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Autore: Guessstar    27/09/2010    5 recensioni
"Come credi che stia?"
"Edward..."
"Rispondi. Come credi che stia?"
"Uno schifo..."
"Bene, non abbiamo più nulla da dirci".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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POV BELLA.

«Devo andarci per forza? Sai che non mi va! Ho sempre odiato Forks!»

«Dai amore, devi pur passare del tempo con tuo padre, anche se mi dispiace non vederti per tutta l’estate…» mamma stava cercando di convincermi in tutti i modi ad andare a Forks, la città più piovosa d’America, e forse del mondo intero. Perché dovevo andare in quella piccola cittadina quando il mio vero posto era a New york?

«Non potrebbe venire lui qui per tre mesi! New York è molto più bella di Forks»

«Non credo Phil gradirebbe l’idea di avere tuo padre che ronza intorno a noi per così tanto tempo, dai amore, almeno un mese. Se tra un mese vorrai ritornare, non farò storie».

Un mese era accettabile, ma tre mesi… non se ne parlava proprio. Avrei accettato le torture dell’inferno, piuttosto che andare in quella città e rimanerci per un lasso di tempo così lungo.

Salii sul taxi che mi avrebbe portato all’aereoporto senza fare più storie. Il viaggio fu lunghissimo ed estremamente stressante, nonostante stetti seduta per tutto il tempo, il fatto era che avevo sempre avuto paura degli aerei, soprattutto con quello che succedeva in giro, e non potevo far altro che agitarmi sul sedile, sotto lo sguardo divertito di un’hostess, avrei voluto vedere lei al mio posto, se non si sarebbe fatta prendere dal panico.

Arrivai a Seattle nella tarda mattinata. Aspettai con impazienza i bagagli e quando finalmente uscii dall’aereoporto tirai un sospiro di sollievo. Tutto era andato bene, tranne un piccolo particolare, stavo andando a Forks.

«Bells!» sentii una voce maschile chiamarmi, riconobbi subito mio padre, dipinsi un finto sorriso sul volto e gli andai incontro. Mi aiutò ad alleggerirmi dai bagagli e poi mi strinse in una braccio che mi strangolò quasi.

«Papà, non respiro»

«Sono così felice di vederti!» potei vedere i suoi occhi farsi lucidi per la felicità. Charlie era un tipo che non mostrava mai le sue emozioni, era piuttosto riservato. Su questo gli somigliavo molto.

Arrivammo a casa dopo un paio d’ore di viaggio. Non era cambiata per nulla, vi era sempre quel giardino malcurato, la cassetta delle lettere arrugginita con il nostro cognome scritto con il pennarello, ma la casa non era male. Charlie si offrì di aiutarmi con le valigie, gliene fui molto grata, non sarei riuscita a salire cinque valigie in un colpo solo.

«Questa è la tua camera»  aprì la porta dopo fino a qualche anno prima, vi era lo studio di mio padre. Le pareti erano lilla, al centro vi era un grande letto in cui mi sarei buttata volentieri a peso morto. Mi diedi un certo contegno, non potevo far la bambina stanca e capricciosa, nella parte destra vi era una scrivania con un portatile sopra, munito di modem e stampante.

«Allora? che te ne pare?»

«è perfetta papà, davvero»

«Bene, ti lascio da sola…» sentii la porta chiudersi dietro di me, e un magnifico silenzio piombò nella stanza. Mi gettai sul letto e fissai il soffitto, dove vi erano incollate delle piccole stelle che al buio avrebbero dovuto illuminarsi. Avevo sempre adorato vedere le stelle, mi appassionavano tantissimo, e fui grata a Charlie di essersene ricordato.

Non mi accorsi di essermi svegliata fino a quando non mi accorsi che erano le sei del pomeriggio.  Mi alzai e sistemai le valigie, con mio grande dispiacere mi accorsi che l’armadio che Charlie mi aveva comprato era troppo piccolo per tutti i miei vestiti, così dovetti tenere quasi la metà dei miei vestiti in valigia. Le vacanze non si prospettavano per nulla bene, sapevo già che avrei passato le vacanze peggiori di tutta la mia vita.

«Bella! Ci sono delle persone  che vogliono salutarti!» mio padre urlò dal piano di sotto. Non mi andava di scendere, e poi, era da circa tre anni che non andavo a Forks, chi aveva tutta questa voglia di vedermi? Scesi riluttante le scale, trascinando i piedi, ma quando vidi la persona che si trovava ai piedi della scala, i miei occhi si illuminarono per la sorpresa. Mi ero completamente dimenticata di lei, la mia migliore amica, quella che mi tirava su durante le mie giornate più brutte. Angela mi era sempre stata vicina, ma quando sono partita per l’ultima volta, sapevamo che non ci saremmo riviste molto facilmente.

Era cambiata un sacco, era molto più bella dalla ragazza brufolosa e occhialuta che avevo lasciato all’età di 14 anni, ora era un’adolescente bellissima. Sicuramente aveva un sacco di ammiratori.

«Bella!» mi abbracciò talmente forte che mi mancò il respiro, ma mi faceva piacere capire che nonostante fossero passati diversi anni, lei era ancora mia amica.

«Amore mio! Come sapevi che sarei ritornata?» in effetti non avevo avvisato nessuno del mio arrivo a Forks, solo la mia migliore amica, Wendy, e il mio ormai ex ragazzo, Jacob.

