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Autore: MihaChan    03/10/2010    2 recensioni
Un affare grosso in pentola, una parola di troppo, usata per fare una bella impressione, per dimostrarti una persona matura, seria, intenta a crearsi un futuro, quando in realtà il tuo unico pensiero è divertirti. Peccato che poi le belle parole ti si ritorcano contro. La paura che tutto vada in fumo t’invade, già t’immagini, nonostante la maggiore età, le ramanzine di tuo padre, e ti maledici mordendoti la lingua, dannatamente eloquente.Fortunatamente c’è lui, il tuo caro vecchio –e ottimo- amico, che, saputa la notizia, trova con rapidità la soluzione, e ovviamente, quando ti spiega il suo “geniale” piano, rimani molto perplesso, ma controvoglia, ti ritrovi costretto ad accettare la cosa, poiché forse, è l’ultima –e unica- ancora di salvezza –anche se non ne sei pienamente convinto- per il casino che TU hai creato. Sei nella merda, ragazzo mio… Complimenti.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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Capitolo 03

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

«Queste foto sono davvero belle, e lei era assolutamente divina, Elliot» Disse Mr. Murphy, osservando le foto e sorseggiando il proprio bicchiere ricolmo di vino rosso –stavamo facendo un aperitivo prima di cena-, e in quel momento mi resi conto di quanto fossero belle quelle foto, erano venute tutte benissimo, sembravamo davvero una coppia nel giorno più felice della loro vita e… Dovevo ammetterlo, insieme formavamo proprio una bella coppia.
M’infilai entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni, e sentii al contatto con le dita qualcosa di piccolo e freddo e… tondo?
… !!!!
L’anello!

«La ringrazio Signore» Rispose Elliot, grattandosi imbarazzata la testa.
«Sono sicuro che i vostri bambini saranno stupendi.» Elliot sussultò a quelle parole, guardandomi accigliata con gli occhi spalancati, come a volermi dire: “Non dire stronzate su dei figli che mai ci saranno, sennò giuro che ti ammazzo e faccio sparire il cadavere per poi sparire dagli USA
Deglutii rumorosamente, spostando nervosamente gli occhi in tutte le direzioni, immaginavo la scena alla perfezione. «G-già…» Sussurrai. «Ehrm… C-che né dite di cenare? Avrei una certa fame…»
«Sì!» Tubò Elliot, invitando il nostro ospite verso la tavola. Per poi avviarsi verso la cucina, la seguii, non prima di scontrare il mio sguardo con quello del mio ospite che mi lanciò un’occhiata ammiccante d’intesa…
Entrai in cucina, avvicinandomi a Elliot. «Ehi, indossa questo.» proruppi, porgendole l’anello, che guardò leggermente scettica.
«E questi da dove…?»
«Ehrm… me li hanno prestati…»
«Ah… E perché non me l’hai dato prima?»
«Ecco…»

Iniziai a spiegarle cosa era successo e dove avevo trovato le fedi:

Durante il viaggio in auto per andare a prendere Mr. Murphy, mi ricordai di un piccolo, minuscolo dettaglio ma estremamente importante che dimostrava la nostra unione… Le fedi!
Mi stava venendo una crisi isterica, perché non ci avevo pensato prima?! Perché mi stava venendo in mente solo in quel momento?!
Che cosa potevo fare??
Cosa… un attimo…
C’era ancora una speranza. Allungai il mio arrivo verso l’albergo, dirigendomi a casa di un paio di vecchi amici… Mi avrebbero aiutato, o almeno, speravo in tale opportunità.
E fortunatamente, fu così. Appena Dilan*, anch’egli amico universitario, sentì la mia storia, accettò, ovviamente dopo le suppliche della moglie –che quasi arrivò al pianto- tale Belle –in attesa del loro primo marmocchio- di prestarmi le loro.
Li ringraziai fino all’inverosimile e corsi a prendere Mr. Murphy, scusandomi con lui per averlo fatto attendere così a lungo.

«…Ed è così che ho recuperato le fedi… E meno male che la tua ti sta bene, la mia è un po’ larga… Ma almeno…»
Mi guardò scettica, con una faccia che diceva: «Solo tu puoi trovare una soluzione tanto assurda a un problema, vero?» Ovviamente lo disse pure. Sbuffai, facendo spallucce, lo stesso fece lei.
«Andiamo di là, sennò penserà chissà Cosa» Disse, avviandosi verso la sala da pranzo con il primo. La seguii senza proferire parola.

Ci mettemmo a tavola, mangiando il cibo ordinato –ma senza dirlo al nostro ospite- nel ristorante vicino a casa, spacciandolo per cibo cucinato da Elliot, che ovviamente si beccò tanti complimenti senza realmente meritarseli. Stava facendo davvero ottima impressione verso Mr. Murphy, e questo mi faceva convincere sempre di più che “noleggiarla” –che brutta parola- fosse stata la cosa migliore che avessi fatto in quella settimana.
La cena proseguì bene, e mi sentivo sempre più rilassato ogni volta che guardavo l’orologio scorrere rapido. Peccato che la sensazione di benessere sparì quando Mr. Smith fece una domanda.
«Ormai avete capito che sono un uomo curioso, vero? Dimmi, Elliot, come ha fatto Axel a chiederti di sposarlo?»
Oh, Cazzo.
Io ed Elliot ci lanciammo un’occhiata sconcertata, anche noi c’eravamo posti quella domanda, senza però trovare una risposta –poiché ce ne scordammo-
E ora?
«Ecco… Eravamo… Al matrimonio di due nostri amici… Anzi, amici di Axel, miei conoscenti, Dilan e Belle… Passammo una bella giornata, divertendoci, e quando la festa era alla fine, Axel mi prese da parte e mi chiese se volevo sposarlo… Ero così felice che gli saltai addosso accettando!»
E questa da dove gli era uscita?? Andava benissimo! Era una cosa che avrei potuto fare tranquillamente, visto che non sapevo come si chiedeva una cosa simile… Mi unii a lei, pompando la cosa.
«…G-già! Ci mise così tanta forza che finimmo in piscina, ti ricordi? Ritornammo a casa zuppi!» Dissi, ridendo divertito, mi lanciò uno sguardo fugace per poi mettersi a ridere insieme a me, seguiti subito da Mr. Murphy.
Sospirai mentalmente. C’eravamo salvati. Elliot quei venticinque mila dollari se lì era guadagnati tutti, per quanto mi riguardava.

