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Autore: crissi    15/09/2010    10 recensioni
Il ritorno di Fersen dall’America e la sua permanenza a palazzo Jarjaies, visto principalmente con gli occhi di Andrè. Gelosia su tutti i fronti ed un finale diverso (con Andrè!) dopo il discorso tra Fersen e Oscar riguardo la “lenta agonia”. Penso li troverete OOC e troppo allegri. Con missing moments, what if, poca poca introspezione … Un po’ una minestrina molto leggera … ma almeno non è triste!
Adatto, secondo me, anche al nutrito gruppo del NO- Fersen-Fanclub perché Fersen(che però non maltratto!) è presente, ma parla solo nel primo capitolo. Ispirata dalla canzone “Viens me chercher” (dalla quale ho anche “rubacchiato” il titolo) : ovvero “Vieni a cercarmi… Non restartene lì … Tutto può cambiare.”
PS ci riprovo con le fan art, anche se chiamare “art” i miei pastrocchi, fa ridere. CON "FAN ART"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: * Victor Clemente Girodelle, Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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TUTTO PUO' CAMBIARE 2
Grazie a tutte! Specie a chi lo ha già messo tra i preferiti ed i seguiti!!!
Vedo però dai commenti che il restyling dello svedese non riesce come vorrei... E siete tutte concordi!
Ma davvero io non lo vedo così negativo il commento "nascere donna": sarà che tutti i giorni sento dire frasi tipo "hai fatto tanto per essere una donna" o "sei un uomo mancato",  che so non essere insulti nelle loro intenzioni, ma solo un problema "genetico" che li porta a distorcere i complimenti... Dipende da come e da chi vengono detti.
Comunque, sì, faccio riferimento all'anime, perchè il manga ho letto solo quello tagliuzzato e poi mi sembra che i caratteri siano più smussati; per esempio, Oscar non sceglie ma viene obbligata ad indossare la divisa; Andrè sceglie di tagliarsi i capelli e di arruolarsi, invece di essere obbligato da Oscar e dal generale... Insomma, sono sfumature che mi piacciono di più.
x Baby80: Troppo buona, maestro! :  )
x Patrizialasorella: In effetti, qua e là, ho dimenticato il corsivo (ed ho anche sbagliato le note!) : dimmi se questo capitolo lo trovi più scorrevole, anche se però è quasi tutto pensiero in terza persona...! Per Fersen: ahimè... la sig.ra Ikeda lo modellò sulle biografie, quindi temo per te che lui fosse proprio così. E' solo che nei confronti di Oscar non l'ho mai trovato insensibile, ma solo disinteressato a lei (che poi, è come dovrebbe essere l'uomo di un'altra... o no?)
x Audreyny: w la minestrina, allora! Basito: mi hai fatto venire il dubbio, perchè a me puzzava di muffa, 'sta parola. Sono andata a cercare l'etimologia e dice: dal celto (gaelico-irlandese)=morire. Questo non vuol dire che però la usassero ai tempi, boh!... Per me, non è che Oscar amasse davvero Fersen , alla fine lo ha anche dimenticato in fretta, era solo il più "possibile" tra gli aristocratici che conosceva  ... 
x Kira91: eddai, il sorrisetto è ironico! Oscar diventa rossa come le sue mele ogni volta che lo svedese fa un apprezzamento! In fin dei conti, Fersen sa che è una donna, anche se indossa l'uniforme e a corte dicono di lei o che è un uomo o che è "diversa". E Oscar in quel momento, vuole essere donna per Fersen, quindi dovrebbe esserne contenta che lui lo abbia specificato (al di là del modo...)
x Lady in blue: sì, le modifiche e i toni leggeri mi servono per arrivare al... cambiamento. Spero che continuerà ad interessarti! 
x Kikkisan: ho sempre visto Nanny più severa con Andrè e penso ... per i motivi che metterò nel 3 capitolo... Troppo buona anche tu col pastrocchio...
x Tetide: anch'io ho sempre visto Fersen semplicemente innamorato di un'altra e sbagliato per Oscar. Per il "nascere donna", all'epoca erano di fatto e legalmente inconciliabili. Infatti, Oscar ha nome e veste da uomo, per avere i diritti di successione. Anche per i reali, la linea di successione era solo maschile. E poi, come ho scritto all'inizio ... non è solo un problema di epoca... sob!  : (
x Pry: ma come? niente sassate? Allora devo preoccuparmi per come ho dipinto Andrè? E' che penso a quando la sig.ra Ikeda disse che la "prima volta" di Andrè, fu a 18 anni con una prostituta. Visto poi il suo frequentar bettole quando potrebbe sbronzarsi tranquillamente a casa... Insomma, secondo me, qualcosa di cui parlare con Fersen, lo trova il "cucciolotto"...
x Ninfea Blu: "Uomini" più che un'esclamazione femminile, voleva essere qualcosa assorbito da Nanny! : ) Sappiamo che mettendo due galletti insieme, quelli cominciano a "prendersi le misure" e a quel punto, come potrebbe Oscar voler somigliare in tutto ad un uomo!?
x Taniadondoli: Grazie! Non ho letto molto su di lui quindi più che storicamente, provo ad inquadrare Fersen emotivamente; e mi son fatta l'idea di un uomo che non era santo, non perfetto, non ideale, ma ... leale, determinato, coraggioso, romantico ma non sdolcinato, la persona che avrei voluto accanto se fossi stata sposata ad un uomo buono, ma indeciso, poco virile, poco ... tutto! Per non dire che fino all'ultimo cercò davvero di salvarla e quasi impazzì per non esserci riuscito.
x Pamina: Grazie! ci provo a farli ridere, ma ... caspita! seguendo comunque la traccia dell'anime, è un pantano di disgrazie quello che gli capita!
x Beatrix: Non ti scusare! O devo cominciare anch'io che ho arretrati da paura e non la finiamo più : ))  Figure di cacca? beh, sì, ma ho una teoria al riguardo che spero riuscirò ad esprimere in questa "minestrina". Dico "spero" perchè ogni tanto mi perdo e finisco dalla parte opposta... Comunque, ho voluto provarci per rispetto al vero Fersen, perchè credo che un uomo che ha potuto scrivere frasi come quelle della premessa, tanto da scartare non doveva essere...
... Per esempio, ho letto che l'ultimo messaggio tra Fersen e Antoniette citava la frase "il destino può davvero separarci, ma mai dividerci" tratto da "La nuova Eloisa", storia che li aveva colpiti e che, se non sbaglio, è il racconto che fa tanto piangere Andrè nel manga ... Andrè e Fersen in lacrime sullo stesso romanzo ... Da rifletterci, no?

