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Autore: NevanMcRevolver    01/10/2010    2 recensioni
Solo l'immagine può rivaleggiare con la musica. E se l'immagine fosse di più di un semplice pezzo di carta decorato? Se la musica andasse oltre le note che fanno vibrare il cuore, parlasse non solo alla mente? Forse tutto sarebbe un pò più diverso...o più reale? Soltanto l'arte può conforntarsi con sè stessa. E questo Yusuke l'aveva capito, l'ha capito, fin troppo bene.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 16: Epanàstasi astèri

 

 

Disordine, mancanza di armonia: questo vedeva il re attorno a sé.

Kaos era ogni momento, ogni singolo istante che passava di quello che stava per fare.

Aveva sei o sette anni quando capì tutto, anche perché lui era la conferma di tutto ciò.

Era fermamente deciso di mettere fine a tutto questo, e il più presto possibile.

Da quando ebbe questa folgorazione studiò sodo, nella biblioteca del palazzo, la storia del suo regno, del suo mondo e della sua terra.

Kayka e tutto il Continente, all’alba dei giorni, prima ancora che tutta questa maledetta storia avesse inizio, era popolata dagli Asura, un’antichissima popolazione dalle leggendarie origini divine.

C’era, però, una sola grande differenza fra gli Asura e gli dèi: non erano immortali.

Gli Asura accettarono questa clausola; sotto il loro dominio il Continente andò incontro ad un lungo e prospero periodo di pace, noto alla storia come l’Epoca della luce. Tutto raggiunse un livello tecnologico impensabile, e gli Asura, nel frattempo, scoprirono di poter leggere i pensieri degli altri, dopo un particolare tipo di allenamento.

Già con questa scoperta l’ordine costituito iniziò a vacillare, ma gli Asura andarono avanti nelle loro ricerche, diventando i più abili scienziati, astronomi, filosofi del mondo conosciuto.

La popolazione, allora iniziò ad intraprendere i primi viaggi, e così gli Asura vennero a sapere che il loro regno a sud confinava con un grande deserto, a Est era delimitato dal mare, mentre a nord e ovest un’unica ininterrotta catena montuosa: l’Alcanova.

Ovviamente loro, come poi scoprirono, non erano gli unici abitanti del Continente.

Erano circondati dagli uomini, una razza selvaggia, primitiva e violenta.

Gli Asura li tennero sott’occhio, mentre anche loro, in maniera sorprendentemente rapida, iniziarono ad evolversi e raggiungere gradi di conoscenza sempre più alti.

Gli Asura avevano paura degli uomini per il semplice fatto che questi, in numero, erano nettamente superiori, e su questa cosa contavano molto. Ragion per cui la razza umana divenne pericolosamente bellicosa, e sempre più bramosa di potere.

I diversi clan degli uomini si combatterono fra loro per poi unificarsi sotto un unico regnante.

L’Era degli Umani aveva inizio con il principato di Greger; gli Asura, percependo la minaccia avevano eletto come loro sovrano Ashraf.

Il sovrano degli Sura, come prima cosa, si preoccupò dell’istituzione di un esercito permanente, in grado di poter resistere al meglio agli attacchi del uomini o di qualsiasi altra razza.

Ecco quindi che fra le fila degli Asura aumentarono i maghi, i fanti e gli artificieri.

La guerra era veramente vicina, forse troppa, e come sua portavoce, la precedette la crisi. I mercati divennero sempre meno frequentati, gli scambi divennero sempre più radi e le strade vennero abbandonate a sé stesse, battute dai viandanti solo in casi di estrema urgenza.

La battaglia decisiva si combatté nella valle dove sorge, attualmente, la capitale Kayka.

Lo stridio delle spade che cozzavano fra loro, le urla dei cavalieri, le urla di dolore e i flutti di sangue facevano così tanto rumore da sentirsi ovunque.

Inizialmente gli umani ebbero la peggio, anche se in numero rimanevano in schiacciante superiorità. Sfinite, le due schiere si ritirarono nei loro accampamenti.

Fu allora, che con un atto di grande superbia, gli Asura furono condannati all’estinzione della loro razza.

Alcuni di loro si misero ad urlare contro gli uomini che li avrebbero uccisi, le loro donne sarebbero diventate le loro schiave, serve e giochi erotici, i bambini schiavi e gli uomini sarebbero passati tutti a fil di spada.

-NOI SIAMO FIGLI DEGLI DEI! SIAMO COME GLI DEI E PER QUESTO SARETE VOI A MORIRE, PORCI!- urlarono.

Gli dèi, udite queste parole si offesero molto, poiché quello che dicevano gli Asura non era vero.

