Capitolo XXIII
Ore 19.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
Irina richiuse il
citofono e si guardò intorno, presa dal panico. Che ci
faceva Xander lì, senza nessun avviso? Doveva capitare
proprio in quel momento, quando voleva un attimo di pace per pensare ma
soprattutto per parlare con Dimitri del suo passato, sempre che lui ne avesse
avuto voglia…
“Cavolo… Mi ha preso alla
sprovvista”.
Non ebbe nemmeno il
tempo di chiedersi se, nonostante tutto, fosse contenta dell’arrivo di Xander, perché suonarono alla porta e lei aprì, cercando di
mascherare in qualche modo la sua sorpresa.
Quando aprì la
porta, si trovò davanti uno Xander
sorridente e tranquillo, incurante del fatto di non aver avvisato e di essere
piombato lì senza darle il tempo di preparare il loro incontro… Non potevano
rischiare di farsi vedere da qualcuno di poco gradito, e lui lo sapeva meglio
di lei…
<< Xander… Che fai qui? >> domandò, senza sapere che
altro dire.
L’espressione del
ragazzo non mutò, e nemmeno il suo bel sorriso lupesco che aveva qualcosa di
diverso dal solito. Si avvicinò, entrando in casa con gli occhi che brillavano.
<< Non sei
contenta di vedermi? >> chiese a bassa voce.
Irina si fece da
parte, guardandolo attentamente. Aveva qualcosa di strano, e lei se ne era
accorta… Forse era il suo sesto senso femminile.
<< No… Cioè,
sì, sono contenta >> sussurrò, << Ma… Non mi hai chiamato, non ti
aspettavo… >>.
<< Avevo
bisogno di vederti >> disse lui, cingendole la vita con un braccio,
<< Ho deciso sul momento… >>.
<< Ok, ma…
>>. Irina si lasciò abbracciare, ma c’era qualcosa che non le andava. Per
la prima volta era lei a fare l’agente dell’F.B.I.
giudizioso e meticoloso? << Hai controllato che nessuno ti vedesse? Non
siamo proprio nella situazione di rischiare… >>.
Xander la guardò
divertito. << Certo che ho fatto attenzione >> ribatté, <<
Vedo che stai imparando, eh? >>. Però nella sua
voce c’era una nota di fastidio, impercettibile, ma c’era.
In quel momento
Dimitri sbucò dalle scale, e inchiodò sui gradini quando si accorse che c’era
anche Xander. Gli rivolse un’occhiata di ghiaccio,
poi ringhiò: << Cosa fai qui? >>.
<< Sono
passato a fare un giro… >> rispose Xander, con
aria di sfida.
Dimitri fece per
andarsene. << Perdonerai il fatto che non abbia
voglia di abbracciarti… >> disse, e se ne andò.
Irina si morse il
labbro, agitata. Xander aveva scelto il momento
sbagliato per farle una sorpresa, ma non poteva certo dirglielo. Dimitri già
non doveva essere entusiasta del fatto che ora sapesse del suo passato, e molto
probabilmente voleva starsene un po’ in pace… Magari alla fine ne avrebbe anche
parlato con lei, ma con Xander nei dintorni la
possibilità sfumava. Sicuramente quella novità lo aveva innervosito
ulteriormente.
<< Ehi, che
hai? >>.
<< Eh?
>>.
Irina si riscosse e
si accorse di essere rimasta a fissare la scala vuota, mentre Xander le cingeva i fianchi con le mani. Lo guardò e scosse
il capo, evitando i suoi occhi azzurri.
<< Oh, no,
scusa, stavo pensando a una cosa… >> mormorò, poi si staccò, diretta alla
cucina, << Vieni, ti do qualcosa da bere… >>.
Xander la seguì,
contrariato dall’interruzione, ma lei aveva bisogno di riprendersi un attimo.
Doveva mettere in ordine i pensieri, e cercare di mostrarsi felice per la sua
visita… Si aggirò in cucina e cercò qualcosa nel frigorifero, poi gli servì da
bere.
<< Dimmi la verità >> disse Irina, guardandolo
sorseggiare dal bicchiere, << Come mai sei venuto fino a qui? >>.
Xander inarcò un
sopracciglio. << Davvero, avevo voglia di vederti >> rispose,
<< Non mi credi? >>.
Irina lo guardò
perplessa, senza credergli: era sicura ci fosse dell’altro, ma decise di
lasciar stare. Magari se lo sarebbe fatto scappare dopo. Con aria noncurante si
scostò i capelli, sedendosi al tavolo.
<< Ok…
>> disse.
<< Cosa hai fatto lì? >> chiese all’improvviso Xander, cambiando espressione.
Irina lo guardò
senza capire.
<< Dove?
>>.
<< Sul collo
>> rispose Xander, alzandosi e avvicinandosi.
Irina si portò
istintivamente una mano al collo, e i battiti del suo cuore accelerarono: si
era completamente dimenticata del graffio procuratole dal coltello dell’amico di Konstantin, avrebbe dovuto
coprirlo con qualcosa… Si era detta che se Xander
fosse venuto, avrebbe indossato una maglia a collo alto, in modo che non lo
notasse, almeno alla luce del sole…
<< Niente
>> si affrettò a dire, << Non è nulla, non ti preoccupare >>.
Xander non la ascoltò,
naturalmente. La costrinse a tirare su la testa per guardare meglio.
<< Questo è
il segno di un coltello >> disse, arrabbiato.
Irina si scostò,
infastidita dal fatto che lui sapesse e scoprisse sempre tutto. Riconosceva
perfino un graffio da coltello…
<< Ho detto
che non è niente >> protestò.
Xander sembrò arrabbiarsi.
<< Come te lo
sei fatto? >> chiese.
Irina gli rivolse
un’occhiata irritata. << Un incidente, niente d’importante >>
rispose, secca.
<< Non ci
credo >> disse Xander, << Come te lo sei
fatto? >>.
