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Autore: Guessstar    13/09/2010    6 recensioni
Eri tutto per me, eri la mia famiglia, la mia vita, il futuro che avevo scelto, purtroppo io non farò più parte del tuo futuro, perchè c'è un ostacolo molto più grande di Victoria, il mio cuore. Sparisci Edward.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI.

 

 

 

 

 

Lo studio di Carlisle era irriconoscibile. L’ampia scrivania era sostituita da un enorme letto che occupava il centro della stanza e sul quale era puntata una luce accecante. Mi sentivo in una sala operatoria, solo che questa volta non mi stavano facendo un intervento, non c’erano dottori sicuri di riuscire a salvarmi, al quale bastava un bisturi e qualche altro attrezzo per riuscire a togliere qualunque cosa vada storto nel mio corpo. Questa volta stavo morendo, e la possibilità che potessi essere salvata era una su un milione.

Mi ritrovai a stringere la mano di Edward con tutte le forze che mi erano rimaste in corpo. Cosa stava pensando in quel momento? Stava escogitando qualche piano? Qualche nuovo posto dove andare non appena si fosse liberato di me? Qualche nuova ragazza a cui dire “ti amo, sei tutta la mia vita adesso”? No, Edward non era quel tipo di ragazzo, non si sarebbe consolato facilmente. Edward avrebbe sofferto, sarebbe arrivato vicino alla morte, ne ero sicura. Lo guardai con occhi ansiosi, ne ero sicura perché la mia immagine si riflesse nei suoi occhi neri come il carbone.

«Bella sta tranquilla» la voce di Edward voleva essere volutamente calma, ma potevo benissimo percepire le emozioni che si celavano dietro la sua voce, tensione, preoccupazione e, soprattutto, insicurezza. Edward non era sicuro di farcela, non era sicuro di riuscire a salvarmi. Eppure io ero sicura, in quel momento. Sapevo che l’avrei rivisto di nuovo, che l’avrei potuto abbracciare di nuovo. Quello che serviva era solamente fiducia, ed io ne avevo molta in lui.

Abbassò gli occhi, poi li chiuse e ispirò profondamente.

«Ce la farai, ne sono sicura» cercai di incrociare il suo sguardo, ma non ci riuscii.

Carlisle, che fino a quel momento era rimasto in silenzio dietro di noi, ci precedette e con un cenno della mano mi invitò a stendermi sul letto «Se perdiamo ancora tempo, non ce la faremo».

Annuii con forza e mi sdraiai, tenendo ancora la mano di Edward ben stretta intorno alla mia. Edward si sedette accanto a me e mi lasciò leggere i suoi occhi. C’era paura, tanta paura di non farcela.

«Ti amo Edward, e mi fido di te» con la mano libera gli accarezzai una guancia, lui chiuse gli occhi a quel contatto e inspirò profondamente il mio profumo, tenendomi fermo il polso e tracciando con il naso una scia che andava dal palmo della mia mano fino a metà dell’avambraccio, quel contatto lasciava una scia infuocata dietro di sé.

«Tu non sai quello che sto provando adesso, mi è tutto così estraneo… l’unica cosa di cui sono certo e che non voglio perderti» sussurrò sul mio polso, provocandomi dei brividi.

«Non mi perderai, in un modo o nell’altro, io starò sempre accanto a te. Devi promettermi solo una cosa. Solo una e prometto che chiuderò gli occhi felice» doveva promettermelo. Doveva promettermi che, qualsiasi cosa sarebbe successa, non avrebbe cercato di togliersi la vita, non avrebbe cercato di abbandonare questo mondo, perché allora, anche la mia anima se ne sarebbe andata per sempre, insieme a lui.

«Tutto ciò che vuoi» i suoi occhi mi perforarono l’anima, curiosi di dare un senso alle mie parole.

«Non morire…» le parole mi morirono in gola, interrotte dai singhiozzi e dalle lacrime che cominciarono a uscire copiose dai miei occhi.

