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Autore: Heven Elphas    18/09/2010    2 recensioni
Seduto ad un tavolo, con un giornale nella mano sinistra e una tazzina nell’altra, vestito come uno dei peggiori teddy-boy in circolazione negli anni Settanta –cazzo, ma non siamo nel 2010?- e con un portamento da padre di famiglia di quei tempi andati…
Ecco, in quest’assurdo atteggiamento c’è –chi altri potrebbe esserci, d’altronde?- Ryan Ross, il re degli hippie.
Storia scritta a quattro mani con Chemical Lady! Enjoy it!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brendon Urie , Ryan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Brendon: Heven Elphas

Brendon: Heven Elphas

Ryan: Chemical Lady

 

Nails for Breakfast

And

Tacks for snack

 

 

 

IV CHAPTER

 

 

Ero davanti al microfono con una chitarra in mano e nessuno a quanto pare in quel momento era intenzionato a fare qualcosa. John stava mangiando un panino, Spencer stava messaggiando e Ryro era troppo occupato ad osservare un qualche particolare della sua chitarra. Diciamo che la registrazione stava proprio andando a gonfie vele… Presi a suonare da solo, saltellando davanti al microfono e sparando parole a caso come “A toast! I want a toast! Toast and jam and flowers” attirando così l’attenzione di Ryan.

-Toast, marmellata e fiori?-

-Fa molto hippie! Dillo che ti piace…-

Lui scosse la testa sconsolato ed iniziò a strofinare uno straccio sulla chitarra, con la cura che si potrebbe dare al proprio figlio. Io continuai a suonare quella melodia davvero stupida, che pian piano cominciava anche a piacermi. Pensai che potevo seriamente farci una canzone, che non doveva per forza parlare di toast e fiori.

Poteva parlare di Ryro… No. Doveva parlare di Ryro. Io non avevo mai scritto nulla per lui…

-Hai finito con quella cosa country da saloon impolverato?-

Mi domandò, senza alzare lo sguardo verso di me. Io gonfiai le labbra offeso, ma non smisi lo stesso di suonare.

-I will take the gun in my hand and shoot to your heart… I’m the new western Cow-Cupid!-

Cantai, facendo ridere Ross che finalmente riprese a guardarmi.

-Sei un coglione, Brenny…-

Mi disse, abbandonando finalmente lo strumento per avvicinarsi a me. Io mi lasciai la chitarra dietro la schiena e lo abbracciai, appoggiandogli il mento alla spalla. Se dovevamo perdere tempo quello era un bel modo per farlo…

-Mmmh… Che ne dici di prendere seriamente la… uhm…  ‘mia pistola’ e…-

-Brendon!-

Lui arrossì dandomi un pugno nelle costole, così iniziai a ridere prima di stringerlo a me e girare su me stesso. Buttai a terra un paio di cose che urtai con il manico della chitarra, ma non me ne importava. Era Ryro che si lamentava perché avrei di certo rotto qualcosa e poi “vedrai che dovremo risarcire tutto!”.

Per fortuna del nostro fondo bancario, entrò Pete con un sorrisone enorme sul viso e tre sacchetti della spesa altrettanto enormi.

-Ho portato da bere ai miei pupilli!!!-

Urlò alzando le borse verso l’alto come se fossero le nuove tavole della legge e lui una sorta di Mosè senza barba e pieno di tatuaggi.

Mollai Ryan a terra e corsi da lui per vedere cosa aveva portato e quando vidi quella massa di alcolici lo abbracciai.

-Aaaw! Si festeggia allora!-

-Cosa?-

Domandò Ryan, arrivando scazzato da noi e fulminandoci. Io alzai le sopracciglia e sorrisi da furbo, mentre arrivavano pure Spence e John per salutare Wentz e rubare alcool.

-La mia nuova canzone! Quella del saloon!-

-Io quella cosa non la voglio più sentire, figurati se la festeggio!-

Sbottò Ross, prendendo una bottiglia di Jack per poi andare a sedersi di nuovo dov’era prima. Pete lo guardò un secondo, prima di voltarsi verso di me ed appoggiarmi una mano sulle spalle.

-Avete scopato ultimamente? Mi pare che sia un po’ nervoso… Non trascurare la vita di coppia!-

Sussurrò stringendomi a sé, mentre il chitarrista iniziava a tracannare sorsi un po’ troppo abbondanti di Jack Daniel’s. L’osservai per qualche attimo, prima che Pete mi distraesse e mi porgesse una bottiglia di vodka, sorridendomi felice.

-Stasera basta incidere! Voglio che vi rilassiate e che vi sballiate un po’! La musica da ubriachi è sempre meglio!!-

Quelle furono le ultime parole intelligenti di quella sera, perché poi arrivò seriamente il devasto.  Non erano passate nemmeno due ore che Spence era abbracciato ad un amplificatore a sussurrargli qualche cosa… John si era addormentato sul divanetto con la bocca spalancata da cui colava saliva. Pete rideva come un pazzo e faceva battute scadenti e a sfondo sessuale, con me che lo ascoltavo e ridevo facendo altrettante battute. Ryan ci osservava stralunato, in uno stato a metà tra pazzo allucinato e hippie felice del mondo. Sembrava che nemmeno stesse ascoltando il discorso mio e di Pete sull’accoppiamento dei pesci.

-Dico, i pesci non scopano! Come fanno?-

Continuava a chiedermi. Io scuotevo la testa tra un sorso di gin e l’altro, prima di alzare lo sguardo verso Ryro.

