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Autore: Cristina Black    18/09/2010    5 recensioni
Sono passati 15 anni dalla trasformazione di Bella e dall'imprinting di Jacob. Renesmee è cresciuta, è invecchiata, e Jacob è stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno. Con il trascorrere degli anni, Bella comincia a vedere Jacob con occhi e sensi diversi, riscoprendo così l'amore che da sempre aveva cercato di soffocare. Ma la sua nuova natura (esagerata) di vampiro non le permetterà più di tenere a freno i suoi sentimenti. Cosa succederà a Jacob, quando Renesmee morirà? Come si comporterà Bella d'ora in avanti? Ma sopratutto...come reagirà Edward?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Poc & Bellsblack: Grazie carissime ^_____^, concordo, quei due sono cucciolosissimi insieme, l’ho sempre detto *______*. Per quanto riguarda una nuova dolce attesa di Bella…mi dispiace ma non è possibile ù___ù. Ricordate che lei è un vampiro, e il suo corpo non può più adattarsi per accogliere un bimbo. Poc, la tua domanda su Edward capita a fagiolo, in questo capitolo c’è un suo POV! Un baciozzo ad entrambe ^_____^

 ***

Marpy: mi son divertita a scrivere quel dialogo tra lupi xD, li ho sempre trovati simpatici anche in BD, non potevano assolutamente mancare! Jake e Bella sono una coppia bellissima, scrivere di loro due insieme fa dimenticare tutti i casini che ruotano intorno a loro! Penso che sia merito del personaggio di Jacob, e questa situazione lupo-vampiro offre molti spunti romantici, come appunto quella frase che hai sottolineato (che è tra mie preferite che ho scritto fin’ora *_____*). Voglio marcare molto questa differenza tra l’amore scelto e l’amore imposto, e che soprattutto secondo me, davvero non esiste Jacob senza Bella. Per me Jacob è Jacob perché ama Bella, nel momento in cui ha l’imprinting non lo riconosco più, e questo mi è dispiaciuto moltissimo in BD. Però sappiamo anche che Jacob non è solo romanticismo e dolcezza, ma anche allegria e simpatia xD, e quell’”amen” mi era sembrato proprio perfetto, sia per la situazione che per il carattere del personaggio xD. Un bacio mia carissima, e grazie per aver segnalato anche questa storia nel programma recensioni *________*

 ***

Caty_Mony: xD xD xD!!!! Bè, ad essere sincera Sam mi è sempre stato un pò antipatico xD, è così serio, così rigido, lo ritengo un personaggio molto drammatico…per non dire il lupo più palloso della saga xD. Anche l’attore che lo interpreta non mi sta simpatico xD. Vabbè, è un’opinione personale, comunque ho cercato di restare nel personaggio meglio che potevo ^_____^. Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto anche a livello di scrittura e quella frase che hai sottolineato mi fa troppo ridere, specie il “Team Edward” xD. Nella saga ci sono i presidenti di entrambi i Team: Charlie del Team Jacob e Seth del Team Edward xD. Seth è un simpaticone, anche se non stravedo nemmeno per lui xD (però mi piace più di Sam), e volevo conservare un po’ lo spirito dei battibecchi di BD, mi piacevano un sacco xD. Noi ci siamo accorte di Jacob prima di lei perché abbiamo molti più neuroni funzionanti xD, noi del Team Jacob siamo più intelligenti ù____ù xD. Un bacio anche a te e auguro a tutte una buona lettura con il prossimo capitolo!

 

*** 

 

Bella POV

 

 

Scattai in piedi alla velocità della luce.

Fissavo Sam con aria preoccupata ma vigile, pronta a scappare nel caso avesse tentato di attaccarmi.

«Sam», disse Jake, calmo.

Si alzò dal nostro tronco e si parò davanti a me, facendomi da scudo.

Sam avanzava verso di noi con sguardo poco amichevole, poi si fermò a tre metri di distanza.

Era da molti anni che non lo vedevo.

Sentivo il suo odore al quale non ero abituata. Era terribile.

«Jake, che ti è saltato in mente?», domandò palesemente arrabbiato. «Ti sei dimenticato che Bella non può entrare nelle nostre terre? Sai cosa significa questo?».