La sera continuò tranquillamente, non ci furono troppi intoppi, per fortuna, e finalmente riuscivo a sentirmi rilassato.  D’improvviso, squillò un cellulare, tutti ci guardammo per diversi squilli, poi Elliot si alzò dichiarando che era il suo, si scusò e si allontanò uscendo dalla porta finestra per rispondere.
«Ragazzo mio, lascia che ti dica una cosa…»
«Sì…?»
«Sei stato fortunato a trovare Elliot, tienitela ben stretta.»
«Oh… Sì, certo.»
Finalmente Elliot tornò da noi, e aveva una strana espressione sul viso… Che era successo?!
«Axel, avrei bisogno di parlarti due secondini… In privato…» Sussurrò, tenendo stretto il cellulare al petto. Non so perché, ma quel tono di voce non mi piaceva, e le mie attenzioni andarono subito a Sora.
«Certo. Ci scusi Mr. Murphy, torniamo subito.» Dissi, alzandomi e portandomi Elliot in camera. Quando mi chiusi la porta alle spalle, presi subito la parola. «Cos’è successo?»
«Era Demyx…»
«Oddio! SORA!» Lo sapevo! «Cosa gli è successo?!» Strillai, impedendole di continuare «Sta bene, vero? Non si è fatto male, vero?» Ero dannatamente preoccupato per quel moccioso.
«Sì… Sì… Sta bene… E’ che sta avendo una crisi di pianto, e Demyx non riesce a capire da che cosa è dovuta… Ha detto che ha provato a giocarci, senza risultati, ha provato a suonargli qualcosa, ma sempre senza risultati, quindi gli ha messo un cartone per farlo calmare, ma dice che guarda un minuto il video, e poi riparte con il pianto disperato…» Mi spiegò, un po’ mi calmai perché sapevo che non gli era successo niente di grave, ma ero comunque preoccupato.
«E quindi?» Domandai
«E quindi… Dev…» Il telefonino squillò di nuovo, impedendole di continuare. Appena vidi sullo schermo il nome “Demyx”, afferrai il cellulare e risposi.
«Demyx! Come sta Sora? Si è calmato?» Urlai, stava per rispondermi ma Elliot si riprese il cellulare tirandomi un calcio nello stinco.
«Demyx, scusa l’interruzione… Cosa c’è?»
°°°…°°°
«Ah, capisco. Meno male.»
°°°…°°°
«Ok, tanto tra poco abbiamo finito… Sì, sì»
°°°…°°°
«Cosa? Ok. Ora glielo comunico, ciao e grazie.»
«Allora?» Chiesi, continuando a massaggiarmi la zona lesa.
«Sta bene.»
«Che cosa aveva?»
«Le gengive. Dem si è accorto che mentre piangeva si teneva sempre una mano in bocca, quindi gli ha rifilato un ghiacciolo all’amarena e si è calmato.» Spiegò, facendo spallucce. Tirai un sospiro ricolmo di sollievo. «Come mai così preoccupato per Sora?» Chiese poi, curiosa.
«Beh… Mi… Mi sono affezionato a quel bambino… Ha un’ incredibile capacità di farsi voler bene dal primo momento…» Ed ero sincero, quel bambino era speciale. Sorrise avvicinandosi alla porta.
«Andiamo?»
«Sì.»

Ritornammo in salone, dove inventammo al volo una scusa, non potevamo di certo dirgli: “A suo figlio gli è venuta una crisi di pianto e il nostro finto testimone non sapeva come uscirsene”, gli raccontammo che dei nostri amici avevano litigato e che la ragazza si era sfogata due minuti con Elliot. Sembrò crederci… meglio così.
Verso le undici Mr. Murphy decise di andarcene per lasciarci la nostra dolce e ancora infuocata passione, io risi alla cosa, mentre Elliot scoppiò nell’imbarazzo più totale coprendosi gli occhi con una mano.
«E’ stata una bella serata, spero di rivedervi presto, miei cari.» Disse Mr. Murphy, mentre lo accompagnavamo alla porta.
«Sì, certo» Rispose Elliot, con un tono estremamente convinto.
«Axel, a proposito del contratto» Disse d’improvviso «Si è posto un imprevisto, e domani sono costretto a tornare a Las Vegas…»
Questa non ci voleva…
«Oh, capisco…»
«Quindi, pensavo che potevi venire a Las Vegas, come mio ospite, ovviamente. Così vedrai i miei alberghi e i Casinò, tra divertimenti vari e, quando sarà pronto, firmeremo il contratto. Che ne dici?»
…La potrei trasformare in una vacanza, quest’offerta… Molto interessante!
«Oh! Volentieri!»
«Ovviamente, vi voglio entrambi da me.»
«Certo!!»
Aspetta… Entrambi? …Oh, Santo Cielo…
Elliot mi lanciò un’occhiata mista tra lo stupore e l’incredulità… L’avevo fatta grossa, di nuovo.
Mi levo da un casino, e mi lancio a capofitto in un altro BEN peggiore?! Sono incorreggibile…
«Fantastico, ragazzi miei! Non vedo l’ora di avervi come miei ospiti! Ora vi lascio.»
«L’accompagno, Mr. Murphy!»
«Oh, no, no. Non preoccuparti, prendo un taxi. Voi godetevi la serata»
Sì, l’unica cosa che mi godo ora è una sgridata e una miriade di botte…
«Ahah… O-ok…» Sussurrai, grattandomi nervosamente la testa, lo salutammo e, quando chiusi la porta, non ebbi il coraggio di girarmi… Sentivo un aura oscura invadere la casa… No, non avevo proprio il coraggio di voltarmi per guardare Elliot negli occhi, eppure dovevo farlo.
Chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo.
«…E…Elliot…» Sussurrai, voltandomi leggermente verso di lei.
«Stai zitto.» Detto fatto. «Vai a prendere Sora e Demyx, e sparisci dalla mia vista.»
Non osai contraddirla e sparii immediatamente, precipitandomi verso la casa di Demyx.

