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Autore: Hele_Mary    26/10/2005    7 recensioni
Ipotetico VI libro. "Un nuovo piano perverso di Voldemort per ritornare al potere...le vite di adolescenti di due epoche diverse che s'intrecciano contro ogni logica temporale...tutti alle prese con qualcosa più grande di loro: l'inizio di una Guerra!" Questo e molto altro nella nostra prima ff su HP (siamo delle frane a fare i riassuntini)^^ Non sarà aggiornata spessissimo xkè abbiamo poco tempo...Pensiamo che più o meno riusciremo a pubblicare un cap al mese. P.S: Se avete l'album "Meteora", dei Linkin Park, vi consigliamo di leggere la ff con loro come colonna sonora ^-^
Genere: Dark, Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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In Trappola

Harry Potter
&
Il Velo della Morte

C A P I T O L O 3
In Trappola.

Cosa era successo?!
Prima quella strana sensazione oltrepassando la barriera alla stazione di Londra e, adesso... il suo volto era cambiato!
Si avvicinò al finestrino fino a toccare lo spesso vetro con la punta del naso. Sollevò la frangia, meno ribelle del solito: la cicatrice era scomparsa!!! Venne preso dall'agitazione. Si tastò più volte la fronte, ma non c'era il più minimo rilievo, neanche l'ombra di quella appariscente saetta.
Abbassò lo sguardo e lo stupore fu evidente sul suo volto. La benda sulla sua mano destra era scomparsa e non riportava neanche la traccia di un graffio. Il cuore iniziò a battergli all'impazzata nel petto. Cosa era successo? Perché era cambiato? I suoi amici l'avrebbero riconosciuto?
... Doveva trovare Hermione: subito!
Si alzò con un gesto meccanico, come se si trovasse scomodo in quel corpo. Gli sembrava di essere troppo alto e inciampò nel sedile dietro al suo impacciatamente. Spalancò la porta dello scompartimento in cui si era infiltrato, tuffandosi nel corridoietto semideserto, mentre il treno sferragliava in mezzo a campi e prati immensi. Aprì una porta a caso, ma non vide neanche l'ombra di volti conosciuti. Era agitatissimo... Il cuore continuava a battere sempre più veloce, porta dopo porta mentre ne spalancava una dopo l'altra, sotto gli sguardi attoniti e interrogativi dei passeggeri. L'unica cosa che sentiva erano le risatine delle ragazze, che lo osservavano di sottecchi, confabulando con le compagne. Ma cosa avevano da ridere? Si fermò in mezzo al corridoio di scatto.
Chiuse gli occhi, costringendosi a riacquistare lucidità e a pensare... Pensa... Pensa...
Ma gli venivano in mente solo cose assurde... Magari non trovava nessuno di conosciuto perché aveva aperto tutti scomparti occupati da primini... Ma come facevano ad essere così tanti quell'anno?!
E se quello NON era l'Espresso per Hogwarts?! Riaprì gli occhi, cominciando a correre a perdifiato.
Una ragazza stava venendo nella sua direzione, con la famigerata divisa di Hogwarts. Mentre notava questo particolare l'aveva ormai superata, correndo alla velocità della luce. Così facendo l'aveva urtata per sbaglio. Si girò per rivolgerle un frettoloso cenno di scuse, ma era finita per terra!
Si batté una mano sulla fronte e invertì la rotta.
-Scusami! Ti sei fatta male?-
Aveva il fiato corto: non aveva fatto altro che correre! Le porse una mano tremante per l'agitazione, cercando di mostrarle un sorriso gentile.
-POTTER! Sei sempre il solito! Guarda dove metti quei piedi!-
Ritirò la mano come se fosse stato colpito da una scossa elettrica. La ragazza aveva alzato lo sguardo celato da una massa di capelli di un rosso infuocato, incenerendolo con i grandi occhi a mandorla di un verde incredibile. Harry credette di aver avuto un'allucinazione, mentre osservava i suoi occhi sul viso della giovane. Lo sguardo interrogativo della studente lo distolse dai suoi pensieri.
-C... come mi hai chiamato?-
-Potter! Hai sbattuto la testa così forte da non ricordare chi sei?!-
Come poteva essere lui quel ragazzo senza occhiali, né cicatrice, troppo alto... Troppo pettinato.
Scosse la testa senza capire. La sua mente cercò una miriade di possibili spiegazioni...
Ecco! Magari quella era una dimensione parallela in cui Voldemort non era mai nato e lui non aveva cicatrici... Ormai si era abituato a non stupirsi più di niente... Ma come poteva appurare questa supposizione?
-Eh... Ehm...- si schiarì la voce, preparandosi a fare una domanda stramba persino dal suo punto di vista: -Notizie di Voldemort?-
La ragazza che adesso, alzatasi in piedi, si spolverava la divisa nera di Hogwarts dandogli le spalle, si voltò verso di lui. Gli rivolse uno sguardo gelido, riducendo i bei occhi a due fessure:
-Sono veramente stufa di te e delle tue stranezze. Se credi di impressionarmi pronunciando quel... quel nome, ti sbagli di grosso!-
Si voltò scrollando gli ondeggianti capelli rossi e si allontanò senza più voltarsi.
Harry rimase con lo sguardo fisso nel vuoto.
La sua attenzione fu attirata da una porticina di legno, sulla quale spiccava la scritta argentata WC. Raggiunse il bagno, chiudendo la porta alle sue spalle. Serrò gli occhi ermeticamente, preparandosi a quello che avrebbe visto nello specchio, e si aggrappò al bordo del lavandino per sostenersi. Deglutì rumorosamente, per poi aprire gli occhi...
La sua bocca si spalancò in un urlo silenzioso. Per un attimo, guardandosi allo specchio, aveva creduto di aver visto il suo consueto riflesso, ma immediatamente dopo l'illusione era scomparsa.
Niente cicatrice... Niente occhiali... Al posto dei suoi occhi verdi, di cui era sempre andato fiero, comparivano due pupille color nocciola... I capelli, pur sempre nerissimi, non erano mossi anche se molto disordinati. Il suo viso sembrava più maturo e non riusciva a cancellare quella espressione spavalda, impercettibilmente deformata dalla sua preoccupazione, dallo specchio che gli rimandava la sua immagine fedelmente riprodotta. Quel volto sembrava molto più interessante e attraente del suo. Però non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che, malgrado tutto, era molto simile al riflesso che aveva visto quella stessa mattina, prima di vestirsi per il consueto ritorno ad Hogwarts.
Cosa poteva fare adesso? Non sapeva dov'era... Non sapeva CHI era.
Pur trovandosi in un luogo così famigliare, dove aveva sempre trovato conforto, si sentiva tremendamente smarrito e solo.
Non riuscì a riordinare i suoi pensieri, che venne preso da uno dei suoi conati di vomito. Si piegò su se stesso stringendosi lo stomaco e serrando le labbra. Sentiva una risata nella sua testa... Lugubre, sinistra, malefica. L'aveva sentita troppe volte per non riconoscerla... La risata di Voldemort!

