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Autore: LoryFoxie    28/09/2010    0 recensioni
Questa storia è ambientata in un antico passato, in un continente di nome Ydrane.
Arya, un'angelo dai capelli rosa, è una dei tre Generali delle Brigate Nere, gruppo che vuole spodestare la regina Ether, malvagia sovrana del regno umano: ma sarà davvero così che stanno le cose?
Leggete se vi interessa, e recensite per aiutarmi a migliorare, grazie ;3
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona lettura e mi raccomando ricordatevi di recensire per aiutarmi a migliorare! :3



« Cap 1. »


C'era una volta, e chissà forse esiste ancora, un continente situato fra i ghiacci dell'antartide, protetto alla vista degli avidi esseri umani da altissime mura di ghiaccio eterno.
Il continente, chiamato Ydrane, era abitato da creature mitologiche di vario tipo: elfi, draghi, sirene, vampiri, maghi, angeli, e chi più ne ha ne metta. Queste creature, in tempi ancora più antichi, vivevano a contatto con gli esseri umani in armonia; ma, in seguito ad un evento molto spiacevole, preferirono isolarsi e non avere più contatti con loro.
Questo evento avvenne nell'età cristallea, un'età ormai dimenticata, di cui non si conserva traccia nei libri di storia.
Esistevano solo due grandi regni, a quei tempi: quello di Ether e quello di Eden, chiamati così perchè presero nome dalle due regine che lo governavano.
Ether era umana, e, come tale, governava un regno formato da umani.
Eden invece era metà angelo e governava il regno delle creature magiche.
I due regni vivevano in armonia fra loro, i commerci erano molto attivi, e tutta la popolazione viveva serena; ovviamente non mancavano gli individui attacca brighe, ma di solito le piccole dispute venivano risolte discutendone e trovando insieme una soluzione.
Uno di questi personaggi, pero', era diverso: più crudele e meschino degli altri, si opponeva al regno di Ether con tutte le sue forze... o almeno così si narra.
Il suo nome era Vincent, un mezzo demone: egli, bramoso del potere delle due sorelle, aveva creato un esercito proprio.
La sua base era situata alle pendici del vulcano Pyro, nascosta in una caverna sperduta dove nessuno osava avventurarsi.
Vincent aveva tre fedeli servitori: Arya, Andrew e Damian, comandanti di tre parti diverse dell'esercito: Arya, 19 anni umani, controllava l'elemento del vento ed era metà angelo;
Andrew, 23 anni umani, era metà lupo e controllava i fulmini (ed in parte il fuoco), era inoltre il primogenito di Vincent e molto unito alla sorella minore Fay;
Damian, il più fedele e spietato dei tre, aveva 21 anni umani, e capace di controllare l'acqua, signore incontrastato degli Oceani e metà pesce.
Vincent ed i tre erano temuti da tutti e anche coloro che sapevano dove si trovava la base non lo avrebbero mai riferito alle autorità; quelli che l'avevano quasi fatto erano poi misteriosamente scomparsi.
Arya si occupava solo dell'addestramento dell'esercito, e sarà lei a condurre questa storia..
Un giorno come gli altri, la ragazza stava andando nella sua camera dopo un lungo addestramento.
Non vedo l'ora di farmi una doccia. pensava mentre allargava le ali per sgranchirle.
E poi è così noioso stare qui! Immagino che Andrew e Damian si stiano divertendo, là fuori. Chissà perchè mi costringono a stare in questa gabbia? Voglio volare! Passare all'azione! poi si bloccò, come stordita dai suoi stessi pensieri.
Devo darmi una calmata. Vincent dà gli ordini, e sa sicuramente cos'è meglio per me. concluse, sospirando.
Entrò nella camera, buttò la spada sul letto e, dopo una doccia veloce, si sedette nella poltrona.
Verrà anche il mio turno, devo solo saper aspettare.
Chiuse gli occhi un attimo, per riposarli, ma poco dopo sentì bussare alla porta.
Riprese la spada ed andò ad aprire: si ritrovò di fronte Fay.
« Cosa vuoi? » chiese infastidita, per essere stata disturbata mentre si riposava finalmente un po': non ce l'aveva con la ragazzina, in realtà, ma il tono era uscito più freddo di quanto volesse.
« Posso entrare? » chiese la ragazza timidamente, senza avere il coraggio di guardare l'altra negli occhi.
« Certo.. » rispose Arya, più gentilmente, spostandosi dalla porta, per permetterle di entrare.
