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Autore: Lylasly    26/09/2010    24 recensioni
In verità Hermione Granger non gli era poi così estranea. Diciamo pure che ultimamente ci aveva scambiato qualche parola. Forse aveva un’idea ben precisa di quanto fosse liscia la sua pelle, e magari avrebbe anche potuto delineare la circonferenza del suo punto vita. Chissà, probabilmente sapeva con esattezza quanto fossero in realtà cespugliosi quei capelli, e di come le sue delicate manine divenissero diaboliche ogni qual volta lui cercava di baciarla a tradimento. L’ultimo schiaffo ricevuto, proprio due giorni prima, era il ricordo più scottante che avesse riguardo alla Mezzosangue. Lei continuava a dire che schiaffeggiarlo la rilassava. E intanto non si faceva nemmeno sfiorare, ad eccezione delle volte in cui Draco era costretto a immobilizzarla con la magia pur di farsi ascoltare e sì, magari approfittando dell’occasione per tastare un po’ il territorio nemico.
La prima e l’unica volta in cui aveva osato farle una cosa del genere, era tornato in sala comune quasi zoppicante.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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[With the venomous kiss you gave me

I'm killing loneliness
With the warmth of your arms you saved me
I'm killing loneliness with you
I'm killing loneliness that turned my heart into a tomb

HIM, Killing Loneliness]









Per Draco Malfoy non c’era linea più sottile di quella che si frapponeva tra la noia e il dormiveglia.
Così come Enrico VIII si era ai suoi tempi stufato della prima moglie, entrando in conflitto con il suo stesso Paese pur di separarsi da lei, Draco pensava che non avrebbe esitato lui stesso a provocare l’Apocalisse al solo scopo di divorziare da quella stupida lezione.
Alzarsi da quella sedia, sì, e andarsene come se niente fosse. La gioiosa prospettiva fu contemplata in un sospiro celato dall’aria pesante dell’aula mentre, con una prudenza accennata soltanto dalla vaga inclinazione di non attirare su di sé eventuali, seccanti rimproveri, si faceva scivolare lentamente lungo il dorso della sedia in una posa che la McGranitt, se solo lo avesse guardato, avrebbe giudicato maleducata e vergognosamente spocchiosa.
Lei era però voltata dall’altra parte, dando le spalle a un intero gruppo di Serpeverde che condivideva appieno il tedio del giovane Malfoy, ignara dei pensieri poco raffinati che dalle loro menti ormai poco reattive sembravano fluttuare nell’aria della stanza rispecchiandosi sui volti scocciati dei ragazzi.
Raggruppati attorno a qualche banco disordinato, dopo soli pochi minuti di lezione teorica di Trasfigurazione la concentrazione aveva cominciato a dirigersi in direzioni ben più apprezzabili; gli allenamenti di Quidditch, gli ultimi pettegolezzi, gli improperi contro la professoressa erano soltanto alcuni dei vari argomenti che i Serpeverde avevano toccato a suon di bisbigli e mormorii spesso smascherati dalle occhiate raggelanti della McGranitt, ed era quindi stata sufficiente una manciata di minuti perché la sua attenzione avesse cominciato a puntarsi regolarmente su di loro rendendogli impossibile conversare. I modi in cui svagarsi si erano così ridotti al minimo necessario; lanciare palline di carta sui Grifondoro, attività molto in voga nelle occasioni in cui non vi era di meglio da fare, era anch’essa stata soppressa da un ammonimento deciso dell’insegnante che aveva decretato, tra la soddisfazione dei Grifondoro e lo scoraggiamento dei Serpeverde, l’allontanamento dalla classe per Goyle e Millicent.
Quest’ultimo drammatico evento, però, era stato contemplato dai Serpeverde in maschere di gelo scioltesi nel giro di pochi minuti; in breve, infatti, erano scivolati tutti nuovamente nella consueta sonnolenza.
Draco inclinò appena la testa, la mano alzatasi a massaggiare distrattamente il collo indolenzito dalla stanchezza. Il corpo protestava la sua lunga permanenza su quella sedia in continui e fastidiosi formicolii che lo inducevano a sbuffare quasi come una ciminiera; era con astio che Draco ricambiava lo sguardo della McGranitt quando questa prendeva a parlare in loro direzione, con intontimento che socchiudeva le palpebre non appena lei si voltava, con desiderio crescente che si ritrovava a lanciare frequenti occhiate all’orologio a muro in fondo alla stanza nella speranza che presto le due ore di lezione volgessero al termine. Ma quelle dannate lancette sembravano muoversi lentamente come i suoi riflessi assopiti e fu con quieta rassegnazione, che Draco riversò la testa all’indietro dallo schienale della sedia soffocando uno sbadiglio in una delle sue smorfie più sprezzanti.
L’aula era scivolata in una penombra che senza dubbio incoraggiava alla distrazione. Le poche pozze di luce presenti, emanate da finestre alte e opache, rischiaravano soltanto le prime file di banchi lasciando tutto il resto alla mercé dei candelieri incessantemente attivi. Chi si ritrovava al di sotto di questi, aveva la netta impressione di appartenere al lato dimenticato della classe ed era perciò indotto a distrarsi in continuazione con dettagli così superficiali che pochi altri avrebbero potuto considerarli degni di qualsivoglia attenzione. Draco poteva infatti cogliere, alle sue spalle, il fruscio della pergamena che Tiger stava arrotolando e gli sporadici, lievi schiocchi provocati dalla chewing gum di Pansy.
Lui stesso se ne era fatto prestare una proprio prima di entrare a lezione, ma in vista del cipiglio contrariato della McGranitt, non aveva esitato a nasconderla tra i denti smettendo ben presto di pensarci e di avvertirne il sapore agrumato. Adesso che però ne udiva il suono al di là della sua testa, qualcosa dentro di lui lo spinse a ricercarne il gusto e fu senza pensarci troppo, che la sottrasse dal nascondiglio portandola a disposizione del suo palato.