Quando fui sotto casa di Demyx, iniziai a tirare testate sul clacson, e ringraziai che fosse solo il clacson e non un muro di cemento armato. Ero un imbecille patentato, un idiota, dovevano dare l’ergastolo alla mia stupidissima lingua…
Possibile che non impari mai? Insisto a infilarmi nei casini…
Continuai a tirare testate al clacson, finché non arrivò Demyx.
«Eccociiii!!!!» Urlò, spalancando la portiera dell’auto.
«Zio Acel!» Squittì Sora, felice come una pasqua e più sveglio che mai, ricambiai il saluto ad entrambi con il tono di voce peggiore che avevo.
«Wow… Che tono disperato… Che è successo? E’ andata male?» Chiese Dem, scossi la testa.
«No… è andata benissimo…»
«E perché quel tono?»
«…Perché sono un coglione…» Sussurrai, senza pensare –come al solito- che c’era un bambino in nostra presenza, pronto a imparare ogni nuova parola.
«Coione?» E infatti, la ripetè.
«S-SORA!!»Sbraitò Demyx, voltandosi verso di lui con una faccia pallidissima «N-non lo dire mai più!»
«Tanto… E’ vero…» Sussurrai io, senza badarci più di tanto, ormai, il danno l’avevo fatto… Peggio di così non poteva andarmi, no?
«Ok, è vero, ma Sora NON deve dirlo!» Insistette Demyx.
«Coione!» Urlò Sora, contento di aver appena imparato da un pessimo zio una nuova bella parola.
«S-Sora! Se ti sente mamma si arrabbia tanto! E tu non vuoi che mamma si arrabbi, vero?» Disse rivolto al piccolo, che sorrise. «Io non voglio che si arrabbi…» Sussurrò poi, portandosi entrambi le mani a coprirsi il viso, probabilmente immaginandosi la reazione di Elliot.
«…Tanto già lo è con me…» Spiegai rapidamente, se si arrabbiava un po’ di più non cambiava molto.
«Ahi… Ancora peggio… Ma che hai combinato?»
Lanciai un occhiata a Demyx e, durante tutto il tragitto, gli spiegai che cosa avevo combinato. Non proferì parola, e tradussi quel suo silenzio come un: “Amico mio, sei nella merda.”
Come se fosse una novità.

Appena superarmo la soglia di casa, fummo assaliti da un silenzio surreale e terrificante. L’atmosfera era paragonabile a quella di un film Horror, per niente rassicurante. Non avevo il coraggio di proferire parola, avevo il terrore che, al minimo rumore, dal nulla sarebbe sbucato fuori Pyramid Head** pronto a sbudellarmi. E Demyx sembrava del mio stesso parere.
Fortunatamente, ci pensò Sora a rompere quell’orribile atmosfera correndo, appena la vide, verso la madre «MAMMA!!!»
«Sora. Hai fatto il bravo?» Chiese subito lei, abbracciando il piccolo e sorridendo.
«Tì! Ho avuto la bua…»
«Povero il mio cucciolo, si è tolta?»
«Tì! Zio Demy ha dato a me il gelato e totta la bua!»
«Bene.» Disse, accarezzandolo e baciandolo dolcemente… Sembrava leggermente più tranquilla rispetto a prima… Sperai che durasse quella tranquillità.
«Mamma…?»
«Sì?»
«Zio Acel coione!»
Ecco… Era già andata a puttane la tranquillità, visto che sul viso di Elliot apparve una smorfia indecifrabile.
«Ehrm… E-Elliot, poss…» Provai a spiegare perché avesse imparato quella nuova splendida parola, ma la ragazza mi sovrastò con la propria voce.
«Sì, hai ragione, Sora. Axel è un coglione» Disse seria, lanciandomi un occhiataccia delle sue… Deglutii rumorosamente, sbottonandomi un bottone della camicia.
Demyx, finalmente ripresosi dallo shock di quell’atmosfera, provò a prendere parola «Ehrm… C-che ne dite se…» Ma anche a lui toccò il mio stesso destino, venendo fermato dalla ragazza.
«Ci accompagnate a casa» Non era una domanda, era un affermazione, e così come avevo aperto la porta per entrare, la riaprii per uscire, senza proferire parola.

