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Autore: ladymisteria    25/09/2010    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il ragazzo correva a perdifiato per i corridoi, un'unica parola che continuava a lampeggiargli nella mente: ritardo.

Svoltò l'angolo senza rallentare minimamente la sua corsa, e quasi si scontrò con Pix - che fluttuava beatamente in mezzo al corridoio, a circa un metro e mezzo da terra.

Per qualche secondo i due si fissarono in silenzio, poi gli occhietti arancioni del Poltergeist ebbero un guizzo malvagio.

Remus emise un verso frustrato. Conosceva bene quell'espressione...

«Pix, sono tremendamente in ritardo... Per favore, spostati» disse, lanciando un'occhiata al proprio orologio.

Per tutta risposta, Pix sghignazzò e incrociò le gambe - quasi a volersi mettere più comodo.

«Oh, questo è divertente! Mi piace quando uno studentello è in ritardo. Figuriamoci poi quando è tremendamente in ritardo...» ghignò malevolo, fissandolo di sotto in su e grattandosi il mento con finta aria pensierosa. «Però tu e i tuoi amichetti infastidite tanto Gazza, e questa è un'altra cosa che mi piace molto...».

«Pix...» sospirò Remus.

Il Poltergeist batté le mani con aria spiccia.

«Ci sono! Potrei dire a uno degli insegnanti che non eri solo, la notte scorsa! Oh, quello sarebbe davvero divertente! A meno che tu non riesca a impedirmi di farlo, è chiaro...» mormorò, gli occhietti scintillanti.

Il licantropo dimenticò momentaneamente il proprio ritardo, e osservò guardingo Pix.

«E come dovrei fare?» chiese, cauto.

Pix fece spallucce, assumendo un'aria di educata perplessità.

«Non ne ho idea. Sei tu quello che tira sempre fuori dai pasticci i suoi amici con idee brillanti: ingegnati! Sempre che tu non voglia passare dei guai per ieri notte...» gongolò, scuotendo il capo con finto rimprovero. «Quello non era affatto il corretto comportamento di un Prefetto. No, no… Chissà che direbbero i professori».

E senza dare il tempo al ragazzo di replicare, iniziò a canticchiare malevolo:

"Lupin lupesco che arriva in ritardo;
che salta lezioni e reca affronto al proprio stendardo...
Lupin lupesco che arrossisce e si imbarazza;
ma che infrange le regole e si apparta in un angolo con la sua ragazza...".

Remus sospirò di nuovo, passandosi una mano sul viso.

«Pix, sul serio. Sono in ritardo, e non ho tempo per questo».

Ma il poltergeist non diede alcun segno di volerlo ascoltare.

Il licantropo, spazientito, afferrò allora la bacchetta e la puntò contro Pix.

«Non dire che non ti avevo avvertito» disse, e con un gesto fluido, lo rinchiuse in una solida bolla magica.

Lo spiritello - la cui voce non riusciva a penetrare l'invisibile barriera - si agitò furibondo, scoccando a Remus un'occhiata omicida.

«E' inutile agitarsi tanto, Pix. E' un incantesimo creato da mio padre proprio per creature come te. E' a prova di magia» chiarì il ragazzo, mettendo nuovamente la bacchetta in cintura.

Pix sbraitò qualcosa - probabilmente di molto offensivo - ma non si udì alcun suono.

«Ho giocato secondo le tue regole, Pix: ho trovato un modo per impedirti di fare la spia. Quando avrai trovato un nuovo motivetto - di cui io non sarò il protagonista, è chiaro - potrò anche valutare la possibilità di farti uscire. Ma non ci spererei troppo, fossi in te: questa tua bravata non ha fatto altro che aumentare il mio ritardo. Dubito sarò presto dell'umore giusto per liberarti» aggiunse poi, ripartendo di corsa.

[*]

Quasi dieci minuti più tardi si fermò con una lunga scivolata davanti all'aula di Trasfigurazione, e dopo aver recuperato un po' di fiato bussò alla porta, entrando non appena la voce della professoressa McGranitt gli disse di farlo.

Il ragazzo chinò il capo in imbarazzo.

