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Autore: Jendra    28/10/2005    0 recensioni
Quando tutto ebbe inizio...
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: Traduzione, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Alleanza inimmaginabile

Alleanza inimmaginabile

di Jendra

tradotta da bran of hell

Harry/Lucius

Nota: x Sanzina- hai ragione, l’esatto termine sarebbe toga o tunica, ma sinceramente, gli abiti esterni che appaiono nei film, mi sembrano più degli accappatoi, quindi ho preferito usare quel temine. Per quanto riguarda il temine fascino, ho controllato nel dizionario di slang americano, ed è giusto sia uno che l’altro. Comunque, non sò, sarà opinione personale, ma il termine ‘fascino’, mi sa più da magia spicciola, come dovrebbe essere un incantesimo di pulizia. Sa da ‘domestico’, non so se sono riuscita a spiegarmi bene.

cap.2

Dopo aver avvertito gli altri studenti per non toccare nulla, e fermando Granger dal seguirlo, Snape si diresse verso la porta del suo ufficio. Anche se non sembrava a vederlo dall’esterno, stava incominciando ad essere preoccupato. Era improbabile che Draco lo chiamasse per qualcosa che non fosse serio, ed il veleno *era* abbastanza pericoloso. Se Potter fosse rimasto ucciso durante una delle sue lezioni, soprattutto dopo tutto quello che aveva fatto per salvare il marmocchio stupido....

Snape avanzò nell’ufficio, chiudendo decisamente la porta dietro di se. Un rapido sguardo, mostrò Malfoy ancora in biancheria intima, una pila di abiti perfettamente piegati poco distante, altri, accidentalmente cosparsi per la stanza. Ma del padrone di tali vestiti non vi era traccia. Si aspettava di trovare Potter per terra, che si contorce in dolore causato dal veleno, ammetteva di esser sorpreso.

Si girò verso lo studente visibile nella stanza con un sopracciglio alzato. Draco sospirò, indicando la scrivania.

“Si sta nascondendo sotto la cattedra, professore.” Il tono era sgarbato, ma non nascondeva la preoccupazione. La vista delle condizioni del corpo del compagno l’aveva scioccato non poco, e come al solito, in questi casi, reagì con sarcasmo ed insulti. Snape ignorò il tono, abituato al meccanismo di difesa del suo studente.

“E cosa causò a Potter tale reazione?” Anche la voce di Snape mostrò, per la prima volta della preoccupazione. Era probabile che la qualità sgarbata della voce di Draco fosse normale, ma lo sguardo dei suoi occhi non lo era certamente. Doveva essere accaduto qualche cosa di terribile, per avere un simile impatto sul più giovane Slytherin.

“Lo stupido stava comportandosi come una giovane ragazza timida, e non si sbrigava a togliersi i vestiti, così io, cercando di essere gentile” disse, ghignando all’uomo e ricevendo in risposta un sorriso furbesco, “ho deciso di fare il lavoro per lui. Un semplice incantesimo che Espelle sui suoi vestiti che finiscono sul pavimento e lui si è gettato sotto la scrivania.”

Sotto la scrivania, il summenzionato Harry Potter, stava maledicendosi. Se solamente non avesse reagito così istintivamente, non sarebbe in questa situazione. Era sicuro che avrebbe potuto bluffare. Dopotutto, l’aveva già fatto prima e con persone molto più percettive di Malfoy.

Ed ora lui aveva chiamato Snape!

Perché doveva essere Malfoy? Non vi era, realmente, bisogno di dare al suo nemico altre munizioni per insultarlo o ricattarlo. E Snape! Harry non era sicuro di come fosse la situazione con quell’uomo. Lui lo trattava in un modo terribile, ma l’aveva salvato anche; e doveva realmente ammettere che per conservare la sua copertura, doveva farlo, dato che non poteva permettersi di trattarlo anche solo civilmente. I figli dei mangiamorte presenti nella sua casa, avrebbero potuto riportarlo ai genitori, e così l’avrebbe saputo anche Voldemort. Ma Harry era sicuro che non era necessario essere *così* idiota.