Durante tutto il tragitto verso Riverside, nessuno di noi proferì parola.
Demyx sembrava mummificato, si muoveva unicamente per respirare, spesso non sbatteva neanche le palpebre, probabilmente per paura di qualche strana reazione della ragazza.
Io non sapevo esattamente cosa dire, anche perché temevo che, aprendo bocca, avrei detto un'altra delle mie stronzate, e visto che la situazione era già drastica, preferivo evitare.
Quando arrivammo a destinazione, Elliot chiese –chiese… Ordinò- a Demyx di recuperare il carrozzino e il seggiolino e, mentre lui si occupava di queste cose, lei afferrò delicatamente Sora –che si era addormentato- dal seggiolino avviandosi in casa senza salutarmi.
Demyx fece tutto senza obbiettare e, quando tornò, leggermente più rilassato, provò ad alleggerire la situazione.
«Vedrai che le passa…» Disse, sforzandosi di sorridere.
«Sì, quando finalmente sarò morto…» Sussurrai, facendo ripartire l’auto.
«Ma no…Ok… F-forse…»

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Il giorno successivo, dopo aver passato tutta la giornata in ufficio tra scartoffie e incontri con alcuni ospiti celebri, andai a casa dei miei “presta fedi” –amici- di fiducia.
Arrivato di fronte alla loro villetta, parcheggiai e mi avviai verso la porta.
«Chi… AXEL!» Tubò Belle, appena mi vide. «Ciao! Come sono contenta di vederti!» Urlò poi, saltandomi al collo. «DILAN! Abbiamo ospiti!»
«Ciao… Come va?»
«Benissimo!» Disse, facendomi entrare in casa «Tu? E’ andato tutto bene?»
«Sì…» Sussurrai.
«Hm… Dal tono però non sembra…» Rispose subito lei, sedendosi accanto a me con fatica.
«E che…»
«Oh, no. Che ci fai qui?» Proprio mentre stavo proferendo parola, apparve dalla porta della cucina Dilan, con un grembiule e con un coltellaccio tra le mani.
«Dilan.» Sbottai, alzando la mano in segno di saluto. «Sono venuto a riportarvi le fedi» Dissi, consegnando i due anelli a Belle «E poi… Beh, per stare un po’ con i miei carissimi, disponibili e incredibili amici» Aggiunsi.
«Ok, che vuoi questa volta?»
«Dilan!» Lo riprese Belle, guardandolo male «Non vedi che è turbato?! Vuole solo sfogarsi un po’, vero?» Annuii.
Dilan sbuffò, tornando in cucina per posare gli oggetti del mestiere, per poi tornare da noi per ascoltare il mio racconto. iniziai a spiegare tutto l’accaduto ai due.