Aveva capito perfettamente cosa volevo dirgli, cosa volevo fargli promettere. Per questo era rimasto in silenzio, per questo non mi stava promettendo nulla e stava esitando. Nei suoi occhi potei leggere l’impossibilità di quella promessa, l’infrazione subito dopo il compimento. Mi lasciai abbracciare per l’ultima volta, cercando di aggrapparmi a quelle forti spalle che mi avevano protetta per così tanto tempo, quelle braccia nelle quali mi sentivo al sicuro. Mi sarebbe mancato anche quando fossi morta, Edward. Avrei passato l’inferno lontana da lui, anche se mi fossi trovata in paradiso. Non volevo lasciarlo andare, volevo che quell’attimo durasse per l’eternità, volevo passare la mia eternità tra le braccia di Edward. Quei pensieri fecero sgorgare altre lacrime. Avrei smesso di piangere? Il mio cuore avrebbe continuato a versare lacrime?

«Non morirò Bella, ma tu devi combattere, devi far battere il tuo cuore» il suo era un trabocchetto, avevo capito cosa voleva dire. Non sarebbe morto, a patto che non fossi morta nemmeno io. avevo capito che più di così non potevo ricevere, che non avrei potuto convincere Edward a continuare a vivere, ormai le nostre vite erano due fili incrociati, tagliane uno e li recidi entrambi. Ed era così che sarebbe andata a finire, io avrei perso la vita, e Edward l’avrebbe persa insieme a me. Forse avremo trovato pace nell’al di là, avremo potuto vivere tranquilli il nostro amore. Non desideravo altro.

«Baciami, Edward. Baciami e trasformami» tutto, pur di mettere fine al dolore che minacciava di farmi perder il controllo. Un’emozione sconosciuta gli attraversò il volto. Aveva l’espressione di un uomo sul rogo. Mi resi conto che il mio dolore era niente in confronto al suo, perché avrei dovuto vivere molto di più, soffrire molto di più, per capire il tormento lancinante che traspariva dagli occhi di Edward.

Si avventò sulle mie labbra e, per la prima volta, ebbi come l’impressione che non si stesse trattenendo. Incontrai il paradiso di quelle labbra e finalmente mi accorsi che potevo morire in pace. Che potevo lasciare questo mondo felice di aver vissuto Edward, di averlo conosciuto. Perché io ero nata per lui, e per amore stavo morendo.

«Ti amo» sussurrai quando le nostre labbra si separarono.

«Ti amo anch’io amore mio» sussurrò sul mio collo. Chiusi gli occhi e mi abbandonai tra le sue braccia, sentendo le sue labbra premere sulla mia pelle e i suoi denti provocarmi un dolore pungente, mentre una sostanza liquida e calda si infiltrava tra le mie vene, e io cominciavo a perdere i sensi.

POV EDWARD.

Chiuse gli occhi, sulle labbra un leggero sorriso. Non ero ancora pronto a lasciarla, non ero ancora pronto a dirle addio per sempre, a dire addio al suo dolce profumo, alla sua morbidezza, al suo calore. Avrei voluto gridare con tutto me stesso di non lasciarmi, di restare ancora lì con me. Perché io avevo bisogno di lei, del miracolo del suo profumo, dei suoi occhi, della sua persona. Sarei riuscito a trattenermi dal dissanguarla? Sarei riuscito a salvarla? Il suo cuore sarebbe stato abbastanza forte? C’erano troppe domande a cui non avevo risposta, e quelle domande bastavano a mettermi insicurezza. L’amavo, non potevo permettermi di perderla, anche a costo della mia vita.

Leccai la ferita che gli avevo procurato sul collo, evitando che il mio veleno fuoriuscisse dalle sue vene. Dopodichè le morsi i polsi e con una fialetta le iniettai il veleno direttamente sul cuore. Che aveva cominciato a galoppare come le ali di un colibrì, ma ogni tanto incespicava, facendomi trattenere il respiro. L’adagiai sul letto, cercando di metterla comoda, mentre Carlisle le somministrava la morfina.

Adesso non dobbiamo far altro che aspettare, sono sicuro che ce la farà, Edward pensò mio padre con quella voce calma e rassicurante che proveniva dalla sua mente.

«Cosa ti fa essere così sicuro?» sussurrai continuando a fissare Bella, che adesso non sorrideva più, ma era seria in volto. Sembrava stesse dormendo, era così tranquilla. Ma io sapevo il dolore che stava provando, la sensazione di sentirsi dentro un incendio e di sentirsi abbandonati. Stavo soffrendo insieme con lei.

