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Autore: trullitrulli    27/09/2010    2 recensioni
Ispirata a "Dracula" e al film "Van Helsing")
Iniziata con il titolo "Il vampiro. Il lupomannaro. La medium". In questa storia non ci saranno i nuovi vampiri inventati dalla Meyer. 1890, siamo in Transilvania, il centro di un vortice di leggende, non c'è un solo brandello di terra che non sia imbevuto di sangue. Fin da quando è morto Edward beve sangue umano, non esce di giorno, ha paura del sole e dei crocefissi, delle ostie consacrate e dell'acqua benedetta...
[...] Edward si chinò su di lei e il collo della giovane rispose venendo incontro alla sua bocca come se volesse un bacio.

La bocca sembrava eccitata e fremeva, pronta ad attaccarsi al collo.
La giovane sentì il soffio freddo di un respiro deliziato lambirle il collo e le spalle, che le vennero snudate con strappi di veste impazienti e frenetici.
Poi un dolore di un momento, quando le vennero piantati con foga i canini nel collo; il vampiro succhiò a lungo e a fondo, la ragazza lanciò soffi estasiati - ringraziandolo del sangue che le succhiava via come un gatto ringrazia con le fusa per le carezze che gli vengono fatte - finché non si sgonfiò morendo tra le braccia che la sostenevano.
Edward respinse il corpo nella neve con sanguinaria freddezza, impaziente di liberarsene, e con la manica si ripulìla bocca da ogni traccia della sua vittima. Tanto sazioda essere esausto, tornò a sentirsi se stesso dopo essere stato posseduto. [...]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-…e questo era l’ultimo valido motivo per cui non hai ragione di considerarmi pazzo- cinguettò Dick, col naso per aria e la voce piena di saccente pedanteria.
Jacob, stravaccato davanti a lui nella carrozza, con il braccio a penzoloni fuori dal finestrino, alzò scetticamente il sopracciglio sinistro.
-Davvero?...Allora dovresti spiegarmi perché- tanto per fare un esempio- sulla nave, col mare in tempesta, urlando come se ti stesse inseguendo il diavolo, hai tentato clamorosamente di buttarti giù dalla prua?-
Dick rimase tramortito per un istante, come se gli avessero appena fatto uno sgambetto.
-Quello era semplicemente uno scatto irrazionale! Dovuto al fatto che il comandante ci aveva avvisato che, se avessimo imbarcato ancora l’acqua della tempesta, saremo affondati entro dieci minuti- si riprese risentito, evidentemente punto sul vivo –Anzi, mi meraviglio che quella notizia non ti abbia nemmeno scalfito-
Ci fu uno scossa della vettura che per poco non fece cadere Dick dal sedile.
Sulla bocca di Jake si aprì un sorriso limpido come la neve che rimanda il bagliore del sole.
-Non è che io sia rimasto così indifferente ma, non so te, se io sapessi di star per morire, non ci terrei ad accelerare la cosa, cercherei la soluzione. Infatti, come puoi notare, siamo qui che ci scambiamo piacevolezze solo perché tutti si sono messi a dare una mano per governare la barca. Dopo, naturalmente, averti legato all’albero maestro per impedirti di suicidarti- concluse Jake, soddisfatto di averlo demolito, sempre con l'intramontabile sorriso capace di sciogliere i ghiacciai perenni.
-Le reazioni sconsiderate nelle situazioni a rischio di vita sono perfettamente normali- berciò Dick come una zitella incattivita, risistemandosi sul sedile.
-Non cercare di arrampicarti sugli specchi, mio caro- sbuffò Jake, come se ormai ritenesse che discutere con Dick fosse uno sforzo inutile –Se non fossi svenuto come una femminuccia, la nave sarebbe sicuramente affondata per quei cazzo di urtoni che provocavi con quella stramaledettissima aura del cazzo…- continuò, rimestando cupamente i ricordi delle scosse di terremoto che avevano investito la nave, degli urli disperati di Dick che cadeva in deliquio, e degli Slovacchi spaventati che si davano da fare attorno alle vele e alle corde.
Avevano sbarcato, finalmente, con grande sollievo di Dick, che per gran parte del viaggio non aveva fatto altro che spargere bile nel mar Nero.
Lì si accorsero che una fila di lettere del cardinale li aveva di gran lunga preceduti, e che una carrozza li aspettava alla stazione di Galati.
-Se hai finito di adularmi, mi dici con chi dobbiamo prendere contatti adesso? Perché penso che il vecchio non avesse in serbo per noi le gioie del campeggio, ma una stanza, con dentro un letto, e magari una bottiglia di vodka per scaldarci, o come minimo…- l’estenuante logorrea di Dick (talmente trascinato dal discorso da essersi scordato le opportune domande fatte in precedenza) si protrasse a lungo in argomenti che abbracciavano una delle sue grandi passioni: i superalcolici, che un giorno o l’altro avrebbero inferto il magistrale colpo di grazia al suo già rovinoso sistema nervoso.
Jacob aspettava solo il giorno in cui Lucio gli avrebbe trapiantato il fegato perché Dick imparasse la lezione.
Dick continuò imperterrito nei suoi acrobatici voli pindarici, saltando velocemente di argomento in argomento, senza evidentemente sentire il bisogno di un interevento da parte dell’altro.
Jake continuava a guardarlo, non interessato ad ascoltarlo, naturalmente, ma piuttosto a capire quanto potesse resistere parlando senza respirare tra una frase e l’altra.
“Ma non gli si secca mai la lingua?!” pensò di sfuggita, sbadigliando fiaccamente, mentre perdeva di vista il filo dell’aggrovigliata conversazione di Dick e tenere gli occhi aperti e l’attenzione vigile diventava faticoso.
Ad un tratto, estenuato, alzò una mano a significare che voleva intervenire in quel dialogo unilaterale.
-Primo- esordì bruscamente, prima di dargli il tempo di finire l’ultima frase -Non mi stupisco affatto che tu senta più la mancanza della vodka che del cibo. Secondo. No, il vecchio non ci ha lasciati sotto i ponti, ma devo avvisarti, mio caro ubriacone, che saremo ospiti di religiosi. Parlo di religiosi devoti e retrogradi, che non ti conoscono, e che potrebbero rimanere scandalizzati. Intonano salmi, non canti da taverna. Spiacente di infrangere i tuoi sogni, ma modera la sete, le parole, i modi, gli esperimenti su quelle cose verdastre che ti sei portato dietro…tutto! Niente comportamenti strani.-
Dick, ascoltandolo, cercava di non sbuffare come un bambino costretto ad ascoltare le insistenti raccomandazioni dei genitori, e alzò gli occhi al cielo in cerca di una dispensa divina.
Per una volta che pensava di fare quello che voleva senza le ramanzine del vecchio prete!
Ma gli andava sempre male: passava da un guardiano a un altro senza riuscire a fare di testa sua.
Sperava sempre che qualche santo gli fosse propizio, ma la sfortuna lo tallonava continuamente come un cane da caccia che l’avesse scambiato per una lepre.
Naturalmente, a guardar meglio le cose, quella che lui chiamava “sfortuna” era una divina benedizione che gli impediva di fare cose così stupide che sarebbero state un vero e proprio suicidio plurimo.
Si chiuse in un silenzio oltraggiato e non scucì più una parola fino a che la carrozza non si infilò in un sentierino sperduto al centro di una valle fortificata da immense montagne.

