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Autore: Kokky    21/09/2010    1 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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101 – Il racconto

«Erano quasi le sei del mattino, ormai non mancava molto all’alba. Jack... Jack era steso un po’ in disparte rispetto allo scontro, così potei rimanergli accanto fino a che un dottore non mi si avvicinò con una barella. Mi aveva notato dall’alto dell’accampamento e si era avventurato da solo fino a laggiù; mi aiutò a... deporlo. Lo misi sopra la barella, era un po’ piccola per lui. È sempre stato alto», la sua voce tremò; sin dall’inizio era stata incerta.
«Allora, allora lo portammo fino alle tende; il medico mi diceva che dovevo tornare a combattere, servivano più persone possibili, si stava mettendo male... ripeteva che non ero ferito, servivo all’Impero, all’umanità. Diceva proprio così: il tuo corpo è sano, combatti.
Odio i dottori: sanno curarti solo se hai un mal di testa o ti sanguina qualcosa, ma non capiscono gli altri tipi di ferite. O almeno lui... forse aveva ragione, non lo so, ero necessario per determinare la riuscita dell’impresa.
Ero confuso, stanco. Non riuscivo a capacitarmi di quello che era successo, non... il mio compagno di sempre era morto. Lo conoscevo da undici anni, una vita intera.
Girai fra le tende, ancora sconvolto, non avevo il coraggio di guardarmi le mani sporche del suo sangue. Quando avevo deposto la barella nell’infermeria, non avevo osservato il suo corpo, avevo chiuso gli occhi; perciò non gli avevo davvero detto addio.
Contava solo quello e non la battaglia là sotto. Se fosse stato per me, sarei rimasto a vagare, cercando di recuperare il colpo; mi sentivo senza spirito, senza fiato», continuò a tremare, la sua voce, sembrava non voler smettere. Logan stringeva le mani convulsamente, serrandole al cappello.
«Jack. Jack avrebbe voluto vedermi lottare, pensai. Era un’idea stupida, profondamente, ma sembrava rincuorarmi; ero ancora lì, ero vivo a suo discapito: potevo fare del bene.
Corsi verso la battaglia, invasato. La disperazione, la speranza, l’ira mi colsero, mi sentii un involucro che conteneva troppe emozioni e rischiava di esplodere; presi i gessi, incominciai a tracciare cerchi, a stordire i vampiri, a spazzarli via, tramutando l’aria in una barriera.
Sapete... è strano da dire», sorrise, ma più che un sorriso sembrava una smorfia. «Io piangevo anche allora. Non avevo smesso sin da quando era morto. Piangevo anche quando presi la spada di Jack, recuperandola lì intorno, e uccisi un vampiro stordito.
Prima, il mio era un pianto silenzioso; avevo trasportato Jack con la bocca serrata, gli occhi liquidi. Anche con il dottore, continuavo a lacrimare senza poter smettere, ma non emettevo un suono. Era come se la desolazione di averlo perso mi spingesse a svuotarmi del tutto... a liberarmi. Quando ripresi a combattere, il mio silenzio si tramutò in urla, in grida d’odio, incomprensibili; gemevo e piangevo pur lottando», tossì.
«Sarebbe una cosa imbarazzante da dire, se non conoscessi il sentimento che mi percorreva allora. Non c’è nulla su cui mentire: stavo male, ero distrutto. La morte è capace di cambiarti.
Io ero divenuto un mostro. Non mi fermai di fronte ai “superiori”, non gettai la spugna; imprecavo e sussurravo parole necessarie all’alchimia, ripetutamente».
Logan si voltò a sinistra, guardando l’interlocutrice che gli era accanto: lei conosceva la storia, ne faceva parte. I due di fronte, invece, ne erano ignari.
Continuò a parlare: «Stavo completando un cerchio alchemico, la spada di Jack era appesa alla mia cintola, quando la vidi... stava risalendo la Piana con le sue scarpe scomode, inadatte alla montagna; la riconobbi subito. Eve della famiglia dei Burnside.
Mi parve in difficoltà, teoricamente doveva essere prigioniera dei vampiri, quindi se era lì doveva essere scappata. Conclusi l’alchimia e poi corsi verso di lei. Mi guardò con paura, aspettandosi chissà cosa, di certo non un alchimista che voleva aiutarla.
Si bloccò, spalancando i suoi occhi scuri; la bocca semiaperta in una smorfia di terrore. Si tranquillizzò solo quando le fui accanto e riuscì a vedere la divisa dell’esercito.