L’amore che provi per lei, e così grande che neanche la morte riuscirà a combatterlo, la sua mano si posò sulla mia spalla e mi strattonò leggermente. Incrociai l’oro dei suoi occhi e una sensazione di sicurezza cercò di penetrare nel mio corpo, ma non ero dell’umore giusto per le opere di convincimento di Carlisle.

«Ti prego, lasciami solo con lei. Non voglio che qualcuno entri in questa stanza fino al suo risveglio»  il mio era quasi un ordine. Volevo dedicare tutte le mie attenzioni a Bella, non potevo permettere che qualcuno mi distraesse, dovevo capire se qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto. E, soprattutto, volevo percepire ogni cambiamento nel suo corpo, cogliere ogni particella cambiata, ogni rafforzamento, ogni battito del suo cuore malato.

Ti voglio bene figliolo, e ti capisco. Lotta insieme a lei, non lasciarla sola, con queste parole Carlisle lasciò la stanza, facendomi riflettere.

Aveva ragione, dovevo lottare con Bella, dovevo combattere la morte insieme a lei. Aveva bisogno che qualcuno la prendesse per mano e la guidasse. Aveva bisogno di me.

Toccai la sua mano e la strinsi alla mia. Sarei rimasto in quella posizione per l’eternità, se solo fosse stato possibile. Non morire… come poteva farmi promettere una cosa del genere? Come aveva solo potuto pensarlo? Ovviamente non ci credeva molto neanche lei in quello che aveva detto, perché rinunciò subito nel suo intendo. Era impossibile rimanere in vita senza Bella accanto, ancora mi chiedevo come avevo fatto a passare più di cento anni senza di lei.

Osservai nuovamente il suo volto, aveva un’espressione turbata, stava soffrendo parecchio, io sapevo il dolore che stava provando in quel momento, lo capivo. Sentire il tuo corpo andare in fiamme, il dolore che rende sopportabile persino la morte, tanto da implorare di venire uccisi, la lotta interiore, quel grande masso che cerca di schiacciarti, tu che ci metti tutta la forza che hai per impedirlo. Una cosa era sentirli io, ma come avevo potuto permettere che Bella passasse quell’inferno? Come avevo potuto crearle tutto quel dolore? Ero solamente un mostro, un mostro stupido ed egoista. Bella non meritava un uomo come me, meritava molto di più, ma adesso si trovava costretta a stare con me o a morire. Perché io sapevo, sin dall’inizio, che ero stato io la causa della sua malattia, la causa del suo dolore. Lo avevo capito un giorno, quando mi aveva confidato che quel dolore al petto inizialmente gli veniva solamente quando pensava a me, quando pensava che l’avevo abbandonata. Era lì che avevo capito che ero stato la causa della sua morte, lì che mi ero fermamente convinto che ero solamente un mostro egoista e masochista.

Ma se potevo ucciderla, potevo anche ridarle la vita, ed era questo quello che avevo cercato di fare. Perché io volevo farla ritornare a vivere, anche se sotto le sembianze di un mostro, io volevo che Bella ritornasse a vivere.

«Devi farcela Bella, continua a far battere il tuo cuore!» quasi gridai, ma ero sicuro che non fosse riuscita a sentirmi. Chiusi gli occhi e inspirai il suo profumo «Ti amo Bella, devi farcela».

 

Due giorni e mezzo. Erano passati due giorni e mezzo da quando avevo cercato di trasformarla, il suo cuore batteva ancora, era ancora tutto da stabilire. Avevo passato due giorni con la sua mano nella mia, non abbandonandola neanche per un millesimo di secondo. Nessuno era entrato nella stanza, come avevo chiesto. Sapevo cosa fare, non avevo di certo bisogno dell’aiuto di Carlisle per somministrarle la morfina quando questa veniva bruciata nel suo corpo. Continuavo a fissare il suo viso, a stringerle la mano e ad ascoltare il dolce suono del suo cuore debole.  Aveva avuto molti cambiamenti, il suo corpo era più pieno, aveva ripreso le forme che aveva quando l’avevo lasciata, la sua pelle era più resistente e la sua temperatura era molto più simile alla mia, se fosse stata sana non ci sarebbero stati alcuni dubbi sulla riuscita della sua trasformazione, ma il suo cuore era malato, ed era l’ultimo organo che avrebbe subito la trasformazione. Non potevamo essere sicuri della riuscita. Bella era convinta che io avessi un anima, bene. L’avrei venduta, pur di riaverla di nuovo, così splendida, così perfetta.

