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Autore: Citizens_Erased    23/09/2010    2 recensioni
Robert e Jude sono, effettivamente, una storia sofferta, cominciata sul set di un film controverso, continuata nel tempo finché non arriva al punto in cui...
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I wanna touch you deep inside,
and find the secrets that you hide...


La mano giovane, fresca e leggera di Jude, intenzionalmente, ma con delicatezza, si avvicinò alla sua, andando a giocare un secondo con le dita, prima di stringerle lievemente quasi alla punta, più come se volesse essere sicuro della sua presenza, che per non lasciarselo scappare. Forse sapeva bene che con i suoi occhi aveva fatto in modo che non sarebbe fuggito per alcuno motivo.
Comunque, si fece trascinare su, come un bambino che viene portato a letto dalla sua amata prima baby sitter, quella che non avrebbe mai più dimenticato, guardando la linea delle spalle un pò esili di Jude e a momenti senza neanche accorgersi di quando questi chiuse la porta dietro di sé, o ancora di quando erano sul pianerottolo, o ancora di quando il ragazzo l'aveva mollato per aprire la porta della stanza, la porta della stanza 221B, e questo non l'avrebbero mai dimenticato entrambi, come se fosse stato una sorta di segno del destino.
Era così intontito che iniziò a chiedersi ironicamentese quel giovanotto non si fosse cosparso di cocaina per fargli quell'effetto, perchè era quello il suo unico interesse, alla fin fine, e ormai lui l'aveva intuito senza neanche troppa difficoltà.
Jude, nel frattempo, si era fermato di fronte a lui a guardarlo, con il suo strano sorrisetto malizioso sul volto. Robert pensò che avrebbe sul serio potuto recitare la parte di Dorian Gray, perchè nel secondo in cui i loro sguardi si erano incontrati la prima volta, gli era sembrato il dolce e ingenuo Dorian, che poi, dopo aver conosciuto lord Henry, o lui, in questo caso, il tossicodipendente Robert Downey Jr, aveva avuto una sorta di trasformazione, che lo aveva reso amante del vizio, e soprattutto della lussuria. Solo che tutto ciò era accaduto nel giro di una giornata, e questa cosa sicuramente non funzionava.
In ogni caso, Robert si soffermò a guardare le sue labbra, e poi a carezzare con gli occhi impenetrabili e segnati dalla vita difficoltosa che aveva trscorso, il mento perfetto e più giù la mascella un pò squadrata e il collo e il petto, acerbo, che la camicia semi-aperta lasciava intravedere, e la sua coscienza fu annebbiata di nuovo. Fece un passo avanti, e Jude ne fece uno indietro, anche se non allontanò il suo sguardo dal volto dell'altro, sbattendo contro la porta di mogano. Quando se ne accorse si voltò un secondo, lasciando intravedere il suo profilo perfetto a Robert, e nei suoi occhi balenò un secondo una specie di terrore, come se pensasse di poter gestire la situazione e invece si fosse appena reso conto che questa non era affatto nelle sue mani.
Robert allora prese il suo mento tra le mani, e dopo averlo guardato dritto negli occhi, non permettendogli di nascondere la sua natura abbassando lo sguardo o tentanto di nascondersi a suo modo, potè constatare quanto in realtà Jude fosse realmente dolce, ingenuo, pulito, così come lui si ricordava di non essere mai stato in tutta la sua vita,e quanto tentasse di nascondere questa cosa sotto una finta sicurezza, che lo stava facendo letteralmente impazzire. Di solito le persone che si atteggiavano ad essere qualcosa che non erano lo irritavano, perchè lui era sempre stato un tipo schietto, che non si vergona, ma Jude era veramente stupendo.
Capì che gli era praticamente caduto ai piedi, non appena lo aveva guardata a suo modo, non appena lo aveva mangiato con lo sguardo la prima volta. Forse non era abituato a chi, come lui, non si faceva remore ed esprimeva i suoi sentimenti senza sé né ma, e questa cosa l'aveva colpito, ma adesso, una cosa era certa: e cioè che Jude in quel momento si sarebbe lasciato consumare fino all'ultimo da lui, fino a farsi corrompere ogni singola cellula di quel corpo, che, come tutti noi, è romanticamente, e scientificamente, formato da polvere di stelle.