«Certo, ma ha la mia autorizzazione, e se necessario la mia protezione», dichiarò Jacob deciso.

Restai dietro di lui immobile, con un piede girato verso il bosco.

Sam stava per obbiettare, poi ci ripensò. «Stai andando contro le regole stabilite da Ephraim», disse. «La tregua è rotta!».

«Quel patto non vale con Bella», ribattè Jake con un sorriso.

Sam spalancò la bocca e lo guardò scioccato.

«Cosa? Jake, è una Cullen! Abbiamo tollerato anche troppo i guai combinati dalla sua famiglia! Prima Emmett si scontra con Paul entro i nostri confini, poi la sua trasformazione», disse Sam indicandomi come se mi stesse accusando, «e adesso questo! Jake ragiona!».

«Sei tu quello che deve ragionare Sam. Non lascerò che un vecchio trattato distrugga la donna che amo. Anzi, la succhisangue che amo», precisò Jake voltando lo sguardo verso di me e sorridendomi dolcemente.

«La donna che ami?», balbettò Sam, confuso. «Ma…com’è possibile? Tu hai avuto l’imprinting con sua figlia, come…».

Jake smise di sorridere e si rivolse nuovamente a Sam.

«L’imprinting si è spezzato», disse serio. «E purtroppo Nessie…ci ha lasciati», aggiunse a sguardo basso.

«Oh», mormorò Sam. «Mi dispiace. Mi dispiace molto Bella», mi disse.

«Grazie Sam», mormorai timidamente, cogliendo la sincerità delle sue parole.

«Ma continuo a non capire», continuò Sam.

Jake cercò di spiegargli cosa gli fosse successo. La fuga e la riscoperta dei sentimenti per me, ampiamente ricambiati.

Sam rimase di stucco. «E’ assurdo», commentò scuotendo la testa. «Le nostre leggende vanno tutte riviste».

Jake si fece scappare una risata.

«Più che riviste, vanno aggiornate. È roba vecchia, i tempi sono cambiati, e noi siamo diversi. La nostra dovrebbe chiamarsi “la leggenda di Jacob, Bella ed Edward”».

Sam lo guardò per niente divertito.

«Questo non cambia niente Jake. Bella Cullen è nel nostro territorio, ha violato uno dei precetti del patto. Per quanto sia antico, va rispettato», disse con voce doppia. Stava usando il tono dell’alfa.

Jake fece un sospiro profondo, costretto anche lui a raddoppiare il tono di voce.

«Sono in pieno diritto di concedere a Bella il permesso di varcare il confine quando preferisce», sentenziò.

Sam abbassò lo sguardo con aria accigliata: il timbro di Jake era nettamente più potente del suo.

Al mio orecchio la differenza era palese.

«Inoltre, Bella non è più una Cullen», aggiunse Jacob.

Sam fece un passo verso di noi, ancora più confuso di prima.

«Non è possibile. Come sarebbe a dire?».

«Quando Bella ha deciso di stare con me, Edward ha distrutto la sua fede. E’ impazzito ed è fuggito, non sappiamo dove», lo informò Jake. «Siamo venuti qui per avere il tempo di organizzarci. Qui non può entrare, se il succhiasangue verrà a cercarci. A meno che non cerchi la morte».

Rabbrividii.

Non vorrei mai che si arrivi a tanto.

«Edward…impazzito?», balbettò Sam. «Stento a crederci».

Nel frattempo aveva fatto un altro passo, ora distava un metro da Jake.

Continuavo a tenere d’occhio Sam, mentre rifletteva in silenzio. D‘un tratto scattò sui miei occhi, inchiodandomi con lo sguardo.

«Questo fa di te una comune vampira», disse cupo. «Niente ci vieta di attaccarti».

Mentre scoprii i denti e mi rannicchiai, pronta ad attaccare, un ringhio feroce provenì dal petto di Jacob. Si chinò leggermente in posizione di difesa, i muscoli della schiena in tensione, le braccia allargate con i palmi rivolti verso di me.

«Non provare ad avvicinarti a lei!», intimò rabbioso.

Si fissarono per qualche secondo, mentre la sagoma di Jake cominciava a tremare.

