Here I Am
II°:Ed è
già tardi e fuori è buio
L’aria
dentro quel bosco era malsana, sapeva di putrido e di sporco. La vegetazione
era così fitta che per compiere un passo le sembrava passassero ore. Era
pur vero che la sua percezione del tempo era estremamente alterata, non capiva
da che parte andava né quanto avesse realmente camminato.
Aveva
inizialmente tentato di tenere una sorta di sentiero ma il proposito si era
rivelato ben presto impossibile. Quegli alberi erano identici fra di loro, non
c’era proprio modo di trovare una particolarità da ricordare e non
aveva neanche un coltello con sé, con cui magari avrebbe potuto
intagliare qualche “x” nei tronchi.
Oltre al
fatto di essersi persa, un’angosciosa sensazione continuava ad opprimerla
e non soltanto la paura per Rufy.
Tutto,
in quel luogo, emanava disperazione. Dalla terra priva di sassi e piena di
foglie morte e secche, fino agli alberi con i tronchi così fragili da
cadere a pezzi. Solo i rami degli alberi sembravano rigogliosi ma era sempre
una vista che procurava angoscia. C’era un silenzio innaturale, tanto che
sentiva distintamente ogni suo lieve passo nella terra e avrebbe saputo
riconoscere il ticchettio dei suoi tacchi ovunque, ormai, di quanto
attentamente l’aveva ascoltato.
Passò
un’ora che poi anche lei cominciò a sentire.
Le voci
cominciarono a farsi udire, prima piano con delicatezza. Poi si fecero pesanti,
un coro che gridava parole che Nami ascoltava incredula ma incapace di capire.
D’un
tratto le sembrò che tutto intorno a lei iniziasse a cantare. Se,
infatti, prima pensava che le voci fossero solo residui di canti in lontananza,
ora aveva la sensazione che tutto fosse vivo e la circondasse. Gli alberi, le
foglie, la terra, i sassi.
Si
tappò le orecchie ed iniziò a correre, per non sentire.
Ma vedeva.
Tutto
sembrava cantare, muoversi, agitarsi. Corse più veloce che poté,
così i suoi occhi non riuscivano a focalizzare ciò che vedevano.
Di
colpo, poi, tutto cessò.
Quel
concerto di lamenti si bloccò e, nel bosco, ripiombò la calma.
Nami si
stupì ma poi capì il motivo di quell’improvviso silenzio.
Era arrivata al villaggio di quell’isola. O meglio a ciò che ne
rimaneva.
Avanzò
cauta, sussultando per le pietre che pestava e per lo scenario di fronte a lei.
Doveva
essere stato un villaggio fiorente, una volta. Quella doveva essere la piazza
principale, i resti di quella che doveva essere una fontana si ergeva al
centro. Intorno ad essa vi erano delle case, dove di porte non ce ne erano più
e il legno era così marcio e vecchio che Nami si stupì di come
ancora non fosse crollato tutto.
Si
avvicinò piano alle case, sussurrando il nome di Rufy mentre camminava.
Aveva
affrontato molto nemici fin da quando era piccola, aveva affrontato Thriller
Bark, eppure non ricordava di essersi mai spaventata tanto.
A
Thriller Bark era con i suoi compagni e poi lì la situazione era molto
diversa, per quanto l’isola fosse piena di zombie e mostri.
Lì
non c’erano fantasmi di quel genere, ma qualcosa c’era.
Lo
sentiva e la terrorizzava. Era puro terrore che si infilava sotto la pelle,
erano grida di terrore che perforavano le orecchie, era paura che la bloccava.
Soltanto
il pensiero di Rufy le consentiva di andare avanti, lo doveva trovare.
Se non
avesse avuto una motivazione così valida dubitava che sarebbe riuscita a
proseguire. Anche quelle vecchie case distrutte emanavano così tanta
disperazione solo a guardarle.
Spiriti.
Ecco!
La
parole che Nami cercava da quando era arrivata lì. Erano presenze che
non si percepivano con i cinque sensi ma che sentivi ad ogni passo.
«Rufy?
Dove sei? Devo trovarti…» sussurrò Nami a
quell’ammasso di ruderi. Temeva che la sua ricerca sarebbe stata vana,
che non l’avrebbe mai trovato.
Oppure
aveva timore di trovarlo… però non in buone condizioni. Quella parola non riusciva neanche a
pensarla.
In fondo
non sapevano nulla di quell’essenza di agalmatolite, però quanto
può resistere qualcuno senza forze?
Quanto
può un uomo sopportare un veleno per lui così terribile?
E se,
dopo avergli prosciugato le forze, avrebbe cominciato a richiedere anche la sua
energia vitale?
Nami
scosse la testa. Era inutile che si preoccupasse tanto in quel momento
già di per sé così sconfortante.
Tutte le
case erano riunite intorno a quella piazza, come poté notare Nami. Dopo
quelle casupole ricominciava il bosco qualunque direzione decidessi di
prendere, tranne che per una.
