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Autore: Tetide    12/09/2010    12 recensioni
Una crociera, per dimenticare; un viaggio per ricominciare. Un incontro inaspettato, in un momento inaspettato. Dopo una separazione è sempre molto difficile ricominciare, anche per Rosalie; ed è per questa ragione, che Oscar ed André le propongono una vacanza un pò diversa... che finirà per cambiarle la vita!! Dedico questa storia a Ninfea Blu e a tutti coloro che hanno amato Blue Velvet. Per la fanart al capitolo 6, debbo un enorme grazie a Ninfea Blu!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Montagne russe - Capitolo 5 CAPITOLO 5
MONTAGNE RUSSE


Cretina, cretina, cretina, cretina!!
Complimenti, Rosalie! Complimenti vivissimi! Ci sei cascata in pieno!
Non potevi trattenerti, vero? Non potevi cercare in qualunque modo di frenare l’alluvione che avevi sotto le sottane, iersera, vero? No!!
Hai dovuto per forza staccare la spina del cervello quando lui ti ha preso tra le braccia, e permettergli di portarti letteralmente in braccio fino alla sua cabina (dopo una piccola fermata in farmacia, ovviamente…)… di cercar di parlargli, poi, nemmeno per idea: dovevate continuare a baciarvi come due idioti per mezza nave, fregandovene degli sguardi incuriositi e quasi certamente divertiti di tutti quelli, ufficiali, inservienti o passeggeri, che riuscivate ad incontrare!! Avete dato spettacolo: complimenti davvero!!
Certo, però, che il suo profumo… quel muschio… magari c’ha messo in mezzo una qualche droga per impedirti di reagire… per stordirti, ipnotizzarti… e ci è riuscito, accidenti!
Però, non è stato male…

