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Autore: cloe cullen    13/09/2010    31 recensioni
"Ma stanotte ho deciso di accontentarti...farò l'amore con te Bella..." Ambientata dopo che Edward lascia Bella in New Moon...ma se prima di lasciarla avessero condiviso un'esperienza che avrebbe cambiato le loro vite per sempre? come reagirà Bella? Edward tornerà da lei...? Leggete in molti!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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laaaaaaaaaaaaaast cap Buon pomeriggio a tutte quante!! Avete visto? Sono qui a postare. Devo essere sincera...credevo fermamente che avrei impiegato molto più tempo a scrivere questo capitolo, invece, inspiegabilmente si è scritto da solo in pratica. Mi sono messa davanti al pc ieri e poi anche la scorsa notte e non ho avuto neppure un attimo di esitazione, cosa che mi capita davvero di rado. Beh, che dire...questo è diciamo l'ultimo vero capitolo della storia in quanto il prossimo sarà abbastanza corto, una sorta di epilogo (anche se sapete quanto io non ami questa parola :D). Sappiate che ora che sto postando ho una certa morsa allo stomaco...mi mancherà questa storia, mi mancheranno questi personaggi perchè anche se non li ho creati io...beh ho dato loro molto di me. Ma ora tratteniamoci e riserviamo lacrime e considerazioni per il prossimo capitolo conclusivo. Cosa che mi porta a chiedervi....visto che il prossimo è già concluso (lo so, lo so state urlando al miracolo) tra quanto tempo volete che lo posti? Tre, quattro giorni? Ci terrei a non far passare molto tempo fra questo e l'epilogo. E poi mi sembra corretto non farvi aspettare almeno per il finale...è un anno e mezzo che sopportate i miei ritardi :P
Bene, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi voglio un sacco di bene :)
Xo Xo Cloe

P.S =Col prossimo avrete una sorpresa...spero gradita se amate il mio modo di scrivere  :)
P.P.S= Lo so che il titolo è un pò deprimente ma..ahahah è così perchè si ricollega a quello del prossimo capitolo. E allora non sarà più triste ahahah giuro :)



BELLA


Dunque era così che finiva tutto quanto…

Avevo sempre pensato che avrei avuto più tempo: mesi, anni, l’eternità addirittura. E invece  finiva tutto oggi.
Ma non potevo essere triste: sentivo il suo pianto forte e questo mi confermava che stava bene. Avrei solo voluto avere la forza di aprire gli occhi e vederla almeno una volta. Ma forse…forse era così che doveva andare.
“Bella..”
Sentii la sua voce e avrei voluto rispondere.
Ero troppo, troppo stanca.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Ma invece della pace….fu solo dolore.

“Non ci credo, non ci credo, non ci credo!!” esclamò Ashley abbracciandomi “E’ la prima A+ della mia intera esistenza! Ed è tutto merito tuo Bella!”
“Non esagerare Ash!” ribattei “Abbiamo lavorato tutti allo stesso modo.”
“Sì, ma tu hai fatto colpo sul prof saltandotene fuori con quel discorso sulle anime gemelle e la filosofia e..bla bla bla..” Alzò gli occhi al cielo in un modo che mi fece scoppiare a ridere.
“Ti voglio come compagna per tutti i futuri lavori di gruppo che avremo da fare il prossimo semestre!” continuò.
“Ah grazie quindi è solo per questo che sei mia amica?” la punzecchiai.
“Certo che sì!” Rise e mi diede un bacio sulla guancia “Vero Taylor?”
Mi girai a guardare il mio amico e lo vidi sorridere di rimando. “Assolutamente.”
Scoppiammo a ridere tutti e tre, stupidamente. Probabilmente per scaricare la tensione, ora che finalmente il nostro esame era finito.
“Ah sìììì” esclamò Ash “Finalmente vacanze!! Non che io e Taylor ci divertiremo poi un granchè visto che ci tocca andare a lavorare nella fattoria dei nostri nonni in Tennessee. Una vera noia…a meno che raccogliere mele non sia una tua segreta passione e sfido chiunque ad avere una passione simile!”
“Tu invece che farai Bella?” chiese Taylor.
“Mmmm. Niente di che. Starò a casa a diventare grossa come una balena credo..” mentii, stupendomi di come ero diventata brava a farlo.
Mi dispiaceva farlo ma ormai era diventata una necessaria abitudine. Non potevo di certo dirgli che in realtà il mio bambino sarebbe nato…domani.
Al solo pensiero sentii un improvviso groppo alla gola.