“Sig. Potter, suggerisco che lei esca prima che io faccia perdere ancora più punti alla sua casa.” Fu l’ordine di Snape.

Harry non si mosse.

Una bussata sulla porta interruppe Snape prima che potesse dire di più. Aprendo, trovò Weasley e Goyle che portavano le vesti di ricambio. Senza una parola, li prelevò dalle mani dei due ragazzi e richiuse la porta, lasciando un preoccupato Ron dietro a se. Date le vesti verdi con il distintivo in argento a Draco, si rivolse di nuovo verso la scrivania.

“Se non si decide ad uscire, brucerò gli abiti, e lei potrà camminare alla sua torre così come si trova.” Fu la minaccia di Snape. Non c’era nessun dubbio nelle menti dei due studenti sul fatto che l’avrebbe portato a termine.

Harry, camminando a carponi, lentamente uscì fuori, tenendo gli occhi volti a terra.

Snape sbiancò, e solamente il controllo che aveva sempre avuto come spia, gli permise di non lasciar trasparire oltre i suoi pensieri. Harry era sottile al punto di esser denutrito. Contusioni, croste, segni e cicatrici coprivano il suo corpo davanti e dietro. Sul volto del ragazzo si vedevano imbarazzo e la vergogna, che provocavano l’arrossarsi delle sue guance. Harry sapeva come sembrava il suo aspetto, non vi era bisogno di vedere le loro espressioni. Chiaramente, considerato chi erano, stavano certamente godendo della visione.

Snape si mosse avanti, con gli occhi che non lasciavano il corpo torturato di fronte a lui. Se avesse volto lo sguardo verso Draco, poco distante da lui, avrebbe visto lo sforzo del giovane per non rigettare di stomaco. Draco e Snape avevano visto, prima di allora, tortura, vi avevano anche partecipato, entrambi. Ma si era trattato quasi sempre di danni fatti da maledizioni, che non lasciavano *marchi* come quelli. Ma non era quella, o almeno non solo, la ragione che li disturbava così tanto. Questo era Harry Potter, e nel profondo di se stessi, loro, come la maggior parte delle persone a Hogwarts, erano giunti a credere che nessuno potesse far del male a Potter. Vederlo in quelle condizioni...

Snape lasciò cadere dolcemente gli accappatoi a terra, le mani che afferrano le braccia di Harry, tentando di non toccare nessuna contusione. Uno sguardo vicino, confermò i suoi primi pensieri; alcuni dei marchi erano al massimo di un paio di giorni prima. Scosse la testa incredulo. Come accadde questo?

“Come ha fatto ha catturarti Voldemort? Perché non hai mai detto niente a nessuno? Come hai fatto a fuggire? Cosa ti ha fatto?”

È probabile che Harry sarebbe scoppiato a ridere alla raffica di domande di Snape se non fosse stato così improvvisamente, completamente, adirato. Con uno scatto, si liberò dalla presa del professore. Con sorpresa degli altri due, diresse lo sguardo dritto sul viso dell’uomo, quasi ringhiando.

“Voldemort! Voldemort! perché diavolo deve essere sempre Voldemort? Non tutto il cattivo del mondo dipende da Voldemort! Ma no! Io sono Harry Potter! Io sono l’insanguinato ‘Ragazzo-che-Visse!’ Chiaramente deve essere Voldemort di cui devo preoccuparmi! ‘Noi ti mandiamo dai dursley per proteggerti da Voldemort!’ ‘Se Voldemort ti uccide è la fine di tutto!’ Finché io sono in grado di lottare contro Voldemort, non mi devo preoccupare di nient’altro! I Dursley mi proteggono da Voldemort! Grande! Chi per tutti gli inferni si suppone debba proteggermi dai Dursley? Huh?” Gridò, colpendo il torace di Snape con i pugni. Snape retrocedeva lentamente dal giovane mago adirato, fino a giungere al muro, fissando incredulo lo studente di fronte a lui. Poteva avvertire la magia che pulsava incontrollata nell’aria attorno a loro.