«…E così ho combinato un nuovo e ancor più grosso problema…» Terminai la mia storia, mantenendomi la fronte con le mani.
«Non perderai mai questo vizio del cazzo.» Proruppe Dilan, additandomi con fare nervoso. «Già all’uni ci mettevi nei casini con quella tua fottuta linguaccia» Aggiunse, gesticolando… Ma quella era una mia peculiarità! Ero io che gesticolavo… Che faceva, imitava?!
«Dilan! Non dire certe parole!» Sbottò Belle, guardandolo malissimo.
«Ma…»
«Ma niente! Non puoi infettare l’innocenza del nostro bambino ancor prima che nasca!» Lo interruppe, stringendosi il pancione in un abbraccio morboso. Dilan la guardò per diversi secondi, sperando che lei cambiasse sguardo, ma non fu così, e si ritrovò a sbuffare rassegnato.
«Comunque, Axel…» Disse, pronto a riprendere il discorso in modo serio.
«…Dilan…» Sussurrò d’improvviso Belle, con un tono di voce per niente rassicurante, mantenendosi una mano sulla pancia. Entrambi portammo immediatamente la nostra attenzione su di lei.
«Cosa?» Chiese Dilan, spalancando gli occhi e mettendosi sull’attenti.
«Io…»
«…Cosa?! Va tutto bene? Stai bene, vero?» Urlò, avvicinandosi e inginocchiandosi accanto a lei, afferrandole una mano e mettendo l’altra sulla pancia.
«Sì… E che…»
«E che, COSA?! Non tenermi sulle spine!» Sbraitò, davvero allarmato, non che io fossi più rilassato, insomma… Si manteneva la pancia, usava un tono di voce preoccupante… Temevo che sparasse di botto il moccioso che aspettava lì, nel salotto di casa.
«Pensavo… Non avremo niente da mettere ai piedini del bambino quando torneremo a casa dall’ospedale» Tubò poi, seria come mai l’avevo vista fino a quel momento. Io caddi dalla poltrona stile cartone animato –evitando alla meglio di tirare una testata sul pavimento-, mentre Dilan le chiuse gli occhi per evitare di scappottare.
«...E io che pensavo chissà cosa…» Sussurrò, cercando di apparire il più rilassato possibile, ma si capiva che stava per impazzire… Chissà quante gliele faceva passare Belle.
«Che cosa vorresti dire?! Che i piedini di tuo figlio non t’interessano?!» Sbottò lei, contrariata da quella risposta.
«No! Non volevo dire questo! E che… Hai usato un tono così disperato che pensavo ti facesse male da qualche parte» Si giustificò.
«No, Dilan, va tutto bene» Lo rassicurò lei tranquilla «Ma abbiamo bisogno di un paio di scarpine!» Insistette poi, convinta.
«Abbiamo mesi per comprarne» Rispose immediatamente Dilan, alzandosi.
«Vedo quei piedini… Tutti rossi per il freddo…» Piagnucolò, portandosi le mani congiunte al seno. Dilan tentò di ignorarla, risedendosi al proprio posto per riprendere il discorso bruscamente interrotto, ma la sua “durezza” durò poco, specialmente quando gli occhi di Belle iniziarono a inumidirsi.
«Aaahhh… Ho capito! Vado…» Sbottò in fine, rassegnato.
«E visto che ti trovi, porta anche della pizza con il salame piccante e… e del gelato alla stracciatella e menta! Uh, è anche del succo ACE!!» Squillò allegra lei, con un sorriso che arrivava da un orecchio all’altro.
Dilan la guardò per qualche secondo, sperando che stesse scherzando, ma il sorriso convinto di lei gli fece capire che no, non scherzava. Era serissima. «…Altro?» Chiese, probabilmente per evitare di uscire di nuovo dopo esser tornato.
«Dei bomboloni ripieni alla nutella, cioccolata bianca e crema!» Disse lei, sorridendo innocentemente «Grazie tesoro, ti amo!»
«… Anch’io…» Sussurrò Dilan, infilandosi la giacca di pelle e chiudendosi la porta alle spalle.
Io tornai a guardare Belle, che ricambiò inclinando un pochino la testa verso destra.
«Wow… Che voi donne incinta avete le voglie di botto lo sapevo, ma mica così tante insieme…» Dissi, accomodandomi meglio sulla poltrona.
«Eh beh, avevo bisogno di mandarlo via… Sai com’è…» Rispose tranquilla. Era sempre stata tremenda ed era SEMPRE riuscita a sovrastare quel gigante di Dilan, e anche ora, che aspettava un bebè, non era cambiata neanche un po’.
«Ah, quindi non ti va niente di tutta quella roba che hai ordinato?» Chiesi ironico.
«Certo che ne ho voglia! Che domande!» Scoppiai a ridere divertito. «Parlando del tuo problema, Axel… Io non credo che lei si sia arrabbiata perché hai accettato l’invito di Murphy»
«Ah no? E perché si è arrabbiata, secondo te?»
«Perché non hai pensato che, così facendo, le impediresti di stare insieme al figlio» La guardai scettico. «Ma sì! Se tu la porti via con te a Las Vegas, lei non potrà stare con il proprio bambino, e questo è straziante. Io non sono ancora mamma, ci vogliono ancora due mesi prima che questo avvenga al cento per cento, ma la sola idea di non poter vedere il mio piccolo per chissà quanti giorni, mi fa sentire male.» Spiegò, accarezzandosi la pancia.
«…Non ci avevo pensato.» Sussurrai.
«Lo so.» Disse fiera.
«Quindi… Dici tu… Se le propongo di portarci dietro anche Sora, potrebbe calmarsi e… Magari accettare? Anche perché non sono per niente sicuro che voglia accettare…»
«Probabile»
«Ok… Ci provo… Grazie, Belle.»
«Ma figurati!»
Continuammo a parlare un po’ di tutto, anche se gli argomenti principali erano: Il bebè in arrivo –la piccola Angie- e Elliot con Sora, era estremamente curiosa e, ogni volta che le dicevo qualcosa di Sora, sospirava sperando che anche la sua venisse fuori così.
Addirittura mi disse di invitarli –sempre se Elliot avesse mai accettato di parlare nuovamente con me- una sera a cena.
Dopo un oretta Dilan tornò, ricoperto di buste fino all’orlo, che posò sul tavolino.
«Tesoro, hai preso le scarpine? La pizza? Il gelato? I bomboloni? Il succo?» Chiese lei, avvicinandosi esaminando le buste.
«Sì… Sì… Sì… Sì……… No… Mi sono dimenticato…»
«Lo voglio…» Sussurrò lei, mettendo il muso.
«E dai, Belle… Non fammi uscire di nuo…»
«Lo voglio!» Insistette, senza dargli vie di fuga.
«E va bene… Fammi andare prima al bagno, però…» Sussurrò lui, avviandosi verso il servizio richiesto.
«Beh, io andrei. Divertitevi, eh!» Dissi, avviandomi alla porta.
«Ciao Ax» Sussurrò Dilan, alzando la mano in segno di saluto.
«Ciao Axel! Ci vediamo in questi giorni!» Sbottò Belle, già intenta a mangiare la pizza, sorrisi e uscii di casa, ringraziandola mentalmente.

---

Quella sera sarei andato a casa di Elliot per chiarire il tutto, anche se avevo la sensazione che non sarebbe stato per niente facile.
Il tempo sembrava non passare mai, forse era anche grazie all’aiuto di mio Zio e dei suoi interminabili discorsi che il tempo non passava mai.
Quando finalmente il lavoro terminò, mi precipitai in auto, diretto verso la casa di Elliot, ma prima, mi fermai da un fioraio… Non sapevo se facevo bene a portargli, ma l’idea che forse non era il caso mi venne solo quando ormai ero fuori casa sua.

Ed eccoci qua… Solo voi ed io, miei cari fiori…
Busso? Corro il rischio? Che dite, amici miei?
… Sto davvero parlando con dei fiori?!
La vacanza ci vuole davvero.
Ok, forza e coraggio, Axel…
O la va, o la spacca…
Spacca… La mia faccia… ME la spacca…
Oh, Santo Cielo…


