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Autore: Pick    26/09/2010    4 recensioni
Il 20 novembre era arrivato anche quest'anno, portando con sé quel pizzico di tristezza. Ma forse non tutti i 20 novembre sono così negativi. Forse alcuni di questi possono portare delle novità inaspettate.
Piccolo avvertimento: questa è la mia prima Fan Fiction. Secondo avvertimento: in questa storia sono tutti umani (non esistono vampiri, licantropi, ecc). Terzo avvertimento: buona lettura!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Questa è la mia prima FanFiction che scrivo. Spero di non aver turbato qualcuno con questo mio orrore, ma ho sempre pensato che prima o poi bisogna provarle tutte le esperienze e questo scritto lo considero comunque una nuova esperienza! Prima di cominciare volevo solo fare un commento in generale a tutti quelli che scrivono FanFiction. Li considero dei veri artisti, in grado di scrivere favolosamente chi più e chi meno, ma che hanno comunque il coraggio di mettere in gioco la loro fantasia e il loro carattere nel scrivere.

Bando alle ciance ecco qui il mio primo scritto, incentrato maggiormente su Jasper ed Alice, ma che lascerà spazio comunque agli altri membri della famiglia. Perché Jasper ed Alice? Perché a mio parere sono una delle coppie più belle della Saga di Twilight. Il titolo di questa raccolta l'ho chiamata appunto It's just another day for youYou and me in paradise delle parole che ho preso da una canzone di Phil Collins, intitolata Another Day In Paradise (a mio parere FAVOLOSA un pò come tutte le canzoni di Phil Collins xD )

Bene quello che ho detto ho detto, adesso vi lascio alla mia storia, sperando che vi piaccia, ma se la storia non dovesse piacervi vi basta scrivere un commento anche solo un "Basta" e sarò lieta di interrompere tutto xD (Non mi faccio problemi!)

Buona lettura (:

Capitolo 1.

Anche quest'anno il fatidico giorno era arrivato. Come ogni anno quel giorno arrivava preciso e spiccato come sempre. Il 20 novembre era arrivato, portando con se quel pizzico di tristezza che portava ogni volta, e come ogni santissimo 20 novembre aprivo le ante del mio armadio estraendo il solito smoking nero, abbinato alla solita camicia bianca, con la solita cravatta nera.

Non impiegai molto a cambiarmi d'abito e senza perdere altro tempo uscì dalla mia camera, dal mio covo personale. Già, ancora una volta si stava ripetendo la routine del 20 novembre, ma ad ogni anno le emozioni che provocava in noi quel giorno erano sempre più sopportabili, al contrario del primissimo 20 novembre.

Cominciai ad incamminarmi verso il mini salotto di casa, ma non appena misi piede nel corridoio, come se fosse scattato l'allarme, mia sorella uscì dal bagno. Sgranai leggermente gli occhi vedendo che non era ancora pronta. Per una volta nella mia vita ero riuscito a prepararmi prima di Rosalie, miracolo!

« Jazz, sono stra in ritardo! Potresti aiutare tu Jenny? Ti prego, ti prego, ti prego! »

Di solito era lei che si occupava di nostra sorella minore, Jenny, soprattutto nel campo dei vestiti. Il mio compito si limitava a ben altre cose.

Non feci in tempo nemmeno a dirle sì. Il tempo di prendere un bel respiro e Rosalie rispose sfoderando un mega sorriso:

« Ti adoro! »

E senza attendere una mia risposta chiuse la porta del bagno per tornare alle sue faccende. Scossi delicatamente la testa e guardando l'orologio che indossavo al polso mi avvicinai alla porta della stanza di Jenny. Avevamo ancora una buona mezz'ora, ce la potevamo fare!

Bussai delicatamente alla porta e pochi istanti dopo entrai nella stanza. Era una delle stanze più grandi della casa. Anche se forse la parola grande era troppo per quella casa. La nostra abitazione non era per niente una delle più grandi, anzi zero. Ma non potevamo lamentarci, era quello che ci potevamo permettere.

