“Ho
un asciugacapelli nel secondo sportello di quel mobile bianco, nel
bagno”
Renesmee gli indicò un punto e lui annuì mentre
sorseggiava con gusto un
liquido scuro dentro a un bicchiere.
Le
aveva prestato una felpa grigia, in cui lei sprofondava.
“Pensi di rimanere?”
domandò d’un tratto Liam sorridendo.
“Ricordati che io devo magiare” rispose
lei sarcastica, come per dirgli “no”. Lui scomparse
velocemente dietro alla
porta di un’altra stanza.
Renesmee
rimase in bagno, a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio.
Non
si era mai piaciuta.
In
lei c’era troppo di sua madre, troppo poco di suo padre.
Aveva
sempre voluto bene a Edward, ma Bella… Aveva iniziato ad
odiarla già molti anni
prima. Un ricordo l’assalì violento come non mai.
“Mamma,
com’è la fuori?” le domandò
piena di curiosità. “Niente di importante. Tutto
quello di cui hai bisogno è
qua…” le rispose Bella con il solito tono da mamma
apprensiva che assumeva in
quelle situazioni.
Renesmee
se n’era andata senza dire
nulla. Poco dopo aveva sentito i suoi genitori discutere.
“Non la puoi
proteggere da tutto, Bella. Nostra figlia deve sapere!”
era la voce di suo
padre. “Ma se posso proteggerla, perché non
farlo?” “Perché così la privi
della
sua vita” “Il discorso è chiuso, Edward.
E’ tutto” sua madre uscì dallo studio
del nonno con passo solenne. Poi ne uscì pure suo padre che
la prese in braccio
e le stampò un bacio sulla guancia rosea. “Ti
prego Nessie… Ricordati che la
mamma ti vuole bene” “Certo!” sorrise lei
ingenua. Non si sarebbe ricordata di
quella promessa.
I
riccioli le ricadevano morbidamente sulle spalle e scendevano fino al
seno. Era
da tanto che non vedeva la sua immagine riflessa: era cambiata. I suoi
tratti
erano più maturi, le forme non più di una
ragazzina, ma di una giovane donna.
Eppure lei non si sentiva affatto così. Poi
arrivò a posare lo sguardo sui suoi
occhi color cioccolato.
Quanto
li odiava…
Erano
gli occhi da cui cercava di scappare ormai da quarant’anni.
Poi Liam bussò alla
porta.
“Avanti”
lui entrò. Aveva le movenze aggraziate, come tutti i
vampiri. Ma allo stesso
tempo si avvicinava a lei come un cacciatore si avvicinava alla preda.
“Puoi
venire un attimo in salotto con me?” lei annuì. La
condusse in una stanza
spaziosa, illuminata da un grande lampadario di cristallo. la moquette
era
rosso bordò, le pareti color avorio e i mobili di un legno
molto chiaro. I
divani erano disposti a elle ed erano dello stesso colore del muro. In
mezzo ai
divani c’era un tavolino con un vassoio d’argento.
Dentro quello c’era un
piatto con un mega cheeseburger e delle patatine provenienti dal
MacDonald lì
vicino.
“Bon
appetit mademoiselle!” disse lui
indicando il tavolino. “Insomma… il massimo del
sano” lui parve divertito. “Non
ti piace?” “Non ho detto
questo…” rise. Si sedette su uno dei divani, Liam
si
poggiò delicatamente all’angolo
dell’altro.
“Noi
dobbiamo parlare” cominciò Renesmee addentando
estasiata il cheeseburger. “Giusto…
del resto sei qui per questo” “Innanzitutto io
direi di dimenticare quello che
è successo qua fuori…” disse secca lei,
spostando lo sguardo verso la finestra.
“Dimenticare? Non è bello
dimenticare…Io preferisco sempre ricordare
le cose” “Sei il massimo della
simpatia…” disse lei
atona. “E tu non hai senso dell’umorismo”
“Ti sbagli, io non ho senso
dell’umorismo alla Liam…” “Va
bene, parliamo” sussurrò lui facendosi
improvvisamente serio.
“Inizio
io… Fammi tutte le domande che vuoi” disse
sdraiandosi sul divano. “Bene…
Quanti anni hai?” lui sorrise. “Non sei un tipo
facilmente impressionabile vero?”
Renesmee scosse il capo. “Diciamo che… ho
conosciuto di persona Carlo Magno”
lei strabuzzò gli occhi. “Medioevo?”
“Medioevo” affermò lui. “Cosa
c’entri tu
con mia madre?” lui abbassò lo sguardo, che si
fece improvvisamente mesto. “La
amavo” la ragazza lo guardò con occhi diversi.
Come una persona che aveva
sofferto. Ma non poteva immaginare che quella era solo una piccola
parte della
sofferenza di Liam. “Devi sapere che quando ho conosciuto tua
madre, non ero la
stessa persona che sono ora… Ero affetto, come tutta la
famiglia Swan
“vampira”, da una maledizione terribile. In me
albergava
Non
sapeva perché, ma si sporse verso Liam, lo sbatté
sul divano e lo baciò con
forza. Lui contraccambiò. Non capiva proprio
perché lo facesse… Forse lo amava?
O cercava ancora di cancellare?
Si
alzò di scatto e si mise i suoi jeans ancora mezzi bagnati.
Prese il cappotto
e, mentre stava per uscire, Liam le chiese: “Dove
vai?!”.
“A
Londra” rispose lei secca.
Prima
di poter essere felice, prima di poter offrire la felicità
anche a Liam, doveva
regolare i conti con la sua famiglia.
Doveva
ricordare.
Nota
dell’autrice:
Okay…
scusate tantissimo se ho postato lo stesso capitolo ma in questo si
leggono i
dialoghi… prima avevo fatto un errore IMPERDONABILE. Adesso
potrete capire un
po’ di più ;)