Bianca e Giannina sono due ottime infermiere. Mi rendo
conto di non essere un caso semplice, e se si aggiunge che il primo parto non è
mai il più semplice… però sanno come calmarmi, sanno come distrarmi. All’esterno,
mio marito e mio fratello si muovono avanti e indietro come animali in gabbia. Giannina
mi ha detto che, tra i due, il più nervoso è lo zio. Lo capisco: ha sempre
avuto paura di perdermi, e in ogni cosa vede un pericolo per me.
Finalmente, dopo alcune interminabili ore, nostra
figlia viene alla luce.
Quando ti lasciano entrare nella mia stanza, la
prima cosa che fai è gettarti ai piedi del letto e baciarmi. Poi guardi la
bambina, e un sorriso ti illumina il volto.
“Dorina… è bellissima, proprio come te.”
“E’ forte, proprio come te.”
“Sta bene? Anche se è nata in anticipo?”
“Aldo… non è nata in anticipo.”
“Non capisco.”
“Quando… quando ci siamo sposati, ero già incinta.”
“Questo significa che…”
“Sì. È successo quel giorno, alla vecchia fonte”
sussurro.
Sorridi ancora, e ancora una volta mi baci. “Come
vuoi chiamarla? Potremmo darle il nome di tua madre.”
Scuoto la testa, e guardo la nostra bambina. “Scegli
tu un nome che le stia bene.”
“Beh, visto che è stata concepita durante la
nostra battaglia per la giustizia, la pace e la libertà, e visto che la
battaglia è stata vinta, propongo di chiamarla Vittoria.”
“Vittoria Corsini. Mi piace.”
Sorrido, mentre mi baci ancora, mentre Vittoria
inizia a piagnucolare, forse per avere l’attenzione del suo bel papà.
Ti osservo mentre la prendi in braccio, con tutta
l’insicurezza di un uomo appena diventato padre.
Se un anno fa mi avessero detto che sarei finita
così, non ci avrei creduto. Non avrei mai creduto di poter conoscere tanta
felicità.