Libri > Un ponte per Terabithia
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Autore: PattyOnTheRollercoaster    22/09/2010    2 recensioni
“Però devi promettere!”, aggiunse Leslie tendendogli di nuovo la mano, “Devi promettere che niente ci fermerà, e che faremo di tutto per realizzare il nostro sogno, e che se servirà ci sosterremo a vicenda.”
Jess sorrise e le strinse la mano. “Prometto”, disse, e pensava davvero a ciò che stava per dire, e desiderava ardentemente che le sue parole si avverassero. “Farò di tutto per realizzare il mio sogno, e ci sosterremo a vicenda.”

Leslie e Jess hanno sogni difficili da realizzare, molto da apprendere e solo loro stessi su cui appoggiarsi. Il mondo li attende solo per rendergli le cose ancora più complicate, ma il Re e la Regina di Terabithia, assieme, non si arrenderanno facilmente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tieni la mente bene aperta





1.La corda spezzata





Era già passata una settimana da quando Jess e Leslie erano andati a Terabithia l’ultima volta. Fatto stava che i compiti erano molto aumentati in vista della vacanze estive. Era il loro primo anno alle superiori, e tutti e due erano fieri di un anno scolastico passato come si deve, un primo anno da ricordare, si erano divertiti come non mai, era di sicuro cento volte meglio che alle medie. Avevano anche studiato, certo, e proprio per questo non ebbero nessun corso estivo. Si erano tutti e due impegnati parecchio per avere l’estate libera dallo studio, e avevano ottenuto quello che volevano.
Fino al giorno prima erano stato impegnati, ma quel sabato sarebbero finalmente iniziate le vacanze. Tre mesi senza scuola. Tre mesi senza test o interrogazioni. Tre mesi a non fare assolutamente nulla, al massimo andare a Terabithia a riposarsi.
Quando suonò la campanella tutti si alzarono facendo rumore con le sedie, parlando e urlando. Jess salutò qualche compagno di classe, e così fece anche Leslie. Uscirono assieme dal portone e andarono verso l’autobus. Non usavano più lo scuolabus, che serviva solo per portare i ragazzini delle elementari e delle medie. Ormai andavano alle superiori, e siccome non c’erano scuole superiori nel paese dove abitavano loro, dovevano andare nella città più vicina.
Con un sospiro Leslie si sedette sul primo posto che trovò libero. Poco dopo Jass la imitò, togliendosi lo zaino e posandolo a terra, incastrato fra il sedile anteriore e le sue gambe. “Non è incredibile che ci abbiano fatto portare i libri anche l’ultimo giorno?”, domandò sbuffando.
“Si, davvero. Ma quando mai la Timmed non spiega? Spiegherebbe anche se un aereo si schiantasse dentro l’aula”, disse Leslie.
“Probabile. Quest’anno non ha fatto nemmeno un giorno di assenza. Non è nemmeno andata in gita con la classe di terza. Secondo me è rimasta per noi: perché ci odia.”
Leslie rise e lo guardò, portandosi una mano alla bocca. “Addirittura. Dici che ci odia?”
“Non lo so, però hai sentito cos’ha detto l’altro giorno. Noi siamo la peggior classe prima che mi è mai capitata”, disse lui imitando la voce acuta della professoressa e facendo una brutta smorfia.
La professoressa Rosy Timmed, l’insegnante di letteratura, aveva detto proprio così, ma non era assolutamente vero. Lo diceva sempre alle classi troppo agitate da quando aveva cominciato ad insegnare, sperando che così i ragazzi si sarebbero spaventati e dati una regolata, ma non era mai successo in trentasette anni di insegnamento, e recentemente si era chiesta se fosse stato meglio cambiare approccio.
Quando il bus li lasciò alla fermata Leslie e Jess cominciarono a camminare lentamente lungo la grossa via sterrata che portava a casa. Quando furono arrivati al bivio Leslie prese la strada a sinistra. “Ci vediamo dopo mangiato alla corda!”, ricordò a Jess.
“Si!” rispose lui avanzando e facendole un gesto affermativo con la mano. Jess camminò fino a casa, e quando fu sulla porta entrò dicendo: “Eccomi!”
Joyce Anne corse verso di lui e lo abbracciò forte. Aveva sei anni soltanto, ma la forza di un elefante, così quando placcò Jess lui non rimase del tutto indifferente. May Belle invece ne aveva dodici, e andava per i tredici, così cominciava a cercare di mantenere un certo contegno. Non era certo una di quelle ragazzine capricciose e viziate, ma non aveva più l’abitudine di correre a salutarlo quando tornava a casa. Quest’aspetto di lei un po’ mancava a Jess.