Le palpebre socchiuse e l‘aria così insopportabilmente pesante, Draco smise ben presto di curarsi di alcunché.
Il fresco sapore di arancia, sparso in aroma frizzante sulla sua lingua, anziché riscuoterlo dal dormiveglia lo indusse a dimenticarsi completamente di tutto ciò che lo circondava.
Lì davanti c’era il buio, il ronzio di una zanzara intenta a spiegare teorie su cui lui non sarebbe mai venuto a capo, e tante, tante arance. Rosse come fiamme ardenti, leggermente crivellate in cascate di cerchi luminosi e odorosi, si spandevano alla sua vista in mari nei quali la mente di Draco affogò nel giro di pochi istanti.
Non c’era nient’altro per cui valesse la pena manifestare interesse; quelle arance erano davvero a centinaia, e lui ne aveva una proprio tra le labbra, un'opaca, grande bolla di sapone…
« Malfoy! »
In un sussulto, la chewing gum di Draco scoppiò col frastuono di una bomba lanciata nella valle più sperduta e desolata. Il corpo si rizzò a sedere come reduce di una scossa elettrica; tutto prese fuoco di fronte ai suoi occhi in una limpidezza che di sconvolgente ne aveva davvero tutte le tragiche fattezze.
E sì, qualcosa di appiccicoso cospargeva le sue labbra ora ben sigillate.
Arrossendo di umiliazione, Draco si affrettò a ricacciarla nella bocca; la McGranitt, incombente davanti a lui, aveva gli occhi più dilatati che mai e i fianchi artigliati da dita ben strette e minacciose.
« Liberatene immediatamente ».
La classe, dapprima sonnacchiosa, era adesso divenuta estremamente vigile e inchiodava Draco in condanne troppo irritanti perfino per provare a enumerarle.
I suoi occhi chiari, tesi come una corda di violino in direzione della McGranitt, non incrociavano nessuno di loro, ma lui poteva lo stesso avvertire la derisione marchiargli la pelle in qualcosa di così bruciante da permettergli a fatica di mantenere la calma. Ma ben presto il rossore svaporò dalla sua pelle e fu con malcelata arroganza, che come se niente fosse voltò la testa di lato e sputò la chewing gum nel cestino più vicino.
Nel ricambiare ancora lo sguardo della McGranitt, Draco non si sorprese più di tanto nello scoprirla livida di rabbia.
Se fino a un istante prima si era quasi addormentato sulla sua sedia, adesso era rigido e circospetto e non dubitò che ben presto una sfuriata avrebbe accolto, se non soltanto lui, almeno tutto il gruppo di Serpeverde.
Qualcuno bisbigliò nelle file avanti; un altro ridacchiò a bassa voce.
Il tempo sembrava essersi congelato in una lastra di marmo così fredda che Draco temette, con onestà, di poterla in qualche modo incrinare perfino con soltanto un alito di respiro. Fu quando la McGranitt si volse, dandogli di nuovo le spalle, che la schiena di Draco si rilassò. Voltandosi brevemente verso gli altri Serpeverde colse una moltitudine di espressioni ricambiare la sua stessa inaspettata sorpresa, e non poté fare a meno di considerarsi incredibilmente fortunato per essere stato graziato.
L’aveva scampata bella.
Evidentemente la McGranitt non aveva considerato necessario perdere minuti preziosi di lezione a suon di una ramanzina che difficilmente sarebbe stata, se non accolta, nemmeno considerata dai suoi interlocutori, per cui occorsero soltanto brevi istanti prima che sprofondasse di nuovo nelle sue spiegazioni. Una volta liberatosi dalla trappola dell’attenzione della professoressa, lo sguardo di Draco si volse istintivamente in direzione dei mormorii uditi poco prima.
Qualcuno di odiosamente familiare stava già ricambiando il suo. Soppesando la sua figuraccia in risatine e sberleffi vari, Weasley si era sporto verso Potter gesticolando in direzione di Malfoy con tutta l’educazione di cui uno zotico di quel calibro avrebbe potuto disporre.
Draco si sentì ribollire di rabbia nel cogliere l’affronto; i dispetti e le provocazioni più crudeli con cui vendicarsi cominciarono a prendere forma nella sua mente nel medesimo istante in un fiume in piena di macchinazioni e complotti ai danni di entrambi, finché l’attenzione, improvvisamente, non si spostò su quello che divenne presto il terzo soggetto a cui indirizzare la sua collera.
E poi l’unico, soggetto.
I sussurri di Weasley, per quanto silenziosi, raggiunsero in breve la ragazza che sedeva dall’altro lato di Potter. China su una pergamena fitta di appunti che continuava ad approfondire al ritmo delle spiegazioni della McGranitt, Hermione Granger non poté impedirsi, senza alzare lo sguardo dal punto in cui la penna d’oca rilasciava il suo inchiostro, di sorridere in un modo sarcastico che Draco non faticò a ricollegare a sé stesso.
Sorrideva, si disse con acuto nervosismo.
Aveva osato sorridere di lui.

