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Autore: Lhea    01/10/2010    4 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXIII

Capitolo XXIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 19.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

Irina richiuse il citofono e si guardò intorno, presa dal panico. Che ci faceva Xander lì, senza nessun avviso? Doveva capitare proprio in quel momento, quando voleva un attimo di pace per pensare ma soprattutto per parlare con Dimitri del suo passato, sempre che lui ne avesse avuto voglia…

 

“Cavolo… Mi ha preso alla sprovvista”.

 

Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi se, nonostante tutto, fosse contenta dell’arrivo di Xander, perché suonarono alla porta e lei aprì, cercando di mascherare in qualche modo la sua sorpresa.

 

Quando aprì la porta, si trovò davanti uno Xander sorridente e tranquillo, incurante del fatto di non aver avvisato e di essere piombato lì senza darle il tempo di preparare il loro incontro… Non potevano rischiare di farsi vedere da qualcuno di poco gradito, e lui lo sapeva meglio di lei…

 

<< Xander… Che fai qui? >> domandò, senza sapere che altro dire.

 

L’espressione del ragazzo non mutò, e nemmeno il suo bel sorriso lupesco che aveva qualcosa di diverso dal solito. Si avvicinò, entrando in casa con gli occhi che brillavano.

 

<< Non sei contenta di vedermi? >> chiese a bassa voce.

 

Irina si fece da parte, guardandolo attentamente. Aveva qualcosa di strano, e lei se ne era accorta… Forse era il suo sesto senso femminile.

 

<< No… Cioè, sì, sono contenta >> sussurrò, << Ma… Non mi hai chiamato, non ti aspettavo… >>.

 

<< Avevo bisogno di vederti >> disse lui, cingendole la vita con un braccio, << Ho deciso sul momento… >>.

 

<< Ok, ma… >>. Irina si lasciò abbracciare, ma c’era qualcosa che non le andava. Per la prima volta era lei a fare l’agente dell’F.B.I. giudizioso e meticoloso? << Hai controllato che nessuno ti vedesse? Non siamo proprio nella situazione di rischiare… >>.

 

Xander la guardò divertito. << Certo che ho fatto attenzione >> ribatté, << Vedo che stai imparando, eh? >>. Però nella sua voce c’era una nota di fastidio, impercettibile, ma c’era.

 

In quel momento Dimitri sbucò dalle scale, e inchiodò sui gradini quando si accorse che c’era anche Xander. Gli rivolse un’occhiata di ghiaccio, poi ringhiò: << Cosa fai qui? >>.

 

<< Sono passato a fare un giro… >> rispose Xander, con aria di sfida.

 

Dimitri fece per andarsene. << Perdonerai il fatto che non abbia voglia di abbracciarti… >> disse, e se ne andò.

 

Irina si morse il labbro, agitata. Xander aveva scelto il momento sbagliato per farle una sorpresa, ma non poteva certo dirglielo. Dimitri già non doveva essere entusiasta del fatto che ora sapesse del suo passato, e molto probabilmente voleva starsene un po’ in pace… Magari alla fine ne avrebbe anche parlato con lei, ma con Xander nei dintorni la possibilità sfumava. Sicuramente quella novità lo aveva innervosito ulteriormente.

 

<< Ehi, che hai? >>.

 

<< Eh? >>.

 

Irina si riscosse e si accorse di essere rimasta a fissare la scala vuota, mentre Xander le cingeva i fianchi con le mani. Lo guardò e scosse il capo, evitando i suoi occhi azzurri.

 

<< Oh, no, scusa, stavo pensando a una cosa… >> mormorò, poi si staccò, diretta alla cucina, << Vieni, ti do qualcosa da bere… >>.

 

Xander la seguì, contrariato dall’interruzione, ma lei aveva bisogno di riprendersi un attimo. Doveva mettere in ordine i pensieri, e cercare di mostrarsi felice per la sua visita… Si aggirò in cucina e cercò qualcosa nel frigorifero, poi gli servì da bere.

 

<< Dimmi la verità >> disse Irina, guardandolo sorseggiare dal bicchiere, << Come mai sei venuto fino a qui? >>.

 

Xander inarcò un sopracciglio. << Davvero, avevo voglia di vederti >> rispose, << Non mi credi? >>.

 

Irina lo guardò perplessa, senza credergli: era sicura ci fosse dell’altro, ma decise di lasciar stare. Magari se lo sarebbe fatto scappare dopo. Con aria noncurante si scostò i capelli, sedendosi al tavolo.

 

<< Ok… >> disse.

 

<< Cosa hai fatto lì? >> chiese all’improvviso Xander, cambiando espressione.

 

Irina lo guardò senza capire.

 

<< Dove? >>.

 

<< Sul collo >> rispose Xander, alzandosi e avvicinandosi.

 

Irina si portò istintivamente una mano al collo, e i battiti del suo cuore accelerarono: si era completamente dimenticata del graffio procuratole dal coltello dell’amico di Konstantin, avrebbe dovuto coprirlo con qualcosa… Si era detta che se Xander fosse venuto, avrebbe indossato una maglia a collo alto, in modo che non lo notasse, almeno alla luce del sole…

 

<< Niente >> si affrettò a dire, << Non è nulla, non ti preoccupare >>.

 

Xander non la ascoltò, naturalmente. La costrinse a tirare su la testa per guardare meglio.

 

<< Questo è il segno di un coltello >> disse, arrabbiato.

 

Irina si scostò, infastidita dal fatto che lui sapesse e scoprisse sempre tutto. Riconosceva perfino un graffio da coltello…

 

<< Ho detto che non è niente >> protestò.

 

Xander sembrò arrabbiarsi.

 

<< Come te lo sei fatto? >> chiese.

 

Irina gli rivolse un’occhiata irritata. << Un incidente, niente d’importante >> rispose, secca.

 

<< Non ci credo >> disse Xander, << Come te lo sei fatto? >>.