-Ryro! I pesci sono tutti vergini... Scrivici una canzone!-

E scoppiai di nuovo a ridere insieme a Wentz. Ross annuì come se Dio gli avesse parlato dritto nel cervello e iniziò a strimpellare qualcosa di davvero stupido e da anni Sessanta. Poi, di scatto, si fermò e piegò appena la testa per osservare meglio la chitarra. Prese lo straccio accanto a sé ed iniziò a sfregarla per mandare via delle ditate unte e una goccia di Jack che ci era colata sopra. Io mi gattonai da lui, scivolando con la faccia a terra una volta, ma senza poi farci tanto caso. Poi indicai un punto indefinito sulla superficie dello strumento.

-Qui c’è una macchia tremenda!-

Urlai e lui subito si mise a sfregare come un ossesso, cacciando la lingua fra i denti per la concentrazione e lo sforzo.

-Ah ah! Ryro! Non va viaa! Non va viaaaa!!-

Lo canzonai, ridacchiando come un allocco.

-Quel rottame ormai è da buttare!-

La frase di Pete sembrò colpirloin testa, dato che spalancò le palpebre come se gli fosse venuta un’illuminazione. Io ridevo continuamente e mi lasciai cadere su un fianco a terra, così che Ryan fu costretto a scavalcarmi per barcollare per la stanza con lo strumento in mano.

-Buttala alla discarica, Ryro-bunny!-

Sogghignò Wentz riprendendo la scena con il cellulare  e il chitarrista lanciò seriamente a terra lo strumento con fare scazzato con le nostre risate come sottofondo.

-No, no! È ancora sporca!-

Gli dissi io mentre ci cadeva sopra con l’intenzione di  riprenderla fra le mani. Rialzarsi fu un’impresa, ma quando ci riuscì sorrise fiero e sfidò  la sua amata chitarra, condannandola a morte con un altro lancio più convinto. Pete cadde in avanti a forza di ridere ed appoggiò la testa al pavimento, rovesciando un bottiglia e imbevendo i capelli di whiskey. Io ero talmente vicino allo strumento che allungai la mano e ce la strisciai sopra apposta.

Quanto mai non l’avessi fatto!

Ryro mi si lanciò addosso e la prese fra le braccia, lanciandomi uno sguardo agguerrito.

-Me l’hai porc… sporcata ancora di più! Sei cattivo, Brenny… Cattivo.-

Biascicò a fatica, penzolando verso l’uscita con la chitarra fra le mani.

-Devi disinfettarla, Ryro!-

Fu l’ultima cosa che uscì dalle mie labbra prima di cadere a faccia a terra ed addormentarmi in quella posa scomodissima. Ma ubriaco com’ero, non me ne accorsi nemmeno.

Mi ricordo che a svegliarmi fu un urlo da checca isterica che riempì la saletta. Faticai ad aprire gli occhi, mentre la testa era sul punto di esplodermi e disperdere i pochi neuroni rimasti  in giro.

-…arra! È rotta! Bruciata! Nessuno ha fermato questo scempio?-

Ryan era in piedi davanti a me e quasi piangeva senza che io ne capissi il motivo.

-Eh?-

Dissi soltanto, beccandomi una sua occhiataccia omicida e sofferente.

-Mi sono svegliato con in mano l’accendino e lei era accanto a me divisa in due e bruciacchiata! Devo averle dato fuoco da ubriaco e nessuno me lo ha impedito! Tu me l’hai fatta bruciare, Brendon! Pensa se prendavamo fuoco tutti quanti? Eravamo tutti morti!-

Essere svegliati dopo una sbronza da un hippie che sclera parlando di ipotetiche azioni catastrofiche ed apocalittiche è stata una delle cose più sconvolgenti che mi sono capitate.

-Hendrix non è mai morto.-

-Si è soffocato nel suo vomito e io potevo morire così, oltre che bruciato! Tu non mi avresti salvato!-

Gridò, prima di girare sui tacchi ed andarsene via. Io cercai di alzarmi per seguirlo, ma appena mi mossi il mondo sembrò tremare tutt’intorno a me. E per quanto volessi correre dietro a Ryro, in quel momento l’unica cosa da cui potevo correre era un dannato water in cui vomitare.

 

 