“Hai finito la scuola?”, chiese Joyce Anne appeso alle sue ginocchia, guardandolo dal basso verso l’alto.
“Si certo”, le rispose lui lasciando lo zaino a terra.
“E l’anno prossimo potrò venire con te?”
“Ma se devi ancora iniziare la prima elementare!”, esclamò sorridendo Jass e prendendole la mano, conducendola in cucina.
Sua madre scelse proprio quel momento per apparire dalla cucina, e indicando lo zaino che aveva lasciato per terra Jass disse: “Non credere di lasciarlo lì solo perché sono iniziate la vacanze estive.”
“Okay”, disse Jass roteando gli occhi al cielo. Prese lo zaino e se lo mise in spalla, salendo in camera sua. Da quando Ellie e Brenda se n’erano andate all’università, e quindi abitavano in città in un piccolo appartamento assieme ad altre due studentesse, aveva ottenuto di avere una stanza tutta per sé, mentre May Belle e Joyce Anne condividevano la sua vecchia cameretta, che era diventata di un rosa pallido, piena di bambole, peluche e altri oggetti simili.
Quando scese Jass mangiò a tutta velocità, salutò sua madre, May Belle e Joyce Anne e uscì di casa. Andò di corsa fino alla corda che portava a Terabithia, e lì trovò Leslie ad aspettarlo assieme a Prince Terrian, il cane da caccia di Troll Giganti.
“Andiamo?”, chiese lei non appena il ragazzo fu arrivato.
“Certo.” Jess prese da terra il grosso pezzo di legno che utilizzavano ormai da anni per raggiungere Terabithia e afferrò la corda.
Quell’anno aveva cominciato a fare caldo molto presto, e il risultato fu che il fiumiciattolo che attraversavano ogni volta si era prosciugato. Rimaneva solo un sottile rigagnolo fangoso.
Jess si appese alla corda e saltò. Nel momento esatto in cui si abbandonò del tutto e il suo peso gravò sulla corda, quella si spezzò. Dopotutto era suo diritto, dopo anni di fedeli servigi, e per di più i ragazzi erano cresciuti ed erano più pesanti. Leslie non era molto cambiata: portava ancora i capelli corti, era piccola e sottile, ma il suo corpo stava cominciando a prendere fattezza da donna, si intuiva già la curva dei fianchi, i piccoli seni e movenze delicate. Aveva mani affusolate e piccole, dalle unghie perennemente rosicchiate. Chi era cambiato molto era Jass. In pochi anni si era allungato di parecchi centimetri, era diventato alto e il suo viso aveva perso le fattezze di un ragazzino, acquistando quelle di un giovane uomo. Delle volte, osservandosi acutamente allo specchio, credeva di vedere un filo di barba sul mento, ma il più delle volte si sbagliava: era troppo giovane ancora.
Jass cadde proprio nel rigagnolo fangoso che era diventato il fiume. Era più profondo di quello che si aspettasse, e infatti quando cadde, oltre a farsi molto male cadendo con il sedere sulle pietre vischiose che ricoprivano il fondo, venne immerso dall’acqua fino alla vita.
“Jess!”, esclamò Leslie. Cercò di raggiungerlo e si fermò appena prima di toccare l’acqua. Anche PT lo raggiunse, e senza curarsi dell’acqua sporca si tuffò nel fiumiciattolo schizzando fango dappertutto.
“PT! Sta’ fermo!”, esclamò Jess prendendolo in braccio e alzandosi. Fu davvero una brutta mossa, perché l’unica cosa che ottenne fu di macchiarsi anche la maglietta di fango, mentre il cagnolino scodinzolava felice. “Oh cavolo!”, esclamò Jass.
“Vieni, andiamo a casa. Ti presto dei vestiti”, disse Leslie cominciando a risalire il letto del fiume.
“E di chi? Di tuo padre?”, chiese Jass uscendo dal fiumiciattolo.
“Perché, non ti va?”
“Nah, va bene. Sempre meglio delle grida di mia madre quando mi vedrà tornare a casa con i vestiti macchiati.”
Jass e Leslie si diressero verso casa della ragazza assieme a PT. Quando entrarono sentirono la voce della madre di Leslie che diceva: “Leslie ma come, sei già tornata?”
“Si, abbiamo un problema!”, urlò la ragazza avanzando verso la cucina. Si voltò per dire a Jess di chiudere la porta ma con sorpresa lo vide ancora impalato sulla soglia, con PT in braccio e bene attento a non sfiorare nemmeno il tappetino. “Entra”, lo incitò.
“Ma macchierò tutto”, protestò lui.
“Togliti le scarpe allora.”
Jess eseguì e lasciò le scarpe infangate fuori dalla porta, si tirò su i pantaloni fino alle ginocchia ed entrò. Raggiunse Leslie e la signora Burke in cucina. “Che cosa ti è successo Jess?”, chiese quest’ultima guardandolo stupita.
“Sono caduto nel fiume”, disse Jess un pochino imbarazzato.
“Oh. Va’ di sopra a farti un bagno, ti poterò dei vestiti di mio marito”, disse. “Leslie va’ a fare il bagno a quel cane prima che salga sul divano.”