Erano figli degli dèi, vero, ma non erano come loro. Fu l’atto di presunta superiorità che sancì la morte delle schiere di Ashraf.

Gli dèi li privarono del loro beneficio, e li gettarono nella confusione più totale, preludio di un’eterna condanna di oblio.

Il giorno dopo gli uomini ebbero la meglio, e Ashraf, in qualità di sconfitto dovette presentarsi per trattare le condizioni di pace.

Greger, offeso per gli impropri urlati dai nemici, non concesse loro nessun tipo di amnistia e grazia.

-Avrete lo stesso trattamento che voi volevate riservare a noi. Le vostre donne saranno le nostre puttane, i bambini saranno risparmiati, perché innocenti, ma saranno resi comunque schiavi, mentre gli uomini moriranno tutti. Vi concedo una cosa: potete decidere voi come morire. Decapitazione, impiccagione, lapidazione, annegamento, rogo, soffocamento o avvelenamento. Come vedete c’è un ampia scelta: c’è solo l’imbarazzo della scelta.-

Il re Ashraf, allora, amareggiato e umiliato, chinò la testa e fu costretto ad accettare le condizioni poste.

Lì dove si era combattuta la battaglia finale, Greger fondò il suo regno, e lì decise di far sorgere la capitale, Kayka.

Le donne, una volta sbattute alla condizione di serve subirono la serie di stupri promessi dagli uomini.

Il risultato, però, fu stupefacente. Quello che ne uscì fuori fu una razza ibrida: uomini con poteri magici; esseri mortali molto più vicini agli dèi di quanto si potesse pensare. Il fenomeno si ripeteva con regolarità, anche se non tutti i nuovi nascituri vennero alla luce con particolari doti.

Gli uomini, allora, per paura che i nuovi nati potessero insorgere in nome delle loro antiche origine, diedero l’obbligo alle madri partorienti di queste creature di portarle in particolari istituti, nei quali sarebbero stati educati alla magia ma in maniera del tutto ignara della loro provenienza.

In questo modo gli uomini si mettevano al sicuro salutando un ipotetico nuovo ostacolo.

Quando Kaos venne a sapere tutte queste cose, non poté fare a meno di alimentare il disgusto e l’odio già profondi verso gli uomini.

Prima di loro tutto era quiete e pace. Con la loro venuta avevano infranto l’equilibrio del mondo, condannato il Continente al disordine: loro erano la causa dell’odio, della morte, della malattia e del degrado del regno.

Per lui ogni creatura era condannata a questa bassa condizione, e per questo andava punita.

Anche se c’era un’altra soluzione che potesse redimere il mondo.

Si immerse negli studi di magia, e venne a conoscenza di un’antica formula estremamente potente: la Congiunzione Astrale.

L’allineamento degli astri avrebbe portato ad una condizione di assoluta concentrazione di potere magico. E la formula del rito portava alla distruzione di tutte le forme di vita del mondo conosciuto.

Tutti, chi più chi meno, odiano, per cui sono malvagi e vanno eliminati.

Kaos fu immediatamente catturato da questa idea, inoltre non trovava altre soluzioni: solo con la morte del vecchio il nuovo poteva sorgere. Solo dalla distruzione di qualcosa di insano poteva nascere qualcosa di autenticamente buono.

Il mondo, Kayka, il Continente meritavano una seconda possibilità, e quella era l’unica che avevano e che dovevano sfruttare.

Kaos allora si mosse sempre di più verso quello psicotico desiderio di morte, e la sua politica non faceva altro che mirare a questo.

D’altronde Kaos era di questo avviso: “Solo perché una cosa è buona non è detto che rimanga sempre tale, nel corso del tempo. Tutto deteriora, tutto, prima o poi, annichilisce”.

Per Kaos tutto andava incontro ad un lento ed incalzante deterioramento, anche la cosa più pura. Tutto prima o poi avrebbe fatto conoscenza con l’odio, il male, l’invidia. Sembra strano: può essere davvero l’odio il motore di tutto?

Sì, a quanto apre la motrice di tutto stava proprio nel peccato, in ciò che è malsano. Solo l’invidia incalza la gente e muoversi, solo l’odio sprona la gente a parlare. Amore, felicità, per quanto utili e rassicuranti sono sentimenti volatili.

Il Magnifico aveva deciso: avrebbe cambiato, stravolto tutto. Avrebbe distrutto tutto, compreso sé stesso, tutto in nome di un ideale più alto, che non si riesce a scorgere molto facilmente, partorito solo da una mente apparentemente malata e fredda, ma in realtà calda e sconfitta, rassegnata ma allo stesso tempo traboccante di voler cambiare tutto. Forse la speranza non era definitivamente sparita.