Chiunque, a questo punto, avrebbe potuto certamente ribattere che non vi era nulla di strano riguardo l’ultimo passo; ma Draco Malfoy ardeva da qualche settimana di qualcosa che occupava ormai gran parte dei suoi pensieri e non sarebbe occorso molto tempo, prima che qualcuno dotato di una minima sensibilità lo smascherasse.
In verità Hermione Granger non gli era poi così estranea.
Diciamo pure che ultimamente ci aveva scambiato qualche parola.
Forse aveva un’idea ben precisa di quanto fosse liscia la sua pelle, e magari avrebbe anche potuto delineare la circonferenza del suo punto vita.
Chissà, probabilmente sapeva con esattezza quanto fossero in realtà cespugliosi quei capelli, e di come le sue delicate manine divenissero diaboliche ogni qual volta lui cercava di baciarla a tradimento.
L’ultimo schiaffo ricevuto, proprio due giorni prima, era il ricordo più scottante che avesse riguardo alla Mezzosangue.
Lei continuava a dire che schiaffeggiarlo la rilassava. E intanto non si faceva nemmeno sfiorare, ad eccezione delle volte in cui Draco era costretto a immobilizzarla con la magia pur di farsi ascoltare e sì, magari approfittando dell’occasione per tastare un po’ il territorio nemico.
La prima e l’unica volta in cui aveva osato farle una cosa del genere, era tornato in sala comune quasi zoppicante.