Io non potevo crederci che davvero mi avessero permesso di farlo.
Tenevo strette fra le mani la tastiera e la cassa della mia chitarra, purtroppo separate e semi bruciate. Da ubriaco avevo fatto davvero molte pazzie, è vero… ma arrivare ad incendiare una delle mie preziose chitarre mi mancava…
Strinsi al petto quello strumento ormai distrutto, anche se ora mi domando il perché di tanto attaccamento… avevo tantissime chitarre, avevo molti strumenti eppure stavo facendo un sacco di capricci immotivati su quella chitarra che, ora come ora, non ricordo nemmeno che modello o di che colore fosse…
Non volevo ammettere a me stesso che avevo perso il controllo, perché di natura sono sempre stato una persona che detesta quando le cose gli sfuggono di mano. E quello era un classico esempio.
Erano solo due le cose a farmi perdere del tutto il nume della ragione: l’alcool e la passione che provavo quando possedevo Brendon. Eravamo così attratti l’uno dell’altro che riuscivano a fare l’amore con lo sguardo, e la cosa avvolte era un problema un po’ imbarazzante.
Riguardai ancora una volta i relitti che stringevo fra le mani sospirando.
Era davvero una bestia… come era possibile lo sapevo solo io.
La porta si aprì senza che nessuno avesse l’accortezza di bussare e sapevo già di chi si trattasse “Esci Pete, sono imbufalito con te e il tuo maledetto Jack Daniels…”
“Ma Ryrino, Honey, Sugar… Baby….”
“Hai finite di fare il gay? Voglio restare solo!”
Lui si mise a sedere di fianco a me abbracciandomi con trasporto e io per poco perdetti l’equilibrio “Ma Ryro non voglio vederti arrabbiato con me! Sei solo un uomo molto frustrato dal lavoro! Incidente troppo e scopate poco voi ragazzi! È questo è male!”
“Pete i tuoi suggerimenti sono sempre errati, guarda qui!” dissi sbattendogli la chitarra sotto al naso “Ho ascoltato te e la tua coglionaggine e guarda che ho combinato!”
“Se mi perdoni te ne compro tre di chitarre Ryro!” disse sorridendomi speranzoso “Ok, quattro?”
“Non importa man, sono sponsorizzato dalla Gibson… o almeno credo” dissi appoggiando i frammenti della chitarra e passandomi una mano sul viso “Non capisco un cazzo al momento… sono stordito…”
“E ci credo!”
“Posso almeno sapere che ho fatto?” chiesi un po’ timoroso e per risposta Pete esplose a ridere.
“Scusami” mi disse poi ricomponendosi, prima di riesplodere a ridere “Solo che hai fatto la figura del cazzo di germofobico di merda… e hai iniziato a lanciare la chitarra in giro poi in giardino ci hai dato fuoco usando l’alcool denaturato per disinfettare!!”
Rimasi un attimo colpito dalla stupidità di Pete, visto che l’alcool denaturato non era infiammabile… ma cazzo! Non mi importava cosa avevo usato ma il perché nessuno mi avesse impedito di farlo!
“fondamentalmente è stata colpa di Brendon” disse pratico Pete “Ma potevi evitare di strillargli addosso come un malato di mente, ci è rimasto male poverino…”
“Perché lui, o te, o un altro imbecille non mi ha impedito di farlo?” chiesi al limite della sopportazione.
Pete alzò le spalle “Io non capivo un cazzo e mi chiedo come diavolo posso ricordarmi quasi tutto… Brendon lasciamo perdere, è già tanto se è sopravvissuto alla nottata, John è collassato subito e Spence ha tentato di far sesso con l’amplificatore, ma non sapeva come penetrarlo…”
Era il delirio più totale… “Come ci siamo ridotti?” chiesi a un pubblico immaginario.
“Molto male, Ryro…”
Pete rideva ancora con le lacrime agli occhi mentre io mi lasciavo cadere all’indietro appoppando la schiena al materasso. Avevo i sensi di colpa per essermela presa solo con Brendon quando tutti quei coglioni non avevano fatto nulla. Tutti, non solo lui che era il più ciucco forse….
“Dovresti andare da Brendon e fare sesso”
“Pete fai schifo! Sei un cazzo di fissato!”
Lui si alzò dal letto con un sorrisetto malizioso “Tu fallo, poi mi sai dire come stai… scommetto che arrangerai le migliori canzoni della tua vita dopo tanto sarai sereno!” mi fece l’occhiolino prima di dirigersi verso la porta “Vado a disinfettare l’amplificatore così poi lo trovi pronto! Sempre se ti andrà di alzarti da quel letto… penso che lo troverai difficile LittleRyro…”
Io sbuffai arrossendo appena, visto che ero sempre stato restio a parlare della mia vita sessuale “Finiscila Wentz…”
“Ci vediamo a cena! Poi ti mostro le riprese di te ubriaco!”
“Mi hai filmato??”
“Ossì e finirai sul mio blog! E magari in qualche video! Spence che scopa l’ampli è devastante!” e detto questo se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Ok, pace, non sarei stato comunque il più imbarazzante.
Spence mi batteva, anzi, stavolta batteva tutti.
Mi alzai dirigendomi in camera di Brendon, infondo dovevo almeno chiedergli scusa e, visto che era anche la mia stanza, lasciare quella di John libera.
Lo trovai steso sul letto con gli occhi chiusi e la musica a palla nelle orecchie, così mi avvicinai osservandolo intenerito e imprimendomi bene nella mente ogni singolo dettaglio del suo viso, come se volessi imprimerlo a fuoco nella mia memoria.
Lentamente mi misi a sedere in parte a lui, osservando con desiderio crescente quelle labbra carnose che sembravano invitarmi a baciarle. Teneva le braccia dietro alla testa così, calcolando attentamente la distanza, mi misi in ginocchio sopra di lui prendendolo per i polsi e immobilizzandolo.
Lui spalancò gli occhi emettendo un debole “Eh..?” sorpreso prima che io potessi imprigionare quelle labbra rosee in un bacio affamato.
Stavo forse seguendo il consiglio di Pete? Boh, non lo sapevo, ma di certo l’istinto (e il cavallo dei pantaloni) mi tiravano in quella direzione.
Brendon cercò di liberare le mani ma io non glielo permisi, sfilandomi il foulard che portavo al collo e legandogli così entrambi i polsi, ovviamente dopo avergli sfilato la maglietta rossa. Lui mi guardò con un sorrisetto malizioso mentre io gli levavo le cuffiette dalle orecchie e prendevo a baciarlo ovunque, sul petto, sul collo, sul ventre…
“Ryro ti prego, slegami” mi implorò mentre gli sfilavo anche i pantaloni lasciandolo con solo i boxer addosso. Io scossi il capo, con un sorriso furbetto sul volto “Ma non posso spogliarti così!”
Io mi alzai sempre guardandolo provocante e presi a spogliarmi con lentezza quasi esasperante davanti ai suoi occhi, mentre lo guardavo osservarmi sofferente nel non poter toccarmi, o toccarsi…
“Devi essere punito” dissi mentre allargavo l’elastico dei miei boxer senza però abbassarli, ancora, godendo della sua sofferenza interiore “Mi hai fatto bruciare una chitarra davvero tanto costosa… devo pur vendicarmi non credi?”
Brendon sgranò gli occhi mentre facendo ancora per sfilarmi l’ultimo dei miei indumenti, facendo però un’altra finta “Mi stai uccidendo, Ross”
La cosa andò abbastanza per le lunghe e di certo non mi metterò a descrivere le numerose cose che ho fatto davanti a Brendon una volta nudo, per farlo soffrire un altro po’…
Alla fine quando decisi che era ora di arrivare allo step successivo lui era davvero al limite. Gli sfilai i boxer, senza liberargli le mani e lo feci mio. Mi bloccai nel vedere la sua espressione totalmente estasiata e capendo che si, era la cosa più bella che avessi mai visto nella mia breve vita.
Quando quel amplesso ebbe termine mi lasciai cadere grondante di sudore sul suo corpo, facendo poi leva sulle mie fragile braccia tremolanti per liberargli le mani. Lui subito abbassò le braccia, stringendomi a se mentre cercava di regolarizzare il respiro e io sorrisi in quel dolce abbraccio, mentre gli occhi mi cadevano sui suoi polsi.
“Cazzo” sussurrai prendendo la sua mano fra le mie e guardando i profondi segni rossi che si era auto inflitto nel tentativo di liberarsi.
“Nah non è nulla” mi disse lui mentre io gli baciavo i polsi irritati prima di accoccolarmi contro al suo petto e lasciare che mi cingesse per bene le spalle con un braccio, mentre l’altra mano si appoggiava sul mio fianco, per stringermi di più a se “Mi piace quando ti vengono queste idee” sussurrò vagamente divertito, baciandomi la fronte mentre io sbadigliavo assonnato “Dovremmo comprare delle manette… però rivestite di pelo così non rischio di svenarmi…”
Io sbadigliai ancora annuendo mentre lui ridacchiava ancora “Tutto quello che vuoi Brenny” dissi chiudendo gli occhi, distrutto.
Brendon alzò gli occhi al cielo “Mamma mia, ti basta una scopata e track! Ti addormenti di botto… sei davvero incredibile….”
Ma io non lo sentivo più, pensavo solo a Pete che si, per una volta aveva ragione.
Col cazzo che mi sarei alzato da quel letto!

