Brendon: Heven Elphas
Ryan: Chemical Lady
Nails for Breakfast
And
Tacks for snack
IV CHAPTER
Ero davanti al microfono con una chitarra in mano e nessuno a quanto pare in quel momento era intenzionato a fare qualcosa. John stava mangiando un panino, Spencer stava messaggiando e Ryro era troppo occupato ad osservare un qualche particolare della sua chitarra. Diciamo che la registrazione stava proprio andando a gonfie vele… Presi a suonare da solo, saltellando davanti al microfono e sparando parole a caso come “A toast! I want a toast! Toast and jam and flowers” attirando così l’attenzione di Ryan.
-Toast, marmellata e fiori?-
-Fa molto hippie! Dillo che ti piace…-
Lui scosse la testa sconsolato ed iniziò a strofinare uno straccio sulla chitarra, con la cura che si potrebbe dare al proprio figlio. Io continuai a suonare quella melodia davvero stupida, che pian piano cominciava anche a piacermi. Pensai che potevo seriamente farci una canzone, che non doveva per forza parlare di toast e fiori.
Poteva parlare di Ryro… No. Doveva
parlare di Ryro. Io non avevo mai scritto nulla per lui…
-Hai finito con quella cosa country da saloon
impolverato?-
Mi domandò, senza alzare lo sguardo verso di me. Io
gonfiai le labbra offeso, ma non smisi lo stesso di suonare.
-I will take the gun in my
hand and shoot to your heart… I’m the new western Cow-Cupid!-
Cantai, facendo ridere Ross che finalmente riprese a
guardarmi.
-Sei un coglione, Brenny…-
Mi disse, abbandonando finalmente lo strumento per
avvicinarsi a me. Io mi lasciai la chitarra dietro la schiena e lo abbracciai,
appoggiandogli il mento alla spalla. Se dovevamo perdere tempo quello era un
bel modo per farlo…
-Mmmh… Che ne dici di prendere seriamente la… uhm… ‘mia pistola’ e…-
-Brendon!-
Lui arrossì dandomi un pugno nelle costole, così iniziai a
ridere prima di stringerlo a me e girare su me stesso. Buttai a terra un paio
di cose che urtai con il manico della chitarra, ma non me ne importava. Era
Ryro che si lamentava perché avrei di certo rotto qualcosa e poi “vedrai che
dovremo risarcire tutto!”.
Per fortuna del nostro fondo bancario, entrò Pete con un
sorrisone enorme sul viso e tre sacchetti della spesa altrettanto enormi.
-Ho portato da bere ai miei pupilli!!!-
Urlò alzando le borse verso l’alto come se fossero le
nuove tavole della legge e lui una sorta di Mosè senza barba e pieno di
tatuaggi.
Mollai Ryan a terra e corsi da lui per vedere cosa aveva
portato e quando vidi quella massa di alcolici lo abbracciai.
-Aaaw! Si festeggia allora!-
-Cosa?-
Domandò Ryan, arrivando scazzato da noi e fulminandoci. Io
alzai le sopracciglia e sorrisi da furbo, mentre arrivavano pure Spence e John
per salutare Wentz e rubare alcool.
-La mia nuova canzone! Quella del saloon!-
-Io quella cosa non la voglio più sentire, figurati se la
festeggio!-
Sbottò Ross, prendendo una bottiglia di Jack per poi
andare a sedersi di nuovo dov’era prima. Pete lo guardò un secondo, prima di
voltarsi verso di me ed appoggiarmi una mano sulle spalle.
-Avete scopato ultimamente? Mi pare che sia un po’
nervoso… Non trascurare la vita di coppia!-
Sussurrò stringendomi a sé, mentre il chitarrista iniziava
a tracannare sorsi un po’ troppo abbondanti di Jack Daniel’s. L’osservai per
qualche attimo, prima che Pete mi distraesse e mi porgesse una bottiglia di
vodka, sorridendomi felice.
-Stasera basta incidere! Voglio che vi rilassiate e che vi
sballiate un po’! La musica da ubriachi è sempre meglio!!-
Quelle furono le ultime parole intelligenti di quella
sera, perché poi arrivò seriamente il devasto.
Non erano passate nemmeno due ore che Spence era abbracciato ad un amplificatore
a sussurrargli qualche cosa… John si era addormentato sul divanetto con la
bocca spalancata da cui colava saliva. Pete rideva come un pazzo e faceva
battute scadenti e a sfondo sessuale, con me che lo ascoltavo e ridevo facendo
altrettante battute. Ryan ci osservava stralunato, in uno stato a metà tra
pazzo allucinato e hippie felice del mondo. Sembrava che nemmeno stesse
ascoltando il discorso mio e di Pete sull’accoppiamento dei pesci.
-Dico, i pesci non scopano! Come fanno?-
Continuava a chiedermi. Io scuotevo la testa tra un sorso
di gin e l’altro, prima di alzare lo sguardo verso Ryro.
-Ryro! I pesci sono tutti vergini... Scrivici una
canzone!-
E scoppiai di nuovo a ridere insieme a Wentz. Ross annuì
come se Dio gli avesse parlato dritto nel cervello e iniziò a strimpellare
qualcosa di davvero stupido e da anni Sessanta. Poi, di scatto, si fermò e
piegò appena la testa per osservare meglio la chitarra. Prese lo straccio
accanto a sé ed iniziò a sfregarla per mandare via delle ditate unte e una goccia
di Jack che ci era colata sopra. Io mi gattonai da lui, scivolando con la
faccia a terra una volta, ma senza poi farci tanto caso. Poi indicai un punto
indefinito sulla superficie dello strumento.
-Qui c’è una macchia tremenda!-
Urlai e lui subito si mise a sfregare come un ossesso,
cacciando la lingua fra i denti per la concentrazione e lo sforzo.