Draco continuò a fissarla in un modo così insistente che ben presto, se prima non lo aveva già fatto, fu in grado di memorizzare alla perfezione tutti i precisi lineamenti della Mezzosangue. Lei ormai non sorrideva più, ma qualcosa nel suo viso rimandava a un odioso buonumore che Draco trovò ancora più oltraggioso di una deliberata risata in pieno volto.
Fu constatando quanto sarebbe stato soddisfacente, per lui, trovare il modo giusto di farle pagare quell’indubbia insolenza, che colse sul viso della ragazza un movimento impercettibile in linea con la mascella; subito dopo, gli occhi della Granger si rivolsero colpevoli in direzione della McGranitt per poi affossarsi di nuovo sugli appunti.
Lo sguardo di Draco si allargò in stupore.
Ce l’aveva anche lei.

Draco non sapeva, con esattezza, quando quel qualcosa con la Granger fosse cominciato.
O meglio, lui insisteva nel credere che ci fosse; lei ogni volta lo stroncava affermando che niente di tutto ciò sarebbe mai stato possibile, e che avrebbe preferito passare il resto della sua vita in compagnia di uno Schiopodo Sparacoda piuttosto che con lui.
Non che lui ne fosse innamorato, ci teneva a precisarlo; era più che altro una di quelle cotte tipicamente adolescenziali che, se non appagate nell’immediato, tendevano ad evolversi fino a sfociare nell’ossessione più implacabile e tormentata.
Forse non ne era nemmeno così ossessionato, si disse Draco, o almeno non del tutto. Semplicemente, la cosa era cominciata un po’ per caso e lui intendeva portarla avanti.
Magari era stata la noia, la curiosità, il vederla così diversa dalla maggior parte delle studentesse che la circondavano.
Fatto sta che non aveva esitato a flirtare con lei in più occasioni e, sebbene la cosa più affettuosa ricevuta dalla Mezzosangue fosse stato un potente calcio negli stinchi, qualcosa nel modo in cui lo guardava, a dispetto di ciò che affermavano le sue labbra sempre velenose, gli aveva fatto comprendere al volo di non esserle propriamente indifferente.
Forse era proprio la sua ostinazione nel resistergli, a renderla così interessante ai suoi occhi. Se la Granger avesse ceduto subito, probabilmente l’avrebbe dimenticata nel giro di pochi giorni; ma così non era successo, e lei stava continuando a trascinare lungo i giorni quella sua lieve infatuazione portando quest’ultima, come lo stesso Draco, all’esasperazione più completa.
Non che avesse intenzioni serie con lei. Voleva soltanto capire, e di conseguenza decidere sul da farsi. Ma la Granger non dava cenno di mollare la sua resistenza, e da come stavano le cose, sarebbe stato assai poco probabile che lei si fosse mostrata più favorevole nei suoi confronti.
Non prima di un decennio o due, almeno.

