x Tetide:
eh,sì, cara, siamo fortunate! Olympe de Gouges, scrittrice,
redasse
"Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina", per
sottolineare le "dimenticanze" della versione al maschile e perse la
testa (fisicamente) per aver criticato Robespierre: insomma, diritto
alla ghigliottina, ma non all'assemblea (parole sue)!
x Kira 91:
lo zucchero a velo?
eh, non c'è come avere sempre lo sguardo su certi punti, per
cogliere quel che c'è da vedere ... anche per un mezzo orbo
come
il cucciolotto, che tanto cieco ancora non è!
x Lady in blue:
grazie! Coi
ricordi volevo mettere in parallelo la Oscar "tosta" con quella
"rigida", che possono sembrare uguali, ma la prima è forte,
l'altra troppo fragile dentro. Ma forse non ci sono riuscita bene...
x Pry: lo
scontro per il CN:
volevo Andrè deluso per le differenze tra la Oscar bambina,
col coraggio di portare a termine le sue imprese (tipo libri proibiti),
e
quella inamidata dalle regole che non vuole più vedere oltre
il
suo naso. x Fersen: allora il "lifting" funziona un po', eh?
x
Ninfea Blu: oddio, ti ringrazio per aver utilizzato il
termine
"dipanato", xche in realtà a me girava un po' la vista con
tutto
il mio saltare tra i loro pensieri come un canguro e temevo il
disastro, cosa che però può ancora accadere!
Anche secondo me l'episodio del Cavaliere Nero ha cambiato
Oscar: ha cominciato a pensare cosa sarebbe stato perdere
Andrè. Spero di non deluderti con "la resa dei conti"
x Audreyny: Ciao! ti è sembrata ... "sbriciolata" la seconda parte? E' vero, ho saltato qua e là come un coniglietto eh eh Spero di riuscire a raccogliere le briciole e portare i nodi al pettine ... senza fare disastri o diventare ridicola
x Danish: grazie!!! proprio quel che volevo da questa "minestrina": perchè prendersela con Fersen, che può avere tutti i difetti del mondo, ma non è lui che è venuto a cercare Oscar, bensì la bionda che gli corre dietro? E non si accorge che sono troppo diversi! Per la sintonia dello svedese con Andrè, l'ho vista così:: Andrè è onesto, lo sappiamo; non può sparare a zero su chi in fondo, non lo merita; non è un fan di Fersen, ma rispetta l'ospite e lo rivaluta parlandoci; non è aristocratico, non può fargli vera concorrenza se Oscar è decisa a volere Fersen... Le cose stavano così, sob : / E per la rivalità, se il/la rivale merita, capita di vederlo/a con gli occhi di lei/lui e, magari, non proprio amicizia, ma il rispetto arriva.
Sono un tantino tesa per il finale che attendete con Fersen, quindi vi "butto" il pezzo xchè se continuo a rigirarlo, ... lo butto davvero!
Grazie sincero a tutte e ... fatemi sapere se mi sono persa o cado nel ridicolo! (specie per la parte ... imbarazzante) : )
4 - Tempesta perfetta.
Era già pomeriggio inoltrato, ma Oscar non aveva scordato l'impegno preso con lui e ci teneva più che mai a dargli una lezione.
Sentiva ribollire dentro di lei qualcosa, mentre in camera sua, levava l'uniforme per indossare abiti meno formali, che le consentissero movimenti sciolti, più liberi.
Sì, qualcosa... Ma, no, non era rabbia ... Irritazione? Fastidio? ... Forse era solo il retrogusto di mandorle per un biscotto che, sebbene buono quanto grazioso era il coniglietto della sua forma, forse tanto dolce e digeribile non era. Non per lei.
Si guardò un istante allo specchio, di sfuggita, come richiamata dall'ombra riflessa.
Non era certo tipo da perdersi rimirando sè stessa: quel mobilio serviva solo a controllare che uniforme, medaglie e sciabola fossero in ordine come richiesto ad un ufficiale.
Ma, sfilando dalle braccia la camicia, aveva avvertito la curiosità di guardare oltre gli abiti.
E sorrise, come quando da piccola, tramava qualcosa.
- Ti avverto, Andrè! Ci andrò giù pesante! – lo avvisò, andandogli incontro in giardino.
- Non è quello che fai sempre? – obbiettò lui, notando che il suo umore era migliorato da quel mattino.
"... Forse troppo migliorato... "
...La cosa lo
inquietava un poco.
-
Oh, no! Oggi te le
voglio proprio … suonare! - disse, sibilando piano l'ultima
parola, esibendo il suo miglior sorrisetto da bulla.
E
diede con la punta
della propria lama un colpetto al fioretto dell’amico,
disteso lungo il suo
fianco.
-
Dovresti essere
carina con me … Sono convalescente! – le fece
notare, con
un tono birichino, inclinando il capo e guardandola sottecchi,
mentre lei gli
girava attorno come un felino fa con la sua preda.