Già domani…
“Mi raccomando se per qualche motivo dovesse nascere prima di settembre voglio che mi chiami immediatamente. O mi mandi un sms o una mail…Ah no, lascia stare la mail, non so neppure se in quel posto sperduto avrò internet.Comunque fatti sentire assolutamente!” mi intimò. “O ti verrò a prendere a calci.”
Risi forte.
“Ma certo” promisi.
L’avrei chiamata tra un mese dicendole che avevamo dovuto far nascere il bimbo perché c’erano state delle complicazioni improvvise. La stessa cosa che avremmo detto a Chalie e a Renee.
Ashley sbuffò guardando l’orologio. “Non voglio andare al lavoro..”
“Dai Ash, oggi è l’ultimo giorno..poi vacanze!”
“Sì certo” protestò sconsolata “A raccogliere mele. Io poi odio le mele”
Si avvicinò e mi abbracciò stretta. “Mi raccomando,ripeto, fatti sentire! E pensami ogni tanto.”
“Ti penserò spessissimo!” promisi.
Si staccò da me. “Ora devo proprio scappare o arriverò tardi.Mi mancherai Bella”
“Mi mancherai anche tu. Ma ci telefoneremo spesso.” Promisi.
Mi mandò un ultimo bacio con la mano e poi si mise a correre per il corridoio, verso l’uscita, lasciando me e Taylor da soli.
Ridemmo e scherzammo ancora un po’, finche non raggiungemmo l’atrio principale.
Notai che arrossì quando una ragazza dai lunghi capelli biondi e ondulati ci passò a fianco.
La riconobbi subito: si chiamava Taylor ed era nel mio stesso corso di economia politica.
Lanciai al mio amico un’occhiata eloquente.
Alzò gli occhi al cielo. “Beh…siamo usciti un paio di volte e l’altra sera beh..è successo.”
“Ci sei andato a letto?” ridacchiai “E’ che mi sembra una ragazza un po’ timida. Non di certo da una botta e via.”
Scosse il capo, arrossendo di nuovo. “Non lo è…è meravigliosa..”
Wow. Mi sembrava davvero preso. Il modo in cui continuava a guardarla, il modo in cui arrossiva continuamente….Taylor si stava innamorando.
“Ti piace davvero..” lo stuzzicai.
“Beh..sì” ammise.
D’un tratto però un pensiero mi balenò in testa e scoppiai a ridere, facendo girare molte persone a guardarmi. “Avete lo stesso nome…è un tantino agghiacciante.Ahahahah”
Taylor mi tirò scherzosamente i capelli. “Scema, piantala di ridere..”
Cercai di fare la seria. “Ok ok..la smetto. Comunque trattala bene. E’ una brava ragazza. E usate precauzioni. Ashley rimarrebbe traumatizzata a sentirsi chiamare zia così giovane.”
Alzò gli occhi al cielo. “Questo detto da una che non ha neppure 20 anni e tre figli..”
“Ok ok, touchè..” risposi. Guardai fuori dalla finestra e vidi la volvo di Edward parcheggiata sul bordo del marciapiede.
“Vai ti aspetta” mormorò Taylor.
Annuii. “Passa una bella estate. Qualcosa mi dice che forse a raccogliere le mele ci andrà solo Ash..”
“Chissà…” buttò lì.
Mi diede un bacio sulla fronte. “Riguardati Bella…”
“Anche tu..e grazie” gli feci l’occhiolino. “Grazie per tutto..”
Non c’era bisogno di dire altro. Gli sarei per sempre stata grata per l’aiuto che mi aveva dato quando mi ero sentita sola e abbandonata da tutti.
Con un ultimo sorriso uscii dal portone e mi precipitai dentro la mia adorata Volvo.
Mi accolse col suo inconfondibile sorriso sghembo. “Congratulazioni!”
“Lo sai già”
“Beh…i pensieri della tua amica erano difficili da ignorare” rispose.
“Sì” confermai “Era piuttosto eccitata.”
“Sono molto orgoglioso di te.” Disse prima di posare un bacio lieve sulle mie labbra.
Arrossiii. “Non era poi così difficile..”
“Difficile abbastanza da meritarti una ricompensa..” mormorò ammiccando.
Non sapevo cosa aveva in mente, ma evitai di chiedere visto che tanto ero certa che mai mi avrebbe rivelato in anticipo una sorpresa.
Il viaggio fino a casa fu tranquillo. Edward mi teneva la mano nella sua mentre il vetro iniziava a bagnarsi di pioggia. Ormai mi ero rassegnata al fatto che questa estate non fosse calda come la precedente.
