Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Kaimy_11    03/10/2010    2 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Uploaded with ImageShack.us
15

15. L’inizio del terrore.

 

 

 

 

 

La finale della coppa del mondo di Quidditch era uno degli eventi annuali più atteso. Il frastuono rompeva i timpani, e c’era così tanta gente che gli spalti sembravano una distesa di puntini in movimento senza che se ne distinguessero i colori. Il campo era ovviamente ovale, e le file di posti a sedere si estendevano in verticale per parecchi metri. Il signor Finneger era un funzionario del ministero, ma di sedersi in tribuna d’onore non ne aveva alcuna voglia, così aveva scelto di prendere posto del lato opposto alla tribuna preferenziale, sempre a metà strada fra i posti in basso e quelli in alto. Il signor Finneger era un uomo basso, grassoccio, con folti baffi e un accento di calvizie che partiva dell’ampia fronte perennemente corrugata. Ma a dispetto degli occhi piccoli, il signor Finneger era un uomo molto buono e di ottima compagnia.

“:Santo cielo il Quidditch! Esiste uno sport più assurdo? Oltre ad essere di estrema pericolosità, è balordo e senza senso. Che ci facciamo qui, zia? Perché non hai lasciato che rimanessi a casa invece che finire in questo macello?!:” si lamentava la ragazza dietro di lui, senza tuttavia essere realmente lagnosa. Quello era solo il suo modo per replicare quanto odiasse il Quidditch.

“:Ti rendi conto, cara Areal, che quello che tu chiami un gioco assurdo, fa girare di parecchio il mono dell’economia?:” Disse lo zio Finneger, ridendosela sotto i baffi. Non per niente era l’addetto alle finanze del ministero della magia.

“:Ecco, ci risiamo!:” fece la ragazza “:Se non ci fossero in ballo i soldi, saresti qui con tanta devozione?”:

“:Il Quidditch è il gioco dei maghi per eccellenza! Certo che sarei qui!:”

“:Ci rinuncio!:” fu l’ultima parola della ragazza, che sbuffò allargando le braccia.

“:Meglio così, non ho intenzione di sentirvi discutere per tutta la serata!:” li ammonì zia Matilde, che venne prontamente presa sotto braccio dal marito, che era due spanne più basso di lei.

Areal si guardava intorno sforzandosi di pensare positivo, fra un sospiro e l’altro si ripeteva che quello a cui stava assistendo era un evento speciale e raro, di cui tutti erano entusiasti. Quando l’allegra famigliola prese posto nella tribuna di fronte a quella del ministro, Areal sedette su di una scomoda sedia dietro a quella dei suoi zii. Quando il primo ministro diede il via alla partita il baccano aumentò, e luci iniziarono a sfrecciare ovunque. Areal odiava il baccano, e di starsene seduta lì come una statua non ne aveva voglia. Dato che sia sua zia che suo zio erano troppo intenti a seguire le spettacolari mosse dei giocatori, Areal decise di sgattaiolare via. Si intrufolò nei corridoi che portavano alla tribuna del ministro, anche se non era li che voleva arrivare. Arrivata a metà strada fra le due tribune, Areal urtò qualcuno. Stava per fulminare la persona che gli era volutamente finita addosso, ma quando vide di chi si trattava trattene il respiro.

“:Non guardi mai dove metti i piedi, Foreberth?:” la derise Draco Malfoy, guardandola dall’alto in basso con il sorrisino più irritante che conosceva.

“:Scusa tanto se non mi aspetto che qualcuno mi salti addosso!:” rispose prontamente lei, scrollandosi la giacchetta.

“:Strano, se vai in giro così, devi aspettartelo di sicuro che qualcuno ti salti addosso…:” fece il ragazzo, scostandosi di un po’ per far vagare il suo sguardo malizioso sul corpo della ragazza. Areal aveva i lunghi capelli sciolti che le accarezzavano le spalle avvolte in un giubbino di jeans che le fasciava i fianchi, le gambe erano messe in risalto da una graziosa gonnellina a pieghe nera che le arrivava sopra il ginocchio. Per finire, stivaletti neri lucidi.

