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Autore: Pick    01/10/2010    3 recensioni
Il 20 novembre era arrivato anche quest'anno, portando con sé quel pizzico di tristezza. Ma forse non tutti i 20 novembre sono così negativi. Forse alcuni di questi possono portare delle novità inaspettate.
Piccolo avvertimento: questa è la mia prima Fan Fiction. Secondo avvertimento: in questa storia sono tutti umani (non esistono vampiri, licantropi, ecc). Terzo avvertimento: buona lettura!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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« Ma che diavolo...»

Ero appena arrivato davanti a casa quando vidi davanti alla porta d'entrata un macchia nera che si allungava sulla porta, che non appena mi avvicinai lo riconobbi come il cagnolino che avevo visto qualche ora prima al cimitero.

« Che diavolo ci fai qui? »

Gli domandai come se riuscisse a rispondermi, mentre piano piano mi piegai sulle gambe e cominciai ad accarezzargli la testa. La sua reazione fu quasi spontanea: cominciò a scodinzolare e a lasciar cadere verso il basso la lingua. Sorrisi a quel suo gesto e mi domandai come mai né Rosalie né Jenny l'avessero sentito mentre con le zampe graffiava l'angolo della porta.

Non appena aprì la porta per entrare il cagnolino sguizzò correndo in mezzo alla stanza continuando a scodinzolare.

« Abbiamo un ospite! »

Dissi con un tono leggermente alto aspettandomi una risposta in completo coro. Ma nulla. Lasciai cadere le chiavi per terra senza badare al piccolo cagnolino che abbaiò per richiamare la mia attenzione e velocemente mi fiondai nella prima camera che si presentava quando qualcuno attraversava il corridoio: camera di Rosalie.

Spalancai la porta senza nemmeno bussare e fu allora che la vidi seduta a terra, con le braccia che avvolgevano le gambe e la testa rivolta verso il basso. Il suo corpo era come se fosse mosso da dei piccoli movimenti incontrollati, che la colpivano ogni cinque secondi. Stava piangendo.

Mi avvicinai a lei richiamandola sussurrandole il suo nome, per una, due, tre volte.

All'ennesima volta alzò il suo capo, mostrandomi il suo viso marchiato dal trucco che era colato a causa del suo pianto. E fu solamente allora che vidi sul suo labbro inferiore un taglio decisamente nuovo e nel suo braccio sinistro il segno rosso di una mano che sicuramente l'aveva stretto troppo.

Repressi l'istinto omicida che mi invase, per lasciar spazio a ben altro. Estrassi dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto e gli lo porsi e lei non si tirò indietro e lo afferrò asciugandosi le lacrime.

« Mi ha chiamato una decina di volte ma avevo il cellulare silenzioso e non... »

« Shhh! »

Interruppi all'istante il suo racconto scuotendo leggermente la testa, chiudendo gli occhi e portando in avanti le mani. Non volevo che mi raccontasse nulla. Sapevo già cosa era accaduto. Lui era troppo possessivo e coglieva ogni occasione per prendersela con mia sorella.

« Jenny dove si trova? »

Le domandai dopo averla consolata per qualche minuto. Ero preoccupato oltre che a Ros, anche per Jenny. Sperai ardentemente che non avesse sentito quello che era accaduto.

« L'ultima volta che l'ho vista era in camera che ascoltava un cd con le cuffiette... »

Annuì alle sue parole e sperai che non avesse sentito nulla e che avesse dato retta a quello che le avevamo insegnato, che le avevo insegnato.

« Ok, non preoccuparti. Ora vai in bagno. Sistemati leggermente e quando sarai pronta raggiungici nella sua camera. Devo dirvi qualcosa... »

Le spiegai velocemente mentre l'aiutavo ad alzarsi e uscendo dalla sua camera. La vidi annuire e si affrettò a dire qualcosa ma venne interrotta dal cagnolino che abbaiando attirò la nostra attenzione.

« E lui che ci fa qui? »

Feci spallucce sorridendo per l'espressione di Rosalie.

« Era qui fuori quando sono arrivato...»