-Ah ah! Ryro! Non va
viaa! Non va viaaaa!!-
Lo canzonai, ridacchiando come un allocco.
-Quel rottame ormai è da buttare!-
La frase di Pete sembrò colpirloin testa, dato che
spalancò le palpebre come se gli fosse venuta un’illuminazione. Io ridevo
continuamente e mi lasciai cadere su un fianco a terra, così che Ryan fu
costretto a scavalcarmi per barcollare per la stanza con lo strumento in mano.
-Buttala alla discarica, Ryro-bunny!-
Sogghignò Wentz riprendendo la scena con il cellulare e il chitarrista lanciò seriamente a terra
lo strumento con fare scazzato con le nostre risate come sottofondo.
-No, no! È ancora sporca!-
Gli dissi io mentre ci cadeva sopra con l’intenzione
di riprenderla fra le mani. Rialzarsi
fu un’impresa, ma quando ci riuscì sorrise fiero e sfidò la sua amata chitarra, condannandola a morte
con un altro lancio più convinto. Pete cadde in avanti a forza di ridere ed
appoggiò la testa al pavimento, rovesciando un bottiglia e imbevendo i capelli
di whiskey. Io ero talmente vicino allo strumento che allungai la mano e ce la
strisciai sopra apposta.
Quanto mai non l’avessi fatto!
Ryro mi si lanciò addosso e la prese fra le braccia,
lanciandomi uno sguardo agguerrito.
-Me l’hai porc… sporcata ancora di più! Sei cattivo,
Brenny… Cattivo.-
Biascicò a fatica, penzolando verso l’uscita con la
chitarra fra le mani.
-Devi disinfettarla, Ryro!-
Fu l’ultima cosa che uscì dalle mie labbra prima di cadere
a faccia a terra ed addormentarmi in quella posa scomodissima. Ma ubriaco
com’ero, non me ne accorsi nemmeno.
Mi ricordo che a svegliarmi fu un urlo da checca isterica
che riempì la saletta. Faticai ad aprire gli occhi, mentre la testa era sul
punto di esplodermi e disperdere i pochi neuroni rimasti in giro.
-…arra! È rotta! Bruciata! Nessuno ha fermato questo
scempio?-
Ryan era in piedi davanti a me e quasi piangeva senza che
io ne capissi il motivo.
-Eh?-
Dissi soltanto, beccandomi una sua occhiataccia omicida e
sofferente.
-Mi sono svegliato con in mano l’accendino e lei era
accanto a me divisa in due e bruciacchiata! Devo averle dato fuoco da ubriaco e
nessuno me lo ha impedito! Tu me l’hai fatta bruciare, Brendon! Pensa se
prendavamo fuoco tutti quanti? Eravamo tutti morti!-
Essere svegliati dopo una sbronza da un hippie che sclera
parlando di ipotetiche azioni catastrofiche ed apocalittiche è stata una delle
cose più sconvolgenti che mi sono capitate.
-Hendrix non è mai morto.-
-Si è soffocato nel suo vomito e io potevo morire così,
oltre che bruciato! Tu non mi avresti salvato!-
Gridò, prima di girare sui tacchi ed andarsene via. Io
cercai di alzarmi per seguirlo, ma appena mi mossi il mondo sembrò tremare
tutt’intorno a me. E per quanto volessi correre dietro a Ryro, in quel momento
l’unica cosa da cui potevo correre era un dannato water in cui vomitare.
Io non potevo crederci che davvero mi avessero permesso
di farlo.
Tenevo strette fra le mani la tastiera e la cassa della mia chitarra, purtroppo
separate e semi bruciate. Da ubriaco avevo fatto davvero molte pazzie, è vero…
ma arrivare ad incendiare una delle mie preziose chitarre mi mancava…
Strinsi al petto quello strumento ormai distrutto, anche se ora mi domando il
perché di tanto attaccamento… avevo tantissime chitarre, avevo molti strumenti
eppure stavo facendo un sacco di capricci immotivati su quella chitarra che,
ora come ora, non ricordo nemmeno che modello o di che colore fosse…
Non volevo ammettere a me stesso che avevo perso il controllo, perché di natura
sono sempre stato una persona che detesta quando le cose gli sfuggono di mano.
E quello era un classico esempio.
Erano solo due le cose a farmi perdere del tutto il nume della ragione:
l’alcool e la passione che provavo quando possedevo Brendon. Eravamo così
attratti l’uno dell’altro che riuscivano a fare l’amore con lo sguardo, e la
cosa avvolte era un problema un po’ imbarazzante.
Riguardai ancora una volta i relitti che stringevo fra le mani sospirando.
Era davvero una bestia… come era possibile lo sapevo solo io.
La porta si aprì senza che nessuno avesse l’accortezza di bussare e sapevo già
di chi si trattasse “Esci Pete, sono imbufalito con te e il tuo maledetto Jack
Daniels…”
“Ma Ryrino, Honey, Sugar… Baby….”
“Hai finite di fare il gay? Voglio restare solo!”
Lui si mise a sedere di fianco a me abbracciandomi con trasporto e io per poco
perdetti l’equilibrio “Ma Ryro non voglio vederti arrabbiato con me! Sei solo
un uomo molto frustrato dal lavoro! Incidente troppo e scopate poco voi
ragazzi! È questo è male!”
“Pete i tuoi suggerimenti sono sempre errati, guarda qui!” dissi sbattendogli
la chitarra sotto al naso “Ho ascoltato te e la tua coglionaggine e guarda che
ho combinato!”
“Se mi perdoni te ne compro tre di chitarre Ryro!” disse sorridendomi
speranzoso “Ok, quattro?”
“Non importa man, sono sponsorizzato dalla Gibson… o almeno credo” dissi
appoggiando i frammenti della chitarra e passandomi una mano sul viso “Non
capisco un cazzo al momento… sono stordito…”
“E ci credo!”