“:Davvero Foreberth, lo fai apposta ad andare in giro così?:”

Areal spalancò la bocca, indignata “:Se tu ti ritrovi le rotelle fuori posto non è un problema mio. Sono vestita in modo normalissimo, non sono mica nuda, sai?:”.

Draco sghignazzò “:Come ti pare! Come mai da queste parti? La partita non suscita a sufficienza il tuo interesse?:”

Areal fece una smorfia “:No, odio il Quidditch e odio la confusione. E tu, come mai sempre fra i miei piedi?:” Dopo avergli posto la domanda, Areal studiò Draco per bene. Il ragazzo era ovviamente cresciuto dall’ultima volta, era sempre più alto e più… bello! O quanto meno affascinante, con i capelli lisci e scompigliati al tempo stesso. Indossava un caldo maglioncino nero a collo alto, con una giacca elegante sopra. Al collo aveva appeso un binocolo d’oro.

“:Io e mio padre siamo nella tribuna insieme al primo ministro, ma mi annoiavo e ho deciso di fare un giro…:”

“:Nello stesso istante in cui l’ho deciso io?:” Areal alzò un sopracciglio osservando il binocolo che aveva al collo Draco, e pensò a come la sua tribuna e quella in cui sedeva Draco fossero esattamente di fronte…

“:Insinui qualcosa, Foreberth?:” la provocò il ragazzo, con quel suo ghigno strafottente.

“:Io? assolutamente nulla!:”

In quel momento una delle due squadre doveva aver sicuramente segnato, poiché la folla iniziò ad esultare senza contegno e il frastuono aumentò a dismisura. Areal si coprì le orecchie con le mani e fece una smorfia. “:Dio quanto odio la confusione!:” sbottò.

Osservandola come se nulla fosse, Malfoy sghignazzò “:Certo che tu sei strana:”

“:Se avessi contato tutte le volte che me lo hai detto, giuro che avremmo potuto battere un record!:”.

Draco la guardò dall’alto in basso ancora per un po’, con superiorità, ma poi sorrise guardandosi intorno pur di non fissarla direttamente negli occhi. “:Allora, sta notte vi accampate qui anche voi?:”

Areal non capiva se Draco avesse fretta di andarsene e se volesse intrattenerla “:Sì. Anche se non appena trovo il modo proverò a svignarmela. Non ho tutta questa voglia di passare la serata con i miei zii dentro una tenda…:”.

Draco Malfoy continuò ad osservare Areal come se ne fosse infastidito, o spaventato, ed Areal lo guardò torva. “:Che c’è?:” gli chiese.

“:Al buio della sera si possono fare brutti incontri, vedi di rimanere al sicuro con i tuoi zii…:”

“:So badare a me stessa!:” disse inviperita.

“:Come quella volta ad Hogsmeade? Quando ti ho dovuto togliere dalle mani di quello stolto, giusto Foreberth?:” E senza smettere di guardarla con arroganza, Drago rise beffardo.

Areal incrociò le braccia al petto “:Il caldo estivo ti ha dato al cervello, Malfoy?:”

“:No, ma lo sai che da arrabbiata sei più carina?:”

Areal arrossì dal mento alla fronte “:Brutto, stupido, scemo, maledetto!:”

Draco scoppiò a ridere, e quel poco di tensione presente sul suo volto scomparve. “:Suvvia non te la prendere!:” e gli scompigliò i capelli, ma prima che Areal potesse picchiarlo lui fece svelto due salti indietro.

“:Davvero Foreberth, vedi di startene in tenda e al sicuro!:” furono le ultime parole del biondo, ma prima di andarsene si rivoltò per dirle “:Non sei stata un solo secondo tranquilla su quegli spalti, è!?:” e con il suo binocolo dorato al collo se ne andò.

