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Autore: OctoberRain    29/09/2010    4 recensioni
Larissa ha sedici anni. Michael ventuno. Si sono conosciuti mentre erano entrambi lontani da casa. Essendo così liberi si sono lasciati andare..anche troppo. Ci sono delle conseguenze da affrontare ma anche ricordi che affiorano.
Solita storia di una ragazzina incinta? Forse, ma magari vi piace! =}
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era la prima volta che mi diceva quella frase.

Le circostanze in cui la udì la prima volta sono come marchiate a fuoco nei miei ricordi.

Era precisamente il 30 agosto, dell'estate più calda che io abbia mai passato.

Non avevo parlato per tutto il giorno; ero triste all'idea che l'indomani sarebbe tutto finito, sarei tornata a casa mia, in Italia.

Diventavo solare e piena di parole soltanto quando mi trovavo davanti ad una telecamera accesa. Devo ammettere che fingere in quel modo mi riusciva piuttosto bene e nessuno si accorse di nulla dato che mascheravo il mio mutismo con il nervosismo in vista del Galà di quella sera.

Registrammo solo di mattina mentre il primo pomeriggio lo passammo a provare.

La novità era che non avrei condotto da sola il Galà come avevo fatto per tutto l'arco dei giochi, infatti dall'Italia la fondazione mi mandò un cavaliere. Si chiamava Jari, faceva il cantante e l'attore di sit-com. Mi fece molto piacere riuscire a parlare la mia lingua con un ragazzo della mia età. In verità ero partita con Valentina Francesconi, sedici anni come me e attrice nella stessa sit-com di Jari, ma dato che era una concorrente avevo raramente l'occasione di parlarci. Era un peccato perchè quella ragazza mi piaceva. La incontrai la prima volta in aeroporto la mattina della partenza. Notai subito che dal modo di camminare, vestire e parlare era una ragazza molto eccentrica; aspetto che apprezzo nelle persone.

Nascondeva la sua tensione per il viaggio parlando molto e velocemente, di tutto quello che le passava per la mente. Una volta scese dall'aereo conoscevo già tutti gli aspetti più importanti della sua vita, la sua famiglia, i suoi affetti e le sue passioni. Pensandoci ora, un'amica con cui confidarmi mi avrebbe fatto molto comodo durante quelle 5 settimane. Credo che sarei riuscita ad affrontare tutte le mie questioni complicate riguardanti Michael in modo più tranquillo.

Il mio bisogno di parlare e sfogarmi si fece notare da Jari il quale si proclamò volenteroso ad ascoltarmi. In un primo momento rifiutai ma continuai a riflettere sulla sua proposta mentre mi truccavano, sistemavano i capelli e sceglievano il vestito più adatto alla mia carnagione. Secondo loro il blu ceruleo era perfetto per me.

Più tardi stavamo aspettando di iniziare davanti ad una delle grandi porte della sala da ballo, eravamo in anticipo di circa un'ora. Infatti per i corridoi non c'era nessuno.

Senza voltarmi verso di lui e senza spostare lo guardo da davanti a me gli dissi:

"Sai...non so se voglio partire."

"Beh, mi sembra ovvio. Io sono qua da poco più di un giorno e già me ni sono innamorato di 'sto posto quindi non faccio fatica a credere che tu non te ne voglia andare più via!"

Sapevo che quello che stava dicendo era vero ma non mi sentivo del tutto convinta.

"Si, in parte."

"E l'altra parte quale sarebbe?"

"Mi sembra come se mi fossi persa qualcosa in questo viaggio, come se ci fosse qualcosa che mi sento di fare ma non so cosa."

"Certo che lo sai."

Ero stupita. Come faceva lui a dirmi cosa sapevo io?

"Lo saprei?"

"Assolutamente! Ma è probabile che questa cosa ti esponga così tanto che non vuoi ammetterla nemmeno tu. Capisci cosa intendo?"

"Si, credo che tu abbia ragione. Ti sei mai sentito così anche tu?"

Annuì.

"E come ti sei comportato?"

"Ero convito che se fossi partito ignorando quella sensazione me ne sarei pentito e mi sarei sempre chiesto “cosa sarebbe successo se...”. Quindi mi buttai e col senno di poi me ne pentii ma almeno non ho rimorsi. Per me è meglio così."

"Centrava una ragazza?" chiesi insinuante.

Per la prima volta dall'inizio della nostra conversazione si girò a guardami.

"E nel tuo caso centra un ragazzo?"

Abbassai lo sguardo iniziando a fissarmi la punta delle scarpe eleganti.

"Ecco, ti sei risposta da sola."

Era il momento di fare una scelta: i sicuri rimpianti o i possibili pentimenti.

Decisi in un attimo; non volevo essere una di quelle persone che arrivate ad un certo punto della loro vita si chiedono quali decisioni prese diversamente l'avrebbero resa migliore.

Gli dissi solo: "Torno subito." e non sapendo nemmeno dove andare mi misi a correre per i corridoi nella speranza di incontrare lui, Michael.

Mentre mi allontanavo vidi Jari sorridere, e quello mi convinse che stavo facendo la cosa migliore in quel momento.

Le mie speranze si concretizzarono alla vista di un ragazzo dai capelli ramati camminare canticchiando con la spalla addossata alla parete ricoperta da una discutibile carta da parati lilla.