- Vuoi che ti procuri una balia, Andrè? – lo provocò con una strizzatina d’occhio.
Lui si domandò se non ci fosse qualche riferimento a Manon ed alle sue forme prorompenti.
- Mi accontento di qualche … attenzione! - replicò sornione, notando che Oscar non indossava le solite fasce sotto la camicia.
Erano anni ormai che Oscar si strizzava in quegli strumenti di tortura.
Sospirò intravedendo le sue forme sotto il leggero cotone."Caspita!... che strano ..."
Sì, strano come fosse a volte difficile mettere a fuoco tante cose attorno a lui, mentre certi particolari ...
Deglutì e si passò la punta della lingua sulle labbra.
"... Accidenti, Andrè ... Proprio come la lingua batte dove il dente duole, chissà come il tuo sguardo finisce sempre su di lei... Specie su certe parti di lei ! ..."
Quel pomeriggio rischiava di diventare ... impegnativo, per lui. Prima Manon, con i suoi attentati al suo autocontrollo, ed ora ci si metteva anche Oscar!
Voleva distrarlo e svantaggiarlo? Gli era difficile credere che potesse ricorrere a certi mezzucci, ma era anche difficile pensare che le fasce mancanti fossero solo una dimenticanza casuale...
"Oh, Oscar ... Oscar ... Oscar... Ma che ti frulla oggi sotto i ricci?"
Si
giravano in
tondo entrambi, ora, con le punte delle lame abbassate, che
picchiettavano tra loro, di tanto
in tanto, come per saggiare le reciproche intenzioni bellicose, ridendo
delle vicendevoli frecciate.
In
realtà, uno
spettatore estraneo, avrebbe anche potuto intravedere uno schema di
corteggiamento in quello sfiorarsi a distanza. Un girotondo non solo
fisico. Un girotondo che si faceva sempre più stretto. (1)
-
Oh, non temere …
- lo rassicurò irridente, dandogli una leggera spallata,
mentre lo sguardo
le cadeva distrattamente nello scollo scomposto e rivelatore della di
lui camicia - ... Avrai attenzioni
da me! Sì, starò attenta a non infilzarti come
una
pernice
allo spiedo!
-
Ma quanto parli! –
esclamò facendole una boccaccia.
Oscar
si allontanò di due passi e partì con una
assalto, che fortunatamente, perché di fortuna si
trattò, Andrè riuscì a
parare.
-
Se non avrai
problemi con me, non li avrai con nessuno!
-
La solita modesta …
- la rimproverò, accompagnando un affondo.
-
Sono solo realista:
sono davvero brava!
La
lama di Andrè
sibilò vicino al suo ventre.
-
Ahi!
Si
toccò poco sopra
la cintura. Le gocce di sangue spiccavano sulla camicia candida, ma
indicavano
un graffio da poco.
-
Cielo! Scusa, mi
sembravi più lontana! – esclamò
Andrè, preoccupato e colpevole.
Oscar
strizzò gli
occhi per imitare uno sguardo feroce.
-
Macché scusa …
Difenditi, villano!
Cominciò
a colpire
in serie, obbligandolo ad arretrare.
Si stava divertendo
un mondo, vedendolo sudare tanto!
Andrè ci vedeva davvero poco bene; l'occhio non era sufficientemente veloce nel mettere a fuoco i veloci movimenti di lei, ma non voleva fare la figura del piagnucolone.
... O, come
avrebbe detto lei, del “mollaccione”.
Arretrò
finché
inciampò e cadde col deretano sul bordo della fontana.
-
Magnifico! Fine del
duello! – esclamò Fersen arrivato in quel mentre a
cavallo.
Oscar
lo guardò
sorpresa, ma stranamente, non tanto lieta.
-
… Fersen? … Che
visita inaspettata… - mormorò delusa per
l'interruzione, cercando allo stesso tempo di recuperare
nella sua mente uno dei tanti bei discorsi che aveva provato e
riprovato con
sè stessa in quell'ultimo mese, per quando lo avrebbe
rivisto.
Naturalmente, Oscar lo
invitò a fermarsi
per cena.
Ovviamente,
lo
svedese accettò.
Fersen
era loquace,
come sempre quando si trovava con lei; anzi, quasi logorroico. (2)
Ma
anche Oscar
sembrava aver parecchio da dire.
... Nonostante quel che
era o non era successo, la simpatia tra loro era un fatto,
pensò Andrè.
Quando
decisero di
continuare la serata nel salotto, davanti al camino, Andrè
servì loro del cognac (3)
e li lasciò soli a conversare, sebbene sembrasse che il
momento delle
chiacchiere fosse finito ed entrambi stavano lì a fissare il
nettare nel
bicchiere, senza guardarsi..
Andrè
non voleva
accidentalmente sentir nulla che riguardasse la sera del ballo o
… assistere a
qualcosa di peggio, visto che le pause silenziose aumentavano.
Si
rifugiò nelle
cucine dove Nanny stava pulendo le verdure per il giorno seguente.