«Ho vissuto con loro in tutti questi anni, e sin dal primo giorno non ha mai perso il controllo», proseguì Jacob senza smettere di vibrare. «E soprattutto, non è una vampira qualunque, Sam. Resta sempre Bella Swan, è la compagna che ho scelto e chiunque oserà sfiorarla, la proteggerò finchè avrò respiro».

«Persino contro di me?», domandò Sam.

«Ho detto “chiunque”», rispose Jacob con voce minacciosa.

Sam misurò ogni parola senza staccargli gli occhi di dosso.

Poi sospirò rumorosamente.

«Non posso e non voglio mettermi contro di te, Jake», disse Sam, calmo.

Jake smise all’istante i tremori.

Era pronto, ma non aveva intenzione di attaccarlo, non Sam.

Raddrizzò la schiena e rilassò i muscoli bronzei delle braccia. Contemporaneamente mi rilassai anch’io, ma restai appena nascosta dietro Jacob. Vigile.

«Ti ringrazio, Sam. Nemmeno io voglio mettermi contro di te», disse con rispetto. Sapevo quanto gli dovesse.

Poi Sam si rivolse a me. «Non hai idea di dove sia diretto?».

Scossi la testa.

«No. Alice dice che sta cambiando idea di continuo, non sa nemmeno lui cosa fare. E’ solo molto arrabbiato».

«Ti cacci ancora nei guai», commentò Sam abbozzando un sorriso. «Ha ragione Jacob: sei sempre Bella Swan».

«Te l’ho detto», rispose facendo spallucce. Ora che Sam aveva deposto le armi, Jacob mi fece avanzare e mi cinse con un braccio.

«E’ la mia storia», mormorai.

«Una storia assurda, direi», precisò Sam. «Comunque è chiaro che non potete restare qui. E’ meglio che vi cerchiate un posto in cui rifugiarvi. Avete idea di dove andare?».

«Ho un cottage a qualche chilometro dalla vecchia casa dei Cullen, nella periferia di Forks. Potremo andare li per adesso», proposi.

«Giusto, è una buona idea. Così poteremo restare in contatto nel caso ci fossero novità», disse Jacob.

«Se lo avvistiamo cosa facciamo?», domandò Sam.

Jacob fece una breve pausa, poi infine disse: «Avvisateci».


*** 


«Questo posto mi è mancato», disse Jacob osservando la casetta ristrutturata da Esme.

Non era strano che Jacob fosse li, per via di Nessie. Ma era strano che adesso ci fosse lui con me, al posto di Edward.

«Quanti ricordi», mormorai persa nei miei pensieri.

Jacob capì il mio stato d’animo e mi sussurrò all’orecchio: «Perché non prendiamo giusto qualcosa e poi ci cerchiamo un altro posto?».

Annuìì.

Quella casa era piena di Edward e di me insieme, oltre che di Renesmee. Era stata una pessima idea voler venire qui, ma è stato il primo posto isolato che mi era venuto in mente.

Sono proprio la campionessa delle scelte sbagliate.

D’un tratto il brontolio assordante dello stomaco di Jake mi fece sobbalzare.

«Ops», disse lui con un sorriso e toccandosi la pancia, anzi gli addominali.

«Magari prima ti preparo qualcosa da mangiare. Il tuo stomaco mi ha distrutto un timpano», dissi sogghignando.

«Come al solito», scherzò. «Propongo una battuta di caccia, ti va?».

«Ho già mangiato. Sono andata a caccia quando stavi…dormendo», risposi un po’ imbarazzata.

I ricordi degli istanti precedenti mi attraversarono la mente.

«Ah», commentò. «Bè allora vado io. Torno tra dieci minuti», disse.

«Okay. Intanto sistemo un po’ la cucina e vedo cosa possiamo prendere».

«Perfetto. A tra poco», promise prima di darmi un bacio.

In effetti era da ieri notte che non mi baciava.

Eravamo così presi dagli eventi spiacevoli che non abbiamo quasi più pensato a noi.

Indugiò sulle mie labbra, indeciso se andare o no.

Il suo corpo era già rivolto verso la foresta, ma le sue labbra bollenti erano ancora attaccate alle mie. Poi sentii le sue braccia circondarmi la vita, vinto dal desiderio di baciarmi ancora.

«Non vai più?», farfugliai, mentre la testa mi girava come una trottola e il mio corpo catturava il suo calore.