“Posso almeno sapere che ho fatto?” chiesi un po’ timoroso e per risposta Pete
esplose a ridere.
“Scusami” mi disse poi ricomponendosi, prima di riesplodere a ridere “Solo che
hai fatto la figura del cazzo di germofobico di merda… e hai iniziato a lanciare
la chitarra in giro poi in giardino ci hai dato fuoco usando l’alcool
denaturato per disinfettare!!”
Rimasi un attimo colpito dalla stupidità di Pete, visto che l’alcool denaturato
non era infiammabile… ma cazzo! Non mi importava cosa avevo usato ma il perché
nessuno mi avesse impedito di farlo!
“fondamentalmente è stata colpa di Brendon” disse pratico Pete “Ma potevi
evitare di strillargli addosso come un malato di mente, ci è rimasto male
poverino…”
“Perché lui, o te, o un altro imbecille non mi ha impedito di farlo?” chiesi al
limite della sopportazione.
Pete alzò le spalle “Io non capivo un cazzo e mi chiedo come diavolo posso
ricordarmi quasi tutto… Brendon lasciamo perdere, è già tanto se è
sopravvissuto alla nottata, John è collassato subito e Spence ha tentato di far
sesso con l’amplificatore, ma non sapeva come penetrarlo…”
Era il delirio più totale… “Come ci siamo ridotti?” chiesi a un pubblico
immaginario.
“Molto male, Ryro…”
Pete rideva ancora con le lacrime agli occhi mentre io mi lasciavo cadere
all’indietro appoppando la schiena al materasso. Avevo i sensi di colpa per
essermela presa solo con Brendon quando tutti quei coglioni non avevano fatto
nulla. Tutti, non solo lui che era il più ciucco forse….
“Dovresti andare da Brendon e fare sesso”
“Pete fai schifo! Sei un cazzo di fissato!”
Lui si alzò dal letto con un sorrisetto malizioso “Tu fallo, poi mi sai dire
come stai… scommetto che arrangerai le migliori canzoni della tua vita dopo
tanto sarai sereno!” mi fece l’occhiolino prima di dirigersi verso la porta
“Vado a disinfettare l’amplificatore così poi lo trovi pronto! Sempre se ti
andrà di alzarti da quel letto… penso che lo troverai difficile LittleRyro…”
Io sbuffai arrossendo appena, visto che ero sempre stato restio a parlare della
mia vita sessuale “Finiscila Wentz…”
“Ci vediamo a cena! Poi ti mostro le riprese di te ubriaco!”
“Mi hai filmato??”
“Ossì e finirai sul mio blog! E magari in qualche video! Spence che scopa
l’ampli è devastante!” e detto questo se ne andò chiudendosi la porta alle
spalle. Ok, pace, non sarei stato comunque il più imbarazzante.
Spence mi batteva, anzi, stavolta batteva tutti.
Mi alzai dirigendomi in camera di Brendon, infondo dovevo almeno chiedergli
scusa e, visto che era anche la mia stanza, lasciare quella di John libera.
Lo trovai steso sul letto con gli occhi chiusi e la musica a palla nelle
orecchie, così mi avvicinai osservandolo intenerito e imprimendomi bene nella
mente ogni singolo dettaglio del suo viso, come se volessi imprimerlo a fuoco
nella mia memoria.
Lentamente mi misi a sedere in parte a lui, osservando con desiderio crescente
quelle labbra carnose che sembravano invitarmi a baciarle. Teneva le braccia
dietro alla testa così, calcolando attentamente la distanza, mi misi in
ginocchio sopra di lui prendendolo per i polsi e immobilizzandolo.
Lui spalancò gli occhi emettendo un debole “Eh..?” sorpreso prima che io
potessi imprigionare quelle labbra rosee in un bacio affamato.
Stavo forse seguendo il consiglio di Pete? Boh, non lo sapevo, ma di certo
l’istinto (e il cavallo dei pantaloni) mi tiravano in quella direzione.
Brendon cercò di liberare le mani ma io non glielo permisi, sfilandomi il
foulard che portavo al collo e legandogli così entrambi i polsi, ovviamente
dopo avergli sfilato la maglietta rossa. Lui mi guardò con un sorrisetto
malizioso mentre io gli levavo le cuffiette dalle orecchie e prendevo a
baciarlo ovunque, sul petto, sul collo, sul ventre…
“Ryro ti prego, slegami” mi implorò mentre gli sfilavo anche i pantaloni
lasciandolo con solo i boxer addosso. Io scossi il capo, con un sorriso
furbetto sul volto “Ma non posso spogliarti così!”
Io mi alzai sempre guardandolo provocante e presi a spogliarmi con lentezza
quasi esasperante davanti ai suoi occhi, mentre lo guardavo osservarmi sofferente
nel non poter toccarmi, o toccarsi…
“Devi essere punito” dissi mentre allargavo l’elastico dei miei boxer senza
però abbassarli, ancora, godendo della sua sofferenza interiore “Mi hai fatto
bruciare una chitarra davvero tanto costosa… devo pur vendicarmi non credi?”
Brendon sgranò gli occhi mentre facendo ancora per sfilarmi l’ultimo dei miei
indumenti, facendo però un’altra finta “Mi stai uccidendo, Ross”
La cosa andò abbastanza per le lunghe e di certo non mi metterò a descrivere le
numerose cose che ho fatto davanti a Brendon una volta nudo, per farlo soffrire
un altro po’…
Alla fine quando decisi che era ora di arrivare allo step successivo lui era
davvero al limite. Gli sfilai i boxer, senza liberargli le mani e lo feci mio.
Mi bloccai nel vedere la sua espressione totalmente estasiata e capendo che si,
era la cosa più bella che avessi mai visto nella mia breve vita.