Sentii la porta aprirsi, ma non mi procurai di vedere chi era appena entrato.

«Avevo detto che non volevo vedere nessuno entrare in questa stanza» sibilai a bassa voce.

Dieci minuti, dieci minuti e sapremo cosa quelle parole furono abbastanza forti da occupare la mia attenzione su Alice.

«Non riesci a vedere proprio nulla?» chiesi inutilmente, intuendo già la sua risposta.

No, mi dispiace, sul suo volto si dipinse uno sguardo di scuse. Alice si sentiva in colpa per non riuscire a vedere nulla, ma non riusciva a capire che l’unico ad avere la colpa di quello che stava succedendo ero io. Il suo potere era fuori dal comune, e quelle poche volte in cui non riusciva a vedere nulla, in cui si sentiva normale, si sentiva in colpa, specialmente se si trattava di Bella.

«Non devi sentirti in colpa Alice, non è colpa tua» probabilmente risultavo poco credibile. Infondo, come potevo esserlo se ero il primo a essere logorato dal senso di colpa?

Sono sicura che sarà splendida.

«Lo è sempre stata» sussurrai accennando un sorriso. Bella era sempre stata splendida, lo sarebbe stata anche adesso, anche da vampira. Il mio cervello escludeva la possibilità di un’altra opzione oltre la perfetta riuscita della trasformazione.

Decisi di provare una cosa. Forse, se le avessi parlato, se le avessi detto di darmi un segno, lei me lo avrebbe dato, mi avrebbe dimostrato che riusciva a sentirmi, che era ancora viva.

«Bella… Bella amore mio, mi senti?» le parlai accarezzandole il viso e intrecciando la mano ai sui capelli. probabilmente non riusciva a parlare, ma se avesse esercitato una pressione alla mano…

«Bella riesci a sentire la mia mano? Se sì, stringila» feci pressione sulla mano, per farmi sentire. Dal suo corpo non provenne nulla. Rimase ferma, immobile, dando l’impressione di dormire ancora.

«Dio Alice! È così rigida… se non dovesse funzionare…»

«Chiudi il becco Edward… Bella ce la farà…» mi cinse le spalle con un braccio e depositò un bacio sul mio capo «anche se non lo vedo, ne sono sicura».

 

POV BELLA.

Ero morta? No, non era possibile, non poteva esserci tutto quel dolore nella morte. Sentivo tutto il mio corpo bruciare, come se fossi completamente ricoperta di fiamme, ma nessuno interveniva per salvarmi. Sentivo un atroce dolore al cuore, era normale? Avevo voglia di strapparmi il cuore con le mie stesse mani, e lo avrei fatto, se solo fossi riuscita a muovermi.

Sentivo come un enorme masso sopra il mio corpo, un masso che cercava di spingermi sempre più in profondita, che cercava di annullarmi. Per quanto cercassi di spingerlo via, si avvicinava sempre di più a me, e mi toglieva tutta l’aria. Non riuscivo a trovare le labbra per gridare, non riuscivo ad aprire gli occhi, il dolore al petto mi rendeva sempre più debole. Sarei morta? Certo che sì. Per un attimo mi abbandonai, era inutile lottare, non quando avevo già perso in partenza. A cosa sarebbe servito? Non potevo morire in pace? Tutti se ne sarebbero fatta una ragione.

Ma Edward lo farà? Edward si farà una ragione?  La mia mente ormai viaggiava da sola. Mi ritrovai a pensare al mio angelo, alla sua delusione se avesse saputo che avevo smesso volontariamente di lottare. Al suo dolore nel sapere che lo avevo volutamente abbandonato perché il dolore era troppo forte per essere sconfitto. No, Edward non se ne sarebbe fatto una ragione. Per questo dovevo continuare a lottare, per lui. Dovevo lottare per Edward, per il nostro amore. A un tratto trovai le braccia per muovermi, per bloccare quel masso che minacciava di annientarmi definitivamente.  Cominciai a spingere, mentre il cuore aumentava il ritmo dei suoi battiti, provocandomi dolorose fitte, ma non m’importava. Dovevo riabbracciare Edward, non potevo deluderlo così, non potevo abbandonarlo.