Non riusciva più a resistere a quel dolore violento che gli pervadeva la testa. Strinse ancora di più le mani attorno ai capelli corvini, come per contenere quella sofferenza, inutilmente. Si morse le labbra, cercando di non urlare. Emise così un mugugno basso e roco, aggrappandosi allo sportello dello scompartimento. I ragazzi di fronte a lui lo guardavano allibiti. Non sapendo cosa fare, continuavano a fissarlo fastidiosamente.
-E LEVATEMI QUEGLI OCCHI DI DOSSO!- sbottò all'improvviso con incredibile ferocia, staccando le mani dalla testa.
Subito dopo venne raggiunto da una nuova fitta che lo costrinse ad accasciarsi a terra inerme. Adesso il dolore era concentrato in un punto imprecisato della fronte, come se gli avessero impresso un filo incandescente sulla pelle. Cercò quel punto con le dita tremanti. Sentì un rilievo sotto i polpastrelli, che somigliava al segno lasciato dalle cicatrici.
Un capannello di curiosi e di ragazzi spaventati si era radunato attorno a lui, accrescendo la sua rabbia. Generalmente era il suo passatempo preferito essere al centro dell'attenzione, ma detestava più di ogni altra cosa mostrarsi debole di fronte agli altri e di certo in quel momento era molto vulnerabile. Riprese un po' di lucidità sentendo un tocco gelido sulla sua fronte.
Una ragazza si era inginocchiata al suo fianco e gli aveva posato una manina fredda su quello strano segno che portava sulla fronte, tenendogli stretta la mano tremante con l'altra.
-Harry non ti preoccupare! Calmati! Ci sono qui io!-
Come l'aveva chiamato? Chi era quella ragazzina dai capelli stopposi e di un castano chiaro, che lo stava aiutando? In men che non si dica un altro ragazzo dai capelli scarlatti e dal viso lentigginoso si staccò dalla folla e fece allontanare il capannello di curiosi con voce ferma e minacciosa.
-Non c'è niente da vedere qui! Andatevene via!-
Subito dopo si buttò al suo fianco, impacciato dall'altezza e dai suoi grossi piedi.
In un attimo il dolore, così improvvisamente com'era venuto, svanì.
Riuscì a vedere con lucidità i contorni delle due persone che lo avevano soccorso. Ma dove si trovava? Chi erano?
Sfilò la mano da quella della ragazzina, arretrando carponi, con un'espressione terrorizzata. Si alzò in piedi e, senza più guardarli in faccia, spiccò una corsa muovendo le gambe, che gli sembrava che si fossero accorciate, il più velocemente possibile. Scoprì che poteva correre molto più veloce di quanto si ricordasse e di aver ottenuto una discreta agilità, mentre schivava le persone che gli intralciavano il passaggio. Si tappò le orecchie per non sentire i richiami lontani e affannati dei ragazzi che lo stavano rincorrendo:
-HARRY FERMO!-
No! NO! Quello non era il suo nome! Perché lo chiamavano così?! Dove si trovava?! Perché i suoi amici non l'avevano soccorso?! Perché gli era spuntato quel doloroso rilievo sulla fronte?! Si infilò nella porta più vicina, chiudendola a chiave dietro di sé...
Con suo grande stupore vide la sua immagine riflessa nello specchio del bagno... Impulsivamente colpì lo specchio con il pugno chiuso, avvertendo un immediato dolore, trafiggergli le nocche. Lo specchio si infranse, restituendoli la sua figura a frammenti.
Occhi verdi celati da grossi occhiali... Capelli neri troppo ribelli... E una vistosa cicatrice a forma di saetta sulla fronte... L'espressione rabbiosa che gli restituiva lo specchio, rifletteva il suo stato d'animo... Quello non era lui!

Era ancora piegato in due per il dolore, quando sentì una presa sicura afferrargli le spalle. Si sentì quasi sollevare da terra e in un attimo si ritrovò ritto in piedi, di nuovo di fronte allo specchio. Continuava a sentire il vomito salirgli in gola mentre la risata si spegneva nella sua testa.
Non di nuovo quel volto non suo! Non ancora!
Appena si fu ripreso dal malore, colpì lo specchio con tutta la forza che aveva in corpo, facendolo cadere a terra. Si ruppe in mille pezzi, producendo un rumore assordante.
-Che cazzo fai?!-
Il ragazzo che l'aveva rimesso in piedi lo allontanò immediatamente dallo specchio, ponendosi fra i vetri che si stavano sparpagliando per terra, schizzando come proiettili, e il suo corpo. Era poco più alto di lui... Si abbassò per fissarlo negli occhi. Un paio di penetranti occhi blu, coperti da una frangia scurissima e sbarazzina, che arricchiva il viso quasi adulto, lo fissavano rimproveratori.
-James sei impazzito?! Potevi farti male, cretino!- sbottò all'improvviso, urlando.
-S...Sirius?!-
Per un attimo gli occhi gli si inumidirono, ma subito scosse violentemente la testa ricacciando indietro le lacrime.
-Che perspicacia! Chi pensavi che fossi?! La fata turchina???- il ragazzo davanti a lui era chiaramente in collera.
-Scusami...- disse abbassando lo sguardo.
Gli occhi di Sirius si spalancarono in un'espressione sgomenta. Occhi pieni di vita e giovane immaturità, completamente diversi da quelli che aveva conosciuto su quel viso. Senza rendersene conto, il padrino iniziò a ridere.
-Questa è bella... AHAHHAHAH! TU che mi chiedi scusa! Mai dire mai...- gli scompigliò i capelli come un fratello maggiore, continuando a ridere con quella risata più simile a un latrato e uscì dal bagnetto, trascinandoselo dietro per un braccio.
-Ti abbiamo cercato per tutto il treno, impiastro! Ti sei messo a parlare con qualche ragazzina? Già ad ammagliare le primine, dì la verità! Non è valido, se ti ci metti prima di me!-
Harry rimase colpito dall'improvviso cambiamento d'umore del padrino. Tutto in lui era diverso: la sua voce, il fisico sano e ben piantato, i modi di fare solari e amichevoli. Non aveva mai pensato che la prigionia ad Azkaban potesse cambiare così profondamente una persona...
Non aveva ben capito le parole che gli stava dicendo... Non aveva ben capito dove si trovava... Non aveva ben capito proprio un bel NIENTE! ... e la cosa lo mandava in bestia! Strappò il braccio dalla presa del ragazzo moro, fermandosi ostinato. Lui si girò a guardarlo stupito.
-In che anno siamo?!-
Improvvisamente sembrava aver capito tutto... Ma non voleva... Non poteva crederci!
-Ma che domande fai, amico?! Hai battuto la testa?-
Cercò di mantenere la calma a quella domanda ironica... Già la seconda di quel tipo nel giro di una manciata di minuti.
-Dimmelo!- ruggì digrignando i denti.
-Nel 1976...- sussurrò non capendo la richiesta dell'amico. Iniziava a preoccuparlo quello strano comportamento. Prima lo specchio rotto e adesso quel tono intimidatorio e insolente: -Comunque abbassa la cresta e datti una calmata! Che caspita ti è successo in questi minuti?!- affermò voltandogli le spalle infastidito.
Come aveva fatto a non pensarci prima?!
Era finito nel passato...
Ai tempi in cui suo padre frequentava ancora Hogwarts... e, ad occhio e croce, aveva sedici anni e avrebbe dovuto iniziare il sesto anno, esattamente come il se stesso rimasto nel presente...
Lui si trovava... Nel corpo di suo padre!
Ma suo padre adesso dov'era?
La sua anima, la sua personalità, che fine avevano fatto? In un attimo tutto gli fu spaventosamente chiaro.
"Non sarà che..."

La mano gli sanguinava... Notò che era già bendata. Adesso sopra le bende scorreva sangue nuovo, rosso come la morte.
-SE NON APRI SUBITO LA PORTA LA BUTTO GIU'!!! HAI CAPITOOOOO???-
La porta venne investita da una pioggia di colpi, che la fecero tremare.
James non dubitò che quello psicopatico rossino avrebbe messo in pratica le sue parole.
-TI CI VORREBBE UNA BELLA TAZZA DI CAMOMILLA, PELDICAROTA!- sbottò con un'aria superiore e per nulla scossa dalle minacce.
Ron, al di là della porta, avvampò d'indignazione.
-C... Come... COME MI HAI CHIAMATO?!-
-Santo cielo Ron! Piantala di fare casino! Stai attirando l'attenzione di tutti, come se non fossero già abbastanza interessati alle nostre vicende!- esclamò la voce pacata della ragazza di prima, ora superiore di un ottava e assai più stridula: -Se te ne fossi dimenticato siamo MAGHI e aprire questa porta per noi è una bazzecola!-
James, sentendo i discorsi dall'interno, si passò una mano sul volto sconvolto dall'ignoranza del ragazzo. In compenso pensò che la ragazzina fosse più in gamba di quello che sembrava a una prima occhiata.
-Alohomora!-
A provare i suoi sospetti, la porta si spalancò con uno scatto, producendo un suono sordo. Lo sguardo severo della ragazza mutò quando si posò sulla sua mano insanguinata.
-Ti si è riaperta la ferita?! Oddio Harry, non devi perdere sangue nelle tue condizioni!-
Ron diede una gomitata alla ragazza, indicando lo specchio appeso: -Mi sa che non si è riaperta la ferita... Il nostro amico deve essere un po' nervosetto! Oppure è in una fase dei suoi eccessi di masochismo!-
La giovane riacquisì lo sguardo severo di qualche secondo prima, mentre si dirigeva a passo di carica verso il ferito. Gli prese la mano con più forza del dovuto, mentre faceva partire la libera con un'energia inaudita verso il suo volto.
SCIAFF!
Harry la guardò con due occhi infuocati. Le sopracciglia erano pericolosamente inarcate e la fissava con uno sguardo omicida.
-Mollami la mano...- sibilò con aria minacciosa.
La ragazza assecondò la sua richiesta, colpita da quel tono e da quello sguardo, mai comparso sul volto del ragazzino che conosceva ormai da cinque anni. Il tipo attaccabrighe con i capelli rossi lo guardava stupito sulla soglia della porta.
-Smettetela di seguirmi... Siete veramente fastidiosi! Soprattutto tu, mocciosa!- continuò con quel fare da mafioso, dirigendosi verso l'uscita del bagno.
La sua avanzata venne interrotta dal rossino, che lo afferrò per la camicia, sollevandolo di qualche centimetro da terra.
-Ripeti quello che hai detto, e ti farò cambiare idea a furia di pugni sulla tua faccia da sberle!- affermò Ron, altrettanto minaccioso. Hermione li guardava terrorizzata, non sapendo cosa fare. Erano entrambi irriconoscibili.
Harry stava per ripetere le stesse identiche parole, fissando Ron dritto negli occhi, arricchendole magari con qualche termine più colorito... Ma non riuscì a dire niente...
Sentì le forze abbandonarlo e la vista appannarsi. I contorni del viso lentigginoso scomparvero gradualmente. Si afflosciò tra le braccia del ragazzo che stava fronteggiando, privo di sensi, sentendo l'eco lontano di voci che continuavano a chiamarlo con quel nome non suo.