Comunque, all'improvviso, Rob si avvicinò con velocità a lui e poi posò le labbra sulle sue. Jude si irrigidì un secondo, attaccandosi ancora di più alla porta della camera, si cui Robert non aveva notato assolutamente nulla, tanto preso dalla situazione, per poi sciogliersi morbidamente tra le sue mani, che gli avevano afferrato il volto, per alzarlo verso di sé.
Le sue labbra erano morbide, incredibilmente morbide, e dolci, al latte e miele, con un pungente sottofondo di menta. Si chiese come fosse possibile trovare un uomo ancora così tanto adorabilmente ingenuo e tenero sulla terra, e per di più abbastanza adulto da non farlo sentire una specie di pedofilo con qualche sindrome strana.
Non appena iniziò ad esplorare quella bocca, schiusasi con accondiscendenza alle carezze della sua lingua, Jude lo abbracciò stringendo lembi della sua camicia, come se cercasse un appiglio. Robert sorrise nel bacio e poi spostando una mano a carezzaergli la nuca e l'altra intorno alle spalle. Si staccarono solamente diversi minuti dopo, quando furono costretti a riprendere fiato.
Roert allora, si stacco un pò bruscamente da Jude, che lo guardò di nuovo con il suo sguardo un pò sprezzante. Sottovoce gli disse:
"Che succede?", lasciando intendere qualcosa di piacevole. Robert però lo spiazzò.
"E' meglio smetterla per stasera.", disse.
In realtà avrebbe desiderato vivamente sbatterlo sul letto e scoparselo senza neanche prendersi la briga di chiedersi se potesse fargli male o se veramente fosse pronto, ma non ci riusciva. Quel ragazzo era un gioiello, e non gli sembrò giusto sprecarlo in un moto di lussuria. Anzi, sarebbe stato uno spreco e basta anche solo con lui. Poteva trovare donne, o uomini, bellissimi, ricchi e soprattutto che riuscissero ad apprezzarlo e amarlo più di quanto avrebbe mai potuto fare lui. Non poteva. E sentì che il desiderio di cocaina si acuiva sempre di più, doveva assolutamente lasciare quella stanza.
Jude iniziò a ridere cristallinamente.
"Per un attimo pensavo parlassi sul serio.", disse, convinto che realmente lui stesse scherzando.
Robert rimase interdetto un momento, e Jude ne approfittò per spingerlo sul letto, qualche passo dietro di lui. L'uomo lo fissò nuovamente preso da quella sua bellezza celestiale ed elegante, che non aveva niente a che vedere con la sua rozza e virile, e il dubbio si insinuò nuovamente in lui: non sapeva davvero cosa fare, avrebbe voluto resistergli ma non ci riusciva.
Dal canto suo Jude non pensava sarebbe toccato a lui prendere l'iniziativa, e pertanto, notanto che forse Robert stava parlando sul serio, si sentì costretto a prendere coraggio, e dopo essersi messo a cavalcioni su di lui, con dei movimenti lenti, misurati e quasi timorosi allungò le braccia verso il moro, guardando in basso imbarazzato.
Gli piaceva stare così, vicino a lui, e non solo perché sentire la consistenza della sua pelle, o il calore del sangue che pulsava veloce nelle vene, o ancora i muscoli sodi e svettanti era qualcosa che lo mandava letteralmente in visibilio, ma soprattutto perché poteva osservarlo da vicino, in ogni suo minimo particolare.
Si fermò sul viso, senza alzare troppo gli occhi, e ammirando quelle forme ancora un po’ acerbe e forse troppo asimmetriche, che da una parte gli davano un fascino tutto misterioso, mentre dall’altra un’aria sbarazzina, che riusciva a confondergli le idee. Pensò che gli piaceva molto il suo volto: il naso dalla forma singolare, o gli occhi resi vispi dalle linee di espressione che creavano un’ombreggiatura irresistibile, alle labbra stranamente scure e perfette.
In ogni caso, ad un certo punto, afferrò il colletto della camicia e vi si aggrappò per qualche secondo, come per trovare la decisione di farlo da solo. Robert rimase immobile, respirando piano il profumo dolce e pungente dell'inglese,e socchiuse un momento gli occhi, abbassandosi abbastanza per far muovere leggermente le ciocche di capelli morbide e ribelli, che incorniciavano selvaggio il volto, rendendolo, che dir si voglia, elegante. Rob, intanto, tornò a fissarlo in silenzio.
Jude gli lanciò un'occhiata indecisa, poi prese a sbottonargli la camicia deglutendo.