Riuscii a spingere via quell’enorme peso, e finalmente mi sentii leggera, i piedi e le mani non andavano più in fiamme, l’incendio si stava restringendo in un punto per me cruciale, il mio cuore.

«Bella…Bella amore mio, mi senti?» la voce di Edward mi arrivò forte e chiara nelle orecchie, avevo voglia di rispondere a quella voce, di dirgli che stavo bene, che non doveva preoccuparsi, ma potevo rispondere a quella domanda senza urlare per il dolore? Certo che no, non potevo riuscirci. Il dolore che traspariva dalla voce di Edward non era minimamente paragonabile a quello che realmente provava, di questo ne ero cosciente.

«Bella riesci a sentire la mia mano? Se sì, stringila» sentii una leggera pressione sulla mano destra, ma non riuscivo a muovermi, se solo lo avessi fatto mi sarei contorta per il dolore… ma avevo così voglia di rassicurare Edward.

«Dio Alice! È così rigida… se non dovesse funzionare…» la sua voce rotta, le parole gli morivano in gola. Forse avrebbe percepito un movimento minimo, sarei stata forte abbastanza da impedire al mio corpo di contorcersi davanti a lui.

«Chiudi il becco Edward… Bella ce la farà…anche se non lo vedo, ne sono sicura» per fortuna c’era Alice a rassicurarlo, potevo rimanere immobile, a crogiolarmi nel mio dolore senza mettere in mezzo anche quello di Edward. Tutto pur di non farlo soffrire  ripetevo a me stessa.

Pian piano l’incendio si spense in tutti i miei arti, nella testa, nello stomaco. Si concentrò tutto sul mio organo vitale. Provai un dolore atroce, a cui era impossibile non gridare. Le urla squarciarono il mio petto, impazienti di uscire. Gridavo, gridavo a squarciagola, ma non bastava. Volevo liberarmi da quel dolore il più in fretta possibile, ma non potevo far nulla. Non sembravo io quella persona, quella che stava gridando come una forsennata, quella che fino a qualche secondo prima, si ripeteva di restare in silenzio pur di non far soffrire la persona che aveva accanto.

Gridai per l’ultima volta, poi aprii gli occhi e quello che vidi mi destabilizzò. Edward cercava di tenermi ferma, mentre il mio busto si alzava dal letto sorretto da forza propria, per poi ricadere con un tonfo sordo. Ma non m’importò, quello su cui mi soffermai furono gli occhi di Edward, preoccupati, timoroso, speranzosi. Non riuscii a capire più nulla se non i miei occhi che si richiudevano. Il mio cuore battè per l’ultima volta. Poi, il nulla.

POV EDWARD.

Urla, solo urla provenivano dalle labbra di Bella. Cercai di calmarla, di dirle che ero lì, ma non ci riuscivo. Non mi ascoltava.

Fu un attimo. Nello stesso istante in cui le sue urla cessarono, aprì gli occhi, occhi che non riconobbi, occhi neri come la pece, neri come i miei. Non avrebbero dovuto essere cremisi? Rossi come il sangue che circolava nelle sue vene?

Chiuse gli occhi e, contemporaneamente, il suo cuore cessò di battere.

«Bella, Bella!» gridai, la chiamai, implorai che riaprisse gli occhi, ma non trovai nessuna risposta. Era il momento di aprire gli occhi, di farmi capire che era viva, che la trasformazione aveva funzionato. La scossi, chiamando ripetutamente il suo nome, mentre Alice cercava di trattenermi per evitare che le facessi del male.

 Non c’era più nulla da fare. Non rispondeva. Il suo corpo era inerme, debole come lo era stato poche ore prima, debole come un cadavere il cui cuore aveva ormai cessato di battere.

«Ho sentito delle urla… è successo qualcosa?» Carlisle entrò correndo nella stanza, si avvicinò a Bella, la controllò. Ma ormai non c’era più nulla da controllare.