Uscimmo dalla macchina tenendoci per mano e ridendo mentre le gocce di pioggia continuavano a cadere ininterrotte. Ma il tragitto era breve e ci bagnammo pochissimo.
Comunque, una volta arrivati sul portico, mi fermai a guardare Edward. Non mi sarei mai stancata di farlo…anche se una volta vampira avrei vissuto l’eternità al suo fianco.
Per sempre non sarebbe mai, mai stato troppo per noi due. Per la nostra famiglia, per il nostro amore..
Mi incantai a osservare le goccioline di pioggia che dai suoi capelli scorrevano lungo il profilo del suo volto, fino a raggiungere il collo per terminare la loro corsa…assorbite dal tessuto della maglietta.
“Cosa guardi?” chiese abbozzando un mezzo sorriso.
Scossi il capo, leggermente imbarazzata.
“Guardo te..” risposi sincera “Sei così bello..”
“Mai quanto te..mia intelligentissima moglie”
Alzai gli occhi al cielo mentre le braccia di Edward mi circondavano proprio sotto la vita e mi facevano girare in aria.
Risi forte, sentendomi libera.
“E non finirò mai, mai di dirtelo e dirtelo  e dirtelo…”cantilenò
“Ok ahahah ok ora mettimi giù però!” Le mie parole erano spezzate dalle risa che mi nascevano dal petto.
Lui obbedì, senza però allontanarmi dal suo corpo.
“E non finirò mai di dimostrarti quanto ti amo, ogni singolo giorno” Mormorò serio “Per esempio stasera…”
“Stasera?” chiesi maliziosa “Hai organizzato qualcosa?”
La sua mano volò a carezzarmi la guancia.
“Non preoccuparti…una cosa intima, ma avremo la casa solo per noi. Voglio che tu sia rilassata e serena…e non nervosa per domani.”
“Non sono nervosa, solo…”
Mi fermai e presi un lungo respiro ma, prima che potessi parlare la porta si aprì, rivelando una sorridente Esme.
“Bella…sono così orgogliosa di te”
Le sue braccia mi strapparono da quelle di Edward e mi circondarono in un abbraccio.
Arrossii. “In fondo era solo un semplice esame..”
Lei scosse il capo, convinta, facendoci entrare. “Ah, non voglio che tu ti sminuisca. Se la mia bambina è stata brava, è stata brava..”
A quelle parole mi sentii stringere il cuore. Quella donna mi aveva accolta, mi aveva amata e mi aveva aiutato come una madre, forse anche più di quella vera. Reneee mi amava, e io amavo lei. Ma non avevo mai completamente potuto essere tranquilla con lei. In un certo senso era come avere una sorella maggiore un po’ sbadata: l’amore c’era, ed era assoluto ed incondizionato ma…ma non ero mai stata totalmente rilassata. Non ero mai tornata a casa da scuola con la certezza di trovare la cena in forno, la tavola apparecchiata e il letto fatto.
Erano piccole cose forse…ma piccole cose che ti facevano sentire amata e coccolata. E quando sei una ragazzina in fondo queste sono le sole cose di cui hai davvero bisogno.
Entrammo in cucina e, immediatamente, sentii un delizioso profumino raggiungermi le narici. Infatti notai immediatamente che svariate pentole si trovavano sul piano cottura, certamente contenenti la cena.
“Fa tutto parte della sorpresa di Edward” Esme mi strizzò l’occhiolino “I bambini questa sera staranno con me, tu non preoccuparti di nulla”
Presi la sua mano nella mia, quasi commossa.
“Grazie Esme..grazie e..non parlo solo della cena, lo sai..” dissi piano.
Lei mi sorrise. “Tesoro, per me sei una figlia dal primo momento in cui hai messo piede in casa nostra. Hai reso felici tutti noi..credimi, nessuno escluso. Ma soprattutto hai fatto felice Edward. L’hai cambiato…l’hai reso l’uomo che è ora. Il marito e il padre che è ora grazie a te…”
Annuii, commossa dalle sue parole, mordendomi il labbro per non scoppiare a piangere.
“Ma su, adesso basta pesantezza” mi intimò cercando di risollevarmi l’umore. “Perché non vai di sopra a salutare i bambini. C’è anche Edward..penso che stia mettendo a punto i dettagli del resto della serata.”
Mi guardai attorno spaesata e notai che, in  effetti, Edward non c’era. Uscii dalla cucina e mi diressi al piano superiore, lanciando un’occhiata alla porta chiusa del salone mentre salivo le scale.
Non potei trattenere un sorriso. Probabilmente li c’era un altro pezzo della magnifica serata che mi aveva organizzato.
