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Autore: Cymbaline    24/09/2010    0 recensioni
Uno scrittore in fuga dalla realtà. Un giornalista cinico riluttante ad abbandonarla. Un giovane musicista sull'orlo della notte, e suo fratello, che ha il sole negli occhi. E una ragazza dallo sguardo di caleidoscopio. Il tutto, nell'irreale labirinto di luce della città di Alumina.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno prima

 

Quando la musica ebbe inizio, tutto d'un tratto la realtà divenne un sogno. O era un incubo?

Tangerine non lo sapeva. Ma si immerse volontariamente nel pulsare ritmico della luce che le guizzava sulla pelle e nel ritmo trascinante delle percussioni che sentiva pulsarle nella testa.

Vortici di luce colorata, interrotti solo da brevissimi sprazzi di buio.

La realtà era frammentata, ma conservava, in qualche modo, un'unitarietà che le impediva di andare in pezzi. Ogni istante sembrava ferito e scandito dalle note della chitarra, e allo stesso tempo ricucito insieme a tutti gli altri dai lenti accordi d'organo.

A malapena presente a sé stessa, Tangerine chiuse gli occhi, per avere un attimo di riposo da quella tempesta di luce. Ma solo un attimo dopo si ritrovò precipitata in un limbo dove ogni sorta di consapevolezza era assente. Con le palpebre serrate, sentiva ancora più intensamente il pulsare delle percussioni da qualche parte, in fondo allo stomaco.

Riaprì gli occhi. Le figure di Damien e di David vicino a lei le apparivano frammentate, ogni loro movimento, anche il più fluido, era trasformato in una serie di scatti slegati sotto i flash psichedelici dell'illuminazione. Continuò a ballare sorridendo, gli occhi socchiusi, la luce – ora color del tramonto – che le arrivava negli occhi scomposta dalle ciglia in mille piccoli raggi dorati.

Il ritmo le entrava nello stomaco, nelle ossa, nei muscoli. Sempre di più. Veloce, ancora di più. E dopo una canzone, un'altra. Tangerine si spostò davanti agli amplificatori continuando a ballare.

Si guardò intorno, in uno degli sprazzi di lucidità concessi dall'affievolirsi delle luci, e non vide più né David né Damien accanto a lei. La folla che continuava ad affluire nella sala li aveva separati.

La luce continuava a muoversi, a interrompersi, a cambiare colore, e tutto era irriconoscibile da ciò che era prima ogni secondo che passava, tanto che per Tangerine fu un puro caso cogliere con la coda dell'occhio la figura alta e bionda di Damien abbracciata ad un'altra ragazza che lei non aveva mai visto. Era ogni volta la stessa storia, pensò Tangerine sorridendo, mentre continuava a ballare sempre più veloce ripetendo le parole della canzone tra sé e sé.

Le note dell'organo risuonavano nella sala e creavano strane armonie quasi stonate, scandite dal ritmo furioso e incessante della batteria e dalle sensuali note lancinanti della chitarra, influenzando il pulsare della luce. Il tutto era così irreale da spingerla a chiedersi più volte se stesse sognando o no. Si rese conto che doveva fare uno sforzo immane per rimanere presente a sé stessa, per mantenere ancora un brandello di coscienza ancorato alla realtà visibile.

Poi sentì lentamente due braccia che seguivano il contorno delle sue, poi insistevano lentamente sui suoi fianchi. Credendo fosse David, si voltò, sorridendo, ma si trovò faccia a faccia con uno sconosciuto. Passata la sorpresa iniziale, sorrise anche a lui, praticamente inconsapevole dei quello che accadeva attorno a lei.

Nonostante gli fosse molto vicina, non si rese conto del suo aspetto. Riusciva a percepire, in quella strana atmosfera, solo una serie di dettagli slegati che non riusciva a ricomporre tra loro per formare un viso: la linea forte del suo collo, le ciglia folte, la forma dell'attaccatura dei capelli che proseguiva negli accenni di barba sugli zigomi. Non riuscì a distinguere neanche il colore dei suoi occhi.