Era deperita dal rapimento, le sue mani tremavano, il suo sguardo era vacuo, quasi si mise a piangere di gratitudine riconoscendo che ero lì per salvarla. La rassicurai, porgendole una mano e sostenendola fino all’accampamento, dove la feci entrare nella mia tenda, continuando a sussurrarle che era al sicuro», il suo tono era più calmo, ora. Aveva smesso di parlare di Jack e questo lo rendeva meno soggetto ad emozioni; sembrava fare una cronaca degli avvenimenti.
«Beh, poi le stetti accanto un altro poco. Pensai che era meglio tornare sul campo, ma l’idea di Jack in infermeria riaffiorò nella mia mente; pensai che avrei dovuto dirgli qualcosa, non so... sentivo di volergli parlare un’ultima volta, prima che altre mani lo toccassero e venisse sepolto da qualche parte; prima che io dovessi portargli i fiori... e – e parlare ad una lapide», ecco ritornato il tremolio della voce, la sensazione rotta di un amore spezzato.
«Decisi quindi di andare a trovarlo. Il sole stava sorgendo, i vampiri negativi si ritiravano, cercando un nascondiglio; gli umani ne bloccarono alcuni e li lasciarono bruciare con i raggi solari. Io camminai rapidamente, guardando dove mettevo i piedi. Le lacrime erano finite mentre combattevo, fra un’alchimia e l’altra; la spada di Jack era ancora là, attaccata alla mia cintola, mi sbatteva sulla gamba.
Jack era su un letto, pallido. Mi sedetti accanto a lui e gli strinsi la mano, carezzandolo. “Non saresti dovuto morire così, anche se tu dicevi che l’importante era proteggermi... avrei voluto passare molto più tempo con te, non solo undici anni, ma una vita intera, sino alla morte naturale. Lo so, è il nostro lavoro, è normale morire prematuramente. Per te avrei voluto, però, una vita piena di felicità... poter ancora tenerti la mano, amarti; e, forse, un giorno riuscire a dire a tutti quanti quanto ci amavano. Non ci era permesso... ma saremmo stati noi due, per sempre, senza compromessi, senza ombre e affanni. Mi dispiace... mi manchi già; mi strazia sapere che da adesso camminerò da solo. Che non ti avrò accanto. Che non potrò farti più sorprese, farti ridere, parlare soltanto; mi dispiace che tu sia... non riesco a credere che da oggi tu non esista più”, avevo sussurrato piano, al suo orecchio, con le braccia sul suo petto. “Tu non ci sarai più e io continuerò a vivere, magari un giorno amerò qualcun altro, ma non te. Vorrei poterti dire quanto eri importante, Jack. Quanto ti amo”.
Non lo immaginavate, vero? Non l’avevamo detto neanche a voi, nell’esercito non si è mai visti di buon occhio, Jack ne avrebbe passate delle brutte, qualcuno l’avrebbe riferito a mio padre, e lui sarebbe stato capace di uccidermi per un tale disonore. Non l’avevamo detto ad anima viva, ci bastava saperlo noi due, in segreto, uniti.
Quindi gli dissi addio.
Tornai alla tenda, dove Eve riposava, e mi sedetti a terra. Fuori, i “superiori” combattevano ancora, il nostro esercito era allo stremo. Passavano le ore, il sole saliva sempre più in cielo, noi soccombevamo sotto quelle bestie.
Non riuscivo a muovermi, egoista nel mio dolore – dopo essermi sfogato, partecipando alla battaglia, le mie energie si erano esaurite.
A un certo punto, suonò una tromba. Mi ritrovai a pensare che fosse strano, sbagliato, che non c’entrasse niente; una tromba? Eve si smosse dalla sua posizione e mi guardò con preoccupazione, presagendo cosa potesse significare quel suono. La ritirata. La sconfitta.
Uscii dalla tenda. Probabilmente ero l’unico ad essere sfuggito alle ultime ore di combattimento, quasi tutti erano stati spinti dai propri ideali patriottici o, se si può dire, razziali: beh, i vampiri sono una razza diversa dalla nostra. Comunque sia, la sopravvivenza dell’intera specie li aveva fatti lottare fino all’ultimo. Peccato che avessimo perso. Ben pochi si erano radunati al centro dell’accampamento, tutti spaventati per il loro futuro; tutti con la pena negli occhi, l’idea fissa di non avere più un posto sicuro al mondo.