«Beh, Charlie non ha fatto altro che dirlo a tutta la cittadina da quando lo ha saputo,  non sai come è felice di averti qui» a quelle parole, mio padre, che non aveva parlato da quando era scesa, arrossì e si grattò la nuca. Gli sorrisi, infondo era molto tenero, ci teneva davvero a me.

«Dai, saliamo!» la presi per mano e la trascinai su per le scale.

«Wow Bella, hai davvero una bella camera»

«è stato tutto merito di Charlie, io l’ho trovata così… allora dai, raccontami tutto quello che mi sono persa» mi buttai sul letto e incrociai le gambe, poggiando la testa sui gomiti, lei fece lo stesso.

«Beh, non so che dirti, a parte che finalmente mi sono messa con Ben?»

«No! Non posso crederci!» Angela aveva sempre avuto una cotta storica per Ben, sin dall’asilo, purtroppo non era mai riuscita a farsi notare da lui, e di questo ne aveva sofferto molto.

«e invece sì, stiamo insieme da un anno! E tu invece, che mi racconti?».

«Beh, sai Jacob? Finalmente mi sono decisa a lasciarlo, non ne potevo più, era diventato troppo ossessivo, troppo geloso, era pesante!» con lui avevo passato i quattro anni più felici della mia vita, ma gli ultimi tempi era diventato troppo noioso e monotono, e poi non riuscivo più ad amarlo come un tempo, non mi veniva più naturale.

Passammo circa un’ora a parlare di tutta la nostra vita, di quello che ci eravamo perse.

«Bella, stasera c’è una festa, vieni?»

«Certo! Sai che non potrei mai perdermi una festa!»

«Okay, io e Ben passiamo a prenderti alle nove in punto, adesso devo andare a prepararmi, ci vediamo dopo».

«Okay, amore, a dopo». E ora, il dilemma per me fondamentale. Cosa avrei indossato?

 

POV EDWARD.

«Alice, vuoi sbrigarti? Il falò è iniziato un’ora fa!» non sopportavo l’idea di dover aspettare mia sorella ogni volta dovessimo uscire. Erano le dieci e ancora non era scesa. Io e Jasper, il suo fidanzato storico, eravamo seduti nel divano del salotto da un’ora e mezza, tempo che avrei impiegato normalmente per farmi dieci docce e dieci cambi di vestiti, ma che lei non riteneva sufficiente per rendersi “presentabile”.

«Devo solo scegliere le scarpe! Arrivo tra un attimo!»

«Alice siamo in spiaggia, non c’è bisogno delle scarpe!» urlò Jasper esasperato, mettendosi le mani ai capelli e chiudendo gli occhi. Come faceva a sopportarla, ancora non ero riuscito a spiegarmelo.

Sentii il cellulare vibrare nella tasca destra dei miei pantaloni.

«Pronto?»

«Edward! Ma dove diavolo siete! Vi ricordo che ci siamo dati appuntamento al posteggio! Vi siete persi per strada per caso?» il tono sarcastico di Rosalie mi fece innervosire ancora di più.

«Beh, dillo alla tua cognata preferita, è da un’ora che è rinchiusa in quel maledettissimo bagno…».

«Vabbè, io ed Emmett andiamo in spiaggia, ci siamo rotti di aspettarvi, ci si vede in giro… comunque, non immaginerai mai chi ho incontrato!» il suo tono si fece subito eccitato, questo non prometteva nulla di buono.

«Chi?»

«Bella Swan!» urlò, minacciando di rompermi un timpano.

Spalancai  la bocca, mentre il cellulare mi scivolò completamente dalle mani. Sicuramente non si sarebbe mai ricordata di me, quel bambino che le andava dietro in continuazione, non lasciandole mai un attimo di tregua, ma io mi ricordavo di lei, bella come il sole, la prima ragazza per cui mi ero preso una cotta, una cotta vera, mi ero quasi innamorato, ma ormai avevo superato quel trauma infantile, soprattutto dopo le innumerevoli ragazze che avevo avuto. Ma lei era stata l’unica a piacermi veramente, e quando seppi che molto probabilmente non sarebbe ritornata più a Forks, ne soffrii moltissimo.

«Edward? Sei ancora lì?»

«Sì, stiamo arrivando» interruppi la chiamata nello stesso istante in cui Alice uscì –miracolosamente- dal bagno.

Non mi ero ancora accorto che un improvviso stato di ansia aleggiava in me.

 

 

 

*ANGOLINO GUESS*

Ciao a tutti, dopo aver terminato Ci sei ancora tu nei miei ricordi, ho deciso di iniziare questa storia, che è completamente diversa dalla precedente. Credo che il prologo sia piaciuto abbastanza, per questo ho deciso di postare già da ora i capitoli. Vorrei terminare questa storia entro il mese di dicembre, quindi tre mesi, lo stesso tempo che ho impiegato per completare CI SEI ANCORA TU NEI MIEI RICORDI. Spero che anche questa storia sia di vostro gradimento! Un bacio!

giova71: beh, vedo che ti è piaciuto, spero questo primo capitolo sia stato di tuo gradimento, non sono ancora molto sicura di questa storia e per questo sarei molto felice di sapere se ti piace o meno, per regolarmi un po'. Grazie per osservare tutte le mie storie e per recensirle. Alla prossima, un bacio!

 AuroraTwilight: Grazie amore! sono molto contenta che la storia ti piaccia, anche se credo tu mi sopravaluti un po' troppo xD, grazie davvero! Spero questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacio! Alla prossima =)

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:

1 - alexia__18 [Contatta]
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