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Autore: AnImoR_7    28/09/2010    20 recensioni
E se Edward avesse conosciuto Bella il giorno stesso della sua nascita?
"Infine mi decisi a guardare dentro il lettino, presi un lungo respiro e abbassai il capo verso quella che secondo mia sorella sarebbe diventata la mia futura compagna, mentre per me era solo un'umana in fasce che mi apprestavo a scorgere esclusivamente per farle piacere...La scorsi e fu l'inizio della fine.
E poi quando una volta grande Bella incontrerà Edward...
"A quel punto, ebbi voglia di fare quello che per nessuna ragione al mondo avrei dovuto. Mai
Perchè ho un ragazzo
Perchè lo conosco da otto ore
Perchè romperà il già fragile equilibrio della mia vita
Perchè niente sarà più come prima
Perchè mi sta facendo ammattire
Perchè non gli ho chiesto cosa ci fa qui
Perchè sto sognando e tutto ciò non può essere reale
Perchè non ha senso, perchè...
Non trovai più motivazioni da aggiungere al mio elenco e di slancio lo baciai.
La pioggia il vento, lo scorrere del tempo, il sogno la realtà, la pazzia la coerenza, non volli sentire nè pensare ad altro se non al gelido e appassionato tocco delle sue labbra sulle mie, il resto del mondo sparì nell'esatto momento in cui mi avvinghiai a lui" Cap.7
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Capitolo 2 L'angelo custode Sono di nuovo qui, il secondo capitolo lo avevo già pronto ma non sapendo di che morte sarebbe morto il primo, ho voluto tenerlo in sospeso. Che dire grazieeeeeee, non mi viene altro perchè non ho parole, grazie di cuore a tutte vorrei ringraziarvi una per una ma non ho il tempo, mannaggia.
Allora questo cap. è il seguito del primo, ma già dal terzo le cose cambieranno, buona lettura e aspetto vostre opinioni.
Baci
Romi

ps per chi fosse interessata o appassionata dei Robsten questa è la mia prima creatura
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=538489&i=1


CAPITOLO 2
L'ANGELO CUSTODE

Pov Edward



                                           


Continuai a gurdarla e lei si mosse, come scossa da un fremito aprì la boccuccia a forma di cuore, e con la linguetta rosa formò quello che mi parve essere uno sbadiglio. Mi mancò il terreno sotto i piedi, avevo appena visto la cosa più tenera e dolce che a memoria, nella mia lunga esistenza, ricordassi. E quando poi si girò verso di me, ed  aprendo incerta gli occhietti mi fissò, considerai che se avessi avuto ancora un cuore pulsante, mi si sarebbe sicuramente fermato all'istante.

Non fece neppure un fiato, un lamento un gemito, nulla di tutto ciò, mi guardò e basta. E' troppo piccola per farlo, pensai, eppure quella bimba mi guardò dritto negli occhi come a dimostrarmi che sapeva che io ero lì, e lo ero per lei.

I suoi erano scuri, marroni o nocciola per essere precisi, lunghe ciglia facevano da corona alle sue morbide palpebre, ed in perfetta armonia col resto, un arricciato nasino all'insù completava la perfetta opera della natura. Era davvero bellissima ed io mi pentìì di aver dato ascolto ad Alice, perchè un solo sguardo adesso non mi sarebbe più bastato, l'avrei voluta vedere e rivedere per tante e tante altre volte.

Il destino aveva tirato un brutto scherzo anche a me, oltre che alla frugoletta, perchè più la guardavo più sentivo che l'avrei aspettata, l'avrei vista crescere e..sì l'avrei aspettata.

Non sapevo bene perchè e soprattutto cosa avrei voluto da lei, infondo non era scontato che una volta cresciuta io me ne sarei innamorato, e non avevo nemmeno la certezza matematica che lei a sua volta mi avrebbe ricambiato.

Ciononostante, quegli occhi e quella tenera boccuccia mi avevano stregato, fu allora che decisi.

Decisi che negli anni avvenire sarei stato il suo angelo custode, silenzioso discreto, ma presente per proteggerla da qualunque pericolo la vita le avesse riservato.

"Eeed dobbiamo andare" disse Alice riportandomi alla realtà "il padre sta arrivando l'ho visto parcheggiare l'auto, è lo sceriffo della contea sai?"