 

 

“Sono ancora indeciso, magari guardare un altro paio di case potrebbe aprirmi la mente…”
Guardo Gabe con fare assassino ma lui non vede, troppo intento a girovagare per queste strade maledette piene di cartelli con scritto vendesi “amico, ho voglia di un caffè, ti prego!”
“Ok man” risponde lui sorridendomi “Andiamo al solito posto!”
“NO!”
Si ferma sotto al semaforo praticamente inchiodando e mi dedica uno sguardo sconcertato, forse dovuto all’urlo che ho tirato e che lo ha parzialmente stordito.
“è che… la cameriera mi odia… non voglio uno sputo nel caffè” tento di salvarmi in corner e lui sembra caderci.
Un’alzatina di spalle mentre il semaforo si fa verde “Ok allora dove andiamo?”
“C’è un nuovo bar dietro la 67th… è carino…”
Lui annuisce facendo inversione “Allora Ross… questa cameriera perché ti odia?”
“Ci provava, ma io non ci stavo” Ovviamente..
Il mio amico ride, parcheggiando perfettamente dentro alle strisce bianche. Gabe è la sola persona che conosco che sappia guidare davvero bene, per il resto è lo sfacelo, me compreso. John addirittura quando può prende i mezzi, spaventato all’idea di impazzire nel traffico della città degli angeli “Le donne sono una palla” dice il cantante dei Cobra sedendosi a un tavolino di mogano nero “i ragazzi sono meglio. Guarda Will, è perfetto in quanto è un uomo ma con le fattezze di una ragazza”
Alzo gli occhi al cielo.
Io adoro Gabe, è il mio migliore amico.
Ma ODIO quando inizia a parlarmi di come lui e il suo ragazzo stiano bene assieme, o siano felici, o si amino da morire perché questo mi ricorda che invece io sono fottutamente solo.
E lui questo lo sa, per questo mi organizza appuntamenti scadenti con i suoi amici che decisamente non fanno per me. Io ho alti standard che solo qualcuno come… beh, come Brendon, potrebbe soddisfare.
“Ryro hai davvero tanto bisogno di fare sesso” sottolinea a mò di cantilena come sempre “Ti aiuterei io ma cazzo, sono fedele…”
“Ma che peccato…” replico sarcastico.
Il mio cellulare vibra e io tento di estrarlo dei jeans aderenti ma con lentezza “Ma che suoneria hai??” domanda il cantante dei Cobra “Sembra un gatto agonizzante in procinto di morire”
“è Guilty Pleasure” gli dico canzonatorio e lui si zittisce dopo aver detto che una sua canzone fa schifo, in pratica. Rispondo ed è John “Ehy bello!”
-Cazzo Ross sono tre giorni che ti cerco e non ti trovo! Ma dove sei?-
Io mi allontano il cellulare dall’orecchio prima di venir assordato dalla voce angelica del mio chitarrista “Sono a far colazione con Gabe”
-Bravo perdi tempo con quel coglione invece di pensare al concerto di domani!!-
“Grazie” dice intanto Gabe con un sorriso, dopo aver sentito tutto.
-Prego. Posso raggiungervi oppure è un club riservato ai soli dementi a piede libero?-
“Ovvio che puoi ci sei anche tu nel circolo” rispondo poco prima di indicargli la strada e riattaccare, poi mi volto verso Gabe “è un po’ nervosetto”
Lui sorride “Come te del resto, quando mi dirai perché ti girano in questo periodo?”
Scuoto il capo “è solo stanchezza”
“Ma non stai facendo concerti o altro” puntualizza il mio amico prendendomi la mano e stringendola appena “Ryro smettila di tenerti tutto dentro o quando esploderai farai un boato incredibile… assordando anche chi ti circonda”
“Wow come sei profondo”
“Lo so! Per questo mi ami!”
“E chi ti ha detto che ti amo scusa?” questa poi… questo ragazzo sta partendo del tutto.
“Si vede da come mi guardi” aggiunge battendo forte le ciglia, cercando di emulare un’espressione dolce che non mi tocca, così prendo la tazzina e bevo il mio cappuccino in silenzio, chiedendomi perché perdo ancora tempo a parlare con certa gentaglia.
John entra fischiettando e sedendosi davanti a me, prima di darmi forte il giornale sulla testa “Questo è per essere sparito senza motivo” dice mentre io mi massaggio la testa.
“Ti odio” dico a denti stretti mentre lui ordina un cappuccino tiepido con un tono lievemente omosessuale.
“Anche io ti odio” mi risponde con un sorriso “Perché mi tieni nascoste le cose”
“Siamo in due” ribatte Gabe alzando la mano così come si faceva a scuola.
“Io non ti nascondo nulla..”
“Mi hai nascosto di aver rivisto Brendon”
Per poco mi strozzo bevendo il caffè “C-cosa….? Chi…?” cerco di chiedere tra un colpo di tosse e l’altro.
John ride di cuore, davvero divertito da questa cosa che invece ha scioccato me “Nessuno, l’ho capito da me… hai tutti i segni di una Brendinite acuta in fase terminale: sei caduto nel tuo solito mutismo, sei perennemente nel mondo dei sogni e degli unicorni a pensare a chissà cosa… non ti fai la doccia…”
Gabe sgrana gli occhi spalancando la bocca “Stronzo! Non me ne hai parlato!”
“Ragazzi non c’è nulla da dire” cerco di dire mentre loro mi guardano alzando un sopracciglio, increduli. Arrossisco.
Sono l’uomo anti sgamo.
“Per me sei un libro aperto” dice ovvio Mr Walker “Adesso parliamo di questo incontro scontro?”
“Ci siamo visti al bar un paio di volte” cerco di non dare peso a quello che dico ma mi viene difficilissimo, per me tutto ruota attorno a Brendon quindi è difficile fingere che non mi importi in cazzo di lui “ma cambiando bar ho risolto il problema” terminò guardando male Gabe prima che possa dire qualcosa.
“Ah certo per una persona che risolve tutto scappando si” prosegue senza pietà John prima di alzarsi “Pago io oggi! Tu Ryro mi sembra che hai anche troppo a cui pensare…” gira sui tacchi mentre io abbasso lo sguardo “Ah dimenticavo! Pete mi ha detto tutto, Brendon lo ha detto a lui… se per te è solo un fatto di diversità dovresti chiederti se ce la faresti a sopportare un bastardo insensibile come te, come fidanzato… secondo me arrivereste alle mani”
Sbem!
Una murata nei denti di un’intensità devastante, tanto che ringrazio di essere seduto se no cadrei a terra come un sacco di patate.
Gabe mi abbraccia le spalle mentre io mantengo questa espressione da sogliola “Dai Ryro non ascoltarlo… devi fare quello che ti senti…”
Ma cosa mi sento ora che tutte le mie convinzioni sono crollate come le tessere di un domino?
Davvero scappo sempre?
Non lo avevo mai notato… eppure riflettendoci su, si è vero. Sono sempre scappato dai miei problemi senza cercare di risolverli.
Ed è anche vero che ad essere sbagliato sono io, non Brendon…
“Ryan ma… stai davvero piangendo?”
Mi alzo di scatto uscendo fuori dal bar, tenendomi una mano sulla bocca per non urlare. Ma perché nessuno mi capisce? Perché nemmeno io non mi capisco?
“Ryan!” cerco di seminare Gabe ma lui è molto più atletico e ha le gambe più lunghe delle mie così non ci mette molto a riprendermi “Ma che scenate sono queste?” mi chiede abbracciandomi mentre io affondo nella sua felpa “Non sono cose che Ryan Ross- il misurato di natura- farebbe mai…” continua accarezzandomi i capelli mentre anche John ci raggiunge.
“E questa fuga?” domanda ansante ma io non voglio rispondere. Voglio eclissarmi. Il mio chitarrista sospira prendendomi e costringendomi quasi ad abbracciarlo “se stai così dovresti davvero farti delle domande Bro”
No, le domande ci sono.
Sono le risposte a mancarmi.