E se l'avesse fermato? Se gli avesse detto che non lo voleva?
Ma sotto le mani sentiva solo il calore del suo corpo e il cuore che batteva con forza. Nessun'altra reazione.
Un bottone dopo l'altro, lentamente, aprì gli occhi sul petto, magro e non troppo muscoloso, che sembrava stargli pregando di assalirlo, e salì alle spalle, che da così vicino gli sembravano più grandi e forti, come se avessero potuto fargli da ancora di salvataggio, per poi continuare quell’estatico percorso verso il collo, sotto la cui pelle sottile e liscia, le vene creavano un ipnotica linea che andava dalla mascella per giungere al torace, che si alzava e abbassava con tranquillità. E nonostante non avesse alzato il volto oltre quella soglia per una seconda volta, sentì che il suo sguardo lo trafiggeva inquietantemente con calma, attraverso gli occhi scuri e indecifrabili.
Lo fissava e basta. Respirava e lo fissava.
Jude non sapeva che fare.
Poi prese l'iniziativa e si sporse per baciarlo di nuovo. Nei suoi piani doveva riuscire a scaldarlo e a farlo sciogliere un pò, ma Robert lo bloccò. Spinse il suo petto con le mani per poi avvolgere le dita attorno ai suoi polsi.
-No- sussurrò.
Jude lo fissò stranito, cercando di trovare un motivo sensato a quel rifiuto.
-Come sarebbe a dire "no"?-, mormorò Jude, confuso, con la stessa espressione di un cagnolino abbandonato per strada sotto la pioggia.
-No, non voglio fare sesso con te-, si costrinse a rispondere l'altro, avvertendo tutto il corpo del ragazzo contrarsi e il suo pomo d'adamo salire e scendere per il disagio.
-Oh. Pensavo volessi fare sesso quando mi guardavi come se fossi una miniera di eroina, però-, lo canzonò l'inglese, con un ghigno ferito e sarcastico.
-No, non voglio-, ripeté con la massima tranquillità.
-Ah sì?
-Sì.
Jude non sapeva perché si sentisse così. Come se si fosse illuso di qualcosa di perfettamente plausibile, poi confutata nel momento più bello, quando si crede di poter toccare quell'astrazione.
-Bene-, disse con la voce roca, scendendo dal suo corpo teso per ricomporsi. -Bene, va...va bene, allora esci dalla mia camera.
Avrebbe voluto suonare più cattivo, ma la sorpresa ancora glielo impediva. Lo guardò mentre si rialzava dal letto in disordine e si dirigeva muto verso la porta.
-So che è una frase fottutamente banale...ma capirai-, concluse Robert, uscendo di lì.

Sarebbe bello potersi guardare alla tv un bel paio di tette e stuzzicare Susan fingendo che mi interessino davvero, farlo tranquillamente e anche ridendo. Ma non posso, non stasera. Stasera piove, e anche se mia moglie sta qui, abbracciata al mio petto, al caldo ascoltando i battiti regolari del mio cuore, non posso sentirmi a posto con la coscienza. Sento che devo spiegargli qualcosa, non so cosa ma qualcosa. Il fatto è questo: vederlo tutti i giorni sul set non era così pesante, almeno perché non si era arrivati a questo punto, al punto in cui lui mi telefona e mi dice che gli manco. Mi verrebbe voglia di mandarlo affanculo, perchè lui lo sa che anche se provo qualcosa per lui, oggettivamente non può succedere. Cazzo, è così, cosa posso farci? Non ci siamo comportati da adulti, ci siamo comportati come due ragazzini e la cosa sta cominciando a diventare scocciante, dovrà essere sempre così? E non voglio dire che disprezzo il tempo passato insieme, ma quanto vorrei che fossimo solo colleghi. Partner sul lavoro, punto.
E invece lui mi prende a forza e mi costringe a guardarlo, anche per un secondo solo, non per il fatto che è fottutamente bello ma perché...boh, quando è in una stanza con me non riesco a guardare altrove troppo a lungo. Ecco perché mi comporto come un ragazzino del liceo, e dovrei saper controllarmi, ma siccome sono un idiota e l'astensione dalle dipendenze non è il mio forte, ecco che mi ritrovo a dirle che devo uscire.
-No, cazzo, Rob. Tu non vai da Jude.
Cristo! Ricominciamo.
-Non vado da Jude.
-Ah no? E perché a mezzanotte (...quasi l'una) senti il bisogno irrefrenabile di uscire?