Insieme io e mia sorella gli regalammo qualche minuto di ammirazione coccolandolo un po'. Poi lo presi in braccio e mentre Rosalie si scivolò in bagno io entrai in camera di Jenny.

Era distesa sul letto con gli occhi chiusi e le cuffiette del suo lettore cd infilate nelle orecchie. Feci attenzione a non far rumore, mentre cercavo di capire che cosa stesse ascoltando. Invano ma a giudicare dalla melodia sembrava musica classica, una passione che aveva ereditato da nostra madre.

Mi sedetti accanto a lei con un movimento lento e lasciai scendere il cagnolino adagiandolo sul letto. Jenny sobbalzò appena e non appena vide quella palla di pelo tutta nera si tolse velocemente le cuffiette.

« Ma lui...che ci fa qui?! »

Domandò sorridendo e cominciando ad accarezzarlo.

« Penso che le coccole tue e quelle di Ros siano state un tocca sana. L'ho trovato qui fuori quando sono arrivato! »

Spiegai ricambiando il sorriso che lei mi stava regalando. Il cagnolino sembrava veramente felice, dato che non aveva smesso di scodinzolare un secondo. Continuò a coccolarlo per altri minuti finché con il suo sguardo innocente non mi guardò e con un filo di voce mi chiese:

« Ma noi...lo possiamo...tenere? »

Guardai prima lei e poi il cagnolino.

« Dovremo chiedere anche a Ros. Ma penso che non ci siano problemi...»

Bastò solamente la prima parte della frase per far crescere la felicità in lei. Si alzò velocemente dal letto e cominciò a saltellare per tutta la stanza. Aveva sempre desiderato un cagnolino o qualsiasi animale. La sua camera era ricoperta da peluche, quei pochi che potevamo permetterci. Non importa che animale, lei ne voleva uno qualsiasi, aveva sempre desiderato un animale da tenere in casa. Un pesce rosso, un gatto, un cane. Persino una volta mi aveva chiesto se potevamo prendere una tigre!

Non appena mi passò davanti le presi delicatamente un braccio portandola dritta difronte a me e in un sussurro le domandai:

« Hai ascoltato tutto il tempo la musica? »

Il suo volto si rattristò un po' e distolse lo sguardo dai miei occhi.

« Ho fatto quello che mi hai detto tu. Quando vedo Royce e tu non sei a casa devo ascoltare la musica finché non mi vieni a prendere... »

Già. Più di una volta le avevo scongiurato di farlo, per evitare che vedesse la verità. E fortunatamente anche quella volta aveva seguito il mio insegnamento. Sospirai di sollievo e appoggiai la mano sui suoi capelli accarezzandoglieli.

«Ottimo lavoro...»

« Ma quando è che mi dirai il motivo? »

E come ogni volta lei mi faceva sempre questa domanda. Era normale del resto. Aveva capito che c'era qualcosa che lei non sapeva ma da brava bambina non indagava mai più di tanto se non con quella domanda che mi poneva solamente a me.

« Arriverà tranquilla...»

E quel giorno non sarebbe stato bello.

« Allora, hai pensato ad un nome per il nuovo arrivato a casa Hale? »

Domandai con entusiasmo cambiando il discorso mentre il cagnolino era sceso dal letto e cominciava ad annusare in giro.

Gli occhi di Jenny si illuminarono mentre tornammo sul discorso “cane”.

« Mmm...non lo so. Che ne dici di pulce?! E' piccolino! »

« E se poi in realtà diventa un cane di grande taglia? Come faremo? »

Domandò Rosalie mentre entrò nella stanza e si sedette sul letto al mio fianco. Sembrava essersi leggermente ripresa, per fortuna...

Jenny tornò a fissare il cagnolino con la mano sul mento come a pensare a qualche altro nome.

« Pluto? »

Proposi con un filo di voce, ricevendo come risposta da tutte e due un'occhiata e un dolce coretto di:

« Sei banale! »

A volte sembrava che fossero la stessa persona. Era sorprendete.

Come per difendermi alzai le braccia verso l'alto, come a chiedere perdono.

