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Autore: Dreaming_Archer    18/09/2010    3 recensioni
Questa non è una storia che si trova sui libri. Nessuno ha mai parlato di come la grande casa degli Svevi si sfaldò, come si concluse il regno cominciato dal Barbarossa. Ebbene, così: Anno 1267, un ragazzo di appena quindici anni, Konrad, viene incoronato Re Corrado V di Svevia. E' l'ultimo Hohenstaufen che può prendere la corona, l'unico rimasto. Konrad va incontro al suo destino, e prepara un'incursione in Italia per sanare i secolari conflitti tra Guelfi e Ghibellini. Tra intrighi, tradimenti, e battaglie, la triste storia dell'Ultimo Re di Germania.
Genere: Avventura, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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L'ultimo Re - cap7 L'ultimo Re

Capitolo 7 

24 Luglio 1268 – Roma, Italia centrale

La capitale della Cristianità, attendeva Konrad e i suoi uomini, in festa: con strade pavesate da bandiere e addobbi, e il gonfalone di Svevia che sventolava da tutte le torri più alte. Il popolo inneggiava al re, le donne applaudivano dalle finestre.

Konrad avanzava tra due ali di folla in sella al suo Holstein morello. Salutava abbastanza timidamente, con il cuore che gli batteva all’impazzata, e il viso in fiamme. Non avrebbe mai immaginato di sentirsi a disagio davanti a molta gente. Per questo si guardava intorno titubante, ma estremamente felice. Finalmente era tra amici, e dopo Pisa qualche altra città riconosceva la sua autorità. Quell’improvvisa onnipotenza e quel sordo timore erano le sensazioni più strane che avesse mai privato.

Federico avanzava con Konrad, pochi passi più indietro, e alle sue spalle si estendeva la folla di Ghibellini. Prima i capi del partiti, come i nobili e i baroni; alcuni dei quali partiti a loro volta da Landshut; poi i capitani dei diversi reparti dell’esercito, e infine i soldati stessi.

Erano una fila lunga e movimentata che si insinuava scura in quella città dai mille colori.

***

Konrad, Federico e i baroni si recarono in Campidoglio, mentre i sodati ottennero qualche ora di libertà per le strade in festa di Roma.

I nobili e il re furono accolti con tutti gli onori; e andò loro incontro il senatore Enrico di Castiglia, con cui si ritirarono per organizzare le mosse seguenti.

<< Dovreste continuare verso Napoli. >> Suggerì il senatore, tenendosi le mani tra i folti capelli scuri.

Il re invece scosse la testa. << Dobbiamo assolutamente andare a Lucera. Lì ci aspettano le forze saracene. >>

<< Ma altezza, >> Si intromise Galvano Lancia. << A Napoli troveremo Carlo d’Angiò, o quanto meno la sua corte! >>

<< E li attaccheremo nella loro città? >> Chiese Federico, freddo e sprezzante. << Con così pochi uomini all’assedio di una città grande come Napoli? Vuole morire, conte? >>

Konrad ignorò i battibecchi tra i due, che era chiaro non si sopportavano, e rimase a riflettere in silenzio. Odiava le riunioni con i baroni, e adesso ci si metteva anche il senatore con quei consigli inutili. “A cosa serve essere re,” Si chiedeva, “Se poi devo essere corretto ad ogni intervento che pongo?” Inspirò profondamente prima di parlare. Federico e il conte si zittirono all’istante. << Durante il viaggio da Viterbo a Roma abbiamo ricevuto un messaggero proveniente da Lucera. >> Prima di continuare puntò lo sguardo negli occhi freddi di Galvano, per fargli capire bene che era serio. << La città è sotto assedio dagli Angioini, e buona parte delle nostre truppe si trovano entro le mura. Io voglio combattere l’Angioino, quindi di dirigeremo verso Lucera. >> La sua voce non ammetteva repliche. << L’usurpatore di certo leverà l’assedio per venirci incontro, così i nostri soldati potranno riunirsi alle nostre truppe. >>

Il re stava già per alzarsi, quando il senatore disse: << Mi sembra un po’ azzardato … >> A voce bassa e titubante.

Konrad si voltò a guardarlo, e la sua cotta di maglia tintinnò nel silenzio della stanza. Konrad capì dallo sguardo dell’uomo, che quello aveva paura di lui. “Paura di un ragazzo di appena quindici anni.” Si disse. “Che spreco.” Non si prese nemmeno il tempo di rispondere, si voltò e lasciò la stanza.

***

Stesso periodo – Lucera, Italia meridionale

Carlo d’Angiò camminava ai piedi della mura di Lucera, nel silenzio di metà pomeriggio. Studiava la città da cima a fondo, ma odiava gli assedi, e questo non era diverso dagli altri: tanto tempo perso, tempo che poteva usare per organizzare un attacco al suo nemico svevo.

Da lontano, vide avvicinarsi un cavaliere al galoppo. Appoggiò la mano sull’elsa della spada, per ogni evenienza, ma sapeva che quel messaggero poteva essere solo un amico.

<< Lo svevo è in marcia su Lucera. >> Riferì il messaggero, con il fiatone. << Intende liberare i soldati che si trovano entro le mura della città. >>

Carlo rimase in silenzio, a riflettere. Sapeva che i soldati di Lucera erano saraceni, e non poteva permettere a Corradino di avere una forza così imponente. << Leva l’assedio. >> Ordinò. << E all’erta gli uomini per una marcia serrata. Devo arrivare allo svevo prima che raggiunga Lucera. >>

***

Fu una marcia rapidissima e durissima, sotto un sole cocente e impavido, che brillava sopra i soldati come facendosi beffa di loro. Le corazze delle armature riflettevano quella forte luce, facendo sembrare l’esercito un lungo fiumiciattolo che brillava al sole.