Vedendomi, assunse quel sorriso che mi era sempre piaciuto, ed io non riuscì che a fare lo stesso. Poi si accorse che avevo appena finito di correre: guance arrossate, respiro affannoso e, inizio principale, le scarpe col tacco in mano.

"Dove vai così di fretta?" disse mentre rideva.

Il fatto di non salutarci mai con la parola di rito “ciao” la consideravo una nostra tradizione.

"Veramente cercavo te." Mi pentii immediatamente della mia sincerità sfacciata.

Non lo vidi affatto stupito anzi il suo ego, tipicamente maschile, ne godeva.

Mi sentivo un po' a disagio, la sicurezza che avevo durante la corsa mentre pensavo a cosa dirgli non la trovavo più.

"Beh, sai com'è...tra poco inizia il Galà e non potremmo parlare più di tanto poi domani ho l'aereo presto quindi..." finsi calma mentre lo guardavo negli occhi la prima volta dall'inizio della conversazione "Ci tenevo a salutarti."

"Mi fa piacere, hai fatto bene." Si mise la mano tra i capelli scompigliandoli, come se stesse cercando di tirarne fuori le parole più adatte.

"Non mi piacciono molto i saluti, non so mai cosa dire."

"Nemmeno io, posso solo dirti che i capelli in disordine non stanno bene con lo smoking!" Ironizzai per calmarmi. Adoro l'ironia, in me e negli altri, rende le cose divertenti ma non troppo e soprattutto allevia la tensione.

"Non smetti nemmeno l'ultimo giorno con le tue frecciatine vero?"

"Come potrei? Sono il mio marchio! Non l'hai ancora imparato?"

"Si, è vero." Ridemmo entrambi.

Mi ricordai che avevo ancora le mie scarpe in mano e, cercando di fare il più in fretta possibile, me le rinfilai diventando otto centimetri più alta.

"E poi sono i miei capelli che non si adattano all'eleganza della serata, vero?"

Sorrisi. "Touché." 
Avevo perso la cognizione del tempo quindi era meglio fare quello che volevo fare in fretta.

"Comunque," ripresi cercando di essere seria "C'è una cosa che devo fare, altrimenti so già che non riuscirò a tornare a casa tranquilla. Capisci cosa voglio dire?"

"Si, più o meno, forse...hai bisogno di me?"

Da quel momento in poi è tutto avvolto da un aura nebulosa.

Lo fissai negli occhi per dei secondi che sembrarono lunghi il doppio cercando di raccogliere la mia decisione e la forza di seguire, senza pensare alle conseguenze, i miei desideri.

Non avevo più voglia di pensare. Premetti le mie dita contro le sue spalle, gli feci fare un paio di passi all'indietro in modo che la schiena si appoggiasse al muro e in quel momento, grazie ai tacchi alti, sollevai la mia testa solo di qualche centimetro e le mie labbra sfiorarono le sue con una lieve pressione. Mi allontani immediatamente, dandogli le spalle.

Non saprei spiegare perchè non mi sentivo del tutto soddisfatta. Avevo appena fatto quello che volevo ma dentro di me sapevo, anche se in quel momento non lo avrei ammesso, che quello che c'era appena stato non era un bacio. Quel gesto intimo non era degno di essere chiamato con quel nome; erano solo due corpi che si erano toccati, il fatto che fossero state le nostre labbra era irrilevante. Probabilmente avrei raccolto quella mia piccolissima vittoria e sarei scappata lontano cercando, poi, di evitare il suo sguardo per tutta la serata, ma una reazione inaspettata sconvolse il mio progetto di fuga, fuga dal corridoi e da lui.

Gli bastarono pochi lunghi passi per raggiungermi e in un gesto solo mi voltò e appoggiò la mia schiena all'altro muro. Adesso erano le sue labbra che erano sulle mie e sentivo la sua mano dietro la mia nuca, come se non volesse lasciarmi andare via. Cosa che, comunque, non avrei fatto.

Dopo pochissimi secondi sentii le sue labbra allontanarsi e scorrere lentamente sul mio viso mentre con la sua guancia accarezzava la mia.

"Non ho parole." dissi impulsivamente.

"A volte le parole sono del tutto inutili." Mi sussurrò all'orecchio pronto a baciarmi di nuovo.

Provare sulla mia pelle tutte le sensazioni che scaturiscono da un bacio vero mi fecero sentire leggera e rilassata, come se si fosse riempito tutto d'acqua e noi ci eravamo dentro, noi che non avevamo bisogno di respirare ma volevamo solo lasciarci trasportare dalla corrente.

Cominciammo a schiudere le labbra rendendo il bacio ancora più vero e profondo. Istintivamente intrecciai le dita tra i suoi capelli poco più scuri dell'ambra e da li non le spostai più. Sentivo le sue, invece, dappertutto lasciando al loro passaggio una scia di calore che mi sembrò così forte da sentire il vestito andare a fuoco. Forse eravamo solamente noi ad andare a fuoco. Un fuoco incontrollabile, quel fuoco che hanno sempre chiamato passione, che è un insieme di desideri, voglie e piaceri. Non riflettendo su quello che stavamo facendo mi lasciai condurre per il corridoio e automaticamente abbassai una maniglia che apparve come dal nulla vicino al mio gomito.

_______________

Scusate questo ritardo mostruoso ma ho avuto seri problemi al computer…tutto risolto, per fortuna! Mi faccio perdonare con questo capitolo bello sostanzioso! Buona Serata! =}

  
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