« Ciclamino! »

Esclamò Rosalie.

« Ros guarda che è un cane non un fiore... »

Le risposi io mentre Jenny cominciò a ridere. In tutta risposta ricevetti una gomitata sul fianco.

« Spike! »

Io e Rosalie ci voltammo verso Jenny che nel frattempo aveva preso in braccio il suo cagnolino. Ed era quello il punto, era suo e doveva scegliere lei il nome. Scambiai un'occhiata con Rosalie che sorrise prima a me poi a Jenny.

« Allora dovremo trovare un collare, una targhetta con il nome di “Spike” e un guinzaglio! »

« Ma non oggi... »

Mi intromisi io vedendo gli sguardi dei tre (anche quello del cane) fissarmi.

« L'uomo che ho aiutato a portare la macchina dal meccanico ci ha invitati a casa sua questa sera a cena per ringraziarmi. »

Spiegai velocemente guardando per ultimo lo sguardo di Rosalie. Sapevo che per la mia sorellina non ci sarebbero stati problemi, ma era Rosalie con la quale dovevo decidere insieme principalmente.

« Come si chiama? »

Domandò lei inclinando leggermente la testa di lato corrugando la fronte.

« Cullen. Carlisle Cullen. »

La sua reazione fu inevitabilmente. Strabuzzò leggermente gli occhi soffocando un colpo di tosse che le venne sentendo quel cognome.

« Diamine Jasper salvi le persone giuste! »

Disse lei sorridendo.

« Ho sentito che sono delle persone per bene quindi...tanto vale vedere se è vero o no! »

Disse lei battendo le mani felice per la notizia che le avevo dato. Avrei pensato che fosse più complicato convincerla!

« Quindi? »

Domandò Jenny avvicinandosi con Spike fra le braccia.

« Quindi questa sera gli Hale saranno ospiti dai Cullen! »

Esultò Ros scattando in piedi e cominciando a saltellare assieme a Jenny. A volte non riuscivo a capire chi fosse la piccola della casa...

« Quindi dobbiamo sbrigarci! Dobbiamo scegliere i vestiti, farci un bagno, truccarci... A parte te Jazz... »

Alzai ulteriormente le braccia verso l'alto scuotendo la testa ed alzandomi in piedi.

« Perfetto direi. Ma il bagno lo uso prima io! »

Esclamai abbassando le braccia e correndo verso il bagno seguito a ruota da Ros e Jenny che urlavano frasi del tipo “No lo uso io!” “La più grande sono io!” “Che centra?! prima i piccoli!”. Ma ormai ero arrivato a mi ero impossessato del bagno.

Era inutile nascondere che alcuni momenti della nostra vita non erano per niente felici, ma altre volte i momenti di felicità erano favolosi. Non potevo chiedere di meglio e tutte le volte che quei momenti di allegria arrivavano speravo ardentemente che non finissero mai.

Attesi qualche secondo sentendole sbuffare e non appena mi avvisarono che sarebbero uscite in giardino per ambientare il cagnolino, uscì dal bagno per andare a prendere dei vestiti per quella serata.

Afferrai tutto il necessario per poi tornare dritto nel bagno.

Ma c'era una cosa che odiavo profondamente: lo specchio. Nella mia camera non c'era l'ombra di nessun specchio, ma non potevo sfuggire a quello del bagno. Li odiavo, perchè riflettevano la verità dolorosa. Sapevo già in che condizioni eravamo. Sapevo perfettamente come eravamo, perchè quell'affare doveva infettare quella ferita già aperta? Perchè doveva continuare a urlarmi contro la verità?

