Capitolo
1. Qualsiasi
strada pur di arrivarci
Si
svegliò sulle note di Brick By
Boring
Brick, dei Paramore.
La
stanza era ancora avvolta nella penombra e lei era stretta al petto di
Dan. Si
girò verso il comodino per mettere a tacere la sveglia del
telefono quando vide
il promemoria: Colloquio di lavoro a Via
Veneto.
“Merda!”
sbraitò catapultandosi fuori dal letto. Fece sobbalzare
anche il suo ragazzo,
nel letto che era ancora assopito. “Oddio, che
succede?!” “Il colloquio! Era
oggi!” disse Bianca saltellando per tutta la stanza
nell’impresa di far passare
le caviglie in quei jeans che ti mozzavano il fiato. Non che lei fosse
grassa,
perché il suo fisico faceva invidia anche alle modelle.
Ovvio, era una vampira.
“Ah…
forse ieri non ci saremmo dovuti attardare” disse sarcastico
e sorridente Dan.
“Già, forse no! Ma chi se lo ricordava,
diamine!” lui fece un cenno del capo
come per assentire. “Vuoi che ti accompagni io?”
“Con una ferrari gialla?”
“Cos’hai contro la mia macchina?”
“Troppo
appariscente. Prenderò la mia” lui
sbuffò. Intanto la ragazza si era messa
quegli adorabili stivaletti Prada,
i
suoi preferiti, un cardigan lungo nero, una bella maglietta turchese e,
ad
abbellire il tutto, una lunga collana con un cuore d’argento.
Corse
in cucina e non diede neanche a Jack il tempo di dirle
“ciao”. Andò verso la
macchinetta e sussultò: “Caffè ho
bisogno di caffè” “Vi siete scordati che
avevi il colloquio di lavoro eh?” lei annuì
meccanicamente. “Da’ qua, faccio
io” con un gesto sinuoso, il suo migliore amico mise la
cialda nella
macchinetta e porse un bel caffè fumante a Bianca. Le
toccò il braccio. “Da
quant’è che non vai a caccia?”
“Un po’… sai, procurarsi un pasto
decente è
difficile e non mi va di andare a cacciare scoiattoli come
te” “Beh, ti
conviene rimettere un po’ in sesto la circolazione
perché sei un blocco di
marmo” lei gli fece un cenno con la mano. “Il
massimo contatto fisico che dovrò
avere sarà una stretta di mano se mai mi accetteranno nella
redazione…” lui
annuì. “Dan dorme ancora?” “No
si è svegliato… A proposito: voi non dovete
andare a lavoro?” “Sì ma alle
undici” “Tsh, bella vita quella del modello.
Qualche scatto e via” “Sì, ma
guadagni” “Preferisco seguire il mio
sogno” lui
sorrise caldamente. “Stavolta pensi di essere
pronta?” “Certo… In questi
vent’anni non sono mica stata con le mani in mano. Ma che
giorno è oggi?” “Sei
dicembre, lo dovresti sapere” disse lui alludendo
all’argomento tabù. “Sai che
non se ne parla” “E’ il suo
compleanno… Potresti passare a farle gli auguri”
“Lei
si è fatta una vita, Jack… Non è
più mia amica” “Bianca, tu sei morta il giorno stesso in cui avete
litigato… Non ha avuto il tempo di chiarire
perché gli altri stavano già
mettendo le rose sulla tua ipotetica tomba” “Ma lei
sapeva la verità, sapeva
che mi poteva trovare” “Ci hai mai pensato che per
lei sarebbe stato
impossibile vedere che mentre lei invecchiava, tu rimanevi
giovane?” “Sì, ma
lei avrebbe potuto fare la mia stessa scelta se la faceva soffrire
così tanto
il fatto che io ero immortale!” Jack sorseggiò
velocemente la sua tazza di caffè
caldo. “Cambiamo argomento… A quando le
nozze?” “Pensavamo di farle tra un mese
o giù di lì” “E…
Sappiamo tutti e due che Dan chiederà a me e Raffaele di
fargli da testimoni…” “Tu non vuoi veramente
cambiare argomento” “Evidentemente
no…” “Tu a chi lo chiederai?”
