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Autore: Ulissae    15/09/2010    3 recensioni
Fanfiction partecipante all'iniziativa "2010: a year together" indetta dal Collection of Starlight.
Se c'era qualcosa che Jake aveva sempre odiato era giocare a Monopoli.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Leah Clearweater, Seth Clearwater
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Ululati vari'
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Sproloqui: sarò breve e concisa ù_ù
-Magic Johnson era un famoso giocatore di pallacanestro.
-La fanfiction partecipa all'iniziativa 2010: a year togheter indetta dal Collection of starlight, con il prompt 138. Partita a Monopoli


Monopoly: sweet nightmare
138. Partita a Monopoli


Se c'era qualcosa che Jake aveva sempre odiato era giocare a Monopoli.
Sin da bambino la sua scarsa abilità imprenditoriale si era fatta notare grazie alle numerose ipoteche che sfilavano davanti alla sua parte di tavolo, mentre i pochi dollari che gli rimanevano finivano tra le grinfie dei suoi familiari, che, al contrario, erano dei perfetti maghi del commercio.
La mancanza di scrupoli di Rachel e l'effetto da brava ragazza di Rebecca facevano sì che i genitori le aiutassero, scordandosi completamente il loro piccolo pargolo, alle prese con le sue prime addizioni e sottrazioni, facile agli errori che le sorelle sfruttavano senza il minimo senso di colpa.
Era così stato più che contento quando il padre, permettendogli di ripulire la stanza delle gemelle dopo la loro partenza, gli aveva concesso il diritto e il piacere di portare in garage tutti quegli oggetti che loro due, da soli, non avrebbero più utilizzato.
Perciò, giù nel garage, il Monopoli marciva.
Tanti saluti. Au revoir. Hasta la vista.
Quel pomeriggio, però, si era chiesto anche lui perché Seth e Leah fossero a casa sua. Probabilmente il fatto che Sue avesse deciso di preparare la cena per tutti, compreso il suo neo marito Charlie, aveva fatto sì che si risvegliasse una piccola tradizione: che i Black e i Clearwaters si ritrovassero tutti insieme intorno ad una tavola.
Nell'attesa della cena, Seth era riuscito a toccare ogni singolo oggetto si trovasse nella camera di Jake, mentre Leah, con fare svogliato, aveva fatto per ben due volte il giro di tutti i canali della tv via cavo, soffermandosi un poco su una straordinaria offerta che vendeva coltelli affilatissimi a poco prezzo.
Irritato per quella situazione, Jacob decise di andare in garage.
Il fatto che Nessie fosse partita con i parenti per Denali -un'allegra visita di cortesia, tanto per sentirsi dire: oh, come cresci! Sei tutta tuo padre, però gli occhi... sbaglio o tua madre li aveva così?- peggiorava le cose, facendo sprofondare Jake in una totale e assoluta sindrome del: tutto il mondo ce l'ha con me.
Sedutosi pesantemente sul divanetto sfondato, prese a lanciare le viti scordate fuori all'interno della cassa degli attrezzi, beandosi quasi del fastidioso suono metallico che l'impatto produceva.
E una.
E due.
E tre.
Dio, era meglio di Magic Johnson.
Il portellone di legno si spostò con un suono gracchiante, e in penombra poté notare le figure dei due fratelli: quella allampanata di Jake e l'altra più piccola e graziosa di Leah, per quanto quel concentrato di acidità al sapor di yogurt scaduto potesse essere grazioso.
Voltò la testa e alzò un sopracciglio, vedendoli entrare con passo tranquillo, quasi come se aver interrotto il suo lugubre rimuginare fosse cosa da poco.
«Oh, l'antro del lupo nero» scherzò Leah, buttandosi accanto a lui con poca grazia -no, non era affatto graziosa.
«Stavo venendo di là» borbottò Jacob, gettando un'altra vite nel canestro.
«Ah, ah» ironizzò lei. «Certo, come no. Sei scappato, bello» disse con fare saccente, come compiacendosi anche solo dell'idea di poterlo infastidire.
«Fico questo posto, Jake, non mi hai mai fatto entrare» esordì Seth, che già era partito alla ventura degli antri più scuri, non illuminati dalla lampadina scrausa che pendeva dal soffitto.