Ripensò ai fatti della sera precedente: mani delicate e forti al tempo stesso che aprivano la cerniera del suo abito color amaranto, labbra infuocate sul suo collo…
E poi, i loro movimenti frenetici sul letto a due piazze della cabina di lui, i brividi che le sue mani riuscivano a darle, quei tocchi a volte lenti e misurati, altre volte rapidi e leggeri, accompagnate da baci infuocati… quando l’aveva fatta sua, lei aveva emesso un gemito che voleva essere più di liberazione dal forte desiderio troppo a lungo represso, che altro.
Avevano fatto l’amore più volte, in quella memorabile notte, in cui lei aveva riscoperto la gioia di essere donna e di essere amata, che dopo il tradimento di Bernard aveva voluto letteralmente seppellire dentro di sé, sotto ad una coltre di vergogna; ma la cosa che più l’aveva stupita era stata il modo in cui lui l’aveva tenuta stretta a sé dopo, continuando ad accarezzarle i capelli sparsi sul suo petto, ed a sussurrarle frasi dolcissime a mezza voce, inframmezzandole con qualche bacio leggero sulla sua fronte.
Una cosa era certa: quella notte, lei non l’avrebbe dimenticata tanto facilmente… se anche, quella notte, la nave fosse affondata, lei non se ne sarebbe neppure accorta!
Dunque, stando così le cose, che faceva adesso lì?
Perché si trovava davanti alla cabina della sorella, con indosso il suo abito della sera prima ed i capelli tutti in disordine (per non parlare del trucco!), in mezzo a passeggeri Inglesi in costume che, dopo averle rivolto uno sguardo incuriosito, la superavano per andare in piscina?
Si decise a bussare. Da dentro la cabina si udirono pochi confusi rumori; poco dopo, la porta si aprì ed Oscar comparve sulla soglia.
“Oh, buongiorno! Abbiamo avuto una notte movimentata, vedo!!!”,
“Oscar, ti prego, non scherzare: sto affogando in mezzo alla merda!!”,
“Ma non mi dire! E com’è che la tua merda profuma di muschio?” le disse sorniona dopo aver aspirato forte una boccata d’aria dal naso.
Lei fece finta di non aver sentito e chiese “Non mi fai entrare?”,
“Non posso, mi spiace: André sta ancora dormendo. Sai, ieri sera, dopo che tu e il tuo amichetto siete spariti verso la vostra notte brava, è arrivato Alain insieme a Diane e tutti e quattro siamo saliti in discoteca, dove i due “supermachi” si sono sfidati in una gara a chi beveva più vodka senza crollare; ovviamente, André è crollato per primo, ed abbiamo dovuto portarlo in cabina letteralmente di peso! E tu che mi dici? Ti sei divertita, vedo!”,
“Sono una cretina, Oscar: una cretina ed una stronza!”,
“Fiuuu! E da dove arriva questa botta di autolesionismo?”.
Sbuffando, Rosalie si appoggiò al muro del corridoio.
“Lo abbiamo fatto, Oscar”,
“Questo lo avevo capito. Ma poi?”,
“Poi… poi… non ci ho capito più niente, ecco!”,
“Che significa?”,
“Che temo di essermi infilata in un pasticcio!”,
“In che senso?”,
“Nel senso che… non voglio iniziare un’altra storia adesso!”,
“Ma perché???”,
“Perché sono ferita, Oscar!! Sono ancora ferita da quel deficiente di Bernard, e se ora mi lascio andare troppo con Louis, e la nostra storia appena iniziata finisce non appena scendiamo da questa nave, io ne avrò un’altra batosta, e non voglio!! Non voglio assolutamente!!!”.
Oscar guardò la sorella con l’aria di una madre paziente “Mi spieghi perché dovrebbe scaricarti una volta messo piede a terra? Finora si è mostrato molto carino ed interessato a te: mi spieghi perché dovrebbe averlo fatto, se non gli interessavi?”,
“Ma per portarmi a letto, ovviamente!! Gli uomini fanno tutti così!!! Ed ora che ha ottenuto quello che voleva, può anche scaricarmi come se nulla fosse!!”,
“Sorella? Ferma il corteo, O.K.? Ragioniamo un attimo: ci hai fatto l’amore, giusto? E com’è stato?”,
“E’ stato… è stato…” balbettò Rosalie, continuando a tormentarsi i capelli,
“Non dire altro, ho capito (e anche se non avessi parlato, si sarebbe capito dal tuo aspetto); e dopo, che è successo?”,
“Beh, dopo… lui mi ha abbracciata, e mi ha fatto le coccole per farmi addormentare…”,
“Esatto: le coccole. E avete dormito assieme. Ora, ti pare che uno interessato solo ad un’avventura si sarebbe comportato in questo modo? Come minimo, quello ti avrebbe dato una botta addossato al muro, e via! Questo non è il comportamento di un uomo da scopata pura e semplice, mia cara! Quello là è un gioiello raro, credimi: e se tu te lo lasci scappare per le tue assurde paranoie, sei una stronza senza speranza!”,
“Non so… ho paura, Oscar”.

                                     **********

Sera. Nella grande sala ristorante sui toni del dorato, si udiva il solito allegro cicaleccio degli ospiti seduti ai tavoli per la cena, accompagnato dal tintinnare delle posate sui piatti e dei bicchieri.
Per tutta la giornata, Rosalie se ne era rimasta nella biblioteca della nave, cercando disperatamente di fare chiarezza dentro sé stessa, ed al contempo di evitare di incontrare Louis, al quale non avrebbe saputo cosa dire, dopo esser sgattaiolata via come una ladra dalla sua cabina quella mattina, senza dirgli una parola.
E che cosa avrei potuto dirgli, poi? “Scusa Louis, sono innamorata di te, fare l’amore con te è stata l’esperienza più fantastica ed appagante di tutta la mia vita, ma ho paura che se ci mettiamo assieme, dopo un po’ tu mi scaricherai per un’altra, come ha fatto Bernard”? Non è una bella cosa da dire all’inizio di un rapporto, in effetti. Proprio come non è bello ciò che ho fatto stamattina, scappando in silenzio dalla nostra passione appena consumata. Mi sono comportata da vigliacca, è vero, ma la verità è che non so dargli una risposta, ora come ora; a parte il fatto che non potrò evitarlo in eterno, siamo su una nave, e ci sono ancora… dieci, tredici giorni di navigazione?
Dio, che gran casino!!