Irina si alzò di
scatto e incrociò le braccia. << Non ho intenzione di dirtelo, perché non
capiresti >> rispose, << Sono qui viva e tutta intera, quindi non
ha importanza quello che è successo. Non insistere >>.
Gli occhi azzurri
di Xander si ridussero a due fessure, arrabbiato.
<< E’ stato
Dimitri? >> ringhiò.
<< No, non lo
farebbe mai >> ribatté Irina.
<< Allora chi
è stato? >> abbaiò Xander.
<< Te lo dico
se tu mi dici come mai sei venuto qui >> rispose
Irina.
Si guardarono per
un momento, entrambi determinati e risoluti.
<< Mi stai
ricattando? >> fece Xander, incredulo.
<< No, voglio
solo sapere il vero motivo per cui se qui >>
rispose Irina, << So che sei avventato, ma non è da te mettere in
pericolo la missione solo perché hai voglia di vedermi… Qualcuno potrebbe averti
visto entrare qui, e sai che la sorella di Dimitri non deve venire a sapere
della tua esistenza. L’altra volta abbiamo fatto più
attenzione >>.
Xander la guardò.
<< Da quello che ho capito, non ti fa piacere vedermi… >> disse, e
sembrava veramente furioso.
<< No, non è
questo >> ribatté lei, << Sei solo capitato nel momento sbagliato…
Ma non mi va che tu ti metta a farmi un interrogatorio su cosa ho fatto, detto o combinato tutte le volte che ci vediamo. Non
ho cinque anni, so guardarmi da sola >>.
Xander sembrò preso in
contropiede dalla sua risposta dura e diretta. La guardò per un momento, poi
allargò le braccia.
<< D’accordo
>> disse, come se volesse solo farla calmare, << Ho avuto un attimo
di crisi e ho deciso di staccare un po’ e venirti a trovare >>.
Irina lo scrutò:
sembrava sincero, ma c’era ancora qualcosa di non detto.
<< Come mai?
>> domandò.
<< La
missione non va come dovrebbe… >> rispose Xander,
evasivo.
Si guardarono negli
occhi, e Irina intuì che avesse detto la verità… Ma
solo una parte. Forse il fatto di essere più indietro di lei lo imbarazzava, e
sicuramente era talmente orgoglioso che non lo avrebbe mai ammesso.
<< Mi
dispiace >> disse lei, alla fine, << Deve essere difficile stare
laggiù da soli… >>. Voleva andargli incontro, dimostrargli che anche se
le cose non andavano bene dalle sue parti non cambiava
il fatto che fosse un ottimo agente dell’F.B.I.
Xander agitò la mano in
segno di fastidio. << Non cambiare discorso >> la interruppe,
<< Allora, cosa hai fatto? >>.
Aveva preso la sua
frase come un tentativo di sviare la sua attenzione, e Irina sbuffò. <<
Ho cercato di ottenere la mappa della Mosca-Cherepova
con metodi poco puliti >> rispose, secca, sperando inutilmente che non
facesse altre domande.
<< E sarebbe?
>>.
<< Sarebbe…
Ho cercato di sedurre uno dei Referenti >>.
La frase scivolò
tra le labbra di Irina senza lasciarle il tempo di cercare un’alternativa, di trovare un modo più “dolce” per dirglielo.
Qualcosa dentro di lei voleva fare in modo che Xander
venisse preso alla sprovvista, per dimostrargli quasi
quanto fosse stata avventata, quanto avesse rischiato; c’era qualcosa di
assurdamente orgoglioso nel suo tono, quasi volesse sfidarlo a sgridarla.
Sapeva che era sbagliato, ma era quello che provava in quel momento.
La faccia di Xander sembrò diventare di granito, e per un attimo fu
incapace di parlare.
<< Cosa?
>> fece, atono. Poi aggiunse, riprendendosi: << Che cosa è
successo? >>.
<< Non sono
riuscita a farmi dare la mappa, non subito, almeno
>> rispose lei, rapida, << Le cose sono degenerate, ma Dimitri mi
ha aiutato e ha messo tutto a posto… Mi sono solo graffiata nella
colluttazione. Nessuno mi ha fatto niente >>
C’era qualcosa
nell’espressione di Xander che le disse che molto
probabilmente stava per esplodere, ma non le importava. Non le importava che si
arrabbiasse, che la sgridasse, che la minacciasse di rimandarla a casa tra i
suoi libri e i suoi corsi universitari… Non le interessava che con la sua idea
avesse potuto deluderlo, o ferirlo. Non si pentiva di quello che aveva fatto,
anche se le cose non erano andate come dovevano. Come aveva detto Dimitri,
conoscevano i rischi.
<< E’ stata
un’idea mia >> aggiunse lei, << E in ogni caso alla fine abbiamo ottenuto la mappa. Quello che conta è il risultato,
non importa come ci siamo arrivati >>.
Xander rimase di sasso di
fronte al suo tono sicuro e quasi seccato per dover dare delle giustificazioni.
Poi scosse il capo, e ringhiò: << Gli avevo dato
l’incarico di tenerti d’occhio, non di farti fare delle cazzate del genere…
Dov’è Dimitri? >>.
Irina si piazzò
davanti alla porta della cucina, bloccandogli la strada.
<< Ti
proibisco di prendertela con lui >> disse, arrabbiata, << Ti ho già
detto che è stata un’idea mia,
lui non c’entra. Anzi, non era d’accordo, ma ha rispettato la mia decisione e
mi ha aiutata. Non è con lui che devi arrabbiarti
>>.
Per un attimo credette che Xander la prendesse
a schiaffi e andasse a fare la stessa cosa con Dimitri; invece rimase fermo, a
guardarla, forse furioso, forse ferito, forse solo basito dal suo
comportamento.
<< Non è con
lui che devo arrabbiarmi?! >> ringhiò, <<
Certo che mi incazzo con lui, quando l’avevo mandato
apposta per fare in modo che non ti succedesse niente! Gli avevo detto che
volevo sapere tutto quello che facevate! Volevo che ti tenesse d’occhio per
evitare che facessi proprio delle cazzate del genere! >>.