Jenny era seduta sul suo letto, posizionato al centro della parete alla destra rispetto all'entrata. Aveva la testa chinata verso il basso ed indossava il suo vestitino destinato a quella giornata. Fra le mani aveva una cornice con dentro una foto di tutti noi.

Sospirai abbozzando ad un sorriso amaro e senza indugiare altro tempo mi avvicinai sedendomi accanto a lei.

« Hei, ti sei cambiata da sola... »

Mi limitai a dire mentre le portavo una mano sulla testa accarezzandole i capelli, talmente fini e delicati che sembravano piccoli fili d'oro.

Jenny si limitò solamente ad annuire sospirando appena, continuando a mantenere lo sguardo fisso su quella foto. Era una delle ultime immagini che avevamo scattato, prima di quel giorno.

Per qualche minuto calò il silenzio fra di noi, dato che anche io ero caduto nella tentazione di guardare quella foto. Per qualche minuto era come se anche la mia mente si fosse assentata e fosse andata ben oltre, a circa cinque anni fa. Poi ad un tratto sentì il suo sguardo puntare sulla mia immagine. Non appena la guardai vidi la sua espressione da rimprovero penetrare dritta dentro di me.

« Che c'è? »

Jenny sospirò e alzandosi in piedi sul letto si avvicinò a me e con le sue piccole mani cominciò a sistemarmi il colletto della camicia.

« Se non ci fossi io! »

Disse con un filo di rimprovero scuotendo la testa. Non riuscì a trattenere una leggera risata e non appena ebbe finito di sistemarmi la camicia mi alzai in piedi continuando a guardarla sorridendo entrambi. Ad un tratto la voce di Rosalie ci richiamò chiedendoci se eravamo ancora tutti e due interi.

Roteai gli occhi verso l'alto e offrendo la mano a Jenny dissi:

«Meglio andare. Altrimenti chi la sente quella là... »

Riuscì a strappare una risata alla mia sorellina che non esitò ad offrirmi la sua manina.

« Aspetta! »

Mi richiamò bloccandosi all'istante quando eravamo sul ciglio della porta. Lasciò all'istante la mano e si avvicinò al letto, afferrando quella cornice e sistemandola al suo posto, sul comodino accanto al suo letto.

«Ci vediamo fra poco...»

Dissi in un sussurro lasciando un leggero bacio sulla figura femminile che si trovava in quella foto fra quella di Jenny e di Ros.

In pochi istanti arrivammo in salotto dove ci attendeva Rosalie nel bel mezzo della stanza che continuava andare avanti e indietro con in mano il suo cellulare. Indossava un abito nero, con un copri spalle rigorosamente nere. Per quanto riguardava l'eleganza Rosalie era la migliore. Anche se non avevamo molte opportunità economiche, lei riusciva a diventare stupenda con veramente poco. Mi limitai a dirle un semplice “arrivati” non appena ci vide.

« Perfetto. Royce dovrebbe essere qui a momenti... »

Quel leggero sorriso si cancellò all'istante sentendo quel nome. D'istinto lasciai la mano di Jenny e guardando fisso negli occhi mia sorella maggiore sospirai pesantemente, dimostrandole in quel gesto tutto il mio disprezzo per quel nome.

« Jasper, ne abbiamo già parlato basta... »

Dissi in un sussurro avvicinandomi e ammonendomi con un'occhiata. Non voleva parlarne davanti a Jenny, non voleva che sapesse tutta la verità. Ma prima o poi sarei scoppiato dalla rabbia, ci avrei scommesso.

Un colpo di clacson fece sobbalzare Rosalie che si precipitò fuori dalla porta dicendo semplicemente con un mezzo sorriso:

«E' arrivato! »

Odiavo quando faceva finta di essere felice con quell'essere. Non lo era, soffriva, ma continuava a persistere con lui, solamente per un motivo che ovviamente non era l'amore.