Il silenzio era tale che si potevano seguire i loro passi solo dal tintinnare degli anelli delle cotte di maglia e dei finimenti dei cavalli. I soldati dovevano essere il più discreti possibile, perché si stavano avvicinando al nemico, e non potevano permettersi di essere avvistati.

***

Alcuni giorni dopo – Via di Sulmona, nei pressi di Lucera

Federico e una mezza dozzina di altri uomini andarono in avanscoperta nelle quattro direzioni, e fu proprio Federico ad avvistare l’esercito Angioino in marcia. Scese da cavallo e si nascose nell’erba alta, con il cuore in gola, ma i sensi all’erta. Carlo d’Angiò marciava a pochi metri da lui, incredibilmente Federico non si era accorto subito della loro presenza, erano stati silenziosissimi.

La sua mano cadde sull’elsa della spada. Carlo era lì, doveva solo saltare fuori e ucciderlo. Certo, sarebbe equivalso ad un suicidio, ma almeno avrebbe ucciso l’usurpatore.

La sua presa ebbe un tentennamento. Si sentiva ancora sulle mani il sangue di Braisilva, viscido e appiccicoso. Non voleva provare ancora quella sensazione di repulsone verso sé stesso, non voleva avere più paura delle proprie azioni.

Prese un profondo respiro, e si alzò lentamente, coperto dalle fronde del bosco. Riprese il cavallo e galoppò fino ai suoi compagni.

***

<< Arrivano! >> Urlò, appena si trovò vicino a Konrad. << Gli Angioini sono a sud, si avvicinano velocemente! >> Riprese un attimo fiato, aveva la gola secca. << Non potremmo raggiungere Lucera, a meno che non li attacchiamo! >>

Konrad rifletté pacatamente sulla notizia. << Non ho nessun interesse di attaccarlo senza l’appoggio dei saraceni. Dobbiamo andare sulla Via di Sulmona, e poi raggiungeremo Lucera. >>

***

Stesso periodo – Più a sud

Per altri tre giorni e tre notti, Carlo e il suo esercito seguirono gli Svevi da molto vicino, sempre minacciosi alle loro spalle.

Carlo era deciso a tagliare la strada a Corradino, così fece accampare le sue truppe, ormai esauste, nella valle del fiume Aterno.

***

21 Agosto 1268 – Scurcola, Appennino Abruzzese

Konrad decise di passare per i Monti della Laga, da cui scendeva il fiume Aterno, così riuscì ad arrivare a Scurcola, un piccolo centro costruito tra le montagne.

L’esercito era affaticato, e la tensione di avere così vicino il nemico, si faceva sentire come stanchezza. Konrad non poté fare altro che fermarsi, anche se il suo cuore gli diceva di continuare e di allontanarsi il più possibile.

***

Alba del 22 Agosto – Vicino Scurcola

Se c’era qualcuno che non si fermava mai, questi erano i messaggeri di Carlo. L’Angioino inviò una decina di uomini in avanscoperta, e apprese la notizia della sosta dello svevo.

Sul suo viso si dipinse un sorriso maligno. << A Scurcola!! >> Ordinò con tutto il fiato che aveva in gola.

In giornata la milizie Angioine avevano preso posizione sulle alture tutto intorno a Scurcola, e osservavano i nemici dall’altra parte di un piccolo torrente che divideva a metà una stretta valle.

***

Stesso periodo – Dall’altra parte del fiume

<< Scontro imminente, a quanto pare. >> Esordì Federico sedendosi accanto a Konrad. Erano su uno sperone di roccia nella parte più alta dei campi di Scurcola, e da lassù riuscivano a vedere il campo dei nemici.

Konrad sospirò. << Le loro truppe sono stanche. Forse è giusto approfittarne. >>

Federico non rispose.

<< Cosa ci direbbe Luigi? >> Domandò Konrad, che mai come allora sentiva la mancanza dello zio.

<< Ti direbbe che è uno spreco di tempo, temo. >> Borbottò l’amico. << L’Angiò è troppo astuto per cominciare una battaglia prima che le sue truppe si riposino. >>

Konrad sospirò. << Affila la spada, Federico. Domani si combatterà. >>








ciaoo!!!

scusate il ritardo, ma stiamo arrivando alla fine della storia! in tutto ci sono 10 capitoli, fate voi i conti!!!

allora, ringrazio prima di tutto:


Hivy: grazie della tua bellissima recensione!!! sei grande, grazieee

Tracywelsh: grazie dei complimenti! mi spiace che lo scorso capitolo sia risultato un po' caotico, non era mia intenzione! ...peccato, e mi spiace che anche in questo, nella parte finale, ci siano molti cambiamenti di luogo... purtroppo però non posso farne a meno, perchè io seguo sì la storia di Konrad, ma nel frattempo succedono molte altre cose! sorry...

Shenim (al tempo, nemesis 18): grazie dei complimenti, sono molto felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero anche questo! soprattutto, sono felice che la descrizione dei suoni ti sia piaciuta. sei stata tu a farmi notare che le descrizioni "sonore" mi vengono bene,così ci ho fatto più caso e... è vero, se si descrive cosa si sente, tutto sembra più reale... quindi un grazie ancora più grande! 

in conclusione spero che questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!

ciaoo

  
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