Vabbè ... vediamo se adesso cambierà in meglio o in peggio la vostra opinione! Anche perchè non mi stanno riuscendo leggeri come avrei voluto...
Ah... nel riassunto iniziale c'è una inesattezza ... Fersen parla ancora, non solo nel primo capitolo ... ; P
Grazie a tutte, davvero!






2 - GLI OCCHI SU DI LEI.

 

 

 

Così, Fersen se ne era andato da palazzo.

Tutto poteva tornare alla normalità.

Le cameriere avevano smesso di ronzare e cinguettare.

Nanny aveva ripreso a strillarli tutti.

Ma l’aria era strana, come dopo un abbandono.

Ed Oscar era la più strana di tutti.

Svogliata, stanca, molle.

Le giornate cominciavano tutte allo stesso modo.

Continuavano come sempre, ma sopra tutto aleggiava una stanchezza deprimente.

Andrè comunque, si era praticamente convinto che il peggio fosse passato, mentre osservava l’amica gridare ordini alle nuove reclute della Guardia Reale; a quei poveri sventurati figli cadetti, che oltre a vedersi negare le fortune famigliari, si trovavano a dover sottostare all'ufficiale meno malleabile di Francia.

Girodelle, accanto a lui, ma avanti di un passo, evitava come sempre di guardarlo.

E la cosa era reciproca.

- Andrè! - lo interpellò all’improvviso.

- Dite, signore…

- Voi sapete perché il comandante è così nervosa, oggi? (1) 

- Voi dite, Signore? – finse ignoranza.

Girodelle sorrise stizzito dall’arroganza dell’attendente.

...Già … Il bell’attendente di Madamigella Oscar, riguardo al quale tante dame, anche altolocate, mormoravano e sospiravano.

Girodelle si era sempre chiesto cosa ci fosse dietro alle languide occhiate che seguivano i due, per i corridoi di Versailles.

Occhiate e sospiri, per entrambi, alle quali nessuno dei due pareva prestare attenzione.

Si era anche sempre chiesto, e non solo lui, cosa ci fosse realmente tra loro.

"... Padrona e servo.

Ufficiale e scudiero.

… donna ed uomo …"

Non li aveva mai sorpresi in situazioni realmente compromettenti.

Certo, atteggiamenti troppo confidenziali, troppo .. affettuosi, complici, anche inappropriati a volte …, ma mai pericolosi ad un livello irrimediabile.

Da uomo, sapeva riconoscere gli sguardi sofferenti di Andrè che, da una vita, si posavano su di lei. I suoi occhi che la seguivano costantemente, che parevano ora proteggerla come fa una coperta contro il vento, ora carezzarla col più sincero dei sentimenti.

"... L'onnipresente Andrè ... "

Sempre lì, come un'ombra accanto a lei!

Un 'ombra che cercava di passare inosservata, come qualunque domestico, tenendo lo sguardo chino e la voce bassa ed umile; ma, quando un pericolo solo la sfiorava, quello sguardo si alzava imperioso!... su chiunque ...!

"... lo sguardo di un nobile tra i nobili !...

Sì, era così ... niente più umiltà per Andrè in quelle occasioni.

Quello sguardo diceva solo una cosa: "lei è mia!"

Forse Andrè non ne era pienamente consapevole... 

E Oscar? Se ne era mai accorta? Se sì, si rendeva conto, del significato di quegli sguardi?

Ad ogni modo, da qualche giorno, aveva buoni motivi per credere che lei non lo ricambiasse, almeno non con pari intensità. 

"Oh, ... certo non per quelle voci che la descrivono ..." 

... Gli veniva da ridere ogni volta che pensava a quegli insulsi pettegolezzi, mai così falsi, mai così ... ridicoli.

"No, non per quello..."

In realtà, da qualche giorno, si era accorto che Oscar moriva per Fersen, lo svedese.

... E la cosa gli dava parecchio fastidio.

"Andrè, quasi …" E deglutì a quel pensiero fastidioso! 

quasi l’avrebbe capita!

Lei, condannata dal padre all'uniforme... 

"...Condannata ad una vita solitaria come la tua, Victor... Vita che però tu hai scelto!" 

Erano cresciuti insieme, lei ed Andrè, praticamente isolati in quel mondo strano di Palazzo Jarjaies; erano legati da affetto sin da bambini, incoscienti dei vincoli imposti dal rango …

...Erano sempre insieme, da una vita, ogni giorno

"… Ecco! ... La carne è carne! …"

Avrebbe potuto capire qualche saltuaria distrazione! Lui che di distrazioni aveva una certa pratica...

"...Qualche cedimento indotto dalle notti di luna; da qualche bicchiere di troppo nelle fredde serate invernali; da qualche rinfrescante tuffo nel laghetto della tenuta Jarjaies, nelle afose serate estive …"

Sospirò all’immagine di una Venere che esce dalle acque:"… Oscar  Oscar  Oscar..."

"… Già! "

Ma di quello straniero borioso, non se ne capacitava!

Cosa ci trovassero le dame di Versailles, non lo capiva!

Cosa ci trovasse Oscar era … inimmaginabile!

Lo svedese se ne andava in giro tutto impettito, altero, mentre le donne sbavavano letteralmente al suo passaggio!

"Miseriaccia! " 

... Facile era, per uno così alto, guardare tutti come insetti ai suoi piedi!

Facile, per il figlio dell'uomo più ricco di Svezia, essere sempre alla moda!

Facile, per l'eroe d'America, che aveva combattuto al fianco di Lafayette, avere tutti intorno!

"... Facile ...? "

Per Girodelle, no, non sarebbe stato facile il ruolo di Fersen, obbligato a mantenere la sua reputazione di "bello ed impossibile" ... 

Lui si era sempre sentito a suo agio solo con la sua uniforme addosso ...

"...a dire il vero, ... anche nudo nel letto di una bella donna ... ", pensò malizioso lanciando uno sguardo al biondo comandante, che stava diventando sempre più furibonda con i "pivelli".

"Oh, Oscar  ... Oscar, lui non fa per te !..."

- Avrebbe dovuto lasciare a me l’addestramento delle reclute!

Esclamò all'improvviso, interrompendo quei pensieri troppo …

"Troppo. Punto!"

Fu il turno di Andrè di sorridere, sbuffando.