-Cazzo, Suzie, lasciami in pace cinque minuti, puoi?
Mi sta fissando avvicinandosi rapidamente, rossa in viso, e questo non è decisamente un buon segno. E poi all'improvviso, quand'è abbastanza vicina, mi accorgo con una stretta allo stomaco che ha gli occhi lucidi. Ha paura di perdermi, lei, me l'ha detto qualche volta. Mi ha detto che a volte soffre quando mi vede sullo schermo con donne che magari avevo conosciuto prima di lei, come Calista, o con donne che ho conosciuto dopo, persino Rosario che sul set non mi ha mai baciato neanche una volta. Sto uscendo dal seminario, vero? Il fatto è che io e lei siamo in simbiosi, quello che non ho lo posso attingere da lei, ci costruiamo una vita come il letto di un fiume e tutto quello che c'è fra noi scorre in mezzo. La amo, certo. Anche perché di solito è molto ragionevole ed equilibrata, ancora una volta quello che non sono io.
Ma in momenti come questo la trovo incredibilmente fastidiosa, lo ammetto. Soprattutto da quando le ho confessato del mio passato con Jude. All'inizio ci era rimasta incredibilmente male, e quando le ho detto che io e lui avremmo lavorato insieme per un attimo voleva mandare affanculo la Warner, Guy e tutto il resto, ma in qualche modo l'avevo convinta... 
-Rob...lascia stare. Per favore. Non voglio che...
-...cosa? Che mi leghi al letto e mi violenti? Suze, ho solo bisogno di...
Di cosa? Dì la verità, Robert, di cosa hai bisogno?
Vuoi farti otto isolati solo per sentire di nuovo quella bella sensazione di vertigine che provi quando lo vedi?
No. Non sono un ragazzino, questa cosa dovrò ripetermela un bel pò, perché deve diventare vera, eccheccazzo! Non è così? Non è vero che quando si entra nel mondo degli adulti si smette di fare cazzate e si agisce un pò meno egoisticamente? Quindi comportati di conseguenza, Robert.
-Almeno posso uscire sul terrazzo o hai paura che cali giù un lenzuolo?
Lei mi guarda di nuovo glaciale.
-Non mi prendere per il culo, adesso non sono in vena.
-Bene! Allora se ho il regale permesso vado a fumarmi una sigaretta-, taglio corto. E prendo il cellulare.

Il fumo è probabilmente l'unica droga che mi posso ancora concedere, ogni tanto. Almeno quella, voglio dire. Ma qui fuori fa un freddo assurdo, ho le mani che mi tremano per il gelo e il mio respiro prende il volo in nuvolette bianche, quindi è meglio che mi sbrighi a litigare per l'ennesima volta con lui.
Possibile che il suo numero lo sappia a memoria meglio di quello di Suzie? Dio, la cosa è inquietante!
Ok, Rob, digli che è finita definitivamente, punto e a capo. Diglielo, però. Non fare l'amichevole e non indorargli la pillola. "Jude, non si può fare, siamo solo colleghi", pum, fatta.
-Rob.
Ecco, non un "pronto?" cortese e incolore, mi sbotta all'orecchio come se fosse davvero colpa mia.
"Non può funzionare" è troppo banale, vero?
-Jude, volevo parlarti, e stavolta non riattaccare, per favore.
Silenzio. Ora come ora un pò di grilli come sottofondo ci starebbero da dio.
Ecco, e adesso cosa dico? Ha! Rob, sei un coglione integrale.
No, parla lui.
-Senti, Rob, ho capito che non vuoi più storie con me, non ti preoccupare a cercare un modo per scaricarmi. Comunque l'hai già fatto l'altra sera, ti ricordi?
Eh?
-Quando?
Sono sinceramente stupito e lui ride. Amaramente.
-Allora non te lo ricordi- constata amareggiato. -Quando mi hai detto che tu ami Susan. Per inciso, che ami solo Susan. Non sto qui a dirti che non dovresti, perché ho superato da un sacco di tempo la fase infantile possessiva, ma almeno dammi il permesso di evitarti.
Ecco, me l'ha detto chiaro e tondo. Ah, che bello sentirsi una merda e non essere in grado di rispondere.
-...quindi quando ci vediamo domani io sono io e tu sei tu e non ci sarà più nessun noi e non avremo più niente a che fare l'uno con l'altro. Tranne il fatto che siamo colleghi.