 

***

 
-Non è possibile Bella, veramente…-
-È proprio un bel casino-
-Se capitasse, non potremo fare niente. Dovremo ubbidire-
Bella era in preda a un paralizzante senso di irrealtà. Non è vero…n-no…non puo’ essere la volta buona che muoio… farneticava penosamente tra sé ma no…non puo’ essere vero…certamente…ecco spiegato tutto…stanno scherzando!
Si sentiva smarrita come una prigioniera a cui è stato tagliato l’ultimo ponte di fuga.
In effetti sentiva meno speranze di sopravvivere che se fosse stata già dentro la bara che le si chiudeva addosso, pronta per essere calata sotto terra, nel buio perenne, pieno di vermi e ossa, del regno che non vede il sole.
Con una sensazione di mancamento allo stomaco giro uno sguardo, atterrito in modo commovente, sui lupi, che la guardavano ansiosi farsi sempre più bianca.
Era in uno stato di paura tale che anche gli alberi le sembravano le sbarre di una gabbia architettata dal conte.
-Noi continueremo a proteggerti finché potremo, Bells, ma di a tuo padre di tenere carico il fucile con le pallottole d’argento- fece Sam; il suo solito tono serio era diventato più grave che mai.
La ragazza aveva lo sguardo smarrito in pensieri spaventosi.
-Isabella? Ti senti bene? Mi senti?- fece Quil preoccupato, scuotendola per una spalla.
Isabella si tirò indietro sobbalzando, concentrando ogni sforzo per trattenere le lacrime.
La prese un malore di angoscia claustrofobica.
Respirava peggio di un’asmatica, si sentiva malferma sui piedi, il cuore in tachicardia, la testa che girava come se dovesse svitarsi dal collo, la gola chiusa dalla nausea, e la paura che le rimescolava gli organi interni.
Il terreno sotto ai suoi piedi oscillò bruscamente, fece appena in tempo ad avvisare tutti di stare per svenire che Sam le arrivò alle spalle per sorreggerla prima che cadesse nel fiume Bistrita.
Sentiva delle voci che le facevano circolo attorno.
Era stata stesa per terra, ma il mondo continuava a girare, ed era certa che da un momento all’altro tutto sarebbe imploso su di lei, risparmiando al conte la fatica di ucciderla.
Il meglio che poteva chiedere, in quel letamaio di situazione in cui si trovava, era di morire proprio così, in un capogiro di disperazione.

 

