Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: _hurricane    25/09/2010    2 recensioni
[contiene spoiler sull'episodio 12 di Kuroshitsuji II]
la vita di Ciel ormai è cambiata per sempre, e insieme ad essa anche quella di Sebastian. Ma che succederebbe, se Ciel decidesse di lasciarlo andare?
- un Ciel Phantomhive demone, ma più umano che mai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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3. Scegliere.

 

Petali. Petali di rosa bianchi e neri.

Fui piacevolmente sconvolto dalla rarità dell’evento: un mio desiderio si era avverato, avevo fatto un sogno diverso. La mia gioia svanì in fretta, non appena Sebastian mi prese in braccio e mi disse: ‘No signorino, non è un sogno.’ Vedendo la mia espressione improvvisamente delusa, mi sorrise e continuò: ‘In effetti, mi sorprendo ogni volta che la vedo dormire, perché noi demoni non lo facciamo. Forse una parte di lei è ancora umana, in fondo.’ Quella supposizione mi rallegrò. Gli chiesi dove ci trovavamo, e lui mi rispose: ‘Questo è un posto che non si trova sulle mappe, un po’ come l’isola con la panchina di pietra, ricordate? Solo noi ci possiamo arrivare. E’ il posto perfetto per suggellare un patto lasciato in sospeso.’ Non capivo. ‘Quella notte, nel labirinto delle rose, mi avete ordinato di divorare la vostra anima, e avete specificato che sarei stato per sempre il vostro maggiordomo, fino a quando non l’avessi fatto. E io non posso più farlo, lei lo sa bene. Perciò, se è davvero questo quello che desidera, lo ripeta e io obbedirò.’ Stop. In quel momento il mondo, o qualunque fosse il posto in cui eravamo, si fermò. Se è davvero questo quello che desidera’… quindi potrei anche dire di no, pensai sconcertato. L’idea di ritrattare un ordine era assolutamente nuova per me, e ancor di più lo era l’idea di lasciar andare Sebastian. Lasciarlo libero, libero di approfittare del dolore o dell’odio di qualcun altro. Fui inspiegabilmente preso da un senso di gelosia, ma non in senso romantico o sentimentale. Sebastian era il mio maggiordomo, il mio demone; si nutriva del mio odio, della mia vendetta. Al posto del consueto urlo incastrato in gola, avevo un fiume di parole patetiche. ‘No Sebastian, non puoi lasciarmi qui da solo. Cosa farò? Non so nemmeno allacciarmi le scarpe, non so dove andare, non so come sopravvivere adesso che sono come te. No, tu resterai qui, qui con me, a servirmi come hai sempre fatto. E’ cambiato tutto nella nostra vita; non possiamo fare in modo che almeno una cosa resti uguale? Una sola, Sebastian! Ti prego!’. Mi ritrovai a rimpiangere quel dannato urlo, era almeno la metà di tutte quelle parole. Feci un respiro profondo e cercai di darmi un contegno, per apparire deciso, sicuro di me, e soprattutto distaccato.

‘E’ così, Sebastian. Fino a quando non divorerai la mia anima, tu sarai il mio maggiordomo.’

‘Allora lo sarò per l’eternità, signorino’ mi rispose Sebastian, con un’espressione che non avevo mai visto sul suo volto. L’espressione di chi non ha scampo, della frustrazione, del rimpianto. Il senso di colpa mi investì come un treno. Per tutto quel tempo non avevo fatto altro che preoccuparmi di me stesso, senza rendermi conto di quanto lui soffrisse per non aver ottenuto l’anima che gli spettava di diritto. Chissà quanto soffriva, a starmi sempre accanto e desiderare qualcosa di irraggiungibile, inesistente, ma un tempo così vicina. Chissà quanto lo tormentava, il ricordo della mia anima quasi a contatto con il suo corpo, con le sue labbra, prima che Claude Faustus rovinasse tutto. Eppure non aveva mai fatto trapelare nessuna emozione… o forse ero io che non me ne ero interessato abbastanza? Quella domanda iniziò a rimbombare nella mia testa, a martellare tanto da far male. Ma come, potevo essere infilzato da parte a parte senza morire, e non potevo resistere al peso del rimorso? Mi tornarono in mente le parole di Sebastian: ‘Forse una parte di lei è ancora umana, in fondo.’ Ecco la risposta. Sono un demone, ma dormo, sogno, e provo dolore. Posso ancora scegliere che cosa essere: un demone un po’ umano, o un umano un po’ demone. Questa volta lasciai scorrere il fiume di parole: ‘No, Sebastian, non è giusto. Sei libero. La mia vendetta è compiuta, quindi non hai nessun conto in sospeso con me; sono io che ti devo qualcosa, ma entrambi sappiamo che non te la potrò più dare. Perciò spero di sdebitarmi, restituendoti la libertà che meriti. Grazie per non avermi mai tradito, per aver rispettato i miei silenzi, per aver apprezzato il mio coraggio quando per gli altri era solo incoscienza. Grazie per essere stato l’unico che non ha mai avuto pietà di me. Addio, Sebastian. Il contratto è sciolto.’ 

 Sebastian era visibilmente sconvolto; credo che non si aspettasse affatto un discorso del genere. D’un tratto sentii l’occhio destro bruciare lievemente, e mi portai la mano al viso per togliermi la benda, dimenticando che l’avevo tolta da quando eravamo partiti. Ma il bruciore era già svanito, così come il marchio sulla mano di Sebastian; capii che il mio volere era stato rispettato. Guardai Sebastian un’ultima volta, prima di voltarmi e iniziare a camminare verso l’ignoto. Presi il petalo di rosa dalla tasca e lo lasciai andare nel vento, così come avevo fatto con il mio maggiordomo.

   
 
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