Respirai a fatica, avvertendo quello che significava una tale disgrazia: immaginai l’imperversare dei vampiri, gli umani costretti a nascondersi... gran parte del S.S.E.V. era morto, il resto, gli unici positivi rimasti dalla nostra parte, si erano affrettati a nascondersi, probabilmente nella speranza di una battaglia futura. Sarebbero la nostra unica via d’uscita, poiché gli altri sono stati rapiti dalle loro ville.
C’era un’atmosfera triste, buia, anche se il sole svettava in cielo; tutti tacevano, a lutto.
Eve mi afferrò la camicia, tremando. “Ora prenderanno mio padre”, mi disse. “La mia famiglia”.
“Non solo la tua”, risposi. I suoi occhi neri si allargarono, bagnandosi di lacrime: provava compassione per chi sarebbe morto.
“Mio fratello è scomparso, stanotte, e non ho potuto piangerlo”, mormorò, coprendosi la bocca con le mani nervose. “Mio padre farà la stessa fine. Non soltanto. No. Ciascuno di noi dovrà penare. Ciascuno dovrà morire!”, si coprì gli occhi, allora, chinò la testa sul petto... l’abbracciai per consolarla.
Intorno, i superstiti continuavano a guardarsi intorno, spaesati; incapaci di pensare a cosa fare, ora. I loro volti, macchie scure piene di mestizia, erano lo specchio del mio.
“Non c’è più nessuno che può proteggerci. Con la sconfitta, cade l’Impero, declina ogni cosa. Bisogna nascondersi e sperare di non essere trovati”, le sussurrai all’orecchio. “Prima di scappare, però, devo fare una cosa: seppellire il mio compagno”.
Ci muovemmo in fretta, spostandoci fra le tende grigie; il sole mi riscaldava le ossa, ma non ne traevo piacere. Quella era stata una notte funesta, da dimenticare in fretta. Chiesi ad Eve di aiutarmi a trasportare Jack fuori dall’infermeria, nascondendoci dal dottore, che pretendeva ancora di avere il controllo e l’autorità di quel luogo. Diciamo che lo stordii con un’alchimia che ero solito usare con i vampiri – il consueto cerchio che crea una barriera d’aria tale da scombussolarti tutto. Comunque, portammo Jack lontano dall’accampamento. Non so neanche come facemmo: Eve non è certo una donna forzuta, ha sempre vissuto senza lavorare, come ogni figlia di aristocratica famiglia; in più, io non ero nel massimo delle forze, mi sentivo stremato, avvilito. Fu la paura, l’ansia forse, da parte mia anche l’amore e la volontà di dare a Jack una sepoltura degna di un re.
Lo adagiammo vicino al bosco, dove la lava cedeva il passo all’erba verde di montagna. Lo facemmo scivolare dalla brandina e iniziai a circondarlo con iscrizioni alchemiche, volevo tramutare il terreno in una tomba. Feci in modo che il suo corpo si unisse alla terra, che essa divenisse una lastra di basalto, poi incisi il suo nome con una pietra che porto sempre, insieme ai quarzi e ai gessi. Scrissi il suo nome... e... “Oltre ad essere un uomo, Jack era orgogliosamente umano. Un idealista, amato fino alla sua prematura morte. Rimarrà qui per l’eternità a vedere il sole sorgere su Aiedail, la sua vera casa”. Erano parole brutte, lo sapevo, ma non avevamo più molto tempo ed io ero incapace di esprimere qualcosa di più... reale. Sincero. Dovetti andare via da quella pietra, dalla sua tomba.
Alcuni vampiri stavano iniziando a dare la caccia ai sopravvissuti; io ed Eve tornammo di fretta alla tenda, per prendere delle coperte, poi passammo dalla mensa e rubammo delle pagnotte, formaggio, un pezzo di carne essiccata. Ovviamente, la mia attrezzatura da alchimista l’indossavo già, esattamente dalla notte prima; il mio zaino si appesantì con le provviste, alla mia cintola era rimasta la spada, ma pensai che era meglio tenerla: non volevo separarmi da quell’oggetto tanto amato da Jack, in più poteva servire. Infatti, fu utile un’ora dopo.