Irina andò su tutte
le furie.
<< Allora è per questo che hai lasciato venire Dimitri con me?
>> ribatté, ferita a morte dalle sue parole, << Lo hai assoldato
come guardia del corpo? Volevi che mi facesse da baby-sitter? Bé, lo sta
facendo, sai? Forse lo fa anche meglio di te, visto che rispetta le mie scelte!
>>.
<< Rispetta
le tue scelte?! >> ripeté
Xander, gli occhi azzurri che mandavano lampi,
<< Ma che stai dicendo? Che diavolo gliene frega a lui, di quello che
vuoi fare? Ti manda a fare la gatta morta con un russo e non mi dice niente…
Tu, non mi hai detto niente! Io vengo qui, faccio mille chilometri in sei ore nella speranza di
ritrovarmi per un attimo a casa, e vengo a sapere che per poco non ti fai
ammazzare per prendere una stupida mappa! >>.
Irina capì cosa
volesse dire, e sentì l’ira montarle addosso. Ora capiva cosa aveva sempre
voluto Xander da lei… << Allora tu ti aspettavi
che io fossi qui a guardare alla finestra e sospirare come una sciocca
nell’attesa che tu tornassi, vero? >> disse, << Ti aspettavi che
stessi facendo la brava bambina, che svolgessi tutti i miei compiti con la mia
baby-sitter, mentre tu facevi l’uomo di casa, coraggioso, esperto, quello che
sa sempre cosa è meglio fare? Era questo che ti aspettavi, vero? Bé, credo che
tu non abbia capito una cosa, Xander: non sono una
bambina, non lo sono più, e non mi farò trattare come tale >>.
Si guardarono per
un momento, e Irina sapeva che aveva appena detto qualcosa che avrebbe ferito Xander più di qualsiasi decisione che avesse preso fino a
quel momento.
<< Che tu
creda o non creda di esserlo, per me lo rimani
>> disse lui, gelido, << Lo rimarrai finché non capirai quello che
stai facendo… Pensavo avessi imparato qualcosa dal tuo passato >>.
Ora toccava il
tasto del passato… Ormai a Irina non interessava più quello che era successo
anni prima… Non poteva semplicemente voltare pagina e ricominciare? Qualsiasi
cosa dicesse, facesse o pensasse, la riportava sempre indietro…
<< Certo che
ho imparato >> ribatté, << Ho imparato molto. Ho imparato che non
mi serve nascondermi dietro a quello che è stato solo
per permettermi di soffrire di meno, come tu vorresti. Ho imparato che bisogna
rischiare, che non possono sempre fare tutto gli altri. Ho imparato che cadere
fa male, ma che quando ti rialzi sei più forte… Ho
imparato e sto imparando, Xander. Sei tu che non vuoi
che lo faccia >>.
<< Se davvero
avessi imparato, non saresti qui >> disse lui, << Mi sto facendo in
quattro per fare in modo che non ti succeda niente, e tu mi ringrazi andandoti
a cacciare ancora di più nei guai, aiutata da quello
che avrebbe dovuto tenerti d’occhio… Davvero, Irina, credo di essere deluso da come
ti stai comportando >>.
<< Anche io sono delusa da te >>.
Fu come se avesse
appena ingoiato qualcosa di amaro e disgustoso, ma
Irina si sentì mancare quando comprese che quello che aveva detto era la
verità. Era davvero delusa, lo pensava veramente. Era stata certa che capisse,
con un po’ di fatica, che accettasse… Si era sbagliata.
<< Ah, quindi
tu saresti delusa? >> fece Xander, fintamente
divertito. << Immagino che Dimitri invece non ti stia deludendo, vero?
>>.
<< Non tirare
in mezzo Dimitri >> ringhiò Irina, << Lui non c’entra. E sappi che avrei voluto essere informata del fatto che lo avevi mandato
qui con uno scopo di farmi la guardia. Io sono stata sincera con te, tu non lo sei stato >>.
<< Tanto non
avresti capito >> ribatté Xander.
Irina si voltò di
spalle, sempre più nervosa. << Esattamente come te >>.
Ci fu un momento di
silenzio, poi Xander disse: << La prossima
volta provvederò ad avvisarti, quando deciderò di passare, visto che la mia
presenza comincia a non essere gradita >>.
Prima che Irina
ebbe modo, e voglia, di fermarlo, Xander infilò la
porta e se ne andò, senza aggiungere altro. Lei rimase immobile, nella cucina
vuota di quella casa che per la prima volta le sembrò stretta, innervosita e
spaventata al tempo stesso.
Xander se ne era andato.
Se ne era andato sbattendo la porta e senza voltarsi indietro nemmeno una
volta, infuriato con lei. Ma anche lei era arrabbiata,
e non poteva non ammetterlo.
Perché non voleva
capire? Perché si ostinava a trattarla come una bambina? Perché non voleva che
crescesse, che maturasse, che imparasse a cavarsela da sola? Perché si
comportava in quel modo egoista e presuntuoso con lei?
Improvvisamente, le
venne da piangere. Le venne da piangere al pensiero della freddezza con cui Xander le aveva parlato, di quanta rabbia avessero messo
entrambi in quella conversazione. Non voleva che le cose andassero in quel modo,
non aveva pensato che scegliere di fare quella missione avrebbe comportato
anche quello…
Scosse il capo,
ricacciando indietro le lacrime. Rivoleva lo Xander
che aveva conosciuto, gentile, dolce, sfrontato ma non possessivo come in quel
momento… Amava il fatto che fosse protettivo con lei,
ma non in quel modo. Non si comportava più come il suo compagno, ma come un
padre eccessivamente apprensivo e volitivo.
“Non era così, prima di questa missione. Non mi trattava come una bambina viziata… Forse perché a lui andava
bene che io rimanessi a casa, e lui facesse il lavoro pericoloso… Forse voleva
una bambola, esattamente come William”.