Questi, press’a poco, erano stati i pensieri di Rosalie per tutta la giornata; dopo la mattinata in biblioteca, nel primo pomeriggio era andata a sentire una noiosissima conferenza sulla Valle dei Re in Egitto nel salone da fumo; poi, si era sobbarcata perfino il concerto di violoncello. E ora se ne stava seduta al tavolo assieme alla sorella, al cognato, ed agli amici conosciuti sulla nave, Axel e Marie Antoinette.
“Io scendo domani” Rosalie ruppe il silenzio all’improvviso; André, che stava sorseggiando del vino rosso, si affogò con un sorso.
“Scusa?” fece Oscar,
“Scendo domani, ad Alessandria”,
“Che vuoi dire, Rosalie?” Oscar posò il suo tovagliolo sul tavolo “Che vuoi venire in escursione con noi, domani?”,
“No. Significa che lascio questa nave, domani. Me ne vado per tornare a Parigi”,
“Stai scherzando, spero”,
“Mai stata tanto seria”,
“Ma perché?”, si intromise André,
“Perché… Charlotte mi ha chiamato oggi, e sembra che ci siano dei problemi in ufficio!”,
“Davvero? E quali problemi sono?” Oscar si era accigliata: non le credeva neanche un po’,
“Beh, ecco… servono urgentemente dei documenti che mi ero portata a casa!”,
“Oh, ceeeerto! Come no?”, anche Oscar prese un sorso di vino.
Rosalie tirò un grosso respiro “Bene. Se adesso volete scusarmi… debbo andare a preparare la mia valigia”, così dicendo, si alzò ed uscì dalla sala.
Oscar la seguì, la raggiunse, afferrandola per un polso.
“Ma tu sei proprio fusa!!”,
“Oscar! Cosa vuoi?”,
“Cosa voglio? Farti ragionare, voglio! Cioè, ti rendi conto della cavolata che stai facendo?”,
“Perché? Quale cavolata starei facendo, sentiamo!”,
“Stai lasciando andare quella che potrebbe essere la storia della tua vita: sei innamorata persa di quell’uomo, ed anche lui lo è di te, l’ho visto come ti guarda! Senza contare il fatto che sprecherai i soldi del viaggio! E per cosa? Per andare a chiuderti in un appartamentino in un attico con vista sul Pont Neuf, nel caldo torrido dell’estate di Parigi!!”,
“Se anche fosse non sono affari tuoi!”,
“Hai ragione sorellina, non sono affari miei! Ma vorrei dirti una cosa: hai intenzione di continuare a scappare per sempre? Perché se è così, preparati ad una bella depressione! E con i tuoi bisogni “fisici” come la mettiamo? Farai un abbonamento a vita a Playgirl, per caso?”.
Rosalie la guardò, scuotendo la testa “Sei patetica, Oscar”, quindi se ne andò.
“Ah, sarei io la patetica?!?” le gridò dietro la sorella.

                                    **********

“Il comandante Robespierre vi dà il benvenuto ad Alessandria d’Egitto. Non appena completato l’attracco, inizieremo lo smistamento per le varie escursioni”.
La voce dall’altoparlante aveva accompagnato l’entrata nel porto, che come sempre aveva richiamato un gran numero di persone sui ponti esterni per ammirare il traffico di navi.
Rosalie non era tra di loro; se ne stava seduta in un angolo della sala da ballo, con la sua valigia ai piedi, attendendo soltanto lo sbarco per poter staccare da quella situazione per lei ingestibile.
Lui non c’era. Non l’aveva più visto da quella notte, la loro notte. Meglio così.
André le si fece vicino “Allora, sei davvero intenzionata a lasciarci?”,
“Sì, André. Mi spiace molto, ma è meglio così”,
“Chissà perché, qualcosa mi dice che la ragione per cui te ne vai non è il lavoro…”.
Lei non disse nulla; voltò di nuovo la testa in direzione delle grandi finestre, che ora mostravano l’avvicinarsi della nave ad una banchina.
Lo sbarco ebbe inizio. In fila dietro ai crocieristi festanti, che non smettevano di parlare dell’escursione che avevano acquistata, Rosalie se ne stava a capo chino, triste; neanche per un attimo sollevò la testa: non voleva correre il rischio di vedere lui.
Sto davvero facendo la cosa giusta? Magari ha ragione Oscar, sicuramente no. Ma che posso farci se ho paura? Io non so gestire questa situazione, questa è la verità: non so più gestire gli affari di cuore; mi sono lasciata andare al puro e semplice sentimento ed al puro e semplice istinto per una notte sola, ed ora ne pago le conseguenze, dato che ho paura ad iniziare una storia vera. Quindi, me ne vado. Scappo. Per l’ennesima volta. Punto.