 

Irina si alzò di scatto e incrociò le braccia. << Non ho intenzione di dirtelo, perché non capiresti >> rispose, << Sono qui viva e tutta intera, quindi non ha importanza quello che è successo. Non insistere >>.

 

Gli occhi azzurri di Xander si ridussero a due fessure, arrabbiato.

 

<< E’ stato Dimitri? >> ringhiò.

 

<< No, non lo farebbe mai >> ribatté Irina.

 

<< Allora chi è stato? >> abbaiò Xander.

 

<< Te lo dico se tu mi dici come mai sei venuto qui >> rispose Irina.

 

Si guardarono per un momento, entrambi determinati e risoluti.

 

<< Mi stai ricattando? >> fece Xander, incredulo.

 

<< No, voglio solo sapere il vero motivo per cui se qui >> rispose Irina, << So che sei avventato, ma non è da te mettere in pericolo la missione solo perché hai voglia di vedermi… Qualcuno potrebbe averti visto entrare qui, e sai che la sorella di Dimitri non deve venire a sapere della tua esistenza. L’altra volta abbiamo fatto più attenzione >>.

 

Xander la guardò. << Da quello che ho capito, non ti fa piacere vedermi… >> disse, e sembrava veramente furioso.

 

<< No, non è questo >> ribatté lei, << Sei solo capitato nel momento sbagliato… Ma non mi va che tu ti metta a farmi un interrogatorio su cosa ho fatto, detto o combinato tutte le volte che ci vediamo. Non ho cinque anni, so guardarmi da sola >>.

 

Xander sembrò preso in contropiede dalla sua risposta dura e diretta. La guardò per un momento, poi allargò le braccia.

 

<< D’accordo >> disse, come se volesse solo farla calmare, << Ho avuto un attimo di crisi e ho deciso di staccare un po’ e venirti a trovare >>.

 

Irina lo scrutò: sembrava sincero, ma c’era ancora qualcosa di non detto.

 

<< Come mai? >> domandò.

 

<< La missione non va come dovrebbe… >> rispose Xander, evasivo.

 

Si guardarono negli occhi, e Irina intuì che avesse detto la verità… Ma solo una parte. Forse il fatto di essere più indietro di lei lo imbarazzava, e sicuramente era talmente orgoglioso che non lo avrebbe mai ammesso.

 

<< Mi dispiace >> disse lei, alla fine, << Deve essere difficile stare laggiù da soli… >>. Voleva andargli incontro, dimostrargli che anche se le cose non andavano bene dalle sue parti non cambiava il fatto che fosse un ottimo agente dell’F.B.I.

 

Xander agitò la mano in segno di fastidio. << Non cambiare discorso >> la interruppe, << Allora, cosa hai fatto? >>.

 

Aveva preso la sua frase come un tentativo di sviare la sua attenzione, e Irina sbuffò. << Ho cercato di ottenere la mappa della Mosca-Cherepova con metodi poco puliti >> rispose, secca, sperando inutilmente che non facesse altre domande.

 

<< E sarebbe? >>.

 

<< Sarebbe… Ho cercato di sedurre uno dei Referenti >>.

 

La frase scivolò tra le labbra di Irina senza lasciarle il tempo di cercare un’alternativa, di trovare un modo più “dolce” per dirglielo. Qualcosa dentro di lei voleva fare in modo che Xander venisse preso alla sprovvista, per dimostrargli quasi quanto fosse stata avventata, quanto avesse rischiato; c’era qualcosa di assurdamente orgoglioso nel suo tono, quasi volesse sfidarlo a sgridarla. Sapeva che era sbagliato, ma era quello che provava in quel momento.

 

La faccia di Xander sembrò diventare di granito, e per un attimo fu incapace di parlare.

 

<< Cosa? >> fece, atono. Poi aggiunse, riprendendosi: << Che cosa è successo? >>.

 

<< Non sono riuscita a farmi dare la mappa, non subito, almeno >> rispose lei, rapida, << Le cose sono degenerate, ma Dimitri mi ha aiutato e ha messo tutto a posto… Mi sono solo graffiata nella colluttazione. Nessuno mi ha fatto niente >>

 

C’era qualcosa nell’espressione di Xander che le disse che molto probabilmente stava per esplodere, ma non le importava. Non le importava che si arrabbiasse, che la sgridasse, che la minacciasse di rimandarla a casa tra i suoi libri e i suoi corsi universitari… Non le interessava che con la sua idea avesse potuto deluderlo, o ferirlo. Non si pentiva di quello che aveva fatto, anche se le cose non erano andate come dovevano. Come aveva detto Dimitri, conoscevano i rischi.

 

<< E’ stata un’idea mia >> aggiunse lei, << E in ogni caso alla fine abbiamo ottenuto la mappa. Quello che conta è il risultato, non importa come ci siamo arrivati >>.

 

Xander rimase di sasso di fronte al suo tono sicuro e quasi seccato per dover dare delle giustificazioni. Poi scosse il capo, e ringhiò: << Gli avevo dato l’incarico di tenerti d’occhio, non di farti fare delle cazzate del genere… Dov’è Dimitri? >>.

 

Irina si piazzò davanti alla porta della cucina, bloccandogli la strada.

 

<< Ti proibisco di prendertela con lui >> disse, arrabbiata, << Ti ho già detto che è stata un’idea mia, lui non c’entra. Anzi, non era d’accordo, ma ha rispettato la mia decisione e mi ha aiutata. Non è con lui che devi arrabbiarti >>.

 

Per un attimo credette che Xander la prendesse a schiaffi e andasse a fare la stessa cosa con Dimitri; invece rimase fermo, a guardarla, forse furioso, forse ferito, forse solo basito dal suo comportamento.

 

<< Non è con lui che devo arrabbiarmi?! >> ringhiò, << Certo che mi incazzo con lui, quando l’avevo mandato apposta per fare in modo che non ti succedesse niente! Gli avevo detto che volevo sapere tutto quello che facevate! Volevo che ti tenesse d’occhio per evitare che facessi proprio delle cazzate del genere! >>.