Dio, quasi quasi ho voglia di riaprire il caso. No, aspetta, uomo, hai una famiglia. Non fare cazzate.
Quando rientro sento il corpo di Susan stretto al mio prima ancora di vederla, poi prendo fra le dita una ciocca dei suoi capelli neri sentendo il profumo del suo balsamo alla pesca, una zaffata di familiarità che mi colpisce dritto al viso. Ecco, sì, avevo bisogno di un pugno di realtà, ma non basta a scacciare il senso di agrodolce che sento sul palato.

La mattina dopo, nonostante tutto, mi alzo un pò in ritardo. Sembra strano, ma avevo cercato di ricacciare indietro quelli che erano i miei sentimenti sulla questione decidendo che li avrei affrontati oggi, in un modo o nell'altro. Sono sempre stato un tipo che prende le cose piuttosto alla leggera, e che piuttosto che farsi problemi al momento preferisce vedersela in seguito, e nonostante questa cosa, certe volte, mi avesse portato anche grossi problemi, l'abitudine non l'ho mai voluta perdere, e pertanto ieri mi ero tranquillizzato, ed ero andato a dormire, stringendo tra le braccia la mia bella moglie.
Mentre mi vesto Susan è ancora addormentata. Di solito la mattina preparo un caffè e lei viene svegliata all'odore forte e intenso della bevanda, e si alza in modo da venirmi a salutare prima che mi diriga ai set. Ma stamattina non mi metto a preparare un bel niente, e scendo in fretta, volendo arrivare in orario, in modo da cercare di riprendere la routine quotidiana senza problemi, mentre mi chiedo come Jude abbia preso la cosa e soprattutto come si comporterà stamattina. Sicuramente non come sempre, anche se una parte di me desidera che sia così, dal momento che non si dimentica in una notte qualcosa come quello che è successo ieri.
In ogni caso scendo in garage, prendo le chiavi della mia meravigliosa Maserati grigia e mi metto a bordo. Cinque minuti dopo mi trovo sul set, e prendo il mio caffè macchiato mattutino, mentre parlo del più e del meno con la truccatrice. Jude ancora non è arrivato, e non posso neanche parlare con Guy di alcuni punti che vorrei chiarire prima di andare in scena, sempre che, dopo la telefonata di ieri, si riesca a registrare qualcosa di decente nell'arco della giornata.
Mentre mi avvio in camerino vedo Jude arrivare, bello come sempre, e sorridente e allegro come non mai. Penso che in quel momento il mio sopracciglio si sia alzato almeno di mezzo centimetro, con disappunto, e senza il mio permesso, a dire dallo sguardo stupito che il biondo mi rivolge, quando i nostri occhi si incrociano. In ogni caso fa una risatina divertita alla mia reazione e alza la mano in saluto, mentre va a farsi truccare, scusandosi per essere arrivato in ritado. Alzo la mia mano in aria, per rispondegli, ma senza alcuna convinzione.
Bè, miei cari lettori, questo è solo l'inizio di una lunga giornata che probabilmente non saprò come spegarmi in futuro. Infatti, per quanto Jude possa essere un perfetto attore, io lo conosco troppo bene per comprendere che c'è qualcosa che non va: a prescindere dalla tua professione, infatti, rimani sempre un essere umano, e questo, ovviamente vale anche per lui. In ogni caso cerco di accantonare la cosa almeno momentaneamente e mi do da fare per combinare qualcosa, visto che ormai mancano solo due o tre settimane al termine delle riprese, e, per come mi senta, sarebbe meglio mettere la parola fine a questa situazione al più presto.
Quando siamo ormai pronti, Jude si avvicina a me, continuando a sorridere in una maniera che mi sembra così sincera che non posso fare a meno di ricambiare, nonostante sia un pò preoccupato. Si avvicina, stando ben lungi dal toccarmi in un qualche modo, ma senza far vedere che dia alcun peso alla cosa e mi saluta, facendo come se non sia successo nulla. Sto per dirgli, quasi sicuramente sbagliando, che non serviva si tenesse tutto dentro, ma veniamo interrotti da Guy, che viene verso di noi per dirci qualcosa. Rimango imbambolato a fare finta di ascoltare mentre guardo i due scambiarsi qualche battuta, e poi mi dirigo al mio posto.