La manina di Jenny afferrò la mia mano e trascinandomi con il suo sorriso innocente sulla labbra mi disse:

« Andiamo, o arriveremo in ritardo! »

Per fortuna che c'era lei, che nel momento peggiori riusciva a rilassarmi. Fu allora che notai un dei suoi zainetti appeso sulla sua mano, ma non ebbi tempo di chiederle che cosa fosse.

Mi limitai ad annuire e insieme a lei uscimmo di casa, dopo esserci assicurati di aver chiuso tutto, e insieme entrammo nella macchina di Royce, che come sempre ci salutò come se fosse simpatico. Ma la verità era che io sapevo la verità su di lui, quindi lo odiavo obbligatoriamente e Jenny... Bè lei lo aveva sempre odiato fin dall'inizio, senza nemmeno sapere la vera verità.


Dopo pochi minuti di viaggio arrivammo a destinazione. Rosalie, Jenny ed io varcammo la soglia di quel grande cancello che ogni volta ci aspettava, ogni 20 novembre. Royce ogni volta non entrava, e si inventava le scuse più assurde per non ricordare quel giorno con noi. Bè, non che mi importasse più di tanto.

Non appena varcammo il grande cancello ci fiondammo nell'angolo più remoto di quel luogo, dove ad aspettarci c'era nostra madre. Non appena arrivammo davanti a lei calò inevitabilmente il silenzio che durò per alcuni minuti che in realtà sembravano ore.

La prima ad infrangere quel silenzio fu Jenny che appoggiò a terra il suo zainetto dal quale estrasse un foglio un po' stropicciato e un rotolo di nastro adesivo. Ne prese un pezzettino e lo posizionò sul lato del foglio, attaccandolo così accanto alla foto di nostra madre.

« Spero che ti piaccia. L'ho fatto qualche giorno fa a scuola pensando a te. »

Rosalie posizionò i fiori che aveva confezionato qualche ora prima accanto al foglio di carta abbracciando da dietro Jenny e dandole un bacio sulla guancia.

Poi tutto fu come oscurato e il mio sguardo si focalizzò sulla foto di mia madre che avevo davanti a me. Era la stessa foto che Jenny aveva in camera e che qualche minuto prima aveva salutato. A sinistra c'era Rosalie con le braccia leggermente allargate e un mega sorriso in volto. In basso al centro c'ero io, che mi aggrappavo ad una delle braccia di Rosalie, come a volermi sostenere dal cadere a terra. Al centro di quella immagine c'era nostra madre, con i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri. Sorrideva mentre fra le braccia teneva Jenny che si stringeva al collo di nostra madre. Avevamo scelto una foto che la traesse assieme a noi perchè era così che la volevamo vedere: assieme alla sua famiglia sorridente. L'avevamo scattata qualche anno fa, qualche mese prima che accadesse la disgrazia che colpì tutti noi senza preavviso, quel 20 novembre.

« Jasper andiamo! »

La voce di Jenny mi fece sobbalzare dal ricordo di quella foto. Stavano uscendo dal cimitero ormai erano quasi fuori dal cancello. Sì non rimanevamo mai tanto tempo, ma siccome non potevamo farle visita tutti i giorni e quelle poche volte non eravamo mai tutti insieme, avevamo scelto di utilizzare il 20 novembre come data per farle visita tutti insieme, per riunire nuovamente la famiglia.

Mi abbassai piegandomi sulle gambe arrivando all'altezza delle foto e scoccai un bacio prima sulla punta delle dita sulla mia mano, appoggiandole poi sul vetro della foto, in una sorte di saluto, nella quale vi erano racchiuse tutte le parole che avrei voluto dirle.

In pochi istanti raggiunsi Rosalie e Jenny che insieme si ero fermate a coccolare un cagnolino.