La
strada verso Nord non era piena di alberi ma era libera e puntava a quella
torre che aveva visto con i Mugiwara dalla nave.
Forse
Rufy poteva essere lì?
L’idea
di ritornare tra quegli alberi non la allettava per niente e poi non era
escluso che fosse nei pressi di quella costruzione.
Mosse i
piedi verso quella direzione e solo quando le case erano in lontananza si
accorse che sopra la porta di ogni rudere c’era una X rossa. L’aspetto
inquietante era che, oltre che su ogni porta c’era quel simbolo, il rosso
di quella scritta era forte.
Era un
rosso così vivido ed intenso che sembrava che fosse stato appena
passato, riluceva sul legno marcio. Nami si chiese come avesse fatto a non
notarlo prima, un segno così particolare.
Spaventata,
corse via verso la torre.
Accelerò
il passo più che poté nel tentativo di lasciarsi alle spalle
quelle porte, quelle scritte, quel rosso.
Correndo
non si accorse di un sasso e ci inciampò sopra cadendo rovinosamente a
terra. Sentì un bruciore intenso al ginocchio e rialzandosi si accorse
di esserselo sbucciato cadendo. Rivoli di sangue le scendevano piano sulla
gamba.
Ancora rosso.
Nami
chiuse istintivamente gli occhi, per non pensare a quelle scritte. Prese un
fazzoletto dalla tasca e si tamponò il sangue che però continuava
a scendere.
“Ci
vorrebbe dell’acqua.” Pensò lei strofinandosi piano il
sangue.
Era
totalmente inutile mettersi a cercare dell’acqua in quel momento quindi
si legò il fazzoletto al ginocchio, si rialzò e proseguì.
Prudentemente
decise di andare a velocità normale e proseguì così fino
quasi alla fine di quella salita.
Nami non
aveva idea di che ora potesse essere, infatti se era entrata lì dentro
in tarda mattinata potevano benissimo essere le sei di pomeriggio, tanto aveva
perso il senso del tempo. Ed il cielo non l’aiutava, era così
fitto che copriva tutto. Sapeva che non era notte soltanto perché era
ancora chiaro il grigiore delle nuvole.
Quando
arrivò nei pressi della torre vide che era molto più alta di
quanto avesse potuto percepire da lontano, ma notò anche come era
protetta da un’altra fila di alberi.
Mentre
si avvicinava la sensazione schiacciante che Rufy fosse lì dentro la
colpì in pieno.
Lì,
dentro quella torretta, in pericolo.
Arrivò
davanti agli alberi che, stavolta, iniziarono ad attaccarla come avevano fatto
con gli altri Mugiwara.
«Ragazzi,
ma possibile che non ci sia nulla che possiamo fare? Nami è lì
dentro da quasi 6 ore.» chiese Brook agli altri, battendo il pugno sul
tavolo della Sunny.
«Dagli
alberi non possiamo passare, Zoro ha tentato per ore intere di superarle e non
c’è stato nessun risultato. E non c’è altro modo per
entrare lì dentro.» ripeté Sanji che fremeva anch’egli
per non poter far nulla per Nami e Rufy.
«Oltretutto
il problema dell’agalmatolite ci blocca.» disse la piccola renna
che aveva effettuato le analisi sul terriccio.
Aveva
constatato che, in quell’isola, succedeva esattamente ciò che
aveva pensato. Doveva esserci un grandissimo giacimento di agalmatolite allo
stato grezzo sotto il terreno, le radici degli alberi ormai erano completamente
impregnate dell’essenza di questo materiale ed emettevano, insieme all’ossigeno,
l’agalmatolite nell’aria.
«Sono
seriamente preoccupato per Rufy. Questa forma di agalmatolite può essere
letale, per lui. Per Nami, fortunatamente è innocua.»
commentò Chopper.
«Potrebbe
morire?» domandò Zoro a bruciapelo, turbando le menti di tutti che
pensavano la stessa cosa ma non avevano il coraggio di esprimerla.
L’atmosfera
si era fatta particolarmente tesa, tutti attendevano la risposta del dottore
che si rigirava le zampe ansiosamente.
«Sì.
Potrebbe, se respira l’agalmatolite troppo a lungo. Avete visto che siamo
svenuti in pochi secondi, ho paura che dopo avergli fatto perdere i poteri e le
forze, cominci a risucchiargli via anche la forza vitale. Questa è
agalmatolite allo stato puro.»
«Merda!»
gridò Sanji, buttando la sigaretta ed uscendo dalla Sunny.
Dopo
poco gli altri sentirono che aveva iniziato ad attaccare nuovamente gli alberi.
«Lasciamolo
stare. E’ il suo modo di sfogarsi.» disse Robin, con una tazza di
camomilla nelle mani.
“Merda,
Rufy, dove diavolo sei?” pensò Sanji continuando a calciare le
liane.
Le liane
attaccavano Nami ripetutamente che ormai era ricoperta di graffi e lividi su
tutto il corpo.