«Mi sa di no», rispose con il mio stesso tono stordito.

Riprese a baciarmi più intensamente, mentre passava le dita sulla mia schiena come fossero artigli.

Come se volesse strapparmi anche quel vestito.

Ma il suo stomaco si rifece sentire, impaziente. Scoppiai a ridere.

«Mi sa di si invece», ribbattei divertita.

«Stupido stomaco», brontolò imbronciato. Risi di nuovo. Mi sbuffò in faccia scompigliandomi i capelli e sorrise. «Dieci minuti».

Mi diede un bacio sulla fronte e corse via, continuando ad insultare il proprio stomaco che gli aveva rovinato l’atmosfera.

Entrai in casa ridendo.

Scovai l’occorrente per apparecchiare per uno, e gli diedi una pulita prima di preparare la tavola. Poi andai in camera a prendere una borsa, dei vestiti miei e suoi, e un  po’ di soldi con una carta di credito che tenevo nascosta per le emergenze.

Se non mi fossi trasformata in così giovane età, avrei potuto tenere qualche corso universitario nelle facoltà in cui mi ero laureata. Avrei preferito usare i miei soldi, piuttosto che i loro.

Ma ero troppo giovane per fare l’avvocato, l’insegnante o il veterinario. Potevo passare l’eternità solo studiando, come aveva fatto Edward.

Non mi avevano permesso di fare lavori umili, da tipica ragazza di diciotto anni.

Ora avevo l’occasione di iniziare a fare quello che mi pareva, non ero più vincolata dalla ricchezza e dal buon nome della famiglia Cullen.

Non potevo accontentarmi, dovevo aspirare al meglio.

Le feste pompose, gli onori di casa, l’ostentazione della ricchezza. Erano tutte cose che mi hanno sempre imposto, in un certo senso.

Non le ho mai sopportate, io non ero così.

Io ero semplice, e amavo le cose semplici.

Preferivo un piccolo lupo intagliato nel legno da una mano innamorata, ad un anello di brillanti appartenuto ad una persona di cui non si ricorda nemmeno il volto.

Stare con Jacob e allontanarmi da loro, mi faceva sentire libera, come quando ero umana. Come quando mi avevano rapita e Jake aveva organizzato un contro-rapimento presentandosi in moto davanti alla mia scuola.

Risi al ricordo.

Ogni cosa era diversa, quando la vivevo con lui. Era più bella. Come avevo fatto a non capirlo? Ci saremmo risparmiati tanti guai.

Io soprattutto.

Mentre meditavo su quale carriera avrei potuto intraprendere, sentìì due mani ardenti prendermi i fianchi.

«Hai fatto presto», sussurrai.

Non mi ero ancora abituata a sentire le sue mani sul mio corpo. E forse non mi sarei mai abituata.

«Sette minuti. Ritengo siano troppi in tua assenza», disse posando le labbra piene nel mio orecchio. Sorrideva.

Mi voltai e lo guardai negli occhi. Non potei fare a meno di restare estasiata.

Gli accarezzai il viso e mi sollevai sulle punte per baciarlo.

No, non mi sarei abituata nemmeno a quella morbidezza. Non mi sarei mai abituata a nulla di lui.

«Bells», mormorò, «prima che il mio stomaco mi faccia fare un’altra figuraccia, è meglio che mangi l’animale che sta in cucina», disse sorridendo.

«Certo, certo», replicai come faceva sempre lui.

Mi liberai dalla sua presa e lo trascinai con me in cucina.

Mentre mi davo da fare – le mie doti culinarie erano migliorate a dismisura…avrei potuto fare la cuoca – Jake restò in piedi ad osservarmi dietro di me. Sentivo i suoi occhi bruciarmi la schiena.

«Dove pensi che andremo dopo?», domandai mentre cuocevo un pezzo di carne.

«Stavo pensando ad un posto non troppo lontano da qui. Dovrebbe esserci ancora quella casetta abbandonata vicino a La Push, fuori dai confini. Ti ricordi quando ci eravamo finiti da bambini?», domandò.

Aggrottai le sopracciglia. I miei ricordi confusi di umana non arrivavno così lontano nel tempo.