Si ritrovò a
pensare a quella parola solo in quel momento: “bambola”.
Bambola come lo era stata per William, “bambola” come si era sentita trattata.
Alla fine lo era rimasta anche con Xander, anche se
in modo diverso, e solo ora lo capiva.
Uscì dalla cucina,
ritrovandosi in soggiorno. Dimitri doveva essere ancora di sopra, e forse si
doveva essere anche accorto della loro litigata. Non importava, lui aveva già i
suoi problemi, e lei non lo avrebbe certo tirato in mezzo.
Xander risalì sulla
Ferrari 599 e diede un pugno al volante dell’auto, infuriato. Non era mai stato
così arrabbiato con Irina come in quel momento, e non poteva fare a meno di
pensare di avere ragione.
Aveva fatto mille chilometri per lasciarsi alle spalle Nina e
quella stupida situazione in cui l’aveva attirato, per staccare un momento e
ritrovare la serenità che aveva solo con Irina… E una volta arrivato lì, la
trovava a fare la spia navigata che in realtà non sapeva niente di quel lavoro.
La trovava a difendere il russo che era stato il braccio destro di Challagher, e che anche aveva cercato di ucciderlo… Doveva
esserne contento?
Si era aspettato una accoglienza con i fiocchi, un’Irina impaziente
di vederlo quanto lui era impaziente di vedere lei; invece la sua ragazza
sembrava gradire di più la compagnia di Dimitri, che la sua. E lo difendeva
pure a spada tratta, nemmeno fosse suo fratello.
Non era stata solo
la gelosia a fargli prendere la decisione di andarsene seduta stante: era
deluso, ferito e furioso per essere stato considerato quasi di troppo.
Con rabbia si rese
conto che era capitato anche a lui, che anche lui, nel momento in cui si era ritrovato Nina a pochi centimetri dalla sua faccia, aveva
sentito il rapporto profondo con Irina quasi come un limite…
Accese il motore
dell’auto, deciso ad andarsene. Non sarebbe rimasto lì, se era di troppo, ma
qualcosa di profondamente doloroso gli pesò nello stomaco, un pensiero che
ormai prendeva forma ogni volta che lui e Irina si scontravano, divisi da quel
muro improvvisamente calato tra loro…
“Questa missione poteva unirci di più, ma non lo ha fatto. L’unica alternativa
che rimane è sperare che non ci divida…”.
Ore 03.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
Irina si rigirò per
l’ennesima volta nel letto, senza riuscire a dormire. Avrebbe fatto prima a non
infilarsi nel letto, visto che non aveva chiuso occhi. Guardò la tenue luce
lunare filtrare tra le fessure delle tapparelle e si mise a sedere, sbuffando.
Il suo cervello
aveva troppe cose a cui pensare, e non l’avrebbe
lasciata dormire. Prima il passato di Dimitri, poi la litigata con Xander: aveva ancora i nervi a fior di pelle, e la serata
in attesa di una sua chiamata non aveva fatto altro che peggiorare la
situazione. Aveva sperato telefonasse, o che tornasse indietro, per parlare di
nuovo, questa volta con più calma, ma non lo aveva fatto. E se c’era una cosa
di cui era sicura, era che lei non lo avrebbe chiamato: non aveva niente da
spiegare, niente da giustificare, questa volta. Era Xander
a essere nel torto, in quel momento.
Non aveva mangiato
a cena, e non aveva fame, ma decise di scendere e di farsi una camomilla, nel
tentativo di darsi una calmata. Magari dopo qualcosa di caldo, le sarebbe
tornata la voglia di dormire…
Senza accendere la
luce scese dal letto, sentendo il pavimento freddo sotto i piedi scalzi, e si avviò
lentamente verso la porta, sfruttando solo la tenue luce che proveniva da
fuori. Dimitri sembrava avere delle antenne, al posto delle orecchie, ed era
sicura che se anche avesse solo sfiorato un interruttore, lui se ne sarebbe
accorto. Siccome non voleva che si svegliasse per colpa sua, fece tutto al
buio, tanto ormai conosceva bene la casa e aveva imparato a muoversi senza
sbattere da nessuna parte.
Aprì la porta con
delicatezza e uscì nel corridoio, cercando di fare il meno rumore possibile. Le
venne un brivido sentendo che il pavimento sembrava particolarmente freddo, e
procedette a piccoli passetti fino al soggiorno. Si fermò un momento, cercando
di ricordare esattamente in che posizione era il divano, ma ci andò a sbattere
comunque, provocando un rumore sordo e attutito, appena percettibile.
“Incredibile. E’ la parte di casa in
cui passo più tempo, e riesco persino a sbagliarmi…”.
Aggirò a tentoni il
divano, diretta alla porta socchiusa della cucina, che vedeva delineata da una lama di luce…
Poi qualcuno la afferrò
alle spalle, stringendola per il collo, e qualcosa brillò nell’oscurità,
qualcosa che sembrò chiaramente un coltello… Il suo cervello si riattivò all’improvviso,
valutando tutte le possibilità che aveva in quel
momento… Sentì il cuore accelerare…
<< Fermo
Dimitri! Sono io! >> gridò, alzando le mani nel buio.
Ci fu un attimo di
trambusto, nel quale lei rimase in ogni caso imprigionata con la lama puntata
alla gola, poi silenzio. Sentiva il petto di chiunque la stesse tenendo ferma
muoversi a intervalli regolari, le braccia muscolose poco contratte, come se
sapesse di poter avere la meglio in un attimo…
<< Come
facevi a sapere che ero io? >> sussurrò Dimitri nel suo orecchio, e ci fu
una nota stupita nella sua voce.
<< Lo
speravo… >> rispose Irina, sincera, a bassa voce.
Un movimento e la
luce venne accesa, facendole strizzare gli occhi;
Dimitri la teneva ancora per il collo, il coltello leggermente abbassato, forse
per farle capire cosa aveva rischiato. Nonostante fosse lui, aveva il fiato
corto per lo spavento.