«Perdoni il ritardo professoressa» mormorò flebilmente, incapace di fissare negli occhi la direttrice della sua Casa.

La professoressa McGranitt emise uno sbuffo impaziente, e agitò distrattamente la mano.

«Nulla di cui preoccuparsi, Lupin. Supponevo che prima o poi la pessima puntualità dei tuoi amici ti avrebbe contagiato. Ora siedi al tuo posto, e non disturbare ulteriormente la lezione. O potrei riconsiderare la mia decisione di non togliere dei punti ai Grifondoro».

Senza proferire una parola, Remus raggiunse il fondo dell'aula e si lasciò cadere vicino a Sirius Black, placidamente sdraiato sul proprio banco con l'aria di chi è prossimo ad addormentarsi.

«Ehilà latin lover» borbottò quest'ultimo, alzando appena gli occhi sull'amico.

Remus quasi non lo sentì, prendendo rapidamente i suoi libri dalla cartella.

«Non posso credere di essere arrivato in ritardo. Mi ci vorrà un miracolo per recuperare questa lezione! Non poteva accadere con Difesa Contro le Arti Oscure, con Aritmanzia o con Cura delle Creature Magiche, eh? No, con Trasfigurazione!» soffiò, passandosi esasperato una mano tra i capelli.

Sirius Black si raddrizzò, stiracchiandosi soddisfatto.

«Non preoccuparti, dongiovanni: posso passarti gli appunti e darti una mano io» si offrì.

Il licantropo gli scoccò un'occhiata eloquente.

«Tu, darmi una mano a recuperare una lezione? Sì, come no... A malapena sai che materia stai seguendo, Sir!» gli fece notare, secco.

«Prima di tutto, anche se non sembra, io sono uno studente brillante, Lunastorta. Secondariamente, playboy, si dà il caso che oggi la lezione sia molto più familiare a me che a te» replicò Sirius, per nulla turbato dall'insinuazione dell'amico.

Indicò con un cenno del capo la lavagna affianco alla scrivania della professoressa McGranitt.

Vi era una lunga spiegazione - completa di illustrazioni e istruzioni - su cui capeggiava un'unica parola: "ANIMAGI".

Sirius ridacchiò dell'espressione basita di Remus.

«La McGranitt ha lasciato intendere che sarà un argomento fondamentale dei M.A.G.O., e così ha deciso di rinfrescarci la memoria. Quindi che dici, rubacuori? Vuoi l'aiuto di un autentico esperto, o preferisci fare da solo?» ghignò.

Il licantropo abbassò gli occhi sul proprio libro, sfogliandolo distrattamente nel tentativo di rimandare il momento in cui avrebbe dovuto ammettere di aver giudicato l'amico troppo in fretta.

«La tua solita fortuna...» borbottò qualche istante dopo.

L'Animagus ridacchiò di nuovo.

«Ah-ah... E' la tua fortuna, casanova».

Remus gettò una rapida occhiata alla McGranitt, poi si voltò verso l'amico.

«Si può sapere perché continui a chiamarmi con quegli stupidi soprannomi?» soffiò, confuso.

Sirius si lasciò sfuggire un sorrisetto, iniziando a dondolare sulle gambe posteriori della sedia.

«Vedi, Lunastorta… Finché non sei entrato ho fermamente creduto che tu fossi in ritardo a causa della stanchezza derivata dalla ronda di ieri notte...» iniziò.

L'espressione del licantropo si fece ancora più confusa.

«Che vuol dire: "Finché non sei entrato"?».

Sirius gli scoccò un'occhiata maliziosa.

«Sei arrivato con delle occhiaie che - lasciatelo dire da qualcuno che se ne intende - non hanno nulla a che fare con il tuo problemino mensile. Risultato di una notte trascorsa a pattugliare i corridoi? Spiegazione più che plausibile, se qualcosa non facesse capire molto chiaramente che non è quello il motivo. Qualcosa che rende lampante il fatto che qualcuno, a un certo punto della notte, ha deciso di... tenere lezioni private alla propria ragazza - se capisci cosa intendo...» ammiccò, facendo un piccolo cenno ai pantaloni dell'amico. «Hai dimenticato la bottega aperto».