La gelosia di Girodelle nei suoi confronti gli era sempre stata palese!

E, sebbene non fosse salutare procurarsi l’antipatia di un aristocratico, la cosa lo inorgogliva.

- Oscar non è capace di stare senza far nulla. – spiegò – Già, ma voi non la conoscete bene come la conosco io … - aggiunse volutamente sibillino. ( 2)

Girodelle si voltò di scatto a guardarlo, come se gli fosse improvvisamente caduta in testa una tegola che, per anni, era rimasta sospesa sul suo capo.

Ma capì che era stata solo una provocazione e sorrise, sprezzante.

... Quel Grandier! ... Era veramente irritante quando voleva!

Si divertiva ad instillargli dubbi!"

Qualche volta, in passato, gli era venuta la voglia di dargli una lezione …

Se non fosse che, poi, Oscar lo avrebbe fatto a brandelli!

Ricordava ancora quel fatto dell’incidente alla Delfina, quando il Re aveva condannato Andrè a morte.

Lui era stato solo portavoce della notizia e lei …

Portò la mano al colletto dell’uniforme, come a ricordare la sensazione.

Lei lo aveva preso per il bavero, tirandolo a pochi centimetri dal suo viso, in un gesto d’ira improvviso, assolutamente non disposta ad accettare la decisione del re. (3) 

Lo aveva … spaventato!

"Già, …quella irruenza, quella passione, quello sguardo di fuoco!

… per lui! Per un servo!"

Tornò con gli occhi su di lei, che era ormai arrivata ad insultare apertamente le nuove leve, con epiteti che sarebbero stati forti anche per dei rozzi delinquenti di strada .

E sorrise di nuovo, beffardo.

... Quello svedese era veramente di troppo!

 

 

    - Oggi, Sua Maestà la Regina, lascerà il palazzo Trianon per tornare a Versailles – stava illustrando ai suoi soldati a cavallo – Se notate qualcosa di strano, avvisatemi prima di prendere iniziative! –

Le parve di sentirsi sfiorare da una carezza ed ebbe un brivido, seguito immediatamente da un’ondata di calore che la invase tutta.

Alzò lo sguardo ad uno dei balconi del primo piano.

Gli occhi azzurri erano fissi su di lei e stava alzando la mano in cenno di saluto.

"Accidenti!"... perchè quando lui la guardava, si sentiva sempre così inadeguata?

... Così piccola ed insignificante di fronte a lui che nella vita aveva fatto scelte poco convenienti e comode, come quella di combattere in America, invece di oziare a Stoccolma, tra balli e gite nella neve...

Non che la sua scelta di vivere da uomo fosse stata meno ardua, ma quel giorno, tanti anni prima, era stata una scelta quasi forzata, confrontata alle alternative della vita femminile: la moglie, la monaca, ... la zitella che si confonde con la tappezzeria....

Oscar si impose compostezza e lo ignorò, accantonando quell'immagine fantasiosa, fuori luogo e ... assurda, di loro due abbracciati stretti sotto una calda pelliccia, in una slitta trainata da  cavalli sauri,  nel freddo e nella neve dell'inverno senza giorno di Stoccolma.

"... Oh... Caspita !..."

Ma il suo corpo non voleva fare altrettanto.

Si passò un dito nel colletto dell’uniforme. 

"….troppo stretto!…Oh, signore! Che mi succede!"

Da quando Fersen era tornato a Versailles, Oscar aveva “deciso” che tutto sarebbe rientrato nella normalità.

Peccato che decidere in questo caso non fosse stato sufficiente.

Era distratta, stanca, nervosa.

La notte non riusciva a dormire, si girava e rigirava nel letto. 



Sapeva cosa avrebbe dovuto fare per calmare quella tensione fisica, ma si rifiutava di accettarlo.

"…Basta!  ... Sei ridicola!"

Non era possibile cedere così alle voglie del suo corpo.

"… Disciplina!

Autocontrollo!

Un bel respiro …Ecco…" 

Non indugiò oltre ed urlò di mettersi in marcia.

"... Meglio pensare al lavoro."

    Fersen rientrò nel salotto. 

Dalla stanza accanto proveniva il vociare di segretari e cortigiani intenti a prepararsi per l'imminente arrivo di Sua Maestà la Regina. 

Sospirò. 

Ormai aveva scelto di starle accanto e a quel fastidioso caos nelle orecchie di burocrati e sanguisughe avrebbe dovuto farci l'abitudine. Un bel sacrificio per un uomo che preferiva l'azione e che, con certa gente, era da sempre abituato a misurare le parole ed a mantenersi cordiale, sì, ma freddo.

Ma lo faceva per lei, per "Josephine", come era solito chiamarla nella loro corrispondenza, nel caso fosse stata intercettata da altri.

La sua Josephine, la cui sicurezza era affidata ad Oscar e non poteva essere in mani migliori.

Si sedette su una poltrona, rassegnato ad aspettare. 

Il suo sguardo si perse nei disegni floreali del gigantesco tappeto ai suoi piedi, così come la sua mente si perdeva in un labirinto di pensieri.

"Oscar... " pensò con un sorriso, mentre nell'altra stanza qualcuno stava alzando la voce per non si capiva bene cosa, ma si trattava di una sciocchezza procedurale,  "Oscar ... già mi manca la pace di casa tua!"  

Si domandò se Oscar fosse nata uomo cosa avrebbe potuto fare, che livelli avrebbe potuto raggiungere, quali imprese compiere con le sue capacità, con un decimo dei sacrifici che le venivano richiesti ora.

"... Perchè era chiaro che, fosse stato per Bouillè..."

Rise stizzito al pensiero di quell'uomo, rigido e stupido, che avrebbe dovuto valutare le capacità di Oscar, enormemente superiori alle proprie, ma al quale, più di una volta aveva sentito dire "...solo perchè sono amico di suo padre".

Per Oscar, tutto richiedeva una doppia fatica. Doveva dimostrare in tutto, in ogni momento di essere all'altezza! ... Agli uomini non veniva richiesto tanto. 

Oscar viveva una mezza vita... Non poteva dimostrare debolezze di alcun genere e, in pubblico, non poteva vivere da donna un solo minuto della sua esistenza. 

Doveva travestirsi per avere rispetto! Le era stato imposto un nome da uomo e doveva farsi chiamare "signore" per essere considerata! 