Quando quel amplesso ebbe termine mi lasciai cadere grondante di sudore sul suo
corpo, facendo poi leva sulle mie fragile braccia tremolanti per liberargli le
mani. Lui subito abbassò le braccia, stringendomi a se mentre cercava di
regolarizzare il respiro e io sorrisi in quel dolce abbraccio, mentre gli occhi
mi cadevano sui suoi polsi.
“Cazzo” sussurrai prendendo la sua mano fra le mie e guardando i profondi segni
rossi che si era auto inflitto nel tentativo di liberarsi.
“Nah non è nulla” mi disse lui mentre io gli baciavo i polsi irritati prima di
accoccolarmi contro al suo petto e lasciare che mi cingesse per bene le spalle
con un braccio, mentre l’altra mano si appoggiava sul mio fianco, per
stringermi di più a se “Mi piace quando ti vengono queste idee” sussurrò
vagamente divertito, baciandomi la fronte mentre io sbadigliavo assonnato
“Dovremmo comprare delle manette… però rivestite di pelo così non rischio di
svenarmi…”
Io sbadigliai ancora annuendo mentre lui ridacchiava ancora “Tutto quello che
vuoi Brenny” dissi chiudendo gli occhi, distrutto.
Brendon alzò gli occhi al cielo “Mamma mia, ti basta una scopata e track! Ti
addormenti di botto… sei davvero incredibile….”
Ma io non lo sentivo più, pensavo solo a Pete che si, per una volta aveva
ragione.
Col cazzo che mi sarei alzato da quel letto!
“Sono ancora indeciso, magari
guardare un altro paio di case potrebbe aprirmi la mente…”
Guardo Gabe con fare assassino ma lui non vede, troppo intento a girovagare per
queste strade maledette piene di cartelli con scritto vendesi “amico, ho voglia
di un caffè, ti prego!”
“Ok man” risponde lui sorridendomi “Andiamo al solito posto!”
“NO!”
Si ferma sotto al semaforo praticamente inchiodando e mi dedica uno sguardo
sconcertato, forse dovuto all’urlo che ho tirato e che lo ha parzialmente
stordito.
“è che… la cameriera mi odia… non voglio uno sputo nel caffè” tento di salvarmi
in corner e lui sembra caderci.
Un’alzatina di spalle mentre il semaforo si fa verde “Ok allora dove andiamo?”
“C’è un nuovo bar dietro la 67th… è carino…”
Lui annuisce facendo inversione “Allora Ross… questa cameriera perché ti odia?”
“Ci provava, ma io non ci stavo” Ovviamente..
Il mio amico ride, parcheggiando perfettamente dentro alle strisce bianche.
Gabe è la sola persona che conosco che sappia guidare davvero bene, per il
resto è lo sfacelo, me compreso. John addirittura quando può prende i mezzi,
spaventato all’idea di impazzire nel traffico della città degli angeli “Le
donne sono una palla” dice il cantante dei Cobra sedendosi a un tavolino di
mogano nero “i ragazzi sono meglio. Guarda Will, è perfetto in quanto è un uomo
ma con le fattezze di una ragazza”
Alzo gli occhi al cielo.
Io adoro Gabe, è il mio migliore amico.
Ma ODIO quando inizia a parlarmi di come lui e il suo ragazzo stiano bene
assieme, o siano felici, o si amino da morire perché questo mi ricorda che
invece io sono fottutamente solo.
E lui questo lo sa, per questo mi organizza appuntamenti scadenti con i suoi
amici che decisamente non fanno per me. Io ho alti standard che solo qualcuno
come… beh, come Brendon, potrebbe soddisfare.
“Ryro hai davvero tanto bisogno di fare sesso” sottolinea a mò di cantilena
come sempre “Ti aiuterei io ma cazzo, sono fedele…”
“Ma che peccato…” replico sarcastico.
Il mio cellulare vibra e io tento di estrarlo dei jeans aderenti ma con
lentezza “Ma che suoneria hai??” domanda il cantante dei Cobra “Sembra un gatto
agonizzante in procinto di morire”
“è Guilty Pleasure” gli dico canzonatorio e lui si zittisce dopo aver detto che
una sua canzone fa schifo, in pratica. Rispondo ed è John “Ehy bello!”
-Cazzo Ross sono tre giorni che ti cerco e non ti trovo! Ma dove sei?-
Io mi allontano il cellulare dall’orecchio prima di venir assordato dalla voce
angelica del mio chitarrista “Sono a far colazione con Gabe”
-Bravo perdi tempo con quel coglione invece di pensare al concerto di domani!!-
“Grazie” dice intanto Gabe con un sorriso, dopo aver sentito tutto.
-Prego. Posso raggiungervi oppure è un club riservato ai soli dementi a piede
libero?-
“Ovvio che puoi ci sei anche tu nel circolo” rispondo poco prima di indicargli
la strada e riattaccare, poi mi volto verso Gabe “è un po’ nervosetto”
Lui sorride “Come te del resto, quando mi dirai perché ti girano in questo
periodo?”
Scuoto il capo “è solo stanchezza”
“Ma non stai facendo concerti o altro” puntualizza il mio amico prendendomi la
mano e stringendola appena “Ryro smettila di tenerti tutto dentro o quando
esploderai farai un boato incredibile… assordando anche chi ti circonda”
“Wow come sei profondo”
“Lo so! Per questo mi ami!”
“E chi ti ha detto che ti amo scusa?” questa poi… questo ragazzo sta partendo
del tutto.
“Si vede da come mi guardi” aggiunge battendo forte le ciglia, cercando di
emulare un’espressione dolce che non mi tocca, così prendo la tazzina e bevo il
mio cappuccino in silenzio, chiedendomi perché perdo ancora tempo a parlare con
certa gentaglia.
John entra fischiettando e sedendosi davanti a me, prima di darmi forte il
giornale sulla testa “Questo è per essere sparito senza motivo” dice mentre io
mi massaggio la testa.
