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Autore: Seagullgirl    13/09/2010    1 recensioni
Chissà come sarebbe stato Eclipse se fosse arrivata improvvisamente a Forks la cugina di Bella? Se Jacob non fosse stato innamorato di Bella, ma soltanto il suo migliore amico, come lei desiderava?
E se questa misteriosa cugina avesse un segreto? Se tra lei e Jacob nascesse qualcosa che va oltre l'amicizia?
Se siete curiosi, andate a leggere!
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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- Questa storia fa parte della serie 'E se...'
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Quando mi svegliai fuori era ancora buio. Guardai l’orologio. Le sei e mezzo.
Non mi ero maQuando mi svegliai fuori era ancora buio. Guardai l’orologio. Le sei e mezzo. Non mi ero mai svegliata così presto, e pensai di approfittarne.
Lentamente mi diressi verso il bagno, attenta a non fare rumore per non svegliare né Charlie né Bella. Una volta lavata e pettinata tornai nella mia stanza per vestirmi. Avevo ancora addosso gli stessi vestiti con cui avevo viaggiato e dormito e dovevo cambiarmi assolutamente.
Cercai di vestirmi in maniera piuttosto comune, per mimetizzarmi con gli altri studenti. Un paio di jeans, una camicetta bianca e una felpa marrone andavano benissimo. Raccolsi i capelli in una coda, come facevo sempre, presi lo zaino e scesi giù a fare colazione. Mentre bevevo il mio latte sentii qualcuno scendere le scale. Era Bella.
- Charlie dorme ancora? – chiesi nel timore di averlo svegliato durante le mie manovre mattutine. – Sì. Ma non per molto. Si sveglia sempre presto per andare alla centrale.- la sua voce era roca, cercò di schiarirla con un colpo di tosse. Finii il mio latte e misi la tazza nel lavandino.
In quel momento scese Charlie. Era già in divisa, con la pistola e tutto. A guardarlo con indosso quell’arnese faceva quasi paura. – Buongiorno Charlie – dissi educata. Forse così avrei acquistato punti. - ‘Giorno ragazze. - era ancora mezzo addormentato. – Hai dormito bene, Melanie? – Chiese sbadigliando. Sorrisi. – Molto bene, ti ringrazio.- Charlie si versò una tazza di caffé e si mise la mano su un fianco, scostandosi la giacca e scoprendo la pistola. A quel punto non resistetti più. – Scommetto che Bella non ti porterà mai a casa nessun ragazzo, finché girerai con quell’arma, Charlie.- la mia voleva essere una semplice battuta, per rallegrare l’atmosfera, ma ottenne il risultato opposto. Improvvisamente Charlie si tese, e Bella mi guardò con aria spaventata, come a dire: “ Questo non dovevi dirlo”.
Lentamente Charlie si voltò a guardarmi. – A volte con certi… individui è meglio essere previdenti. Non si sa mai. – il suo tono era terrificante. Avevo davvero paura che mi sparasse per quello che avevo detto. Bella strinse i denti e abbassò la testa. Restammo tutti in silenzio per qualche istante. Io confusa, Charlie teso e Bella a testa bassa. Poi posò anche la sua tazza nel lavandino e alzò la testa.
– Noi andiamo, è tardi. – disse prendendo lo zaino da terra e dirigendosi verso la porta. Io, ancora sconvolta dalla conversazione, la seguii in silenzio. Sulla porta mi fermai e mi girai in direzione della cucina. - A dopo, Charlie - e senza aspettare risposta mi chiusi la porta dietro.
La macchina di Bella era uno Chevy vecchissimo, rosso, che aveva tutta l’aria di essere indistruttibile, ma probabilmente la sua vita era quasi alla fine. Non appena lo vidi parcheggiato sul vialetto scoppiai a ridere.
– Questo? Andremo in giro con questo? – era troppo anche per me. Quell’aggeggio non avrebbe mai superato i cento. Era davvero lento. – Non offendere il mio pick-up.- mi guardò storto, ma sorrideva. Feci un sospiro e salii dalla parte del passeggero. Mentre percorrevamo il vialetto che portava al parcheggio della scuola vidi che tutti stavano guardando me. All’inizio pensai che guardassero solo il pick-up, ma una volta scesa mi resi conto che invece guardavano proprio me.