Remus, accortosi della tremenda dimenticanza, arrossì di botto e si nascose oltre il bordo del banco per risistemarsi.

Sirius, da parte sua, tornò ad abbandonarsi mollemente sul suo banco, mormorando con aria nostalgica: «Ah, l'amour...».

[*]

«Perché non mi hai avvisato subito, non appena sono entrato?» sibilò Remus.

Sirius fece spallucce con aria indifferente.

«Che vuoi che ti dica... Forse mi piace vederti in biancheria intima».

Remus gli scoccò un'occhiataccia.

«Sei un demente» soffiò il licantropo, passandosi un asciugamano sul viso. «Credi se ne sia accorto qualcuno, oltre te?».

I due erano andati immediatamente nel bagno dei Prefetti, dopo la lezione di Trasfigurazione - ritenendolo il luogo più adatto per discutere di faccende tanto delicate.

Sirius ghignò.

«Dipende... Tu definiresti tutta la parte femminile della classe "qualcuno"?».

Remus lasciò cadere l'asciugamano accanto a sé e nascose il volto tra le mani.

«Fantastico, ora non potrò più girare per la scuola senza essere oggetto di battutine e commenti maliziosi. Perfetto» borbottò.

L'Animagus scoppiò a ridere, e si sedette sul lavandino affianco all'amico.

«Oh, avanti! Goditi la vita, Lupin! Sei un Prefetto, un ottimo studente, un mago brillante, hai una bellissima ragazza che ti ama e con la quale hai appena trascorso la notte...» elencò, ammiccandogli con aria complice. «Non dimenticare di raccontarmi fino al più sordido dettaglio, vecchio mio. Sono curioso...».

Remus lo fissò scioccato.

«Stai scherzando?!» esclamò.

Sirius sbuffò.

«Certo che no! Lei è mia cugina, e tu uno dei miei migliori amici. Devo sapere ogni cosa che fate quando siete soli soletti!».

Il licantropo scosse il capo incredulo.

«Non ti racconterò un bel niente, Black. Queste sono faccende private!».

Di nuovo Sirius fece spallucce.

«Come vuoi. Allora chiederò a Tonks. Sono certo che lei sarà più che disposta a confidarsi con il suo cuginetto...» disse, noncurante - prima di sgranare gli occhi in preda ad un dubbio atroce. «Aspetta un secondo... Non è che sei andato in bianco, vero? Ti prego, dimmi che non è così! Sarei costretto a revocarti il diritto di essere chiamato Malandrino! Perderei tutta la stima che ho nei tuoi confronti, e non riuscirei mai più a guardarti negli occhi! Sarebbe una catastrofe!».

Remus lo colpì con un pugno al braccio.

«Idiota» ringhiò, voltandosi per uscire.

Ma Sirius gli sbarrò il passo, mettendogli entrambe le mani sulle spalle.

«Per favore, devo saperlo! Sei andato in bianco, ieri notte?» domandò, con voce implorante.

Il licantropo tentò inutilmente di sfuggire alla presa dell'Animagus.

«Sì o no, Lunastorta?» insistette quest'ultimo.

Alla fine Remus alzò gli occhi al cielo.

«No, Felpato. Non sono andato in bianco. Soddisfatto, ora?».

Sirius lasciò andare l'amico, portandosi una mano al cuore.

«Merlino, che spavento!» mormorò, rilasciando un sospiro di sollievo.

Il mannaro approfittò della distrazione di Sirius per uscire e dirigersi a Pozioni.

«Così...» disse Sirius, raggiungendolo.

«Cosa?» replicò Remus, esasperato.

«Come è andata? Bene? Male? Senti di aver dato il meglio di te stesso, oppure pensi di aver bisogno di migliorare?»

«SIRIUS!» esclamò Remus con veemenza, fermandosi di botto in mezzo al corridoio - il volto talmente rosso che da lontano avrebbero potuto scambiarlo per una pluffa.

Sirius si voltò a guardarlo, il sopracciglio alzato.

«Che c'è? Te l'ho detto che sono curioso! E poi sono cose normali, che bisogno hai di imbarazzarti tanto?».