 

Irina andò su tutte le furie.

 

<< Allora è per questo che hai lasciato venire Dimitri con me? >> ribatté, ferita a morte dalle sue parole, << Lo hai assoldato come guardia del corpo? Volevi che mi facesse da baby-sitter? Bé, lo sta facendo, sai? Forse lo fa anche meglio di te, visto che rispetta le mie scelte! >>.

 

<< Rispetta le tue scelte?! >> ripeté Xander, gli occhi azzurri che mandavano lampi, << Ma che stai dicendo? Che diavolo gliene frega a lui, di quello che vuoi fare? Ti manda a fare la gatta morta con un russo e non mi dice niente… Tu, non mi hai detto niente! Io vengo qui, faccio mille chilometri in sei ore nella speranza di ritrovarmi per un attimo a casa, e vengo a sapere che per poco non ti fai ammazzare per prendere una stupida mappa! >>.

 

Irina capì cosa volesse dire, e sentì l’ira montarle addosso. Ora capiva cosa aveva sempre voluto Xander da lei… << Allora tu ti aspettavi che io fossi qui a guardare alla finestra e sospirare come una sciocca nell’attesa che tu tornassi, vero? >> disse, << Ti aspettavi che stessi facendo la brava bambina, che svolgessi tutti i miei compiti con la mia baby-sitter, mentre tu facevi l’uomo di casa, coraggioso, esperto, quello che sa sempre cosa è meglio fare? Era questo che ti aspettavi, vero? Bé, credo che tu non abbia capito una cosa, Xander: non sono una bambina, non lo sono più, e non mi farò trattare come tale >>.

 

Si guardarono per un momento, e Irina sapeva che aveva appena detto qualcosa che avrebbe ferito Xander più di qualsiasi decisione che avesse preso fino a quel momento.

 

<< Che tu creda o non creda di esserlo, per me lo rimani >> disse lui, gelido, << Lo rimarrai finché non capirai quello che stai facendo… Pensavo avessi imparato qualcosa dal tuo passato >>.

 

Ora toccava il tasto del passato… Ormai a Irina non interessava più quello che era successo anni prima… Non poteva semplicemente voltare pagina e ricominciare? Qualsiasi cosa dicesse, facesse o pensasse, la riportava sempre indietro…

 

<< Certo che ho imparato >> ribatté, << Ho imparato molto. Ho imparato che non mi serve nascondermi dietro a quello che è stato solo per permettermi di soffrire di meno, come tu vorresti. Ho imparato che bisogna rischiare, che non possono sempre fare tutto gli altri. Ho imparato che cadere fa male, ma che quando ti rialzi sei più forte… Ho imparato e sto imparando, Xander. Sei tu che non vuoi che lo faccia >>.

 

<< Se davvero avessi imparato, non saresti qui >> disse lui, << Mi sto facendo in quattro per fare in modo che non ti succeda niente, e tu mi ringrazi andandoti a cacciare ancora di più nei guai, aiutata da quello che avrebbe dovuto tenerti d’occhio… Davvero, Irina, credo di essere deluso da come ti stai comportando >>.

 

<< Anche io sono delusa da te >>.

 

Fu come se avesse appena ingoiato qualcosa di amaro e disgustoso, ma Irina si sentì mancare quando comprese che quello che aveva detto era la verità. Era davvero delusa, lo pensava veramente. Era stata certa che capisse, con un po’ di fatica, che accettasse… Si era sbagliata.

 

<< Ah, quindi tu saresti delusa? >> fece Xander, fintamente divertito. << Immagino che Dimitri invece non ti stia deludendo, vero? >>.

 

<< Non tirare in mezzo Dimitri >> ringhiò Irina, << Lui non c’entra. E sappi che avrei voluto essere informata del fatto che lo avevi mandato qui con uno scopo di farmi la guardia. Io sono stata sincera con te, tu non lo sei stato >>.

 

<< Tanto non avresti capito >> ribatté Xander.

 

Irina si voltò di spalle, sempre più nervosa. << Esattamente come te >>.

 

Ci fu un momento di silenzio, poi Xander disse: << La prossima volta provvederò ad avvisarti, quando deciderò di passare, visto che la mia presenza comincia a non essere gradita >>.

 

Prima che Irina ebbe modo, e voglia, di fermarlo, Xander infilò la porta e se ne andò, senza aggiungere altro. Lei rimase immobile, nella cucina vuota di quella casa che per la prima volta le sembrò stretta, innervosita e spaventata al tempo stesso.

 

Xander se ne era andato. Se ne era andato sbattendo la porta e senza voltarsi indietro nemmeno una volta, infuriato con lei. Ma anche lei era arrabbiata, e non poteva non ammetterlo.

 

Perché non voleva capire? Perché si ostinava a trattarla come una bambina? Perché non voleva che crescesse, che maturasse, che imparasse a cavarsela da sola? Perché si comportava in quel modo egoista e presuntuoso con lei?

 

Improvvisamente, le venne da piangere. Le venne da piangere al pensiero della freddezza con cui Xander le aveva parlato, di quanta rabbia avessero messo entrambi in quella conversazione. Non voleva che le cose andassero in quel modo, non aveva pensato che scegliere di fare quella missione avrebbe comportato anche quello…

 

Scosse il capo, ricacciando indietro le lacrime. Rivoleva lo Xander che aveva conosciuto, gentile, dolce, sfrontato ma non possessivo come in quel momento… Amava il fatto che fosse protettivo con lei, ma non in quel modo. Non si comportava più come il suo compagno, ma come un padre eccessivamente apprensivo e volitivo.

 

“Non era così, prima di questa missione. Non mi trattava come una bambina viziata… Forse perché a lui andava bene che io rimanessi a casa, e lui facesse il lavoro pericoloso… Forse voleva una bambola, esattamente come William”.