E alla fine molti a Versailles erano davvero convinti che lei fosse un maschio, perchè trovavano inconcepibile che un essere fragile quale una donna era, potesse fare qualcosa di diverso da quel per cui era nata, la moglie e la madre; trovavano assurdo che potesse uguagliare o, lui lo sapeva chiaramente, superare un uomo.

"Con voi c'è sempre da imparare", le aveva detto una volta. Ma, purtroppo, il mondo era pieno di uomini come Bouillè, che frasi del genere, non solo non le avrebbero mai pronunciate, ma neppure pensate.

La rivide mentalmente, nei suoi abiti informali, quotidiani, leggeri, come forse solo Andrè aveva potuto ... goderne. 

...Sì, così ... Goderne! Godere della sua vista, perchè Oscar era bellissima e piacevolmente diversa in quel corpo mai modellato dai busti, mai ricoperto di belletto ... 

Ma fuori del suo palazzo, lei faceva di tutto perchè gli uomini non la guardassero. Nascondeva il suo corpo in quella uniforme allacciatissima e la sua anima dietro a quello scudo di gelida imperturbabilità. 

...Su questo avevano un atteggiamento simile, Oscar e lui... Indossavano maschere di ghiaccio per raffreddare il clima attorno a loro.

E fu allora che si domandò come sarebbe stato amarla...

"Ohh !solo una curiosità!... " 

Perchè lui amava Maria Antonietta e nessuna avrebbe potuto prenderne il posto!

Oscar era ... il suo migliore amico! Sì, come nessun uomo avrebbe potuto essere! 

Gli uomini di solito lo guardavano con invidia e disprezzo per il suo successo con le signore... 

Nello sguardo di Oscar, invece, c'era solo affetto per lui.

In base alla sua esperienza, avrebbe potuto giurare che per Oscar il campo sentimentale fosse ancora ... un territorio inesplorato. 

"Così sicura e decisa su tante cose ... Così imbarazzata e timida su tante altre..."

...Voci e pettegolezzi insinuavano che lei fosse ...  "disinteressata". 

... Chissà, forse era davvero così...

La rumorosa lite sulle "procedure" si stava spostando nella stanza in cui si trovava e, a malincuore, dovette abbandonare i suoi pensieri per indossare nuovamente la sua maschera di ghiaccio.


    Doveva essere un trasferimento relativamente tranquillo quello dal Piccolo Trianon alla Reggia.

In fin dei conti entrambi i palazzi di partenza e di destinazione si trovavano all’interno del parco reale. Ma, dopo le informazioni giunte all’orecchio del sempre informato Girodelle, riguardo un possibile attentato, Oscar non voleva lasciare nulla al caso.

Tutto il tragitto che il corteo reale avrebbe percorso, era piantonato dai suoi uomini.

Il battaglione dell’esercito prestatole dal generale Bouillè, aveva perlustrato il parco fin dai giorni precedenti, cespuglio per cespuglio.

Inoltre, giorno ed ora dello spostamento, erano stati tenuti segreti. O, almeno, si era cercato di farlo sapere il meno possibile, anche se il meno possibile, non includeva purtroppo la contessa di Polignac e tutta la cricca di cortigiani che a lei facevano capo.

 

Tutto si svolgeva secondo i piani.

Poi accadde quel che temevano

- Sparate! Non fateli avvicinare! Uno sta fuggendo! Girodelle, a voi il corteo!

Oscar si lanciò all’inseguimento dell’uomo diretto fuori dei confini della reggia.

Correva senza riguardo né per sé, né per César, attraverso campi incolti, sentieri pericolosi, brughiera infida.

Si accorse di guadagnare terreno.

Lo vide rallentare, scivolare malamente da cavallo davanti ad un palazzo in rovina ed entravi.

Si avvicinò all’edificio lateralmente, per evitare di essere un facile bersaglio.

Lasciò César ed impugnò la pistola. Arrivata al punto in cui aveva visto scomparire l’attentatore, ebbe conferma di quel che aveva pensato: macchie di sangue!

Non doveva calare l’attenzione! Le era stato insegnato che, un nemico alle strette, era più pericoloso; e se ferito, non aveva neppure nulla da perdere.

Si appoggiò spalle al muro e prese fiato.

"Tre, due … " 

Aprì piano l’uscio.

Il colpo le passò molto vicino e chiuse gli occhi per riparasi dalle schegge di legno.  Lui non aveva sicuramente il tempo di ricaricare, quindi era il momento giusto, sperando non avesse un'altra pistola.

Spalancò la porta ed entrò.

L’uomo stava in un angolo. Reggeva appena l’arma ormai inutile.

Vide che si stringeva il costato, ma era senza speranza: il sangue aveva trovato la sua strada, come un torrente in discesa dalla montagna.

Per un attimo i loro sguardi si incrociarono.

- E’ bello morire per la Francia! – mormorò l’uomo, con un rantolo a concludere tutto.

Oscar sussultò, preda dell’adrenalina, a quella frase dell’attentatore che la confuse, perché da sempre, per lei, per la sua famiglia, la Francia era la Corona stessa, la Francia era la Famiglia Reale; quindi attentare ad un Reale, significava attentare alla Francia.

Ma, soprattutto, Oscar si sentiva stordita da un’immagine nella mente diversa da quella che aveva davanti; un’immagine che nulla aveva a che fare col suo lavoro e con l’orribile momento. Un’immagine di tutt’altro tenore.

"… Già, decisamente differenteStupida!"

Uscì in cerca d’aria.

I suoi uomini ed Andrè la trovarono lì seduta sui gradini ad aspettarli, le braccia incrociate sulle ginocchia, la fronte poggiata a quelle.

Indicò con un gesto secco, alle sue spalle, muta, senza neanche guardarli.

Ai soldati, quell’ordine, fu sufficiente.

Andrè si chinò davanti a lei.

- Tutto bene? – chiese piano, stringendole una spalla e guardandola negli occhi.

Lei annuì, ma distolse lo sguardo: non voleva che le leggesse dentro.

Girodelle arrivò al galoppo dopo aver condotto il corteo reale fino a palazzo.

Frenò deciso il cavallo, pochi passi da loro.

Andrè levò immediatamente la mano da lei.

- Comandante? … - mormorò temendola ferita.

- Tutto finito, Girodelle. – rispose senza guardarlo – Sua Maestà?

- Sana e salva alla Reggia. Gli attentatori sono tutti morti, ma cercherò di scoprire chi erano e chi li appoggiava. – disse .

Oscar annuì ancora.

Sapeva che il suo vice, da quel segugio di razza che era, avrebbe dissotterrato parecchi di quegli scheletri che vengono celati negli armadi.

