gli si avvicinò, incredulo.

Lentamente di sedette al suo fianco. Fu lei la prima a spezzare il silenzio.

-Ma allora mi ama.

Allora anche lui capì. Il sole, arancione e luminoso, era appena sorto completamente. Ed era sorto per loro. Sorgeva sempre per loro. Avevano aspettato troppo a lungo una cosa che non c'era, invece di guardare il sole sorgere.*

Rimasero lì fino a che guardare l'astro appena nato non divenne fastidioso.

E si allontanarono insieme, con una risposta in più.

 

 

Ochei, basta con gli scherzi, ora è veramente finita. Penso sia stato un po' prevedibile come finale, ma non potevo farla morire. E poi voleva che avesse anche una sottospecie di morale. Grazie mille a tutti, mi viene quasi da piangere pensando che è finita. Grazie.

*la frase è riadattata, da una canzone di Elisa, Qualcosa che non c'è.

  
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