Quando si ha qualcosa di impegnativo a cui pensare, il tempo scorre sempre troppo velocemente. Draco accolse l’annuncio della fine della lezione con una sorpresa propensa a fargli capire che, se fin dall’inizio avesse pensato alla Granger, in due intere ore di lezione non avrebbe mai avuto occasione di annoiarsi.
Quell’ultima mezz’ora spesa ad ingegnarsi per fargliela pagare, infatti, era scivolata via nelle vesti di pochi minuti frettolosi e fu quasi bizzarro, per il suo udito assorto, accogliere il suono squillante della campanella.
« Signorina Granger, potrebbe farmi il favore di riporre questi libri nel ripostiglio? »
Chinatosi ad afferrare la borsa finita sotto alla sedia, Draco apparve assolutamente indifferente a prima vista; niente, nei suoi movimenti spontanei e nel viso imperturbabile, lasciò intuire che in realtà la mente si stesse dedicando a ben altro che non fossero quelle brevi parole che stava scambiando con Nott, e che l’ordine della McGranitt appena impartito alla Granger stesse rimbombando nella sua mente nel ritmo incalzante di tamburi che preannunciavano l’avvenimento del secolo.
Immerso tra le tiepide braccia di un indistinto brusio che andava scemando in direzione di luoghi meno solitari, Draco Malfoy aveva esitato nell’issarsi la borsa scolastica sulla spalla preferendo restare impalato nel bel mezzo di una classe che si stava svuotando a vista d’occhio.
Gli studenti si accalcavano all’uscita, affrettandosi a risalire le scale; la stessa McGranitt era già svanita alla volta della lezione successiva.
Nessuno parve accorgersi di quell’alta sagoma che, immobile e assorta, aveva ancora gli occhi puntati sul ripostiglio in fondo all’aula come se al suo interno, al di là della penombra affossata in quel piccolo stanzino privo di finestre e colmo di scaffali, vi fosse appena entrata l’importanza del respiro che adesso sembrava mancargli.
Sospesa sul fragile filo dei complotti, del rancore e del divertito desiderio, la sua mente si era ormai arrovellata in meditazioni che sembravano distaccarsi da tutto ciò che poteva esservi all’esterno; quel silenzio tanto agognato, la completa solitudine con l’ultima persona al mondo che l’avrebbe mai desiderata, la totale via libera per ogni suo gesto e immaginazione, gli si offrivano su un piatto d’argento così inaspettato e trionfale che fu difficile, per un attimo, credere che tutto ciò stesse accadendo veramente.
Fin troppo facile, gli suggerì qualcosa di malizioso nella sua mente.
Di certo non alla sua altezza.
Ma l’astuto approfitta sempre delle opportunità che gli vengono offerte, e Draco Malfoy non era certo tipo da tirarsi indietro proprio in un momento simile. Una parte di lui pensò che sarebbe stato divertente riuscire a cogliere l’esatto momento in cui Hermione Granger, una volta uscita di lì, se lo sarebbe visto di fronte.
Probabilmente avrebbe urlato; o forse, nella sua immutabile gentilezza, lo avrebbe salutato con uno sbuffo e riempito all’istante di insulti e occhiate contrariate. Qualsiasi cosa gli sarebbe andata a genio, considerò Draco con un principio di ghigno disegnato sulle labbra sottili.
Avrebbe trovato lui il modo di addolcirla un poco.
Rimase immobile in un arco di tempo che gli parve insopportabilmente lungo; udì i tonfi sordi dei libri appena poggiati sugli scaffali, lo spostamento di alcune boccette sul legno polveroso, i passi frettolosi di chi desidera sbrigarsela da lì il prima possibile.