Mi tolsi la maglia i pantaloni rimanendo solamente in boxer e fu inevitabile non guardarmi. Vedevo quei segni sulla mia pelle, creare un contrasto intenso fra il loro chiarore e la mia pelle leggermente scura. Cercavo di distogliere lo sguardo ma era inutile. Le vedevo, vedevo il risultato della separazione dei miei genitori, meglio ancora, quei pochi mesi che avevo trascorso con mio padre prima di tornare con la mia famiglia. Erano tanti piccoli segni che si sparpagliavano per tutto il corpo senza nessuna regola. Fortunatamente non ne avevo molte sul volto e quindi era semplice nasconderle. Quella sulla fronte bastava solamente coprirla con i miei ricci biondi. Poi c'era quella sotto la mandibola, forse quella che più mi dava delle difficoltà dato che si poteva notare. Ma lo si poteva fare solamente se si pagava un po' di attenzione. Era difficile coglierla con un'occhiata e basta, ma più di una volta avevo perso il posto di lavoro perchè quel segno era poco estetico.

Scappai velocemente da quell'immagine straziante infilandomi velocemente sotto il getto dell'acqua gelida, esattamente come lo era quell'arnese di ferro che ad ogni sbaglio sfiorava la mia pelle provocando quell'inevitabile bruciore.


 

« Non so voi, ma io mi sento al quanto a disagio... »

« Secondo me invece sono simpatici! »

«Come fai a dirlo Jenny?! Non li conosciamo nemmeno se non per parola... »

Sentivo le parole delle mie sorelle mentre il mio sguardo era ipnotizzato su quella casa. Eravamo in perfetto orario, per una volta nella vita quel catorcio della nostra macchina non aveva dato problemi. E la fortuna era che non avevamo nemmeno sbagliato strada. Era filato tutto liscio, perfetto ed ora ci trovavamo davanti a casa Cullen. Sentivo come un nodo alla gola che mi dava perfino qualche difficoltà a deglutire. Quella casa era enorme, illuminata, lussuosa, in mezzo al verde delle piante che la circondavano. Riusciva a rendere la nostra casa ancora più piccola di quello che già era. Ed io avevo accettato di entrare in una casa così? Non era la prima volta che mettevo piede in una casa così lussuosa. La seconda per essere precisi. E la prima aveva lasciato in me dei ricordi decisamente negativi. La convivenza con mio padre non era stata per niente felice...anzi, ma potevo immaginarmelo! L'uomo più ricco di Forks sicuramente non viveva in una catapecchia! Non dovevo accettare, ecco che cosa non dovevo fare. Non dovevo accettare l'invito del Signor Carlisle, ma era stato tutto così veloce che non ebbi nemmeno il tempo di ragionare. Potevo scappare! Si, retromarcia e via, avrei inventato qualche scusa e poi, a chi dovevo delle scuse? Perchè quell'uomo mi aveva invitato? Possibile che fosse solamente per ricambiare il mio favore?

«Jasper? Andiamo? »

Sentì la voce di Rosalie riportarmi alla realtà mentre lasciò scivolare una sua mano sulla mia spalla.

« Va tutto bene? »

Mi domandò notando nel suo sguardo quella vene di preoccupazione che compariva quando capiva che qualcosa non andava.

« Certo, andiamo...»

Dissi con un filo di voce mentre scesi dalla macchina tenendo lo sguardo fisso su quella casa, mentre anche Rosalie scese dall'automobile e Jenny si avvicinò a me afferrandomi la mano. Dio benedica la mia sorellina che riesce a calmarmi in ogni situazione.

Rosalie fu la prima ad avvicinarsi con passo deciso alla grande casa. Da dentro si poteva sentire il dolce suono di una melodia classica. Jenny fu la prima a sentirsi a suo agio non appena fummo davanti alla porta. Le bastava sentire una dolce melodia per sentirti a suo agio. Fortunata lei.

Rosalie bussò delicatamente alla porta, fiondandosi poi al mio fianco.

Passarono pochissimi secondi, poi una donna dai capelli lunghi leggermente mossi color caramello aprì la porta con un grande sorriso. Il profumo di quella casa mi invase all'istante, e non impiegai molto tempo a riconoscere la fragranza di rose mischiato a quello di un profumo delizioso di cucina.

« Oh voi dovreste essere le persone che hanno aiutato mio marito oggi! Vi stavamo aspettando! E tu...tu dovresti essere Jasper giusto? »

Domandò cogliendomi in fragranza puntandomi il dito indice mantenendo un grande sorriso sulle labbra, che avrebbe sicuramente rassicurato buona parte delle persone, e forse anche me, ma non ne ero certo. Quindi lei doveva essere la moglie di Carlisle. Era una donna veramente graziosa.