<< La
prossima volta evita di aggirarti in casa mia come se fossi una ladra… >>
mormorò Dimitri, a un centimetro dal suo orecchio.
<< Ok,
scusami >> borbottò Irina, notando che la sua pelle era sempre
straordinariamente calda, lo sentiva per via del braccio sul suo collo.
Dimitri la lasciò
andare di scatto, come se si fosse scottato, e richiuse il coltello. Lei si
voltò e lui le gettò un’occhiata perplessa, forse per il
fatto che era in pigiama. Lui naturalmente era vestito di tutto punto,
giusto per ricordarle quanto fosse ridicola…
<< Come mai
sei sveglia? >> chiese.
<< Non
riuscivo ad addormentarmi… >> rispose lei, imbarazzata.
Dimitri la guardò,
poi inarcò un sopracciglio.
<< E dove
stavi andando? >> domandò.
<< In cucina
>>.
Le fece cenno di
andare e lei aprì la porta, accendendo la luce. Credette
che sarebbe tornato in camera sua a farsi gli affari suoi, ma
invece la seguì.
<< Non ti
volevo svegliare >> disse lei, anche se era sicura che non stesse
dormendo, a meno che non lo facesse in jeans. <<
Scusami… Credevo di non aver fatto troppo rumore >>.
Dimitri scosse il
capo. << Tanto ero già sveglio >> disse,
<< Credevo fossi qualcuno di poco gradito… Ti piace farti puntare
coltelli alla gola? >>.
Irina sorrise, ed
ebbe l’impressione che in realtà lui l’avesse riconosciuta subito, ma avesse
voluto spaventarla apposta… Ogni tanto voleva
prendersi qualche soddisfazione su di lei. << No, anche se sta diventando
un’abitudine >> rispose, << Cosa ci facevi già sveglio? >>.
<< Non è la
prima volta che non dormo >> rispose lui, evasivo, << Che cosa fai?
>>.
Irina guardò il
bollitore che aveva appena messo sul fuoco.
<< Mi faccio
una camomilla, ma immagino che tu non la gradisca… >> rispose, <<
Vuoi che ti faccia qualcos’altro? >>.
Dimitri la guardò
mezzo divertito, e scosse il capo, come esasperato.
<< Cosa c’è?
>> fece lei, i cui nervi erano ormai al limite, <<
Ho detto qualcosa che non dovevo? >>.
Il russo fece una
smorfia.
<< Camomilla…
>> mormorò, << Sei la prima donna di questa città che mi propone
una camomilla… >>.
Irina inarcò un sopracciglio.
<< Non te la sto proponendo. Ti ho solo chiesto se volevi qualcosa di
caldo… >> ribatté, leggermente offesa.
Gli occhi di
Dimitri brillarono, come divertiti. << Sto scherzando >> disse. Poi
aggiunse, neutro: << Vada per la camomilla, allora. Ma
sembra che tu ne abbia più bisogno di me, in questo momento >>.
Irina si voltò di
scatto per non rispondergli e si mise a preparare le tazze. Versò l’acqua
calda, poi domandò: << Come hai fatto a riconoscermi al buio? >>.
Non arrivò nessuna risposta,
così si girò di nuovo, scoprendo che Dimitri era sparito. Si affacciò alla
porta e lo vide seduto sul divano, davanti a un pc
portatile. Prese le due tazze e lo raggiunse, porgendogliene una, bella fumante.
<< Sapresti
farti riconoscere da chiunque >> disse lui.
Irina non capì, poi
si accorse che aveva appena risposto alla domanda di poco
prima, come al solito a modo suo. Si andò a sedere sull’altro divano, e
sorseggiò la sua camomilla con aria tranquilla, guardandolo osservare con le
sopracciglia aggrottate il monitor del pc.
<< Posso
chiederti cosa stai facendo? >> domandò a bassa voce.
<< Sto
controllando la lista dei partecipanti alla Mosca-Cherepova
>> rispose lui.
<< Allora
Boris te la già data >> disse lei, << C’è qualcuno che conosciamo?
>>.
<< Alcuni di
loro per me non sono facce nuove, ma per te sì… A parte Went,
non conosci nessun altro >>.
Irina si rabbuiò al
ricordo di Xander, ma non fece commenti. Dubitava che
a Dimitri interessasse la loro situazione piuttosto tesa, e sapeva che parlarne
non le avrebbe fatto bene.
<< E
Vladimir, è tra gli iscritti? >> chiese.
<< Sì, e come
secondo pilota ha Cyril, quello che ti ha seguito l’altra
volta >>. Dimitri quasi ringhiava.
<< Quindi questo vuol dire che ha trovato un compromesso con i
Referenti >> commentò Irina, a voce bassissima, << Credi che
partecipi solo per provocarci, o voglia vincere la gara? >>.
Gli occhi grigi di
Dimitri si accesero. << Se partecipa, significa che vuole incontrare la
Lince, altrimenti non correrebbe il rischio di trovarsi da solo con me… Se
volessi, potrei attirarlo in una trappola >>.
<< Perché
dovrebbe voler incontrare
<< Forse
vuole trovare un accordo… >> rispose Dimitri, ma non gli parve convinto.
Non stava dicendo tutta la verità.
Irina si rese conto
che anche a lui doveva essere tornato in mente ciò che Vilena
le aveva raccontato, ma non sembrava a disagio, solo molto serio. Lo vide
accendere la lampada vicino al divano e spegnere il lampadario, facendo
piombare la stanza in un delicato chiarore che era anche rilassante.
<< Hai capito
perché ti ha detto che dormi con un assassino? >> chiese all’improvviso
lui, guardandola dritta negli occhi.
Irina non si
scompose. << Sì, l’ho capito >> rispose, << Ma dipende dai
punti di vista… Io non ti considero un assassino, qualunque cosa tu abbia fatto
>>.