 

 

 

Dio quanto sono stupido… Davvero, sono ai livelli di una bertuccia. Stupido, banale, ottuso Brendon Urie… Che ci fai di nuovo seduto in questo piccolo e sporco bar a due chilometri da casa tua? Ho corso fin qui per la terza mattina di fila, guidato dalla musica sparata a palla nel mio lettore e dalla voglia di rivedere Ryan. Seppure io voglia riprendermi e smettere di pensare a lui, la speranza mi brucia ancora dentro… La speranza di ritrovare la sua figura sottile, mentre sorseggia un caffè avvolto nei suoi folli gilet. Ma ovviamente dovevo aspettermelo: lui non si è presentato nemmeno oggi e pure Rosy sembra esserne infastidita.

-Ryan non si è fatto vedere manco stamattina?-

-No. E se me lo chiedi ancora ti denuncio per stalking…-

Mi risponde, gettandomi con poca delicatezza un cornetto striminzito e storto. L’osservo ma non ho nemmeno fame… Vorrei solo vedere Ryro. Sospiro, guardando verso la porta e lasciando che il caffè si raffreddi.

Non so quanto tempo passi, forse un’eternità, ma che importa… Varrebbe la pena di diventare parte dell’arredamento solo per rivedere il sorriso di Ryro. Sì… Se solo entrasse e mi trovasse qui ad aspettarlo fiducioso, forse mi sorriderebbe e mi abbraccerebbe. Così le mie labbra si curvano mentre lo immagino correre verso di me sussurrando il mio nome…

-Urie! Ma ti sei fatto?!-

Una voce conosciuta mi distrae e voltandomi vedo Spence in piedi a braccia congiunte, che mi fissa alquanto arrabbiato.