«No, non ricordo», confessai mentre giravo la carne dall’altra parte.

Sentii che si avvicinava a me. Si appoggiò sul ripiano a braccia conserte e raccontò.

«Stavamo passeggiando in riva al mare, eravamo piccolini, e mi prendevi in giro perché i miei capelli erano più lunghi dei tuoi. Io avevo un costumino di qualche eroe dei cartoni animati, e tu avevi solo una mutandina rosa con fiorellini gialli», rise.

«In topless», scherzai.

«Si, fortuna che non pensavo ancora a certe cose. Comunque avevamo intravisto una costruzione tra gli alberi e ci siamo addentrati per curiosare. Ad un certo punto sei inciampata, non si sa bene dove».

«Probabilmente sui miei piedi», lo interruppi ridendo. Quant’ero goffa. Jake seguì le mie risate.

«Lo credo anch’io, e naturalmente ti eri sbucciata un ginocchio. Mi rifiutavo di usare l’acqua di mare per disinfettarti la ferita, sapevo che bruciava e non volevo farti male. Così mi sono improvvisato Maria Maddalena e ti ho ripulito alla bene e meglio la ferita con i miei capelli», rise quasi imbarazzato, «e ti ho leccato il taglio come fossi un cagnolino».

«Bè non avevi i mezzi per fare di meglio», dissi trattenendo un sorriso. «E poi cos’è successo?».

«Dopo un po’ ti è sparito il dolore e hai smesso di frignare. Mi hai ringraziato e dato un bacio sulla guancia dicendo che mi adoravi e che non mi avresti più preso in giro per il capello lungo», raccontò con un sorriso divertito. «Alla fine sono venuti a cercarci i nostri genitori, ricordo ancora la romanzina di mia madre. La casetta però ti piaceva. Quando ci hanno trovati stavamo giocando a io maritino che rientra a casa da lavoro, mentre tu mogliettina cucinavi polpettine di acqua e sabbia».

Ridemmo.

«Un po’ come adesso», osservai, «polpettine di sabbia a parte».

Jake annuì ridendo.

«Vai a sederti dottor Black, le bistecche sono pronte», dissi prendendolo in giro.

«Grazie, miss topless», replicò stando al gioco.

Dopo mangiato presi la borsa e mi feci guidare da Jacob verso la casetta sulla spiaggia.

Quando la vidi ebbi un vago ricordo del racconto di Jacob.

Ebbi un barlume di Charlie che irrompeva nella piccola cucina e mi abbracciava in lacrime. Credeva di avermi persa.

Era vecchia e abbandonata, ma io e Jacob ci saremmo divertiti a metterla in sesto. Esme mi aveva rivelato qualche segreto della ristrutturazione, avrei avuto finalmente modo di metterlo in pratica.

Questa casa sapeva dei piccoli Jacob e Bella. Per fortuna che se l’era ricordata.

Ci impiegammo tutto il giorno per renderla più dignitosa, con il tempo e con qualche lavoretto ci saremmo comprati altre cose per completarla come più ci piaceva.

L’idea mi elettrizzava.

Era assurdo che solo ora, a quindici anni dalla mia trasformazione, iniziassi a vivere.

«Direi che come rifugio per la notte può andar bene», dissi mettendomi le mani sui fianchi e dando un’occhiata alla facciata.

«Dalle stelle alle stalle. Mi dispiace di non poterti offrire una villa con piscina», replicò Jacob.

«Jake, abbiamo una spiaggetta tutta per noi sotto il naso. Una casa che finalmente sento mia e che possiamo gestire insieme come vogliamo. E poi io non avrei nemmeno bisogno di una casa, in teoria».

«Bè è vero. Però questa catapecchia non è certo alla tua altezza», disse imbronciato.

Mi avvicinai a lui e gli cinsi i fianchi guardandolo dritto negli occhi scuri.

«Jake, sai benissimo che a me piacciono questo genere di cose. Per anni ho detestato l’idea che si erano fatti i Cullen su ciò che merito. Io voglio questo…», dissi indicando la mia nuova dimora con un gesto della mano prima di riappropriarmi del suo fianco, «e voglio soprattutto te. In qualunque posto, non mi interessa dove siamo o cosa facciamo. Sei speciale, a lo è anche questa casetta rimessa a nuovo con le nostre mani. Perciò piantala di dire le tue solite fesserie», conclusi con un sorriso.