“Ti odio” dico a denti stretti mentre lui ordina un cappuccino tiepido con un
tono lievemente omosessuale.
“Anche io ti odio” mi risponde con un sorriso “Perché mi tieni nascoste le
cose”
“Siamo in due” ribatte Gabe alzando la mano così come si faceva a scuola.
“Io non ti nascondo nulla..”
“Mi hai nascosto di aver rivisto Brendon”
Per poco mi strozzo bevendo il caffè “C-cosa….? Chi…?” cerco di chiedere tra un
colpo di tosse e l’altro.
John ride di cuore, davvero divertito da questa cosa che invece ha scioccato me
“Nessuno, l’ho capito da me… hai tutti i segni di una Brendinite acuta in fase
terminale: sei caduto nel tuo solito mutismo, sei perennemente nel mondo dei
sogni e degli unicorni a pensare a chissà cosa… non ti fai la doccia…”
Gabe sgrana gli occhi spalancando la bocca “Stronzo! Non me ne hai parlato!”
“Ragazzi non c’è nulla da dire” cerco di dire mentre loro mi guardano alzando
un sopracciglio, increduli. Arrossisco.
Sono l’uomo anti sgamo.
“Per me sei un libro aperto” dice ovvio Mr Walker “Adesso parliamo di questo
incontro scontro?”
“Ci siamo visti al bar un paio di volte” cerco di non dare peso a quello che
dico ma mi viene difficilissimo, per me tutto ruota attorno a Brendon quindi è
difficile fingere che non mi importi in cazzo di lui “ma cambiando bar ho
risolto il problema” terminò guardando male Gabe prima che possa dire qualcosa.
“Ah certo per una persona che risolve tutto scappando si” prosegue senza pietà
John prima di alzarsi “Pago io oggi! Tu Ryro mi sembra che hai anche troppo a
cui pensare…” gira sui tacchi mentre io abbasso lo sguardo “Ah dimenticavo!
Pete mi ha detto tutto, Brendon lo ha detto a lui… se per te è solo un fatto di
diversità dovresti chiederti se ce la faresti a sopportare un bastardo
insensibile come te, come fidanzato… secondo me arrivereste alle mani”
Sbem!
Una murata nei denti di un’intensità devastante, tanto che ringrazio di essere
seduto se no cadrei a terra come un sacco di patate.
Gabe mi abbraccia le spalle mentre io mantengo questa espressione da sogliola
“Dai Ryro non ascoltarlo… devi fare quello che ti senti…”
Ma cosa mi sento ora che tutte le mie convinzioni sono crollate come le tessere
di un domino?
Davvero scappo sempre?
Non lo avevo mai notato… eppure riflettendoci su, si è vero. Sono sempre
scappato dai miei problemi senza cercare di risolverli.
Ed è anche vero che ad essere sbagliato sono io, non Brendon…
“Ryan ma… stai davvero piangendo?”
Mi alzo di scatto uscendo fuori dal bar, tenendomi una mano sulla bocca per non
urlare. Ma perché nessuno mi capisce? Perché nemmeno io non mi capisco?
“Ryan!” cerco di seminare Gabe ma lui è molto più atletico e ha le gambe più
lunghe delle mie così non ci mette molto a riprendermi “Ma che scenate sono
queste?” mi chiede abbracciandomi mentre io affondo nella sua felpa “Non sono
cose che Ryan Ross- il misurato di natura- farebbe mai…” continua accarezzandomi
i capelli mentre anche John ci raggiunge.
“E questa fuga?” domanda ansante ma io non voglio rispondere. Voglio
eclissarmi. Il mio chitarrista sospira prendendomi e costringendomi quasi ad
abbracciarlo “se stai così dovresti davvero farti delle domande Bro”
No, le domande ci sono.
Sono le risposte a mancarmi.
Dio quanto sono stupido… Davvero, sono
ai livelli di una bertuccia. Stupido, banale, ottuso Brendon Urie… Che ci fai
di nuovo seduto in questo piccolo e sporco bar a due chilometri da casa tua? Ho
corso fin qui per la terza mattina di fila, guidato dalla musica sparata a
palla nel mio lettore e dalla voglia di rivedere Ryan. Seppure io voglia
riprendermi e smettere di pensare a lui, la speranza mi brucia ancora dentro…
La speranza di ritrovare la sua figura sottile, mentre sorseggia un caffè
avvolto nei suoi folli gilet. Ma ovviamente dovevo aspettermelo: lui non si è
presentato nemmeno oggi e pure Rosy sembra esserne infastidita.
-Ryan non si è fatto vedere manco
stamattina?-
-No. E se me lo chiedi ancora ti
denuncio per stalking…-
Mi risponde, gettandomi con poca
delicatezza un cornetto striminzito e storto. L’osservo ma non ho nemmeno fame…
Vorrei solo vedere Ryro. Sospiro, guardando verso la porta e lasciando che il
caffè si raffreddi.
Non so quanto tempo passi, forse
un’eternità, ma che importa… Varrebbe la pena di diventare parte
dell’arredamento solo per rivedere il sorriso di Ryro. Sì… Se solo entrasse e
mi trovasse qui ad aspettarlo fiducioso, forse mi sorriderebbe e mi
abbraccerebbe. Così le mie labbra si curvano mentre lo immagino correre verso
di me sussurrando il mio nome…
-Urie! Ma ti sei fatto?!-
Una voce conosciuta mi distrae e
voltandomi vedo Spence in piedi a braccia congiunte, che mi fissa alquanto
arrabbiato.
-Eh?-
-Lo sapevo che eri sparito per cercarti
la roba! Chi te l’ha data che vado a prenderlo a testate?-
Dice, prendendo posto al mio fianco e
passandomi una mano dietro le spalle. Io non sposto lo sguardo dalla porta,
ancora così ingenuo da aspettare Ross.