Erano tutti precipitati in una dimensione onirica, e Tangerine, sebbene non avesse assunto spesso stupefacenti o allucinogeni, con l'ultimo brandello di coscienza che le rimaneva riconobbe una certa somiglianza con la trance della droga. Si portò all'interno del cerchio formato delle braccia dello sconosciuto che la circondavano, continuando a ballare con ancora più vigore, sempre con il sorriso sulle labbra, con i muscoli che pulsavano a rimo con la musica, l'assolo di organo che era appena iniziato che rimbombava nelle orecchie, un lontano calore di felicità nel petto.

Fu a malapena consapevole delle mani dell'uomo sui suoi fianchi che la accarezzavano lentamente. Si limitò ad accettarle con una sorta di soddisfatta acquiescenza, e a sua volta circondò con le braccia ossute la nuca dell'altro. Trovava difficile ballare a ritmo con il corpo costretto in quell'abbraccio, ma piuttosto che liberarsi preferì muoversi più lentamente, assecondando il ritmo sensuale delle sue braccia. Socchiuse le gambe per accogliere quella di lui tra le sue e si strinse al petto dello sconosciuto, in trance, chiedendosi se stesse accadendo davvero, se davvero le mani di quell'uomo si stessero muovendo con delicata insistenza sulle sue spalle, se lei stessa fosse stretta a qualcuno di cui non conosceva neanche il nome.

Ma la musica continuava, la luce le martellava gli occhi e la coscienza, frantumandola in mille vetri colorati. Quando l'uomo abbassò lentamente la bocca sul suo collo, forse mormorando qualcosa, si lasciò sfuggire un sospiro sorpreso. Continuava a ballare, ma era sempre più consapevole di quelle labbra così vicine alla sua pelle. Sentì di nuovo quel calore di tenerezza nel petto, e quella sensazione di trasporto fiducioso. Poi capì che non era questo che voleva, e tutt'a un tratto si sentì soffocare. Puntando le mani sul suo petto, lo allontanò gentilmente da sé sciogliendosi da quella stretta che tutt'a un tratto aveva sentito come pericolosa, e si allontanò prima che lui, presente a sé stesso tanto quanto lo era Tangerine, potesse reagire.

Si fece largo tra la folla, reggendosi a stento sulle gambe. Voleva uscire, prendere una boccata d'aria. Aveva bisogno di quiete e di buio: quella luce e quel frastuono le erano diventati intollerabili. Mentre stava per raggiungere l'uscita sentì una mano sulla spalla, e si sentì mancare il respiro. Era quasi certa di sapere chi fosse e si voltò bruscamente, pronta a delle scuse, delle giustificazioni – ma per cosa, poi? - ma vide il volto familiare di David, e ciò bastò a tranquillizzarla.

Tangie? Che fai, esci?”

Si, sono un po' stanca. Tu continua pure.”

David scosse la testa e la sua mano spinse gentilmente la spalla di Tangerine verso l'uscita.

No, esco anche io. Stasera tutta questa luce mi fa uno strano effetto.”

Anche a me.”

Con la sua mano amica sulla spalla, Tangerine si sentì meglio. In fila indiana proseguirono ancora verso l'uscita fino a raggiungere la porta. Quando furono fuori, all'aria aperta, le sembrò di riprendere a respirare. Quello attorno a loro non si poteva definire certo un ambiente civile – niente pub, niente di niente, solo quel campo pieno di sterpi e qualche casa nei dintorni – ma non poteva lamentarsi: almeno poteva stare da sola, in silenzio. Si abbandonò su un muretto, rabbrividendo per il contatto della pietra fredda e ruvida sulla pelle, e inforcò gli occhiali da sole, che aveva portato per tutta la sera sulla fronte.

Perché non posi quegli occhiali?” si lamentò David, appoggiato al bordo della panchina, poco lontano da lei. “Sono inutili. Tanto qui non ti vede nessuno.”

Tangerine non rispose, un po' per ignorarlo deliberatamente, un po' perché era troppo impegnata a riprendersi. Con la testa rovesciata all'indietro, guardava la luce della luna e delle stelle, anche se affievolita notevolmente dalla barriera scura delle lenti.

Tangie? Ma che hai?”

