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Autore: LoryFoxie    28/09/2010    0 recensioni
Questa storia è ambientata in un antico passato, in un continente di nome Ydrane.
Arya, un'angelo dai capelli rosa, è una dei tre Generali delle Brigate Nere, gruppo che vuole spodestare la regina Ether, malvagia sovrana del regno umano: ma sarà davvero così che stanno le cose?
Leggete se vi interessa, e recensite per aiutarmi a migliorare, grazie ;3
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arya sussultò, ed aprì gli occhi: era sudata a causa del sogno, e non riusciva più a dormire.
Realizzò di nuovo ciò che era accaduto: Vincent era morto, Damian era il nuovo capo, e quest'ultimo aveva deciso di sposare Fay senza avvertire Arya, sua protettrice, di nulla.
Si girò verso il letto, trovandovi ancora l'alltra ragazza, intenta a girarsi e rigirarsi; un sonno agitato anche il suo, a giudicare dall'espressione in volto e dal fatto che sembrava tutto fuorchè serena.
Arya si alzò, si avvicinò alla finestra, e notò che fuori iniziava ad essere giorno, visto che il cielo si stava rischiarando.
Si vestì ed uscì, dirigendosi verso il giardino a passo sicuro: appena fuori dischiuse le ali e spiccò il volo.
Era da tantissimo tempo che non volava, presa com'era da mille impegni, e quella sensazione meravigliosa riuscì a calmarla un po', così come il vento fra i capelli, lasciati sciolti apposta.
Appena vide il sole fare capolino fra le nuvole, però, decise di tornare alla base, a fare colazione.
Come al solito, dopo il saluto militare, tutti i soldati tornarono tornarono a sedersi ed a mangiare, silenziosi, mentre anche lei prendeva posto.
Dopo l'allenamento mattutino, infine, si recò nella Sala Madre, per vedere se c'era qualcosa da fare, e cercando Andrew: lo trovò proprio lì, intento a studiare delle carte, così Arya gli si avvicinò silenziosa e lo salutò.
« Andrew, ho parlato con Fay. » iniziò, incerta su come cominciare quell'argomento. Andrew sembrava pero' non ascoltarla del tutto, quindi Arya si chinò verso di lui, come per riportarlo alla realtà, sventolandogli una mano di fronte agli occhi.
« Aspetta un secondo. » si scusò lui, chino su alcuni fogli, con uno sguardo così serio da far quasi preoccupare Arya. Scarabocchiò qualcosa su di essi, e poi si raddrizzò, tornando finalmente a guardare la ragazza, indicandole i pezzi di carta.
« Abbiamo una missione importante da svolgere: Ether si sposterà dalla capitale per andare a trovare la sorella. Sai che significa? Che dobbiamo colpire. » disse, con una scintilla negli occhi, sorridendo. Arya divenne seria a sua volta, passando lo sguardo da Andrew ai fogli e poi di nuovo al ragazzo.
« Bene, cosa dobbiamo fare? » chiese, avvicinandosi di più per guardare ciò che Andrew le stava indicando.
« Allora, vedi questa? » - chiese, indicando una mappa - « Questa linea rossa è il percorso che utilizzerà Ether per arrivare dalla sorella, » mise l'indice su un cerchietto rosso « e questo è il punto dove noi attaccheremo. E' un passaggio stretto, quindi dovrà passare solo una carrozza alla volta. » spiegò, grattandosi per un secondo la fronte, tipico di quando pensava attentamente a cosa fare.
« Benissimo, quando avverrà tutto questo? » chiese Arya, che non stava nella pelle all'idea di potersi finalmente vendicare di tutti quegli anni di sofferenza.
« C'è anche la possibilità che sia tutto falso Arya, che sia una trappola, e che le informazioni ci siano state fornite da un falso informatore. Te ne rendi conto, vero? » chiese, guardandola serio.
« Si, ma voglio esserci Andrew. » ribattè, fermamente convinta, la ragazza.
Andrew tornò alla mappa, ed indicò tre punti blu che circondavano il punto rosso.
« I punti blu siamo noi: due punti hanno dei soldati, il terzo no; due si occuperanno di bloccare la carrozze in attesa di passare, e quella già passata; il terzo punto, invece - ovvero uno di noi soltanto - dovrà entrare nella carrozza di Ether ed ucciderla. Nient'altro. » continuò a spiegare, indicando di volta in volta i vari punti nella mappa.