Chissà che avevo fatto per meritarlo?
Arrivai al primo piano e mi diressi immediatamente nella cameretta dei bambini.
Subito li vidi: erano seduti nel loro box insieme ai loro peluche e giocavano tranquilli, fortunatamente, senza litigare.
“Ehi…” sussurrai.
Non appena sentirono la mia voce i loro occhietti scattarono verso la porta e iniziarono a ridere felici.
“Ma mammmmmaaaaaaaaaaaa” Eddy battè le manine  e io, felice, mi gettai su di loro. Percorsi i pochi metri che ci separavano e, facendo attenzione al pancione, mi inginocchiai a fianco del box. Li presi in braccio tutti e due insieme e li strinsi al mio petto, sistemandomeli sulle  gambe.
“Maaaaamma…Eddy.. bene!” strillò ancora il mio piccolo.
Sentii il mio cuore fremere. “Oh amore, anche la mamma ti vuole bene. Tanto tanto tanto bene. E anche a te amore mio…”
Presi a baciare il visino di entrambi, probabilmente provocandogli il solletico, visto che iniziarono a ridere come dei pazzi.
“Vi amo vi amo vi amo..” cantilenai.
Quando alzai il viso notai i loro capelli spettinati e i loro visini arrossati per le risa.
“Stanotte starete con la nonna e gli ziii? D’accordo?” domandai.
Loro mi fissarono seri, senza rispondere.
“E sapete perché? Perché domani è un giorno importante…molto importante.”
“Fatellino” disse Liz.
“Sìì brava amore di mamma” confermai “Domani arriva il fratellino o la sorellina. E quando sarà qui….vi vengo a prendere e tutti insieme torniamo a casa..”
“Voio te..” mormorò Eddy sporgendo il labbro inferiore.
“Oh tesoro, anche io vorrei stare con te. Ma vi prometto…è solo per poco pochissimo tempo. E poi vi divertite con gli zii vero?” aggiunsi per convincerli, sapendo quanto i bimbi adorassero tutti i Cullen.
“Sìììììì!” urlarono entrambi aprendosi in un bel sorriso.
“Dochi dochi dochi!!” disse Lizzie.
“Oh sì..vedrete che lo zio Emmet avrà tanti giochi. E la zia Alice ti farà mettere i suoi vestiti” esclamai.
Forse Alice mi avrebbe uccisa per questo ma…ma non avrebbe mai detto no ai suoi nipotini.
“Piccoli…” La voce di Edward appoggiato allo stipite della porta mi fece alzare il capo.
Ci sorrideva e, in pochi secondi, fu al nostro fianco, seduto con noi sul tappeto della cameretta.
Prese Liz e la poggiò delicatamente con la schiene a terra e iniziò a fingere di mangiarle il pancino.
“Papàààààààààààà batta batta..ahahah” Lizzie ricominciò a ridere riempiendo la stanza di quel suono così musicale.
Edward smise e la poggiò con delicatezza sulle sue gambe, sporgendosi e baciando anche il collo di Eddy che, per sfuggire al solletico, nascose il volto sul mio petto, ridacchiando.
In quel momento il piccolino dentro di me scalciò un poco e gli occhioni di Eddy si spalancarono mentre le sue manine si posavano veloci nel punto dove aveva sentito qualcosa muoversi.
“Fatellinooo!!” esclamò
Annuii e immediatamente anche Liz sporse le manine per toccare quel punto. Afferrai anche la mano di Edward e, proprio quando tutte le nostre quattro mani erano posate sul mio pancione, il bimbo si mosse un poco facendoci chiaramente sentire la sua presenza.
“E’ il vostro fratellino..” sussurrai “Non vede l’ora di conoscervi anche lui..o lei..”
I bambini rimasero così, con le bocchine spalancate dallo stupore di aver sentito la prova tangibile che c’era davvero qualcuno dentro il grosso pancione della mamma.
Edward mi sorrise e io feci una fatica enorme a cercare di contenere le lacrime di  fronte ai loro visini stupefatti. Lacrime che, però, non riuscii a fermare quando me li ritrovai davanti, tra le braccia di Edward, pronti per andare a casa dei nonni.
Li strinsi ancora a me, ispirando il loro profumo e bagnando le loro piccole testoline con le mie lacrime. Sapevo che con Esme e gli altri sarebbero stati bene,sarebbero stati al sicuro. La parte razionale di me lo sapeva…ma c’era una parte irrazionale che, per qualche strana ragione, non ce la faceva a lasciarli, anche solo perun giorno o due.