 

Si ritrovò a pensare a quella parola solo in quel momento: “bambola”. Bambola come lo era stata per William, “bambola” come si era sentita trattata. Alla fine lo era rimasta anche con Xander, anche se in modo diverso, e solo ora lo capiva.

 

Uscì dalla cucina, ritrovandosi in soggiorno. Dimitri doveva essere ancora di sopra, e forse si doveva essere anche accorto della loro litigata. Non importava, lui aveva già i suoi problemi, e lei non lo avrebbe certo tirato in mezzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Xander risalì sulla Ferrari 599 e diede un pugno al volante dell’auto, infuriato. Non era mai stato così arrabbiato con Irina come in quel momento, e non poteva fare a meno di pensare di avere ragione.

 

Aveva fatto mille chilometri per lasciarsi alle spalle Nina e quella stupida situazione in cui l’aveva attirato, per staccare un momento e ritrovare la serenità che aveva solo con Irina… E una volta arrivato lì, la trovava a fare la spia navigata che in realtà non sapeva niente di quel lavoro. La trovava a difendere il russo che era stato il braccio destro di Challagher, e che anche aveva cercato di ucciderlo… Doveva esserne contento?

 

Si era aspettato una accoglienza con i fiocchi, un’Irina impaziente di vederlo quanto lui era impaziente di vedere lei; invece la sua ragazza sembrava gradire di più la compagnia di Dimitri, che la sua. E lo difendeva pure a spada tratta, nemmeno fosse suo fratello.

 

Non era stata solo la gelosia a fargli prendere la decisione di andarsene seduta stante: era deluso, ferito e furioso per essere stato considerato quasi di troppo.

 

Con rabbia si rese conto che era capitato anche a lui, che anche lui, nel momento in cui si era ritrovato Nina a pochi centimetri dalla sua faccia, aveva sentito il rapporto profondo con Irina quasi come un limite…

 

Accese il motore dell’auto, deciso ad andarsene. Non sarebbe rimasto lì, se era di troppo, ma qualcosa di profondamente doloroso gli pesò nello stomaco, un pensiero che ormai prendeva forma ogni volta che lui e Irina si scontravano, divisi da quel muro improvvisamente calato tra loro…

 

“Questa missione poteva unirci di più, ma non lo ha fatto. L’unica alternativa che rimane è sperare che non ci divida…”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 03.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

Irina si rigirò per l’ennesima volta nel letto, senza riuscire a dormire. Avrebbe fatto prima a non infilarsi nel letto, visto che non aveva chiuso occhi. Guardò la tenue luce lunare filtrare tra le fessure delle tapparelle e si mise a sedere, sbuffando.

 

Il suo cervello aveva troppe cose a cui pensare, e non l’avrebbe lasciata dormire. Prima il passato di Dimitri, poi la litigata con Xander: aveva ancora i nervi a fior di pelle, e la serata in attesa di una sua chiamata non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Aveva sperato telefonasse, o che tornasse indietro, per parlare di nuovo, questa volta con più calma, ma non lo aveva fatto. E se c’era una cosa di cui era sicura, era che lei non lo avrebbe chiamato: non aveva niente da spiegare, niente da giustificare, questa volta. Era Xander a essere nel torto, in quel momento.

 

Non aveva mangiato a cena, e non aveva fame, ma decise di scendere e di farsi una camomilla, nel tentativo di darsi una calmata. Magari dopo qualcosa di caldo, le sarebbe tornata la voglia di dormire…

 

Senza accendere la luce scese dal letto, sentendo il pavimento freddo sotto i piedi scalzi, e si avviò lentamente verso la porta, sfruttando solo la tenue luce che proveniva da fuori. Dimitri sembrava avere delle antenne, al posto delle orecchie, ed era sicura che se anche avesse solo sfiorato un interruttore, lui se ne sarebbe accorto. Siccome non voleva che si svegliasse per colpa sua, fece tutto al buio, tanto ormai conosceva bene la casa e aveva imparato a muoversi senza sbattere da nessuna parte.

 

Aprì la porta con delicatezza e uscì nel corridoio, cercando di fare il meno rumore possibile. Le venne un brivido sentendo che il pavimento sembrava particolarmente freddo, e procedette a piccoli passetti fino al soggiorno. Si fermò un momento, cercando di ricordare esattamente in che posizione era il divano, ma ci andò a sbattere comunque, provocando un rumore sordo e attutito, appena percettibile.

 

“Incredibile. E’ la parte di casa in cui passo più tempo, e riesco persino a sbagliarmi…”.

 

Aggirò a tentoni il divano, diretta alla porta socchiusa della cucina, che vedeva delineata da una lama di luce…

 

Poi qualcuno la afferrò alle spalle, stringendola per il collo, e qualcosa brillò nell’oscurità, qualcosa che sembrò chiaramente un coltello… Il suo cervello si riattivò all’improvviso, valutando tutte le possibilità che aveva in quel momento… Sentì il cuore accelerare…

 

<< Fermo Dimitri! Sono io! >> gridò, alzando le mani nel buio.

 

Ci fu un attimo di trambusto, nel quale lei rimase in ogni caso imprigionata con la lama puntata alla gola, poi silenzio. Sentiva il petto di chiunque la stesse tenendo ferma muoversi a intervalli regolari, le braccia muscolose poco contratte, come se sapesse di poter avere la meglio in un attimo…

 

<< Come facevi a sapere che ero io? >> sussurrò Dimitri nel suo orecchio, e ci fu una nota stupita nella sua voce.

 

<< Lo speravo… >> rispose Irina, sincera, a bassa voce.

 

Un movimento e la luce venne accesa, facendole strizzare gli occhi; Dimitri la teneva ancora per il collo, il coltello leggermente abbassato, forse per farle capire cosa aveva rischiato. Nonostante fosse lui, aveva il fiato corto per lo spavento.

 

<< La prossima volta evita di aggirarti in casa mia come se fossi una ladra… >> mormorò Dimitri, a un centimetro dal suo orecchio.