Era quello che avevo temuto da quando avevo messo piede a Forks. Che fossi il pettegolezzo più succulento dell’anno era indiscutibile. Mi guardavano come se fossi una pazza che andava in giro in mutande. Era davvero irritante. Il brusio del loro chiacchiericcio volgare mi faceva prudere le mani. Avrei tanto voluto urlare. Ma dovevo sembrare normale e disinvolta. Quindi ignorai i loro sguardi critici che mi seguivano mentre salivo le scale ed entravo nell’edificio e anche mentre percorrevo il corridoio e mi dirigevo verso la segreteria, con Bella sempre al mio fianco. Anche lei faceva finta che io non fossi osservata come una criminale, probabilmente a lei era stata riservata un’attenzione anche maggiore al suo arrivo a Forks.
– Pensi di farcela da sola? Io ho lezione di biologia adesso, per cui dovrei… - disse una volta arrivate di fronte alla segreteria. – Certo, certo, non ti preoccupare, me la cavo da sola. – non volevo essere un peso per lei. Aveva già subito una volta quel trattamento. Sapevo che odiava essere al centro dell’attenzione, in qualunque situazione. Almeno questa volta volevo risparmiarla. - Sicura? – chiese grattandosi la testa. Lo faceva quando era in imbarazzo. - Sicura.- le sorrisi. In fondo quanto poteva essermi d’aiuto? - Bene. Allora… ci vediamo a pranzo, okay? –
- Va bene. A dopo. – la salutai mentre si avviava lungo il corridoio. Poi feci un respiro profondo e aprii la porta della segreteria. Una donna imponente, con i capelli rossi e gli occhiali se ne stava dall’altra parte di una grossa scrivania. Non appena mi avvicinai la donna alzo lo sguardo. – Posso esserti utile? -.
- Sono Melanie Wincert -, la informai, e immediatamente vidi i suoi occhi accendersi. Che anche lei sapesse chi ero? Incredibile la velocità con cui volavano i pettegolezzi. - Certo -, disse. Rovistò con la mano in una pila disordinata di documenti, finché ne estrasse quello che stava cercando.
– Qui c’è il tuo orario, assieme a una pianta della scuola -. Sistemò sul banco parecchi fogli e me li mostrò. Mi indicò le aule delle mie lezioni, poi mi diede un modulo da fare controfirmare ad ognuno dei miei professori e da riportare in segreteria a fine giornata. Mi sorrise e mi augurò di trovarmi bene, lì a Forks. Ricambiai gentilmente il suo sorriso.
Trovare la prima aula non fu difficile. La mia scuola di New York era tre volte più grande e affollata. Le aule erano piccole, il che non migliorava la situazione. Portai il mio modulo al professore, un uomo alto e calvo, che secondo la targhetta sulla cattedra si chiamava Mr Mason. Mi fece sedere in ultima fila, senza presentarmi ai miei nuovi compagni, il che mi fece molto piacere. Per tutta la durata della lezione cercai di concentrarmi sulla spiegazione del professore – insegnava letteratura, materia che io di solito adoravo- ma finii per perdermi nei ricordi della bellissima e caotica New York. Fu il rumore assordante della campanella a riportarmi con i piedi per terra.
Mentre raccoglievo il mio zaino un ragazzo piuttosto bruttino e basso, con i capelli biondo chiaro e gli occhi azzurri mi si avvicinò. – Tu sei Melanie, giusto?-, chiese - La cugina di Bella-. Come se fosse una cosa fantastica. Aveva l’aria di essere un suo fan. – Sì, sono io -. Gli rivolsi il sorriso più convincente che potessi. In realtà non vedevo l’ora di liberarmene. – Io sono Mike. Sono un amico di Bella.-, mi porse la mano, che strinsi controvoglia. – Mi aveva detto che arrivavi oggi, e di accoglierti bene.- sfoderò un sorriso imbarazzato. – Bè, ti ringrazio.- dubitavo che fosse stata Bella a dirglielo, ma se non volevo farmi odiare da tutti dovevo essere perlomeno accondiscendente. – Dove hai la tua prossima lezione?- chiese.