I due raggiunsero uno scompartimento isolato in fondo al treno e Sirius aprì la porta.
-Allora l'hai trovato!- esclamò un ragazzo dai tratti gentili.
Harry si stupì ad osservare il viso del professor Lupin ringiovanito di parecchi anni, che lo guardava sorridente con gli occhi molto più luminosi di quanto non si ricordasse. I capelli castano-chiari, ordinati e corti, celavano lievemente gli occhi color ambra. I suoi vestiti erano in ottimo stato e nascondevano la pelle cerea da malato. Era poco più basso di lui e notevolmente più magro.
Al suo fianco lo osservava con rispetto un altro ragazzo, che al contrario di Lupin, era lo specchio della salute. Basso e tarchiato con due guance rosee che gli incorniciavano due occhietti acquosi e neri. Portava i capelli sottili e di un biondo spento a spazzola, disordinatamente. Quel particolare naso a punta gli ricordava vagamente un profilo in particolare... Peter...
Peter Minus!
Il suo sguardo indugiò istintivamente su una delle mani del ragazzo, ma tutte le dita erano al loro posto. Non poté evitare di squadrarlo con disgusto, mentre gli passava davanti per poi accomodarsi davanti al finestrino, di fronte a Lupin.
Sentì Sirius sedersi al suo fianco e parlottare con fare cospiratorio con il ragazzo che era stato il suo professore appena qualche anno prima, ma non se ne curò. Era abituato a quel genere di cose... borbottii sommessi, pettegolezzi sul suo conto, battutacce, sguardi insistenti e occhiatacce fugaci.
Essere Harry Potter significava essere costantemente a contatto con quel genere di "gentilezze" giornalmente.
Osservava il paesaggio sfrecciare davanti a lui, perso nei suoi pensieri.
Come era potuto accadere?
Subito gli venne in mente la barriera alla stazione... qualcuno doveva averla stregata! Per il suo sesto anno a scuola, Voldemort aveva organizzato le cose in grande stile! Ora si trovava nel passato all'interno del corpo di suo padre James Potter, privo di contatti con la sua epoca di provenienza e soprattutto lontano dai suoi amici.
Ora i suoi amici, o per meglio dire gli amici di suo padre, erano i Malandrini che in quel momento erano riuniti a confabulare del suo strano comportamento a pochi centimetri da lui. Bisognava ammettere che non erano dei mostri di discrezione: ma cosa ci si poteva aspettare dagli ideatori della Mappa del Malandrino, svelatrice di passaggi segreti e di altri mille misteri a Hogwarts?
Tutti gli avevano sempre ricordato quanto fosse simile a suo padre fisicamente, ma soprattutto caratterialmente.
Niente di più sbagliato!
Dopo aver visto il ricordo di Piton nel Pensatoio era venuto a conoscenza di quanto fossero diversi... Ma ora era ospite del suo corpo e avrebbe dovuto comportarsi come James Potter.
Cominciò a pensare convulsamente a una soluzione, quasi a farsi scoppiare le meningi. La prima e la più comoda era quella di raccontare tutto ai Malandrini, ma era certo che non gli avrebbero mai creduto! E la remota possibilità che gli avrebbero potuto dar retta, lo convinse ancora di più che la prima strada, seppur la più semplice, è sempre la più sbagliata. Non poteva assolutamente manomettere l'ordine degli eventi: se fosse cambiato il passato, di conseguenza sarebbe mutato anche il suo presente, nonché il futuro di quello che stava vivendo in quel momento.
Gli balenarono chiare in mente le parole di Hermione, quando durante il terzo anno, erano tornati indietro nel tempo per salvare Sirius e Fierobecco da morte certa. Ma in quella situazione era tutto molto diverso: certamente lui non correva il rischio di essere visto da se stesso o da qualsiasi altra persona, visto che era a tutti gli effetti prigioniero del corpo di suo padre. Inoltre lui come Harry non era neanche lontanamente nei progetti di James Potter, né in quelli di Lily Evans... probabilmente quei due si odiavano ancora! Anzi, dal ricordo che aveva sbirciato, aveva appreso che LEI lo odiava perché lo considerava solo un pallone gonfiato privo di ogni sentimento umano, e infondo non aveva tutti i torti!
L'unica soluzione era imparare a comportarsi come lui... anche se l'idea gli faceva contorcere le viscere. Harry sapeva come ci si sentiva a essere maltrattati e presi in giro e detestava essere al centro dell'attenzione, mentre James ADORAVA che tutti gli sguardi fossero puntati su di lui ed era il classico bulletto che si divertiva un mondo a provare la sua bravura nel fare incantesimi sul prossimo, soprattutto se quest'ultimo era un po' sfigato. Forse l'unica passione che gli accomunava era quella per il Quidditch, ma dubitava fortemente che James e lui avessero intrapreso quello sport animati dalle stesse intenzioni e con gli stessi scopi.
Lui non aveva mai conosciuto suo padre e di conseguenza la sua personale impressione sul suo conto poteva basarsi unicamente su quello che gli altri gli avevano raccontato di lui.
Scosse sconsolato la testa e distolse lo sguardo dal finestrino... era un caso disperato senza via di uscita!
Improvvisamente alzò lo sguardo determinato: non era da lui abbattersi alla prima difficoltà!
Si voltò a guardare i compagni che lo scrutavano ormai da tempo preoccupati e si apprestò a interpretare il ruolo più difficile della sua vita... essere suo padre!
-Ciao ragazzi! Come avete passato le vacanze?- domandò in un sorriso appena accennato.