Non sapevo che cosa rispondere e mi limitai ad annuire con un cenno della testa, ricambiando il suo sorriso con un altro decisamente più timido.

« Ma prego entrate! »

Jenny non se lo fece ripetere due volte e lasciando la mia mano si precipitò dentro in casa guardandosi attorno meravigliata da quel luogo. Era come se le brillassero gli occhi.

« E' un piacere conoscervi, io sono Esme la moglie di Carlisle che in questo momento...»

« E' arrivato giusto in tempo per salutare i nostri invitati! »

Carlisle arrivò tutto ad un tratto, sbucando da una porticina a qualche metro dall'entrata, con in mano una valigetta, probabilmente era appena tornato dal lavoro. Era vestito con un paio di pantaloni neri e una camicia azzurra abbinata ad una cravatta di un blu scuro. Sua moglie invece indossava un vestitino lilla, molto semplice, ma al tempo stesso elegante.

« E' un piacere conoscervi »

Rispose Rosalie alzando la mano e stringendo quella di Esme e poi quella di Carlisle.

« Lui naturalmente è Jasper e lei e nostra sorella Jennifer »

« Jenny! Mi chiamo Jenny! »

Esclamò lei fulminando con lo sguardo Rosalie mentre io mi ero abbassato per toglierle la sciarpa. Jenny odiava essere chiamata con il suo nome per esteso. Le uniche volte che lo facevamo era perchè aveva combinato qualche danno in casa...

« Si vede che siete fratelli e sorelle. »

Esclamò Esme stringendosi a suo marito ridendo leggermente a quella buffa risposta che fece la mia sorellina. Esme si abbassò verso di lei e togliendole il cappotto le disse:

« Ti va di aiutarmi con la cucina? Dobbiamo sistemare le ultime cosette e ci vuole molta attenzione...dovrai essere molto attenta...»

« Io sono moooolto attenta!»

Esclamò Jenny alzando una mano verso l'alto e ridendo. Poi si rabbuiò leggermente e voltandosi verso di noi disse con un filo di voce abbassando lo sguardo e disegnando per terra dei cerchi.

« Ros, Jazz...posso? »

« Certo, basta che non combini qualche guaio e che ascolti la Signora Cullen... »

Rispose Ros, mentre io mi limitai solamente ad annuire con un cenno della testa. Guardammo insieme nostra sorella scomparire dietro l'angolo della cucina, mentre Carlisle ci mostrò dove potevamo appendere i nostri cappotti. Ci fiondammo poi nel salotto di casa Cullen. Era veramente immenso e illuminato da delle luci molto chiare accompagnate dal suono e dalla luce di un camino acceso.

«Scusateci per il ritardo, ma i nostri figli sono usciti a fare shopping. E quando Alice vuole riesce a tenere occupati tutti quanti! »

Giusto, il signor Carlisle e la signora Esme erano famosi nella cittadina per aver adottato tre ragazzi. Due maschi ed una femmina. Non li avevo mai visti in prima persona, ma solo per sentito dire.

« Nessun problema non si preoccupi...»

Rispose Rosalie con un sorriso sincero sulle labbra.

«Vuole scusarmi ma vorrei aiutare sua moglie, non vorrei che Jenny combinasse qualche guaio...»

Continuò pochi istanti dopo chinando la testa in avanti e dileguandosi in cucina assieme a Jenny.

Rimanemmo solo io e Carlisle che non appena fummo da soli mi domandò:

« Ma avete deciso di farmi sentire vecchio? Vi prego datemi del tu! »

Risi a quelle sue parole. Possibile che fosse veramente così gentile?

Carlisle fece per dirmi qualcosa quando ad un tratto sentimmo il rumore di una porta aprirsi e tante voci farsi largo nell'atmosfera.