Qualsiasi cosa a cui stesse pensando Hermione Granger - probabilmente le scuse da accampare al prossimo professore in giustificazione del suo ritardo, l’enorme pila di compiti da svolgere e le future ramanzine con cui rintontire i suoi poveri - sfortunati - migliori amici -, sfumò in sbalordimento nell’avvistare, una volta rientrata in classe, Draco Malfoy che la fissava esattamente come se l’aspettasse lì impalato da quando la campanella era suonata, o forse da quando quella lezione aveva avuto inizio, o magari da una vita intera.
Le reazioni della Grifondoro furono diverse, e tutte contraddittorie. Draco se ne accorse e non poté impedire a sé stesso di sentirsi lievemente appagato nel cogliere i bruschi e imbarazzati movimenti della ragazza; dapprima la Granger si era arrestata, sorpresa, sulla soglia del ripostiglio, le labbra aperte come a volergli indirizzare i ripetuti moti di stizza che sembravano averla animata al solo avvistarlo, ma poi doveva averci ripensato e le aveva serrate, abbassando lo sguardo e dirigendosi verso la sua borsa con movimenti automatici dettati dal vano intento di fingere che niente e nessuno, proprio a pochi passi di distanza, la stesse guardando con il preciso proposito di rovinarle una giornata che non era cominciata poi così male.
Draco prese ad avanzare verso di lei allo stesso ritmo con cui la Granger, torva, si avvicinava alla sua postazione.
Forse era stata opera di quella camminata così arrogantemente sicura di sé, di quello sguardo penetrante che le si era allacciato addosso senza dare segno di mollare la sua presa, di quello spavaldo ghigno ad acuire la crudeltà della sua espressione; fatto sta che la Mezzosangue, squadrandolo con la coda dell’occhio ed intuendo palesemente il pericolo che ormai incombeva con l’avvicinarsi del Serpeverde, diminuì la velocità del suo passo e esalò un sospiro denso di malumore.
« Malfoy. - Constatò, fingendo di mantenere una calma totalmente inesistente. - Sono in ritardo per la prossima lezione ».
« Desolato, Granger, di minare così malvagiamente la tua fama di studentessa modello. - Il sorriso di Draco brillava di compiacimento. - Sono davvero mortificato ».
« Immagino. - Commentò aspramente Hermione, afferrando la borsa e caricandosela su una spalla. - Adesso sparisci dalla mia vista ».
Fu in un balenio di tenue rassegnazione, che il volto della ragazza si distese in collera nel venire afferrata così saldamente per i polsi; una stretta che pungeva dello stesso ardente sentimento che solcava lo sguardo di Malfoy, adesso così vicino e sovrastante, catene pesanti e fredde dalle quali nessuno avrebbe mai potuto più liberarsi. Con uno scatto cercò di sciogliersi da lui; in una vibrazione di fermezza e decisione Malfoy la riportò al suo posto.
« Ipocrita, Granger. - La voce di Draco si era ridotta al sussurro più tenue e serpentesco. - Devo forse ricordarti cosa è accaduto l’ultima volta? »
« Alludi forse al mio schiaffo? » mormorò Hermione con sfida.
« Intendevo prima dello schiaffo. - La stretta di Draco si rafforzò tanto da farle male ai polsi. - Non dirmi che hai dimenticato tutto quanto… Devo forse rinfrescarti la memoria? »
« Lasciami. - Hermione allontanò le braccia e fu con sua stessa sorpresa, che Malfoy eseguì. - Stai perdendo il tuo tempo. Non so a quali strane fantasticherie ti stia riferendo, ma nel caso in cui non l’avessi notato, Malfoy, niente è mai successo tra me e te ».
« Niente che ti faccia piacere ricordare, Granger ».