"Che fortuna! E' armato quindi?" scherzai, come se i proiettili di una semplice arma potessero scalfire il mio corpo granitico

"Già" rispose Alice, ridendo della mia battuta

"Va bene" dissi a malincuore "andiamo" avvicinai un dito al suo viso, sfiorandola appena. Essendo io freddo come la neve non volevo farle sentire il pizzicore gelato del mio tocco, ma ancora una volta Isabella, mi stupì. Afferrò il mio dito con la sua minuscola manina e lo trattenne con sè fino a quando non fui io a staccarmi da lei, nessun pizzicore, nessun brivido l'aveva infastidita.

Ancora una volta spalancai la bocca per lo stupore, impossibile è davvero impossibile,  dentro di me però fui certo che lei per qualche oscura ragione mi riconobbe.

"Ciao, adorabile Isabella"  le sussurrai in un orecchio "a presto"

Alice, mi guardò trionfante, sapevo a cosa pensava quel demonio

"Sei già cotto a puntino" disse gongolante, appunto sapevo alla perfezione cosa elaborava quel cervellino e mio malgrado in un certo senso aveva ragione, ero rimasto stregato.

"Taci, demonio e andiamo" ringhiai

"Sisì andiamo, ciao mia futura cognatina" salutò così quel frugoletto e andammo via saltando giù dalla finestra.
                                                   


                                               

Una volta fuori, sapevo che Alice non mi avrebbe più lasciato tornare al mio eremo, infatti mi costrinse a tornare a casa con lei ed io a dir la verità mostrai poca resistenza, era giunto il momento: avrei riprovato a vivere.

Questa consapevolezza mi procurò una strana eccitazione, forse potei paragonarla a curiosità, bramavo quasi, di sapere cosa sarebbe successo, volevo capire se davvero quando un giorno avessi visto Isabella cresciuta avrei provato per lei un sentimento grande e complesso, come l'amore.
Quanto tempo ancora..
per avere certezze e risposte, sarebbero dovuti trascorrerere almeno sedici lunghi anni.


Ore dopo sulla strada verso casa

"Alice" domandai ad un tratto

"Si Ed"

"Lei accetterà davvero di stare con me, uno scherzo della natura? Ma hai visto come è dolce e indifesa? Come può essere?!"

"Te l'ho detto, sarà lei a chiederti di prenderla con te, al momento è tutto quello che posso dirti, altro non sò, fratellino" decisi di farmi bastare queste parole, mi accomodai sul sedile passeggero della macchina e mi immersi nei miei pensieri, anzi nel mio pensiero Isabella.
Da quel 13 Settembre non ne avrei avuti altri, per tanti e tanti anni, solo lei e quello che sarebbe diventata per me in futuro.  

Una volta a casa Alice non perse tempo, raccontò ai miei genitori tutto ciò che era accaduto nei minimi dettagli compresa la mia faccia - da pesce lesso -  quando vidi la piccola. Loro, come mi aspettavo, fecero salti di gioia e mi dissero che in qualsiasi momento io avessi voluto, ci saremmo potuti trasferire dall'Alaska allo Stato di Washington bastava dirlo e avrebbero organizzato tutto.
Ed era realmente così, per noi trasferirci da un capo all'altro degli Stati Uniti era facile come andare in campeggio. Mettevano lo stretto necessario in un camper e andavamo verso la nuova meta, una volta lì avremmo ricominciato daccapo, altra casa altro lavoro in ospedale per Carlisle ed altro liceo per noi ragazzi, eterni diciassettenni.

"Grazie papà, sapevo di poter contare sù di voi" 
presi la sua mano e la strinsi forte alla mia

"Sei mio figlio Edward, desidero solo la tua felicità"
 e tu sei davvero un buon padre, pensai

"E dimmi Ed..è davvero così bella come dice Alice"
intervenne Esme, mia madre, con un sorriso che la diceva lunga

"Si mamma, lo è...davvero molto bella"
dissi e mi sfuggì un sospiro quando continuò dicendo:

"Chissà allora come sarà da grande! Tesoro mio sono così felice" e mi strinse forte al petto

Quel giorno la caparbietà e la lucida follia di mia sorella resero felice non solo me, ma tutta la famiglia, e soprattutto riaccese nel buio del mio petto una timida fiammella, una speranza che volli definire amore, un sentimento che fino a quel giorno ero sicuro, non mi appartenesse più.


                                           

   
 
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