Stavamo uscendo dall’accampamento, i vampiri erano sempre più attivi, cercavano di sterminarci tutti. Presi la mano di Eve e ci mettemmo a correre come pazzi, furiosamente, per rimanere vivi. Al limitare del bosco, vicino alla tomba di Jack, decisi che era meglio fermarci e proteggerci con l’alchimia. Affondai la spada nel terreno: la lama era d’argento, un elemento prezioso contro i vampiri. Tracciai un cerchio abbastanza largo in cui io ed Eve saremmo stati per un po’, per riposarci; le parole antiche intrecciate attorno all’arma, attivavano una proprietà di transizione; acquisivano il potere dell’argento. Eravamo protetti da quel cerchio. Vidi avvicinarsi due vampiri, ma non osarono colpirci.
Insomma, eravamo al sicuro e ci riprendemmo da quello che era successo. Dormimmo vicini, al freddo; la mattina dopo partimmo... non avremmo trovato carrozze atte ad aiutarci, né persone; eravamo certi che ormai l’unico mezzo sicuro erano i nostri stessi piedi. Così camminammo fino alla città più vicina. Là contattai mio padre, stranamente, perché pensai che la cosa migliore era ritirarsi in casa, lontano dal via vai tipico delle cittadine.
Eve venne con me, non sapeva dove andare né cosa fare, ormai era orfana, senza una casa, destinata a rimanere sola.
Ecco perché ora è alla mia sinistra», concluse Logan, indicando la donna che gli stava accanto.
*









Allora, il capitolo racconto/confessione by Logan l’ho in testa da almeno un annetto e mezzo... e finalmente eccolo qui. Forse non è come lo immaginavo °_° anzi, non lo è.
Comunque, devo dire che qua c’è un’ispirazione prettamente Draculiana: il cerchio protettore, se non erro, era stato fatto da Van Helsing o da qualcun altro con dell’aglio... non c’era di mezzo Lucy? Oddei, non sono sicura, perché l’ho letto tempo fa, ma mi pare che i due passarono una notte sulla neve, circondati d’aglio o acqua santa, quello che era.
Sono un po’ dubbiosa sul capitolo, ma nei limiti della decenza xD (però mi piace l’addio di Logan a Jack, lo trovo molto pieno d’amore, vero; sentito)

Passiamo alle recensioni:
Lyssa: che dire, grazie *__* hai ignorato praticamente tutto per leggere PB, che onore. Sì, la storia sfugge a ciò che ci si aspetta all’inizio, diventando qualcosa di... boh xD. Comunque, sono felice che ti piaccia =) e grazie per la recensione.
Cloud Ribbon: Partiamo con la critica più che dovuta: hai ragione ç_ç, e questo fatidico errore sarà una macchia di cui mi ricorderò come una colpa senza perdono. Comunque, a mia discolpa (?) posso dire che sia Sofi che Adam non sono dei mostri assoluti, entrambi non hanno a cuore la “causa vampiresca” come può averla Gabriel e Armelia (e questi due hanno le loro ragioni, u_ù); sia Sofi che Adam, insomma, sono incoerenti, ma solo sul piano mentale, perché poi le loro azioni rimangono le stesse: si arrendono alla loro natura, ma entrambi hanno dei sentimenti. Ecco. Hassan è un’altra storia xD e diciamo che, così come Ryan è morto per (un mio) un capriccio di Violet, così anche questa scelta di Hassan è segno dell’animo capriccioso dei vampiri; ovviamente, ti do ragione, capisco quello che vuoi dirmi e ti chiedo scusa di aver fatto questa emerita cazzata ç_ç, che ha lo stesso una vaga parvenza di senso. (ma forse PB non ha un senso, né una morale, e questo bisogna accettarlo XD)
Per il resto: grazie. (e sono curiosa: come vorresti che finisse PB? *-* (già me lo immagino) … beh, mi dispiace, ma sono sadica) ♥.

Ora corro dritta filata a studiare latino. Lo sapete che sono al quinto anno, cari lettori? Esami! Tremate! (cioè, dovrei tremare io)... proprio per questo spero di sbrigarmi a finire, perché poi non avrò più il tempo neanche di dire: ah.
A presto, Kò

P.S. Ecco come avrei voluto rendere il capitolo, come la canzone che ho usato da colonna sonora: Ballata degli impiccati. Solo che poi ha preso il sopravvento Logan; ho lasciato quindi un po' di descrizioni tristi nel prossimo cap; comunque sappiate che per il capitolo precendente, il presente e quello futuro, mi sono ispirata molto alla suddetta canzone (ergo vi consiglio di ascoltarla XD).
   
 
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