Arrivata in fondo alla scaletta, sulla banchina, si guardò attorno: c’era un gran viavai di gente, i pullmann stavano con i motori accesi in attesa che tutti i passeggeri salissero; accanto ad un pullmann, Etienne De Germaine e Isabelle Du Barry stavano dando un pessimo spettacolo, con il loro solito fare arrogante.
“Siete dei deficienti! Io e la signora avevamo chiesto il pullmann numero 8, quello che ha il frigobar! Ora dovrete rimborsarci i soldi!”,
“Signore, la prego di calmarsi: il pullmann numero 8 va alle rovine romane, non fa il giro della città. Se volete quello, dovrete cambiare escursione”, una delle guide cercava di arginare il fiume in piena.
Rosalie li vide, e sorrise. Magari avesse avuto lei dei motivi tanto futili per protestare, pensò…
Trasportò la sua valigia fino al pullmann numero 5, quello con Oscar ed André, che si sarebbe fermato alla stazione, da dove lei avrebbe poi cercato un taxi per l’aeroporto.
Individuò Oscar, sedendosi vicino a lei; guardando distrattamente fuori dal finestrino, la sorella le chiese “Sei davvero sicura di ciò che fai?”,
“Sì, sicura”,
“Mah… non posso fermarti… soltanto, cerca di non pentirtene dopo”.
Il mezzo partì, rumorosamente, e la guida iniziò a parlare delle bellezze che avrebbero visto quel giorno; Rosalie non l’ascoltò neanche , rivolgendo il suo pensiero, invece, a quale pullmann potesse stare ospitando adesso il suo amore.
Amore. Lo aveva fatto: per la prima volta, lo aveva chiamato amore.
Ricordò il tocco caldo e rassicurante delle sue mani, i suoi occhi dentro ai propri mentre la prendeva con dolcezza, i baci sul collo…
Ma davvero voleva sfuggire da tutto questo?