Dopo un quarto d’ora che ero li, mi decisi di bussare e, ovviamente, il primo ad accorrere fu il piccolo Sora. «La potta!» Urlò, con quella sua voce squillante e acuta. Sorrisi nel sentire la sua voce.
«Chi è?» Ed eccola, Elliot. Sembrava tranquilla, magari non sarebbe andata così male come pensavo. Appena la porta si aprì, mi preparai sfoggiando il migliore dei miei sorrisi.
«Ci…» Neanche il tempo di finire quella parola di quattro lettere che la porta si richiuse con un fortissimo tonfo, che probabilmente si sentì fino a Los Angeles «…ao…» Quella reazione me l’aspettavo…. Quindi non mi stupii più di tanto.
«Ti era, mamma?»
«Un imbecille, Sora. Torna a guardare il film.» E anche di questo non mi stupii, ma non avevo la minima intenzione di andarmene.
«Elliot! Dai, apri la porta! Voglio parlarti!» Insistetti, bussando insistentemente.
«VATTENE!»
Sbuffai, contrariato… Ok che doveva essere arrabbiata con me, ma ora esagerava… Ma non avevo intenzione di andarmene, sarei rimasto li fino a che non avesse aperto la porta.
Mi appoggiai alla porta, scendendo lentamente al suolo fino a sedermi.
«Zio Acel!» Urlò improvvisamente Sora, sbattendo le manine sulla porta.
«Sora! Ciao piccolo…» Dissi subito, sorridendo.
«Mamma è abbiata con te?» Mi chiese con quella sua vocina.
«Eh sì…»
«Pecché?»
«…Perché sono uno stupido…» Risposi tranquillo.
Ci fu un minuto di silenzio, nel quale pensai che Sora se ne fosse andato attratto da qualcosa in casa, ma mi ricredetti quando sentii nuovamente la sua voce squillante invadere l'aria.
«Mamma! Api la potta a zio Acel?»
«No, Sora, andiamo a vedere il fil…»
«Noooooo!! Voglio zio Acel!»
«Ho detto di no, Sora!»
«Apiiiiiiiiiii!!!!!!»
E da li, iniziò una luuuuunga serie di capricci, pianti disperati, oggetti lanciati –sicuramente giocattoli- e grida strazianti, che durarono per diversi interminabili minuti, dove chiedeva alla madre di farmi entrare.
D’improvviso, sentii il silenzio… Possibile che si fosse addormentato di botto o, peggio, che Elliot, esasperata, lo avesse zittito in qualche modo che non osavo immaginare?
Rimasi li, fermo, in attesa di un qualsiasi rumore, che non arrivava, finché, non mi ritrovai a sbattere rumorosamente la testa al suolo «Ahia!!» La porta si era aperta, e mi ritrovai a guardare sopra di me, incrociando lo sguardo di Elliot.
«Che ci fai lì a terra?» Mi chiese, guardandomi male, anzi, malissimo. Sorrisi imbarazzato, e mi rialzai il più velocemente possibile.
«E-Elliot…» Sussurrai una volta su. «Ciao… Erhm… Q-questi sono per te…» Proruppi, passandole i fiori, che osservò per diversi secondi scettica, per poi afferrarli in malo modo rientrando in casa. Rimasi fermo li un pochino, indeciso se entrare o no, ma lo feci appena vidi Sora con gli occhi rossi dal pianto corrermi contro sorridendo.
«ZIO ACEL!»
«Sora!» Sbottai, inginocchiandomi per abbracciarlo «Piccolo furbacchione, a furia di piangere l’hai convinta, eh? Sei un piccolo genio!» Dissi, iniziando a fargli il solletico. Quando arrivai al punto di farlo piangere per le risate, mi ricordai perché mi trovavo lì. «Sora… Rimani qui? Devo parlare con mamma…» Dissi, guardandolo serio. «Devo fare pace con mamma»
«Ottey! Guaddo i Diosaui io!!» Rispose lui, indicandomi la televisione.
«Diosaui…?» Guardai la tv, e capii di cosa parlava. «Ah, i Dinosauri! Sì, bravo!»

Lo lasciai li in salotto, cercando Elliot nel resto della casa, e la trovai intenta a lavare i piatti in cucina. Mi avvicinai cauto a lei e, quando le fui a un metro di distanza, decisi di prendere parola.
«Elliot…?» Sussurrai, appoggiandomi con la schiena vicino al top della cucina, non mi degnò di uno sguardo. «Dai… Capisco che DEVI, perché DEVI essere arrabbiata con me, ma ora esageriamo… Non trovi?» Niente… Nessun tipo di risposta «Una soluzione c’è…»
«Ah, davvero? E quale sarebbe questa soluzione?» Oh! Finalmente un segno di vita! Beh sì, non uno dei migliori, ma pur sempre un segno di vita.
Stavo per spiegarle quale fosse la mia idea, ma mi interruppe prima che potessi proferire più di mezza parola. «Oh, sì, è davvero una soluzione geniale, sono stupita, Axel» Disse ironica, agitando proprio la mano dove impugnava la spugnetta che, bagnata fracida, mi bagnò tutto il viso –e non solo.
«Fammi continuare, e non prendermi in giro» Dissi, rimanendo serio.
«Chi, io? Quando mai»
«Ti stai comportando come una ragazzina di quattordici anni, Elliot»
«Se tu non fossi così imbecille da sparlare a caso, ora non mi comporterei così!» Proruppe, continuando ad agitare quella dannata spugna.
«Senti…» Sussurrai, cercando di mantenere la calma, ma le sue risposte stupide e acide non mi aiutavano affatto, mi facevano irritare da morire, e ancor di più, mi irritava da morire quando mi interrompeva sparando risposte a caso.
«Elliot, per me non è…»
«Certo che per te non è un problema!! Per te l’unica cosa importante è che il tuo stupido affare vada a gonfie vele! Che ti frega di quello che potrei pensare io? Tanto, io sono solo una che si fa noleggiare, approfittiamone!»
Se in quel momento mi fossi stato il protagonista di un manga, un enorme vena si sarebbe gonfiata, seguita da tante altre. «Elliot, adesso stai dicendo un casino di stronzate.»
«Ah certo, perché TU non ne dici mai… Vero, Mr. Perfettino?»
«Ok, adesso basta!» Urlai in fine, preso dalla rabbia, non voleva ascoltarmi? Beh, l’avrei obbligata! «Lasciami!» Urlò contrariata quando l’afferrai per le spalle e la spinsi fino al frigo, dove le impedii di muoversi grazie all’uso del mio corpo.
«Ascoltami cazzo!» Proruppi, avvicinando il mio viso e ancor di più il mio corpo al suo. «Io ho bisogno di te. E sono disposto a tutto pur di averti al mio fianco» Sussurrai, fissandola intensamente. Lei arrossì, probabilmente presa alla sprovvista a quella mia frase e dal contatto.
Ora che ci penso…Sembra quasi una dichiarazione d’amore la mia…
Devo smetterla di guardare Beautiful…