-Cosa può essergli successo? Era così strano!-
-Non lo so... però non mi piace!-
James, con gli occhi ancora serrati, ascoltava in silenzio i commenti del rossino e della ragazzina che lo perseguitavano da quando aveva messo piede sull'Espresso.
Cercava di raccogliere i pensieri, ma non riusciva a trovare nessuna spiegazione plausibile di quella strana situazione.
Si decise ad aprire gli occhi... Continuare a fingere di essere svenuto non l'avrebbe certamente aiutato. Vide ancora una volta quei due visi, ormai divenuti famigliari e represse a fatica l'impulso di picchiare il volto lentigginoso del pel di carota.
Scostò i due, chini su di lui, con un gesto seccato per potersi mettere seduto. Non appena perse il contatto con il sedile del treno, avvertì una violenta fitta al fianco sinistro, che gli avvolgeva anche il braccio. Il dolore non cessò... Era come se fosse stato trafitto da mille lame affilate. Chiuse gli occhi e strinse i denti, portandosi entrambe le mani nel punto che gli doleva. Notò che una delle due era di nuovo fasciata, con bende linde e pulite.
Si sforzò di sedersi compostamente a fianco del finestrino, tenendo salda la mano destra sul costato.
-Grazie...- disse accennando alla mano e guardando Hermione di sfuggita.
Lei alzò le spalle, mentre ritirava ordinatamente bende e boccette varie in una cassetta, con una grossa croce scarlatta all'esterno.
Osservò il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino, sentendosi gli sguardi dei due ragazzi puntati addosso.
Il panorama era lo stesso che aveva visto per cinque lunghi anni, attraverso i vetri dell'Espresso di Hogwarts... Ma guardando il suo riflesso ricordò a se stesso che ad essere cambiato era proprio lui. Non sapeva cosa fare...
Sarebbe stato difficile spiegare a quei due che lui non era quel maledetto Harry...
Non sapeva cos'era successo e faticava anche a fare supposizioni. Si mise a cercare nella mente, nei ricordi di cinque anni di lezioni, qualcosa che potesse aiutarlo... Niente!
Vuoto assoluto... Eppure lui era uno dei migliori studenti della scuola: glielo ripetevano in continuazione!
Si sentiva tremendamente impotente!
Dopo quel lungo silenzio, si voltò verso Ron e Hermione, mostrando due occhi verdi lucidi:
-Non ricordo niente! Neanche i vostri nomi...-
I due sembrarono spiazzati. Il ragazzo spalancò la bocca, mostrando un'espressione alquanto inebetita e buffa. Gli occhi castani della ragazza si riempirono di lacrime. Neanche loro sapevano dirgli nulla...
-M... Ma sei caduto per terra? Hai battuto la testa?- chiese la giovane, facendosi forza tra i singhiozzi.
James scrollò la testa lentamente: -Non lo so...-
-Magari è una conseguenza della ferita che gli è stata inferta questa estate...- azzardò Ron, senza mutare espressione.
Quella affermazione gli ricordò il dolore che aveva provato appena si era risvegliato.
Si era un po' affievolito, ma lo sentiva ancora... Nitidamente.
-Appena arriveremo a Hogwarts, andrai di filato da Piton!- ordinò severa la brunetta.
-Perché mai dovrei andare da quel insignificante bamboccio strisciante di Mocciosus?!-
James scattò in piedi, dimentico del dolore e con un'espressione di disgusto sul viso.
La ragazzina avvampò d'indignazione. Come poteva parlare così di un professore?!
-Dovresti avere più rispetto per il tuo insegnante di pozioni! Che tra l'altro ti ha salvato la vita appena qualche mese fa!!!- decretò con disprezzo malcelato.
-I... Insegnante...- sussurrò tra sé. Dovevano essere passati degli anni... Delle decine di anni! Scattò nuovamente: -Io da quello non ci vado! Voglio andare da Silente!- esclamò deciso.
Ecco! Quella era la soluzione migliore...
-Silente non può assecondare tutti i tuoi capricci!- lo rimbeccò Ron: -Ha altro a cui pensare! Soprattutto ora che Tu-Sai-Chi è tornato!-
-Io so chi??? Ma dici a me?!- chiese esterrefatto.
Ron si passò una mano sulla fronte sconsolato, pronto a sentire il vero nome dell'Oscuro Signore, uscire dalle labbra dell'impavida e saccente amica.
-VOLDEMORT! V-o-l-d-e-m-o-r-t!-
"No! Lo spelling no!" pensò tra sé Ron tappandosi le orecchie e non osando però, interrompere l'infervorata ragazzina.
Infatti si era appena diretta a grandi falcate verso Harry, il che non prometteva niente di buono...
-Quello che ti ha fatto questa!- gridò, premendo un dito sulla sua cicatrice.
-Ehi! Tieni le mani a casa tua, ragazzina!- esclamò di rimando spostandole la mano con un gesto di stizza.
-Non è colpa mia se non capisci un cavolo! E non ti ricordi neanche chi sei... Se è uno scherzo vedi di piantarla, perché non è affatto divertente!-
Ron guardava la scena a metà tra il divertito e il disperato. Il tutto era veramente tragi-comico.
-Tsk! Mi ricordi tanto quella Evans! Comunque non sto affatto scherzando... vuoi farti entrare in quella zucca vuota e crespa- e questa volta fu James a tamburellare il dito sulla testa di Hermione: -che non mi ricordo un cazzo di questa estate né tanto meno di chi mi ha fatto questo capolavoro sulla fronte?! E ora ho già sentito abbastanza! Se non posso andare da Silente ditemi almeno dove posso trovare Sirius, così che ci possa capire qualcosa!-
A quella richiesta i volti dei due si rabbuiarono improvvisamente e James capì con una sola occhiata che preferiva non sapere cosa fosse successo al suo migliore amico in quella strana dimensione parallela, che pareva essere un triste futuro.
-Ok... cominciamo da capo... vi va?- chiese esitante abbassando lo sguardo e non aspettando risposta dai due: -Piacere... Io sono Harry, giusto?- disse sfoggiando un sorriso incerto e porgendo la mano ad Hermione, che lo guardava sbalordita da quel cambiamento.
-S... sì... Io sono Hermione e lui è Ron. Ehm... siamo i tuoi migliori amici... ehm... cioè... almeno era così prima che accadesse tutto questo...-
Hermione si sentì così stupida, a pronunciare quelle parole, che un visibile rossore le invase le guance. Il ragazzo al quale corrispondeva il nome di Ron continuava a guardare James senza proferire parola. E dopo essersi rivolto alla ragazza, si rivolse a lui:
-Ehm... penso di doverti delle scuse... probabilmente se fossi stato in me non ti avrei aggredito...- rifletté esitante ad alta voce.
-Già...- Ron si era portato una mano sulla nuca di ispidi capelli rossi, mentre porgeva l'altra al ragazzo che gli stava di fronte: -Amici come prima?-
-Amici!- rispose James, sorridendogli allegro e stringendogli saldamente la mano.
Ron lo osservò attentamente e per un breve istante fu convinto che quello non fosse il sorriso di Harry: quel sorriso che celava sempre un'infinita tristezza, ma che sapeva riempirti il cuore di gioia. Quello che aveva davanti, era il sorriso di un ragazzo senza pensieri, un sorriso vero che illuminava ogni singolo centimetro del suo essere. Scrollò vigorosamente la testa, scacciando quei pensieri assurdi, e ricambiò impacciato quel sorriso che non aveva mai visto comparire sul volto dell'amico.

-Potter, che piacere rivederti!-
-Potter, che piacere rivederti!-

Inconsapevolmente, padre e figlio, nel futuro e nel passato, quasi nel medesimo istante, rotearono gli occhi riconoscendo la voce aspra e strascicata.

-Malfoy! Spero che durante l'estate il tuo cervello non si sia rimpicciolito ancora, altrimenti saresti costretto a ESIGERE un trapianto, povero ragazzo!- commentò acido James, rivolgendosi al nuovo arrivato, quasi senza accorgersene, come se fosse un meccanismo spontaneo, qualcosa che era abituato a fare ogni santo anno.
Solo dopo si ricordò di non essere nella sua epoca.
Si voltò sgomento per scoprire chi aveva accidentalmente ricoperto di insulti, senza troppi complimenti.
Con suo grande stupore si ritrovò davanti... Lucius Malfoy! Accompagnato dai due soliti leccapiedi Tiger e Goyle.
Sgranò gli occhi... Non poteva essere!
Li squadrò più attentamente... I due gorilla erano praticamente identici a come se li ricordava, ma pur essendo molta la somiglianza, quel ragazzo biondo, invece, era lievemente diverso da Lucius... Però doveva chiamarsi veramente Malfoy, perché alle sue parole aveva mostrato una faccia indignata, gonfiandosi come un palloncino e impugnando convulsamente la bacchetta.
-Io non lo farei se fossi in te, Malfoy! Ti ho dato merda più di una volta!-
Hermione e Ron si voltarono a guardarsi nel sentire quella parola uscire dalla bocca di Harry: era veramente fuori di sé, per dire una cosa del genere, usando quelle parole, ancora prima che il secolare nemico lo attaccasse...