“Beh… di
sicuro a Beth, lei è una strega ma anche la mia migliore
amica” “E la tua
seconda migliore amica è…” “Era”
“Okay, era Ambra. Ma
adesso quanti
anni avrà Beth?” “All’incirca
ventotto… o trenta. Il suo invecchiamento è
rallentato” lui annuì. Intanto Dan uscì
ancora assonnato dalla camera da letto.
“Ehi ‘giorno, fratello mangia scoiattoli”
“Sempre divertente…” “Ehi,
tesoro!”
le diede un bacio lungo seguendo il contorno delle sue labbra e poi
passando
sul collo. “Questo era più pericoloso qualche anno
fa” “Eh già”
sussurrò lei.
“Ora dovrei uscire…” “Ti
aspetto… Oggi alle tre torno a casa”
“Fai la giornata
ridotta” lui sorrise, quel sorriso sghembo che a lei piaceva
tanto. “Mi sono
preso mezza giornata… E poi i servizi fotografici sono pochi
oggi” Bianca si
mise i Rayban, prese la sua borsa e scese giù per le scale,
fino ad arrivare al
garage.
Era
tardi, e lo sapeva.
Mise
le chiavi nel quadro della sua auto nera e mise in moto.
L’abitacolo quella
mattina era freddo, perciò mise il riscaldamento a palla.
Aveva
una sete che la divorava viva e sapeva che alle tre avrebbe avuto un
po’ di
tempo per andare a caccia con Dan.
Imbottigliata
nel traffico mattutino, accese la radio. Davano la sua canzone
preferita,
quella con cui era andata in fissa l’ultimo anno e che
pretendeva di mettere
tutte le volte che lei e Ambra stavano insieme a chiacchierare. Diceva:
Questa è la canzone mia e di
Dan… La
metteremo quando ci sposeremo. Ora non riusciva a capacitarsi
del fatto che
mancava così poco. E Ambra non ci sarebbe stata. Iniziò a giocherellare con
il grande e ingombrante anello di
zaffiri che aveva all’anulare. Era tutt’altro che
un anello di fidanzamento…
Era ciò che la proteggeva dalla luce del sole.
Roma,
come sempre, era avvolta da una cappa densa di smog e nuvole che si
fondevano
assieme creando un’atmosfera ancora più grigia. Il
lavoro in quella redazione a
Via Veneto era perfetto… Non era poi così lontano
dalla redazione dove lavorava
Dan, e da lì si poteva accedere a molti punti di Roma.
Inoltre era sempre stato
il suo sogno, scrivere in un giornale possibilmente che non si
occupasse di
politica, tassi d’interessi o roba del genere.
Arrivò
alla redazione.
Riuscì
a parcheggiare la macchina solo dopo dieci minuti dal suo arrivo in
quella via,
ma appena uscì dall’abitacolo si accorse che era
un posto a pagamento. Corse su
per il marciapiede fino a trovare un parchimetro. Quando lo
trovò mise il
bigliettino in macchina e finalmente si diresse su per le scale del
grande
palazzo al quale le avevano dato l’appuntamento. Era un
palazzo a specchio, che
faceva la sua figura in mezzo a tutti i negozi e agli appartamenti.
“Buongiorno,
avrei un colloquio con il signor… M. Maselli” la
segretaria, la squadrò da capo
a piedi, con una punta inossidabile di invidia negli occhi. Era la
classica
donna che appena vede un’altra donna, più giovane
e più bella di lei, si
riempiva di veleno. “La redazione di Vogue è
nell’altra via” “No, no io sono
qui per il colloquio con il redattore di questo giornale. Guardi, ho la
lettera”
disse con un falso tono amichevole e scostandosi i boccoli neri dal
viso.
“Bene,
è la seconda porta a destra” “Grazie
mille per l’indispensabile aiuto
signorina” si avviò verso la porta indicata con
un’andatura provocante. Del
resto, il rapporto era partito male dall’inizio e stavolta
non era colpa sua.
Bussò
una, due volte. Poi decise di origliare. Del resto avere un udito
vampiresco le
serviva a qualcosa…
“…Abbiamo
bisogno di qualcuno da lanciare verso il successo. Qualcuno di davvero
talentuoso. Sono disposto anche a finanziarvi un libro, basta che vi
sbrighiate
o siete falliti” “… Non si preoccupi, ho
un colloquio stamattina e penso di
aver trovato la persona giusta” Bianca sentì il
suo cuore (morto) che le
arrivava fino in gola che purtroppo era troppo viva e presente anche in
quel
momento.