 

<< Ok, scusami >> borbottò Irina, notando che la sua pelle era sempre straordinariamente calda, lo sentiva per via del braccio sul suo collo.

 

Dimitri la lasciò andare di scatto, come se si fosse scottato, e richiuse il coltello. Lei si voltò e lui le gettò un’occhiata perplessa, forse per il fatto che era in pigiama. Lui naturalmente era vestito di tutto punto, giusto per ricordarle quanto fosse ridicola…

 

<< Come mai sei sveglia? >> chiese.

 

<< Non riuscivo ad addormentarmi… >> rispose lei, imbarazzata.

 

Dimitri la guardò, poi inarcò un sopracciglio.

 

<< E dove stavi andando? >> domandò.

 

<< In cucina >>.

 

Le fece cenno di andare e lei aprì la porta, accendendo la luce. Credette che sarebbe tornato in camera sua a farsi gli affari suoi, ma invece la seguì.

 

<< Non ti volevo svegliare >> disse lei, anche se era sicura che non stesse dormendo, a meno che non lo facesse in jeans. << Scusami… Credevo di non aver fatto troppo rumore >>.

 

Dimitri scosse il capo. << Tanto ero già sveglio >> disse, << Credevo fossi qualcuno di poco gradito… Ti piace farti puntare coltelli alla gola? >>.

 

Irina sorrise, ed ebbe l’impressione che in realtà lui l’avesse riconosciuta subito, ma avesse voluto spaventarla apposta… Ogni tanto voleva prendersi qualche soddisfazione su di lei. << No, anche se sta diventando un’abitudine >> rispose, << Cosa ci facevi già sveglio? >>.

 

<< Non è la prima volta che non dormo >> rispose lui, evasivo, << Che cosa fai? >>.

 

Irina guardò il bollitore che aveva appena messo sul fuoco.

 

<< Mi faccio una camomilla, ma immagino che tu non la gradisca… >> rispose, << Vuoi che ti faccia qualcos’altro? >>.

 

Dimitri la guardò mezzo divertito, e scosse il capo, come esasperato.

 

<< Cosa c’è? >> fece lei, i cui nervi erano ormai al limite, << Ho detto qualcosa che non dovevo? >>.

 

Il russo fece una smorfia.

 

<< Camomilla… >> mormorò, << Sei la prima donna di questa città che mi propone una camomilla… >>.

 

Irina inarcò un sopracciglio. << Non te la sto proponendo. Ti ho solo chiesto se volevi qualcosa di caldo… >> ribatté, leggermente offesa.

 

Gli occhi di Dimitri brillarono, come divertiti. << Sto scherzando >> disse. Poi aggiunse, neutro: << Vada per la camomilla, allora. Ma sembra che tu ne abbia più bisogno di me, in questo momento >>.

 

Irina si voltò di scatto per non rispondergli e si mise a preparare le tazze. Versò l’acqua calda, poi domandò: << Come hai fatto a riconoscermi al buio? >>.

 

Non arrivò nessuna risposta, così si girò di nuovo, scoprendo che Dimitri era sparito. Si affacciò alla porta e lo vide seduto sul divano, davanti a un pc portatile. Prese le due tazze e lo raggiunse, porgendogliene una, bella fumante.

 

<< Sapresti farti riconoscere da chiunque >> disse lui.

 

Irina non capì, poi si accorse che aveva appena risposto alla domanda di poco prima, come al solito a modo suo. Si andò a sedere sull’altro divano, e sorseggiò la sua camomilla con aria tranquilla, guardandolo osservare con le sopracciglia aggrottate il monitor del pc.

 

<< Posso chiederti cosa stai facendo? >> domandò a bassa voce.

 

<< Sto controllando la lista dei partecipanti alla Mosca-Cherepova >> rispose lui.

 

<< Allora Boris te la già data >> disse lei, << C’è qualcuno che conosciamo? >>.

 

<< Alcuni di loro per me non sono facce nuove, ma per te sì… A parte Went, non conosci nessun altro >>.

 

Irina si rabbuiò al ricordo di Xander, ma non fece commenti. Dubitava che a Dimitri interessasse la loro situazione piuttosto tesa, e sapeva che parlarne non le avrebbe fatto bene.

 

<< E Vladimir, è tra gli iscritti? >> chiese.

 

<< Sì, e come secondo pilota ha Cyril, quello che ti ha seguito l’altra volta >>. Dimitri quasi ringhiava.

 

<< Quindi questo vuol dire che ha trovato un compromesso con i Referenti >> commentò Irina, a voce bassissima, << Credi che partecipi solo per provocarci, o voglia vincere la gara? >>.

 

Gli occhi grigi di Dimitri si accesero. << Se partecipa, significa che vuole incontrare la Lince, altrimenti non correrebbe il rischio di trovarsi da solo con me… Se volessi, potrei attirarlo in una trappola >>.

 

<< Perché dovrebbe voler incontrare la Lince? >> chiese Irina, senza capire.

 

<< Forse vuole trovare un accordo… >> rispose Dimitri, ma non gli parve convinto. Non stava dicendo tutta la verità.

 

Irina si rese conto che anche a lui doveva essere tornato in mente ciò che Vilena le aveva raccontato, ma non sembrava a disagio, solo molto serio. Lo vide accendere la lampada vicino al divano e spegnere il lampadario, facendo piombare la stanza in un delicato chiarore che era anche rilassante.

 

<< Hai capito perché ti ha detto che dormi con un assassino? >> chiese all’improvviso lui, guardandola dritta negli occhi.

 

Irina non si scompose. << Sì, l’ho capito >> rispose, << Ma dipende dai punti di vista… Io non ti considero un assassino, qualunque cosa tu abbia fatto >>.

 

Era la verità, perché la domanda di Dimitri in realtà ne nascondeva un’altra: hai paura di me? le aveva appena chiesto. No, non aveva paura di lui, anche se forse avrebbe dovuto, anche se era stato un suo nemico. Non aveva paura di lui, e ne era felice.