Jake mi guardò storcendo le labbra, poi ricambiò con un sorriso che per poco mi accecò, nonostante fosse scesa di nuovo la notte.

«Va bene, come vuole lei signora Swan. Ora per inaugurare questo gioiello dell’architettura vampiro-lupesca, che ne diresti di sfruttare la spiaggetta e farci un bel bagnetto?», propose scherzoso.

«Direi che è un’ottima idea, anche perché ne hai proprio bisogno Jake», dissi ridendo e tappandomi il naso per l’opprimente puzza di sudore.

Il mio olfatto ingigantiva qualunque cosa, sono sicura che da umana non mi avrebbe dato fastidio come adesso.

Rise e iniziammo a spogliarci dei nostri vestiti, abbandonandoli sullo steccato che delimitava il giardino davanti casa nostra.

Prendemmo la rincorsa e ci buttammo in acqua con un tonfo assordante, specie Jacob, che in più lanciò un urlo d’entusiasmo, tipico da indiano. Giocammo a schizzarci, o meglio, a buttarci vere e proprie onde addosso, e per una volta lo battei in velocità ad una gara di nuoto.

«Sei troppo pesante, ecco qual è il problema», dissi scherzando.

Lui rise e mi abbracciò stringendomi a sé.

«E tu sei troppo…ah non c’è niente che non va in te!», disse su di giri.

Mi allacciai al suo collo, mentre il mio corpo nudo aderiva al suo.

Quel contatto mi riportò ancora una volta alla mente quei momenti passati insieme nel bosco.

«Nemmeno il freddo?», sussurrai, cercando di sintonizzarlo sulla mia lunghezza d’onda.

«No. Non hai idea di cosa provo quando ti tocco», rispose morbido al mio orecchio.

Mi venne il dubbio che forse ero stata io a sintonizzarmi sulla sua stessa frequenza, collegati come siamo.

«Jake, ma come fai a sopportarlo?», chiesi curiosa.

«Te lo avevo già detto tempo fa, se ben ricordo. Prima della tua trasformazione, quando sei venuta a trovarmi dopo la battaglia. Ti avevo detto che ti avrei accettata lo stesso, se non puzzavi troppo», ricordò sorridendo sulle ultime parole. «E poi perché ti amo, ovviamente», aggiunse prima di darmi un bacio salato sulle labbra. «E tu come fai a sopportare il mio odore?», domandò di rimando.

«Perché ti amo, ovviamente», risposi con un sorriso, usando le sue parole. «E perché mi sono assuefatta, a furia di frequentarti», aggiunsi indifferente.

Ridemmo piano insieme, mentre ci stringevamo l’uno all’altro e mi cullava dolcemente tra le sue braccia.

Sospirai beata, chiudendo gli occhi come a cercare il sonno, appoggiata al suo petto bollente, mentre ascoltavo i battiti umidi del suo cuore accelerato.

«Sei più calda adesso. Ti piace il mio calore?», chiese dolce.

«Si. E’ una sensazione indescrivibile. Mi fa quasi sentire viva», mormorai con voce persa. Vibrò di una lieve risata. Poi cercò le mie labbra, dandomi un bacio dolcissimo.

Uno, due, tre baci.

Poi divenne più impaziente e le sue labbra si fecero più decise.

Lo spinsi verso la parete di uno scoglio e mi avvinghiai a lui. Desideravo ogni cellula del suo corpo perfetto e sensuale.

Quel povero scoglio, fece una brutta fine.

 

***

 

Edward POV

 

Rabbia.

Quanta rabbia dentro di me! Non pensavo di poterne provare mai, ne in modo così devastante!

Perché non lo ha fatto quando era ancora umana? L’avrei lasciata andare, avrei preferito soffrire la sua perdita, nel desiderio che restasse umana.

Forse è stata colpa mia.

Me ne sarei dovuto andare di nuovo appena scoperta la sua soppravvivenza al tuffo dalla scogliera.

Sono stato uno stupido, impulsivo. Non mi dovevo nemmeno fidare di Rosalie, che non è mai stata una grande ammiratrice di Bella.

«Edward, dove sei? Torna a casa».