“Bene.
Voglio un suo elaborato domani” detto ciò la porta
dello studio si aprì e ne
uscì un uomo sulla cinquantina con capelli brizzolati,
giacca e cravatta. Il
classico uomo d’affari, insomma. “E’
permesso?” “Sì avanti” Bianca
entrò nello
studio, completamente a vetri. Dietro alla scrivania era seduto un
ometto di
mezza età, che non incuteva alcun timore ma poteva comunque
essere il suo capo
quindi la ragazza era molto intimorita.
“Tu
devi essere Bianca Cedric, giusto?” annuì con un
gesto repentino. “Ho letto il
tuo pezzo… E’ figo, mi fa molto Twilight ma sono
sicuro che tu ci abbia messo
anche qualcosa dell’Amico Ritrovato, non è
così? Amore per un vampiro, migliore
amica che alla fine sparisce perché le due ragazze prendono
strade del tutto
diverso. Forte, insomma potrebbe uscirne un bel libro se solo fosse
più lungo…”
“Oh, beh potrei ampliarlo. Mi dica in quanto lo devo fare
e…” “… Dopodomani, al
massimo giovedì” “Ah,
capisco… Cioè per me va bene, se lei mi dice che
ne
farete un libro sono disposta ad accettare questi tempi
brevi” si torturava i
pollici delle dita da sotto la sedia.
Era
un’occasione, una grande occasione.
Se
il libro avesse sfondato, lei avrebbe fatto successo e il suo sogno si
sarebbe
avverato. Del resto aspettare era servito a qualcosa. Ma la consegna
era così
vicina, così imminente. Si sarebbe dovuta sbrigare.
“Bene,
io punto su di lei signorina Cedric e non voglio che mi deluda
perché se lei
delude me, io deludo il signor Johnson, chiaro?”
“Chiarissimo, le farò avere il
pezzo dopodomani” “In questo caso adesso
può anche andare e mi pare ovvio che è
assunta” “La ringrazio signor Maselli”
“Di niente…” quando chiuse la porta
dietro di sé sentì il sospiro di sollievo del
redattore.
Corse
giù per le scale.
Lo
doveva assolutamente dire a… No, era mai possibile che dopo
vent’anni a volte
era ancora convinta di esserle amica? Era possibile che non si fosse
lasciata
ancora tutto alle spalle?
Doveva
agire, doveva andare da lei e chiarire in quel momento, per tutta
l’eternità.
Entrò
nel primo bar che le capitò a tiro e chiese un elenco
telefonico. Doveva essere
sotto il nome “Denici” ci mise un po’ ma
alla fine trovò il numero. Raffaele
Denici. Certo, avrebbe potuto chiamare Dan ma non voleva disturbarlo a
lavoro.
“Pronto?” “Ehi Raffaele, sono
Bianca” fu il silenzio più assoluto per qualche
secondo. “Ehi ciao Bianca! Come va? Dan come sta?
E’ da un po’ che non andiamo
a fare due tiri a biliardo insieme…”
“Tutto bene… Ho bisogno di chiederti dove
abitate adesso con Ambra, volevo passare a salutarla”
“Oh… abitiamo vicino alla
Garbatella, hai presente quel bar decadente dove giravano qualche anno
fa la
serie tv dei Cesaroni?”
“Certo”
“Ecco, devi andare avanti per duecento metri e lì
c’è casa nostra. E’ un
bell’appartamento” “Okay, ma non dire
niente a Ambra”
“D’accor…” non fece in
tempo a finire la frase. Bianca aveva già riattaccato. Non
era mai stata brava
con le strade ma ora si doveva dare da fare. Dopo un’ora di
giro a vuoto decise
di parcheggiare la sua macchina a Via Del Corso e prendere un taxi.
Il
tassista la squadrò dalla punta dei capelli ai lacci delle
scarpe. “Dove ti
porto bellezza?” lei non ci fece caso. “Alla
Garbatella, davanti al vecchio set
dei Cesaroni. Passi per qualsiasi strada
pur di arrivarci”.