 

Il Mastino la guardò per un istante, poi sul suo viso si dipinse una smorfia di divertimento.

 

<< Ora capisco perché ti cacci sempre nei guai… >> disse, criptico.

 

<< E’ vero che Xander ti ha mandato qui solo per tenermi d’occhio? >> chiese lei, all’improvviso.

 

Dimitri tornò serio.

 

<< E’ venuto da me dicendomi che se volevo prendere parte a questa cosa, dovevo controllarti per lui >> rispose, << E riferirgli quello che stavi facendo o avevi intenzione di fare… Mi ha assoldato come baby-sitter, in pratica >>. Aveva il tono infastidito e scocciato.

 

<< E tu hai seguito la sua richiesta? >> domandò lei.

 

<< No >> rispose secco Dimitri, << Non come intendeva lui. Mi sembra tu abbia capito che non sapeva come avessi cercato di prendere la mappa a Konstantin… >>. Ora aveva l’aria di chi la sa lunga.

 

Irina abbassò lo sguardo. << No… >> sussurrò, << Bé, grazie di non averglielo detto, altrimenti non mi avrebbe nemmeno lasciato provare >>.

 

Dimitri rimase in silenzio, come se stesse pensando a qualcosa.

 

<< Hai accettato di tornare qui per avere la possibilità di trovare Vladimir? >> chiese infine lei.

 

Il russo per un momento sembrò non volerle rispondere, poi disse: << Sono venuto qui per portare a termine questa missione. Se riuscirò a prendere anche Vladimir, sarà qualcosa in più. La mia priorità è vincere la Mosca-Cherepova e arrivare dalla Lince… Se nel frattempo Buinov mi capiterà tra le mani, allora mi occuperò anche di lui >>.

 

Rimasero in silenzio, con Irina che continuava a guardarlo sotto una luce diversa, che in qualche modo glielo mostrava cambiato persino nei lineamenti. Improvvisamente non le sembrava più fatto di pietra, di ghiaccio: era umano, molto più umano di quanto era lecito aspettarsi da uno come lui.

 

<< Sarà lui il nostro avversario numero uno? >> chiese lei.

 

<< Saranno tutti nostri avversari >> rispose Dimitri, digitando qualcosa sulla tastiera, << Anzi, forse sarà il meno pericoloso… Sto cercando informazioni sugli altri >>.

 

Irina gettò un’occhiata al posto vuoto di fianco al russo, e chiese, indicandolo: << Posso? >>.

 

Dimitri sembrò non capire, poi le fece cenno di sedersi. Irina si accomodò sul divano, non troppo vicino per non infastidirlo, e guardò lo schermo.

 

<< Vladimir gareggerà con la Impreza, mentre Went con una 599 >> disse, << E poi avremo contro una Nissan GTR, due Lancer, una Camaro, una Peugeot 408, una A5, una M3… Tutte auto di un certo calibro >>.

 

<< Stai dicendo che la Punto è una scatoletta? >> fece lei, piccata.

 

Dimitri la guardò appena. << No >> rispose, << Non sarà l’auto a farci arrivare primi… Went gareggia con una Ferrari, ma non ha più possibilità di vincere di noi >>.

 

Irina guardò lo schermo: non aveva voglia di menzionare ancora Xander. << Chi sono gli altri? >>.

 

<< C’è Edgar Blachenko, che ha partecipato sempre negli ultimi tre anni, e si è piazzato bene >> rispose Dimitri, mentre la foto di un ragazzo dalla barba rossiccia compariva sullo schermo, << E’ uno dei candidati a vincere quest’anno… Poi c’è Severin, lo chiamano il Diavolo. E’ sua la Camaro rossa che vedremo… Una testa calda, se lo incroceremo cercherà di farci uscire di gara… >>.

 

A Irina venne in mente una cosa, leggendo i nomi dei copiloti iscritti, tra cui spiccava anche quello di Dimitri e dell’unica donna a parte lei che sembrava apparire nella lista…

 

<< E Nina Krarakova? >> domandò, << C’è qualcosa su di lei? >>.

 

Dimitri la guardò con la coda dell’occhio. << Se è una sua foto che vuoi vedere, ti consiglio di non farlo >> ribatté lui.

 

Irina si scostò appena: aveva il brutto presentimento che quella ragazza fosse una nemica non solo perché era una russa invischiata nelle corse clandestine…

 

<< E’ brava? >> domandò, anche se la domanda corretta sarebbe stata: è bella?

 

<< Non quanto possa apparire all’inizio >> rispose Dimitri, con noncuranza, << Ha un difetto: quando non ottiene subito quello che vuole, si innervosisce e inizia a perdere colpi… Tipico di una come lei >>.

 

Per un momento Irina fu sul punto di chiedere: ma è più brava di me? poi si trattenne. Non era importante saperlo, e poi sarebbe apparsa presuntuosa.

 

<< E che tipo è? >> chiese invece.

 

Dimitri si voltò a guardarla. << Vuoi sapere che tipo è, o quando è pericolosa per te? >>.

 

“Fregata…”.

 

<< Tu cosa vuoi dire, in proposito? >> ribatté lei, imbarazzata. Aveva colto quello che la preoccupava di più… Già le cose con Xander non andavano benissimo, se ci si metteva in mezzo pure una bella ragazza straniera, le cose non potevano che peggiorare…

 

Dimitri inarcò un sopracciglio.

 

<< Se Went va con lei, è un’idiota >> sentenziò.

 

Fu la volta di Irina di inarcare un sopracciglio, perplessa e mezza lusingata.

 

<< Ah… , saperlo è incoraggiante… >> sussurrò.

 

Dimitri fece un sorrisetto. << Non che Went non lo sia già, ma sarebbe davvero stupido… Significherebbe che non ha cervello >>.