-No, Ryan non verrà qui. Ho sentito Jon
che andava da lui altrove…-
Io mi volto verso di lui con gli occhi
che bruciano per le lacrime che vogliono uscire. Beh, sì… è ovvio che Ryro se
ne sia andato altrove se non è qui. Eppure io voglio continuare a sperare che
entri.
-Senti, Brendon… Pete mi ha detto
tutto. Se vedi che non c’è più
speranza, rassegnati. Dobbiamo preparare un album e perdersi di nuovo ad
aspettare che Ross faccia i suoi comodi prendendoti e mollandoti quando vuole è
una perdita di tempo.-
-No… Non è mai tempo sprecato quando si
tratta di Ryro. Che siano cinque minuti o due settimane…-
Sussurro, portandomi alle labbra la
tazzina e sorseggiando un caffè ormai freddo. Sento Spencer sospirare e stacca
il braccio dalla mia schiena per appoggiarlo al tavolo. Sa che quello che si
deve rassegnare è lui… Perché da quando Ryro è entrato nella mia vita non c’è
nient’altro che possa volere o aspettare.
-O mesi… Proprio come stai facendo. E io
che credevo che te lo fossi tolto dalla testa…-
Togliermi Ryan dalla testa è impossibile,
perché sarebbe come chiedermi di disimparare a cantare. Insomma, quando una
cosa ce l’hai dentro come fai cancellarla? Spence si alza dal tavolo e mi
indica l’uscita con un cenno della testa, così lo seguo senza troppe storie
dopo aver pagato il conto. D’altronde sono le undici e di certo è troppo tardi
perché Ryro venga a fare colazione. Io ed il batterista camminiamo fianco a
fianco sul marciapiede, accostati dal traffico di Los Angeles. Il silenzio che
è calato è alquanto strano, soprattutto perché si tratta di me ed io
difficilmente non lo rompo con qualche battuta. Così mi sforzo di far vedere
che alla fin fine va tutto bene.
-Certo che sono un po’ scemo, eh? Ho
perso ore in quel bar e non ho scritto nulla. Anzi, no, a dir la verità ho in mente
un testo davvero interessante… Sul mio cuscino.-
Dico ridacchiando, mentre il cuore mi si
stringe. Oddio, Ryro, lo sai che quel testo dovrebbe essere per te? Dio… Quanti
ne ho scritti per te riempiendo di lacrime quel dannato cuscino. Eppure penso
che l’unico testo che riflette ciò che sento per te, resta quella “cosa
country da saloon impolverato”… Perché penso ancora che
l’unica frase che vorrei dirti è che lascerò fuori una lanterna per vederti
tornare a casa.
-Già… Sul cuscino. Immagino… Brendon, guarda
che lo so che l’unica cosa che ti passa per la testa è Ross. Ti si legge in
faccia, dico, fai di quelle espressioni sofferenti ogni tanto!!-
Io punto lo sguardo verso i miei piedi
ed inizio a piangere come un idiota.
-Non riesco a non pensare a lui! Per
quanto lui mi chieda di dirgli addio, io non posso cancellare a comando quello
che sento!! Questo Ryan non l’ha mai capito!-
Mi blocco e mi affondo in Spence, che
resta un attimo interdetto per le mie grida ed il mio schizzo improvviso. Sento
le sue braccia stringermisi sulla schiena e cerco conforto, pur sapendo che non
lo troverò mai fin quando non sentirò il profumo di Ryan invadermi le narici…
Finchè non vedrò il suo sorriso rilassato e felice. …finchè non lo potrò di
nuovo sentire suonare e cantare per me. Ed aspetterò, Ryan… Aspetterò piangendo
fino a quando tu avrai bisogno di sentirmi ridere per essere sicuro che il
mondo ancora riserva qualcosa di bello per te.
Sapevo cosa fare.
Non ero mai stato così deciso come quella volta, sapevo che cosa avrei dovuto
fare ma beh, non sapevo precisamente il motivo, sapevo solo che era la mia sola
chance per essere davvero libero.
Quando aprii gli occhi quella mattina ero più deciso di un kamikaze e decisi
che si, avrei parlato a Brendon della mia decisione…
Mi alzai a sedere sul letto avvertendo nell’aria il dolce profumo delle
frittelle appena fatte dal mio uomo.
Non sapevo bene come affrontare il discorso per non turbarlo eccessivamente ma
chi volevo prendere in giro? Me stesso o lui?
Avrebbe fatto una scenata.
Arrivato in cucina me lo trovai davanti con addosso solo i boxer e una
maglietta bianca, entrambe le cose erano parecchio aderenti, che canticchiava
un motivetto allegro trafficando con i fornelli.
“Fame” dissi semplicemente lasciandomi cadere su uno sgabello della penisola in
granito che avevamo in cucina. La nostra cucina.
Lui sorrise voltandosi verso di me “Quasi fatto” mi disse chinandosi su di me e
baciandomi teneramente le labbra. Apparentemente era una mattinata come molte
altre… apparentemente.
“Amore oggi mamma Pat passa a prendere Bogart e Hobo… così possiamo andare a
farci quei due giorni soli soletti a San Diego” disse prendendo la frittella e
lanciandola nel mio piatto “Prenoto da qualche parte appena abbiamo finito di
far colazione”
“Brend possiamo annullare?”
Lui mi guardò un po’ confuso “Ok… come mai?”
“Ci sono cose che devo sistemare…” dissi sottovoce come timoroso.
Facevo davvero schifo.
Lui annuì sedendosi davanti a me e prendendo a mangiare rumorosamente come
sempre la sua colazione “Ok amore quello che vuoi” disse a bocca piena
facendomi sorridere mentre si sporcava con la panna di un pasticcino “immagino
sia importante”
Io sorrisi togliendogli la panna dal naso con l’indice e leccandola “Si, lo è…”
Lui non indagò oltre continuando a sorridere e a parlarmi di tutti i modi buffi
che conosceva per sputtanare Spence e John, che a suo parere avevano una
relazione clandestina.