Fay entrò e si sedette su una sedia, mentre Arya chiudeva la porta e le si inginocchiava accanto.
« Ti devo parlare, è importante. » disse tremante la ragazza dai capelli blu, sempre evitando di guardare l'altra. Arya si innervosì, capendo che era successo qualcosa di grave.
« Cosa c'è? » chiese, cercando il contatto con i suoi occhi.
« Mio padre, Vincent... è stato ucciso da Damian. » disse Fay, tremante, trattenendo appena le lacrime.
« Cosa?! Non può essere! » urlò Arya, balzando in piedi. No, non poteva essere. Vincent non poteva essere morto per davvero, vero? Era tutto solo un brutto scherzo.
Rimase sbalordita da ciò che udiva, e, anche se aveva il sospetto che da tempo qualcosa stesse cambiando, non credeva che tutto sarebbe accaduto così velocemente ed alle sue spalle.
« Devo andare a parlargli. » disse ad Fay, ovviamente parlando di Damian. Come aveva potuto fare una cosa del genere?
« Aspetta, non ho finito. » continuò Fay, intrecciando le mani e torturandosele, più nervosa di prima. Arya la guardò di nuovo, chiedendosi cosa potesse esserci ancora: aveva ucciso pure Andrew, per caso?
« Ciò che è peggio - beh per me - è che lui e Andrew si sono accordati di... io... i-io dovrò sposare Damian. » concluse la ragazza, senza la forza di parlare, prima di scoppiare in lacrime.
« Arya ti prego, fai qualcosa. Tu sei la mia guardiana, non so a chi altro chiedere aiuto! » concluse, portandosi in avanti, poggiando le mani sulle braccia dell'altra, implorandola.
Arya era allibita, ed ormai stava perdendo l'uso della ragione per davvero.
Fay era la sua protetta, e nessuno poteva decidere sulla sua vita senza prima consultarla - eccetto Vincent, ma ora era morto. Che avesse intuito gli interessi di Damian, e l'avesse affidata a lei per quel motivo?
« Io proverò Fay, non temere. Riposati ora, non hai una bella cera. » disse, consolatoria, poggiandole una mano sulla spalla e sorridendole.
« P-posso restare qui? » chiese la ragazzina quindicenne con gli occhi ancora bagnati. Arya annuì, ovviamente più che d'accordo con la cosa: lì non l'avrebbero cercata per un po', e quindi si sarebbe potuta riposare.
« Si, resta quanto vuoi. Io intanto vado a parlare con Damian, e non temere, troverò una soluzione. »
Arya diede un bacio sulla fronte ad Fay, teneramente, e poi uscì dalla camera, camminando quasi stesse marciando - probabilmente, se avesse impresso nei passi la rabbia che provava in quel momento, il pavimento si sarebbe messo a tremare.
Si avviò verso la Sala Madre, dunque: una grande e buia stanza circolare dove di solito Vincent si trovava; dove di solito facevano le riunioni più importanti.
Damian e Andrew, evidentemente rientrati da poco, erano seduti al tavolo a parlare.
« Damian! » Arya emise un ringhio urlando il suo nome, ma quello parve non scomporsi, voltandosi verso di lei lentamente e sorridendole ironico - già sapeva perchè era lì, probabilmente.
« Arya hai saputo le belle notizie, immagino? » chiese, ironico.
« Si, e-- » venne interrotta subito, quando Damian alzò una mano e scosse la testa, per prendere parola.
« Tranquilla, tranquilla. Avrai poteri pari a quelli di Andrew, sarete entrambi miei collaboratori. » disse lui, guardando l'altro che annuì brevemente, per poi voltarsi verso Arya e sorriderle.
« Non è di questo che voglio parlarvi! » ringhiò la ragazza, in tutta risposta - al diavolo il potere che le stavano dando. Cercò di tranquillizzarsi, pero', visto che voleva mettere ben in chiaro ciò che stava per dire, e poi continuò.
« Damian, Fay ha solo quindici anni: non posso permettere che-- » a quanto pare, pero', interromperla stava diventando un'abitudine, perchè fu quello che Andrew fece subito, sentendo la sorella venire tirata in causa.
« E' solo un matrimonio d'affari. Fay non è felice? » chiese preoccupato: Arya avrebbe voluto ridere di fronte a quella preoccupazione, visto il modo in cui avevano deciso.
« Felice? » ringhiò, con odio, prima di proseguire con un tono più neutrale.