 

Irina lo guardò: a qualsiasi ragazza non sarebbe andato a genio il fatto che qualcuno si permettesse di criticare in quel modo il proprio fidanzato, ma in quel momento qualcosa dentro di lei concordava con Dimitri… Ultimamente Xander faceva un po’ troppo lo sciocco, per i suoi gusti.

 

<< La conosci bene? >> chiese.

 

<< Abbastanza da saper guardarmi da lei >> rispose Dimitri, poi sembrò voler cambiare argomento, << Smettila di preoccuparti di lei, non serve farlo. Confida più sulla fedeltà del tuo… ragazzo >>. Sorrideva sotto i baffi.

 

Irina gli gettò un’occhiata, senza sapere che dire, e si accucciò sul divano, a distanza di sicurezza.

 

<< In tutta sincerità, quante probabilità abbiamo di vincere? >> chiese.

 

<< In tutta sincerità, non lo so >>.

 

<< Bene… Anche questo è molto incoraggiante >>.

 

Irina si appoggiò con un braccio allo schienale del divano, guardandolo. Era strano, ma si sentiva a suo agio, in quella situazione. Si ricordò all’improvviso di essere in pigiama, e l’unica cosa che pensò era che aveva leggermente freddo. Dimitri ormai sapeva molto di lei, e lei sapeva molto di lui… Prima di partire non lo avrebbe mai detto, ma ora si trovava a suo agio, con lui.

 

Rimasero in silenzio, con il solo rumore dei tasti del computer a fare da sottofondo a quella surreale notte moscovita, partecipi in qualche modo dei drammi l’uno dell’altro, a farsi compagnia senza parole e senza gesti, solo con la presenza discreta e muta di cui erano capaci.

 

Mentre guardava il suo profilo, riconoscendo che era carino e che aveva un fascino tutto suo, Irina si chiese perché Dimitri avesse deciso di non legare con nessuno la propria esistenza, perché avesse scelto di rimanere solo in quella vita dolorosa fin dall’inizio, e subito nella sua mente si formò la risposta ovvia che le avrebbe rifilato: troppo pericoloso. Troppo pericoloso, per lui, per la persona che gli sarebbe stata accanto, per tutto. Un po’ lo stesso ragionamento di Xander quando aveva incontrato lei.

 

<< A volte però bisogna rischiare… >> mormorò, appoggiando la testa al braccio, assonnata.

 

Dimitri la guardò con la coda dell’occhio, come se la stesse prendendo per mezza matta.

 

<< Lo sto già facendo abbastanza >> sussurrò, evasivo, prima che Irina si addormentasse con la sensazione addosso di aver a che fare con quella frase.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.00 – Londra, Casa di Richard

 

“Se Irina è a Mosca, è a Mosca che io devo andare”.

 

William gettò il mozzicone della sigaretta nel posacenere che teneva sul comodino della sua stanza in stile impero, sdraiato sul letto a baldacchino che odiava con tutte le sue forze per via di tutti quei drappeggi inutili e che sapevano di vecchio, e sputò l’ultima boccata di fumo.

 

Ci aveva pensato fin dalla sera prima, nonostante tutti glielo avessero sconsigliato: lui voleva andare a Mosca, e nessuno l’avrebbe fermato. Voleva andarci perché era sicuro che tutte le persone che desiderava trovare erano lì, quasi ad aspettarlo.

 

Dimitri era dai suoi parenti, era chiaro, e sapeva altrettanto bene che se fosse andato lì, il russo avrebbe goduto della protezione della sua famiglia e dei suoi connazionali: pensare di ucciderlo in terra straniera equivaleva a condannarsi a morte.

 

Irina era a Mosca, invischiata in chissà cosa con il dichiarato intento di liberarlo, che si trattasse o meno della verità. Era lei che voleva incontrare più di tutti in quel momento, quella che voleva avere davanti per scoprire cosa aveva provato…

 

Lo sapeva, c’erano ampie possibilità che quello che si diceva in giro non fosse vero, che Irina non stesse cercando di liberarlo. Non aveva senso, quando lui sapeva bene quello che c’era e quello che non c’era stato tra loro: lo odiava, lo aveva sempre odiato fin da quando aveva capito chi era davvero, e forse lo odiava ancora di più ora perché non riusciva comunque a liberarsi di lui. Non poteva volerlo libero, ci aveva pensato tutta la notte, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che di sicuro c’era qualcosa che non andava… Se davvero era quella la verità, significava che Irina era cambiata, era diventata quella che lui aveva sempre voluto… E per cambiare, doveva esserle successo qualcosa di molto, molto importante…

 

Went.

 

Sì, doveva essere Went la chiave di tutto. Went, quello sbirro che aveva osato portargliela via e che lo aveva umiliato e poi chiuso dentro una cella…

 

“Quando se ne era andato perché era stato scoperto, Irina aveva sofferto… Aveva sofferto fino a decidere di lasciare le corse. E stava per venire a letto con me…”.

 

Era quello l’unico pensiero che poteva fargli credere che davvero Irina lo volesse liberare; aveva elaborato una teoria, una teoria che ripercorreva la vita di Irina e anche la sua, che analizzava tutto ciò che gli era successo e che poteva averla portata a quella situazione.

 

Went doveva averla lasciata, o tradita in qualche modo. Doveva averla ferita così profondamente da farle pensare che lo Scorpione era sempre stato meglio di quello sbirro… O forse, alla fine, le aveva rivelato solo di averla usata per arrivare a lui, per arrestarlo. A quel punto, nella testa di Irina doveva essere scattato qualcosa, qualcosa che l’aveva portata ad abbandonare la tanto sospirata vita da “persona normale” che aveva sempre desiderato per farla partire per la Russia, e tentare di liberarlo…

 

Era una teoria avventata, inverosimile, e lui era pronto a ricevere la conferma che era solo una congettura sbagliata. Non si sarebbe illuso, anche se voleva farlo. Quando avrebbe avuto Irina davanti, e dalle sue labbra fosse uscita la verità, avrebbe deciso la sua sorte.