« Voglio essere io quel punto! » esclamò subito Arya, sicura di sé.
« Mh, contestare è inutile, vero? » chiese Andrew, ovviamente ironico, guardando la ragazza: Arya emise un piccolo sibilo, divertita; tirarsi indietro ora che aveva la possibilità di vendicarsi? No, mai.
« Bene, appena arriva Damian comunicherò anche a lui il piano. » concluse Andrew, arrotolando la cartina.
« Comunicarmi cosa? » chiese una voce familiare, ovvero Damian, entrando nella stanza senza che nessuno lo sentisse arrivare: oppure era lì da un po'?
Andrew gli spiegò velocemente le informazioni che avevano avuto, ed il piano che aveva elaborato.
« Bene, e quando? » chiese Damian, avvicinatosi ai tre, ora intento a guardare Andrew negli occhi.
« La carrozza di Ether sarà lì fra quattordici o quindici ore. » rispose Andrew, piuttosto sicuro.
« Non c'è tempo da perdere, allora. Vado ad avvertire le truppe. » disse Arya, scattando verso la porta.
« Aspetta! Ci penserà Andrew. » la fermò Damian, volgendo poi lo sguardo all'altro: Andrew, con un ghigno, acconsentì ed uscì dalla stanza; Arya non capì cosa stesse accadendo, ma non ebbe il tempo di pensare visto che Damian l'afferrò per un polso e la trascinò fra le sue braccia, cingendole i fianchi con un braccio. Con la mano libera, poi, le alzò il mento e la baciò; un bacio ben meno casto di quello ricevuto in palestra, ma per un momento l'angelo si ritrovò confusa, incapace di muoversi.
Momento che passò subito dopo, quando la rabbia invase Arya, che facendo leva con le mani sul torso dell'uomo, lo spinse via.
« Che diavolo fai? » sbottò, fuoriosa, ed ovviamente arrossata.
« Si può sapere che ti prende? Presto sposerai Fay, non puoi continuare a baciarmi! » urlò, infuriata, per nulla preoccupata che qualcuno potesse sentirli.
« ... ... » Damian, rimasto in silenzio per tutto il tempo, con uno sguardo serio in volto, solo in quel momento esplose a ridere, prima di rispondere.
« Che importanza ha? E' solo un matrimonio d'affari; non mi interessa Fay. » rispose con non curanza, con il solito tono strafottente che Arya tanto odiava.
« Ma... che...? » Arya era ancora più confusa, e rimase impalata a fissarlo, come a chiedergli di spiegarsi meglio.
« Non sfiorerò Fay nemmeno con un dito; sarà mia moglie solo di nome. Non mi interessa quella ragazzina. » spiegò meglio Damian, accontentandola subito, ghignando.
« Damian, ma ti rendi conto di ciò che dici? » sibilò Arya, sgranando gli occhi, allibita.
« La sposerai, sarà tua moglie. Ti darà degli eredi, e dovrai passarci tutta la vita! » continuò, irata, cercando di ficcargli bene in testa il concetto.
« Ed io ti ho detto che non ho intenzione di far nulla, con lei. » Concluse, secco, Damian; sembrava a sua volta così serio che Arya pensò di essere diventata stupida: le mancava qualche dettaglio?
« Le rovinerai la vita! Non solo non ti ama, ma le toglierai anche la gioia di diventare madre! Pensa se si innamorasse di te dopo tutto? » Arya avanzò verso di lui e gli diede un pugno sul petto, imprimendovi tutta la propria rabbia: certo, un'altra ragazza lo avrebbe schiaffeggiato, ma Arya non era come le altre.
Damian, pero', ne approfittò per afferrarla nuovamente, come avesse semplicemente atteso che si avvicinasse di nuovo, e la baciò con forza.
« Non mi interessa. » sibilò, ad un soffio dalle sue labbra, puntando i propri occhi in quelli dell'altra.
« Sei un bastardo. Fay è la mia protetta, non puoi farle questo. » disse lei, cercando di liberarsi dalla sua presa, inutilmente ora che l'uomo la teneva ben salda per i fianchi.
« Preferisci che la violenti? Lei non si innamorerà di me, sta tranquilla. » spiegò Damian, piuttosto sicuro, cominciando ad arretrare verso il tavolo, spingendola.
« Allora le farai vivere una vita di... di solitudine? » sussurrò Arya, con il cuore che cominciava a batterle a mille: e lei, in tutto questo, che c'entrava?