Lo
guardò mentre si
sedeva di fronte a lei, con un bicchiere ed una bottiglia di vino.
-
Pensi che il conte
Fersen sia interessato alla nostra Oscar? – disse a
bruciapelo.
Andrè
esitò un
attimo.
-
Perché chiedi
questo?
-
Beh, il vestito era
per lui, vero?
-
Ma che razza di
domande mi fai! – sbuffò lui, distogliendo lo
sguardo e versandosi da
bere. - Non lo so!
– mentì spudoratamente,
con tono secco, per troncare la discussione.
Restarono
in
silenzio per un po’.
Andrè
sorseggiava
piano il vino.
Nanny
lavorava
tenendo lo sguardo su di lui, al di sopra degli occhialini tondi.
-
E tu?
-
Io cosa?
-
Quand’è che ti
troverai una moglie con la quale darmi dei pronipoti?
Gli
rifilò, veloce,
un piatto con dei dolcetti al cioccolato, prima che lui potesse
risponderle.
-
Dopo una domanda
così, non mi compri coi biscotti … - disse serio.
-
La vita corre, Andrè
… Non è bello svegliarsi un giorno e ritrovarsi
soli coi propri rimpianti.
Andrè
si riempì
ancora il bicchiere, senza guardarla.
-
... so che
hai rivisto la figlia del mugnaio …
-
… Nonna …! -
mormorò piano, a mo’ di rimprovero.
-
Una ragazza molto
simpatica e graziosa … - continuò imperterrita.
-
… nonna…
-
Ha già diciassette
anni…
-
… Me la ricordo
bambina e sembra ieri - commentò lui, rimastoci male.
-
Già! Il tempo passa
per tutti, ragazzo mio …
Andrè
chinò il capo,
perdendosi nel nero del bordeaux.
-
Comunque, … io
vorrei … una un po’ più grande
… - disse piano, quasi a sé stesso.
Marron
picchiò una
manata sul tavolo. Gli occhi le stavano diventando lucidi.
-
No, tu non la vuoi!
– esclamò a bassa voce, per timore
d’essere udita da altri, scandendo bene le singole parole.
Aveva
smesso di
girarci intorno.
-
Devi smetterla,
Andrè! Tu sei un servo! Non è giusto che tu la
pensi!
-
Ahh! Però è giusto
che lei sia di là con l’amante della Regina!?
– sbottò Andrè, ma con lo stesso
tono di voce sussurrato.
-
Devi smetterla! –
gli ripetè – Così fai del male a te ed
anche a lei!
Lo
sguardo di Andrè
si illuminò di sorpresa.
-
Che intendi con
“anche a lei”?
Marron
restò a bocca
aperta per quel pensiero che le era quasi sfuggito di bocca.
Per
quel timore che
l’aveva accompagnata negli anni e che la spingeva
continuamente a
mostrarsi severa col suo piccolo, più di quanto lui
meritasse.
Quella
paura che
Oscar potesse un giorno ricambiare i sentimenti pericolosi del suo
Andrè.
Quell’ansia che, gesto dopo gesto, sguardo dopo sguardo, sospiro dopo sospiro, Oscar le stava trasformando in certezza, soprattutto dopo l'incidente col Cavaliere Nero.
Guardò
l’orologio
sulla mensola del camino.
-
E’ tardi. Io andrei
a dormire. Resti sveglio tu al mio posto?
Quando
Nanny
troncava un discorso, non c’era niente da fare.
-
Sì certo, nonna, vai
pure. Non ti preoccupare, qui faccio io.
-
Tra un po’ vai a vedere
se hanno bisogno di qualcosa e … Lo sai, non sta bene che
madamigella rimanga
sola tanto tempo con un uomo senza chaperon.
"... Con un
uomo …"
Oscar
trascorreva
con Andrè quasi ogni istante da una vita …
Lui contava niente
per la reputazione della fanciulla?
…Sciocco, lui era un
servo!
La
sua presenza non
intaccava la purezza di Oscar.
La
cosa non era
neanche contemplata.
Lui
era Andrè, il
solito Andrè, bravo e buono.
Più
innocuo di lui,
solo un eunuco!
Fersen, invece, era
una minaccia concreta.
"Affascinante,
rampante, benestante … con una pessima reputazione di
donnaiolo."
Anche
se per lo più
si trattava del parere di uomini stracciati ed inviperiti e di donne
rifiutate…, ammise con sè stesso.
A
parte questo
“piccolo” debole per le sottane, lo svedese aveva
pedigree e tutte le carte in
regola: un ottimo affare per la famiglia Jarjaies!
Affare, magari anche
d’amore per Oscar, ma affare restava.
Rimasto solo, bevve
un altro bicchiere; s’affettò un po’ di
pane e salame e restò lì a pilucchiare,
con lo sguardo perso nel nulla.
Che
aveva voluto
intendere la nonna con “anche a lei”? Forse Oscar
si era lasciata scappare
qualcosa su di lui? O forse, e questa gli sembrava una ipotesi
più probabile,
Marron intendeva che chi ama davvero, deve essere in grado di lasciare
andare?