« Jasper hai visto che carino! »

Esclamò Jenny seguita da Rosalie che continuavano a coccolare quel cucciolino.

« Stupendo, ma il padrone? »

Domandai guardandomi attorno. Non c'era ombra di nessuno, dato che la temperatura non era l'ideale per rimanere fuori all'aperto.

« Non lo so, era qui da solo...»

Rispose Rosalie alzandosi in piedi e sfregandosi le mani per riscaldarsele. Sorrisi a quel suo gesto e guardando Jenny dissi:

« Andiamo o congeleremo. »

Jenny non esitò ad alzarsi. Forse per il freddo, ma mia sorellina era una bambina che obbediva subito, senza nemmeno ribattere o se lo faceva, lo era per giusta causa. Era piccola, ma furba e intelligente. Non appena si alzò in piedi mi tolsi la sciarpa che indossavo e la misi attorno al collo di Jenny, non volevo che si prendesse qualche malano.

Rosalie cominciò ad incamminarsi dalla parte opposta. Sgranai leggermente gli occhi guardandola. Che diavolo stava facendo?

« Scusa, ma Royce? »

Non doveva venirci a prendere? Era quello l'accordo!

« No cioè...mi ha detto che...aveva un...cioè non poteva venire quindi camminata! »

Cosa?! Stava scherzando vero?! Sgranai gli occhi guardandola mentre continuava a camminare senza fermarsi.

« Fantastico...»

Brontolai prendendo in braccio Jenny e seguendo a ruota Ros. Il tragitto non era lunghissimo, una ventina di minuti ma c'era freddo e non volevo che Jenny si prendesse qualche accidente solo perchè un povero cretino non riusciva a venirci a prendere perchè era un vero cretino che pensava solamente a lui stesso!

Mentre tornammo a casa passammo per il parco di Forks. Non era uno dei parchi più grandi al mondo, ma serviva molto quando qualcuno era frustato dalle più svarianti emozioni.

Non era molto affollato, solo qualche bambino e un paio di genitori in mezzo a quei piccoli chioschi che vendevano dolciumi, zucchero filato e frittelle. Vedevo lo sguardo fisso di Jenny su quelle delizie, ma non si esprimeva. Era piccolina, ma sapeva quanto fossimo ogni mese con l'acqua alla gola per quanto riguarda il denaro, ma se c'era una cosa che io e Ros c'eravamo posti, era quella di renderla felice a qualsiasi costo.

Richiamai Rosalie, colpendola con la punta delle dita sulla spalla.

« Che ne dici se...»

E mentre parlavo indicavo con un cenno della testa sia mia sorellina che quelle delizie. Ma ad un tratto la mia attenzione fu catturata dalla voce di un uomo che scendeva dall'automobile e si avvicinava al cofano. Non appena lo aprì una folata di fumo si levò nell'aria. L'uomo cominciò a sbuffare e a dannare la situazione. Ma era strano. Non era come tutte le altre persone che in quella circostanza probabilmente avrebbero cominciato ad urlare parole poco adatte ai bambini. Si disperava ma lo faceva con...eleganza.

Feci scendere Jenny e porgendo a Ros 10 dollari le dissi strizzandole l'occhio:

« Pensaci tu, arrivo subito. »

Non attesi una sua risposta, ma la vidi con la coda dell'occhio infilarsi nella fila per il banchetto delle frittelle.

Mi avvicinai in pochi secondi all'uomo che continuava a guardare il motore della macchina. Era alto più o meno sui due metri circa. Magro e i capelli di un biondo acceso che creava un forte contrasto con la sua pelle chiara.

«Le serve una mano? »

Domandai avvicinandomi a lui. Lo vidi sobbalzare leggermente, ma non appena si voltò sfoderò un sorriso.