Le riprese vanno magnificamente, forse addirittura meglio che precedentemente. Non avevamo mai girato delle scene così poche volte, e siamo riusciti addirittura a farne più di quelle previste nella giornata. Mi sorprendo anche un pò di me stesso, dal momento che mi sto lasciando molto trascinare da questa cosa, senza in realtà rendermi bene conto neanche di quello che sta accadendo dentro di me, oltre che di ciò che vi è fuori.
E mi sento anche incredibilmente stupido, quando, a fine giornata, quando non abbiamo avuto neanche un minuto da dedicare a noi, tanto il ritmo del lavoro è stato serrato, mi lascio cadere sul divano di pelle nera del camerino di Jude, dove l'avevo seguito, mentre parlavamo di una scena in particolare del film che aveva dato un pò di problemi. Insomma, è come se realmente non fosse successo nulla, a parte che la porta della stanza era rimasta aperta e che non ci eravamo lanciati in una lunga sessione di sesso sfrenato prima di cena. Insomma, come prima di quando iniziassimo a fare sesso, se proprio devo essere chiaro.
"... mi sono fatto un pò male con quel dannato sportello. Devo vedere di metterci qualcosa sopra se non voglio finire KO domani. Vuoi qualcosa da bere?... Rob?"
Jude spezza il fluire dei miei pensieri, richiamandomi alla realtà. Ero talmente preso dai miei pensieri che avevo addirittura smesso di seguire la conversazione, e, per di più, non mi ero neanche accorto che lui si era alzato e diretto alla vetrina dove si era fatto mettere un'ottima riserva di superalcolici. Non che bevesse tanto, ma gli piaceva tenerli a portata di mano, o almeno così mi aveva detto una volta, tra un bacio e l'altro.
In ogni caso cerco di non avvampare ripensando a tutto quello che avevamo fatto nell'ultimo mese, e gli rispondo:
"Come? Mi sono distratto un attimo..."
In risposta mi sorride, e per l'ennesima volta penso che è assolutamente bellissimo, di una bellezza che rende la sua stessa presenza oppressiva, perchè ogni volta che i tuoi occhi incontrano i suoi non puoi fare a meno di perdere un battito, e questa cosa ti uccide, fisicamente e psicologicamente. E nemmeno l'abitudine era riuscita a smorzare questo sentimento.
"Si. Qualcosa di leggero però, sono venuto in macchina.", sussurro, in risposta.
"Va bene.", si gira e si mette a trafficare con bottiglie e bicchieri per un paio di minuti per poi porgermi qualcosa di simile ad un aperitivo, ma che non mi era mai capitato di assaggiare.
"Che cos'è?"
"Ah, niente di particolare. E' un cocktail che ho scoperto durante un viaggio a Praga, però non chiedermi il nome, è impronunciabile."
"Non sapevo ti dilettassi in queste cose...", rispondo un attimo inebetetito.
"Ma se ti preparo qualcosa ogni sera? E poi sono anche un ottimo cuoco!", chiude gli occhi e alza un pò il busto, come a voler fare il superiore, e mi ritrovo di nuovo a pensare quanto sia adorabile, e quanto vorrei catturare quelle labbra imbronciate con le mie.
Mentre prende a bere anche lui, mi viene voglia di provare a dirgli qualcosa di intelligente, o comunque di riprendere il discorso di ieri, perchè, insomma, sono stato un idiota e in realtà vorrei spiegarmi meglio, anche se forse è una cosa stupida. Probabilmente lo farebbe soffrire ancora di più, ma non vorrei pensasse che per me non è stato niente, o che sia un corpo bellissimo e basta. Il suo carattere, il modo di parlare, le sue idee, mi hanno sempre attirato in una sorta di trappola psicologica, che forse mi ha coinvolto ancora di più, ma che ho sempre saputo non sarebbe bastata per mandare a monte il mio matrimonio.
"Senti Jude...", inizio, e lui si gira, fissando per bene i suoi occhi nei miei, e sconvolgendomi, perchè non mi sarei mai aspettato un tale atteggiamento il giorno dopo che l'avevo scaricato.
Non sorride, e sento che ha intuito qualcosa dal mio tono di voce. Ovvio, nella vita reale, quando non c'è la telecamera sono sempre stato un pessimo attore, anche se questo è un segreto.
"Io volevo parlare un attimo con te di...-", ma non riesco a terminare la frase, che vedo un uomo entrare nella stanza.