Ma
lui non ne era capace!
Poteva bere per
dimenticare, stordirsi per non pensare… Ma riusciva solo a
stare peggio.
Guardò
l’ora.
"...
Meglio fare un giro
di ronda in soggiorno."
Ci avrebbe volentieri
rinunciato, ma sapeva che la nonna lo avrebbe chiesto ad Oscar la
mattina dopo.
"... E poi
…."
La
sua immaginazione
di uomo geloso, non osava neppure aprire la porta mentale che dava su
quella
stanza per paura delle conseguenze.
Perché
lo svedese
non si era fatto vivo per un mese intero?
Perché
si era fatto
vivo ora!
Cos’era
accaduto a
quel dannato ballo?
Perché entrambi
fingevano che quella sera non ci fosse
stata?"
Continuava
a rodersi
camminando verso il salone.
Ma
in realtà, non si
aspettava ciò che vide.
Agli occhi di Andrè la
scena apparve
come il preludio dei suoi incubi peggiori.
Oscar
in posizione
di inferiorità, bloccata sulla poltrona; lo svedese che le
stringeva il polso
ed era vicino, troppo vicino a lei.
Avvenne
tutto
velocemente.
Oscar
si alzò in
piedi di scatto, rovesciando tavolino, bicchieri di cristallo e
bottiglia di
cognac, per
fuggire da quella stretta imbarazzante.
Urtò
quasi Andrè,
mentre usciva coprendosi il viso. Singhiozzava.
Fuggiva
ancora,
fatta a pezzi da un cuore di donna e dagli occhi troppo blu di uno
sciupafemmine.
“Occhi troppo blu,
per essere onesti”. (4)
Andrè
guardò Fersen
con istinto omicida.
L’aveva
fatta
soffrire!
Che
voleva?
Ci
aveva provato?
"Ma,
sì! una in più
nella lista di conquiste! No, Fersen, lei non
è una delle tue tante amiche sempre pronte a consolarti! Non
è una svenevole
e civettuola damina col tempo da colmare in qualche modo. Lei
è unica in tutto
quel che è e che fa. E’ preziosa, insostituibile
… Tu lo sai! Perchè le fai questo!?"
La
tregua era
finita.
Aveva spezzato il
cuore di Oscar e non glielo poteva perdonare.
Fece
qualche passo
verso di lui, il sangue picchiava nelle vene, le mani prudevano
… Era pronto ad
affrontarlo!
"... Al
diavolo le
conseguenze!"
I loro sguardi si incrociarono: profondità del mare, contro il cielo invernale…
Un cielo troppo blu… Un cielo in lacrime …!
Le lacrime di un uomo senza più amici.
Un uomo rifiutato da una donna fuori del comune; una donna che gli aveva negato consolazione, perchè lei non accettava secondi posti, nel cuore e nella vita.
Lei era da amare totalmente, senza riserve, senza distrazioni.
Cosa che lui non sarebbe stato in grado di fare. Mai.
Andrè se ne rese
improvvisamente conto.
Fersen gli faceva
pena!
Il
pugno chiuso, si
allentò davanti alla devastante tristezza, alla solitudine
dello svedese.
Le loro situazioni
non erano molto diverse.
Entrambi
innamorati
di donne vicine, ma irraggiungibili.
Ciascuno
con la sua
dea, col suo amore impossibile, col suo tormento.
Ciascuno
con la propria debolezza, pronto a
consolarsi dove la consolazione arrivava.
Che fossero fanciulle ben disposte od un bicchiere di cognac.
Lo
svedese gli passò
accanto, lo sguardo chino, ma non si dissero una parola.
Entrambi
sapevano
che Fersen non avrebbe più rimesso piede a palazzo.
…
povero Fersen …
… povero
Andrè …
Lo svedese se ne era andato
già da un
po’, dopo essere andato a parlarle, quando Andrè
l’aveva vista rientrare.
La trovò nel salone, in ginocchio a raccogliere pezzi di cristallo.
Era uscito anche lui, subito dopo Fersen. Li aveva osservati da lontano. Aveva resistito alla tentazione di andare ad origliare, più vicino alle scuderie dove Oscar si era rifugiata.
In fondo, aveva idea di cosa le avrebbe detto Fersen; in fondo, aveva idea di cosa avrebbe detto lei ... Beh, almeno, ci sperava.
Voleva esser solo sicuro che lei stesse bene.
Ora la guardava fare qualcosa che, una aristocratica, non avrebbe dovuto.
Forse lei si sentiva a pezzi come quella bottiglia, fragile come quei bicchieri; forse, era in ginocchio e non solo fisicamente.
-
Posso fare qualcosa
per te? (5) – le chiese con quella
snervante educazione che aveva
perfezionato negli anni.
Quella
era la
domanda che faceva quotidianamente, incessantemente, ormai anche
stancamente,
da una vita.