Ci spostammo sul divano e gli chiesi di non accendere la tv mentre mi sedevo
sul ampio divano allargando le braccia per poterlo stringere forte a me. Lui
subito saltellò da me, appoggiando il capo al mio petto e abbracciandomi i
fianchi mentre io passavo le dita fra i corti capelli neri da poco tagliati.
“Non sarebbero mai belli come noi, comunque?”
“Eh?” chiesi mentre lo stomaco si stringeva. Che pessimo momento per quella
frase.
“Che anche se stessero insieme non sarebbero mai belli come noi due… nemmeno
Gabe e Bill lo sono… e nemmeno Pat e Pete! Noi siamo perfetti” disse fiero
mentre si lasciava coccolare da quella carogna del sottoscritto.
“Brendon devo parlarti di una decisione che ho preso…”
Lui ridacchiò appoggiandosi al mio petto con le mani e alzandosi fino a
guardarmi negli occhi “Come sei serio signor Ross…” mi sussurrò sulle labbra
prima di coinvolgerle in un bacio appassionato.
“è una cosa che sto meditando da un po’…”
“Se stai ancora per ripetermi che vuoi che io mi tagli le basette allora
aspetta e spera” scherzò continuando a lasciarmi bacetti a intervalli regolari.
“Brendon sono serio…”
Lui mi guardò senza capire appoggiando il mento al mio petto e continuando ad
osservarmi “Ok allora parla…”
Sospirai senza trovare le parole. Volevo indorarli la pillola come si fa quando
si da la medicina ad un bambino zuccherandola, ma era troppo difficile rendere
bella una cosa così brutta che però io sentivo necessaria…
“Sto aspettando Ryan Ross” mi disse con un sorriso e io per un attimo mi sentì
morire. Non volevo spegnere quella parentesi che si apriva solare quando mi
sorrideva in quel mono, non volevo.
“Me ne vado. Lascio i Panic at the Disco”
La sua reazione tardò un po’ ad arrivare. In un primo momento rimase immobile
con un sorriso gelato sulla labbra, ad osservarmi con i grandi occhi neri
spalancati “Eh?” chiese poi alzandosi a sedere, sempre spingendosi al mio
petto, scuotendo piano il capo mentre l’espressione passava da incredula a
terrorizzata “c-cosa hai detto??”
Io presi la mano che mi teneva sul cuore e la strinsi, guardandolo tristemente
negli occhi “Il nostro tempo insieme è scaduto… adesso devi permettermi di
andarmene e rifarmi una vita…”
Sfilò la mano dalla mia come se fosse incandescente e lentamente si lasciò
scivolare verso il pavimento davanti a me, tenendosi una mano sulla bocca
mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
Io mi rimisi a sedere composto cercando di trattenere le lacrime che si stavano
formando ai lati dei miei occhi. Faceva male, ma dovevo essere forte, ormai
avevo deciso. Strinsi gli occhi mentre avvertivo Brendon riavvicinarsi a me e
aggrapparsi al mio ginocchio, appoggiando il capo alla tibia “Non puoi essere
serio, non hai bisogno di rifarti una vita… la nostra insieme è perfetta…”
“Per te, non per me” il tono mi uscì più duro di quello che volevo.
Lui strinse ancora di più il tessuto del mio pigiama “No, io non ti credo…”
“Dovresti” dissi alzandomi e costringendolo a staccarsi da me “Brendon ti
lascio tutto… soprattutto la casa… io mi posso arrangiare dopotutto sono io che
ho deciso di andarmene e-“
“-cosa cazzo me ne frega di questa fottuta casa??” prese ad urlarmi addosso,
senza però avere la forza di muoversi, apparte appoggiarsi al divano con un
braccio in un goffo tentativo di rialzarsi che però fallì “Se non ci sei tu non
me ne frega un cazzo nemmeno della band e nemmeno della mia maledetta vita!!”
Andai in camera da letto mentre le prime lacrime prendevano a scorrermi sulle
guance. Stupido Brendon senza dignità, doveva picchiarmi! Darmi un pugno! Dirmi
che mi odiava! Non dirmi che senza di me non viveva… stava rendendo tutto
impossibile…
Mi infilai un paio di pantaloni e una maglietta mentre ficcavo tutto quello che
potevo dentro a uno zaino nero. Dovevo andarmene…
Mi mancava il respiro.
Quando tornai in salotto lo vidi ancora nella stessa posizione in cui lo avevo
lasciato con gli occhi rossi dal pianto e l’espressione più infelice che avessi
mai visto in vita mia. I miei occhi dovevano essere ridotti nelle stesse
condizioni ormai, ma non li poteva vedere nascosti come erano dalle lenti
scure.
Feci per aprire la porta ma quello che disse mi lasciò con la mano sospesa
sopra alla maniglia metallica “Ti amo Ryro, se per te queste parole significano
o hanno significato qualcosa non te ne andare…”
Appoggiai la testa alla porta mentre stringevo quella maledetta maniglia così
forte da darmi male alla mano. Quelle parole significavano tutto, e anche se me
ne ero reso conto non potevo lo stesso tornare sui miei passi così decisi di
farmi del male veramente, ma farne anche a lui.
Presi tempo per impedire alla mia voce di tremare a causa del pianto e poi
dissi “Dimenticami Brend…”
E me ne andai, uscendo dalla sua vita.
Goodbye, my lover…
Senza un minimo di forza mi accasciai nella mia macchina e
li presi a piangere appoggiato a quel maledetto volante mentre lasciavo che il
dolore prendesse il soppravvento.
Solo per dieci minuti Ryro, mi dissi, poi prenderai le redini della tua fottuta
vita ed andrai avanti…
Solo dieci minuti.