Ormai l’avevo persa per sempre. I singhiozzi di Alice me lo confermavano.

Non ero riuscito a salvarla, ero stato un illuso, avevo illuso anche lei. Non ero stato abbastanza bravo, non ero stato abbastanza utile, non ero stato abbastanza forte. E Bella ne aveva pagato le conseguenze, con la sua stessa vita. Avrei potuto vivere ancora dopo quello che avevo fatto? Mi mancava, già mi mancavano le sue labbra, i suoi occhi cioccolato, la sua pelle morbida e calda.

Agii d’istinto, presi la prima cosa che trovai in mano e la gettai contro il muro. L’oggetto si scaraventò in mille pezzi contro un quadro di Carlisle, che cadde a terra e si distrusse rovinosamente.

Due mani si appoggiarono alle mie spalle, ma non me ne curai. Mi divincolai dalla presa e ruggii contro mio padre, pronto ad attaccarlo se solo mi avesse intralciato di nuovo.

«Figliolo mi dispiace, ma devi calmarti. Così non risolverai nulla» portò le mani in alto e si avvicinò lentamente a me, che avevo cominciato a singhiozzare.

«Perché lei, perché proprio Bella!» sussurrai, sfinito, senza forze. Non mi accorsi degli altri cinque componenti della famiglia che si erano riuniti intorno a Bella. I singhiozzi di Alice e Esme non mi aiutavano per niente.

«Potete. Uscire. Dalla. Stanza?» sibilai. Non era giusto quello che stavo facendo loro, ma non riuscivo a sopportare tutto quel dolore, c’era già il mio e mi bastava.

Nessuno parlò, uscirono dalla stanza, Rosalie per ultima.

«Mi dispiace Edward, per quanto possa essere utile, sono sincera».

«TU NON SEI MAI STATA SINCERA ROSE! Non lo sei mai stata!» gli gridai contro.

Uscì dalla stanza senza dire una parola.

Mi appoggiai al muro e mi trattenni la testa con il pugno della mia mano sinistra. Cercai di tranquillizzarmi, di riflettere con calma, ma come potevo riuscirci? Come potevo calmarmi quando l’unica ragione della mia vita se ne era andata per sempre?

Mi sedetti di nuovo accanto a Bella e le accarezzai il viso. Se avessi potuto piangere, avrei inondato l’intera stanza. Mi piegai sulle ginocchia e mi tenni la testa tra le mani, continuando a dondolare avanti e indietro, con gli occhi chiusi.

Volevo piangere, volevo sfogare tutto il mio dolore, volevo distruggere quella casa, ogni cosa mi ricordasse che Bella era stata mia. Volevo andarmene da Forks, andare in un luogo sperduto, privarmi di tutto il lusso in cui ho vissuto in questi anni, privarmi del sangue, volevo morire, perché la mia eternità senza Bella perdeva ogni senso, io stesso non avevo un senso senza di lei. Lei che aveva fatto battere il mio cuore incenerito, lei, tanto coraggiosa da innamorarsi di un vampiro, lei che un tempo era stata la mia Bella.

«Edward…» una mano granitica mi afferrò un polso per scoprirmi il viso. Non riconobbi subito quella voce, quel sussurro dolce e delicato, un sussurro che sapeva d’amore.

Alzai gli occhi di scatto e la vidi davanti a me. Bella era seduta sul letto, mi stava toccando, si stava muovendo. Bella era reale. Mi mancò l’aria, letteralmente. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, almeno era questa la sensazione che provavo.

«Bella…» incredulo, allungai la mano verso la sua guancia per toccare quel corpo che si trovava di fronte a me, e quando sfiorai la sua pelle, mi sentii in paradiso. Mi alzai di scatto, fregandomene del fatto che fosse una neonata, che potesse attaccarmi da un momento all’altro perché si sentiva minacciata, e mi gettai tra le sue braccia. Baciai ogni spazio libero della sua pelle che potessi raggiungere. La sua risata fu un suono di campane per le mie orecchie, non potei fare a meno di non ridere insieme a lei. Quando le mie labbra si scontrarono con le sue, non ebbi più esitazioni, dubbi e incertezze. Non avevo più paura di farle del male. Le sue mani strinsero spasmodicamente i miei capelli, mi faceva un po’ male, ma non m’importava, l’unica cosa che contava per me era riaverla tra le mie braccia.  Con la lingua tracciai il contorno del suo labbro inferiore, lei dischiuse le labbra, desiderosa di approfondire quel contatto per la prima volta. Non mi feci attendere. Le nostre lingue si scontrarono impazienti, per la prima volta non ebbi paura di farle del male, non dovevo trattenermi.