Quella era la
domanda alla quale lei, mai, rispondeva come nei suoi sogni.
-
No! – mormorò Oscar,
dura, arida, se non per quel luccicare dello sguardo tagliente che gli
rivolse.
Andrè sospirò.
" Oscar... Oscar ... Oscar ... mai niente cambia , vero?..."
-
Come vuoi – disse
voltandosi .
Arrivò
alla porta e
ci ripensò.
"…
zuccona caparbia …"
Ritornò
sui suoi
passi.
Si
chinò per
rimettere a posto il tavolino. In fin dei conti, era un suo dovere.
-
Ho detto che PUOI
andare! – ringhiò lei, dando a quel
“puoi” il suono di un ordine.
-
Sì, ho sentito. Sono
cieco di un occhio, non sono sordo! – ribattè
sarcastico, con un sorriso amaro.
Si
inginocchiò per
aiutarla coi vetri.
-
Vai via! – sibilò
con voce spezzata dal pianto rabbioso che sentiva arrivare e che voleva
nascondergli.
-
Non fare la bambina…
- la rimproverò.
Lui
stava per
prendere una grossa scheggia, ma Oscar, irritata, gliela
rubò tanto bruscamente
da ferirsi.
-
Ahia!
Mollò la presa e si guardò il dito sanguinante. Andrè sospirò, scotendo il capo.
"... la solita prepotente ..."
-
Fai vedere! - disse gentilmente allungando la mano sulle sue.
-
No, vai via! –
ringhiò, ritraendosi brusca.
-
Non fare la testona!
– disse prendendole il polso della mano ferita.
Partì
uno schiaffo violento al suo volto, che lui restituì
immediatamente, senza risparmiarsi.
Al
tentativo
successivo, lui l’afferrò per entrambi i polsi,
per bloccarla.
Finirono sdraiati sul tappeto, Oscar una furia, sotto di lui, le cui mani non sapevano più come fare per fermarla. Una furia che non poteva essere giustificata solo dal rifiuto allo svedese; Oscar non lo aveva incontrato più, dopo il ballo e non sembrava aver sofferto particolarmente in quel periodo.
Il
conflitto dentro di lei doveva essere più profondo e Fersen
era
solo la cima dell'iceberg, solo il vertice di quella montagna di
emozioni che lei reprimeva. C'era qualcosa che non riusciva ad
accettare, ma che non poteva dimenticare, ignorare, eliminare.
Oscar
si liberò, scalciandolo, e
corse via.
Andrè
riuscì a
raggiungerla, chiuse la porta appena in tempo; lei ci sbattè
contro e lui la
immobilizzò col suo corpo, imprigionandola, di schiena
contro l'anta,
facendole mancare il respiro, tenendo le sue braccia sollevate e
bloccate. Le
picchiò i polsi contro il legno. Le fece male.
-
Cosa ti aspettavi da
lui? – esclamò adirato, non volendo lasciarle la
possibilità di ignorare le emozioni, come faceva sempre -
Doveva
soffocare l’amore: per questo è venuto qui!
Saresti stata
solo
una donna come tante!
-
Tu vaneggi! Siamo
amici! – sputò lei, con tono velenoso, tentando
ancora di liberarsi e
nascondergli la verità.
Per
reazione, lui
strinse di più sul suo corpo.
-
Oh, andiamo, Oscar!
Volevi essere un amico o ... una amica? Lo sappiamo come sono le amiche
di Fersen! Davvero volevi far parte del gruppo? E poi, anche noi due
siamo
amici, ma ... - sospirò, chiudendo un istante l'occhio sano,
calmandosi prima di riaprirlo su di lei - Sii sincera … -
disse
piano - Davvero credi che
se tu fossi un
uomo,
dovrei riportarti a casa buono buono dopo le nostre serate di sbronza?
Andiamo,
lo sai che le serate degli uomini, finiscono con un divertimento ben
diverso
dall’alcool, in quei locali! Lui non ti riporterebbe a casa,
senza sfiorarti con un dito, come faccio io!
-
Tu sei solo un
servo… - disse per ferirlo, come se la cosa lo rendesse meno
amico e meno uomo ai suoi
occhi.
- E tu … una donna! – ricambiò Andrè, con lo stesso intento offensivo, conscio di pungere sul vivo della cruda realtà - Sei una donna obbligata a vestirsi da uomo per essere ciò che vuole! E non riesci comunque ad avere ciò che davvero desideri!
-
Vorresti dire che
una donna resta una donna in ogni caso? – gli
ringhiò,
recuperando la sua forza rabbiosa, riuscendo quasi a liberarsi.
Anni di educazione, esercizio, sacrifici, missioni eroiche … Tutto questo, contava niente?
Andrè la picchiò ancora contro l'anta, esasperato ed indelicato quasi quanto lei.