Era la verità,
perché la domanda di Dimitri in realtà ne nascondeva un’altra: hai paura di me?
le aveva appena chiesto. No, non aveva paura di lui,
anche se forse avrebbe dovuto, anche se era stato un suo nemico. Non aveva
paura di lui, e ne era felice.
Il Mastino la
guardò per un istante, poi sul suo viso si dipinse una smorfia di divertimento.
<< Ora
capisco perché ti cacci sempre nei guai… >> disse, criptico.
<< E’ vero
che Xander ti ha mandato qui solo per tenermi
d’occhio? >> chiese lei, all’improvviso.
Dimitri tornò
serio.
<< E’ venuto
da me dicendomi che se volevo prendere parte a questa cosa, dovevo controllarti
per lui >> rispose, << E riferirgli quello che stavi facendo o
avevi intenzione di fare… Mi ha assoldato come
baby-sitter, in pratica >>. Aveva il tono infastidito e scocciato.
<< E tu hai
seguito la sua richiesta? >> domandò lei.
<< No
>> rispose secco Dimitri, << Non come intendeva lui. Mi sembra tu
abbia capito che non sapeva come avessi cercato di prendere la mappa a Konstantin… >>. Ora aveva l’aria di chi la sa lunga.
Irina abbassò lo
sguardo. << No… >> sussurrò, << Bé, grazie di non averglielo
detto, altrimenti non mi avrebbe nemmeno lasciato provare >>.
Dimitri rimase in
silenzio, come se stesse pensando a qualcosa.
<< Hai
accettato di tornare qui per avere la possibilità di trovare Vladimir? >>
chiese infine lei.
Il russo per un momento
sembrò non volerle rispondere, poi disse: << Sono venuto qui per portare
a termine questa missione. Se riuscirò a prendere anche Vladimir, sarà qualcosa
in più. La mia priorità è vincere
Rimasero in
silenzio, con Irina che continuava a guardarlo sotto una luce diversa, che in
qualche modo glielo mostrava cambiato persino nei lineamenti. Improvvisamente
non le sembrava più fatto di pietra, di ghiaccio: era umano, molto più umano di
quanto era lecito aspettarsi da uno come lui.
<< Sarà lui
il nostro avversario numero uno? >> chiese lei.
<< Saranno
tutti nostri avversari >> rispose Dimitri, digitando qualcosa sulla
tastiera, << Anzi, forse sarà il meno pericoloso… Sto cercando
informazioni sugli altri >>.
Irina gettò
un’occhiata al posto vuoto di fianco al russo, e chiese, indicandolo: <<
Posso? >>.
Dimitri sembrò non
capire, poi le fece cenno di sedersi. Irina si accomodò sul divano, non troppo
vicino per non infastidirlo, e guardò lo schermo.
<< Vladimir
gareggerà con la Impreza,
mentre Went con una 599 >> disse, << E
poi avremo contro una Nissan GTR, due Lancer, una Camaro, una Peugeot 408, una A5, una M3… Tutte auto di un
certo calibro >>.
<< Stai
dicendo che la Punto è una scatoletta? >> fece lei, piccata.
Dimitri la guardò
appena. << No >> rispose, << Non sarà l’auto a farci arrivare
primi… Went gareggia con una Ferrari, ma non ha più
possibilità di vincere di noi >>.
Irina guardò lo
schermo: non aveva voglia di menzionare ancora Xander.
<< Chi sono gli altri? >>.
<< C’è Edgar Blachenko, che ha partecipato sempre negli ultimi tre anni,
e si è piazzato bene >> rispose Dimitri, mentre la foto di un ragazzo
dalla barba rossiccia compariva sullo schermo, << E’ uno dei candidati a
vincere quest’anno… Poi c’è Severin, lo chiamano il
Diavolo. E’ sua la Camaro rossa che vedremo… Una
testa calda, se lo incroceremo cercherà di farci
uscire di gara… >>.
A Irina venne in
mente una cosa, leggendo i nomi dei copiloti iscritti, tra cui spiccava anche
quello di Dimitri e dell’unica donna a parte lei che sembrava apparire nella
lista…
<< E Nina Krarakova? >> domandò, << C’è qualcosa su di
lei? >>.
Dimitri la guardò
con la coda dell’occhio. << Se è una sua foto che vuoi vedere, ti
consiglio di non farlo >> ribatté lui.
Irina si scostò
appena: aveva il brutto presentimento che quella ragazza fosse una nemica non solo perché era una russa invischiata nelle
corse clandestine…
<< E’ brava?
>> domandò, anche se la domanda corretta sarebbe stata: è bella?
<< Non quanto
possa apparire all’inizio >> rispose Dimitri, con noncuranza, << Ha
un difetto: quando non ottiene subito quello che vuole, si innervosisce
e inizia a perdere colpi… Tipico di una come lei >>.
Per un momento
Irina fu sul punto di chiedere: ma è più brava di me? poi
si trattenne. Non era importante saperlo, e poi sarebbe apparsa presuntuosa.
<< E che tipo
è? >> chiese invece.
Dimitri si voltò a
guardarla. << Vuoi sapere che tipo è, o quando è pericolosa per te?
>>.
“Fregata…”.
<< Tu cosa
vuoi dire, in proposito? >> ribatté lei, imbarazzata. Aveva colto quello
che la preoccupava di più… Già le cose con Xander non
andavano benissimo, se ci si metteva in mezzo pure una bella ragazza straniera,
le cose non potevano che peggiorare…
Dimitri inarcò un
sopracciglio.
<< Se Went va con lei, è un’idiota >> sentenziò.
Fu la volta di
Irina di inarcare un sopracciglio, perplessa e mezza
lusingata.
<< Ah… Bè, saperlo è incoraggiante… >> sussurrò.
Dimitri fece un
sorrisetto. << Non che Went non lo sia già, ma
sarebbe davvero stupido… Significherebbe che non ha cervello >>.