«Lo sapevo! Lo sapevo!» Alice ci interruppe saltellando e battendo le mani. Bella ringhiò e si mise in posizione di attacco.

«Alice dannazione! L’hai spaventata».

Mi guardò con aria innocente, ma un sorriso perverso sul volto «Ops!».

Mi alzai e lentamente mi avvicinai a Bella, che si era catapultata dall’altra parte della stanza «Sta’ tranquilla amore mio, non ti faranno nulla». Quando finalmente ero vicino abbastanza, le accarezzai una guancia. La sua reazione mi stupì. Si gettò tra le mie braccia e mi abbracciò con tutte le forze che aveva, facendomi male.

«Ahi amore, mi fai male» le dissi accennando un lieve sorriso.

Sul suo volto si dipinse un’espressione colpevole «scusa».

«Tranquilla, sei tu adesso a doverti controllare con me accanto» ci riuscii. La feci ridere, facendola sentire a suo agio.

 

POV BELLA.

Non riuscivo a credere di essere lì, di essere tra le braccia di Edward, di essere viva.

«Tranquilla, sei tu adesso a doverti controllare con me accanto» mi fece ridere. Mi sembrava così strano poter fare del male a Edward involontariamente. Per la prima volta lo vedevo realmente. Credevo di poter conoscere ogni particolare del viso di Edward, quanto tempo avevo passato a osservare quel viso perfetto? Mi ero resa conto di essere cieca. Non lo avevo mai visto realmente. Bellissimo? Ci voleva un aggettivo migliore di quello. Meraviglioso? Non era abbastanza. Perfetto? Non era ancora abbastanza. Non riuscivo a trovare parole adatte per descrivere la meraviglia dei suoi occhi, delle sue labbra, dei suoi lineamenti.  Mi resi conto che l’eternità non mi sarebbe bastata per abituarmi a quella perfezione.

«Bella…» Alice mi stava chiamando da dietro le spalle di Jasper, che stava con le mani in posizione di difesa. Perché si trovava in quella posizione? Anche Emmett si trovava in quella posizione. Stavano difendendo la loro famiglia da una minaccia. Solo dopo qualche secondo mi resi conto che la vera minaccia in quella stanza ero io. Mi stavano osservando come se potessi esplodere da un momento all’altro, come se potessi uccidere tutte quelle persone con lo schioccare di due dita.

Alice oltrepassò la barriera che Jasper aveva creato e si avvicinò a me, un sorriso smagliante che credevo potesse deformarle il volto. Non avevo mai visto nemmeno lei, era di una bellezza unica.

Con la mano mi accarezzò la spalla, assorta nei suoi pensieri «non mi farai nulla» disse e contemporaneamente si gettò tra le mie braccia, stritolandomi quasi e allontanando Edward «sono così felice Bella…»

«Anch’io Alice, credimi» sussurrai. Perché non riuscivo a formulare ancora una frase? Perché mi sentivo così sorpresa, così sconvolta? Ero viva, ecco il perché. Non avevo creduto di poter riuscire a sopravvivere, neanche la sicurezza di Edward era riuscita a contagiarmi. Ero felice di essere lì, in quella stanza, con Alice, con Edward.