« No: che si trovi un'amante. Non l'ostacolerò finchè resterà qualcosa di segreto. » disse, ridendo quasi in un sussurro, prendendo di peso Arya per i fianchi e facendola sedere sul tavolo: quindi prese a baciarle il collo, con la chiara intenzione di non volersi fermare lì.
Arya sgranò gli occhi, terrorizzata: stava davvero avvenendo tutto? Quella conversazione era reale, o si era addormentata?
« Tu... lei... amanti? Cosa? Ma come... suo marito... smettila Damian! » farneticava confusa, cercando di spingere via l'altro, mentre il cuore martellava sempre più veloce nel suo petto.
« Si, amante: Arya, vuoi tu essere l'amante di questo futuro re, finchè morte non ci sepa-- ah, pardon: per sempre? » chiese, non preoccupandosi dell'effetto delle sue parole, terribilmente serio; sembrava quasi una proposta di matrimonio vera e propria, e l'angelo questo non poteva sopportarlo. Dopo essere avvampata di vergogna, lottò con più foga contro la sua presa, riuscendo, infine, a liberarsi: corse via subito, uscendo dalla stanza prima che Damian potesse anche solo pensare di raggiungerla (anche se non lo fece).
Come poteva anche solo guardare Fay in faccia, ora? Cosa doveva dirle? Certamente non poteva confessare tutto quello che era accaduto, o avrebbe perso la sua amicizia.
Mentre camminava per il corridoio, persa fra i suoi pensieri, un soldato la fermò e lei si ricompose velocemente.
« Signorina Flint, le truppe sono pronte ed attendono ordini. » le disse, dopo aver fatto un saluto militare, mettendosi sull'attenti.
Era meglio accantonare i suoi pensieri per ora, aveva cose più importanti da fare: vendicarsi.
« Bene, partiremo fra un'ora. Faccia avvertire Damian, visto che immagino che sia stato Andrew a dirti di avvisarmi. » disse, con voce ferma, ritrovando piano piano il suo autocontrollo.
« Sissignore. »
Dopo che il soldato si fu allontanato, Arya tornò in camera: ringraziò il cielo quando vide che Fay era andata via, e prese spada ed equipaggiamento, preparandosi dopo una doccia veloce.
Raggiunse quindi l'entrata della base, notando che Damian e Andrew la stavano già aspettando. Cercò di non guardare il primo, concentrandosi sul secondo e su ciò che aveva il compito ti fare.
« Pronti? » chiese, serio, Andrew, spostando lo sguardo dalle truppe ai due.
Tutti annuirono, e, dopo essere saliti sulle carrozze, partirono.
Arya li seguiva volando: non aveva voglia di stare seduta insieme a Damian, e passò tutto il tempo del viaggio a pensare: rifletté sull'accaduto, cercò di trovare una spiegazione logica, ma nulla di quello che le veniva in mente era ragionevole.
Arrivarono a destinazione dopo parecchie ore, scesero dalle carrozze, e, mentre i due mezzi si allontanavano per nascondersi molto più in là, alcuni soldati nascosero le tracce da loro lasciate.
Quindi si diressero nel punto indicato per l'assalto: Arya si nascose dietro un cespuglio piuttosto folto nel punto in cui la carrozza di Ether sarebbe dovuta passare, attendendo il proprio turno senza fretta, anche se cercava di mantenersi tranquilla: no, non era la prima volta che uccideva qualcuno, ma sapeva che questa volta era diverso.
Attesero in silenzio per un'oretta, prima che da lontano si iniziassero a sentire i rumori delle carrozze ed i versi dei cavalli.
Vi erano in tutto cinque carrozze: le prime tre erano carrozze normali; la quarta era una carrozza più sfarzosa ed accanto ad essa, da entrambi i lati, vi erano due cavalieri a proteggerla.
Ether deve essere là: troppo vanitosa per qualcosa di più semplice e sicuro? si chiese Arya, guardando fra i rami, attenta a non farsi vedere.
L'ultima carrozza era a tetto scoperto e piena di bauli, senza persone fatta eccezione per il guidatore.
Le carrozze arrivarono al punto cruciale: la prima passò indisturbata e si fermò ad attendere dall'altra parte, così come la seconda; quando fu il momento della terza, invece, sguardi agitati passarono da soldato a soldato, ma c'era poco da fare visto che doveva necessariamente passare da sola, anche senza i cavalieri.