Poi misi in moto e mi allontanai.
Ero così sicuro del mio futuro con Ryro che quando mi
aveva detto di voler lasciare me e la band il mondo era praticamente crollato a
pezzi. Distrutto… Ero lì, in quella casa, solo perché Ryan doveva stare con me.
Ero a Los Angeles perché ci eravamo andati per la nostra band… Cantavo perché
lui me l’aveva chiesto. Perdere lui era come trovarsi improvvisamente a camminare
sull’acqua, senza più terreno sotto i piedi. Ed io non sono mai stato Cristo…
Caddi in acqua e cominciai ad affondare, senza nessun appiglio a cui
aggrapparmi e senza una sponda fino a cui poter nuotare. Il mondo senza Ryro
con me era uno sterminato oceano tempestoso…
Mi ritrovai non so come a camminare per una strada che
prima non avevo mai percorso e continuai ad andare avanti nonostante non
sapessi dove mi stessi dirigendo. Volevo solo lasciarmi casa alle spalle…
Perché non potevo avere una casa ora che Ryro non c’era. Nel mondo intero
l’unica casa che avrei potuto trovare sarebbe stata dove c’era lui, ma ero
ormai da considerare un senzatetto sperduto e senza speranze.
Il panorama era ofuscato dalle lacrime che continuavano a
gonfiarmi gli occhi, cadendo copiose sulle mie guance. Sorrisi nel sentirmi
così stupido ed inutile… Così solo e sciupato. Usato… Abbandonato. Scaricato. Distrutto. Vuoto…
Non sapevo davvero cosa fare, perché la mia vita girava
intorno a Ryro. Che cosa patetica rimanere solo e non poter essere
indipendente! Chiunque avrebbe pensato a come prendere le redini della band
e a come occupare tutta la scena dopo
l’abbandono di altri membri… Io non
potevo. I Panic! At The Disco erano quattro… E poi, a chi volevo mentire? Non
avrei mai potuto cantare senza Ryan.
Forse avrei dovuto seguirlo… Rinunciare ai Panic! ed
andare con lui. Non mi sarei intromesso nella sua vita musicale, mi sarei
limitato a stare al suo fianco. La musica era importante, ma senza Ryro con me
non potevo nemmeno farla. Non esisteva la musica senza Ross. Non esisteva nulla
senza di lui. Il Brendon Urie che tutti acclamavano ed amavano non esisteva
senza Ryan.
Mi accasciai sulla prima panchina che trovai, prendendomi
il viso fra le mani e sentendoci ancora il profumo di Ryro sopra. Non potevo
davvero credere che fosse l’ultima volta che sentivo quella fragranza… Era
impensabile. Scoppiai in singhiozzi e mi raggomitolai, sdraiato lì come un
barbone. Ma era quello che ero... Ero la spazzatura che Ryan Ross si era lasciato
alle spalle.
Le nostre parole d’amore, i baci, le carezze, il fare
l’amore… Erano fotografie stracciate che giacevano con me in quel bidone
chiamato Los Angeles. Io volevo affondarci e marcire in mezzo a tutti questi
rifiuti.
Mi addormentai, sopraffatto dall’afflizione.
Fu la voce di Pete a svegliarmi, me lo ritrovai addosso
che urlava come un pazzo senza che io capissi cosa stesse dicendo. Mi scosse
forte mentre lo fissavo con gli occhi doloranti, allora mi accorsi che era
scesa la notte e non sapevo dov’ero.
-BrendBerry! BrendBerry stai bene?!-
Domandava continuamente, sbattendomi come se fossi un
manichino. Pat lo spinse via dicendogli che così mi avrebbe fatto vomitare
e si piazzò accanto a Pete.
-Che è successo? Ti abbiamo cercato ovunque…-
Chiese con voce ferma, mentre io stringevo gli occhi e
riprendevo a piangere come una fontana.
-Ryro se n’è andato…RYRO SE N’E’ ANDATO!-
Urlai in preda all’isterismo e alla disperazione. Pete
rimase un attimo sconvolto e poi mi abbracciò, affondandomi il viso nei
capelli. Non se l’aspettava nemmeno lui, allora… Anche se a quanto pare era una
delle cause dell’abbandono di Ryan.
-Non piangere Brendon… Se è stato così stupido da
lasciarti gliela faremo pagare.-
Disse, accarezzandomi le spalle con rabbia. Sentivo che
non riusciva a a mandare giù quello che considerava un affronto.
Avrei potuto lasciare Pete in quel momento e dirgli che i
Panic! ormai erano storia… Avrei potuto tagliare i ponti con lui e scappare con
Ryan verso un roseo futuro.
Ma Ryro mi aveva chiesto di dimenticarlo… Lo amavo troppo
per non assecondarlo. Lo amavo tanto da poter autoinfliggermi quel male con il
solo pensiero che lui sarebbe stato felice, altrove… Senza di me.
E se non potevo seguirlo, lasciare Pete sarebbe stata solo
un’altra fucilata al cuore. Lui mi avrebbe perlomeno sostenuto per evitare che
affondassi.
Ma a chi voglio darla a bere? Non avevo le palle per
abbandonare tutto senza avere la sicurezza di stare con Ryro. Per questo mi
lasciai consolare da Pete…
Ma dentro di me sapevo che niente al mondo avrebbe potuto
colmare quel vuoto nel mio petto. Non ci sarebbe stato più nulla in grado di
rendermi felice. Niente, se non il sorriso di Ryro solo per me…
Sì, sarei di certo affondato nella tristezza e non avrei
più visto la superficie.
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Dobbiamo dimezzare l’ultimo capitolo perché
troppo lungo!!!! Q__Q
Speriamo di non guadagnarci il vostro
odio!!!!
Il prossimo sarà seriamente la fine!!!!
Gre, ti
vogliamo bene, we’re not passing the time! XD
XOXO
Miky&Jess