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Autore: Daphne Chasseur    27/09/2010    3 recensioni
Ma intanto, in quel lontano 23 ottobre, eri semplicemente un ragazzo, come me, sotto la pioggia avida di bagnarti. E tu, incurante delle sue gocce senza pudore, con lo sguardo perso e insicuro dall’altra parte della strada.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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L’indomani mi svegliò la risata squillante e mattiniera di Shannon.
Balzai giù dal letto e mi diressi in cucina dove i fratelli stavano affacciati da una finestra a godersi il bianco manto che dava riposo a tutto, quel giorno.
“Buongiorno ragazzi!” e le loro teste rientrarono infreddolite e si volsero a me.
“Oggi mi dovete assolutamente portare a Central park… con questa neve soprattutto!” proferì Shannon maliziosamente.
L’allusione sottile alla neve era piaciuta a tutti e tre.

Un’ora dopo ci rotolavamo come dei bambini nel prato bianco del parco.
Ansimavo per il troppo correre da Shannon che inseguiva me e Jared sempre provvisto ----  
magicamente di neve, in mano e nelle tasche.
Caddi sfinita dopo una buona oretta di corsa e piegamenti per evitare le palle di neve, dietro a Jared e mi aggrappai alle sue spalle, usandolo malignamente come scudo.
Ma resistere alla furia di Shannon era impossibile così alzammo entrambi le mani.
“Vi arrendete? Di già? Bè allora tanto vale che vada a prendere qualcosa di caldo” e le ultime due palle di neve colpirono Jared mentre io mi nascondevo dietro di lui.
Ci accasciammo a terra, con il naso e le guance tinte di un tenue rosso. Ci sfilammo i guanti pieni di neve mentre il nostro respiro riprendeva regolare. Ridevamo sotto voce.
“Che ne dici di venire con me e Shannon in Virginia per tre settimane?”
La domanda, attesa, mi spiazzò comunque.

Ci sono tante cose di cui mi sono spesso pentita.
Questa è una di quelle.
Non potevo lasciare da soli i miei zii a gestire il locale, soprattutto in quel periodo dell’anno in cui la gente affluiva a ogni ora e difficilmente si sarebbe trovato qualcuno che mi sostituisse dall’oggi al domani..
Tutta me stessa voleva dire di sì, ma una piccola parte mi imponeva di restare.
Dovere o piacere?
Si dice che dovrebbe venire prima il dovere, ma già in questa frase il dovere ha preso, sovrano, il sopravvento. E’ ingiusto, già calcolato.
Noi dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo dovere in questa vita.
La scelta era ovvia e pronta davanti a me, invitante, maledettamente invitante.
Ma dovevo dovere.

Quando lui capì, cercò di sminuire il mio rifiuto perché comprese le mie preoccupazioni, ma la delusione era lì, in bella vista, e né lui né io potevamo ignorarla.
Rialzandosi mi porse la mano sorridendo “Non scappi però, prima o poi mi seguirai e verrai con me”.
Accettai l’aiuto e togliendomi via gli ultimi residui di neve dai pantaloni, mi rialzai desiderando con ogni singola fibra del mio corpo che le sue parole si avverassero, un giorno.
Bisogna, si deve…
No.
State semplicemente attenti a quello che desiderate perché potrebbe avverarsi.

Camminammo vicini per un po’, in silenzio, mentre tutt’attorno a noi le urla e gli schiamazzi di grandi e bambini ci raggiungevano ovattati, come il suono della neve sotto gli stivali; poi si avvicinò e mi scompigliò debolmente i capelli, accennando un sorriso.
Cadde altra neve.

Il resto della giornata si trasformò nel compito abbastanza faticoso, ma irriverente di portare Shannon a spasso per la città.
Ci tirava di qua e di là, instancabile e gongolante in quella festa di luci, e abilmente disperse la sottile tensione che inizialmente aleggiava tra me e Jared, confondendo l’umor grigio tra i sfavillanti colori di quel Natale.

Ma, l’indomani, era tempo di partire.

La mattina del 26 dicembre, io e Shannon entrammo di soppiatto nella camera di Jay e lo svegliammo insieme tirandogli via le coperte, io, e saltandogli sopra, Shan.
“Auguri fratellone!”
“Sh… non respiro!” tentò di dire lui.
“Così lo ammazzi!!” dissi ridendo e mi inginocchiai affianco al letto a un palmo di mano dal viso di Jared.
“Buon compleanno…”
Sotto il peso del fratello, biascicò un grazie.


Dopo colazione, sulla porta di casa, abbracciai Shannon e mi lasciai stringere da quelle forti braccia. Quando mi lasciò, mi fissò con un’occhiata inquisitrice come se fosse preoccupato.
Quanto erano fondate le sue preoccupazioni!
Ma poi rividi quel sorriso dolce e lo salutai mentre usciva.
Mi volsi cauta verso Jared.
“Ancora buon compleanno!”
“Non mi piace invecchiare…” brontolò fissando la porta.
Mi lasciai scappare una risata “Io ODIO invecchiare! Ma tu, tu…” e mi fermai a raccogliere le parole “… tu rimarrai un eterno bambino. Senza freni o limiti”.
“Mmm… mi piace!” e finalmente sorrise.
E notando che teneva in mano il kit per dipingere, aggiunsi.
“Voglio vedere quello che hai visto tu, al tuo ritorno”.
Il suo sì fu un abbraccio veloce.
Sentii chiudersi la porta dietro di me e mi girai inconsciamente verso la finestra.
La neve aveva ricominciato a cadere.



   
 
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