“D’accordo.” Leslie prese dalle mani di Jess PT, e tenendoselo ben lontano dal corpo uscì.
Jess fece la doccia, e fu davvero un bene, perché scoprì di avere del fango nei piedi e fra i capelli, oltre a tutti gli schizzi che gli erano arrivati in faccia per colpa di Prince Terrian. Quando ebbe finito si asciugò e trovò dei vecchi jeans e una maglietta lì per lui, che probabilmente dovevano essere del signor Burke.
Con i capelli ancora umidi si avviò verso camera di Leslie. “Che fai?”, chiese entrando, sfregandosi la testa con un asciugamano.
“Leggevo questi”, disse lei sventolando un pacco di fogli. “L’ha scritto mio padre, dice che vorrebbe la mia opinione.”
“E fin’ora come’è?” Jass si sedette sul letto a gambe incrociate.
“Non male”, disse Leslie mettendo il manoscritto sul comodino. “Immagino che dovremmo andare a Terabithia in un altro modo adesso”.
“C’è il tronco”, osservò Jess.
“Sì, ma non è bello allo stesso modo. Quella corda era magica.” Leslie sbuffò dispiaciuta e le spalle le crollarono, tanto era sconfortata.
Era da molto ormai che avevano smesso di giocare a Terabithia come una volta, ma era sempre il loro posto speciale. Il posto dove poteva accadere di tutto. Il loro posto. Non sarebbe stato più lo stesso se avessero dovuto attraversare il fiume con il tronco.
“Potremmo appendere un’altra corda. O costruire un ponte”, propose Jass illuminandosi, stupefatto della sua stessa idea.
“E’ vero”, approvò Leslie. “Dovremmo procurarci delle assi di legno, e dei martelli, dei chiodi… forse sarebbe meglio fare una lista.” Si alzò e prese un foglio e una biro.
“Lo costruiremo sul tronco. Altrimenti sarà troppo complicato da fare e in questo modo sarà anche più sicuro. Non dovremmo neanche partire da zero”, disse Jass.
“Sono d’accordo”, disse Leslie appuntando il materiale che avevano già elencato.
“Dovremmo fare una scritta da appendere all’entrata”, propose Jass sognante. “Qualcosa come: Niente ci schiaccerà. Che te ne pare?”.
“Si, mi piace. La farai tu, Re e Primo Artista di Terabithia.”
“Non che unico”, osservò Jass ridacchiando. “Comunque sono d’accordo. Sarà come quando usavamo la corda. Non importa con che mezzo la raggiungiamo, Terabithia è sempre lì, no?”
“Infatti”, disse Leslie sorridendo. “Forse nel giardino del retro c’è qualche cosa che potremmo utilizzare”, disse Leslie alzandosi. Piegò la lista e se la mise in tasca.
Scesero al piano di sotto, passarono attraverso il salotto dorato che avevano dipinto qualche anno prima e uscirono nel cortile. In un angolo c’erano ammonticchiati diversi pezzi di legno di diversa lunghezza e spessore. Jess ne prese alcuni e li esaminò con cura.
“Sembrano resistenti”, disse guardando Leslie.
“Perfetto.” Lei prese un elastico che aveva al polso e si legò i corti capelli in un gesto a cui ormai Jess era abituato. Si legava i capelli, che poi spuntavano come un piccolo riccio sulla nuca, solo quando doveva impegnarsi in qualcosa. Per i compiti in classe particolarmente complicati o importanti, per cucinare -cosa per la quale non era assolutamente portata- e quando doveva fare lavori di fatica.
Mentre Jess ammonticchiava alcuni pezzi di legno uno sopra l’altro per portarli al fiume chiese, voltandosi verso la ragazza: “Credi che per stasera i miei vestiti saranno asciutti?” Sapeva che la madre di Leslie li aveva lavati, e sperava di poter tornare a casa uguale a come era uscito.
“Credo di si” disse Leslie. “Sono già ad asciugare, con il caldo che fa ci metteranno un minuto.”
Presero il grosso fascio di legna, quattro grosse tavole in tutto, Jess da una parte e Leslie dall’altra. Uscirono di casa, e non appena furono fuori incrociarono il padre di Leslie. “Ciao Leslie! Jess! Che cosa fate?”
“Dobbiamo costruire un ponte”, rispose Leslie senza fermarsi, sorridendo al padre.
“Ah, capito. Non fatevi male, okay?”, si raccomandò lui entrando in casa.
“Non si preoccupi signor Burke!”, esclamò Jess.
L’uomo rientrò in casa e si sedette accanto alla moglie, che stava accoccolata sul divano a leggere un gorsso libro dalla copertina rigida e a bere caffè. “Ciao tesoro”, le disse la moglie dandogli un bacio sulle labbra. “Che cosa stanno facendo Leslie e Jess?”
“Hanno detto che devono costruire un ponte”, disse il signor Burke perplesso. Poi, indicando con il pollice la porta di casa domandò: “Quelli erano i miei jeans?”