Ok, vedo un uomo, su questo ci siamo sicuramente, ma non è che sia proprio un uomo qualsiasi. Insomma, forse è idiota dirlo, ma davanti a me - e a Juse, di conseguenza - c'è Ewan McGregor. Insomma, quello non troppo alto, biondiccio, con due occhioni verdi che perforano lo schermo - e, si, ti perforano anche dal vivo -, il fisico asciutto e l'aria da bravo ragazzo che faceva il belloccio al fianco della Kidman in Moulin Rouge, o l'esempio della cattiva gioventù scozzese in Trainspotting, o ancora il Jedi in Star Wars. Insomma, quello lì.
Entra nella stanza, nei suoi jeans firmati, e fasciato da un maglioncino nero e prende a sorridere. Tutti a sorridere oggi, non capisco perchè. Comunque lancia uno sguardo di saluto a Jude, e poi mi porge una mano.
"Ciao, piacere di conoscerti. Ewan!", il nome lo sussurrà un pò, perchè, insomma è sempre un pò idiota presentarsi quando chiunque sul globo sa chi sei.
Comunque mi alzo, stringo la sua mano calorosamente e sfoggio il mio miglior sorriso.
"Eh si, avevo già qualche idea sul tuo nome - botto - comunque piacere di conoscerti. Rob!"
"Ho visto qualche tuo film e mi sei sempre piaciuto, specialmente in Iron Man, penso sia stata la tua migliore interpretazione."
"Grazie, sei gentile. Vorrei citarne una delle tue ma non saprei proprio scegliere.", rispondo.
Stava per dire qualcos'altro, ma Jude, che intanto si è messo il giubbotto di pelle addosso, gli stringe un braccio e gli fa segno che possono andare.
"Ci vediamo domattina."
Annuisco, saluto Ewan, che ricambia, e poi li lascio andare via, sotto il mio sguardo.
La sera torno a casa e accantono per l'ennesima volta la questione, perchè non sarei comunque sarei mai arrivato a nulla. E, come dice il mio personaggio, senza indizi è inutile tentar di ragionare, si perde solamente la pista, cercando di adattare poi i dati a quello che avevamo pensato, quindi, non mi metto davanti al piano, e ammazzo il tempo con Chopin.

Il giorno dopo, e quello seguente, e quello dopo ancora, e così via per più di una settimana, le giornate si svolsero più o meno allo stesso modo, senza che il tram tram quotidiano riuscisse a farmi trovare un attimo di tmepo da dedicare a Jude. Ogni giorno Jude arrivava in ritardo, ogni giorno più solare e lieto che mai, e ogni igorno le riprese si susseguivano con un ritmo incontrollabile che ci lasciava solo un paio di minuti di conversazione a fine giornata. Un paio di preziosissimi minuti, in cui avrei potuto intavolare una discussione con jude tranquillamente, prendendoci il tempo che ci voleva, e soprattutto in cui poter approfittare del suo buon umore, che ormai era un dato di fatto, e non un qualcosa di apparente dal momento che era perdurato tutti questi giorni. Ma, ogni volta, saltuariamente, quando mi trovavo con la bocca spalancata, pronto a richiamare l'attenzione del mio "amico", giungeva Ewan, che se lo portava via sotto il mio naso, lasciandomi con qualche parola gentile lì da solo a rimuginare un pò sulla cosa.
In ogni caso, dopo questa settimana infernale ho deciso che stasera Ewan non mi metterà i bastoni fra le ruote. Insomma, con tutto il piacere di vederlo, ma mi doveva lasciare due minuti con Jude, da solo.
sono già sduto sul divano di pelle nera di Jude, e lui si sta preparando qualcosa, solo per sé stasera. Oggi abbiamo finito più tardi del solito, e sono già le dieci passate. Gli fisso la schiena, ancora fasciata dalla camicia del Dottor Watson, godendo delle sue forme perfette e poi il mio sguardo si sposta verso l'orologio. Porta le dieci passate.
Penso a Ewan, che sicuramente starà arrivando qui in tutta fretta a prendersi Jude, il mio Jude. Però, intanto, noto che lui non si sta affatto preparando ad andarsene, come ogni sera, e che anzi, se la sta prendendo veramente comoda.
"Stasera il suo cavaliere non viene a prenderla?", butto lì, senza pensare minimamente all'insensibilità della battuta.
Jude si gira e mi fissa.
"No. E' dovuto partire per lavoro, credo che non tornerà prima della fine delle riprese."