« No, non è felice. E voi avreste dovuto dirlo a me prima; devo ricordarvi che ruolo ho io? » chiese, ironica, guardando prima l'uno e poi l'altro.
« Ormai è tardi, e poi sarà un modo per 'unirci'. Io il marito, Andrew il fratello e tu la protettrice. Meglio di così? Comunque, la storia e' chiusa, non opporti. » disse secco e minaccioso Damian; ma Arya non si lasciò scoraggiare, ed un'idea balenò nella sua mente.
« Facciamo un duello: chi vince decide. » propose, seria, guardandolo dritto negli occhi con rinnovata determinazione.
Damian la guardò a sua volta, ma divertito.
« Va bene: dopo cena, nella palestra. » concordò, alzandosi e guardando i due; senza aggiungere altro, poi, uscì dalla stanza.
« Arya, Fay è venuta da te? Non è d'accordo? Pensavo fosse un'idea grandiosa. » le disse Andrew alzandosi ed avvicinandosi a lei, incrociando le braccia e inclinando la testa di lato, pensieroso.
« Cerca di convincerla, altrimenti di troverà male. » Arya distolse lo sguardo, mentre una nuova ondata di rabbia la travolgeva, ma Andrew non si arrese e la prese per un gomito, costringendola a guardarlo.
« Nessuno di noi vuole impedire questo matrimonio, no? » chiese, serio, prima di lasciarla andare ed andandosene a sua volta.
Ancora confusa, dopo tutto l'accaduto, Arya tornò in camera, lentamente, cercando di mettere chiarezza nella marea di pensieri che la stavano soffocando.
Fay era sdraiata sul letto e stava tranquillamente riposando, quindi decise di non svegliarla.
Piuttosto, si sedette sul margine del materasso, vicino a lei, e le accarezzò la testa in modo teneramente, prima di darle un bacio sulla fronte ed uscire nuovamente dalla stanza.
Avrebbe dato il meglio nel duello, ma aveva ben poche possibilità di vincere; Fay era come una sorella minore per lei, avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ma Damian non aveva mai perso.
Proprio in quel momento Arya arrivò nella mensa, per cenare, ed il chiasso che si sentiva prima di entrare cessò all'istante: tutti i soldati si alzarono e attesero.
« Riposo. » esclamò loro Arya, prima di sedersi: non aveva fame, e difatti mangiò giusto un paio di pesche, prima di dirigersi in palestra.
Una volta arrivata, trovò Damian ad attenderla.
« Riscaldamento? » chiese lui, come se nulla fosse; come se non ci fosse un'altissima posta in gioco, con il solito sorriso beffardo sul volto.
« No, grazie. » rispose lei, stringendo poi i denti, per evitare di insultarlo o dire qualcosa che avrebbe potuto adirarlo - ma era possibile? Damian sembrava sempre così pacato.
« Bene, allora. Iniziamo? » chiese sorridente, muovendo il braccio per mettersi in posizione, mettendo il piede sinistro un po' più avanti rispetto al destro.
In palestra non c'era assolutamente nessuno, ed Arya pensò che era meglio così: non voleva un pubblico a distrarla.
I due si posizionarono l'uno di fronte all'altra e prepararono le armi; quindi, senza che nessuno desse il via, lo scontro iniziò.
Non descriverò cosa accadde esattamente, ma fu uno scontro davvero lungo - sebbene silenzioso: i due continuavano a respigersi, con potenza inaudita e sembrava che nessuno dei due dovesse mai prevalere sull'altro; sembrava che lo scontro dovesse durare in eterno.
Fuori divenne molto buio, e la palestra era illuminata solo dalla luce lunare, rimanendo così in penombra.
I due, pero', continuarono e continuarono ad attaccarsi, apparentemente per nulla provati dal cambiamento di luce.
Maledizione. pensò Arya, iniziando a sentire la stanchezza, mentre guardava Damian: sembrava tranquillo, come se avesse appena iniziato a lottare, ma anche lui doveva essere stanco... doveva esserlo, vero?
Notando l'espressione di Arya, sorrise, e fu così che la ragazza fece un passo falso.
Si sporse in avanti, per attaccarlo, ma Damian si spostò troppo velocemente di lato e l'angelo cadde a terra.
Si girò, veloce, ma si ritrovò Damian seduto sopra di lei, con la punta della spada puntata in gola. Aveva perso.
« Direi che hai perso. » disse lui, con il fiatone, ma sempre sorridente.
Arya non sapeva che dire, quindi si girò a fissare il muro. Non aveva mai perso uno scontro, e non credeva che facesse così male, soprattutto con quella posta così alta in gioco.