-
Non cancellerai mai
il fatto d’esser nata femmina in questo mondo! –
sospirò stancamente, sottolineando quel che
per lui era ovvio, conscio di affrontare un argomento pericoloso e
fraintendibile. - Non puoi evitare di desiderare e di
essere desiderata. Non puoi semplicemente tracciare dei confini
intorno a te, al tuo cuore, ed aspettarti che tutti li rispettino...
-
Potrei lasciare la
Guardia Reale! – buttò lì lei, irosa,
fingendo
di non starlo a sentire – Potrei, che so, andare in marina! -
continuò sogghignando.
Lo stava
provocando e non le era chiaro il
perché. Perchè tutto quel veleno addosso ad
Andrè invece che a Fersen?
- Lì non avrei bisogno di te, … attendente! E tu potresti passare il tempo fra le sottogonne della tua piccola, procace mugnaia! – aggiunse, cattiva.
Spalancò gli occhi, sorpresa di sè, e cominciò a realizzare il vero motivo della collera che da un po' si portava dentro.
"Ah, ecco! ..."
Andrè
sorrise per
quell’ultima frase: rabbia e gelosia.
Si
concentrò sulla
prima, forzandosi ad ignorare la seconda.
-
Gli hai detto addio
e vuoi fuggire, vero? Vuoi cancellare tutto, annullarti e trovar
rifugio in quella che eri prima. Ma non puoi tornare indietro e fuggire
non serve! Se fuggire
fosse la soluzione, sarei fuggito da te tanto tempo
fa.
La
confessione, non
la sorprese. E nemmeno la infastidì.
Si
fissarono qualche
istante in silenzio, non ancora stanchi di farsi del male.
Nella
stanza, quasi buia, si
udivano solo il crepitare delle fiamme nel camino ed i loro respiri
affannosi.
Alcune
gocce di
sangue, calde e vischiose, colavano dalla mano di lei, su quella di
Andrè.
Lui
portò la mano
ferita alle labbra, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi blu,
troppo lucidi, troppo vivi.
“Occhi
troppo blu,
per essere onesti”.
… che bugiarda sei!
… Questa non sei tu! … Dillo cosa vuoi!
Succhiò
il sangue
dal taglio, strinse le labbra sulla piccola ferita finché il
sangue non
rallentò. (6)
Baciò
le singole
falangi, poi il palmo, il polso.
Teneva
lo sguardo
fisso su di lei: avido, la pupilla dilatata e nera come
l’ossidiana. (7)
Col
suo corpo
premeva su di lei, mentre Oscar si muoveva piano, non potendo far di
più per
fuggire.
... Forse, non volendo
più fuggire...
I
respiri di lei si
facevano sempre più profondi.
Andrè posò la fronte contro la sua e chiuse un istante gli occhi, tentando di concentrarsi e calmare la parte di lui vicina a perdere il controllo più di quanto fosse già accaduto.
... Tentava di non pensare alla sottile tela che divideva i loro corpi.
... Cercava di reprimere
il desiderio di leccare il cognac profumato sulle sue labbra.
-
Andrè! … no … –
mormorò lei, allarmata dai segnali inequivocabili di una
vicina catastrofe.
Di
lui vedeva più
che altro, la sagoma, rischiarata dalle fiamme del camino alle sue
spalle.
E
la pupilla,
spaventosamente lucente.
Giochi di luce arancione si agitavano tra i suoi capelli, creando un alone irreale; irreale come quella situazione.
Le liberò un polso e la mano di lei ricadde sulla sua spalla, scivolando poi sul suo braccio, piano, quasi una carezza, mentre quella di Andrè andava a posarlesi sul fianco, stringendoglielo, attirando il bacino contro il suo, senza incontrare resistenza.
tpc.bacio by crissi123 on deviantART
Oscar percepiva il suo respiro caldo sulla bocca, il tocco del suo naso contro il suo.
Sentiva il calore di quel
corpo forte, indiscutibilmente maschio, fisicamente prepotente, premuto
su quelle parti che la
rendevano inequivocabilmente femmina; premuto sul suo interno cosce
ormai
umido ed arrendevole.
-
Non è quello che sta
dicendo il tuo corpo – mormorò lui in un sospiro
roco.
-
Non posso … Tu ... Io ... Noi ... non possiamo! ...-
bisbigliò appena.
- Ma … vuoi! Dì di sì … Dimmi di sì!
"...Padrona e servo, ufficiale e scudiero, ... ma ... donna ed uomo!..."
Sfiorò
con le
labbra, la vena pulsante del suo collo.
-
Dillo che mi vuoi…
Dillo, che hai bisogno di me! Dillo
che non mi sto sbagliando … - supplicò.
Sentì
delle lacrime
calde scenderle sulle guance, fino alle labbra, ostinatamente serrate e
mute; fino alle
sue labbra, dischiuse sulla di lei pelle.
E,
a quel sapore
salato, l’angelo ragionevole in lui, ebbe il sopravvento.
-
Scusami … Giuro su
Dio che non ti infastidirò più. -
mormorò allora.
La
stava lasciando
andare.
Pensò che c’era
ancora una bottiglia di brandy nella sua camera.