Dopo aver percorso il lungomare, raggiunsero la stazione, fermandosi; un altro pullmann si fermò dietro al loro.
“O.K.: da qui iniziamo il nostro giro; prima però, se qualcuno dovesse andare al bagno, approfitti pure di quelli della stazione; e per chi ha fame o sete, là c’è pure un chiosco”.
Tutti scesero, stiracchiandosi; Alain si passò una mano tra i capelli arruffati, mentre Diane tirava una foto.
Rosalie, presa la sua valigia, scese anche lei; salutò Alain e la moglie, poi si diresse verso Oscar ed André.
“Ciao, allora. Buona continuazione!”,
“Fai buon viaggio, piccola. E appena arrivi chiamaci, va bene?”, André le lasciò un buffetto sulla guancia,
“Contaci, fratello”,
“Ciao, sorellina. Salutami papà e mamma, se vai da loro”,
“Non mancherò”. Le due sorelle si abbracciarono.
Separatasi da loro, Rosalie si incamminò verso uno spiazzale con alcuni taxi; a mezza strada si fermò e si voltò, facendo ancora un cenno di saluto al gruppo con un braccio alzato; poi, si girò e riprese la sua strada.
Si avvicinò ad un taxista, ed in Inglese gli spiegò che voleva andare all’aeroporto, ma quello non sembrava aver capito molto, così ripeté le parole.
Ma quello continuava a guardarla interrogativo.
“Dove vuoi andare, bella signora?”, una voce roca e vagamente alticcia che parlava un orribile Francese le giunse da dietro le spalle.
La ragazza si girò, trovandosi di fronte un tizio dalla faccia tutt’altro che rassicurante, che puzzava fortemente di hashish.
Lo prese per un tassista, e gli ripeté le stesse cose, ma quello la guardava con fare beffardo: era chiaro che non era interessato alle sue parole.
In effetti, era strano che un tassista fosse fatto di mattina, ma sapeva che quella città era pericolosa… questo aumentò la sua urgenza di andarsene da lì.
“Aeroporto, signore… devo prendere l’aereo… qual è la sua macchina?”,
“La mia macchina?” rise quello “Vieni che te la mostro!”, e la prese con forza per un polso.
“Mi lasci immediatamente! Mi ha sentita? Mi lasci subito!!”.
Capì di essersi trovata in un pasticcio: il tizio le stava infilando una mano sotto la gonna, mentre con l’altra le teneva una spalla, stringendogliela.
“Mi lasci!! Aiuto!!!”, gridò in direzione del gruppo che stava ormai risalendo sul pullmann, troppo lontano per sentirla.
“Aiuto!!” ripeté,mentre quello le stava conficcando dolorosamente le unghie nella pelle e poteva avvertire il suo fetido alito nelle narici.
“Lasciala, o ti ammazzo!”, una voce spuntata dal nulla venne in suo insperato soccorso; la dolorosa presa sulla sua spalla si allentò, mentre la manaccia invadente scivolava via dalle sue gambe.
Ridestatasi dal terrore che l’aveva quasi isolata da tutto ciò che la circondava, Rosalie alzò lo sguardo; e vide Louis, che aveva afferrato il maniaco per il collo della maglia che questo aveva indosso. La presa sulla spalla cedette del tutto, mentre lo sgradevole individuo veniva trascinato lontano da lei dal braccio muscoloso di Louis.
“Che accidenti vuoi? Fatti i fatti tuoi!”, vomitò fuori quello insieme a folate di hashish.
“Non si toccano le donne, animale! E soprattutto, non si tocca la mia ragazza!! Chiaro??”.
Quello lo guardava con uno sguardo sbronzo, ma carico d’odio; mosse un braccio per sferrargli un pugno, ma Louis fu più veloce, e lo bloccò; poi, gli sferrò un pugno nello stomaco.
“Così imparerai a rispettare le signore, animale!” gli disse.
Quello si piegò sulle ginocchia, dolorante; Louis si avvicinò a Rosalie e la prese per un polso dicendole “Andiamo!”, mentre con l’altra mano prendeva la sua valigia.
Si allontanarono di pochi passi, prima che lei gli svenisse letteralmente tra le braccia per lo spavento, iniziando poi a singhiozzare.
Louis l’abbracciò dolcemente “Su, su…”, le carezzò i capelli.
Lei si aggrappò alla sua camicia, aperta come al solito, affondandogli del tutto il viso nel petto per nascondere le proprie lacrime; solo allora, si sentì protetta ed al sicuro.
“Rosalie!! Che è successo?” Oscar ed André le stavano venendo incontro, mentre tutti i passeggeri dei due pullmann avevano assistito, allibiti, alla scena.
Il tenente D’Agout, capo della sicurezza di bordo, si avvicinò alla coppia “Tutto a posto, signora?”, le chiese.
Lei fece cenno di sì con la testa, il viso ancora parzialmente coperto da una mano.
“Non avrebbe dovuto andarsene per i fatti suoi, signora: questa è una città pericolosa, a bordo lo abbiamo detto diverse volte!”.
“Rosalie!”, Oscar e André l’avevano raggiunta “Tutto bene?”.
Un po’ riavutasi, ma con le gambe ancora tremanti per lo spavento subìto, lei fece cenno di sì con la testa, aggrappandosi ancora alle braccia di Louis: adesso, ne era sicura, non le avrebbe più lasciate. Mai più.
“Dove voleva andare, signora?” le chiese il tenente D’Agout,
“Da nessuna parte”, fu la sua risposta.
E sorretta da Louis (che continuava a portare anche la valigia di lei) e da Oscar, fece ritorno al pullmann.