Irina lo guardò: a
qualsiasi ragazza non sarebbe andato a genio il fatto che qualcuno si
permettesse di criticare in quel modo il proprio fidanzato, ma in quel momento
qualcosa dentro di lei concordava con Dimitri… Ultimamente Xander
faceva un po’ troppo lo sciocco, per i suoi gusti.
<< La conosci
bene? >> chiese.
<< Abbastanza
da saper guardarmi da lei >> rispose Dimitri, poi sembrò voler cambiare
argomento, << Smettila di preoccuparti di lei, non serve farlo. Confida
più sulla fedeltà del tuo… ragazzo >>. Sorrideva sotto i baffi.
Irina gli gettò
un’occhiata, senza sapere che dire, e si accucciò sul divano, a distanza di
sicurezza.
<< In tutta
sincerità, quante probabilità abbiamo di vincere? >> chiese.
<< In tutta
sincerità, non lo so >>.
<< Bene…
Anche questo è molto incoraggiante >>.
Irina si appoggiò
con un braccio allo schienale del divano, guardandolo. Era strano, ma si
sentiva a suo agio, in quella situazione. Si ricordò all’improvviso di essere
in pigiama, e l’unica cosa che pensò era che aveva leggermente freddo. Dimitri
ormai sapeva molto di lei, e lei sapeva molto di lui…
Prima di partire non lo avrebbe mai detto, ma ora si trovava a suo agio, con
lui.
Rimasero in
silenzio, con il solo rumore dei tasti del computer a fare da sottofondo a
quella surreale notte moscovita, partecipi in qualche modo dei drammi l’uno
dell’altro, a farsi compagnia senza parole e senza gesti, solo con la presenza
discreta e muta di cui erano capaci.
Mentre guardava il
suo profilo, riconoscendo che era carino e che aveva un fascino tutto suo, Irina
si chiese perché Dimitri avesse deciso di non legare con nessuno la propria
esistenza, perché avesse scelto di rimanere solo in quella vita dolorosa fin
dall’inizio, e subito nella sua mente si formò la risposta ovvia che le avrebbe
rifilato: troppo pericoloso. Troppo pericoloso, per lui, per la persona che gli
sarebbe stata accanto, per tutto. Un po’ lo stesso ragionamento di Xander quando aveva incontrato lei.
<< A volte
però bisogna rischiare… >> mormorò, appoggiando la testa al braccio,
assonnata.
Dimitri la guardò
con la coda dell’occhio, come se la stesse prendendo
per mezza matta.
<< Lo sto già
facendo abbastanza >> sussurrò, evasivo, prima che Irina si addormentasse
con la sensazione addosso di aver a che fare con quella frase.
Ore 14.00 –
Londra, Casa di Richard
“Se Irina è a Mosca, è a Mosca che io devo andare”.
William gettò il
mozzicone della sigaretta nel posacenere che teneva sul comodino della sua
stanza in stile impero, sdraiato sul letto a baldacchino che odiava con tutte
le sue forze per via di tutti quei drappeggi inutili e che sapevano di vecchio,
e sputò l’ultima boccata di fumo.
Ci aveva pensato
fin dalla sera prima, nonostante tutti glielo avessero sconsigliato: lui voleva
andare a Mosca, e nessuno l’avrebbe fermato. Voleva andarci perché era sicuro
che tutte le persone che desiderava trovare erano lì,
quasi ad aspettarlo.
Dimitri era dai
suoi parenti, era chiaro, e sapeva altrettanto bene che se fosse andato lì, il
russo avrebbe goduto della protezione della sua
famiglia e dei suoi connazionali: pensare di ucciderlo in terra straniera
equivaleva a condannarsi a morte.
Irina era a Mosca,
invischiata in chissà cosa con il dichiarato intento di liberarlo, che si
trattasse o meno della verità. Era lei che voleva
incontrare più di tutti in quel momento, quella che voleva avere davanti per
scoprire cosa aveva provato…
Lo sapeva, c’erano
ampie possibilità che quello che si diceva in giro non fosse vero, che Irina non
stesse cercando di liberarlo. Non aveva senso, quando lui sapeva bene quello
che c’era e quello che non c’era stato tra loro: lo odiava, lo aveva sempre odiato fin da quando aveva capito chi era davvero, e forse
lo odiava ancora di più ora perché non riusciva comunque a liberarsi di lui.
Non poteva volerlo libero, ci aveva pensato tutta la notte, ma qualcosa dentro
di lui gli diceva che di sicuro c’era qualcosa che non andava… Se davvero era
quella la verità, significava che Irina era cambiata, era diventata quella che
lui aveva sempre voluto… E per cambiare, doveva esserle successo qualcosa di
molto, molto importante…
Went.
Sì, doveva essere Went la chiave di tutto. Went,
quello sbirro che aveva osato portargliela via e che lo aveva umiliato e poi
chiuso dentro una cella…
“Quando se ne era andato perché era stato scoperto,
Irina aveva sofferto… Aveva sofferto fino a decidere
di lasciare le corse. E stava per venire a letto con me…”.
Era quello l’unico
pensiero che poteva fargli credere che davvero Irina lo volesse liberare; aveva
elaborato una teoria, una teoria che ripercorreva la
vita di Irina e anche la sua, che analizzava tutto ciò che gli era successo e
che poteva averla portata a quella situazione.
Went doveva averla
lasciata, o tradita in qualche modo. Doveva averla ferita così profondamente da
farle pensare che lo Scorpione era sempre stato meglio di quello sbirro… O
forse, alla fine, le aveva rivelato solo di averla usata per arrivare a lui,
per arrestarlo. A quel punto, nella testa di Irina doveva essere scattato
qualcosa, qualcosa che l’aveva portata ad abbandonare la tanto sospirata vita
da “persona normale” che aveva sempre desiderato per farla partire per la
Russia, e tentare di liberarlo…
Era una teoria
avventata, inverosimile, e lui era pronto a ricevere la conferma che era solo
una congettura sbagliata. Non si sarebbe illuso, anche se voleva farlo. Quando
avrebbe avuto Irina davanti, e dalle sue labbra fosse uscita la verità, avrebbe
deciso la sua sorte.