Il giorno dopo sarebbe cambiato tutto e il mio cuore voleva solo poterli stringere e, in qualche modo, lasciare che ancora per qualche minuto fossero gli unici a godere delle mie attenzioni.
“Vi amo tanto..” mormorai, cercando di non mostrare loro le mie lacrime.
“Tatto bene” dissero entrambi con le loro vocine squillanti, stringendomi con forza.
La mano di Edward mi carezzò il viso e io annuii, consegnandoli alle sue braccia sicure. Mi pulii veloce gli occhi.
“Faranno i bravi con i nonni…vero piccoli?” gli chiese lui.
Loro risero.
“Ma certo che faranno i bravi. Loro lo sono sempre” dissi piano “Sono i miei angeli…”
Edward si sporse e posò un bacio sulla mia fronte. “Perché non vai in bagno e ti rilassi. Troverai lì le prime sorprese…”
Il suo tono allegro servì a risollevarmi e gli sorrisi. Sentii i suoi passi scendere le scale e, con un sospiro, mi avviai in bagno. Trovai la vasca già piena di acqua tiepida, calda al punto giusto e con tanto bagnoschiuma, come piaceva a me.
Mi rilassai tra le bollicine. Avrei voluto che ci fosse Edward a farmi compagnia ma sapevo che probabilmente era di sotto ad allestire alla perfezione la cenetta che aveva cucinato Esme. E forse era meglio così: un po’ di solitudine mi dava il tempo per riflettere e pensare all’indomani.
Mi carezzai il pancione coperto dalla schiuma.
“Ehi..ciao..la mamma non vede l’ora di tenerti fra le  braccia sai?” iniziai a parlare. “Hai paura per domani?”
Sentii un leggero movimento.
“Anche io sono un po’ nervosa” ammisi per la prima volta ad alta voce. Ovviamente il ricordo dello scorso parto mi tormentava ancora un po’: non che ricordassi molto di quello che era successo dopo la nascita di Eddy ma comunque Edward e Carlisle mi avevano raccontato e…
Rabbrividii per un attimo.
“Comunque sia, tu non devi essere preoccupata” continuai “Perché io ti proteggerò sempre”
La bimba si mosse un po’ più forte e immediatamente sentii dolore. Non un dolore forte ma un’indolenzimento fastidioso.
“Sei attiva stasera” dissi aggrappandomi al bordo di ceramica “Che c’è? Hai fame? Andiamo a vedere che cose ha preparato il papà…”
Con molta cautela uscii dalla vasca e, facendo attenzione a non scivolare, mi asciugai, lasciando però i capelli ricadermi umidi sulle spalle.
Quando entrai in camera vestita solamente col mio intimo trovai la mia sorpresa:un bellissimo vestito bianco era adagiato sul letto. In cotone, si arricciava sotto al seno e cadeva morbido lungo le mie gambe, arrivando alle ginocchia.
Lo indossai ma decisi di restare a piedi nudi, beandomi del contatto fresco del pavimento.
Quando arrivai in cima alle scale non potai fare a meno di sorridere. Edward se ne stava appoggiato al corrimano e mi tendeva la mano.
“Sembri un angelo così” mormorò
“Ahahah un angelo un po’ enorme” risposi gettandomi fra le sue braccia.
“Non essere assurda”
I nostri nasi si sfiorarono e con facilità mi prese tra le braccia, mentre io allacciavo mani dietro il suo collo.
Aprì piano la porta del salotto e rimasi abbagliata da come l’aveva trasformato in così poco tempo.
Il caminetto era leggermente acceso in modo da non dare fastidio ma scaldare a sufficienza e intiepidire l’aria fresca della sera che entrava dalla finestra; davanti a l fuoco Edward aveva steso una coperta spessa e su di essa si trovavano adagiati diversi piatti con la mia cena.
“Wow…Edward è bellissimo” sussurrai contro la pelle della sua guancia.
Lo sentii sorridere. “Sono felice che ti piaccia. Per te qualunque cosa amore mio.”
Mi morsi il labbro nel tentativo di trattenere le lacrime. Non sapevo neppure io perché avevo voglia di piangere in quel momento: nemmeno c’era un vero motivo…
Edward si sedette a terra, sempre tenendomi tra le braccia e mi ritrovai così  comodamente seduta sulle sue gambe.
“Bella amore tutto bene?” chiese apprensivo.
Annuii ma una lacrima traditrice sfuggì comunque al mio controllo e scivolò lungo la mia guancia.
La scacciai con rabbia e sbuffai. “Scusa..non voglio rovinare la serata. E’ tutto perfetto…”
“Bella ti prego, puoi paralre con me” disse carezzandomi il viso e obbligandomi a fissarlo. “Sei nervosa per domani?”