                             **********

Neanche a dirlo, Louis era salito sullo stesso pullmann, e si era seduto accanto a lei; le disse che era meglio se prendeva parte all’escursione, per non pensare alla brutta esperienza appena passata, e per tutto il tempo, fece di tutto per farla divertire e risollevarle il morale.
Mentre erano da soli, in un momento in cui il resto del gruppo stava ammirando un monumento dell’età ellenistica, lei decise finalmente che non era più il momento di temporeggiare, e gli si gettò letteralmente tra le braccia.
“Louis, ascolta…”,
“No, non dirmi niente, Rosalie: non sei obbligata a dirmi niente; l’ho fatto perché sentivo di farlo, e non devi ringraziarmi. Odio chi infastidisce le donne!”,
“Ma non è di questo che volevo parlarti! Io… volevo parlarti… di noi due!”.
Lui la guardò, senza dire nulla.
“L’altra notte… è stato bellissimo, e tu… sei stato fantastico! E’ solo che io… sono stata una vigliacca ed una stupida a credere che tu saresti stato capace di farmi del male… come me ne aveva fatto lui… e così sono scappata… ma ora… ora ho capito tutto… e non voglio più scappare… mi vuoi… vuoi che io sia la tua donna, Louis?”.
Lui la guardò intensamente, con i suoi magnifici occhi blu che sotto quel sole brillante acquistavano sfumature turchesi; la strinse tra le braccia, accarezzandole il viso “Certo che lo voglio, Rosalie: io ti amo! Ma avevo paura di forzarti, di averti spaventata l’altra sera, e così ho preferito non cercarti. Volevo che fossi tu a farlo, quando ti fossi sentita pronta”,
“Oh, Louis, amore… anche io… anche io credo di amarti… ti amo anch’io, Louis!”.
Si baciarono appassionatamente, sotto il sole a picco del mezzogiorno Egiziano, in mezzo ad un mare di rovine franate di chissà quale epoca, mentre da poco lontano giungeva la voce della guida che dava spiegazioni sui resti dei vari monumenti.
Quando le loro labbra si separarono, rimasero abbracciati, e lei continuò a carezzargli la schiena.
“Non ti ho chiesto… di dove sei?”, gli chiese,
“Vivo a Parigi”,
“Anche io!”, Rosalie rise tra le lacrime,
“Beh, allora non dovremo fare molta strada per… vederci”,
“Direi di no…”.
Si baciarono di nuovo.

                                 **********

Ritornata sulla nave, Rosalie fu visitata dalla dottoressa di bordo, su consiglio del tenente D’Agout; poi, trascorse il resto del pomeriggio assieme a Louis.
La nave ripartì al tramonto; prossima destinazione: Rodi.
I due novelli innamorati rimasero affacciati alla balaustra del ponte esterno più alto, schiaffeggiati dal vento della sera, osservando la costa che iniziava ad illuminarsi farsi sempre più lontana; Louis le cinse le spalle con un braccio, e lei si beò di quel contatto così protettivo e gentile al tempo stesso.
Ma l’esperienza della mattina l’aveva scossa di brutto, ed al momento di rientrare in cabina, le tremavano vistosamente le gambe.
“Che hai?”, Louis l’aveva accompagnata,
“Nulla, nulla…”,
“Stai ancora male?”,
“Un po’… Santo Cielo, Louis, se penso che quello mi avrebbe…”, gli buttò le braccia al collo,
“Lo so, amore; ma non è successo, per fortuna”,
“Non è successo grazie a te!”.
Lui le stampò un bacio in fronte.
“Non hai nemmeno mangiato” le disse poi,
“Non ho fame”, rispose lei,
“Vuoi che andiamo in sala da ballo dagli altri?”,
“No… stasera non mi sento davvero… in vena”,
“Preferisci andare a dormire?”,
“Sì, ma… ho paura… a star da sola!”.
Louis rise “Guarda che quello è rimasto a terra!”,
“Sì, lo so. Ma…”,
“O.K., se vuoi puoi dormire da me, stanotte. Giuro che non ti tocco, se non vuoi” aggiunse, vedendo che lei aveva sussultato lievemente.
Rosalie si addolcì “Va bene. Dammi il tempo di prendere la camicia da notte, però”.