“Ma...Dumbledore?” Fu la domanda di Snape.

“Dumbledore non mi vuole ben. A lui interessa solamente la scuola e Voldemort, dovrebbe saperlo.” Fu la risposta di Harry, quasi sibilata, poi si girò e cominciò a camminare.

“Forse lui non ne è a conoscenza”, fu il suggerimento di Snape, tentando di calmare il ragazzo. Se non si calmasse, presto la magia che stava irradiando, comincerebbe ad agire senza controllo. Quello era già abbastanza cattivo, ma così adirato come era ora, la magia sciolta sarebbe stata distruttiva per qualsiasi cosa toccasse.

Snape riconobbe immediatamente l’occhiata sul volto del giovane. Era la stessa che userebbe lui per i momenti in cui uno studente pronunciasse qualche cosa di estremamente stupido. Decise che non gli piaceva molto avere quella occhiata diretta a lui.

“Sta forse dicendo che *tutte* le volte in cui io sono finito nell’ala dell’ospedale, Madama Pomfrey non ha mai notato che io sono coperto di cicatrici? O che lui non potesse dedurre che c’era un motivo per cui io implorassi, *implorassi* di non esser rimandato dai Dursley? Pensa che non notai che quando le lettere iniziarono a giungere, erano indirizzate al ragazzo nell’armadio a muro sotto i gradini? Come sul fatto che la mia ex-babysitter è una strega nella quale Dumbledore ha fiducia, ed ancora lei non si chiese *mai* da dove venissero le contusioni o perché io qualche volta avevo difficoltà a muovermi e sedendo? Tutto quello che gli interessa sono i sui dannati gatti!”

Harry fece una pausa, prendendo un profondo respiro. Snape decise che era giunto il momento per riprendere il controllo. *Lui*, dopotutto, era l’insegnante qui.

“Sig. Potter, non usi quel tono di voce con me!” Ringhiò. Sembrò fare il suo lavoro. Potter stava calmandosi e retrocedendo lentamente. Snape respirò sollevato quando sentì la magia sciolta calmarsi e ritirarsi di nuovo nel corpo dello studente. Poi, Harry prese idea di chi era con loro nella stanza. Dopotutto, non era cosa di tutti i giorni, vedere draco Malfoy ammutolito, con uno sguardo sul suo viso che Harry conosceva benissimo.

“Spiacente, professore”, mormorò Harry, arrossendo furiosamente. Solamente poi, si accorse di aver fatto tutto il discorso in nulla più che la sua biancheria intima. Col viso rosso, lo sguardo volse verso gli abiti a terra. Con l’abilità che l’aveva reso un ottimo cercatore, afferrò gli abiti e scivolò in loro. Solamente dopo che si fu coperto e nascosto dalla vista, alzò gli occhi dal pavimento. “Ora devo andare, professore?” chiese a voce bassa.

“Non penso”, addentò Snape nuovamente. “Ci sono ancora domande che aspettano risposte.”

Harry alzò lo sguardo, in cui vi era un bagliore di rabbia. “Perché?” fu la brusca domanda. “A lei non interessa più che a lui! Probabilmente meno! Se questo è possibile. O vuole dargli ulteriori dettagli? È così? Vuole sapere precisamente quello che accadde, così può esultare? Bene dovrà andare a cercarli altrove!” Poi, girò su se stesso e si avviò verso la porta.

“Per il suo atteggiamento, sig. Potter, mi vedrà stasera alle 20, per la detenzione.”

Harry si girò, pronto a iniziare un’altra diatriba, poi vide il viso implacabile del professore. Cercando, visibilmente, il proprio autocontrollo,accennò col capo e uscì fuori con furia.

 

  
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