Sono stanca” mugugnò. Non aveva intenzione di dirgli quello che era successo, non per i prossimi cinque minuti, almeno – sapeva che prima o poi, David le avrebbe estorto le informazioni che voleva. Ma, per il momento, non voleva che lui sapesse. Si sarebbe fatto una risata, ed era l'ultima cosa che lei avrebbe gradito, in quello stato, quando non sapeva neanche lei per quale motivo si fosse comportata in quel modo.

Hai bevuto?” si informò lui.

Poco” fu la laconica risposta.

David si passò una mano tra i capelli ricci e scuri, con un gesto che gli era familiare. Tangerine, guardandolo attraverso le palpebre semichiuse, non poté fare a meno di provare un moto d'affetto.

Bè, quelle luci hanno fatto un certo effetto anche a me. Ma tu sembri davvero a pezzi.”

Se non lo fossi non starei qui semi sdraiata su un muretto, al freddo, in mezzo al nulla.”

Sperò che David dicesse ancora qualcosa di gentile nei suoi confronti, ma lui rimase in silenzio. Evidentemente, aveva esaurito la sua scorta di sollecitudine per l'intera serata.

E tu? Di solito neanche tu ti fai impressionare da così poco, Dave” lo stuzzicò, cercando di provocare in lui una qualche reazione. Ma ora era il suo turno di stringersi nelle spalle e rimanere in silenzio.

Hai bevuto?” le parti si erano invertite, ma nonostante lei si aspettasse una risposta, lui continuò a non proferire parola.

Rimasero qualche minuto in silenzio, mentre Tangerine, ancora appoggiata al muretto, respirava lentamente – gli occhi schermati dalle lenti ancora fissi nel nero del cielo – cercando di recuperare lentamente la lucidità.

Senti, Tangie, ti senti meglio? Perché se non hai bisogno di me, torno dentro.”

Tangerine sollevò la testa e lo guardò. “Fino a due minuti fa hai detto che non ti sentivi bene.”

Sì, ma non è niente di che. Solo... non mi va di passare una serata qui fuori a non far niente.”

Lui era fatto così, lunatico fino allo spasmo, contraddittorio e umorale. I suoi attimi di gentilezza erano irresistibili, ma rari, piccole scintille che duravano troppo poco per scaldare davvero. E quando David faceva così, l'unico modo era assecondarlo e non prendersela.

Vai pure, non mi serve niente.”

La figura di David, alta e snella e quasi androgina, era già scomparsa pochi attimi dopo, inghiottita dal buio, e a Tangerine non rimase che seguirla con lo sguardo.

Quando le sfuggì un sospiro dalle labbra e lo vide condensarsi in una nuvoletta di vapore si accorse di avere freddo. Abbassò lo sguardo e vide le gambe nude, coperte solo dalla stoffa del leggero vestito ricamato che le arrivava a mala pena alle ginocchia, e notò che aveva la pelle d'oca. Rabbrividì, rimpiangendo lo scialle di cotone che aveva lasciato all'interno del locale.

Faceva davvero troppo freddo. Dopotutto era appena maggio, e l'ultima cosa che Tangerine voleva era beccarsi un bel raffreddore per essere stata esposta al gelo di un'umida sera di inizio maggio, visto che pochi giorni dopo, su quel palco di quella stessa sala, avrebbe dovuto esserci lei a cantare. Decise di andarsi almeno a riprendere lo scialle.

Si alzò con cautela, un po' traballante sulle zeppe altissime, e il suo movimento fu accompagnato dal tintinnare dei braccialetti. A passi cauti, gli occhiali ancora ben saldi sul naso, si avviò verso l'interno.

Tangie!”

Dal buio le venne incontro un'altra figura, stavolta più massiccia e dai capelli chiari, che, non appena la distanza si ridusse, si rivelò essere Damien. “Stai bene?”

Sì, sì, certo che sto bene” rispose lei, appoggiandogli affettuosamente una mano sulla spalla. No, dalla sollecitudine di Damien non era affatto stupita, al contrario di quella di David. Nonostante fossero fratelli, erano differenti in modo impressionante. “Ero solo un po' stanca, e David mi ha accompagnato fuori?”

Stavi rientrando?”

Sì, ho freddo.”

Damien annuì e le cinse anche lui le spalle con il braccio muscoloso. “Ti accompagno.”