-Non mi rompere Malfoy...-
Un James scocciato si girò con aria di sufficienza...
Solo dopo pensò che era impossibile che l'adorato Draco si trovasse di fronte a lui. Grande fu lo stupore nel vedere la sua fotocopia che lo fissava a gambe divaricate dalla soglia della porta dello scompartimento. Solo un attimo dopo, con una brillante intuizione, capì che quello doveva essere Lucius Malfoy...
Il padre del suo coetaneo che aveva imparato a conoscere... E ad odiare con tutto sé stesso!
Il taglio che avrebbe portato da adulto era già accennato, dalla presenza di una coda che raccoglieva ordinatamente i capelli di un biondo pallido, troppo lunghi per essere lasciati al vento. Accanto a lui c'erano due montagne e subito pensò che fossero i padri dei Tiger e Goyle che aveva conosciuto a Hogwarts: la somiglianza era davvero sorprendente!
Evidentemente gli incontri fra Malfoy e Potter erano una tradizione anche nel passato... Cosa che non lo stupì più di tanto.
Si sentì felice nel condividere le antipatie col padre: in qualcosa si assomigliavano!
-Ma sentilo... E chi ti dice che asseconderò la tua cortese richiesta?!- due occhi gelidi luccicarono maligni.
-Perché se non lo farai, ti fai il viaggio col culo dolorante!- affermò Sirius, accennando ai suoi anfibi.
-Sempre così simpatico Black... E fine! Mi stupisce che tu discenda da un'antica casata come la tua... Chissà che dolore per quella povera madre! Ormai tutto il mondo magico è a conoscenza della tua "scappatella" a casa Potter... Comodo fuggire, vero?!-
Quel ragazzo aveva la capacità di ferire con le parole, molto più che con la bacchetta, si ritrovò a pensare Sirius, per l'ennesima volta da quando lo conosceva.
Quell'estate era andato a vivere, definitivamente, a casa del migliore amico, accolto dalla sua disponibile famiglia. Non andava certo fiero di essere fuggito... Ma non sopportava più i continui confronti con il fratello minore, così diabolicamente perfetto agli occhi dei genitori, che non facevano altro che provocarlo, offenderlo... Aveva sopportato tutto questo per sedici lunghissimi anni... Le discussioni con loro erano, se possibile, raddoppiate da quando frequentava Hogwarts: che disonore appartenere alla casa dei Grifondoro! Una famiglia che per tradizione apparteneva ai Serpeverde da sempre.
-Sai... Penso che ci voglia più coraggio ad affermarsi per quello che si è veramente, che a seguire quello che ci viene imposto di fare o essere, caro Lucius! Ti viene bene fare il cattivone, visto che la tua famigliola è per tradizione composta da maghi brutti e cattivi, vero piccolino?!- replicò Sirius, sfidandolo con i penetranti occhi blu e un'ironica voce profonda.
Subito Lucius non perse l'occasione per ribattere:
-Hai ragione... Se sei un perdente, Sirius Black, non puoi che affermarti per quello che sei! Il tuo ragionamento fila...-
Tiger e Goyle ridevano scimmiescamente ad ogni battuta di Malfoy e ad Harry sembrò di essere nuovamente nel presente.
Sirius scattò in piedi, inforcando la bacchetta, ma venne trattenuto da una mano lesta di Lunastorta, che gli afferrò il braccio che impugnava l'arma. Lo intimò con gli occhi a posarla, con quell'aria serena e al tempo stesso perentoria, ma Sirius non accennò a ritirarla. Peter si era rannicchiato in un angolo, appiattito sul sedile, cercando inutilmente di apparire disinvolto.
Come di riflesso anche Lucius aveva estratto la sua bacchetta, puntandola contro l'ignaro Sirius, troppo impegnato a liberarsi dalla presa dell'amico per accorgersene. Urlò qualcosa nella sua direzione, ma nessuno dei Malandrini riuscì ad afferrare il contenuto di quello che aveva tutta l'aria di essere un incantesimo.
Harry, con una prontezza di riflessi mai vista, era scattato in piedi gridando a sua volta un incantesimo, che aveva direzionato verso Sirius con grande stupore di tutti. Inspiegabilmente la magia di Malfoy rimbalzò su una superficie invisibile davanti al padrino e tornò al mittente, che simultaneamente si riempì di brufoli su tutta la faccia.
Appena si fu ripreso e sentendosi ferito nell'orgoglio, Lucius puntò nuovamente la bacchetta verso James, che però fu ancora una volta più veloce:

-Expelliarmus!-
-Expelliarmus!-

Sirius e Lupin guardarono con tanto d'occhi la traiettoria di Malfoy che veniva sbalzato per terra contro il muro opposto e disarmato, mentre Peter rideva come un matto agitandosi sulla sedia. Tiger e Goyle si guardarono esterrefatti non sapendo cosa fare.
-Ne hai avuto abbastanza o vuoi il bis?! Non te l'ha mai detto nessuno che è scorretto attaccare la gente alle spalle quando non può difendersi?!-
-D... Dove hai imparato?!- chiese Sirius allibito: -Hai sempre ritenuto una perdita di tempo gli Incantesimi di Difesa!-
Ma Harry non lo ascoltava e avanzò deciso nel corridoio con lo sguardo carico d'odio, non distogliendolo da quello sorpreso di Lucius.

Malfoy non aveva ascoltato il saggio consiglio di Harry e aveva puntato la bacchetta nella sua direzione, facendo partire un fascio di luce bluastra, più inferocito che mai. James l'aveva abilmente schivato e, con quell'incantesimo che così spesso usava, aveva atterrato l'avversario. Lo guardò mentre scompostamente e in modo goffo cercava di rialzarsi.
Non riusciva a trattenere un'espressione compiaciuta.
-Se fossi in te non farei tanto lo spavaldo Potter!- Draco, adesso in piedi, cercava di apparire indifferente anche se, a causa della caduta, aveva dolori ovunque: -Me ne starei tranquillo al mio posto! Ti ricordo che rischi grosso... Penso che non ti possano più graziare! Con tutte le volte che hai evitato l'espulsione, potresti scriverci un libro! Ma sappiamo tutti che Silente non è esattamente imparziale...-
Gli occhi di James schizzarono inferociti a fissarsi in quelli grigio-azzurri e stranamente famigliari di Malfoy:
-Non parlare mai più in questo modo di Silente!-
Immediatamente due enormi scimmioni, ragazzi dalle spalle grosse e dall'aria ottusa, si misero a scudo davanti al biondino, proteggendolo con la loro incredibile mole.
-Tipico dei Malfoy... La codardia deve essere una caratteristica ereditaria...- commentò voltando le spalle al terzetto, tornando verso il finestrino.
Subito Draco passò in mezzo ai due bestioni, scagliandosi a mani nude su Harry, che non si aspettava quella reazione.
-NON PARLARE COSI' DI MIO PADRE, SFREGIATO!-
I due diventarono un ammasso informe, continuando a colpirsi e a rotolare per terra.
James sentì che il dolore al fianco gli tornava vivido, diffondendosi in tutto il corpo, ma continuò a colpire, accecato dal dolore... Gli restituiva ogni colpo, più forte che poteva, ma subito gliene tornava indietro un altro, che gli sembrava sempre più doloroso del precedente. Sentiva indistintamente le urla di una ragazza e ogni tanto spuntavano un paio di mani che cercavano di dividerli.
Ma lui continuava a picchiare... A essere picchiato... Finché perse il contatto con il corpo del nemico.
Si alzò leggermente facendo leva sui gomiti, boccheggiando. Un ragazzo di colore, con ispidi capelli scuri e due occhi grandi e dal taglio rotondo, gli porgeva una mano color cioccolatino. Con l'aiuto di Ron aveva scaraventato Malfoy fuori dallo scompartimento. Afferrò la mano riconoscente, facendo una fatica assurda a riacquistare l'equilibrio. Col fiato corto, si aggrappò alle spalle dell'ennesimo sconosciuto, mentre le parole gridate dal ragazzo biondo gli giungevano dal corridoio:
-Dovevi morire questa estate Potter! TI ODIO!!! TI ODIO CON TUTTO ME STESSO!!! Vedrai... te la farò pagare per tutto quello che mi hai fatto!-
Parole gridate con rancore, che lo trafissero più dei pugni, più dei calci... Si sentì assurdamente in colpa, non capendo il perché di quelle sensazioni.

Hogwarts si avvicinava, mentre iniziavano a scorgersi le torri regali e si avvertiva l'odore famigliare del lago, attorniato da alberi e fiori, che si preparavano a perdere foglie e petali, sentendo l'arrivo del signore dal manto dorato: l'autunno! L'Espresso si avviava sferragliando fra i campi verdi, tipicamente inglesi... I suoi passeggeri si preparavano ad affrontare un nuovo, lungo anno scolastico.