La lasciai andare, rimettendo di nuovo distanza tra i nostri corpi. Lei subito si allontanò di qualche passo, mostrandomi le spalle. Mi grattai la testa come mio solito, riprendendo a parlare in modo tranquillo e pacato.
«Mi spiace. Non avevo pensato a Sora… Non mi era balzato per la testa che per un po’ non saresti stata con lui… Io non penso sul momento, io agisco e via… E dopo mi rendo conto di cosa ho fatto… Per questo m’infilo sempre nei casini…» Sussurrai, avvicinandomi –questa volta evitando un contatto così ravvicinato- «Ascolta, ci porteremo anche Demyx e Sora, così  possiamo stare insieme tutto il tempo senza problemi…»
«…Vuoi portare anche Sora e Demyx?» Disse lei, voltandosi quel po’ che bastasse per guardarmi.
«Certo! Demyx per Mr. Murphy è pur sempre il nostro testimone, nonché amico, se viene con noi non penso sia così strano… E poi Demyx è sempre voluto andare a Las Vegas, accetterà sicuramente la proposta e… E poi, il solo pensiero che passi chissà quanti giorni in sola compagnia di Demyx mi spaventa! Insomma, Demyx è pur sempre Demyx… Ti puoi fidare ma non del tutto…» Dissi, guardandola.
«…Già…» Sussurrò.
«E ovviamente, voglio ricompensarti dandoti uno stipendio…» Ritornò il silenzio, probabilmente stava pensando. Rimanemmo in silenzio li per diversi minuti, lei tornò a lavare quei piatti, mentre io le lanciavo, di tanto in tanto, qualche sguardo.
«Tu… Tu riflettici…» Le dissi, avviandomi verso la porta per andarmene. « Qui c’è il mio numero di cellulare, per ogni evenienza…» Aggiunsi, lasciandole un bigliettino da visita sul tavolo.
Ero già verso la porta, ma Sora si accorse della mia presenza e richiamò la mia attenzione. «Zio Acel! Guadda i Diosaui con me!» Urlò, invitandomi con la mano a raggiungerlo sul divano.
«Non posso, Sora, devo andare a casa…»
«Nooo!! Guadda i Diosaui con me!»
«Dinosauri, Sora. Di-no-sa-u-ri!» Cercai di correggerlo, con scarsi risultati.
«Di-o-au-ri!»
«E’ ancora presto per te…» Dissi ridendo «Comunque, devo andare…»
«Rimaniiiii!!!!!»
«Non pos…»
«Rimani pure, non ho voglia di sentirlo piangere…» Sbottò Elliot, apparsa in salotto con in mano un vassoio con delle fette di crostata.
«Sicura?» Chiesi, lei annuii «Ok»
Per la gioia di Sora, e per disgrazia di Elliot –vabbè dai, forse tanto fastidio non le davo…- rimasi li con lui fino alla fine del film.
«Bene, è finito. Ora a nanna.» Disse Elliot, quando finalmente la pellicola finì.
«Giochiamo?» Chiese il piccolo, scendendo a fatica dal divano, lei annuì sorridendo e, il viso di Sora, si illuminò «Andiamo, mamma!» Urlò, tirandola per un braccio.
Lei si avviò verso la porta, la seguii senza proferire parola. «Di buonanotte a Axel.» Disse poi, aprendo la porta.
«Zio Acel!» Sbottò lui, avvicinandosi e agitando le braccia «COLLO!» Lanciai uno sguardo a Elliot, non capivo cosa volesse da me.
«In braccio» Spiegò lei. Finalmente mi fu tutto chiaro.
«Buoanotte, Zio Acel! Ti volio bene!»
Mi disse il piccolo, abbracciandomi con foga. Sorrisi e ricambiai l’abbraccio.
«’Notte, Sora»
Sussurrai, rimettendolo delicatamente al suolo.
«Quanto vuoi bene a Axel?» Gli chiese Elliot, abbassandosi verso di lui.
«TANTO!»

«Tanto quanto?»
«COTì!!!»
Disse lui, spalancando le braccia finché gli riuscisse.
«Sei entrato nelle sue grazie.»
Sussurrò lei, alzandosi e portando la mano dietro la porta, pronta a chiudere.
«E nelle tue?»
«No!»

«Non mi aspettavo il contrario…» Sussurrai sorridendo «Fammi sapere… Qualsiasi sia la tua risposta»
«’Notte.»
«Ciao.»