D’un
tratto un corvo nero si posizionò in un ramo di fronte a Nami e sembrava
fissarla insistentemente.
Poi Nami
ricominciò a sentire le voci di prima, solo che stavolta non era un
canto ma un’unica parola che si ripeteva forte.
VIA! VIA! VIA!
Il corvo
aveva iniziato a gracchiare e sembrava che fosse lui a dar vita a quella voce
che le diceva così insistentemente di andarsene.
«Non
posso… Rufy… Io devo salvarlo, non posso andarmene da qui…>>
sussurrò Nami, sentendosi una pazza a parlare al vento – o a quel corvo. –
«Dov’è?
Ti prego… Dov’è Rufy?» chiese Nami alzandosi in piede
e fissando il nero uccello che non smetteva di gracchiare.
Will
I get back who I adore?
Thus spoke the raven: nevermore
Poi
sentì quella che doveva essere una risposta:
Ora insieme
al VIA si era mescolata la risposta ed insieme gridavano forti. Nami doveva
andarsene, non era un semplice invito.
Lei
avvertiva pienamente la potenza di quegli avvertimenti.
Ma non
poteva andarsene.
Rufy…
Trovarlo era
il suo obiettivo, non era neanche lentamente immaginabile che lei fuggisse
lasciandolo lì. Era entrata facendosi una promessa, l’avrebbe
mantenuta.
Avrebbe
trovato il suo capitano.
Rinvigorita
da quei pensieri si avvicinò nuovamente alle liane che stavolta non l’attaccarono.
Il corvo emise un ultimo straziante verso per poi alzarsi in volo e lasciarla
passare.
Nami
superò facilmente quella piccola fila di alberi, notando che stava
iniziando a piovere. Del resto aveva lei stessa previsto una tempesta e si era
stupita molto quando la sera prima non era avvenuta.
Sempre
più velocemente la pioggia cadeva su una Nami che era ormai bagnata come
un pulcino.
La pioggia
sembrava aver lavato via anche tutta la sua determinazione. Aveva terribilmente
paura di non farcela e solo il pensiero che Rufy avesse bisogno di lei la
portava a spingere un piede davanti all’altro.
Poi, di
colpo, alzò lo sguardo al cielo e vide scendere insieme alla pioggia qualcos’altro.
Il colore
del cappello brillò in quell’oscurità e Nami fu certa che
quello caduto dalla torre fosse proprio Rufy.
Presa da un
terrore incontrollabile corse verso il punto nel quale le sembrava fosse
caduto.
Lo vide, con
la faccia a terra e il cappello staccatosi che giaceva vicino a lui.
«Rufy!
Rufy!» gridò Nami scuotendolo forte. Poi urlò di nuovo,
tirando pugni nelle spalle.
«Rufy!
Rufy…» urlò non sapendo neanche se l’acqua che aveva
nelle guance fossero lacrime o pioggia.
«No…
Svegliati!»
Nami
alzò gli occhi e lo rivide.
Il corvo
ricominciò a gracchiare.
Fine
II° capitolo.
Okay,
non uccidetemi per avervi lasciato così appesi xD La canzone è sempre
presa da “Ravenheart” degli Xandria, un po’ la colonna sonora
di questa fic.
Il
titolo è “Fuori è buio” di Tiziano Ferro.
Nami
credo risulti un po’ pallosa ò.ò Non fa altro che avere
paura tutto il tempo xD Però volevo trasmettere come fosse lei per una
volta a dover soccorrere Rufy, nonostante pericoli e paure.
Ah, una
cosa, si sarà capito che non è la solita Runami dolcina e melensa
e romantica xD
Ringraziamenti:
-Akemichan: grazie mille
:D L’essenza vedo che è un’idea che è piaciuta a
molti, spero ti sia piaciuto pure questo!
-meli_mao:
grazie :D Poi xD hai ragioneeeeee ç_ç Lo so, il problema
delle ripetizioni so di averlo e sto tentando in tutti i modi di togliermi
questo brutto viziaccio! Per il consiglio su Rufy e Nami, sì sono d’accordo
con te, infatti non mi sembra di aver accelerato il loro rapporto. Fammi sapere
che ne pensi xD
-M e l y C h a n: un grazie per
tutte le letture allora :D Mmmh, mi sa che non vedrai gli stessi personaggi,
qui sono tutti terrorizzati… xD Un Brook pervetito, (esempio) al momento
davvero non credo c’entri. Un bacio e spero seguirai.
- NicoRobin92:
Ma grazie Cara u.u So cosa preferisci, ne ho scritte tante xD Ti ho
avvertito, commenta e_e
- gattabianca:
grazie mille :D spero ti piaccia
- TITTIVALECHAN91: Valeeee xD
Grazie mille! Spero che questo capitolo ti piaccia q grazie davvero per le
recensioni e le tue bellissime storie *-*
Okay, finito! xD
Un bacio.
Commentateeee xD
Marty De Nobili.