“Non so..” risposi sincera, cercando di frenare le lacrime. “Dici che la piccola starà bene? Dici che sia pronta per venire al mondo? Lo so che Carlisle ci ha rassicurati però…”
Lui si limitò a stringermi, posando leggeri baci sui miei capelli. Io mi sistemai meglio con la schiena contro il suo petto e le sue mani si posarono sul mio pancione, intrecciate alle mie.
“Ti assicuro Bella. Carlisle ha ragione. La crescita del bambino è chiaramente normale. Anche se ovviamente non abbiamo avuto altri parametri con cui valutarla…credimi, vista la velocità della gravidanza è pronto per nascere.”
“Quindi dici che questi 10 giorni di anticipo non saranno un problema?” Inconsciamente sapevo che la mia era una domanda stupida, che Edward non avrebbe mai fatto qualcosa che avrebbe potuto mettere a rischio la vita di nostro figlio ma….ma avevo bisogno di essere rassicurata.
“Te lo giuro. Non sono un problema..fidati di me. E’ pronta per conoscerci..”
Improvvisamente ridacchiai.
“Che cosa ti fa tanto ridere adesso?” chiese curioso.
“Continui a parlare al femminile. Sei incredibile…” mormorai.
“Anche tu lo fai ultimamente. Parlare al femminile intendo..” rise.
“Per forza” replicai “Mi hai contagiata. E poi ormai ci spero anche io. O dovremo dare un  sacco di abitini rosa in beneficienza”
Rimanemmo ancora un po’ così, accoccolati l’uno contro l’altra, mentre io mangiucchiavo qualcosa, senza però troppo appetito.
In qualche modo mi si era completamente chiuso lo stomaco. In realtà sentivo un altro tipo di fame: una fame che non proveniva da me, ma dalla bambina.
E io sapevo cosa voleva.
“Ha sete vero?” chiese Edward, probabilmente leggendo l’umore della piccola.
“Sì…e sai di cosa.” Risposi.
“Aspettami qui” mi sussurrò all’orecchio, prima di alzarsi.
Meno di trenta secondi dopo ero di nuovo tra le sue braccia, succhiando da una cannuccia il liquido rosso e denso.Il sapore era buono, leggermente salato…
Non mi faceva schifo, esattamente come era successo per i gemelli anche questo nuovo piccolino da qualche settimana aveva iniziato a pretendere un supplemento ‘speciale’ alla mia alimentazione. Ma per me non era un problema: avrei fatto qualsiasi cosa per i miei figli.
Bevvi l’intero contenuto del bicchiere che mi aveva portato Edward e, immediatamente, mi sentii più forte di prima.
“Mmmmm che ne dici di ballare?” proposi.
Sentii Edward ridere forte. “Bella Swan che mi propone di ballare.Quando mi ricapiterà un’occasione simile?”
“Meglio che ne approfitti allora.”
“Vero..” Si alzò in piedi e mi pose la mano, a cui io mi  aggrappai con entrambe le mie.
Vidi Edward premere il pulsante di un telecomando e le note di Claire de Lune si diffusero nell’aria. Mi prese tra le braccia e sollevandomi con delicatezza, fece scivolare i miei piedi sotto i suoi.
“Sto avendo un dejà-vu” ridacchiai “Hai fatto la stessa cosa al ballo di fine anno..due anni fa..”
“Sì, ricordo. Non volevo che inciampassi nei tuoi stessi piedi, sai com’è..” disse.
Gli tirai scherzosamente un pugno sul petto. “Ci pensi..due anni.Sembra successo due giorni fa.”
“E l’avresti mai detto che saremmo stati qui ora, sposati, con due splendidi bambini e un terzo in arrivo, a cenare per festeggiare il tuo esame brillantemente superato?”
Scossi il capo. “No, decisamente no”. Alzai gli occhi al cielo. “Comunque davvero…non esagerare. E’ stato solo un esame…oltretutto di gruppo, perciò il merito non è interamente mio, no?”
Mi baciò la fronte. “Sei stata bravissima, anche se penso che il fatto che tu abbia letto quel libro centinaia di volte sia giocato a tuo favore”
“Sai perché l’ho riletto così tante volte? Specialmente quando ancora non ti conoscevo?” chiesi seria.
Scosse il capo.
“Perché prima di conoscere te…in realtà non conoscevo nulla. L’amore, la passione….non sapevo che volesse dire desiderare qualcuno così intensamente da star male. Non sapevo che volesse dire essere disposti a morire per qualcuno. Ma da quando ci sei tu…tu sei tutta la mia vita Edward.” Sussurrai flebile.