«Bella, ho una cosa per te» Esme rientrò nella stanza con uno specchio in mano. Non capì molto bene cosa stava facendo fino a quando la mia immagine non si riflesse su quella superficie solida e liscia. Non riconobbi la figura che vi era raffigurata. I capelli erano più scuri, quasi neri, con dei riflessi mogano che li rendevano bellissimi, i lineamenti erano più delicati ma allo stesso tempo spigolosi, le labbra erano ancora più piene, ma con quel piccolo difetto –il labbro superiore meno sporgente rispetto a quello inferiore- che avevo anche da umana, la mia pelle era di un bellissimo avorio, le curve erano al punto giusto e rendevano il mio corpo leggiadro e bellissimo anche da ferma. Infine mi soffermai sugli occhi. Due cerchi color cremisi mi guardavano, terrificandomi, ma allo stesso tempo meravigliandomi per la loro bellezza. Le mie mani andarono subito sul mio viso, cercando di evidenziare il colore degli occhi, la mia bocca si era spalancata per la sorpresa. Quella persona che era riflessa sullo specchio era bellissima. La sua bellezza era pari a quella di Rosalie. Non riuscivo a credere che quella persona fossi io. Mi ero sempre ritenuta una ragazza bruttina, o almeno normale. Non credevo fossi qualcosa di speciale. Evidentemente, lo ero. E finalmente mi sentivo me stessa, avevo trovato il mio posto nel mondo.

Ultimo capitolo T.T entro la fine della settimana pubblicherò l'epilogo con i ringraziamenti. Spero di ricevere molte recensioni, per sapere cosa ve ne pare.

Rispondo alle recensioni:

Ela new cullen: anche io sono felice di aver avuto la vostra compagnia durante questo tragitto che è stato molto importante per me, soprattutto perchè è la mia prima storia. Ho molte idee su cosa scrivere e spero di riuscire a tenerti compagnia ugualmente in inverno, anche se sarà più difficile postare con l'inizio della scuola. Un bacio!

serenalla: Ciao! sono felice che la mia storia ti sia piaciuta =) spero questo capitolo ti abbia sorpreso come ha fatto con me mentre scrivevo =) un bacio!

AuroraTwilight: grazie! sono felice che il capitolo precedente ti abbia entusiasmato =) spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, anche perchè ho impiegato 7 ore per scriverlo e correggerlo =)

Melucchia: piaciuto il lieto fine? xD a dir la verità avevo intenzione di far morire Bella e poi che ne so, fare spuntare una sorella gemellaa alla fine e continuare la storia con un altra fic, poi mi sono resa conto che, nonostante voglia bene a questa storia, devo lasciarla andare =)

Giada is owned by Edward: ecco qui il capitolo, spero ti sia piaciuto e ti abbia appassionato come ha fatto co gli altri, in realtà spero pure di farti piangere, perchè è quello che ho fato io quando l'ho letto =)

giova71: Ecco un bellissimo lieto fine, Edward crede che Bella sia morta, invece la nostra amata paladina è invita per darci altre emozioni... pubblicherò l'epilogo molto presto. Non ho idea di cosa scrivere, ma inventerò qualcosa, per voi, per me, per Edward e Bella =)

ManuCullen:  Io cattiva? =( nuoooooooooooo! xD credimi, non è mia intenzione farvi piangere, non mi ritenevo nemmeno all'altezza di riuscire a commuovere le persone scrivendo! =)

Ringrazio infine chi ha inserito la mia storia tra le preferite:

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35 - XXXFrAnCy94XXX [Contatta]
36 - _piccola_peste_ [Contatta]

tra le ricordate:

1 - 19sunflower88 [Contatta]
2 - Alice19 [Contatta]
3 - bellina3000 [Contatta]
4 - bellina97 [Contatta]
5 - butterfly 85 [Contatta]
6 - charlotterossi [Contatta]
7 - cresci [Contatta]
8 - crissy2212 [Contatta]
9 - dorababe78 [Contatta]
10 - e1994 [Contatta]
11 - girl601 [Contatta]
12 - Giuls920 [Contatta]
13 - ilaria2008 [Contatta]
14 - Lucile [Contatta]
15 - ManuCullen [Contatta]
16 - marti89 [Contatta]
17 - preziosoele [Contatta]
18 - samy88 [Contatta]
19 - Stella Cullen [Contatta]
20 - vampirellamatta93 [Contatta]
21 - zero2757 [Contatta]

e tra le seguite:

1 - alexia__18 [Contatta]
2 - alice91 [Contatta]
3 - Aniri [Contatta]
4 - Ann1x9x9x4_ [Contatta]
5 - AuroraTwilight [Contatta]
6 - baby2080 [Contatta]
7 - Badder_girl [Contatta]
8 - bella93 [Contatta]
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10 - BibiBarbara [Contatta]
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28 - erichina [Contatta]
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