– Edificio 9, trigonometria con Varner-
- Se vuoi ti ci accompagno, io vado al 7-. Era più un’imposizione che una domanda. - Grazie-, risposi, nonostante fossi perfettamente in grado di arrivarci da sola. Mike mi accompagnò fino alla porta, e mi augurò buona fortuna. Lo ringraziai e andai a sedermi. Il resto della mattinata trascorse più o meno così; incontrai due ragazze e un ragazzo che si dicevano amici di Bella – come se per questo dovessero per forza essere anche amici miei-. La prima ragazza si chiamava Jessica, aveva i capelli lisci e castani, e la pelle molto chiara. Era piuttosto vivace e di certo la parlantina non le mancava. Il ragazzo si chiamava Eric, aveva i capelli neri e gli occhi leggermente a mandorla. Era vestito di tutto punto, con giacca e cravatta, il che per poco non mi provocò una crisi di ridarella. La seconda ragazza invece era molto carina e gentile, aveva i capelli neri e gli occhi marroni, e dei carinissimi occhiali trendy. Si chiamava Angela, ed era l’unica che riuscivo a sopportare dei tre, e speravo davvero che avremmo fatto amicizia al più presto.
Fu lei ad accompagnarmi alla mensa, fino al tavolo dove si trovava Bella. Non appena lo vidi restai pietrificata. Accanto a lei era seduto un ragazzo a dir poco bellissimo. Aveva i capelli color del bronzo, la pelle bianca come l’avorio e gli occhi color topazio. Indossava una camicia bianca con un pullover beige chiaro e un paio di jeans. Non riuscii a trattenermi dallo strabuzzare leggermente gli occhi.
Bella ci presentò subito. – Melanie, lui è Edward Cullen -. Lui alzò lo sguardo verso di me, e per un secondo rimasi pietrificata, poi gli porsi la mano. Lui la guardò dubbioso per un istante e poi la strinse. La sua mano era gelida, ma non ci feci caso. Lui mi sorrise. - Piacere di conoscerti, Melanie -. La sua voce era come quella di un angelo. – Bella mi ha parlato molto di te.- mi guardava come se si aspettasse un applauso, o che mi cadesse la mascella.
– Anche a me di te – risposi pronta. Come inizio non era male. Dall’altro lato del tavolo c’era Ben, il ragazzo di Angela, e Alice, la sorella di Edward. In effetti si somigliavano. Avevano lo stesso colore degli occhi e della pelle, e anche la sua mano era fredda come il marmo. I suoi capelli erano più chiari e corti, era minuta, somigliava ad un folletto. Era la ragazza più bella che avessi mai visto, ed era anche molto gentile e simpatica. Molto vivace, come me. Dopo che Bella ebbe fatto tutte le presentazioni necessarie mi sedetti a mangiare.
Notai che né Edward né Alice avevano toccato cibo, ma non dissi niente. – Hai per caso allertato tutta Forks del mio arrivo?- chiesi scherzosamente a Bella. Lei mi guardò stupefatta. –Perché?- aggrottò le sopracciglia. - Bè, oggi si sono tutti presentati da me dicendo di essere tuoi grandi amici, e così mi chiedevo a chi avessi detto del mio arrivo-. La guardai. – Solo a loro – disse rivolgendosi agli altri. – E come facevano Mike, Jessica e Eric a sapere di me?- lo dicevo io che era strano. Sicuramente Mike era il presidente del suo fan club. - Probabilmente l’avranno sentito in giro. Sai come vanno queste cose… la gente parla -.
Addentò un pezzo di pizza e io feci altrettanto. – Già. Scommetto che hanno trattato anche te come un’aliena, all’inizio.- Lei abbassò lo sguardo. – Già. All’inizio -. - Allora, Melanie, che ci fai qui a Forks? -, mi chiese d’un tratto Alice - Mi ci hanno spedito i miei. A casa c’erano dei… problemi -, arrossii. Edward mi guardò interrogativo, poi guardò Alice. Lei si voltò verso di me. - Che… che genere di problemi? – chiese con aria interrogativa. Chissà cosa pensava. - Non riuscivo a concentrarmi bene sullo studio-, spiegai, - C’erano troppe… distrazioni -.