-Eh?-

-Lo sapevo che eri sparito per cercarti la roba! Chi te l’ha data che vado a prenderlo a testate?-

Dice, prendendo posto al mio fianco e passandomi una mano dietro le spalle. Io non sposto lo sguardo dalla porta, ancora così ingenuo da aspettare Ross.

-No, Ryan non verrà qui. Ho sentito Jon che andava da lui altrove…-

Io mi volto verso di lui con gli occhi che bruciano per le lacrime che vogliono uscire. Beh, sì… è ovvio che Ryro se ne sia andato altrove se non è qui. Eppure io voglio continuare a sperare che entri.

-Senti, Brendon… Pete mi ha detto tutto.  Se vedi che non c’è più speranza, rassegnati. Dobbiamo preparare un album e perdersi di nuovo ad aspettare che Ross faccia i suoi comodi prendendoti e mollandoti quando vuole è una perdita di tempo.-

-No… Non è mai tempo sprecato quando si tratta di Ryro. Che siano cinque minuti o due settimane…-

Sussurro, portandomi alle labbra la tazzina e sorseggiando un caffè ormai freddo. Sento Spencer sospirare e stacca il braccio dalla mia schiena per appoggiarlo al tavolo. Sa che quello che si deve rassegnare è lui… Perché da quando Ryro è entrato nella mia vita non c’è nient’altro che possa volere o aspettare.

-O mesi… Proprio come stai facendo. E io che credevo che te lo fossi tolto dalla testa…-

Togliermi Ryan dalla testa è impossibile, perché sarebbe come chiedermi di disimparare a cantare. Insomma, quando una cosa ce l’hai dentro come fai cancellarla? Spence si alza dal tavolo e mi indica l’uscita con un cenno della testa, così lo seguo senza troppe storie dopo aver pagato il conto. D’altronde sono le undici e di certo è troppo tardi perché Ryro venga a fare colazione. Io ed il batterista camminiamo fianco a fianco sul marciapiede, accostati dal traffico di Los Angeles. Il silenzio che è calato è alquanto strano, soprattutto perché si tratta di me ed io difficilmente non lo rompo con qualche battuta. Così mi sforzo di far vedere che alla fin fine va tutto bene.

-Certo che sono un po’ scemo, eh? Ho perso ore in quel bar e non ho scritto nulla. Anzi, no, a dir la verità ho in mente un testo davvero interessante… Sul mio cuscino.-

Dico ridacchiando, mentre il cuore mi si stringe. Oddio, Ryro, lo sai che quel testo dovrebbe essere per te? Dio… Quanti ne ho scritti per te riempiendo di lacrime quel dannato cuscino. Eppure penso che l’unico testo che riflette ciò che sento per te, resta quella “cosa country da saloon impolverato”… Perché penso ancora che l’unica frase che vorrei dirti è che lascerò fuori una lanterna per vederti tornare a casa.

-Già… Sul cuscino. Immagino… Brendon, guarda che lo so che l’unica cosa che ti passa per la testa è Ross. Ti si legge in faccia, dico, fai di quelle espressioni sofferenti ogni tanto!!-

Io punto lo sguardo verso i miei piedi ed inizio a piangere come un idiota.

-Non riesco a non pensare a lui! Per quanto lui mi chieda di dirgli addio, io non posso cancellare a comando quello che sento!! Questo Ryan non l’ha mai capito!-

Mi blocco e mi affondo in Spence, che resta un attimo interdetto per le mie grida ed il mio schizzo improvviso. Sento le sue braccia stringermisi sulla schiena e cerco conforto, pur sapendo che non lo troverò mai fin quando non sentirò il profumo di Ryan invadermi le narici… Finchè non vedrò il suo sorriso rilassato e felice. …finchè non lo potrò di nuovo sentire suonare e cantare per me. Ed aspetterò, Ryan… Aspetterò piangendo fino a quando tu avrai bisogno di sentirmi ridere per essere sicuro che il mondo ancora riserva qualcosa di bello per te.

 

 