Edward mi sollevò il volto con le dita.”Ti amo..”
“Ti amo..” risposi. “Grazie per avere organizzato tutto questo…”
Poggiai il capo contro il suo petto e rimanemmo così, stretti l’uno contro l’altro a volteggiare in salotto, mentre la melodia ci cullava dolcemente.
Inspirai il suo profumo e mi strinsi a lui,come a non volerlo lasciare andare mai.
Fu in quel momento che la bimba iniziò a muoversi.
A muoversi molto. E molto velocemente
Le mani lasciarono la presa stretta sulla camicia di Edward e immediatamente volarono al mio ventre. Presi un lungo respiro ma un calcio fortissimo mi fece piegare in due dal dolore, annebbiandomi la vista.
“Bella..Bella!” la voce di Edward mi sembro ovattata come se mi stesse parlando sott’acqua e non riuscissi a capirlo veramente. Probabilmente le sue mani erano la sola cosa che mi aveva impedito di cadere a terra.
Cercai di fare qualche respiro debole ma non ce la feci.
Non quando il dolore arrivò.
Un dolore al ventre, di fronte al quale i lividi o i calcetti non erano stati nulla. Un dolore così forte da bloccarmi il respiro nel petto.
Come se mi stessero squarciando il ventre con un pugnale.
Volevo chiamare Edward, implorarlo di fare qualcosa, implorarlo di aiutarmi, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono.
Solo il dolore era vero. Era l’unica cosa che il mio corpo ancora percepiva. E, anche se consideravo impossibile la cosa, aumentava ad ogni secondo. In quel momento fui certa di stare per morire. Mi sentivo bloccata, chiusa in un inferno in cui non potevo nemmeno urlare per dare sfogo a quello che stavo provando finchè…
Finchè non sentii la pressione sul mio petto aumentare e qualcosa in bocca. Lo stesso sapore che pochi minuti prima avevo bevuto.
Sangue.
Solo che, ora, era il mio sangue.
Avvertii appena qualcosa di duro sotto di me e poi la mia bocca venne liberata da quel liquido. Probabilmente Edward mi aveva voltato il capo.
E fu nell’infinitesimo istante in cui riuscii a prendere un minimo d’aria che iniziai ad urlare.
Non sapevo nemmeno se lo stavo facendo davvero o se non stesse uscendo alcun rumore dalla mia bocca.
“Bella..Bella..”
Era la voce di Edward, la riconoscevo anche se mescolata e coperta dalla mia. L’avrei riconosciuta tra mille, per sempre.
E poi la sentii…la sua bocca sulla mia.
Com’ero abituata a sentirla da sempre.
Fredda, liscia…ma anche così calda.
Tentai, in un estremo sforzo, di aprire gli occhi per poterlo osservare ancora una volta. E attraverso le lacrime lo vidi: vidi il suo volto, il suo profilo, le sue labbra…nell’esatto modo in cui avrei sempre voluto ricordarlo. Perché niente, niente al mondo era più bello di Edward.
“No..no, non respira. Io credo..credo che stia cercando di uscire..da sola..”
Le parole di Edward mi arrivavano spezzate, incomprensibili quasi. Non capivo con chi stesse parlando, non capivo niente, finchè non penetrarono nella mia coscienza.
E allora compresi quello che stava succedendo.
E le sue parole chiarirono tutto.
Il bambino…il bambino stava cercando di uscire. E se io non respiravo…allora nemmeno lui riusciva a respirare.
“Edward..”
“Bella Bella resisti”
“No Edward..no deve..deve uscire..adesso!”
“Bella non..”
“NO” Cercai di sovrastare  la sua voce con la mia. “Tiralo fuori! Non respira…tiralo fuori!!”
Urlavo e urlavo soltanto quelle parole. Non capivo nemmeno se Edward mi stesse ascoltando, se stesse rispondendo. Ma sapevo che mio figlio doveva uscire per respirare…per vivere.
Premetti ancora di più gli occhi, riuscendo solamente ad avvertire le nuove ondate di dolore che si focalizzavano sul mio ventre.
Una più forte dell’altra.
Sempre di più.
Sempre di più.
Finchè quasi il dolore non divenne un elemento esterno, talmente potente che non potevo, non potevo essere io a stare provarlo.
Non potevo, perché io ero fragile e debole e non ce l’avrei mai mai fatta.
E forse se avessi chiuso gli occhi tutto quanto sarebbe sparito e io avrei potuto dormire.