Il calore di quelle labbra.
Oh, quante volte si era perso in quei bollenti abissi durante le nottate più solitarie e cupe; e come l’aveva ricordata, come aveva saputo entrare nelle profondità di una realtà che, una volta offertogli il premio che aveva meritato, lo aveva così egoisticamente sottratto alla sua vista.
Era stato un bacio a metà mandato a sancire la diretta condanna della Mezzosangue alla sua mercé eterna.
Un donare, un prendere e un restituire avvenuto quasi per fatale casualità. Il sollevarla tra le braccia, restare immune alla sua resistenza e baciarla; sentire e sapere che lei lo aveva ricambiato, per quell’attimo, quel breve e meraviglioso e inaspettato attimo, prima che trovasse la forza di combattere contro sé stessa scagliandosi su di lui.

E no, non lo avrebbe mai dimenticato. La Granger avrebbe potuto negare fino allo spasimo, schiaffeggiarlo di nuovo, sommergerlo di insulti e rifiuti.
Lui si era già vendicato di tutto quanto; quel bacio era stata la debolezza della Mezzosangue e Draco, che gliel’aveva procurata, rappresentava ormai la sua stessa incancellabile vulnerabilità.
« Per tua fortuna, Granger, - riprese Draco, la voce stranamente roca, - questa volta ho intenzione di sbrigarmela in fretta ».
« Prego? » Hermione alzò un sopracciglio.
« Hai riso di me. - Fu l’aspra constatazione. - Prima, a lezione. Con i tuoi amichetti. Tu hai osato ridere di me con loro ».
La Granger sbatté le palpebre; dopodiché, riacquistando con una certa fatica il controllo di sé, imbastì un sorriso che Draco trovò bizzarramente provocatorio.
« Non che sia particolarmente arduo deriderti, Malfoy » frecciò con sicurezza, in quell’irritante padronanza di sé che lui non aveva mai saputo tollerare, e fu con passo deciso che la sovrastò una volta per tutte impedendole di indietreggiare tenendola ferma per le braccia.
Il respiro della Granger si era fatto più veloce; ma gli occhi scuri spalancati, cosparsi di oltraggio e indignazione, celavano nelle loro profondità qualcosa di cui Draco riuscì a cogliere a malapena le vaghe sfumature, ed ecco che nel cieco intento di venire a capo dei suoi conflitti le si fece più vicino di quanto prima non avrebbe osato fare.
« Prima mi sono accorto di qualcosa, Mezzosangue. - Lentamente, lasciando che la voce scorresse sulla sua pelle, una mano di Draco abbandonò la presa su di lei per alzarsi in direzione del volto. - Devo accertarmi che sia vero ».
Nell’ombra di uno sguardo attento e vigile, due dita candide e sottili si posarono su labbra socchiuse e tremanti come una rosa scossa dal vento; Hermione volse la testa nello stesso istante, turbata e ostinata.
« Granger. - Sogghignò Malfoy tranquillamente. - Non sarà il nostro primo bacio ».    
« Esatto, e farò in modo che non accada di nuovo. - Protestò, infervorata. - Sei stato un errore che non sarò mai in grado di perdonarmi ».
« Gli errori tendono a ripetersi. - Assorte, le dita del ragazzo continuavano a sostare sui confini del suo volto in carezze sfiorate e leggere. - Ma questo sarà l’ultimo ».
Gli occhi di Hermione si puntarono dritti su di lui.
« Che significa? »
« Che non voglio più sentire storie, Granger. Adesso ti bacerò. - Il volto di Draco si fece così inaspettatamente vicino che la ragazza trattenne d’istinto il respiro. - Se vorrai picchiarmi, sarai libera di farlo. Potrai respingermi, scagliarmi un incantesimo, insultarmi. Ma qualunque cosa farai, io riproverò. - La voce era così bassa da dare l’illusione di essere soltanto frutto dell’immaginazione. - Ti bacerò ancora, e ancora, e ancora. Finché non sarai troppo stanca per dirmi di no. Finché non crollerai esausta tra le mie braccia, supplicandomi di lasciarti in pace. E allora io potrò prendere di te tutto ciò che vorrò, farmi spazio nel tuo corpo con il tuo stesso permesso. Un permesso che si sarà trasformato in bisogno, un errore che sarà divenuto un’ancora di salvezza ».
« Malfoy… »
« Taci. - La mano di Draco scivolò sulla sua guancia in un tocco più rude e deciso. - Taci, Granger ».

Fragole.
Distese di fragole zampillanti su una valle di desolazione color pece. Tinta rosso acceso impressa su una tela dai contorni sfocati di pensieri e fantasie; una dopo l’altra, le fragole si rovesciavano dall’alto e cadevano nel grembo di qualcuno che non si era affatto preparato ad accoglierle.
Fragole proprio nella sua bocca.