Sapevo cosa fare.
Non ero mai stato così deciso come quella volta, sapevo che cosa avrei dovuto fare ma beh, non sapevo precisamente il motivo, sapevo solo che era la mia sola chance per essere davvero libero.
Quando aprii gli occhi quella mattina ero più deciso di un kamikaze e decisi che si, avrei parlato a Brendon della mia decisione…
Mi alzai a sedere sul letto avvertendo nell’aria il dolce profumo delle frittelle appena fatte dal mio uomo.
Non sapevo bene come affrontare il discorso per non turbarlo eccessivamente ma chi volevo prendere in giro? Me stesso o lui?
Avrebbe fatto una scenata.
Arrivato in cucina me lo trovai davanti con addosso solo i boxer e una maglietta bianca, entrambe le cose erano parecchio aderenti, che canticchiava un motivetto allegro trafficando con i fornelli.
“Fame” dissi semplicemente lasciandomi cadere su uno sgabello della penisola in granito che avevamo in cucina. La nostra cucina.
Lui sorrise voltandosi verso di me “Quasi fatto” mi disse chinandosi su di me e baciandomi teneramente le labbra. Apparentemente era una mattinata come molte altre… apparentemente.
“Amore oggi mamma Pat passa a prendere Bogart e Hobo… così possiamo andare a farci quei due giorni soli soletti a San Diego” disse prendendo la frittella e lanciandola nel mio piatto “Prenoto da qualche parte appena abbiamo finito di far colazione”
“Brend possiamo annullare?”
Lui mi guardò un po’ confuso “Ok… come mai?”
“Ci sono cose che devo sistemare…” dissi sottovoce come timoroso.
Facevo davvero schifo.
Lui annuì sedendosi davanti a me e prendendo a mangiare rumorosamente come sempre la sua colazione “Ok amore quello che vuoi” disse a bocca piena facendomi sorridere mentre si sporcava con la panna di un pasticcino “immagino sia importante”
Io sorrisi togliendogli la panna dal naso con l’indice e leccandola “Si, lo è…”
Lui non indagò oltre continuando a sorridere e a parlarmi di tutti i modi buffi che conosceva per sputtanare Spence e John, che a suo parere avevano una relazione clandestina.
Ci spostammo sul divano e gli chiesi di non accendere la tv mentre mi sedevo sul ampio divano allargando le braccia per poterlo stringere forte a me. Lui subito saltellò da me, appoggiando il capo al mio petto e abbracciandomi i fianchi mentre io passavo le dita fra i corti capelli neri da poco tagliati.
“Non sarebbero mai belli come noi, comunque?”
“Eh?” chiesi mentre lo stomaco si stringeva. Che pessimo momento per quella frase.
“Che anche se stessero insieme non sarebbero mai belli come noi due… nemmeno Gabe e Bill lo sono… e nemmeno Pat e Pete! Noi siamo perfetti” disse fiero mentre si lasciava coccolare da quella carogna del sottoscritto.
“Brendon devo parlarti di una decisione che ho preso…”
Lui ridacchiò appoggiandosi al mio petto con le mani e alzandosi fino a guardarmi negli occhi “Come sei serio signor Ross…” mi sussurrò sulle labbra prima di coinvolgerle in un bacio appassionato.
“è una cosa che sto meditando da un po’…”
“Se stai ancora per ripetermi che vuoi che io mi tagli le basette allora aspetta e spera” scherzò continuando a lasciarmi bacetti a intervalli regolari.
“Brendon sono serio…”
Lui mi guardò senza capire appoggiando il mento al mio petto e continuando ad osservarmi “Ok allora parla…”
Sospirai senza trovare le parole. Volevo indorarli la pillola come si fa quando si da la medicina ad un bambino zuccherandola, ma era troppo difficile rendere bella una cosa così brutta che però io sentivo necessaria…
“Sto aspettando Ryan Ross” mi disse con un sorriso e io per un attimo mi sentì morire. Non volevo spegnere quella parentesi che si apriva solare quando mi sorrideva in quel mono, non volevo.
“Me ne vado. Lascio i Panic at the Disco”
La sua reazione tardò un po’ ad arrivare. In un primo momento rimase immobile con un sorriso gelato sulla labbra, ad osservarmi con i grandi occhi neri spalancati “Eh?” chiese poi alzandosi a sedere, sempre spingendosi al mio petto, scuotendo piano il capo mentre l’espressione passava da incredula a terrorizzata “c-cosa hai detto??”
Io presi la mano che mi teneva sul cuore e la strinsi, guardandolo tristemente negli occhi “Il nostro tempo insieme è scaduto… adesso devi permettermi di andarmene e rifarmi una vita…”
Sfilò la mano dalla mia come se fosse incandescente e lentamente si lasciò scivolare verso il pavimento davanti a me, tenendosi una mano sulla bocca mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
Io mi rimisi a sedere composto cercando di trattenere le lacrime che si stavano formando ai lati dei miei occhi. Faceva male, ma dovevo essere forte, ormai avevo deciso. Strinsi gli occhi mentre avvertivo Brendon riavvicinarsi a me e aggrapparsi al mio ginocchio, appoggiando il capo alla tibia “Non puoi essere serio, non hai bisogno di rifarti una vita… la nostra insieme è perfetta…”
“Per te, non per me” il tono mi uscì più duro di quello che volevo.
Lui strinse ancora di più il tessuto del mio pigiama “No, io non ti credo…”
“Dovresti” dissi alzandomi e costringendolo a staccarsi da me “Brendon ti lascio tutto… soprattutto la casa… io mi posso arrangiare dopotutto sono io che ho deciso di andarmene e-“
“-cosa cazzo me ne frega di questa fottuta casa??” prese ad urlarmi addosso, senza però avere la forza di muoversi, apparte appoggiarsi al divano con un braccio in un goffo tentativo di rialzarsi che però fallì “Se non ci sei tu non me ne frega un cazzo nemmeno della band e nemmeno della mia maledetta vita!!”
Andai in camera da letto mentre le prime lacrime prendevano a scorrermi sulle guance. Stupido Brendon senza dignità, doveva picchiarmi! Darmi un pugno! Dirmi che mi odiava! Non dirmi che senza di me non viveva… stava rendendo tutto impossibile…
Mi infilai un paio di pantaloni e una maglietta mentre ficcavo tutto quello che potevo dentro a uno zaino nero. Dovevo andarmene…
Mi mancava il respiro.
Quando tornai in salotto lo vidi ancora nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato con gli occhi rossi dal pianto e l’espressione più infelice che avessi mai visto in vita mia. I miei occhi dovevano essere ridotti nelle stesse condizioni ormai, ma non li poteva vedere nascosti come erano dalle lenti scure.
Feci per aprire la porta ma quello che disse mi lasciò con la mano sospesa sopra alla maniglia metallica “Ti amo Ryro, se per te queste parole significano o hanno significato qualcosa non te ne andare…”
Appoggiai la testa alla porta mentre stringevo quella maledetta maniglia così forte da darmi male alla mano. Quelle parole significavano tutto, e anche se me ne ero reso conto non potevo lo stesso tornare sui miei passi così decisi di farmi del male veramente, ma farne anche a lui.
Presi tempo per impedire alla mia voce di tremare a causa del pianto e poi dissi “Dimenticami Brend…”
E me ne andai, uscendo dalla sua vita.
Goodbye, my lover…
Senza un minimo di forza mi accasciai nella mia macchina e li presi a piangere appoggiato a quel maledetto volante mentre lasciavo che il dolore prendesse il soppravvento.
Solo per dieci minuti Ryro, mi dissi, poi prenderai le redini della tua fottuta vita ed andrai avanti…
Solo dieci minuti.
Poi misi in moto e mi allontanai.