***

 
Il getto d’acqua fredda sembrò rianimarla un po’.
Nonostante tutto,  aveva avuto l’effetto di strapparla dalla sensazione di trovarsi al centro del vortice implosivo dell’universo, il che le diede il magnifico istante di sollievo di cui aveva bisogno da due settimane a questa parte.
I lupi discutevano intorno a lei, che si limitava ad ascoltare, come una bambina che non puo’ prendere parte alle decisioni degli adulti.
Bella non aveva più la possibilità, né il coraggio, di uscire di notte.
Il conte aveva preso a girare intorno al villaggio e i lupi avevano riconosciuto il suo odore.
Il punto focale di tutto il suo macchinare, spostarsi e tramare era lei.
Bella pensava che i suoi nervi avessero già raggiunto il punto estremo di tensione, ma scoprì che si poteva ancora largamente infierire su di loro senza raggiungere il tracollo quando i lupi la informarono che anche altre due assetate vampire non potevano fare a meno di girarle attorno.
Bella aveva paura. Spesso, mentre dormiva, aveva le convulsioni e quando si svegliava, in lacrime dallo spavento, gettava il aria le coperte e ululava -Sono entrati! Sono entrati!-
Charlie accorreva, venendo scambiato per un aggressore dalla mente ancora allucinata dai sogni di Isabella e facendo raddoppiare i suoi strilli.
Era costretto ad afferrarle le mani che trinciavano l’aria con gesti scomposti, si faceva riconoscere diradando lo spavento notturno, le parlava, la calmava, le prendeva la testa tra le braccia e la cullava.
-Non voglio morire papà…- singhiozzava –Non farmi più uscire, papà. È fuori che aspetta! È sempre fuori che mi aspetta…- sapeva che non poteva entrare, ma ciò che poteva fare era convincere lei a uscire.
-Sta calma Bells, calma. È lui che ti manda quei sogni Bells, lo sai, vero?, ti ricordi che quello che vedi non sta per succedere, lo sai?, è tutta fantasia…tutta quella sua malata fantasia... Qualunque cosa tu faccia non guardare fuori dalla finestra. Non guardarlo e non ti succederà niente. Te lo giuro sulla mia testa, Bella- diceva, commosso anche lui –Sulla mia testa!-
Bella raddoppiava le lacrime e si gettava ad abbracciarlo, rinfrancata, poiché quei discorsi incoraggianti erano fatti con la vera voce dell’amore, una voce capace di risollevare sempre ogni speranza.
-Non voglio dormire- pigolava –Mi manderà i sogni…-
-Cosa vedi Bells? Cos’è che ti fa spaventare tanto?-
Isabella non rispondeva, ma stringeva più forte la presa e ricominciava a singhiozzare.
-Cosa vedi Bells?- insisteva.
-Non lo so! Non vedo niente! Mi…mi tolgono gli occhi…con…con gli spilli e i cucchiai!...- strepitava e qui esplodeva il pianto dirotto inframmezzato di incongruenti grida.
Improvvisamente Bella si attaccava a Charlie come se una corrente fortissima la stesse strappando via.
-Mi chiudono…mi chiudono dentro un posto stretto, e ridono, e poi…- tentava di raccontare lei, agitata e singhiozzante, ancora sotto la violenta impressione di quel sogno raccapricciante -…non lo so…poi…fa buio…c’è puzza…io puzzo…puzzo di morto...poi sono nel letto…e…e entrano…entrano, mi prendono…mi trascinano…mi strappano i capelli…mi azzannano…ogni brano di pelle che trovano...-
Non c’era modo di scucirle qualcosa di più coerente di quello.
A quel punto Charlie doveva riprendere a calmarla finché non si addormentava, esausta; ma, a giudicare dall’espressione tormentata e dai lamenti che riprendevano pochi minuti dopo, era tutt’altro che un bene.
La mattina, al posto di sua figlia appariva una ragazzina magra e occhiuta come un gufo: con due enormi occhiaie blu, un coacervo di dolori, la pelle trasparente, e il viso sfatto, meno vitale di uno zombie.
