Looking at heaven
Fa freddo.
Un pensiero forse stupido, e un tantino sciocco. Ma d’altro canto un vento gelido sta spazzando l’isola dal suo arrivo e il manto candido della neve ha già ricoperto di qualche centimetro le banchine del porto, giù a valle, quindi figurarsi quanto gelo poteva trovarsi in cima al monte.
Rabbrividisce, intirizzito, e tenta di avvolgersi maggiormente nel mantello di lana che gli copre le spalle; poi avanza ancora di qualche passo, incerto. Hanno insistito a mandarlo lassù da solo, perché “è necessario”, ma non gli hanno detto di preciso cosa deve cercare. O cosa deve fare. O tutte e due le cose.
E nevica, fa freddo, le dita dei piedi gli dolgono ormai da mezz’ora, sta continuando ad arrancare e non c’è niente e nessuno, se non alberi e boschi sempre più radi. I lupi, nella foresta, qualche altro animale, i gufi più coraggiosi che si allontanano dai loro nidi. A casa sua non l’avrebbe mai detto, ma lì ha paura.
Allunga ancora le gambe, oltrepassando con circospezione un cespuglio, poi si ferma, guardandosi attorno spaesato alla ricerca di un punto di riferimento, valido anche solo per tornare indietro. Non ha alcun senso stare lì, tremante come un pulcino appena uscito dall’uovo, col rischio di non ritrovare la via di casa. Perché l’hanno spedito lì sopra? Perché da solo?
-Moghrey mie-
Sobbalza terrorizzato, avvertendo una voce sconosciuta spuntare improvvisamente alle sue spalle, e per poco non casca per terra, il cuore che batte a tutto spiano per lo spavento. Lentamente, molto lentamente, si volta, incontrando con lo sguardo il profilo sorridente di un ragazzetto un poco più alto di lui, morbidi capelli rossi che sbucano da un mantello verde e occhi azzurri che lo fissano dolcemente, un sorriso delicato sulle labbra sottili.
Uno sconosciuto dall’aspetto particolare, ma che subito gli dà la sensazione di conoscerlo da sempre. In lui subentra la calma e la tranquillità di chi ha trovato la meta, insieme a un pizzico di curiosità.
-Chi… chi sei?- mormora, notando che l’altro gli ha teso una mano, restando in attesa che lui l’accetti.
-Sono Mann. E tu sei… Englaland- risponde, con la stessa voce trillante che l’ha stupito in precedenza e che per qualche istante gli ricorda il gorgheggio di una fata. No, non è solo quello. Vi è molto di più…
-No, io mi…-
-Englaland!- ripete quello, con un’intonazione allegra che pare quasi stia chiamando un fratello che non vede da troppo tempo, e gli afferra solare la piccola mano, stringendola in una presa calda e rassicurante. Allora smette di provare a replicare che Roma l’ha chiamato Britannia, che poi Anglia e Sassonia hanno deciso che non andava bene e che c’è quel ragazzetto che ogni tanto viene dal mare che ne ha da ridire, e i suoi fratelli si rivolgono a lui in un altro modo, e che alla fine nemmeno lui sa se un nome ce l’ha oppure no, e si lascia guidare, trotterellandogli dietro pacifico mentre l’altro intona una dolce canzone dei boschi chiamando a raccolta gli elfi e le fate.
La neve continua a cadere, ma lui non sente più né il freddo né la paura, gli occhi colmi solo di accesa meraviglia.
Di nuovo qui XD
Note random: ambientata più o meno in epoca
anglo-sassone (quindi VII-VIII secolo), quindi Inghilterra è molto piccolo. E
non si chiama ancora Inghilterra, in quanto tale nome per indicare la nazione è
subentrato dopo l’unificazione dei quattro regni anglo-sassoni che all’epoca
occupavano il territorio (Northumbria, Wessex, Anglia orientale e Mercia) inziata con Alfredo il
Grande. Quello che volevo dire in questa fic è che
Mann, vedendo nel futuro, sa già che si chiamerà “England” (Englaland
è la forma antica) e sa quel che sarà da grande.
Il ragazzo che ogni tanto viene dal mare è (guarda un po’) Danimarca XD
Moghrey mie: Buon giorno, in mannese
Ringrazio per le loro recensioni:
Yumi Kago: Waw *_* Sono
contenta che ti sia piaciuto anche se ho detto proprio
poco. Spero che questo capitolo dica qualcosa di più anche restando nel vago XD
Kymyt: Socia, ti adoro. Ma non dire certe cose, che poi mi gaso U///U Grazie
infinite <3
Grazie a tutti coloro che leggono. Besitos, a
presto
wolvie