E ora ho capito anche perché”, pensò tra sé Jacob, sospirando ed evitando di prestare troppa attenzione alla curiosità acuta che portava il ragazzino a indagare su ogni singola cosa.
«È solo un garage, Seth» provò a dissuaderlo, ma senza grandi risultati: l'altro aveva già iniziato a sfogliare con gli occhi tutti gli scaffali di metallo, soffermandosi su alcuni che facevano da supporto a degli scatoloni.
«Ma ci sono un sacco di cose» ribatté l'altro.
«Seth, dai smettila» lo riprese la sorella, che si era alzata con fare minaccioso.
Si sentì un rumore secco, un rovesciarsi di oggetti e le scuse balbettanti di Seth.
«Sempre il solito, dannazione!» imprecò Leah, voltandosi verso Jake, già pronta a una sfuriata delle sue.
Ma a quanto pare aveva deciso di darsi alla santità visto che era rimasto immobile a fissare tutto ciò che si era sparpagliato a terra.
«Hey, sono scivolati loro, non li ho fatti cadere io» si giustificò mugugnando il ragazzo, iniziando a raccogliere vari giochi d'infanzia e diari scolastici.
E poi c'era quella scatola.
Scolorita e tenuta insieme da un enorme elastico verde, stava sul pavimento.
Quando Leah la vide sorrise, ricordando quando da bambini ci giocavano tutti insieme.
«Seth, non ti preoccupare, faccio io» stava sospirando Jacob, alzandosi e andando, con fare rassegnato, ad aiutare l'altro.
«Jake, hai ancora il Monopoli?» chiese raggiungendolo Leah. Gli occhi le brillavano di ricordi e memorie, e un timido sorriso si era fatto strada sul suo viso.
Al contrario, quando Jake lo vide storse il naso, riportando alla mente le numerose sconfitte.
«Purtroppo sì, era un gioco così noioso. Mi sarà sfuggito, l'avrei dovuto buttare»
«Stai scherzando? Monopoli è... è qualcosa di favoloso, non lo puoi buttare!» protestò lei, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
«Ti ricordi quando giocavamo tutti insieme? Dai, era magnifico!» continuò, ridendo.
Sembrava così spensierata, notò tra sé e sé Jake. Come mai l'aveva vista da mesi a quella parte. Sembrava quasi una bambina, a pensarci bene.
«Io ricordo quando vi coalizzavate per farmi andare in banca rotta» borbottò lui, pur seguendola. Non riusciva proprio a capire cosa volesse fare.
«Dai, ci giochiamo?»
Si era voltata di scatto e lo fissava con i due enormi occhi neri, sorridendo innocente. I capelli scuri erano spettinati e le donavano un'aria sbarazzina ed allegra. Non era lei, non poteva essere la Leah che per settimane e settimane l'aveva asfissiato con il suo fare scocciato.
Seth si era avvicinato e ridacchiava: «Sì, almeno posso stracciarti in qualche campo, su!»
Jake non seppe perché decise di seguirli dentro casa, con quella scatola tra le mani, ma all'improvviso tutta la casa divenne più grande e i mobili irraggiungibili. E quella scatola assunse le dimensioni di quando la teneva fra le mani da bambino, mentre i discorsi degli adulti in cucina ritornarono incomprensibili.
Vide il sorriso di Leah innocente, quello di Seth sdentato, la divisione delle proprietà fatta a casaccio, la scelta per i colori, la guerra per i viola.
Stesi sul tappeto davanti al camino, si erano rimpiccioliti, intenti ad accumulare, vendere, acquistare. Scordandosi il mondo, erano diventati di nuovo bambini.
E nelle loro menti c'era Harry e c'era Sarah, e c'era la tranquillità dell'infanzia, l'ignoranza del mondo così dolce e desiderata.
Quando Billy, Charlie e Sue arrivarono nel salotto, per venirli a chiamare, rimasero sorpresi vedendo tre bambini giganti, intenti a compare un mondo quadrato con piccoli soldi finti.


Angolo autrice:
nothing to say, only: mi mancavano i lupi <3
Per qualunque domanda, attinente alla storia, a me o agli uccellini che cantano fuori dalla mia finestra, potete usare questo sito e porgermela anonimamente. 
Se avete un livejournal, questo è il mio: 
[info]ulissae
Idem per anobii (ha trovato il giochino, la bimba): Ulissae anobii
 

   
 
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