Di giorno quella ragazza pallida e fragile come una tisica non parlava mai dei suoi sogni o del conte.
Charlie raramente si azzardava a chiederle come stesse o se c’era qualcosa che lui stesso potesse fare per aiutarla, ma lei non poteva e non voleva dare
una risposta.
Non voleva mai parlare della situazione, nonostante ne sentisse su di sé tutta la gravità e la minaccia.
Parlarne significava abbandonare l'ultima speranza di essere solo in un sogno.
L’avrebbe trascinata in un baratro di vertigine.
Charlie credeva che stesse diventando pazza, e lei stessa sentiva che la follia la incalzava, che teneva in pugno il suo cervello e lo stringeva come un limone da spremere.
A volte la sorprendeva a mormorare da sola, o si accorgeva che lo fissava con uno sguardo stralunato, come se non lo riconoscesse.
I vicini cominciavano a mormorare su Charlie.
Sentendo le urla notturne di Isabella, urla che trascinavano nell’angoscia chi le ascoltava, avevano pensato che Charlie la picchiasse nel più crudele dei modi, che si approfittasse della sua virtù, che non la facesse più uscire di casa, che fosse preso da una furente, e quanto mai insana e incestuosa, gelosia per sua figlia.
D’altronde Charlie non aveva mai parlato molto con la gente del villaggio, e ancora meno da quando gli era morta la moglie.
Un comportamento così taciturno e scontroso poteva fare molto cattivo sangue in un piccolo villaggio come il loro, dove tutti si conoscevano fin dalle fasce e dove la loro famiglia bizzarra e indesiderata si era trasferita cinque anni prima, sconvolgendo l’amata e cristallina fissità delle loro vite.
Sembrava impossibile che scambiassero quel burbero, timido uomo, che faceva il barcaiolo col barcone di sua proprietà, per un pazzo.
-Due anni fa gli è morta la moglie. È possibile che, a furia di rimuginarci, sia impazzito e sfoghi il dolore sulla figlia, che le assomiglia molto- dicevano le malelingue, specie le signore.
Quel giorno Isabella aveva raccolto il coraggio per uscire a cercare i lupi mannari.
Mentre camminava per uscire dal villaggio un coro di bisbigli le si sollevava alle spalle.
Gli abitanti avevano decisamente notato la sua fisionomia alterata dalla stanchezza, gli occhi grandi di paura e la pelle quasi trasparente sulle vene a causa della debolezza.
Ignorando eroicamente i pettegoli, che nemmeno pensavano di abbassare educatamente la voce in sua presenza, procedette a testa bassa, sperando che, se non li guardava, loro non avrebbero guardato lei.
Nella foresta, dopo che ebbe lanciato il segnale di emergenza, i lupi si erano man mano raccolti attorno a lei, ma aveva capito che nemmeno loro avrebbero potuto far nulla per difenderla.
Non potevano mettersi contro il conte; potevano dirne tutto il male del mondo, sputare schifati quando parlavano di lui, proteggere i cittadini avvisandoli sui suoi spostamenti attraverso Bella, ma bastava un suo sguardo un po’ più severo per far serrare loro le file e ridurli ad una militaresca obbedienza.
Per una sorta di gerarchia di demoni minori e maggiori più rigida delle caste indiane, loro scattavano agli ordini come chiamati da un fischietto a ultrasuoni per canidi.
Nonostante si odiassero per i servigi resi senza fiatare al vampiro, non potevano fare altrimenti.
Erano sotto il suo comando, anzi, se il conte Edward era così deciso a perseguitarla, avrebbe chiamato anche loro in aiuto della sua impresa.
E se avesse esaurito la pazienza di aspettare le avrebbe mandato contro loro, i suoi stessi amici e protettori.