Era molto abile nel suo lavoro. Veramente un ottimo ufficiale. Un ineguagliabile sostituto…

"… Stai pensando di farti sostituire? perché? non sei malata …"

Alcuni dei suoi uomini stavano portando fuori il cadavere avvolto in un lenzuolo.

- Piano! Attenti! …– gridò Girodelle, trattenendo un’imprecazione, quando rischiarono di rovesciare il corpo sui gradini.

Lo strascico del telo bianco scivolò sull’erba, davanti a lei, catturando la sua attenzione, invadendo i suoi pensieri.

"… Che caldo!" Pensò Oscar.

Le parole, gli ordini urlati, che seguirono, diventarono solo un rumore di sottofondo.

Aveva la testa pesante, confusa. Il respiro veloce.

… Lenzuolo bianco. Morbido. Fresco. Profumato.

Due corpi caldi, sudati, ansimanti, intrecciati.

... Romantici occhi grigi su di lei nel buio…

"… Pazza! Come puoi pensare all’amore ora!…"

Scosse il capo con forza per scacciare l’immagine, afferrandosi poi entrambe le tempie con le mani.

"… Maledizione!"

Il suo corpo continuava ad avere reazioni inopportune e fuori controllo!

... Lei odiava non avere il controllo!

Mentre risaliva a cavallo,  avvertì lo sguardo indagatore di Andrè su di lei.

Si sentiva andare a fuoco. Forse aveva le guance in fiamme!

Si vergognò al pensiero che la sua agitazione potesse risultare visibile.

- Andrè, ora non c’è più pericolo … Dì a Girodelle di prendere il comando. Preferisco tornare a casa.

Tirò le briglia a César e … fuggì.

- Cosa? Ma che hai? che ti succede, Oscar!

".. Maledizione!" era già lontana!

La faceva semplice lei… “dì a Girodelle…”

Quell’uomo lo odiava!

E, puntuale come le disgrazie, eccolo!

- Ma, dove corre il Comandante! – esclamò già spazientito.

- Vuole che voi prendiate il comando. – disse Andrè – Credo … non si senta bene. … – aggiunse, consapevole che riportargli il “volere” di Oscar, non sarebbe bastato all’ufficiale.

Si sarebbe aspettato un ghigno di scherno, un commento al veleno, un’ imprecazione a mezza bocca …

Invece lo vide sorpreso ed oltremodo deluso, guardare nella direzione in cui Oscar era appena scomparsa.

Tramite l’espressione di Girodelle, si rese conto di quale fosse il “malore” dell’amica.

Quel tipo di malattia difficile a guarire...

Quel tipo di malattia che stava portando lui stesso alla pazzia.

Per mezzo di quegli occhi nocciola su di lei, aveva visto quel che si rifiutava di vedere.

Niente era tornato alla normalità!

Lo svedese continuava ad essere di troppo e la cosa si  faceva davvero seria.

 

       In poco tempo, l’aveva raggiunta a casa, ma lei era già rinchiusa nella sua stanza a suonare.

Optò per lasciarla sbollire.

Ormai sapeva che, quando c’erano giornate come quella, doveva lasciarla sola.

Anche se era la prima volta che il motivo era … un uomo.

Quando Oscar era così, lui rischiava sempre di dire la cosa sbagliata o non dire quel che lei avrebbe voluto sentire da lui!

In ogni caso per Andrè, finiva sempre a mestolate in testa, perchè Nanny, se vedeva Oscar di luna storta, dava comunque la colpa a lui.

Decise di dedicarsi ai suoi compiti quotidiani, prima di cena.

Trovò César ancora sellato, neanche legato.

...Doveva essere proprio furiosa per averlo mollato lì senza neanche una carota o uno zuccherino, povero César!

Era una serata ancora calda e pensò di approfittarne per fare un bel bagno al cavallo.

- Ti va un bel bagnetto, biancone! – mormorò al quadrupede.

L’equino, avendo capito di esser stato interpellato, lo fissò con i grandi occhi scuri.

Andrè sorrise di sé stesso.

Chissà quand’è che aveva cominciato a parlare ai cavalli?… 

"Da sempre, forse."

Sicuramente, era partito tutto da una lite con Oscar.

Sicuramente, era stato una conseguenza del broncio che ogni tanto lei gli metteva, anche quando era lei ad essere in torto.

Già, tutto cominciava sempre con lei.

... E finiva con lei! Fin da piccoli, l'ultima parola doveva essere sempre sua.

Si sedette su una panca, sospirando stancamente, quindi iniziò a sfilarsi gli stivali, poi le calze.

Si levò la giacca,  la posò su di un trave.  

Slacciò i bottoni del gilet; sciolse la cravatta che scivolò via, liberandogli il collo, mentre la camicia, non più costretta, si apriva morbidamente sul petto muscoloso. 

Si massaggiò un poco il collo indolenzito dalla giornata lunga e dai troppi pensieri.

Quindi passò a slegare  i lacci dei polsini ed arrotolò le maniche fino ai gomiti. 

Posò le mani sui fianchi, pronto alla “battaglia”.

- Bene, César, a noi due … - disse sorridendo all’animale,  – E … vediamo che non finisca come l’ultima volta, umh…. Il bagno io, preferisco farlo con acqua calda, non con quella della fontana, chiaro?

L’amico peloso fingeva indifferenza … 

Proprio come la padrona”, pensò Andrè.

Prese le redini e lo portò fuori.

Camminò scalzo fino alla vasca, con il cavallo che lo seguiva docilmente.

Le pietre del vialetto cominciavano ad essere freschette, la sera. 

Vide di buon occhio entrare nell’acqua ancora tiepida, che lo scaldò fino al polpaccio.

Era piacevole.

César, evidentemente esausto, lo seguì senza fare storie.

Andrè immerse lo strofinaccio e, delicatamente, cominciò a lavargli il pelo ancora sudato.

Si era già fatto buio.

Di tanto in tanto, qualche uccello che si ritirava per la notte, strideva sugli alberi vicini.

Sarebbe stato tutto rilassante, se non per quel piano che suonava senza sosta.

 

        Guardò su, alla finestra illuminata della sua stanza.


Nella sua mente, non c’erano dubbi su di un fatto: da piccoli, Andrè sapeva di essere stato tutto per lei!

Il suo migliore amico, il suo compagno di giochi, di bricconerie.