Il licantropo si afferrò il ponte del naso e serrò gli occhi in un gesto di stizza.

«Sirius Black, giuro che se non chiudi quella boccaccia ti rinchiudo in una bolla come ho fatto con Pix!» ringhiò.

Sirius ripensò allo spiritello nella bolla magica - visto di sfuggita mentre seguiva l'amico nel bagno dei Prefetti. Non sembrava contento...

Scrollò le spalle, sconfitto.

«D'accordo, d'accordo... Hai vinto tu. Se ti imbarazza tanto, non ti chiederò più nulla di ieri notte. Ma me ne devi una!».

[*]

Erano a pochi metri dall'aula di Pozioni, quando un gruppo di Serpeverde - capeggiati da Regulus - ne uscì rumorosamente.

Per alcuni lunghissimi istanti i due fratelli si fissarono in silenzio; poi il tempo riprese a scorrere normalmente, e ognuno andò per la propria strada, come se nulla fosse accaduto.

«Non avete ancora chiarito?» chiese Remus a Sirius, una volta che entrambi ebbero preso posto nell'aula.

«Che c'è da chiarire? Lui ama un branco di pazzi che molti definiscono ancora la mia famiglia, mentre io ho deciso di alzare la testa e allontanarmene definitivamente. Fine della storia» replicò il ragazzo, gelido.

Remus sospirò.

«Regulus rimane comunque tuo fratello, Sir… Non puoi negarlo» mormorò.

«Gli unici fratelli che ho siete tu e James» ribatté l'Animagus seccamente, e Remus capì che l'argomento era chiuso.

Lui e James sapevano bene che l'argomento "Famiglia Black" era off-limits, anche per loro. Sirius non amava parlarne e loro avevano imparato a non chiedergli niente. Come aveva detto l'amico: fine della storia.

L'atmosfera sembrò rilassarsi nuovamente con l'arrivo di Lumacorno e della sua solita espressione gioiosa e un po' assente - espressione che si rabbuiò nel momento esatto in cui si accorse che alla sua "collezione di studenti" mancava un elemento.

«Ragazzi miei, che è accaduto al giovane signor Potter?» chiese preoccupato, avvicinandosi a Sirius e Remus.

«E' stato risucchiato dallo scarico del water, professore. Abbiamo tentato di salvarlo, ma non c'è stato nulla da fare...» rispose Sirius, fingendosi distrutto dal dolore.

Un'interpretazione eccezionale, a giudicare dall'espressione scioccata e affranta che comparve sul viso di Lumacorno.

«Oh, povero ragazzo! E quando...?» mormorò, dispiaciuto.

«I genitori di James gli hanno chiesto di trattenersi a casa per una settimana. Tra qualche giorno sarà di ritorno, non si preoccupi» spiegò in fretta Remus.

Il professore parve ammutolirsi.

Poi scoppiò a ridere, battendo una mano sulla spalla di Sirius.

«Ah, signor Black... Che meraviglioso burlone! Me l'hai fatta anche questa volta!» esclamò, allontanandosi.

I due Malandrini rimasero a fissarlo per un po'.

«Perché devi sempre fargli fare la figura dell'idiota, Sir?» chiese Remus alla fine.

Sirius lo guardò scandalizzato.

«Non dare la colpa a me, Rem! Lumacorno ha un talento del tutto naturale!».

Tornarono a fissare Lumacorno, intento a chiacchierare con Lily - seduta qualche banco più avanti. Dall'espressione della ragazza, era chiaro che l'uomo le stava dicendo della brillante trovata di Sirius.

«Pensi che se gli dicessimo che Mocciousus ha il Vaiolo di Drago, lo vivisezionerebbe per vendere i suoi organi?» chiese l'Animagus all'improvviso.

Remus alzò nuovamente gli occhi al cielo.

«Credevo fossimo d'accordo, Sir...»

«E io credevo di averti detto che me ne devi una, Rem...».

Il licantropo sospirò rassegnato.

«Non può essere così idiota» borbottò, dopo qualche istante.

I due ragazzi si scambiarono un'occhiata.

«Professore?!».

   
 
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