« Andiamo Emmett! Non vorrai mica dirmi che sei stanco per questa giornata di puro shopping vero?! »

« Lo sai Edward che sei l'unico uomo che riesce a sopportare lo shopping in questa casa? Se non fosse per Bella comincerei a pensare che tu sia dell'altra sponda.»

«Ah adesso ho capito a cosa servo nella famiglia Cullen! »

« Certo Bella e naturalmente non dimenticarti che servi anche per accompagnarmi nelle giornate di shopping! »

« Oh ma grazie Alice! »

Voci a caso, che non avevo mai sentito e che ad un tratto si mischiarono l'una nelle altre in una grande risata, accompagnata da un collettivo:

« Siamo a casa! »

Jenny uscì dalla cucina di corsa, catapultandosi fra le mie braccia che non appena la sentirono accanto la sollevarono. Ma che le prendeva?

« Jasper puoi avvicinarti alla finestra? Devo vedere una cosa...»

Ammise mordendosi il labbro inferiore. Ah giusto. Da circa una settimana, ogni sera voleva vedere se nevicasse oppure no.

Roteai gli occhi al cielo sorridendole e piano piano mi avvicinai alla finestra sotto lo sguardo sorridente di Carlisle.

«Vedi qualcosa? »

Jenny scosse piano piano la testa riuscendo così a farmi ridere ancora una volta. Mi voltai allora allontanandomi dalla finestra.

« Andiamo. La cena è pronta! »

Ci informò Carlisle strizzandoci l'occhio e dirigendosi verso un'altra stanza dove al centro si trovava un grande tavolo. A lato di esse c'erano Rosalie, Esme e gli altri figli adottivi. Rosalie sorrideva, e fu inevitabile non accorgersi che da quando avevamo varcato quella porta non aveva perso il sorriso.

« E lui è mio fratello Jasper con Jenny...»

Mi presentò Ros indicandomi con la mano.

« Jasper loro sono i miei figli: Emmett, Edward ed Alice. E lei è Bella, la fidanzata di Edward...»

Mi informò Carlisle appoggiandomi una mano sulla spalla. Strinsi la mano ad ognuno di loro, sentendo la particolarità di ogni stretta. La prima stretta di mano fu quella di quel ragazzo che doveva essere Emmett. Era forte e decisa e rappresentava alla perfezione il suo aspetto fisico.

La seconda stretta fu quella dell'altro ragazzo, Edward. La sua fu più delicata ma al tempo stesso decisa.

Strinsi poi la mano alla prima ragazza che si stringeva ad Edward in un abbraccio. La sua stretta di mano fu decisamente più debole, delicata, come se fosse intimidita.

Infine strinsi la mano dell'ultima ragazza, alla figlia di Carlisle, Alice. La sua stretta era decisa, molto forte e al contrario di quella di Emmett non rappresentava il suo aspetto fisico e pensai quindi che fosse il rispecchio del suo carattere. Ma la cosa che più mi colpì fu il suo sguardo e il suo sorriso. Fu quasi come se la forza e la sicurezza di quel sorriso potessero illuminare l'anima di chiunque e se non fosse stato per il richiamo di Carlisle che ci informò che la cena era pronta, sarei rimasto per altri minuti a fissare quel volto...

 


 

Eccoci qui con il secondo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e di non avervi fatto perdere tempo (:
alice90cullen Ti ringrazio molto! (: Eh sì, questa è la mia prima storia e ti dirò la verità, ho riflettuto per varie settimane se postare oppure no questa storia xD E se penso alle mille paranoie che mi sono fatta e che mi faccio tutt'ora mi metto a ridere xD Spero comunque che questo capitolo ti sia piaciuto! (:
Alex_Lestrange  Ringrazio molto anche te! (: Ammetto che anche io ho una certa preferenza per la coppia Alice/Jasper (altrimenti non avrei scritto di loro! xD) E come te anche io mi illumino quando scovo nuove storie su di loro!** E mi dispiace dirlo così spudoratamente ma amo di più leggere le storie fra loro due che quelle di Edward e Bella xD Anche per te spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento! (:

Un grazie in generale a tutti che quelli che hanno letto il primo capitolo (: Buona giornata a tutti!
   
 
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