*

Un luogo buio e tetro. Grovigli di ragnatele ricoprivano gli angoli e il basso soffitto. Un gocciolio insistente ticchettava nella sua testa, rimbombando in quel vuoto.
Improvvisamente venne raggiunto da una quantità esagerata di acqua. Il liquido, sporco e gelato, lo colpì in pieno viso, infradiciandogli anche i vestiti. Aprì gli occhi con uno scatto ribelle. Inizialmente non capì se li aveva realmente aperti o si era solo immaginato di farlo. Buio assoluto... Immenso e senza fine. Sentì un rumore metallico proprio di fronte a lui.
Una lampada a olio si accese, come se vibrasse nell'aria, sospesa grazie a qualche strano sortilegio. Aguzzando la vista riuscì a scorgere una mano, stretta attorno alla maniglia della lampada. Quella mano... Una manina ossuta, che sembrava fosse di porcellana, bianca e fragile.
-Seguimi...- sentì sussurrare dalle tenebre.
Seguì la luce senza replicare... Non poteva fare altro... Non sapeva in che posto era... Non sapeva a chi appartenesse quella mano... Ma non poteva fare altro che seguirla.
Gli sembrò di camminare per secoli. Immerso nel silenzio, muoveva i passi con prudenza, per paura di inciampare, ma la strada sembrava essere ostinatamente sgombra. Ogni tanto, quando la luce scompariva dietro una curva, si appoggiava lievemente alla parete umida, per riprendere fiato. Avvertiva un forte dolore al centro del petto, che gli bloccava il respiro.
Finalmente la luce si fermò. Udì ancora quella voce, bassa e femminile. Non capì cosa aveva sussurrato, ma improvvisamente due occhi verdi brillarono nel buio. Il bagliore illuminò per un attimo una porta con la serratura sormontata da un serpente... Quegli occhi sembravano veri e l'uomo rabbrividì nel vederli.
Il buio che lo aveva attorniato scomparì mentre sorpassava quella porta. Sentì un bruciore insopportabile agli occhi e fu costretto a chiuderli. Sbatté le palpebre più volte, per abituarsi alla luce soffusa delle candele che, seppur fioca, lo infastidiva tantissimo... Come se non avesse mai visto la luce. Le candele viaggiavano a parecchi metri da terra, senza nessun supporto.
Finalmente poté guardarsi intorno.
Appesi alle pareti c'erano foto in movimento, di uomini e donne con le facce scavate e maligne, celate da un manto nero. Ogni tanto erano interrotte da quadri raccapriccianti e teste di elfi domestici appese alle pareti, che lo fissavano con gli occhi sbarrati. Sentì un brivido percorrergli la schiena.
Il suo silenzioso accompagnatore camminava davanti di parecchi passi. Non si era voltato neanche una volta e continuava a muoversi lentamente, in modo elegante, camminando lungo il corridoio. Il suo lungo vestito nero strisciava per terra, mentre un cappuccio dello stesso macabro colore, non gli faceva intravedere neanche la nuca della presunta donna.
Giunsero a un'altra porta. Non ebbe il tempo di osservarla, perché in un attimo si spalancò con una forza inaudita.
Venne investito dagli sguardi nascosti di tantissimi volti incappucciati. Erano disposti su due file, ai lati della stanza, con l'aria solenne. Colei (o colui) che l'aveva accompagnato, passò nel centro della stanza, dopo aver abbandonato la lampada per terra, con passo più deciso ed ergendosi assumendo poi un'aria altezzosa. L'uomo disorientato si fermò un attimo.
-Seguila...-
Sentì un sibilo proveniente da un cappuccio. Che esseri erano?! Dov'era capitato?!
Si affrettò a raggiungere l'accompagnatrice, guardandosi bene dall'affiancarla e proseguendo qualche passo dietro di lei. Lei si arrestò improvvisamente. Alzò lo sguardo e lui la imitò.
Due occhi rossi lo trapassarono da parte a parte. Un volto simile ad un teschio con pelle tirata, tendente al verdastro, e sguardo maniacale, era incorniciato da lunghi capelli bianchi che contrastavano con tutte quelle tenebre. Quel essere, che non osava definire uomo, lo stava guardando con un'espressione divertita, mentre incrociava le dita, simili a ragni bianchi, appena sotto il mento ossuto. Gli occhi scarlatti da felino, caratterizzati da pupille verticali, scattarono nella direzione della donna.
L'uomo fu sollevato nel perdere il contatto visivo con quel relitto umano. Continuò a fissarlo, suo malgrado, mentre faceva un lungo respiro col naso schiacciato che lo faceva somigliare a un serpente.
La donna davanti a lui chinò il capo, accasciandosi a terra lentamente e alcune ciocche di mossi capelli color dell'ebano, sfuggirono dal cappuccio. Immediatamente gli esseri ai lati della camera la imitarono, formando un cerchio intorno a loro.
Ci fu un lungo silenzio che a lui parve durare un'eternità.
Gli occhi maligni tornarono a fissarlo.
La bocca, sul viso serpentino, si dischiuse per parlare, rivelando una voce che sembrava un sibilo, simile al rumore delle unghie sulle lavagne, allo stridere delle urla... Se il dolore avesse avuto un suono, sarebbe stato quello...
-Benvenuto Sirius Black!-

*

La Sala Grande risplendeva alla luce delle candele, sotto il magico soffitto stellato. I piatti e i calici d'oro brillavano di luce propria, sui tavoli apparecchiati per la cena d'inizio anno. Tutta la Sala Grande era riccamente decorata come al solito, con i festoni delle quattro case.
Decorazioni blu e nere, adornavano la parte di sala occupata da ragazzi dall'aria intelligente e gentile: i Corvonero. Di fianco i Tassorosso avevano i colori gialli e neri sulle sciarpe, come tante api laboriose. Colori cangianti ornavano il tavolo dei fieri Grifondoro: il rosso e l'oro, mentre attorno al tavolo a fianco spiccavano il verde e l'argento, colori caratteristici dei Serpeverde.
La Sala risuonava di un allegro vociare, che però non nascondeva la tensione in cui era relegato il mondo della magia in quel periodo. Il ritorno di Voldemort non era più un mistero e quelle risate più alte del normale, quelle battute troppo frequenti, quel continuo parlare per paura del silenzio, denotavano in realtà la profonda preoccupazione e la tensione a cui erano sottoposti i ragazzi e le ragazze che si preparavano ad affrontare un nuovo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Il silenzio calò gradualmente, all'ingresso dei primini di quell'anno che, entrati dalla porta principale al seguito della Professoressa McGranitt, impeccabile come al solito, si guardavano intorno spauriti. Ad alcuni già si leggeva negli occhi la Casa a cui sarebbero appartenuti, o a cui avrebbero voluto appartenere per simpatie o tradizioni di famiglia. Quando gli undicenni raggiunsero il tavolo dei professori e si voltarono verso i futuri compagni, il brusio era definitivamente scomparso.
La McGranitt posò a terra, al centro della Sala uno sgabellino sul quale troneggiava un cappello lurido e chiaramente vecchio. Fra i tanti strappi uno soprattutto spiccava per la dimensione. Alcune matricole lo guardarono eccitati, sapendo cosa sarebbe successo di lì a poco, altre erano intimorite, non avendone la più pallida idea, mentre quelle un po' più spigliate spiegavano al più vicino la funzione dello strano copricapo.
Gli studenti degli anni più avanzati guardavano la scena sbadigliando... Ogni anno c'era sempre lo stesso rito, anche se il cappello cambiava sempre la canzone: ormai aveva un vasto repertorio!
Alcuni studenti del settimo anno mostravano visi commossi, consapevoli che quella era l'ultima cerimonia di apertura a cui avrebbero assistito. Lo squarcio si aprì per cantare, mentre la McGranitt era pronta con un grosso rotolo di pergamena tra le mani sul quale, ormai si sapeva, c'erano i nomi dei novellini.

In tempi così bui, mi duole annunciare
che anche quest'anno lo Smistamento s'ha da fare!
Già vi dissi, un anno è passato,
che bisogna stare uniti per smentire il fato.
Ora io rinnovo questa richiesta
fisattela a fuoco nella testa:
uniti state nel dolore
per combattere l'Oscuro Signore!
Ed eccomi qui a discorrer di nuovo
delle quattro Case a parlar mi ritrovo.
Serpeverde con sé volle portare
solo chi antichi antenati poteva vantare:
alberi genealogici con sangue di mago
guai a chi lo mischiava con sangue Babbano!
Studenti furbi e con grandi virtù
potrete trovare nelle segrete quaggiù.
Godric Grifondoro, uomo di grande coraggio
accettava con sé, non chi fosse saggio,
ma chi nelle profondità del cuore
celasse nervi saldi e gran fervore.
Leoni e leonesse trovate fieri,
nella torre orgogliosi condottieri!
Menti vispe i Corvonero saranno
con intelligenza e giudizio concluderanno l'anno.
Dotati di grande sensibilità
raggiungeranno una gran maturità.
Blu e nero delle sciarpe i colori
di chi dai libri trae favori.
Ed infine, non per importanza,
chi viene premiato per la sua costanza.
Tosca la buona, tra i suoi Tassorosso
accoglie, chi nelle altre case non trova posto.
Persone buone e dal cuore d'oro
uniti come le voci di un coro.
Come piccole api laboriose
di giallo e nero sono tinte le loro cose.
Ecco adesso posso iniziare:
che lo Smistamento vi porti a capire
quale sia la giusta via
che mai mi son sbagliato in vita mia!