Oscar aveva diviso con lui i suoi tesori, le torte, le vacanze, lo studio;

ogni ora, lieta o triste; le giornate di sole e quelle di pioggia.

Non aveva mai diviso bene le punizioni: no, il peggio lo aveva sempre subito lui.

Qualche volta gli aveva tirato tiri mancini, si era presa gioco di lui, così finivano col litigare.

Ma l’ira durava l’attimo di un tuono e, come il cielo dopo il temporale, tutto tornava sereno tra loro.

Pensò che era stato un pazzo a pensare che la loro amicizia, il loro affetto, sarebbero durati tutta la vita...

Si era illuso di essere … amato.

Per vent’anni aveva atteso, sperato insensatamente in qualcosa di più.

E cosa aveva concluso?

Era lì al buio, a strigliare quel bianco destriero, mentre lei suonava il piano, nervosa e violenta.

E, mentre maltrattava quei poveri tasti, piangeva per lui.

No, non c’era Andrè in quel cuore aristocratico!

In fin dei conti, cos’era lui?

"Un servo, un attendente, … un burattino.  …. 20 anni fa ero molto di più, per te …"

E lei pensava ad un uomo che non si rendeva neppure conto di quanto valesse davvero.

Un uomo che non la meritava!

"… Forse, ... forse nessuno, ti merita ...."

Ma Andrè, ... lui avrebbe fatto qualunque cosa per lei…

Soltanto voleva che non pensasse più a Fersen!

Era geloso! ... tremendamente geloso.

Ed era furioso perché era convinto che Oscar, in cuor suo, sapesse quel che lui provava, ma taceva.

I suoi non erano altro che strani sogni! sogni di un povero pazzo! ...

Invece di cercare una brava ragazza per metter su famiglia, si perdeva in illusioni d’amore degne di un folle!

Aveva due soluzioni possibili, se Oscar avesse deciso di sposarsi. 

Perchè oramai, era chiaro che i pensieri della donna  spaziavano oltre il suo lavoro, il suo dovere,  le sue occupazioni quotidiane. 

Perchè ormai era chiaro che quello sguardo, perso e malinconico, apparteneva ad  una donna ...  "... innamorata! Oscar è innamorata..."

Ma quella donna innamorata, non era la Oscar che lui conosceva!

Avrebbe potuto lasciarla! 

"Sì, andarsene via, possibilmente molto lontano."

Oppure, la soluzione peggiore: continuare a starle accanto e guardarla amare qualcun’ altro.

A quel pensiero, la mano si strinse feroce attorno allo strofinaccio.

 

        Il carretto trainato da un mulo si fermò nel cortile laterale e la bella ragazza bruna scese con un saltello da cassetta, badando a non inciampare nella pesante gonna di cotone.

Andrè, rintanato nel pollaio a prelevare uova fresche, la osservò con la coda dell’occhio, mentre la gallina lo becchettava fastidiosamente alle dita.

Il carretto gli era famigliare, era quello del mugnaio che portava la farina fresca ogni settimana, ma la fanciulla, lei era una novità.

La ragazza andò sul retro del mezzo e si allungò per afferrare uno dei pesanti sacchi di farina.

Non era molto alta e doveva allungarsi il più possibile sulle punte delle scarpette per arrivare a sfiorare i sacchi. Si sporgeva e nel farlo allungava la lingua in fuori, come se ciò avesse potuto darle più forza o allungarla di venti centimetri.

Quando si rese conto che la missione era impossibile, si rassegnò ad arrampicarsi. Si tirò su faticosamente con le braccia, fino a quanto potè; con fatica puntò il piede sul bordo del carro, ma inciampò nella gonna traditrice e perse l’equilibrio.

- Presa! - esclamò Andrè, acchiappandola saldamente in braccio mentre cadeva.

La ragazza portò una mano alla cuffietta che stava per volarle via.

- C’è mancato un pelo che si spaccasse l’osso del collo, madamigella!

- Grazie … sì, grazie! – balbettò quella, un po’ sbalestrata dal pericolo corso, dalla situazione imbarazzante e da … miseriaccia che occhi verdi!

- Ma ci conosciamo? – chiese lui senza accennare a rimetterla coi piedi per terra.

- Sono Manon. - rispose quella come se la cosa dovesse essere ovvia. (4) 

Andrè sgranò gli occhi.

- Manon la figlia del mugnaio? La piccola Manon che mi tirava la giacca perché le prendessi i biscotti alle mandorle, quelli a forma di coniglio, quelli della mensola in alto?

Lo sguardo cascò involontariamente sui prosperosi seni che sembravano voler fuggire dal rigido corsetto.

La posò velocemente a terra.

- Certo che sei cresciuta, eh! – commentò sorridendo. – Come mai fai le consegne?

- Papà sta riparando la macina, così mi sono offerta volontaria.

Lui indicò un grosso sacco sotto ad altri altrettanto grossi, tanto per distogliere, almeno un istante, lo sguardo dalla silhouette così diversa dalla bimba che ricordava.

- E’ quello il nostro? – chiese.

Manon annuì.

Andrè si sporse appena e, mentre con una mano sollevava l’estremità di un sacco, con l’altra estraeva senza fatica quello a loro destinato e lo tirava fin sul bordo del carretto.

Manon lo guardava sorridendo, ammirata; si dondolava appena, con le mani incrociate dietro di sé, in modo che, forse inavvertitamente, forse no, il suo decolté continuasse a non passare inosservato.

- E, dimmi … - esordì Andrè, ovviamente non indifferente a quel biglietto da visita, ricambiando il sorriso – Vai ancora pazza per i biscotti a forma di coniglio?

        Dall’interno della cucina, Marron Glacè stava osservando dalla porta finestra quella scena fin dall’inizio, a dita incrociate, per quel che le sembrava un intervento divino, una risposta alle sue preghiere.

Andrè stava chiacchierando e ridendo con una ragazza, che non era Oscar!

"… Finalmente!"

Il suo Andrè, che di tanto in tanto, andava a Parigi e tornava la mattina, puzzolente di alcool, fumo e dell’odore tipico di … quel certo genere di donna. E lei, mai! mai si era permessa di dirgli qualcosa! Ma era felice di vederlo posare lo sguardo su una ragazza perbene.

- Chi è quella? – chiese all’improvviso la voce di Oscar da sopra la sua spalla.

Il cuore di Marron  saltò un battito per lo spavento.

- Oscar, bambina! Ma ti pare la maniera di arrivare così alle spalle della gente! – esclamò.