Iniziò quindi ad entrare nel piccolo tunnel dove Arya era nascosta, dietro al cespuglio, e, appena fu a metà, le truppe delle Brigate sbucarono dai nascondigli ed attaccarono i soldati.
Arya, veloce, salì nel tetto della carrozza, e dopo averlo squarciato con la spada, guardò dentro ad essa: Arya impallidì subito; non vi era una donna, bensì una bambina di circa cinque anni, che ricambiò lo sguardo terrorizzata.
Un uomo seduto accanto a lei sfoderò subito la spada, ma Arya più velocemente e lo uccise.
Il sangue sporcò le tendine della carrozza e la bambina fissò Arya negli occhi, terrorizzata e pallida.
« Tu chi sei? Dov'è Ether? » sibilò l'angelo, calandosi dentro la carrozza.
« I-io.. la mamma... io... » la bambina serrò gli occhi per paura, scuotendo la testa.
« Ti prego! Ti prego, voglio solo andare dalla mia mamma. » disse, pinagendo, spaventata. Arya era senza parole, e mentre il tempo in quella carrozza sembrava essersi fermato, da fuori giunse un urlo.
« Arya muoviti! » la voce era sicuramente quella di Andrew, ed Arya sospirò, indecisa sul da farsi.
Da lontano, infatti, stavano arrivando altri rinforzi, e lei doveva muoversi al più presto.
Che diamine devo fare? Non posso ucciderla, ma non posso nemmeno andare via così; mi ha vista! pensava, intanto, la ragazza.
« Tu vieni via con me. » decise infine, prendendo la bambina in braccio e volando fuori dalla carrozza.
Andrew e Damian notarono la bambina ma, anche se confusi, quando Arya si fu allontanata abbastanza volando alta, si ritirarono prima dell'arrivo dei rinforzi: si nascosero nella foresta accanto al sentiero, e fecero perdere le loro tracce con degli strataegemmi.
La bambina, intanto, cercava di divincolarsi dalle braccia di Arya, che pero' non la lasciò ovviamente andare, vista l'altezza in cui si trovavano.
« Smettila o ti lascio cadere! » la minacciò, infine, perdendo la pazienza; la bambina, quindi, si fermò, ma iniziò a piangere.
« Non farmi del male, voglio andare dalla mia mamma! Ti prego! » sussurrò, tremando.
« Questo non mi e' possibile farlo, ma non ti accadrà nulla se stai buona: promesso. » rispose Arya, volando più alta fra le nuvole: nessuno si accorse di loro, per fortuna.
Poco dopo, Arya atterrò proprio al centro della foresta dove vi erano anche Damian e Andrew, e, con la bambina ancora fra le braccia, si guardò attorno, cercando i propri soldati.
« Quanti? » chiese, voltandosi verso Andrew, chiedendo ovviamente il numero delle vittime.
« Due morti e tre feriti lievi. » rispose Damian, fissando poi lo sguardo sulla bambina.
« Dov'è Ether? Chi è lei? » chiese Andrew, precedendo la domanda dell'altro, guardando Arya, con tono di rimprovero.
« Credo sia la figlia, Ether non c'era. Evidentemente è già da Eden. » rispose, per nulla intimorita.
« Maledizione, ci hanno passato informazioni false. Me la pagheranno. » sibilò Andrew, pattendo un pugno contro la corteccia di un albero.
« Che dobbiamo fare con lei? » chiese Arya, sentendo il battito della bambina accelerare, visto che si trovava ancora fra le sue braccia.
« Non ci serve: un riscatto è fuori discussione, non ci serve nulla, e poi dubito che Ether cederebbe. » iniziò Damian, pensieroso.
« Quindi? » chiese, stranamente nervosa, Arya.
« Quindi niente, sbarazzatene. Anzi no, è una bambina, ma non possiamo lasciarla andare. Hn, insomma decidi tu Arya. » concluse, con un gesto della mano, andando poi a sedersi su un masso, sbuffando.
« Torniamo alla base a breve. » annunciò, subito dopo.
La bambina ancora tremava fra le braccia di Arya, e quindi la ragazza annuì, decidendo che era il caso di muoversi subito.
« Io vado volando, ci vediamo là. » avvisò, prima di spiccare il volo e perdersi nuovamente fra le nuvole.
« Cosa mi farai? Ti prego, ti prego portami a casa! » supplicò la piccola, cercando di farsi guardare dall'altra.