« Te ne sarei grato! »

Rispose l'uomo spostandosi leggermente. Contraccambiai il suo sorriso con un altro leggermente più timido e mi avvicinai al cofano della macchina. C'era sicuramente qualche problema al motore e non era possibile ripararlo in quel luogo, non avevamo l'attrezzatura e sinceramente io di motori ci capivo ben poco.

« Se vuole conosco un ragazzo poco distante da qui che riesce a sistemare qualsiasi tipo di problema... »

Dissi guardando l'uomo che non aveva perso il suo sorriso.

« Perfetto! Sei la mia salvezza ragazzo! »

Addirittura? Wow mi lusingava! Annuì con un cenno della testa e scusandomi corsi velocemente verso Rosalie che nel frattempo si era seduta su una panchina con Jenny, la quale non appena mi vide mi domandò se ne volessi un pezzo della sua frittella. Spiegai a Rosalie l'accaduto e dopo aver rubato un pezzetto di frittella a Jenny, tornai da quell'uomo, sentendo i rimproveri della mia sorellina che si lamentava per il pezzo troppo grande per i suoi gusti.

« Mi scusi dovevo avvertire le mie sorelle. »

« Nessun problema ragazzo! »

Mi rispose l'uomo richiudendo il cofano della macchina.

« Siamo fortunati. La strada è leggermente in discesa, quindi se vuole entri pure nell'automobile ci penso io a spingerla, così lei può utilizzare senza problemi lo sterzo. »

Dopo qualche minuto l'uomo si convinse a seguire il mio consiglio salendo in macchina e a curvare quando ce n'era bisogno. Fortunatamente l'impresa non fu tanto complicato e in una decina di minuti arrivammo davanti alla casa di quel ragazzo: Peter. Non appena vide la Mercedes che gli portammo, gli si illuminarono gli occhi e non perse tempo, cominciando subito a sistemarla e concordandosi con l'uomo sul prezzo. O meglio. L'avrebbe fatto gratuitamente dato che era la prima volta che si occupava di un'automobile così lussuosa.

« Carlisle Cullen... »

Disse l'uomo allungandomi la mano non appena fummo fuori dal garage. Ah, il famoso Cullen. Ecco perchè l'automobile era così lussuosa. I Cullen era una delle famiglie più lussuose, se non la più lussuosa di tutta Forks.

« Jasper. Jasper Hale.»

Risposi stringendogli la mano.

« Bè dovrò ringraziarti in qualche modo. Non capita tutti i giorni di poter riparare un'automobile in così poco tempo senza dover pagare le spese di riparazione! »

Non sapevo che cosa rispondergli. Non mi sembrava di aver fatto chissà che. In fin dei conti stavo facendo un favore a Peter dato che impazziva per quelle macchine.

« Quindi sei invitato a cena a casa mia! »

Strabuzzai leggermente gli occhi. Io? A cena di qualcuno? Era da un po' che non capitava una cosa simile.

« A dire la verità, ho promesso alle mie sorelle di rimanere con loro questa sera. »

20 novembre, giornata full immersion in famiglia.

« Oh ma ovviamente il mio invito è esteso anche a loro! »

Il suo sguardo scivolò sull'orologio che portava al polso. Automaticamente strabuzzò gli occhi.

«Scusami sono in ritardo, contando che dovrò farmela a piedi! Non mancate eh vi aspetto! »

E mentre diceva questo cominciò a dirigersi dalla parte opposta, dicendomi l'orario e l'indirizzo di casa sua. Come se nessuno conoscesse la mitica casa Cullen. Lo salutai alzando la mano a mezz'aria e dopo pochi istanti feci dietro front, diretto verso casa ancora leggermente sorpreso dalla disponibilità di quell'uomo.

Il 20 novembre era arrivato anche quest'anno, portando con sé quel pizzico di tristezza. Ma con una consapevolezza in più: forse non tutti i 20 novembre sono così negativi. Alcuni di questi possono portare delle novità inaspettate.

   
 
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