Dormirono abbracciati; Louis, come aveva promesso, da vero gentiluomo non la toccò nemmeno, a parte una dose massiccia di coccole che lei gli aveva chiesto tacitamente, facendogli gli occhioni da cerbiatta, e che contribuirono non poco a farle prender sonno.
Da domani, inizia una nuova vita, pensò lei prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo.
E dopo quella giornata passata a fare le montagne russe dell’amore, ci voleva davvero.

Per questa volta, sono riuscita ad aggiornare prima... ma non ci fate l'abitudine, però, eh! Dunque, come avete visto, il "nostro" Saint-Just diventa sempre più figo (è anche un eroe, adesso... altro che il terrorista dell'anime!:-)), Rosalie ha capito che non ha più motivo di allontanarsi da lui; è pur sempre vero, però, che le corna subite rimangon corna, e lei ha ancora qualche resistenza inconscia al lasciarsi del tutto andare... anche se il peggio sembra passato!!
Faccio i complimenti a tutte, o quasi, dato che avete riconosciuto subito il soldataccio della Guardia cattivo e brutto, qui trasformato in un pacifico e servizievole cameriere sulla splendida nave; e mi dispiace deludere chi ci sperava, ma no, non c'è niente di losco sotto, quello è soltanto un poveraccio che lavora sulla nave, e nient'altro! :-) Ha solo "colorito" un pò l'ambiente.
lady in blue: avevi visto giusto, qualche titubanza la nostra Rosalie l'ha conservata anche dopo il bacio con Louis, addirittura era arrivata a voler scappare dalla nave per non affrontare i suoi conti in sospeso con sé stessa... ma ora sembra più tranquilla!
Ninfea Blu: se il capitolo precedente ti era piaciuto, che ne dici di questo?;-) Qui i colpi di scena si sprecano... o no? In compenso, qui ho parecchio diminuito le esperienze personali in confronto ai capitoli precedenti (soprattutto l'episodio di Alessandria è del tutto inventato, fortunatamente!), l'unica immagine "reale" qui è quella della sala ristorante alla sera. Oscar e André felicemente insieme sono uno spettacolo, vero? Soprattutto, con le cavolate che sta combinando lui...
Pry: scusa, cosa sarebbe "Giorni matti"? Perdonami, ma non sapevo nemmeno che esistesse;-) Per quanto riguarda Baglioni, per questa volta sei scusata (fossero stati i Pooh, allora...) :-) Certo che Rosalie qui per paturnie mentali ha fatto il botto, vero? E della saggia Oscar che te ne pare?
Crissi: se prima ti seriva un catino, credo che ora ti andrebbe meglio un lavabo, non trovi? Dopo l'uscita "eroica" di Saint-Just e la conseguente notte di coccole, mi meraviglierei del contrario... ovvio che Rosalie gli è caduta letteralmente addosso...!
StregaGrianne: ... e qui Rosalie ha deciso di rischiare, finalmente!! Anche perché non deve esserle sembrato più tanto difficile, dopo aver rischiato molto di più con quel folle! Se non ci fosse stato Louis... <3
Kikkisan: cara, serve anche a te un bel lavabo? XD Per la bava, intendevo... E come vedi, Louis non è un avventuriero puro e semplice, per lo meno non in questa storia; Rosalie finalmente sembra averlo capito, e vuole iniziare di nuovo con lui. Le immagini della nave deserta sono ricordi personali dell'attracco ad Olympia (dove non sono scesa): spero di averli resi al meglio.
Livia: non so davvero come ringraziarti per i tuoi complimenti (che spero siano meritati); per quanto riguarda Baglioni, quando ho finito di scrivere quella scena mi sono ricordata solo allora che ti piace, così non ho visto l'ora di leggere il tuo commento: e ho fatto centro, a quanto vedo!! Sull'altra cosa che ti avevo chiesto... hai poi indovinato??? Se sì, scrivimi via mail :-) Questo credo sarà il capitolo più "drammatico" di tutta la fanfic: che te ne è sembrato?
Jenny 123: yuhuuuu! Ci sei ancora?
Cicina e Medusa: idem come sopra :-)

Un saluto a tutti, Tetide.



  
  
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