- Come farei a spaventarti, sennò! – fu la placida replica. – Non mi hai risposto. – ricordò indicando la ragazza.

- E’ la figlia del mugnaio, Manon.

- Chi? Quella con la fissa dei biscotti a forma di coniglio?

Marron annuì, radiosa.

Oscar tornò a guardarla e fece una smorfia involontaria di sdegno.

...Andrè se ne stava là, tutto sporco di farina, con un gomito appoggiato al sacco e l’altra mano sui fianchi...

Da non credere: stava facendo il cretino con quella mocciosa tutta tette! (5)

"Almeno avrà qualcosa di nuovo da raccontare a Fersen, la prossima volta!" ,  pensò acidamente, non ben conscia del reale motivo di quella irritazione.

Nanny la scrutò, notando quello sguardo che la fece preoccupare.

- Per cosa mi cercavi, bambina? – chiese seria.

Oscar distolse lo sguardo dai due … "piccioncini", così li definiva la sua testa in quel momento, e non senza un eco di stizza, associato al termine “cretino”, che continuava a ripetere fra sè.

- Oh, ecco, io … Pensavo se, ecco … Non è che … ? Come dire …. Non mi viene la parola … - riuscì a balbettare, insolitamente imbarazzata, mentre ricordava perché si trovava lì.  - Io ho deciso che ...  - aggiunse, riprendendo  il tono  di comando.

 

        Andrè, col sacco di farina sottobraccio, stava cavallerescamente aiutando Manon a risalire sul carretto, quando l’urlo festoso di Nanny li spaventò e quasi lei gli cadde addosso di nuovo.

Lui fece cenno di dover rientrare, togliendo la mano dal suo posteriore, dove casualmente, aveva fatto presa per reggerla. Quindi si salutarono, piuttosto imbarazzati.

Portò dentro la farina, ancora un po’ distratto dalla sensazione di soda morbidezza impressa sul suo palmo; trovò sua nonna saltellante, che tirava fuori da un cesto ago, filo ed una nuvola di raso bianco, già tagliato ed imbastito.

- Il giorno è arrivato! Il gran giorno è finalmente arrivato! – ripeteva in continuazione sotto il suo sguardo perplesso.

Sì, per Nanny, quella era una giornata storica! Aveva coi propri occhi visto il suo Andrè perso in un decolleté e la sua Oscar, lei sarebbe addirittura andata ad un ballo di corte vestita da donna!

Quindi, pregare a qualcosa serviva!!!

 

 

        Fu una giornata frenetica. 

Nanny aveva reclutato le cameriere per seguire solo le direttive che lei impartiva. Ogni altro lavoro venne accantonato. Tutti trottavano come reclute in addestramento: niente pause, niente distrazioni.

Andrè, che passeggiava nervosamente nel salone del pianterreno, come un marito in procinto di diventare padre per la prima volta, era stato obbligato a starsene fuori dei piedi su ordine diretto di Nanny.

Sentì la nonna strillare Oscar, come non faceva più da chissà quanti anni e ciò lo preoccupò.

Aveva anche cercato di avvicinarsi cautamente al centro operazioni, ovvero l’appartamento dell’amica, ma il via vai di cameriere l’aveva letteralmente trascinato nuovamente di sotto.

Doveva essere impazzita... Sì, solo la pazzia poteva giustificare quel colpo di testa di Oscar!

Poi, improvvisamente, arrivò il silenzio. E la voce festosa di Nanny lo invitò.

- Vieni a vedere la nostra Oscar vestita da donna!

Gli venne da ridere.

- Certo … certo …

"… Donna…donna…"

 

        Lo sguardo di Andrè si posò sulla figura in cima alle scale.

Per un attimo, restò fisso, paralizzato lì.

Poi, cominciò a correre su quel corpo di femmina, più bello che mai.

Scivolò sulle forme soffici dei capelli raccolti, seguendo un ricciolo biondo nelle sue curve, fino alla punta.

Cadde, da lì, su una guancia imbellettata e giù ancora, sulle labbra purpuree, appena dischiuse, sul collo lungo illuminato dai gioielli.

E poi lì, su quel petto da sempre tenuto celato, nella fessura tra i due seni morbidi, compressi dal bustino, che si sollevavano piano ad ogni respiro, togliendogli il suo.

Scese ancora, sui fianchi evidenziati dal panier; ancora giù, fra le pieghe della gonna di raso bianco, lucenti, ondeggianti ad ogni passo leggero delle scarpette azzurre, che la portavano dritta verso di lui.

Andrè si innamorò di quella dama sconosciuta.

Era bellissima!

... Qualunque uomo avrebbe perso la testa a quella visione!

A quest’ultimo pensiero, si destò.

"Già … "

Qualunque uomo avrebbe voluto danzare con lei; cogliere l’occasione per stringerla, più di quanto il galateo consentisse; cogliere l’occasione per indugiare lo sguardo, senza apparire sfrontato, su quei lineamenti perfetti, sulla pelle nivea.

Neppure l’uomo per il quale questa sceneggiata stava per iniziare, avrebbe potuto ignorarla e lasciarla a far da tappezzeria.

Sebbene Fersen non avesse mai dimostrato interesse per Oscar come donna, non avrebbe potuto non sentirsi attratto da quella trappola vellutata, lucente, profumata, studiata appositamente per far girar la testa a coloro che, credendosi cacciatori, venivano cacciati e sovente messi in gabbia.

Quindi, si sentì morire quando lei gli passò accanto con lo sguardo chino.

Oscar usciva diretta alla sua favola, verso un altro uomo, mentre lui sprofondava nella realtà del proprio incubo.

 

 

        Era così: Oscar aveva affilato le armi.

"… Il soldato che sei, vuole combattere per l’uomo che desideri.

Fa niente se il nemico è la tua Regina. …"

Andrè non tentò neppure di seguirla al ballo.

Così andavano le cose, continuava a ripetersi da quando lo svedese era riapparso.

"Fattene una ragione!"

Nonostante le differenze di classe che sua nonna insisteva a ricordargli, aveva sempre considerato quella casa, la sua casa, e coloro che l’abitavano, la sua famiglia.

Fra tutto e tutti, lei era sempre stata qualcosa di particolare, qualcosa da ammirare come un’opera d’arte, da rispettare come un maestro, da proteggere ed amare come una parte di lui.

Ma, improvvisamente, tutto perdeva significato.

Si accorse di aver vissuto un’illusione.

Di aver donato sé stesso a ciò che avrebbe dovuto essere solo lavoro.