Percorsero a ritroso la strada verso il locale, in silenzio. Poi il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro pesante di rabbia.

Quell'idiota” sibilò tra i denti. “Lasciarti sola di notte in un posto come questo. E stavi anche male.”

Damien, non stavo male” ripeté pazientemente Tangerine, divertita sempre di più dalla sua sollecitudine. “A proposito, come hai fatto a incontrare David, in tutta quella folla?”

L'ho visto all'entrata, proprio nel momento in cui è tornato. Gli ho chiesto dov'era stato e mi ha risposto che ti aveva accompagnato fuori perché non ti sentivi bene, allora sono uscito subito a cercarti.”

E la ragazza?” Domandò Tangerine in tono provocatorio.

Quale ragazza?” Damien era elusivo, ma non sapeva fingere.

Quella con cui eri impegnato in un... colloquio.” Sorrise allusiva, scegliendo accuratamente le parole.

Ah, quella” borbottò lui, fingendo di cadere dalle nuvole. “Bè, l'ho lasciata lì all'entrata dicendo che dovevo uscire un attimo. Non credo che l'abbia presa molto bene. Cercherò di evitarla, quando rientriamo.”

Tangerine ridacchiò.
“Che scemo. L'hai mollata per venire da me?”

Sì.”

Idiota.”

Bel ringraziamento” mugugnò.

Oh, non te la prendere. Lo sai che lo dico per il tuo bene” lo blandì lei, salvo poi pensare che era ovvio che a Damien non importasse più di tanto, visto che ad ogni concerto – suo o di qualcun altro – trovava una ragazza diversa, e certo, anche solo la sera dopo, avrebbe potuto rifarsi.

Comunque” riprese, cambiando argomento “che pensiamo di fare al concerto? Vuoi suonare qualcosa in particolare?”

Non so. Vedremo domani” fu la laconica risposta.

Certo l'organizzazione non è il nostro forte, eh?”

Oh, via, Tangie” protestò Damien, tirando un debole calcio ad un sasso sulla strada sterrata e facendolo rotolare via. “Non è poi questo granché, il concerto. Si tratta di suonare un'oretta per far ballare quella gente.”

Però quelli di stasera sono bravi” obiettò lei. “Li conosci?”

La bassista sì. È un'amica di Robert... l'ho conosciuta una volta.”

Tangerine ridacchiò fra sé, identificandola come una delle probabili precedenti groupies di Damien.

Bè, sono bravi. Vediamo di non sfigurare. Dave è in forma decente?”

Sembrerebbe di sì. È qualche giorno che non tocca un tasto, ma per lui è normale. Tu piuttosto, sbrigati a rientrare. Se perdi la voce per il freddo è finita” tagliò bruscamente Damien.

Dammi la tua giacca allora” esclamò Tangerine, e, vedendolo stringersi nelle spalle con quell'espressione tra il divertito e il rassegnato, gli sfilò con qualche difficoltà il giubbotto di pelle tirandolo dalle maniche. Lo indossò, ridendo soddisfatta, nonostante fosse enorme per lei – le sue spalle erano larghe, ma spigolose, e non potevano certo competere con quelle larghe e muscolose dell'amico. Se lo avvolse intorno al torace come una coperta, avvertendo un piacevole senso di calore. Era ancora tiepido.

Grazie.”

Possibile che tu non ti porti mai una giacca decente, Tangie? Dovrò regalartene una” borbottò bonariamente Damien, sistemandogliela sulle spalle.

Ho lasciato il mio scialle dentro. Appena lo riprendo te la restituisco.”

In realtà sapeva benissimo che Damien gliela avrebbe fatto portare fino a casa, per paura di farle prendere freddo. Affondò il viso nel bavero e aspirò con soddisfazione il profumo di tabacco dell'amico.

 

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Procede un po' a rilento causa scuola, ma procede.

Ringrazio infinitamente la cara Lucy Beetle che ha commentato (grazie per la recensione, e per i tuoi complimenti :3 ) e anche tutti gli altri che hanno inserito questa storiella tra le "seguite" o tra le "ricordate". O che hanno anche letto e basta. Grazie.

Cymbaline ~

   
 
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