 

 

Ero così sicuro del mio futuro con Ryro che quando mi aveva detto di voler lasciare me e la band il mondo era praticamente crollato a pezzi. Distrutto… Ero lì, in quella casa, solo perché Ryan doveva stare con me. Ero a Los Angeles perché ci eravamo andati per la nostra band… Cantavo perché lui me l’aveva chiesto. Perdere lui era come trovarsi improvvisamente a camminare sull’acqua, senza più terreno sotto i piedi. Ed io non sono mai stato Cristo… Caddi in acqua e cominciai ad affondare, senza nessun appiglio a cui aggrapparmi e senza una sponda fino a cui poter nuotare. Il mondo senza Ryro con me era uno sterminato oceano tempestoso…

Mi ritrovai non so come a camminare per una strada che prima non avevo mai percorso e continuai ad andare avanti nonostante non sapessi dove mi stessi dirigendo. Volevo solo lasciarmi casa alle spalle… Perché non potevo avere una casa ora che Ryro non c’era. Nel mondo intero l’unica casa che avrei potuto trovare sarebbe stata dove c’era lui, ma ero ormai da considerare un senzatetto sperduto e senza speranze.

Il panorama era ofuscato dalle lacrime che continuavano a gonfiarmi gli occhi, cadendo copiose sulle mie guance. Sorrisi nel sentirmi così stupido ed inutile… Così solo e sciupato. Usato… Abbandonato. Scaricato. Distrutto. Vuoto…

Non sapevo davvero cosa fare, perché la mia vita girava intorno a Ryro. Che cosa patetica rimanere solo e non poter essere indipendente! Chiunque avrebbe pensato a come prendere le redini della band e  a come occupare tutta la scena dopo l’abbandono di  altri membri… Io non potevo. I Panic! At The Disco erano quattro… E poi, a chi volevo mentire? Non avrei mai potuto cantare senza Ryan.

Forse avrei dovuto seguirlo… Rinunciare ai Panic! ed andare con lui. Non mi sarei intromesso nella sua vita musicale, mi sarei limitato a stare al suo fianco. La musica era importante, ma senza Ryro con me non potevo nemmeno farla. Non esisteva la musica senza Ross. Non esisteva nulla senza di lui. Il Brendon Urie che tutti acclamavano ed amavano non esisteva senza Ryan.

Mi accasciai sulla prima panchina che trovai, prendendomi il viso fra le mani e sentendoci ancora il profumo di Ryro sopra. Non potevo davvero credere che fosse l’ultima volta che sentivo quella fragranza… Era impensabile. Scoppiai in singhiozzi e mi raggomitolai, sdraiato lì come un barbone. Ma era quello che ero... Ero la spazzatura che Ryan Ross si era lasciato alle spalle.

Le nostre parole d’amore, i baci, le carezze, il fare l’amore… Erano fotografie stracciate che giacevano con me in quel bidone chiamato Los Angeles. Io volevo affondarci e marcire in mezzo a tutti questi rifiuti.

Mi addormentai, sopraffatto dall’afflizione.

Fu la voce di Pete a svegliarmi, me lo ritrovai addosso che urlava come un pazzo senza che io capissi cosa stesse dicendo. Mi scosse forte mentre lo fissavo con gli occhi doloranti, allora mi accorsi che era scesa la notte e non sapevo dov’ero.

-BrendBerry! BrendBerry stai bene?!-

Domandava continuamente, sbattendomi come se fossi un manichino. Pat lo spinse via dicendogli che così mi avrebbe fatto vomitare e  si piazzò accanto a Pete.

-Che è successo? Ti abbiamo cercato ovunque…-

Chiese con voce ferma, mentre io stringevo gli occhi e riprendevo a piangere come una fontana.

-Ryro se n’è andato…RYRO SE N’E’ ANDATO!-

Urlai in preda all’isterismo e alla disperazione. Pete rimase un attimo sconvolto e poi mi abbracciò, affondandomi il viso nei capelli. Non se l’aspettava nemmeno lui, allora… Anche se a quanto pare era una delle cause dell’abbandono di Ryan.

-Non piangere Brendon… Se è stato così stupido da lasciarti gliela faremo pagare.-

Disse, accarezzandomi le spalle con rabbia. Sentivo che non riusciva a a mandare giù quello che considerava un affronto.

Avrei potuto lasciare Pete in quel momento e dirgli che i Panic! ormai erano storia… Avrei potuto tagliare i ponti con lui e scappare con Ryan verso un roseo futuro.

Ma Ryro mi aveva chiesto di dimenticarlo… Lo amavo troppo per non assecondarlo. Lo amavo tanto da poter autoinfliggermi quel male con il solo pensiero che lui sarebbe stato felice, altrove… Senza di me.

E se non potevo seguirlo, lasciare Pete sarebbe stata solo un’altra fucilata al cuore. Lui mi avrebbe perlomeno sostenuto per evitare che affondassi.

Ma a chi voglio darla a bere? Non avevo le palle per abbandonare tutto senza avere la sicurezza di stare con Ryro. Per questo mi lasciai consolare da Pete…

Ma dentro di me sapevo che niente al mondo avrebbe potuto colmare quel vuoto nel mio petto. Non ci sarebbe stato più nulla in grado di rendermi felice. Niente, se non il sorriso di Ryro solo per me…

Sì, sarei di certo affondato nella tristezza e non avrei più visto la superficie.

 

 

 

 

 

 

 

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Dobbiamo dimezzare l’ultimo capitolo perché troppo lungo!!!! Q__Q

Speriamo di non guadagnarci il vostro odio!!!!

 

Il prossimo sarà seriamente la fine!!!!

 

Gre, ti vogliamo bene, we’re not passing the time! XD

 

 

XOXO

Miky&Jess

 

 

 

 

 

 

   
 
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