Si levò un'ovazione alla fine della nenia. L'insegnante di Trasfigurazione, con un gesto brusco richiamò il silenzio. E fu così che anche quell'anno, come tutti gli altri anni dall'apertura di Hogwarts, cominciò lo Smistamento. A ogni nome, una matricola tremante si sedeva sullo sgabello, nell'attesa del verdetto, che veniva subito seguito da un urlo di trionfo della casa interessata.
-Che palle! Prima mi divertivo, ma adesso è una noia! Ma anche noi avevamo quell'aria stupida?- chiese Ron annoiato, battendo almeno le mani quando una nuova Grifondoro raggiunse il tavolo.
-Tu di sicuro...- commentò secca Hermione, che invece salutava ogni nuovo arrivo con un sorriso e una fila di denti perfetti.
Harry batteva una mano sulla spalla di chi si sedeva tra i Grifondoro, svendendo grandi sorrisi di incoraggiamento. Molti si soffermavano a guardare la cicatrice insistentemente, per poi parlottare con il vicino.
James cercò di coprirla con la lunga frangia ma, a giudicare dalle continue occhiate, non ci riuscì per niente. Doveva ammettere che lui aveva sempre desiderato una frangia come quella: lunga e scompigliata! Faceva di tutto per rendere la sua così e adesso non doveva fare assolutamente niente... In fondo riusciva a trovare il lato positivo in qualsiasi cosa: era più forte di lui!
Mentre soprapensiero guardava il tavolo degli insegnanti, notò che un uomo lo guardava con aria velenosa e alquanto infastidita. Strinse gli occhi per poterlo mettere a fuoco bene: quel naso adunco e quei capelli untuosi li avrebbe riconosciuti ovunque! Certo sul viso c'erano i segni del tempo ed era ancora più curvo di come se lo ricordava...
Ma non c'erano dubbi: non poteva essere che Mocciosus! Cioè... Piton!
Doveva imparare in fretta a chiamarlo con il suo cognome: in fondo, volente o nolente, sarebbe stato il suo professore di Pozioni.
-Evans, Mark!- tuonò la McGranitt.
James si girò per vedere il proprietario di quel nome... O meglio di quel cognome!
Come un veloce Flash Back, gli comparve nella mente il bel viso di Lily, con quegli smeraldi al posto degli occhi e le morbide onde color del fuoco che le incorniciavano il viso perfetto. Già gli mancava... E se non l'avesse più rivista? Venne invaso da un'improvvisa tristezza al pensiero e non si accorse che il cappello era ancora in silenzio.
-Il cappello è un po' indeciso...- commentò Ron, che era stato incuriosito dal prolungato silenzio.
Il ragazzino che rispondeva al nome di Mark Evans era ancora sotto al cappello, con gli occhi coperti e i nervi tesi.
-E' da quando ci è passato sotto Harry che non ci mette così tanto tempo!- esclamò stupita Hermione.
James, ricordandosi di rispondere al nome di Harry, si voltò nella sua direzione, non sapendo però cosa dire... Lui si ricordava la sua cerimonia di Smistamento: il cappello aveva tuonato quasi immediatamente, Grifondoro! Il suo cuore aveva fatto una capriola! ... Ricordava però che Sirius era rimasto sotto parecchio e, quando era stato assegnato alla Casa dei Leoni, aveva tirato un sospiro di sollievo.
-GRIFONDORO!- scandì chiaramente il cappello, spalancando lo squarcio più che mai.
Scattò la consueta scarica di applausi e grida.
Mark corse al tavolo con la faccia di chi aveva appena superato un esame difficile e sprofondò sulla lunga panca di legno, di fianco a Hermione. Lei gli rivolse il suo solito sorriso.
Quando il ragazzino glielo ricambiò, non riuscì a non trattenere un mezzo gridolino: quegli occhi... Erano quasi identici a quelli di Harry! Com'era possibile ritrovare un colore così splendido e raro, su due persone completamente diverse?! La ragazza guardò prima uno e poi l'altro, non trovando nessuna spiegazione razionale. E poi quel cognome... Evans... Le ricordava qualcosa...
-Ciao Harry!- squittì l'undicenne al suo fianco, sfoderando uno splendido sorriso in direzione del celebre ragazzo.
-C... Ciao!- rispose impacciato lui.
Lo conosceva? O l'aveva solo salutato perché gli ispirava simpatia?
Hermione non riuscì a non notare quel sorriso compiaciuto, con qualcosa di diabolico che deformò per un istante il viso infantile del ragazzo, nel sentire quella indecisione iniziale nella voce di Harry...

-Non voglio tenervi sulle spine... Sento i vostri stomaci brontolare fin qua! AH! E come di consueto, ho solo una parola da rivolgervi prima che questo splendido banchetto abbia inizio...-
-Abbuffatevi!-

Gli studenti non se lo fecero ripetere due volte e appena i vassoi furono pieni di leccornie, cominciarono a servirsi finché c'era anche un solo angolo libero nei loro piatti.
-Ragazzi! Ho una fame da lupi!!!- esclamò Sirius ammirando sognante il tavolo imbandito.
Lupin gli scoccò un'occhiata severa, ma subito dopo fu contagiato anche lui dalle risate allegre degli altri Malandrini.
-Oh James! Sei stato grande oggi sul treno!- affermò Peter con la bocca piena e sputacchiando in giro.
-Già! Non ho mai visto un Incantesimo di Disarmo così tempestivo! E poi ne hai eseguito uno di Scudo davvero notevole!- gli assicurò Lupin con un gran sorriso.
-Ehi! Credo di non averti ancora ringraziato!- si ricordò Sirius e così dicendo, afferrò James tenendolo stretto sotto il braccio e scompigliandoli i capelli: -E bravo il nostro leader! Per un attimo ho temuto che ti fossi bevuto il cervello, invece è tutto apposto!-
Harry non sapeva cosa dire, come tutte le volte che lo riempivano di complimenti, ma riflettendo in fretta giunse alla conclusione che suo padre adorava essere al centro dell'attenzione e così non si fece sfuggire l'occasione.
Scoccò un'occhiata divertita al tavolo dei Serpeverde. Malfoy era arrivato in ritardo al banchetto, perché era dovuto passare in infermeria da Madama Chips per farsi sistemare la faccia butterata. Appena Lucius si accorse di essere osservato lanciò a James uno sguardo carico d'odio, ma Harry non aveva nessunissima voglia di lasciar perdere!
-Ehi Malfoy! Noto con piacere che il tuo viso è tornato lindo e pulito... peccato che Madama Chips non sia anche riuscita a cancellare quella smorfia di superiorità! Ah, dimenticavo! Quello è davvero il tuo brutto muso!- urlò in modo che tutti e due i tavoli coinvolti nella disputa potessero sentire.
Subito i Malandrini scoppiarono in una risata di scherno, seguiti da gran parte del tavolo dei Grifondoro, mentre i Serpeverde li squadravano con occhiate che non promettevano niente di buono.
-Ti è andata bene Potter! Ma la prossima volta non sarai così fortunato!- gridò Lucius, digrignando i denti.
-Mi dai il voltastomaco!-
Harry si voltò in direzione della voce, trovandosi davanti alla ragazza dai lunghi capelli rossi che aveva incrociato sul treno. Lo stava incenerendo con quegli occhi dal taglio orientale verdi come smeraldi. La bocca incurvata in una smorfia di disgusto. Harry non poté impedire alle sue guance d'imporporarsi visibilmente: quella era sua madre, Lily Evans!
La scena gli sembrava alquanto assurda e molto imbarazzante: era di fronte a sua madre che lo stava rimproverando con quello sguardo severo nel bel mezzo del banchetto d'inizio anno e davanti a tutti i suoi compagni di Grifondoro! Capì cosa aveva provato Ron quando la signora Weasley gli aveva mandato quella Strillettera... Poi come un lampo a ciel sereno, si ricordò che la situazione era ben diversa.
Si girò verso i suoi amici senza degnarla di uno sguardo e continuando a parlare di quanto fosse stata forte la faccia di Malfoy sul treno, dopo che l'aveva colpito. Lily sgranò gli occhi sorpresa: era la prima volta che veniva completamente ignorata da quel pallone gonfiato!