 

Rimaneva Went.

 

C’erano anche in quel caso ampie possibilità che fosse in Russia anche lui. Se Dimitri era fuggito, di sicuro avevano sguinzagliato Went alle sue calcagna, sempre che non stesse tentando di rintracciare lui, visto che non ne aveva notizia… L’F.B.I doveva sapere per forza della sua fuga, e Went poteva essersi preso la briga di arrestarlo di nuovo… Era certo che sarebbe stata la persona meno difficile da trovare.

 

Si mise a sedere, e gettò un rapido sguardo per la stanza. Avrebbe voluto alzarsi, prendere un’auto e partire per Mosca, ma non poteva. Il suo viaggio doveva essere organizzato nei minimi dettagli, perché non dovevano esserci errori.

 

La Mosca-Cherepova sarebbe partita il 21 di dicembre, ma lui non vi avrebbe partecipato: non aveva un copilota affidabile e soprattutto per il momento non aveva l’auto. Oltretutto, non gli interessava vincere la corsa, ora che la sua priorità era stare lontano dagli sbirri. Però poteva seguirla da vicino, vedere cosa avrebbe fatto Irina e scoprire se Dimitri era davvero con lei, vedere se poteva sperare di nascondersi un po’ da quelle parti, coperto dai russi… Dalla Lince, che lui conosceva bene…

 

Doveva trovare un’auto, e sapeva bene quale. Una volta avuta l’auto che voleva, l’avrebbe fatta riverniciare per renderla meno riconoscibile, avrebbe cambiato targa e numero di telaio e sarebbe partito alla volta della Russia… Nessuno poteva sapere dove sarebbe andato, e che lo avrebbe fatto in macchina. Prima che fossero riusciti a rintracciarlo sarebbe passato del tempo…

 

Afferrò il cellulare e cercò il numero che gli aveva dato Richard il giorno prima, quando gli aveva comunicato il suo piano. Attese qualche minuto in linea, poi dall’altra parte finalmente risposero.

 

<< Carrozzeria McGraw, in cosa posso esserle utile? >>. Era un uomo.

 

<< Chiamo per un affare speciale >> disse William, tranquillo, << Vorrei parlare con Nicholas >>.

 

<< Chi le ha dato questo numero? >> domandò dall’altra parte l’uomo, sospettoso.

 

<< Richard il Lord >> rispose lo Scorpione, << Ha detto che potete offrirmi i servizi che mi servono >>.

 

L’uomo dall’altra parte rise. << Certo. Chi sei? >>.

 

<< William Challagher >>.

 

Il tizio rise di nuovo. << Bentornato tra i piloti clandestini, Scorpione >> disse, << Di cosa hai bisogno? >>. Allora qualcuno si ricordava ancora della sua fama…

 

<< Se ti portassi un’auto rubata, saresti in grado di renderla irriconoscibile in meno di una notte? >> domandò William.

 

L’uomo tacque un istante, poi rispose: << Una notte? E’ poco, forse troppo poco… Ma non per me. Se sai già che colore la vuoi, si può fare >>.

 

William sorrise. << Nera, naturalmente >>.

 

<< Nera, giusto… Quando vuoi portarmela? >>.

 

<< Quanto vuoi che ti paghi? >>.

 

<< Se vuoi il servizio completo, cioè verniciatura, numero di telaio, targa, libretto e persino certificato di acquisto, siamo sui cinquantamila dollari >> rispose l’uomo, << Ma parliamo di un lavoro fatto ad arte, Scorpione >>.

 

<< Facciamo così, io te ne do settanta mila, ma tu ti fai trovare pronto in qualsiasi momento >> propose William, << L’auto non la ho, ancora. Appena me la procuro, sono da te, che siano le quattro del pomeriggio o le tre di notte… Sei d’accordo? >>.

 

L’uomo ci pensò un momento. << Ok, Scorpione, affare fatto. Ti aspetto con i tuoi settanta mila dollari >>.

 

William chiuse la telefonata, e guardò fuori dalla finestra il cielo uggioso di Londra. Nonostante la polizia non si stesse affannando a cercarlo, aveva cercato di uscire di casa il meno possibile, e iniziava a innervosirsi. Quella villa, per quanto grande, cominciava a stargli stretta, e voleva di nuovo sentire addosso l’adrenalina delle gare, l’odore delle gomme sull’asfalto e il rumore dei motori… Rivoleva indietro la sua vecchia vita, la sua Black List, le sue auto e i suoi locali…

 

Prese il telefono interno di servizio, e compose il numero dello studio di Richard, dove molto probabilmente lui stava poltrendo o stava organizzando qualche incontro di criket al quale lui naturalmente non era interessato a partecipare…

 

<< Mandami qualcuna delle tue amichette >> disse, secco e quasi infastidito dal dover fare quella richiesta, << Ho bisogno di staccare >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Allora, il capito immagino arrivi prima del previsto, quindi mi perdonerete se non rispondo alle recensioni, per le quali io vi ringrazio dal più profondo del mio cuore di aspirante scrittrice.

Se devo dire qualcosa, vorrei farvi notare di nuovo la confusione di William: a tratti dice di non voler credere a quello che sta facendo Irina e sembra quasi convinto che la debba uccidere; in altri momenti sembra che invece la consideri ancora la sua Fenice… E’ un po’ confuso, il nostro Scorpione.

E poi, lo so che qualcuno di voi sperava nel più profondo angolino del proprio essere che la notte tra Irina e Dimitri passasse così “liscia”, per così dire… Lo so, lo so, ammettetelo, non fate finta che non sia così… Ma mettetevi nei panni di Irina: ormai la conoscete, no? (sto ridacchiando, in questo momento…).

Con questo vi saluto, e cercherò di darmi da fare per il prossimo cap. Buona serata!

Un bacio a tutti!

 

 

 

  
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