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Autore: orienqueen    12/09/2010    2 recensioni
Questo racconto non ha la pretesa di essere nè veritiero nè menzoniero, è solo stato ispirato dai comportamenti che Brian Molko e Stefan Olsdal hanno mostrato nelle interviste, il tutto mescolato alla mia fantasia. La storia parla di una notte di sesso, di riflessioni personali e di antidepressivi
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brian Molko, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-Un albergo con grandi finestre, da cui si vede solo una grande città grigia, coperta da un grande cielo grigio, se fossimo anche solo un po’ più felici, tutto questo non avrebbe senso, ma il mio stomaco è oppresso e appesantito e l’aria diventa così satura da non riuscire a respirare. Lo so che è così anche per te, ora mi dormi accanto, innocente e colpevole allo stesso tempo, la realtà è che non  riusciamo più ad essere noi stessi. Pensi forse che non ti abbia osservato, quanta roba ti fai, se non sono antidepressivi, è coca, se non è coca è alcool. Pensi che non ti abbia sentito piangere, pensi che io stia meglio di te? La verità è che sei solo un fenomeno da baraccone, tutte quelle ragazzine urlanti e tu  sai bene che se ti conoscessero davvero non urlerebbero, tu che cerchi solo di difenderti schivando la folla e schivando anche te stesso. Ti butti ai miei piedi sul palco, ma non c’è niente di vero in quel gesto, la verità viene dopo, quando siamo abbastanza fatti tutti e due, e ti fai stringere vanesio ed allusivo come nessun’altro. Il giorno dopo è tutto svanito, come una bolla di sapone tu hai Helena e il piccolo, e tutte le altre avventure, scopi con chi riesce ad intrigarti, scopi senza che loro sappiano molto di te, è quello che vuoi, nessuno deve capire chi sei veramente, nessuno deve arrivare a leggerti troppo dentro, potrebbero vedere cose che non vuoi. Ma a me non sei sfuggito, io so chi sei, non ho bisogno di legarti a me, non ho bisogno di averti solo per me, perché tu torni da me, hai scelto di farti capire, e io sono qui, quando voglio, solo che non ci sono sempre, perché il mondo gira al rovescio anche per me, e se io rimanessi fermo troppo a lungo tu non riusciresti più a scuotermi, ecco perché a volte ti voglio e a volte no, tu non capisci, non puoi capire, perché capisci solo il tuo dolore, niente altro. Svegliati ora….. -

Stef stava per svegliarlo ma poi si fermò  un secondo, volle che il tempo si fermasse per un momento, così che tutto diventasse sospeso, per godersi la pace di quell’attimo. Lo guardava e pensava, sfiorando la sua pelle bianca, sentiva il suo odore, Chanel misto a nicotina. Sapeva che la sera prima quando gli si era gettato tra le braccia spingendolo sul letto, il suo alito sapeva di vodka, ed era abbastanza ubriaco da non ricordarsi niente, ora che si sarebbe svegliato, ma dall’altronde  neanche lui si ricordava tutto, ed era stata solo una casualità che la sera prima avesse bevuto meno di Brian. Tra loro è solo un puro divertimento, da mettere su qualche volta, lo spasso più libero, ma Stef sa che malgrado Brian si conceda solo a piccole gocce, quando arriva è così forte da riuscire ad inebriarlo per giorni, e sa, che Brian lo cerca quando anche lui vuole essere inebriato per giorni, è una sorta di emozione reciproca, profonda e privata, stef è convinto che Brian non trovi altrove quello che trova quando stà con lui. Per stef non è facile, a volerlo capire Brian è impossibile, lui è avvicinabile quando decide che ha qualcosa de darti, ma se ha un problema non si riesce a parlargli, diventa chiuso in se stesso nel suo mondo di ombre che nessuno può scalfire, eppure è quando stà cosi che Brian cerca Stef, e lui ha imparato a non fare domande, lui non gli dice mai cosa deve o non deve fare, e per Brian sapere che Stef non fa troppe domande ma è lì, e non pretende che lui sia perfetto, non pretende che lui sia figo, non pretende che stia sempre ad esternare le sue emozioni quando proprio non ci riesce, Stef è l’unico che lo accetta così com’è, può non essere sempre depilato, può non avere i capelli a posto, può non essere sempre brillante e con la battuta pronta, può anche farsi crescere la barba, a Stef non gliene frega niente. Per Brian è così naturale togliersi i vestiti davanti a Stef e fare l’amore con lui.