E’ vero: siamo tutti vittime dell’odio, e in alcuni casi ne siamo anche gli artefici, ma perché non cambiare?

Tentare non ha mai ammazzato nessuno, e almeno si ha la certezza di non restare con il subbio del “E se avessi provato? E se…”

Non si può vivere sui “se”, e Kaos avrebbe agito.

Aprì il libro per andare a rileggere la formula ormai imparata a memoria.

Non appena sfogliò le pagine una nube di polvere si levò dalle pagine, rivelando una serie di rune dall’aspetto arcano.

Scorse febbrilmente le pagine, fermandosi circa a metà del volume, dove troneggiava la formula, scritta in oro e inchiostro nero: “Epanàstasi astèri”.

Appena sotto c’era un’immagine di quello che pressappoco era il risultato: una serie di pianeti allineati sullo stesso asse, passati da una lunga freccia di luce e ombra: il tutto culminava con la presa in pieno del suo amato pianeta. Subito dopo un immagine del Continente, desolato, arido e privo di vita: magia nera allo stato puro.

La vista di quelle immagini fece sentire Kaos improvvisamente sereno e più determinato del solito.

Subito sotto era spiegato, nei minimi dettagli, lo svolgimento della cerimonia della Congiunzione Astrale.

La formula andava ripetuta ogni plenilunio, con gli strumenti adatti e le vesti necessarie, in condizioni climatiche ottimali (nemmeno una nuvola) e ogni volta andava pagato un tributo di sangue da parte di chi recitava la formula.

Non era specificato il numero di volte che la massima dovesse essere ripetuta, ma una nota specificava che quando la magia aveva efficacia si sentiva la forza degli astri, e che l’artefice avrebbe capito quando la Congiunzione Astrale sarebbe avvenuta.

Tutto si basava, insomma, sulle abilità del mago, o, in questo caso, del semi-demone.

Kaos aveva la magia dalla sua, effettivamente, e la cosa non lo turbava minimamente.

Subito tornò nel suo studio, e sedutosi dietro una immensa scrivania prese una pergamena, dell’inchiostro, e diversi strumenti di calcolo.

Dopo quasi mezz’ora si tirò su soddisfatto e con un sorriso lupesco dipinto, anzi, scolpito sulle sottili labbra: quella notte sarebbe stata di plenilunio!

“Bene, cominciamo sin da subito allora!”

Rise di gusto, come un bambino e si sentì più potente che mai: aveva o no fra le mani le sorti del mondo?

La notte arrivò velocemente, e il Magnifico si diresse verso la Torre Nera.

Qui, come da lui ordinato si trovava un altarino di legno e avorio, sulla cui superficie c’erano un pugnale, una ciotola, una brocca d’acqua e un panno.

I primi erano di oro e tempestati di gemme preziose, la brocca sembrava di diamante e il panno di seta finemente lavorata e decorata.

Il cielo era perfettamente pulito e la luna faceva bella mostra di sé nel bel mezzo del firmamento.

Il re avanzò lentamente verso l’altare.

Era splendidamente vestito: una tunica bianca copriva la sua figura. I diversi orli erano di porpore, e sul petto svettava un cerchio al cui interno c’era l’immagine di una mano testa verso l’alto e con la palma ben in vista.

Giunto all’altare prese la brocca e versò l’acqua nella ciotola, per poi impugnare con la mano sinistra il pugnale.

Tese allora entrambe le mani sulla ciotola; levò lo sguardo verso la luna e si ferì la mano, finché non uscirono abbastanza gocce di sangue da rendere scura l’acqua.

La voce era arcana, e polifona. Sembrava provenire da un’altra dimensione, dal mondo dei morti:

-Epanàstasi astèri!-

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore:

Salve a tutti miei fidi lettori!

Bene, la mia follia, come avrete notato, tocca picchi sempre più alti!

Allora? Che ve ne pare?

Fatemi sapere!

Un informazione: il termina “Asura” l’ho utilizzato in maniera impropria! Per maggiori informazione andate su Wikipedia e lì troverete tutto!

Inoltre, non giudicate male, o almeno, fatelo con delicatezza, perché alcuni dei pensieri del re, in fondo, sono i miei.

Bene. Non so più cosa dire.

Al prossimo capitolo.

 

P.S. Si ringraziano

 

Valerie_Laichettes

sTar__

_Elea_

Isa is smiling

raukath

Fantasy_Mary 88

berry345

Emilie91

hinayuki

 

  
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