---

Due sere dopo l’incontro con Elliot, andai a bermi una birra nel locale dove lavorava Demyx, al quale raccontai cosa era successo negli ultimi giorni, aggiornandolo su tutto.
«Cooosa?! Vuoi portarci anche me a Las Vegas?! Davvero?!» Sbraitò appena lo informai della proposta fatta a Elliot.
«Purtroppo, sì.» Sussurrai, roteando gli occhi.
«Tsk… Purtroppo, eh?» Disse, fingendosi offeso.
«No dai… Ma è ancora tutto in forse… Sono due giorni che Elliot non si fa sentire…»
«Non saprei che dirti… Elliot è tanto buona quanto strana… Probabilmente, per fartela pagare, vorrà tenerti sulle spine fino all’ultimo giorno» Sbottò, portandosi il bicchiere ricolmo alle labbra.
«Ma le ho chiesto scusa!»
«Lo so, ma deve fartela pagare comunque. Lei è fatta così.»
«Donne…»
«Speriamo che accetti però! Così vedrò a Las Vegas! E tutto a spese tue!» Disse sbattendo le mani come un deficiente, entusiasta al solo pensiero di passare chissà quanti giorni a divertirsi a Las Vegas a MIE spese
«Che amico venale…» Ma in fondo, me l’ero cercata, quindi era inutile lamentarsi.

Era passato un altro giorno da quanto Elliot non si faceva sentire, ormai avevo perso ogni speranza. Ero impegnato ad ascoltare ancora quei noiosissimi discorsi di mio zio, quando, miracolosamente, il cellulare squillò. Era lei?
«Zio, potresti…?» Mi guardò male, per poi accettare di uscirsene dal mio studio.
«Giovani d’oggi…»
Se era davvero Elliot, era il momento della verità… In quel momento si sarebbe deciso che piega avrebbe preso la mia vita e la mia carriera…
Dio, ti prego, se ci sei e un pochino di bene mi vuoi, ti prego, fa che sia lei, e fa che accetti. Ti prometto che d’ora in poi non farò più cazzate simili se mi aiuti…
Presi un respiro profondo, premendo quel bottoncino verde sul cellulare.
«Pronto?»

Continua.

L’angolino dell’Autrice:

Note:
* Dilan: Beh dai, ormai è ovvio… E’ il vero nome di Xaldin!
** Pyramid Head: Oh beh, Pyramid Head è… è… E’ IL super mostro di Silent Hill! Ed è il mio preferito… L’antagonista perfetto. Proprio il mostro che uno non vorrebbe MAI incontrare nella realtà!

Ed eccomi qui anche con il 3° Capitolo! Yuuuuuuuuuhuuuuu! *_*
Scusate il ritardassimo, ma ho avuto diverse cose da fare –sono in fase di trasferimento… E d’improvviso mancherò per qualche tempo @_@-
Ma devo confessarvi che, per questa FF, mi stanno uscendo un casino di idee, e quindi sto mettendo un po’ da parte l’altra FF… Però, prometto –a chi la sta seguendo- che la aggiornerò! Il fatto è che la mente è completamente impegnata in questa, e tutte le idee che avevo di là sono andate a farsi benedire ç____ç Infatti pensavo di sospenderla temporaneamente e riprenderla una volta completata questa… Vedrò.
Uh, e volevo dire che sto seriamente pensando di scrivere una One-Shot sulla coppia Xaldin[Dilan]xBelle, visto che adoro questa coppia –scrivere la parte con loro è stato divertentissimo! XD- °w°

Ok, ora basta .___. Sennò mi ammoscio…
Tornando al capitolo, spero vi sia piaciuto!
E ora passiamo ai consueti… Ringraziamenti!

ka93:
Guarda, cerca di convincerla per davvero, perché KH: Birth By Sleep merita assolutamente di essere giocato, non puoi perderlo!
Certo cara, sarai avvisata quando arriverà il momento! Anche se, ti avviso da ora, sarà “Spoiler!”, poiché mi baserò su KHBBS… Quindi potrei dire –anzi, sicuramente dirò- cose che riguardano il gioco… Mi spiace, ma l’idea mi è venuta giocando e non voglio cambiarla >.<’’ Sperò che ti andrà bene comunque… Poi chissà? Nel frattempo magari avrai la PSP tra le mani e il gioco finito –o quasi- XD
Xigbar è un mito *_* E poi, lo trovo stranamente Sexy, non chiedermi perché, però, poiché non lo so nemmeno io XD
Storie stupende?! Grazie, sei troppo gentile! >///<
Sora è un amore, se potessi averlo in 3D, lo spupazzerei fino a consumarlo! XD
Eh, come hai potuto costatare, Sora non c’era, ma si è fatto comunque sentire XD
Alla prossima, sperando in un altro tuo commento **
Un kiss!

_Ella_:
Stupendo, addirittura?! Esagerata >/////<
Sìììì, Sora è da stritolare, assolutamente! Io lo abbraccerei, coccolerei, bacerei fino a consumarlo!! XD Cucciolo mio *W*
Vero che Zack e Sora si somigliano?? Gli occhi sono quelli! Sono contenta di averci azzeccato ^O^ (e poi, devo essere onesta, non volevo usare qualche altro pg… Volevo Zack, punto! XD)
Anch’io vorrei esser stata al posto di Elliot! E non siamo le uniche a questo mondo! XD
Figurati, cara, anzi, grazie a te per aver scritto quella splendida FF! Eh sì, onesta. Ci tengo a dire le cose così come stanno, non voglio creare incomprensioni ecc con le altre autrici, credo sia normale comportarsi così… no? Tutti prendono ispirazione da tutti, e il minimo che si possa fare, è dirlo! Sono contenta che non ti sia dispiaciuto XD
Spero di sapere la tua anche su codesto cap! Alla prossima!
Un Kiss!

OOOOK! Ora vi saluto!!
Grazie!!!!

MihaChan

P.S: Come al solito, non ho riletto per bene tutto, quindi, come è ormai consueto, se ci sono errori, fatemelo notare –e perdonate la mia pigrizia XD-



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