Eppure Brian non può fare a meno di scappare, anche da Stef, non ha avuto niente di stabile nella vita ed è colpa sua, del suo carattere, e lui si odia, perché sa che porta solo buio nelle vite degli altri, e allora scappa, scappa perché sa di essere impossibile e non vuole rovinare la vita a nessuno, ma a volte il cielo è così grigio  e lui cerca gli occhi di qualcuno per vedere se riesce a far capire che lui non è cattivo, non è uno stronzo come sembra, lui ha cercato il mondo pur avendone paura,  ci si è buttato dentro e si è bruciato e stà ancora bruciando, e tutto questo Stef lo sa.

Quell’attimo fu interrotto dal suono del telefono dell’albergo era la sveglia, che atroce modo per iniziare la giornata, Brian si sveglia di scatto prendendosi un colpo nel vedere Stef  che lo sta fissando mentre gli tiene una mano su un fianco.

–Ma che…che cavolo è questo suono atroce, fai smettere quel telefono…….- si tocca la fronte con una mano, ha la testa pesantissima, si ributta sul letto, mentre Stef si gira dall’altra parte,

- Ho la testa che mi uccide- Brian sbuffa e si gira su un fianco, - Stef…. non dirmelo…. abbiamo fatto sesso vero?-  - Fanculo Brian?-

Brian si fa serio, si tocca la fronte e si rigira nel letto, la sua mente è annebbiata dal sonno e dallo stordimento dell’alcol, ma ha intuito che ancora una volta Stef c’è rimasto male, ma infondo non gli importa poi molto, ora sente solo un grande ronzio alla testa che catalizza tutte le sue attenzioni, il resto non conta. Poi ad un tratto domanda

 -Perché cavolo mi stavi guardando?-

-Niente….pensavo-

-A cosa?- Brian si gira verso Stef, Stef guarda il suo viso pallido scavato da due occhiaie molto evidenti quella mattina

-Che te ne frega Brian, quando fai queste domande sembri proprio una donna!-

Un piccolo sorriso sarcastico si disegna sul volto di Brian che controbatte con fare malizioso

- Vuoi scherzare?-  intanto fissa anche lui il panorama grigio che si vede dalla finestra dell’albergo, resta immobile per non sentire il mal di testa; quanto è grigia questa mattina….

-Brian, è oggi che viene quel dottore a parlare con te…-

- Si….cavolo, me ne ero dimenticato- si siede sul letto con lo sguardo basso e prende a respirare profondamente, l’appuntamento con il suo psicologo, cavolo ancora una sconfitta, Alex l’ha dovuto far venire anche mentre i Placebo sono in tour, perché lui stà perdendo la testa e cavolo quanto odia parlare con quel dottore, perché è segno che non riesce ancora a gestirsi, è sempre una sconfitta parlare con quel dottore, eppure è l’unico di cui Brian ha imparato a fidarsi.

- Che cos’hai, perché respiri con affanno ora?-

- No niente, davvero…. niente, è solo che…..-

- Brian che hai? Che hai?- Stef inizia a preoccuparsi perché altre volte aveva visto scene simili e non erano mai finite troppo bene

- Niente Stef, è solo che quel dottore mi mette ansia-

- Ne chiamiamo un altro-

- NOO! Cavolo è lui il mio dottore-

- Va bene, va bene Brian, ma calmati-

- Si.. si ma calmo-

ma il suo respiro si faceva sempre più affannato e le sue mani stringevano convulsamente il lenzuolo, all’improvviso scattò in piedi trascinando con se l’intero lenzuolo, e iniziò a rovistare tra la sua roba, nei suoi pantaloni, ogni tasca, il giaccone, la borsa, dov’erano, dov’erano cazzo, Stef lo guardava agitato e cercava di capire cosa stesse cercando in maniera tanto convulsa