Arya la fissò un attimo, pensierosa: avrebbe voluto farlo, visto che era solo una bambina, ma non poteva. « Vedi non posso, visto chei ucciderebbero a vista. Non so cosa accadrà, ma ti prometto che non ti succederà niente, va bene? »
Arya usò un tono dolce e gentile, cercando di rassicurarla, e la bambina sembrò smettere di tremare, annuendo un po' insicura.
« Ho paura dei tuoi amici, prometti di non lasciarmi mai sola? » chiese, innocentemente, cercando ed ottenendo il contatto con i suoi occhi.
« Si, starai sempre con me. Come ti chiami? » chiese Arya, sorridendole.
« Lyin. » rispose la piccola, sorridendo a sua volta.
« Che bel nome. Io mi chiamo Arya, e sai, per via delle ali. Tutti dicevano che era un nome banale, ma a me piace. » spiegò la ragazza, ridacchiando.
Lyin allungò un braccio per toccarle le piume, come non credesse fossero reali: appena le sfiorò, sorrise. « Hai delle ali morbidissime. » disse, senza ritirare la mano, continuando ad accarezzarle.
Arya non replicò, ed il resto del viaggio continuò silenzioso; alla fine, arrivati a destinazione, atterrò elegantemente e chiuse le ali dietro la schiena, lasciando scendere Lyin, prendendola poi per mano.
« Uhm. Se vuoi seguirmi ovunque, dovrai togliere quest'abito ingombrante. » disse Arya guardandola meglio, mettendosi di fronte all'altra, che tristemente fissò il suolo, prima di risponderle. « La mamma mi ha regalato quest'abito, non voglio separarmene. » spiegò.
« Lo metteremo in armadio, non gli succederà nulla. » replicò Arya, sicura di sé.
« Cosa... cosa volete fare alla mia mamma? » chiese seria Lyin, subito dopo, guardando Arya dritta negli occhi; sembrava più che determinata ad ottenere risposta, e sembrava che la paura fosse momentaneamente sparita.
« Nulla. » mentì Arya, senza guardarla, voltandosi nuovamente verso la base, e guardando l'entrata. « Ora andiamo dal sarto, così ti farò cucire degli abiti. » cambiò argomento, prima che la bambina potesse solo aprir bocca.
Entrarono nella base, e camminarono silenziose fra la folla, che continuamente si voltava verso di loro, curiosa, cercando di capire chi fosse la nuova arrivata. Infine, le due giunsero davanti ad una porta decorata con vari nastri colorati.
« Sì, è un tipo strano. » spiegò Arya, vedendo lo sguardo confuso e sorpreso della bimba.
Un uomo anziano salutò Arya con un inchino, dopo che aprì la porta quando lei bussò. Aveva i capelli ben pettinati, neri con qualche ciuffo argenteo, e vestiva in maniera bizzarra.
« Come posso aiutarvi, signorina Flint? » chiese, prima di accorgersi della bambina, ed emettendo un "Ohh" sorpreso.
« Ho bisogno di abiti nuovi per la piccola Lyin. » spiegò brevemente Arya, sorridendogli ed indicandola. « Qualcosa di comodo. »
« Si, si! Entrate pure! » rispose l'uomo, mettendosi di lato per farle entrare: la sala era rettangolare, e vi regnava un chaos di stoffe, fili, nastri, strumenti da sartoria, e sparsi ovunque vi erano migliaia di disegni d'abiti e armature da rattoppare.
« Vediamo, vediamo un pò.. » l'uomo, che per il momento aveva smesso di guardare le due, andava girando per la stanza, prendendo in mano tanti tipi di stoffe, sfiorandole, e poi rimettendole a posto.
« Seta? Raso? No. Uhm, cashmere? » fissò la bambina, infine, e le si avvicinò con un metro; prese qualche misura ed annuì.
« Colore preferito, dolcezza? » le disse sorridente, molto gentilmente, inchinandosi di fianco a lei.
La piccola Lyin arrossì, scrollando le spalle alla domanda. « E' indifferente. » rispose, avvicinandosi di nuovo ad Arya, nascondendosi dietro una sua gamba.
« Bene, capisco. » sussurrò lui, pensieroso, guardando entrambe: il volto gli si illuminò proprio in quell'istante, e scattò in piedi.
« Signorina Arya, ricorda l'abito che mi ha chiesto di realizzarle? E' pronto, ma mi dia dieci minuti! » esclamò, prima di allontanarsi, entrando in una camera adiacente a quella. Le due si guardarono, ridendo.