Lo guardo stupito, e ancora una volta mi sento incredibilmente stupido. Questo è certamente il momento propizio per parlargli, ma stranamente sento una sorta di blocco. Perdo completamente la voglia di chiarire, e sento addirittura un'insensata rabbia che sale, come sangue nel mio cervello, anche se non capisco perchè. Non dovrei poter pretendere più nulla da Jude, ma per tutto questo tempo non ha fatto altro che farmi sentire sempre peggio. Come se a lui in realtà non sia stato nessuno, come se quel tipo mi avesse sostituito alla perfezione. Perchè dovrei spiegargli come stanno le cose se a lui sembrano non interessare?
"Rob?"
"Eh? Hai detto qualcosa?"
Mi fissa con aria stranita.
"No, ma mi sembravi sovrappensiero. C'è qualcosa che ti preoccupa? Quando non giriamo sei sempre con la testa fra le nuvole..."
C'è qualcosa che mi preoccupa? Qualcosa che mi preoccupa? Ovvio che mi preoccupano i suoi maledetti sentimenti, ma come fa a non rendersene conto? In momenti come questi odio gli inglesi. Sono così fottutamente ipocriti e freddi.
"Si, Jude. Indovina un pò... ma c'è qualcosa che mi preoccupa...", sbotto irritato.
Lui non risponde ma si limita ad osservarmi, in attesa.
"Hai una vaga idea di cosa possa essere?"
"Ovviamente, no."
No, ovviamente no. Come può immaginare che mi stia preoccupando per lui. Oh, adesso si che mi arrabbio.
"Bè, forse non l'hai capito, troppo preso a trovare qualche altra preda di cui fare strage, ma mi pare ovvio che sono preoccupato per te.", dico senza fermarmi. Poi prendo fiato e riprendo, alzandomi e ignorando i suoi bellissimi occhi azzurri che mi guardano come se fossi impazzito.
"E forse non hai capito neanche che me ne frega dei tuoi sentimenti! Ma evidentemente per me non ne hai provati affatto. Hai trovato in fretta qualcuno che ti consolasse no? Non mi sento dalla parte della ragione, perchè non lo sono. Ma non pensavo che per te quello che abbiamo vissuto fosse stato così poco. E pensare che al tempo, mi feci persino dei scrupoli nei tuoi confronti...", gli sputo in faccia queste parole, con una cattiveria che non credevo potesse essere mia.
Si alza, composto, con gli occhi chiusi e poi alza il volto verso di me. Non credo di essere in grado di descrivere il suo volto, ma l'unica parola che mi viene in mente è ferito. Non vi sono traccie di lacrime, neanche un rossore soffuso, ma i suoi occhi mi sembrano gli stessi di dieci anni fa, quando ero in grado di leggere fin nei punti più nascosti della sua anima. Improvvisamente mi rendo conto di quello che ho fatto.
Cazzo.
"Non capisco tu cosa voglia da me...", inizia, cercando di darsi un tono. "Non avevi detto che sarebbe stato meglio ricominciare da capo? Come quando non c'era nulla tra di noi? L'ho fatto, ho fatto tutto quello che mi hai chiesto. Ho fatto di tutto per non farti sentire in colpa, per farti sentire felice. Era questa l'unica cosa che mi interessava... ho messo da parte i miei sentimenti per questo. Ancora non ti basta? Non posso neanche più chiedere il supporto ad un amico? Pensi di potermi mollare e poi di avere ancora diritti sulla mia vita?", a questo punto sta già gridando, ma con la voce strozzata.
Non so che dire. Non so cosa fare, vorrei solo abbracciarlo e dirgli che ho sbagliato, e se mi vuole perdonare, ma non posso. I miei pensieri volano per un attimo verso Susan e penso che non posso. Rimango lì come uno stupido, ad aspettare che succeda qualcosa che mi tolga dai "guai", rendendomi finalmente conto che non avevo capito quello che veramente era ovvio. Era ovvio che Jude stesse male, che Ewan fosse venuto a supportarlo, che Jude forse mi amava... ma non potei fare nulla quando si voltò andandosene.
Solo guardare.

 

[Ed eccoci alla fine! :) Eh si, finale triste. Su su, in un fandom come questo direi che è doveroso ç.ç Io e mia moglie ringraziamo chi ha letto, recensito, preferito e seguito!

Barbara: Tranquilla XD Era la mancanza della password su EFP. Eh si, tutti i problemi si riducono a questo .-.]

  
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