- Brian cosa cerchi?-

Brian non lo degnò di risposta, continuava solo a cercare ma non  trovava, allora Stef gli andò vicino e cercò di staccarlo da quella ricerca, per farlo ragionare, lo prese da dietro bloccandogli le braccia e cercando con uno strattone di separarlo dalle sue cose

- Che cazzo cerchi Brian-

- Cazzo Stef lasciami, lasciami, LASCIAMI-

Brian si dimenava come un ossesso tanto che Stef dovette per forza lasciarlo, e Brian rimasto nudo sulla moquette marrone dell’albergo iniziò a piangere convulsamente, non era il pianto di un bambino, no, era un pianto convulso incontrollato, stupido, di cui lui si vergognò immediatamente, e nel pianto disse:

- Le mie medicine Stef, aiutami, Stef aiutami, Stef non te ne andare, non trovo le mie medicine Stef……Stef….-

   Stef si mise a cercare nella borsa, sapeva che Brian si riferiva ai suoi antidepressivi, e cazzo doveva trovarglieli non poteva vederlo così

- Brian calmati, adesso te li trovo, te li trovo, cazzo, cazzo, dove sono? Dove sono, sei sicuro che li avevi con te? –

- Non mi ricordo un cavolo Stef!!!-

- Ok dai, ora risolviamo questa cosa, cerca di calmarti, su alzati-

Cercò di aiutarlo a tirarsi su, ma Brian era in uno stato di profonda agitazione, e tremava come una foglia, a Stef non rimase che tirarlo su a forza e metterlo sul letto, Brian aveva iniziato a sudare e continuava a tremare, e come se non bastasse pronunciava in continuazione il nome di Stef, come chi chiede in continuazione aiuto. Stef era agitatissimo continuava ad accarezzargli il viso e cappelli e a sussurrargli di stare calmo ma non sapeva cosa fare. Si accorse che anche le sue mani tremavano, mentre sentiva il respiro di Brian diventare sempre più convulso, prese il cellulare e pensò di chiamare qualcuno che potesse aiutarli, Steve, no Steve non era la persona adatta, allora chiamò Bill, si lui li avrebbe aiutati, Bill conosceva bene le medicine di Brian, compose il numero e chiamò, spiegò con voce agitata a Bill la situazione, e lui gli promise di arrivare il prima possibile con le medicine. Intanto cosa doveva fare, Brian stava sempre peggio e lui era spaventato, raccolse il lenzuolo, e lo avvolse piano su Brian, poi si guardò attorno non sapeva cosa fare si portò le mani nei capelli e alla fine agendo d’istinto fece l’unica cosa che non avrebbe mai pensato di fare, l’unica cosa che Brian non avrebbe mai voluto, almeno in apparenza, lo prese e lo abbracciò, non lo faceva spesso, anzi non lo faceva mai, non erano tipi che si facevano le coccole loro due, si sarebbero sentiti stupidi, specialmente Brian, ma quella volta se lo strinse a se sussurandogli in continuazione - Sono qui-. La sensazione di averlo tremante tra le sue mani era così strana, in tanti anni tutti e due si erano aiutati nei momenti assurdi come quello, ma non si erano mai abbracciati, si erano solo raccolti a vicenda, era assurdo, facevano sesso da anni, erano amici da anni, ma non si erano mai stretti l’uno all’altro, in quel modo così sincero.

Bill non arrivò prima di venti minuti, ma per allora la situazione era cambiata, Stef stringeva ancora Brian, ma nel frattempo lui si era calmato, ora respirava meglio e tremava molto meno, quasi come se nell’abbraccio di Stef avesse trovato un appiglio per razionalizzare la situazione e capire che davvero poteva calmarsi, davvero poteva farcela, che lì con lui c’era il suo amico.

 

   
 
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