Rimaneva Went.
C’erano anche in
quel caso ampie possibilità che fosse in Russia anche lui. Se Dimitri era
fuggito, di sicuro avevano sguinzagliato Went alle
sue calcagna, sempre che non stesse tentando di rintracciare lui, visto che non ne aveva notizia… L’F.B.I
doveva sapere per forza della sua fuga, e Went poteva
essersi preso la briga di arrestarlo di nuovo… Era certo che sarebbe stata la
persona meno difficile da trovare.
Si mise a sedere, e
gettò un rapido sguardo per la stanza. Avrebbe voluto alzarsi, prendere un’auto
e partire per Mosca, ma non poteva. Il suo viaggio doveva essere organizzato
nei minimi dettagli, perché non dovevano esserci errori.
La Mosca-Cherepova sarebbe partita il 21 di dicembre, ma lui
non vi avrebbe partecipato: non aveva un copilota affidabile e soprattutto per
il momento non aveva l’auto. Oltretutto, non gli interessava vincere la corsa,
ora che la sua priorità era stare lontano dagli sbirri. Però
poteva seguirla da vicino, vedere cosa avrebbe fatto Irina e scoprire se
Dimitri era davvero con lei, vedere se poteva sperare di nascondersi un po’ da
quelle parti, coperto dai russi… Dalla Lince, che lui conosceva bene…
Doveva trovare
un’auto, e sapeva bene quale. Una volta avuta l’auto che voleva, l’avrebbe
fatta riverniciare per renderla meno riconoscibile, avrebbe cambiato targa e
numero di telaio e sarebbe partito alla volta della Russia… Nessuno poteva sapere dove sarebbe andato, e che lo avrebbe fatto in
macchina. Prima che fossero riusciti a rintracciarlo sarebbe passato del tempo…
Afferrò il cellulare
e cercò il numero che gli aveva dato Richard il giorno prima, quando gli aveva
comunicato il suo piano. Attese qualche minuto in linea, poi dall’altra parte
finalmente risposero.
<<
Carrozzeria McGraw, in cosa posso esserle utile?
>>. Era un uomo.
<< Chiamo per
un affare speciale >> disse William, tranquillo, << Vorrei parlare
con Nicholas >>.
<< Chi le ha
dato questo numero? >> domandò dall’altra parte l’uomo, sospettoso.
<< Richard il
Lord >> rispose lo Scorpione, << Ha detto che potete
offrirmi i servizi che mi servono >>.
L’uomo dall’altra
parte rise. << Certo. Chi sei? >>.
<< William Challagher >>.
Il tizio rise di
nuovo. << Bentornato tra i piloti clandestini, Scorpione >> disse,
<< Di cosa hai bisogno? >>. Allora qualcuno si ricordava ancora
della sua fama…
<< Se ti
portassi un’auto rubata, saresti in grado di renderla irriconoscibile in meno
di una notte? >> domandò William.
L’uomo tacque un
istante, poi rispose: << Una notte? E’ poco, forse troppo poco… Ma non
per me. Se sai già che colore la vuoi, si può fare >>.
William sorrise.
<< Nera, naturalmente >>.
<< Nera,
giusto… Quando vuoi portarmela? >>.
<< Quanto
vuoi che ti paghi? >>.
<< Se vuoi il
servizio completo, cioè verniciatura, numero di telaio, targa, libretto e
persino certificato di acquisto, siamo sui cinquantamila dollari >>
rispose l’uomo, << Ma parliamo di un lavoro fatto ad arte, Scorpione
>>.
<< Facciamo
così, io te ne do settanta mila, ma tu ti fai trovare pronto in qualsiasi
momento >> propose William, << L’auto non la ho,
ancora. Appena me la procuro, sono da te, che siano le quattro del pomeriggio o
le tre di notte… Sei d’accordo? >>.
L’uomo ci pensò un
momento. << Ok, Scorpione, affare fatto. Ti aspetto con i tuoi settanta
mila dollari >>.
William chiuse la
telefonata, e guardò fuori dalla finestra il cielo uggioso di Londra.
Nonostante la polizia non si stesse affannando a cercarlo, aveva cercato di
uscire di casa il meno possibile, e iniziava a
innervosirsi. Quella villa, per quanto grande, cominciava a stargli stretta, e
voleva di nuovo sentire addosso l’adrenalina delle
gare, l’odore delle gomme sull’asfalto e il rumore dei motori… Rivoleva
indietro la sua vecchia vita, la sua Black List, le sue auto e i suoi locali…
Prese il telefono
interno di servizio, e compose il numero dello studio di Richard, dove molto
probabilmente lui stava poltrendo o stava organizzando
qualche incontro di criket al quale lui naturalmente
non era interessato a partecipare…
<< Mandami
qualcuna delle tue amichette >> disse, secco e quasi infastidito dal
dover fare quella richiesta, << Ho bisogno di staccare >>.
Spazio Autrice
Allora, il capito
immagino arrivi prima del previsto, quindi mi perdonerete se non rispondo alle recensioni,
per le quali io vi ringrazio dal più profondo del mio cuore di aspirante
scrittrice.
Se devo dire
qualcosa, vorrei farvi notare di nuovo la confusione di William: a tratti dice
di non voler credere a quello che sta facendo Irina e sembra quasi convinto che
la debba uccidere; in altri momenti sembra che invece la consideri ancora la
sua Fenice… E’ un po’ confuso, il nostro Scorpione.
E poi, lo so che
qualcuno di voi sperava nel più profondo angolino del proprio essere che la
notte tra Irina e Dimitri passasse così “liscia”, per così dire… Lo so, lo so, ammettetelo, non fate finta che non sia così… Ma
mettetevi nei panni di Irina: ormai la conoscete, no? (sto ridacchiando, in
questo momento…).
Con questo vi
saluto, e cercherò di darmi da fare per il prossimo cap. Buona serata!
Un bacio a tutti!