Quel
brandy speciale
di Arras che, ultimamente, sapeva di sale sulla bocca.
Scivolò
via da lei,
permettendo alle sue mani di scorrere un’ultima volta sulle
sue forme;
obbligandosi a non guardarla, ma inspirando il profumo della sua pelle;
lasciandola sola a risolvere i suoi dilemmi; a combattere le sue
battaglie
interne.
Salì
le scale buie
di quel palazzo, ormai addormentato, che conosceva a memoria, fino alla
sua camera.
Solo
la luce della
luna piena rischiarava il suo cammino.
Solo
il ticchettare
della pendola contrastava i suoi passi.
E
sui suoi passi, se
ne sarebbe dovuto andare da lì.
"Domani."
Non
poteva andare
avanti così.
Oscar
lo pensava, ma
non gli bastava.
... Voleva pensasse a
lui e solo a lui.
Le
era necessario,
ma non gli bastava.
...
Voleva esserle
necessario come l’aria che respirava.
La
voleva sua. Solo
sua.
... E non era possibile.
Afferrò
la
maniglia, ma non potè aprire la porta.
Il
tocco di una mano
piccola, ma non delicata sulla sua, lo fermò.
- Non è questa la tua stanza, stanotte … - gli ordinò dalle sue spalle, con un sorriso, mentre arrossiva per lui.
***
Il vento che si era alzato, aveva trasformato la tiepida giornata autunnale in una serata davvero fredda. Fersen si strinse nel mantello.
"Se solo avessi saputo che donna siete quando vi ho conosciuta ... "
Era sincero quando lo aveva detto.
Se l'avesse conosciuta prima di lei, di Maria Antonietta ...
Forse non avrebbe più considerato il matrimonio qualcosa di innaturale, perchè con Oscar non sarebbe stata una questione d'affari.
Forse la vita sarebbe stata davvero diversa...
Non sarebbe stata un insieme di segreti, momenti rubati, solitudine ...
"Forse non sarebbe stata un'agonia ..."
Ma Maria Antonietta era una realtà, meravigliosa e dolorosa insieme.
Aveva ripensato ad ogni singolo istante trascorso con Oscar e ... si era reso conto di quell'energia, quella passione che lei faceva fatica a trattenere.
Si era recato lì quella sera non per il suo proposito iniziale di parlarle da amico, ma per quella egoistica curiosità, il suo tallone d'Achille, aihmè! di sapere che effetto gli avrebbero fatto quei ricci biondi sparsi sul suo petto nudo.
Ma ... Qualcosa era cambiato in quel mese. Forse, tutto era cambiato!
Lo sguardo di lei su di lui ... Non era più quello di quella sera al ballo!
Oscar non soffriva più per lui.
Quel "no" esalato impercettibilmente, un istante prima di fuggire e liberarsi della sua stretta, era stato una chiara risposta alla domanda insita nel suo sguardo. Un "no" che era chiaramente una sorpresa anche per lei, come un fuoco divampato all'improvviso dalle ceneri.
Certo, l'affetto nei suoi riguardi c'era ancora, ma ...lui non era più nel suo cuore! più nei suoi desideri, più nei suoi sogni!
"Chissà se ci sono mai veramente stato? ...Vero, Andrè?"
Alzò lo sguardo.
All'orizzonte cominciavano a vedersi le luci di Versailles.
Sorrise pensando alla luce più brillante di tutte: "lei, la mia "Josephine" ..."
Quel punto fermo, quel faro, quel polo magnetico ...
Il
centro di quel vortice dal quale non riusciva ad uscire.
Quella spirale
che lo aveva avvolto e che, girando vorticosamente, lo annebbiava ed
annullava la sua volontà.
Non avrebbe più tentato di ... fuggire.
Le sarebbe stato accanto, per quel che poteva, per quanto e per come lei gli avrebbe permesso.
Perchè?
Perchè non riusciva a farne a meno, perchè voleva, perchè alla fine era un errore ... giusto ...
Sorrise a quel controsenso tra ragione e cuore, che spesso i poeti chiamano amore.
Mai più fughe, anche se restando, sapeva che la vita sarebbe diventata ancor più una prigione di dubbi e rimorsi.
Un percorso difficile e pericoloso per entrambi.
Sì, perchè se la favorita di un re poteva permettersi di mostrarsi pubblicamente, dando lustro alle qualità amatorie di un sovrano, non valeva lo stesso per una regina.
Il favorito di una regina doveva nascondersi, annullarsi, pena il ripudio ed il convento per lei, la galera o l'esilio per lui.
"Due pesi e due misure ..."
Sarebbe rimasto, ... anche se questo significava trasformarsi in ombra.
***
Andrè guardò
il luccichio del bicchiere
di cristallo dal quale aveva saggiato ancora il brandy speciale, quello
preso
dalla sua stanza di ragazzo, ma che ora sapeva
di una dolcezza fuori dell’ordinario.
Niente più sale.
Sulle loro labbra
solo zucchero e calore.