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Buon salve!
Ovviamente dopo aver visto il film e letto il libro non si poteva certo evitare una fan fiction! XD
Parto con dire -attenzione, sto per spoilerare alla grande- che il fatto che il personaggio di Leslie sia morto lo trovo talmente ingiusto! Sul serio, mi dà fastidio in un modo allucinante, per questo ho deciso di scrivere questa fan fiction.
Ci sono storie che sono talmente perfette che immaginare una fan fiction alternativa all'interno, o reinventare il finale, mi sembra quasi impossibile e anche un po' ingiusto. Questa è una di quelle storie, ma mi ha fatto versare troppe lacrime per passarla liscia! Questo caso è un'eccezione, e inventare una storia nuova, anche se il libro è perfetto così com'è, è stato facile, perchè c'era una sola cosa che desideravo cambiare, che avete già capito cosa sia, immagino.

Vi avviso che, se per caso voleste piccole anticipazioni dei prossimi capitoli, o magari commenti un po' più lunghi su alcune particolari parti della storia -commenti che sfociano nel 'filosofeggio' e per questo motivo non scriverò qui- potete andare sul mio blog (sulla mia pagina personale di EFP trovere il link).

A dir la verità non mi aspetto lettori a valanghe, anche perchè questa sezione non è fra le più frequentate, ma spero comunque di vedere qualche anima pia dare un'occhiata, e magari se quest'anima lasciasse anche un commento sarebbe magnifico, perchè altrimenti mi sembrerebbe di scrivere solo per occupare spazio sul sito XD

Bene, grazie dell'attenzione, se siete arrivati fino a qui significa che siete dei santi! XD
Al prossimo capitolo,
Patrizia
   
 
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