Loro, al contrario del conte, potevano fare irruzione in casa degli sconosciuti con o senza l’invito, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Da quel giorno Bella si aspettò i rivolgimenti più orribili alla svolta di ogni momento e si sentì ancora più in pericolo di prima.

 

marpy: Sono quasi più belle le tue recensioni della mia storia. Ci ho trovato cose che nella storia non avevo nemmeno pensato. “Infatti la tua storia inizia con un assassinio: bellissima l'ambivalenza di questo episodio. La vittima “affascinata” e “sedotta” dalla bellezza e dalla perfezione del vampiro, accoglie la morte come un piacere inevitabile. Il lettore, invece, inorridisce nel leggere la descrizione dell’atto: è il male che agisce, è la bellezza che rivela il mostro, è l’innocenza che soccombe dinanzi alla malvagità.” Mi sembri talmente ispirata che ti lascerei scrivere la storia al posto mio^^
asia90: Grazie. Speravo di non venirmene fuori con le solite banalità. Twilight è un fandom talmente pieno di bimbeminkia con gli ormoni osannanti Edward che ormai l’hanno rovinato con i sentimentalismi e le storie d’amore da favola senza sapore di realtà o di tragedia.
È tutto un “ed il bellissimo, tenebrossissimo, perfettissimo, dolcissimo, stupendissimo ed idealizzatissimo vampiro visse per sempre felice e contento con Bella, la ragazza normale di cui irragionevolmente ed irrealisticamente si innamorò superando la sua sete di sangue”. Fine. Spero di non incorrere nemmeno nel clichè del bello, cattivo e dannato che si innamora e diventa buono. Qui nessuno diventa buono, coglione e innamorato. Le storie in cui i cattivi diventano angioletti amorosi trullalero sono abbastanza.
Dreamerchan: Bella si è già fatta scoprire. Dovrò trovare anche il modo di spiegare perché Edward non si sia accorto prima di lei in cinque anni…Sono contenta che la storia ti piaccia.


Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite…

 
1 - Babygirl91 [Contatta]
2 - JuliaShadow [Contatta]
3 - Nicosia [Contatta]
4 - Toru85 [Contatta]

 
…e chi tra le seguite…

 
1 - Cullenuzza [Contatta]
2 - Dreamerchan [Contatta]
3 - essebi [Contatta]
4 - iaia_twl [Contatta]
5 - marpy [Contatta]
6 - Michelegiolo [Contatta]
7 - Sophie x Daniel [Contatta]
8 - Syberie [Contatta]
9 - vchiego [Contatta]
10 - yle94 [Contatta]
11 - _Mary [Contatta]

 
…un ringraziamento speciale a LunaDiInchiostro, la mia betareader che, nonostante sull’orlo del suicidio da esami, è riuscita comunque a betare.

 
Arrivederci.

 
trullitrulli

 

  
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