*

L'uomo si guardava intorno spaesato. Si accorse solo più tardi che l'essere dal viso serpentino si stava rivolgendo a lui. Un ghigno malefico si diffuse sulle sue labbra livide, mentre esplodeva in una risata diabolica. All'uomo si raggelò il sangue nelle vene...
-Scusa... Dimenticavo che non ti ricordi niente del tuo passato! Neanche il tuo nome!-
Alla risata senza gioia, se ne aggiunsero molte altre, provenienti dal buio dei cappucci.
Sirius si sentì avvampare di rabbia. Come osavano schernirlo?! Ma improvvisamente si rese conto che non poteva dar loro torto... Chi era lui?! Cosa stava facendo lì?! Come ci era finito?! Non aveva neanche riconosciuto il suo stesso nome... Semplicemente perché non si ricordava di averne mai avuto uno! Abbassò lo sguardo, sconfitto. Cosa avrebbe fatto adesso?
-Ci penseremo noi a rinfrescarti un po' la memoria, discendente della nobile casata dei Black!-
L'essere scoccò le lunghe dita ossute e subito, come dal nulla, comparve una figura incappucciata che portava tra le mani una bacchetta magica e un lungo mantello nero. Si fermò poco distante da Black, in piedi in mezzo a tutti quegli uomini inginocchiati, non certo per adorare lui.
-Questi dovrai meritarteli, cagnaccio!- commentò acido con quella voce perfida.
-E chi ti ha detto che io li voglia?!- rispose con tono di sfida Sirius, alzando lo sguardo verso gli occhi rossi, felini.
-Vuoi rinnegare il tuo passato?-
-Io non ho un passato!- affermò sicuro.
Era vero... Non era nessuno. Non ricordava nulla di quello che era successo in tutta la sua vita.
-Sei come una scatola vuota. Ci penseremo noi a riempirti a dovere! Torna alle tue origini: al male!-
Il viso magro fu attraversato da un'espressione maniacale. Sentendo quelle parole, come risvegliandosi, le figure nere si alzarono in piedi all'unisono. Non sapeva perché, ma si sentiva in trappola...
Se quello era il suo passato, perché si sentiva così dannatamente fuori luogo?
-Torna tra i tuoi fratelli: i Mangiamorte! Se ti dimostrerai nuovamente degno, rimarrai con noi... Altrimenti la tua fine sarà così atroce, che chiederai tu stesso la morte!-
Dal groviglio di mantelli spuntò la sua accompagnatrice, il volto sempre celato dall'oscurità. Gli altri le fecero largo. Si fermò vicinissima al suo viso. Una piccola mano bianca scivolò fuori dal mantello, incontrando i bottoni della sua camicia. Iniziò a svestirlo lentamente, mentre lui la guardava impotente, senza poterla vedere. Cosa gli avrebbero fatto adesso?
Rimase a torso nudo, esposto al gelo, che gli si insinuava tra le ossa. Si stupì nel vedere così tanti segni sul suo corpo, così tante cicatrici. Una soprattutto spiccava, al centro del petto. La pelle sembrava senza vita, ingrigita da una ferita chiaramente recente.
Il viso del Signore Oscuro gli si parò davanti, come se avesse preso il posto della Mangiamorte. Da dove era arrivato?!
Impugnava la bacchetta che poco prima aveva fatto il suo ingresso, nelle mani dell'ennesimo uomo mascherato. Nel vedere quella figura orrenda proprio di fronte ai suoi occhi, così dannatamente vicina, rabbrividì visibilmente.
Mosse la bocca impercettibilmente, sussurrando qualcosa, che l'uomo non riuscì a cogliere. Poi gli posò violentemente la punta della bacchetta sulla pelle nuda dell'avambraccio sinistro, tenendolo fermo con l'altra mano. Una presa gelida, che però sembrava bruciargli il derma. Non riuscì neanche a cogliere il dolore della presa, perché subito ne avvertì uno di gran lunga peggiore, dove poco prima era puntata la bacchetta. Un dolore bruciante, come il tocco di braci ardenti. Gli prese tutto il corpo, e fu costretto a posare le ginocchia a terra, perché la testa gli girava incontrollata e sentiva un male diffuso dappertutto.
In quel momento si accorse che era rimasto solo nella stanza. Tutte quelle figure si erano volatilizzate nel nulla... Neanche la camera sembrava più la stessa. Si guardò intorno, reggendosi il braccio con una mano tremante. Quella stanza era molto più piccola e altrettanto lugubre e spoglia... Deserta e triste... C'era solo una figura, nascosta in un angolo, nel buio delle tenebre...

To be continued...

Per facilitarvi la lettura abbiamo deciso di seguire questo schema d'ora in avanti (speriamo che si vedano i diversi colori^^;) :

MINI LEGENDA

- James, Ron, Hermione nel presente.
- Harry, Sirius, Lupin, Peter nel passato.
- Presente fuori da Hogwarts.

+.*.+.^.+.*.+.^.+.*.+.^.+.*.+^+.*.+.^.+.*.+.^.+.*.+.^.+.*.+^+.*.+.^.+.*.+.^.+.*.+.^.+.*.+^

La parola alle autrici^^...
Siamo imperdonabili... 5 mesi di silenzio! PERDONOOOOOO!!! Chiediamo umilmente perdono a tutti i nostri lettori!!! ç_ç
Purtroppo questi mesi sono stati MOLTO movimentati e pieni d'imprevisti davvero poco piacevoli (soprattutto per Mary, che si stava occupando di sistemare e continuare questa ff). Non vogliamo scendere nei dettagli, ma speriamo che continuerete a seguirci e incoraggiarci nonostante i nostri imperdonabili ritardi.
Non abbiamo aggiunto nuove scene, un po' per la mancanza di tempo e un po' perché l'avremmo appesantito eccessivamente, in compenso abbiamo ritoccato lo stile e la descrizione di alcuni momenti e personaggi.
Che ne dite? Ingegnoso, eh? ;P Ed è solo l'inizio!!! Abbiamo in serbo ancora parecchi assi nella manica!
Harry alle prese con i Malandrini nei loro tempi d'oro e James a confronto con due "santarelli" come Hermione e Ron... riusciranno ad ambientarsi e a trovare un modo per tornare nella loro rispettiva epoca? Inoltre Harry ha avuto un incontro ravvicinato con la sua mammina!
Il nostro caro Sirius ora sta con i Mangiamorte... destino crudeleeeee!!! (Non siete a posto...-- E' inutile che facciate tante scene! Siete voi a scrivere e pensare queste disgrazie! >.< NdSirius) E poi i nostri due Potter hanno avuto un incontro ravvicinato con i due Malfoy... L'anno scolastico si è riaperto con il solito canto del Cappello Parlante e c'è almeno un primino sospetto. Piaciuta la filastrocca che ci siamo inventate??? Lo sappiamo... Ci manca qualche venerdì! =P
 

Sempre più sintetiche!
Ci sentiamo il prima possibile con il quarto capitolo rivisto e corretto.
Intanto fateci sapere i vostri pareri^^
Hola Hola!
H&M

Ed ecco le risposte ai vostri commenti^^...
X TUTTI: Siamo consapevoli della nostra lentezza esasperante nell'aggiornare, ma dovete portare pazienza! Ce la mettiamo davvero tutta per rispettare il mese di pubblicazione, ma tra impegni, mancanza d'ispirazione e di tempo, scuola e il nostro pc (internet compreso) che ne ha sempre una, è davvero difficile! Cercheremo di compensare i nostri ritardi con la lunghezza e il livello dei capitoli, promesso! (Sta a voi segnalarci se stiamo rispettando questa promessa! )^^

Risposte ai commenti fatti alla prima edizione della fanfic (riferiti al terzo capitolo):

Grazie mille Marcycas - the Lady of Darkness! Mary è una tua grandissima fan!!! ( *.* /me adora le tue ficci, le ambientazioni, i personaggi!!! Sono onoratissima che tu abbia commentato la nostra umile fic! NdMary) HIHIHIHI!! Da brava detective non ti sono sfuggiti alcuni particolari fondamentali!! ;) Ma c'è molto molto molto altro che bolle in pentola!!! Anche per quanto riguarda un personaggio che a te piace molto, che è entrato in scena in questo cap e  ha ancora un ruolo per ora marginale... =P Continua a seguirci e non rimarrai delusa! =)

Grazie Grazie Sicorace! Siamo contente che la trama t'intrighi! ;) E' il nostro intento mantenere vivo l'interesse nei lettori, almeno un po' per sopperire ai nostri sempre più lunghi e imperdonabili ritardi...-- Speriamo di non uscire troppo dal seminato nella caratterizzazione dei personaggi...^^; Se noti qualche sgarro, faccelo notare! =)

Grazie Sarikketta Malfoy per i complimenti! HiHiHi!!! Certe cose ce le sogniamo la notte! =P E vedrai che risvolti... Grazie anche per la comprensione... Ci dispiace non essere efficienti su questo punto!

Grazie anche a te, Salvo! Perdonaci per la nostra luuuuuuuuuuuuunga assenza!!! Il quinto capitolo è praticamente terminato... Abbi fede! ^_-

Grazie mille Cloudy! Certo che ci sarà un prossimo aggiornamento! La ff si prospetta parecchio lunghetta! ^^; Vi chiediamo soltanto di aver fede e pazienza... Sarete premiati! =)

Risposte ai commenti fatti alla edizione attuale della fanfic (riferiti al secondo capitolo):

Grazie ancora Domy! Ci fa piacere che commenti ogni capitolo, così ci aiuti a migliorare! ^_- Purtroppo, per i motivi accennati sopra, non siamo riuscite a soddisfare la tua richiesta di accorciare i tempi... Continua a seguirci e cercheremo di migliorare anche con i tempi di aggiornamento!

Grazie Hermy per il commento!  Continua a seguirci e a farci sapere il tuo parere! =)

 

Continuate a recensirci, nonostante le nostre mancanze... Pleaseeeeeeeeee!!! =( Ci rendete felici e ben disposte a continuare questa ficci nonostante TUTTO!!! Grazie fin da ora a tutti voi lettori! ^^

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