 

        Vivere in quella casa, gli procurava dolori, ma offriva anche dei rimedi efficaci tramite la fornitissima cantina.

Decise che una bottiglia del brandy (6)  riserva speciale, ci poteva stare bene quella sera.

Aprì la porta che conduceva agli scantinati.

"... Le perfette cantine di palazzo Jarjaies! Temperatura costante, umidità ottimale … Il luogo ideale ove conservare il nettare proveniente dalla tenuta di Arras e dagli altri possedimenti."

Annusò profondamente … 

Odore di Arras! …Profumo di campi verdi, di terra, meleti e vigneti; di cioccolato e mele candite (7) ; profumo di sole sulla pelle, sporca di mosto fermentato. … Profumo di lei accanto a lui…

"Al diavolo!  …", pensò irritato, sfiorando con un dito le bottiglie ordinatamente riposte negli appositi scaffali, cercando, fra le tante, quella che a lui interessava, quella che desiderava davvero, quella che assolutamente voleva quella sera.

... La sola che potesse scaldargli l’anima … 

Se Fersen poteva volare di dama in dama, da “amica” ad “amica” pur continuando ad amare una donna sola, perché lui non poteva?

Anzi, … poteva, ma perché non ci riusciva?

Aveva avuto tante di quelle occasioni, sia con cameriere che con dame annoiate...

Quelle occasioni di svago, divertimento, … un po’ di affetto più genuino di quello che potevano offrire le professioniste da taverna.

E con qualcuna, non sarebbe neppure stato solo sesso.

Le tentazioni erano ovunque, a Versailles e nelle locande.

Sarebbe stato semplice farlo …

Sarebbe bastato dimenticarsi di lei.

Sarebbe bastato ricordarsi chi era lui!

Prese la bottiglia: “Tenuta Jarjaies, gran riserva”, diceva l’etichetta del brandy con l’orribile leone, simbolo del casato. (8) 

E di nuovo, “al diavolo!”   

... Tanto valeva prenderne due di bottiglie!

 

 

        Solo col suo mal di testa e la bottiglia in mano, sdraiato sul suo letto di ragazzo, sentì la carrozza tornare.

"… Come mai così presto?"

Cosa poteva essere successo?

La sentì camminare con passo veloce nel corridoio, proprio fuori la sua porta, coi tacchi che riecheggiavano sul marmo, con quel suo passo deciso e davvero poco femminile; la sentì sbattere, furibonda, la porta del suo appartamento.

... Non doveva essere andata secondo i suoi piani.

Madamigella Oscar, non aveva ottenuto quel che voleva?…

Il colonnello Jarjaies , aveva perso la battaglia?…

Ridacchiò fra sè a quei pensieri maligni dettati dall'alcool.

Un vero amico sarebbe andato a consolarla...

Un vero amico, le sarebbe stato vicino...

Ma, come si sentiva spesso ripetere, lui era solo un servo.

Che per una volta annegasse anche lei nelle lacrime!

Si coprì gli occhi con l’avambraccio. 

"… Maledizione! …"

***

    Caminetto acceso, camicia per la notte pronta sul letto.

Il suo valletto gli chiese se avesse bisogno d'altro.

- No, niente. Vai pure . - lo congedò Fersen.

Si sedette stancamente sul bordo del grande letto a guardare il parco illuminato dalle torce, mentre il vetro scuro gli restituiva l'immagine di un bell'uomo, elegante e ... triste.

Poco dopo la fuga della dama misteriosa, anche lui si era ritirato dal ballo, il cui rumore arrivava attutito ai suoi appartamenti e tra poco sarebbe cessato.

- Disinteressata, eh? - si disse ironico, ripensando alle malevole insinuazioni di corte alle quali aveva quasi dato ascolto.

- Oh, Oscar ... ma che vi è preso? - mormorò.

Mai si sarebbe aspettato da lei un simile colpo di testa!

Neppure l'aveva riconosciuta, all'inizio! Aveva sì notato qualcosa di familiare e ...

Si portò la mano alla fronte.

"... Oddio! ..."

Aveva parlato di lei con lei! Aveva detto ad una donna, invaghita di lui, che la considerava "il suo migliore amico"!

Se l'avesse pugnalata al cuore, le avrebbe fatto meno male!

"Ed ora?"

Ora tutto cambiava nel loro rapporto!

Come poteva   ? ... come niente fosse... ? 

"Oddio, non dopo quella figuraccia!"

Oscar non poteva diventare una delle sue tante "amiche".

"No... Non Oscar!..."

Una di quelle ombre calde, ma indistinte, che gli si infilavano nel letto... 

Quei surrogati, quei tranquillanti ... per quando non poteva avere Lei, Antoinette!

... Avrebbe dovuto parlare con Oscar alla prima occasione !... 

Lei frequentava quotidianamente la reggia ... Le avrebbe parlato. Sì!

Le avrebbe detto che non poteva darle quel che voleva, ... non come lei meritava... Non poteva darle quel che aveva già donato ad un altra!

- Il tempo guarisce, Oscar ... Vi dimenticherete di me. E non farà più così male. - mormorò al suo riflesso, scoprendosi però dubbioso delle sue stesse parole.

"Oscar ... Oscar ... Oscar..."

 

*** continua

1) in realtà, una conversazione simile si svolge nell’episodio 9 “la morte di Luigi XV” e da qui ho sempre collocato una certa "rivalità" tra Andrè e Girodelle.
2 )sempre episodio “La morte di Luigi XV”
3) ep. 8 “L’incidente”
4) prima che magari vi poniate il dubbio, il nome l’ho pescato a caso, ma mi piaceva il messaggio subliminale che può essere recepito: ovvero, "MA-NON pensarci nemmeno, Andrè!!!"
5) chiedo scusa alle più giovani ed alle formose!!! garantisco che Oscar ce l'avrebbe avuta con chiunque! E' solo che lei è il contrario di Manon: alta, piallata dalle fasce sul seno e ... un pelo stagionatella!... E Andrè non guarda lei con l'aria da "cretino" ...
6)mi sono persa nelle differenze tra brandy e cognac. Poiché quello a cui alludo proviene da Arras, non può essere chiamato Cognac, che deve il suo nome alla località. Potrebbe essere chiamato Calvados, che viene dalla Normandia, ma dovrebbe essere fatto con mele, mentre io lo volevo fatto d’uva … Quindi lo chiamerò genericamente brandy.
7) leccornie tipiche di Arras
8) e simbolo di Arras

 

 

   
 
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