Totalmente inutile, ripetersi fino allo sfinimento di andarci piano.
Tutti i buoni propositi di Draco Malfoy andarono a farsi benedire nello stesso istante in cui le labbra della Granger cominciarono a serrarsi e sottrarsi dal suo tocco; e allora l’istinto, il feroce ed egoista istinto, trovò modo di ribaltarlo spingendolo a lottare con tutte le sue forze per ottenere esattamente ciò che voleva. La lingua si affrettò a spingere contro di lei e a stuzzicare un’entrata che gli era stata negata.
Draco avvertì il corpo della Mezzosangue irrigidirsi e poi sciogliersi nella sua stretta; freddo e calore la invasero al solo rendersi conto di chi la stesse tenendo tra le braccia, ribellione soffocata dal respiro mozzo le serrò la gola in una morsa che non aveva più niente a che vedere con tutto ciò che aveva pronunciato fino a poco prima.
Quelle labbra velenose, dimora delle insolenze più crudeli e imperdonabili, parvero squagliarsi sotto di lui come ghiaccio sciolto dai raggi di un sole rovente; poco a poco, nella stretta distaccata di chi vuole evitare di lasciarsi totalmente andare, la Granger si aprì ai suoi desideri.
Le mani sulle spalle di Draco, unghie conficcate nella veste e braccia rigidamente tese, faceva di tutto per tenerlo lontano e allo stesso tempo permetteva al Serpeverde di fare di lei ciò che voleva, come se non avrebbe mai potuto perdonarsi l’ennesima dipartita del ragazzo per causa della sua testardaggine.
Ma a Malfoy bastava.
Per il momento era sufficiente, e anche se si sentiva ardere dall’impulso di forzare ancora le sue difese, capì che per quel giorno la conclusione della sua vendetta avrebbe decretato anche la fine dell’opposizione della Mezzosangue.
Una mano infilata tra i capelli della Granger e una a fasciarle la schiena, continuava a cercare di stringerla a sé mentre una fragola dietro l’altra pioveva nella sua bocca seguendo l’armonia di una pioggia sempre più impetuosa ed irruente.
La labbra si mossero decise sulle sue e la Mezzosangue, priva della riluttanza che aveva valorosamente portato sotto ai suoi occhi nell’arco di tutta quella settimana, in un solo istante gli lasciò via libera; Draco approfittò subito dell’occasione e si fece spazio nella bocca della ragazza nelle vesti di chi trova finalmente respiro dopo un lungo periodo di apnea.
Adesso le fragole si erano fatte ancora più dolci e succose, così vere e palpabili da poterle avvistare di fronte a sé.
Lentamente, queste presero forma sullo sfondo nero che lo sovrastava e a Draco parve di tendere una mano per afferrarle; dita pallide nel buio, succo di fragole rovesciato sulla sua lingua, qualcosa di tangibile e morbido comparso all’improvviso nel bel mezzo della sua estasi.
La fragola precipitò ai suoi comandi e lui, le labbra arricciate in un sorriso profumato di vittoria, dedicò alla Granger un ultimo bacio prima di scostarsi di qualche centimetro.
Lei aveva il fiato mozzo e Draco poteva quasi udire il battito frenetico del suo cuore scuoterle il petto ansante.
Gli occhi di Hermione girovagarono dappertutto sul suo volto, le mani ancora inchiodate sulle sua spalle e le labbra arrossate - fragole lucide e vermiglie - socchiuse proprio come lui le aveva appena salutate. Sembrava che volessero esprimere ad alta voce una domanda difficoltosa; deciso a lasciar perdere ogni spiegazione, Draco sorrise ancora di più e, masticandole davanti la chewing gum alla fragola, provocò una grossa bolla opaca che le scoppiò proprio sotto allo sguardo sorpreso.
« Sapevo che ce l’avevi anche tu. - Le sussurrò, intrecciando le dita con quelle di lei. - Grazie mille, Granger, per un regalo così inaspettatamente dolce ».
Non ci volle molto, perché Draco capisse di aver appena sancito la propria condanna.
Fu sufficiente un momento per dare alla Granger il tempo di assorbire la frase, un altro per cercare di tollerare il tono derisorio appena utilizzato da Malfoy, un altro ancora per capire esattamente cosa le avesse appena fatto.
E lei, mollata lì dopo un bacio che l’aveva sconvolta e vedersi esplodere davanti l’unica cosa a cui quell’infido Serpeverde doveva aver mirato fin dall’inizio, non trovò altro da fare se non sciogliere le loro mani e partire con l’unica arma che avesse a disposizione.
Il ceffone.
Quando Draco se lo vide venire incontro, non esitò a curvarsi per scansarlo; la diabolica mano della Mezzosangue sfiorò fortunatamente una ciocca di capelli che risentì in modo particolarmente tragico del brusco spostamento d’aria.
Draco, divertito, sollevò il mento per guardarla, ma lei aveva afferrato la borsa e, in un cipiglio oltraggiato, si stava già dileguando dall’aula.
« A domani, Granger! »
Senza dare alcun segno di averlo sentito, lei svanì decisa oltre la soglia.
Quando Draco non poté più vederla si lasciò andare a sedere sul pavimento e esplose in una breve risata divertita, profumo di quei capelli ancora sulle sue dita, solchi nell’uniforme proprio dove lei l’aveva appena toccata, il ricordo della Mezzosangue vivo come fragole rosse nella sua bocca.
















Ciao a tutti! Questa non è certamente le tipologia di storie a cui mi dedico di solito, ma l'attimo di pazzia prima o poi incontra tutti, e questo è semplicemente stato il mio svago in un pomeriggio in cui non avevo niente di meglio da fare.
Mi sono divertita a scrivere questa shot, e sono soddisfatta di essere stata - una volta tanto! - abbastanza breve.
Spero che vi sia piaciuta. A chiunque sarà così gentile da lasciare un commento, risponderò al più presto tramite mail.
Mi farò presto viva con un'altra shot in fase di lavorazione. Un bacione!





   
 
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