E poi lo sentii, in lontananza. Confuso, coperto da tanti altri rumori…ma c’era.
Un pianto.
Il pianto.
Qualcosa mi sfiorò il viso.
E poi lui chiamò ancora il mio nome.
E come potevo, come potevo deluderlo?
Aprii gli occhi quel tanto che bastava per vedere la sua immagine sfocata  e sentire le sue labbra tornare a posarsi sul mio viso, ovunque.
“Renesmee” sussurrò la sua voce.
Le mia bocca si arcuò in un sorriso..
Allora era come aveva sempre detto lui….ovvio. Lui sapeva, aveva sempre saputo meglio di me.
Ma ora anche io sapevo: potevo mollare. Potevo lasciarmi andare.
Dunque era così che finiva tutto quanto…
Avevo sempre pensato che avrei avuto più tempo: mesi, anni, l’eternità addirittura. E invece  finiva tutto oggi.
Ma non potevo essere triste: sentivo il suo pianto forte e questo mi confermava che stava bene. Avrei solo voluto avere la forza di aprire gli occhi e vederla almeno una volta. Ma forse…forse era così che doveva andare.
“Bella!”
Sentii la sua voce e avrei voluto rispondere.
Ero troppo, troppo stanca.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Ma invece della pace….fu solo nuovo dolore.



EDWARD 

Che cosa avevo appena fatto?
Lasciai cadere sul pavimento al mio fianco il bisturi sporco di sangue. Del sangue di mia moglie.
Ma avevo dovuto…avevo dovuto o la bambina…
La guardai, prendendomi quei pochi secondi che potevo strappare al tempo. Avevo avuto ragione io…era una bimba.
Ma aveva avuto ragione Bella…mi somigliava. Proprio come mi somigliava Elizabeth.
Urlava a pieni polmoni ma, per me, questo era il suono più dolce del mondo. Era lì,respirava e..viveva…
Avrei voluto avere più tempo, avrei voluto poterla tenere tra le braccia. Avrei voluto poterla cullare, poter essere sin da subito suo padre ma..
Ma non potevo. Non ora.
La avvolsi velocemente nella mia camicia e la adagiai sul tappeto morbido al mio fianco.
Ora c’era un’altra persona che dovevo aiutare, che dovevo salvare.
Tornai a focalizzarmi su Bella, cercando disperatamente di ignorare la vista del suo ventre squarciato.
Respirava male, sempre più piano.
Avvicinai il mio volto al suo e chiamai il suo nome finchè le sue palpebre non si alzarono leggermente.
Iniziai a baciarla piano, cercando di infonderle con la mia bocca la forza di non mollare.
“Renesmee” sussurrai. Volevo che sapesse che nostra figlia stava bene, che era riuscita a farla venire al mondo.
Le sue labbra si arcuarono: mi aveva sentito.
E, improvvisamente, capii che stava mollando.
Che mi stava lasciando.
Il suo sorriso si era cristallizzato sul suo volto ma il suo cuore…il suo cuore ogni secondo perdeva un battito.
Sapevo che cosa dovevo fare.
Le mie labbra si posarono sul suo collo, per compiere un gesto che un tempo mai avrei pensato sarei arrivato a fare.
E, prima di pensare a qualcosa, i miei denti lacerarono la sua pelle.
Non succhiavo, mi limitavo a tagliare e far entrare quanto più veleno possibile.
Il collo, i polsi, la piega dei gomiti..
Ma il suo cuore pompava piano e non sapevo se ce l’avrebbe fatta a fare arrivare il veleno prima di…
Avrei voluto poter piangere. Poter piangere davvero. Invece tutto quello che potei fare fu stringere la pelle del suo corpo sporca di sangue sotto le mie dita.
Avvertire il calore abbandonarla lentamente, secondo dopo secondo.
“NO NO..Non ci lasciare Bella, Bella….”
Iniziai a massaggiare il suo petto nel punto esatto dove, sotto la mia mano, il cuore si stava lentamente fermando.
Una parte del mio cervello registrava dei movimenti al mio fianco. Forse Carlisle, forse i miei fratelli…
“BELLA…Bella..Bella..”cantilenai.
Non mi importava del mondo attorno a me. Era lei il mio mondo e se…
Improvvisamente, però, ci fu un rumore che, benché minimo, distrusse tutti gli altri.
Un rumore debole dapprima, quasi flebile.
E poi…sempre più forte, sempre più veloce.
Il rumore del suo cuore. Un cuore in trasformazione
.

Pleaseeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee....I don't wanna die..ricordate, c'è ancora il prossimo!! LOL



   
 
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