I pensieri di Esme mi rimbombavano nel cervello. Mi stavano venendo a cercare, ma io non volevo essere trovato.

Ma non sapevo nemmeno dove andare, vedevo tutto rosso per la furia che provavo.

Dovevo pensare, pensare a cosa fare, trovare uno scopo.

Riprendermi Bella?

Mmmh.

E dove sarà andata? Insieme a quel cane bastardo di Jacob.

Feci a pezzi una decina d’alberi in mezzo secondo al solo pensiero che le avesse messo le zampacce addosso.

Come ha potuto farsi toccare da lui?

Perché si sono cambiati d’abito?

Dov’erano finiti quelli che avevano prima?

Mi arrampicai su di un tronco e saltai da un albero all’altro per disperdere le mie tracce.

Arrivai nei pressi di casa mia, per seguire la scia di Bella che seguiva Jacob quando era fuggito. Non c’era nessuno a casa, erano tutti impegnati nelle ricerche.

Perché s’è fatto raggiungere? Maledetto, maledetto cane che deve sempre trascinare Bella nel dubbio!

Lo odio, se lo trovo lo faccio a pezzi! Ma lentamente, per godermi le sue urla.

Trovai due scie di Bella, una più vecchia ed una fresca.

Seguii la più vecchia alla velocità della luce, finchè non trovai il punto in cui si mischiava più intensamente con l’odore nauseabondo di quello schifoso.

Dovevo ripercorrere tutto il loro tragitto, se volevo trovare risposte. Cercare gli indizi.

Si erano seduti su di una roccia, uno di fianco all’altro.

Che schifo.

Feci un mezzo giro e trovai un albero spezzato, con il grosso tronco caduto rovinosamente a terra. Non ero stato io.

Mi avvicinai per sentirne l’odore, ma qualcosa per terra attirò la mia attenzione.

Brandelli di tessuto.

I loro vestiti.

Sul tronco c’era solo l’odore di Bella.

Che avessero lottato?

No impossibile, non avrebbe lasciato me per andare con uno che l’ha picchiata. Inoltre i pensieri di Jacob una volta spezzata la magia, non avevano niente a che vedere con la violenza. Provava solo sensi di colpa e il ritorno di fiamma per Bella.

Che abbia tentato di farle del male strappandole i vestiti per possederla? Il suo odore era negli abiti di Bella.

No nemmeno questo giustificava la sua scelta folle.

Trovai i pantaloncini di quella bestia e me li portai al naso con una smorfia.

Che puzza.

Un attimo.

L’odore di Bella lungo la cintura e sul bottone.

I miei pensieri si bloccarono.

Un istante dopo rimisi insieme i pezzi del puzzle e la mia rabbia raggiunse l’apice.

Bella aveva fatto l’amore con Jacob di sua volontà.

Aveva strappato i vestiti e l’aveva poggiata sul tronco.

Dalla fine che aveva fatto il tronco ci erano andati pesante.

Si era fatta possedere in quel modo da una bestia. Da un nemico.

Un nemico da uccidere, o che avrebbe potuto ucciderla.

No, non l’avrebbe mai fatto, io lo so.

Ero sempre nella sua testa e sapevo che non le avrebbe mai fatto del male, la mia iperprotezione mirava ad altro. Egoista come sono, non volevo che si accorgesse di cosa Bella provasse per lui e che questo le facesse aprire gli occhi.

Ma l’ha fatto troppo tardi, e non glielo posso perdonare.

Non accetterò mai un tradimento di questa portata.

Bella non è più la mia Bella. Questa è una sconosciuta che ha preso il suo posto da chissà quanto tempo.

Per la prima volta, Bella non era più nessuno per me.

Non solo.

La odiavo per avermi tradito, per aver tradito le nostre leggi unendosi con il nemico.

Preferire lui a me.

Nessuno può preferire un cane a me.

Io sono perfetto, è nella mia natura di vampiro esserlo.

Si è messa contro di me, contro tutti noi. E la mia famiglia non mi ha mai sostenuto nel momento più importante.

Quella stupida votazione.

Se mi avessero appoggiato, a quest’ora le cose sarebbero molto diverse e io non sarei arrivato a tanto.

E’ anche colpa loro se è accaduto tutto questo.