Edward mi guardò, poi scoppiò a ridere. – E così sei venuta nella noiosa Forks?- non sapevo se arrabbiarmi o mettermi a ridere, ma il suo sorriso stupefacente mi fece dimenticare tutti i miei propositi. – Sì, più o meno -. Fu il massimo che riuscissi a dire. La pausa pranzo finii troppo presto. Avrei voluto stare lì con loro per sempre. Mi affascinavano. Erano diversi da chiunque altro avessi mai conosciuto. Mentre io e Bella tornavamo a casa continuai a pensare a Edward e Alice. In loro c’era qualcosa che mi sfuggiva… era come… come se non fossero… umani.
- Bella?- chiesi d’un tratto. – Sì? – lei mi guardo riflessa nello specchietto retrovisore. - I tuoi amici… i Cullen… sono…davvero dei tipi particolari -, lei non rispose subito. - Sì, lo so. Ma quando li conosci ti affascinano – sorrise lievemente. Già. Era vero. Metteva in soggezione stare con loro, ma stranamente allo stesso tempo una volta che li avevi conosciuti non riuscivi più a stare senza la loro presenza. – Soprattutto Edward - . In realtà stavo pensando a voce alta, più che altro, ma lei mi guardò in maniera strana. Apprensiva direi. – Non ti preoccupare, non è il mio tipo – dissi rassicurandola. Era vero. Troppo perfetto. Era quasi irreale. Ma bellissimo, senza dubbio. – Conoscerò mai gli altri? – chiesi. A mensa Alice mi aveva detto che la loro famiglia era numerosa. Rosalie, Emmett e Jasper si erano diplomati l’anno prima, e se n’erano andati al college. Carlisle, il loro padre adottivo, era medico, e lavorava all’ospedale di Forks. Esme, la sua compagna, invece, era una restauratrice, o qualcosa del genere.
– Non credo -, rispose Bella – Loro sono al college, in Alaska -. Era tesa, come se mi nascondesse qualcosa. Com’erano strani tutti… cercai di non pensarci. Il pomeriggio fu monotono, così come la sera. Bella passava il tempo a guardare l’orologio, come se aspettasse qualcuno e mi faceva innervosire. Non appena finì di lavare i piatti se la svignò in camera sua e io, per non rischiare di subire interrogatori da parte di Charlie, feci altrettanto. Ne approfittai per fare una ricerca su Internet. Mia madre mi aveva mandato a Forks convinta che non esistesse al mondo città più normale, ma quel pomeriggio mi aveva fatto venire lo strano e insensato presentimento che non fosse affatto così. Quella città era protetta da un velo di mistero che tutti vedevano ma nessuno cercava di scoprire. Ma io sì.
Così andai sul sito “ Creature nel mondo”. Era un sito accessibile per soli maghi e streghe, che era in grado di dirti se dove ti trovavi c’erano altre creature fantastiche. Digitai “ Forks” nello spazio apposito per la localizzazione. Non appena si aprì la schermata rimasi pietrificata. Una miriade di puntini rossi segnalavano a Forks la più alta densità di creature fantastiche mai vista. Avevo sospettato che quel posto non fosse quello che voleva apparire. Adesso ne avevo la certezza. Ed ero certa che anche Edward e Alice facevano parte delle creature sovrannaturali della zona.
Sì, ma come scoprire COSA erano davvero? Ero troppo elettrizzata all’idea di scoprire quel mistero per dormire, ma anche troppo stanca per rimanere in piedi.
Mi alzai dalla sedia e raccolsi il mio beauty- case da terra, dirigendomi verso il bagno. Una doccia calda mi avrebbe aiutata a rilassarmi, forse. Tornata in camera indossai i pantaloni della tuta e la maglietta a maniche lunge che usavo per dormire – era troppo freddo per un normale pigiama- , spensi la luce e andai a letto.
Rimasi a fissare il soffitto per parecchio tempo, immersa nelle mie riflessioni, ma ero talmente stanca che alla fine crollai addormentata.

   
 
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