« Su su, non abbatterti; non tratterò Fay male, te lo assicuro. » disse lui posando la spada di fianco a sé, e prendendole il mento con due dita, facendola girare in modo che lo guardasse.
« Fidati, davvero. » disse, sorridendo, mentre la ragazza cercava ombre di menzogne nei suoi occhi: non ne trovò, ma non rispose. Era davvero a corto di risposte.
Fay ha 15 anni, non dovevo perdere. E' piccola. Sono un'incapace... pensava in tanto, sentendo la rabbia dentro di sé e non riuscendo proprio a smaltirla; si sentiva impotente, soprattutto in quel momento.
Prima che potesse rendersene conto, una lacrima scese dal suo occhi destro, rigandole la guancia e sparendo fra i capelli.
Damian si chinò su di lei, gentilmente, e le baciò la guancia umida, per poi spostarsi sulle sue labbra: un bacio leggero, casto e dolce, che sembrò ridare forza ad Arya, consentendole di spingerlo via e scattare in piedi.
Rossa come un peperone, si voltò e tornò correndo in camera sua, dove trovò Fay, ancora addormentata.
Che diamine stava succedendo?
Perchè Damian l'aveva baciata anche se stava per sposare Fay? Credeva di poter fare ciò che voleva?
« Arya? » chiese Fay, risvegliandosi e voltandosi verso di lei.
Arya, senza pensare, corse ad abbracciarla, stringendola forte a sé, cercando di passarle tutta la propria forza.
« Mi dispiace, mi dispiace da morire. » disse, fra le lacrime.
Fay parve capire subito a cosa si riferisse, eppure ora sembrava tranquilla.
« Va tutto bene Arya. Ci ho pensato, ed è tutto okay. Accetterò le mie responsabilità. E poi Arya, tu mi sarai accanto, vero? » chiese, speranzosa, ricambiando l'abbraccio.
Arya, pur non staccandosi da lei, si allontanò quel che bastava per guardarla negli occhi: la luna illuminava i loro volti, ed erano entrambe stupende, con le lacrime che le rigavano le guance; sembravano due principesse marchiate da un brutto destino, eppure pronte a combattere per ottenere ciò che volevano.
« Sempre, maestà! Sempre! » disse convinta, annuendo all'altra.
« Questo mi basta. » disse Fay, arrossendo - probabilmente realizzando solo dopo quell'appellativo ciò che di lì a poco sarebbe accaduto.
Arya sorrise.
« Basta ora, devi dormire. Anzi, dobbiamo. »
La ragazza sciolse l'abbraccio, alzandosi, e le rimboccò le coperte.
« Dormirò sul divano, non preoccuparti. » le disse, gentile.
Fay annuì e si voltò verso il muro, mentre Arya si toglieva l'uniforme ed indossava una camicia da notte.
Prese quindi una coperta e si sdraiò sul divano, preparandosi a lasciare che Morfeo l'accogliesse fra le sue braccia.
« Arya, perchè non sei dalla parte di Eden e Ether? »
chiese, improvvisamente, Fay, tornando a girarsi verso l'altra.
« Voglio dire, tu non sei cattiva. Io purtroppo sono la figlia di Vincent, sai, ma tu? » chiese, curiosa. Arya, infatti, non aveva mai detto a nessuno il motivo per cui era lì.
« E' una storia lunga Fay. Te la racconterò un altro giorno. E poi, anche se volessi, ormai ci sono dentro, e non me ne andrò; almeno non finchè avrò il compito di proteggerti. »
rispose Arya, voltandosi verso lo schienale del divano.
« Va bene allora, buona notte. » disse Fay, chiudendo gli occhi nuovamente.
Poco dopo, Arya sentì il suo respiro farsi più leggero e naturale, segno che si era addormentata.
Anche lei, a sua volta, chiuse gli occhi, lasciando vagare la mente.
Si addormentò quasi subito, era stanchissima, e poco dopo iniziò a sognare.

Sognò un piccolo villaggio.
Tutto era tranquillo, nemmeno un filo di vento a muovere le fronde degli alberi, ed Aya era seduta su un masso vicino ad un fiumiciattolo - la bambina dimostrava circa sette anni.
All'improvviso, un urlò arrivò dal villaggio, ed Arya corse indietro, per raggiungerlo, ma un uomo la prese in braccio e la fermò.
Si nascose dietro un cespuglio, e fece segno alla piccola di non fiatare.