Le
baciò ancora il
ventre morbido, sul quale si era assopito.
Sfiorò con la punta delle dita le piccole cicatrici collezionate negli anni, comprese quelle inflitte dal suo stesso fioretto le poche volte che si era distratta, duellando con lui, come quel pomeriggio.
... non era un sogno! ...
La
sentì muovere
appena e poi, quel tocco tra i suoi capelli, che ricambiò
con altri baci
leggeri ed una stretta ai suoi fianchi.
-
Andrè …
-
Dimmi …
-
Senti, … - mormorò
lei, carezzandogli pigramente le spalle con una mano ed i capelli
soffici con l’altra - … mi spieghi
quella dello stalliere ubriaco e della dama in difficoltà? -
chiese all'improvviso.
Andrè
alzò lo
sguardo su di lei, sbalordito.
La vide mordersi un labbro, sorridendo eccitata, maliziosa, ribelle, esigente.
"... la solita monella ..."
Il chiarore della luna più alta nel cielo, ormai prossima a cedere il posto all'alba, le illuminava il viso, ancora umido di sudore, ancora umido delle labbra di lui.
"...La Oscar di Andrè..."
-
Facciamo che … ti do
una dimostrazione pratica! – rise lui, ammiccante,
cominciando a scendere coi baci, determinato
ad annientare l'idea del mollaccione .
- No! No, che fai! – esclamò lei, falsamente autoritaria, leggermente ansiosa all'idea di perdere nuovamente il controllo di sè.
Ma non potè fare a meno di lasciarsi andare, mentre mormorava dei "no" sempre meno convinti, inframmezzati da tanti "Andrè" appena comprensibili ed un paio di decise invocazioni a dio.
E pensava alle tempeste del mare di Normandia, impetuose, irrefrenabili, inarrestabili, che avevano di certo meno ondate di quante lei ne aveva avute in poche ore in quel letto, arrivando a capire la definizione di "tempesta perfetta". (8)
Era
così, lei ...La Oscar di Andrè: i suoi due
aspetti.
Dura
e fredda come
il granito, con tutti.
Fragile
e
trasparente come un bicchiere di cristallo, con lui.
Cristallo
che vibra,
che suona.
E
suonava e vibrava
al suo tocco.
Senza
quei falsi
pudori, senza il ritegno, senza i freni, che l’avevano tenuta
prigioniera fino
a quel momento.
Lì,
in quella stanza,
che sarebbe stata la loro per molte notti in futuro; celando carezze,
sospiri, risate e
passione.
Tra le lenzuola
bianche. Morbide. Fresche. Profumate.
Due
corpi caldi,
sudati, ansimanti, intrecciati.
… e sinceramente
innamorati occhi azzurri su di lui nel buio.
Dovevano cogliere le
possibilità, dove e quando potevano, per il tempo che il
destino avrebbe voluto
loro concedere.
Si
erano cercati e
tutto era cambiato.
Si
erano detti che
si volevano; avevano aperto i loro cuori, anche se era stato difficile;
si
erano confidati quanto bisogno avevano l’ uno
dell’altra,
quanto irrinunciabile ed incontenibile fosse tutto ciò
…
Qualcuno
avrebbe
potuto accorgersene...
Forse un giorno
sarebbero stati obbligati ad uscire allo scoperto, ad affrontare le
conseguenze.
Di
certo non era un
gioco.
Era
illegale.
Era
pericoloso.
Era
una pazzia.
Di
certo era amore.
- FINE-
fine della minestrina ... Magra, eh?
davvero non avete rivisto l'opinione su Fersen? no? Provate a chiamarlo con un altro nome, magari quello che ho dipinto vi piacerà di più... E non venitevene fuori con la storia della rosa che anche con un altro nome avrebbe lo stesso profumo ... (o puzza, in caso di antipatia...). Lì, nascoste e zitte, lo so che ci sono fans dello svedese, che, eddai, non era poi così male!
2) in realtà, era molto riservato, ma lo volevo... nervosetto.
3) qui voglio proprio Cognac, niente Arras per Fersen!
4) Garou: "Viens me chercher", anche questa sparsa in giro ... Occhi troppo blu, troppo lucidi, per eccitazione o lacrime...
5) a questo punto dell’anime, di solito mi metto a gridare “digli sì, digli di sì!!!
6) ok, forse fa un po' vampiro, ma vanno di moda
7) nero come l’ossidiana: descrizione della sig.ra Ikeda, senza la quale noi non saremmo qui e che dimentico troppo spesso di ricordare!
8) tempesta perfetta, definizione :
L'espressione tempesta perfetta si riferisce al verificarsi simultaneo di una serie di eventi che, presi singolarmente, sarebbero stati molto meno potenti che nella loro fortuita combinazione. Tali casi sono estremamente rari a causa della loro stessa natura, in quanto solo una minima variazione fra le componenti di un evento coinvolte in una tempesta perfetta ne diminuirebbe l'impatto globale. (rif. Wikipedia)