Mi rifiuto di tornare a casa, mi rifiuto di perdonare Bella e lasciar vivere Jacob.

Mi rifiuto di accettare che le cose siano andate così e basta.

Deve pagare, devono pagare tutti per come le nostre vite si sono rovinate.

La mia vita si è rovinata, quando pensavo che tutto si fosse risolto.

Mi avviai senza meta dentro il bosco, lasciandomi alle spalle Bella, la mia famiglia, la tomba di mia figlia che ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me.

Il frutto di un amore perfetto, che ora giace sotto terra.

Non avevo posti dove andare, se non lontano. Molto lontano. Ma ero deciso a trovare un modo per vendicarmi, un modo per non soffrire più. Dopo avrei trovato una soluzione anche per la mia esistenza.

Dovevo trovare Bella e quel maledetto.

Ricominciai a correre per cercare la scia più fresca.

La trovai e la seguii.

Accidenti, portava a La Push!

Jacob le ha permesso di entrarci? Sperai che il branco di Sam non li toccasse.

Che li lasciasse alla mia brama di vendetta.

Avevo il dubbio che in ogni caso Sam non gli facesse del male.

Si rispettavano a vicenda, e Sam sapeva di avere meno voce in capitolo nei riguardi del patto.

Quindi forse erano ancora li, illesi.

Se fossi entrato, se li avessi trovati l’una tra le braccia dell’altro…

L’idea mi solleticava la gola.

Non avrei potuto torturare Jacob come avrei voluto, avrei dovuto fare in fretta, in presenza di Bella. L’avrei potuta contrastare solo perché le avevo insegnato io a battersi.

Ma non poterle leggere le mosse nei pensieri era un grosso problema per me. Avevo sempre contato sulla mia capacità per fare qualunque cosa.

Lei mi spiazzava. Mi metteva in difficoltà. Non avrei potuto batterla.

Inoltre era pieno di quegli schifosi mutaforma. Il mio odore li avrebbe attirati e per me sarebbe stata la fine.

Non ero io quello che doveva sparire dalla faccia della terra.

Feci un giro attorno al confine, nella speranza che fossero usciti da li o magari di incontrarli mentre andavano via.

Non li trovai, ma in compenso intercettai un’altra scia ancora più fresca, la seguii come un cacciatore che vuole ad ogni costo “quella” preda.

Portava appena fuori La Push.

Bene, non entrava nel territorio proibito dal patto.

Trovai una minuscola casetta, ci entrai dentro per vedere se erano li.

Che orrore di casa.

Messa apposto di fresco, a giudicare dall’odore sul tetto, pareti e mobili.

Ci avevano lavorato insieme. Che schifo di posto. Ma le ville con piscina me le potevo permettere solo io.

«Bella, Bella ti amo. Ti amo, ti amo, Bella, ti amo».

I pensieri sconnessi di Jacob erano molto vicini.

Pensava con difficoltà e sempre la stessa cosa come un disco rotto.

Poi vidi il volto di Bella nei suoi pensieri, mostrarmi quello che facevano in quel momento.

Il volto di un piacere che non avevo mai visto quando era con me.

Distrussi il tavolo della cucina e il letto. Le cose di cui solo lui poteva aver bisogno.

Avrei distrutto l’intera casa, tanto per interromperli sul più bello, ma continuavo a ripetermi che non potevo anticipare più di tanto le mosse di Bella. Anche se fuggivo, mi avrebbero raggiunto e Jacob era veloce ed un bravo combattente.

Non sarebbe stato facile torturarlo. Maledizione alle sue fauci capaci di fare a pezzi la mia carne.

Dovevo trovare aiuto.

Dovevo trovare qualcuno che potesse tenere impegnata Bella, in modo da lasciarmi Jacob.

E dovevo trovare cibo.

Ero stanco di bere sangue di animale, mi rendeva debole, e dovevo essere forte per ferire abbastanza Jacob, in modo da darmi la possibilità di sentire le sue urla.

Di vederlo contorcersi e strisciare ai miei piedi, incapace di ritrasformarsi per il dolore.

Un’idea si fece strada nella mia mente mentre mi allontanavo da quella catapecchia.

Sapevo dove trovare tutto questo.

E anche di più.

  
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