« E' un pò svitato, ma è il sarto migliore che abbiamo, nonchè il migliore del regno. » spiegò alla piccola.
L'uomo tornò poco dopo con due abiti identici, ma uno era molto più piccolo dell'altro.
Gli occhi delle due si illuminarono: era davvero bello, corto e poco ingombrante; aveva una gonna a sbuffo bianca, e poi vi era una specie di salopette a metà sopra, marrone, comunque molto elegante e con varie comode tasche.
« Posso provarlo? » chiese la piccola, speranzosa, che più di tutti sembrava colpita da quella creazione.
« Si vieni, ti aiuto. » rispose Arya, mentre l'uomo usciva dalla stanza per lasciarle cambiare.
Dopo aver entrambe indossato l'abito, si specchiarono: sembravano sorelle, o mamma e figlia. Prima che potessero commentare, pero', bussarono alla porta, ed Fay entrò senza attendere, emettendo un gridolino di sorpresa appena vide le due.
« Ciao Arya! Chi è la bella bambina accanto a te? » disse, correndo a toccare una guancia ci Lyin per vedere se era reale: adorava i bambini, e non ne aveva mai visto uno così giovane - eccetto i piccoli soldati, ma di solito avevano almeno undici anni.
« Si chiama Lyin, c'era lei al posto di sua madre nella carrozza. » spiegò brevemente Arya. « Ah, capisco. Beh, non sapevo che Ether avesse una figlia così carina! Piacere di conoscerti Lyin, io sono Fay. Vuoi essere mia amica? » chiese, gentile, chianandosi verso di lei e porgendole una guancia. Lyin, pero', era terrorizzata, forse per via delle strane pinne al posto delle orecchie che Fay aveva, o per il colore azzurrino della pelle, e si nascose dietro ad Arya, senza che nemmeno la voce gentile di Fay potesse tranquillizzarla. Entrambe Arya ed Fay sorrisero a quella scenetta, ma erano sicure che si sarebbe abituata presto.
« Bene, io devo andare adesso. Damian mi ha cercata, doveva dirmi qualcosa riguardo al matrimonio; ci vediamo domani. »
Fay uscì e chiuse la porta, mentre Arya la guardava allontanarsi, incapace di dirle ciò che era accaduto quella mattina; il sarto, intanto, era rientrato ed attendeva pazientemente che le due gli dicessero se gli serviva altro.
« No, nulla, grazie mille. » rispose l'angelo, sorridendogli. Arya e Lyin uscirono dalla stanza e si diressero in mensa, camminando lentamente; la prima spese un po' di tempo ad indicare i vari punti più importandi della base alla seconda, cercando di farle capire a quali stanze poteva accedere ed a quali no. « Hai fame Lyin? » chiese Arya, infine, stringendole un pò la mano per farle coraggio. « Si un pò, ma dove stiamo andando? » rispose Lyin, che ancora non sapeva della mensa, guardando dritta di fronte a sé.
« Alla mensa; a quest'ora non ci sarà nessuno, ma di solito è piena di persone. » spiegò la ragazza, e, mentre camminavano, le spiegò velocemente anche com'era composta la gerarchia militare della loro base.
Dopo aver consumato una cena veloce, le due si diressero nella camera di Arya, dove quest'ultima diede a Lyin una sua camicia da notte e l'aiutò ad indossarla, per poi farla coricare nel suo letto e rimboccarle le coperte. « Arya, quando potrò tornare a casa? » chiese ingenuamente la piccola, ancora non arresasi all'idea di dover restare lì a lungo.
Povera bambina, spero tu non dovrai mai sapere che forse non avrai mai una casa in cui tornare, se vinceremo.
Arya abbassò lo sguardo riflettendo su una risposta; era così difficile cercare di dirle la verità, ma anche le bugie non aiutavano. « Non lo so, vedremo. » rispose infine, sorridendole per cercare di rassicurarla.
Lyin, accettata la risposta senza fare storie, si girò verso il muro; aveva un respiro irregolare, segno che stava cercando di trattenere le lacrime, ma l'angelo non poteva fare nulla per lei. Quindi, preso un cambio, andò in bagno, dove fece una doccia veloce; poi si sdraiò sul divano, per prepararsi a dormire.
Era troppo stanca per pensare a qualsiasi cosa, quindi si addormentò subito.
   
 
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