Lei ubbidì, senza capire che stava succedendo, e si limitò a guardare fra i rami.
C'era un gruppo di soldati al centro del villaggio, stavano ridendo come matti, ed avevano lo stemma del regno di Ether.
Un uomo, invece era a terra, in una pozza si sangue - dagli abiti sembrava un suo concittadino.
« Perchè? Perchè?! » chiese una donna in lacrime, inginocchiata vicino all'uomo in fin di vita.
« Questo sia di avvertimento per la prossima volta che non avverrà il pagamento. » disse, indifferente e crudele, il capitano - lo si capiva dall'armatura pomposa.
« Noi siamo poveri! » urlò in risposta un uomo, uscito dalla sua casa proprio in quel momento.
Poco a poco, tutti i cittadini del piccolo villaggio uscirono dalle case, ed urla di protesta si levarono in coro; il soldato li guardò, ed ordinò il silenzio.
« Verrete puniti se... »
Arya non capì chi, ma qualcuno aveva scagliato una pietra al soldato, colpendolo alla mano che brandiva la spada.
« Come hai osato? » sbraitò il militare, minaccioso, rivolto ad un ragazzino che poteva avere sì e no la sua stessa età - Arya lo conosceva, visto che giocavano spesso insieme.
L'uomo si avviò verso di lui, intenzionato a prenderlo per i capelli, ma il padre del ragazzo si mise fra i due.
« Se opporrai resistenza sarete entrambi uccisi. » l'avvertì, il soldato, minaccioso e con uno strano sorriso sulle labbra - che ci sperasse?
« Ci opporremo tutti! » urlarono in coro i cittadini, per nulla toccati dalla minaccia.
« Bene, se e' questo che volete. Truppe uccideteli tutti. » ordinò, senza tanti convenevoli.
Arya balzò in piedi, voleva correre dai suoi genitori in mezzo alla folla.
Sua madre la vide e sbiancò, ma l'uomo la riacciuffò prima che i soldati potessero vederla e la tenne stretta a sé, per impedirle di muoversi.
Sua madre sorrise, tristemente, e mosse le labbra per farsi capire dall'uomo. Non farle vedere. una muta richiesta, che egli si premurò di assecondare.
Arya iniziò a dimenarsi, ma era troppo debole, e così non vide ciò che accadde: tuttavia, sentì. Sentì urla strazianti venire dal villaggio, pianti, insulti, risate, rumori metallici.. poi la puzza di bruciato; le truppe si allontanarono ridendo, divertiti dallo spargimento di sangue, lasciando solo il silenzio diestro di loro.
No! No! NO. continuava a pensare la bambina, mentre iniziava a piangere.
L'uomo, sorpreso, allentò la presa e lei scattò fuori dalle sue braccia, ma ciò che vide la pietrificò, e non l'avrebbe mai più lasciata: il villaggio era in fiamme, decine di corpi giacevano a terra in oceani di sangue, e tutto stava andando a fuoco, distrutto.
Arya corse fra i cadaveri ed il fuoco, cercando i genitori, ed alla fine lì trovò distesi a terra, vicini, ad occhi chiusi, intenti a stringersi le mani.
Sembrava che stessero dormendo, ora finalmente sereni, consci che la loro bambina era salva.
L'uomo misterioso la raggiunse e le mise una mano sulla spalla, chinandosi a guardarla negli occhi, in ginocchio.
« Succede così quando non versano una certa somma d'oro alla regina Ether. » sussurrò, per nulla intenzionato ad addolcire la pillola.
« Come ti chiami? » le chiese, un po' più gentilmente, asciugandole un'unica lacrima che silenziosa le rigava il volto.
Arya non aveva il coraggio e la voglia di parlare, ma continuava a fissare la madre che dormiva: ripensò ai bei momenti vissuti in quel villaggio, alla mamma che la chiamava per la cena, alle risate in compagnia..
Il suo nome? Il suo nome era Arya, ma non aveva la forza di parlare e dirglielo.
« Arya? » chiese l'uomo, leggendole i pensieri.
« Arya, vieni con me. Riuscirò ad insegnarti come ottenere vendetta, vedrai. »
La bambina si voltò verso di lui: era un bell'uomo, dai lunghi capelli neri e gli occhi viola.
Come ti chiami? pensò la bambina, capendo che lui poteva sentirla anche se non parlava.
« Il mio nome è Vincent, Arya. Verrai con me? » chiese, dolcemente, prendendola per mano.
Si. annuì la piccola, lasciandosi poi prendere in braccio e portare via.
   
 
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