Areal rimase immobile per un po’. Doveva essere felice o arrabbiata dopo aver saputo che Draco Malfoy l’aveva osservata con un binocolo?

 

Nel frattempo, dalla parte opposta…

Un giovane ragazzo dai capelli biondi stava tornando a sedersi al suo posto, al fianco di un uomo molto simile a lui, dai lunghi capelli platino.

“:Dove sei stato?:” sibilò quest’ultimo, minaccioso, stringendo in una morsa il polso del ragazzo.

“:Ho solo fatto due passi!:” Precisò stizzito il giovane, liberandosi con uno scatto della presa.   

“:Se questa sera qualcosa va storto…:” lo minacciò, sibilando come un serpente, ma dovette voltarsi e fingere un sorriso sereno quando un suo collega gli passò accanto.

“:…Non sarà certo per colpa mia!:” terminò il ragazzo “:Ho solo fatto un giro!:”

La tensione fra i due parve allentarsi, l’uomo se ne tornò composto sulla sua sedia, e così anche il ragazzo.

 “:Voglio, ansi ti ordino, di restare dentro la tenda sta notte. E niente lamentele, obbedirai e basta:”

“:Mi dispiace padre, ma dovrò uscire, invece:” il ragazzo, nonostante rimanesse apparentemente tranquillo, era pronto ad incassare la sfuriata del padre, che come minimo gli avrebbe dato uno schiaffo davanti a tutti. Tuttavia la sua reazione fu inaspettata.

“:Testarda la ragazza, vero?:”

Il ragazzo spalancò gli occhi, voltandosi verso l’uomo che si fingeva interessato alla partita. Sbuffò alzando gli occhi al cielo “:Quale incantesimo hai usato per origliare? Mi spii?:”

L’uomo non rispose.

Calò il silenzio.

“:Molto carina…:” disse l’uomo, senza emozioni.

Il ragazzo prese un respiro profondo.

“:È una cosa seria?:” chiese il padre.

“:No!:” si affrettò a precisare il figlio.

“:Peccato...:”

“:Cosa?:”

“:E’ una Purosangue, Draco, ha l’età adatta per…:”

“:Ma ti sembra il momento?:” sbottò il ragazzo, furioso, ma uno sguardo d’ammonimento da parte del padre gli impose di riprendere il controllo di sé. “:L’hai vista una sola volta in sartoria, tre anni fa! Non puoi ricordarti di lei!:” aggiunse.

“:Si che posso! Sono tuo padre, devo pensare al meglio per te. Dimentichi chi ti ha detto di andarti a presentare, quella volta, tre anni fa?:”

“:Tu! Ma ero troppo piccolo per capire le tue vere intenzioni…:”

L’uomo si concesse un sorrisino. “:Foreberth… non c’è altro da aggiungere. Potenti, maghi da secoli, Serpeverde. Lei non lo è però, vero?:”

“:No. è Corvonero:”

L’uomo fece una mezza smorfia. “:Furba… può essere sia un bene che un male, dipende dai punti di vista. Ma tu sei un uomo, dovresti riuscire a metterla a tacere o…:”

“:Padre!:” lo ammonì il figlio, scocciato, sapendo già cosa ci fosse nella mente del padre in quel momento: Marcia nuziale e un nipotino dal sangue talmente puro da fare invidia a chiunque. Scosse la testa. 

L’uomo sospirò tornando talmente serio da far quasi venire i brividi. “:Non rimarrà al sicuro, vero?:”

“:No:” il ragazzo serrò la mascella. Avevano entrambi gli sguardi fissi sulla partita.

“:E noi non possiamo certo permettere che si faccia male, giusto?:”

“:No:”

Calò il silenzio.

“:Non dire niente a tua madre:”

“:Va bene:”.

 

Era scesa la sera, ed Areal era comodamente seduta su un divanetto blu, con i piedi che penzolavano giù dal bracciolo e un bel libro aperto davanti. La tenda da campeggio degli zii aveva tre stanze: la cucina-salotto e due camere da letto. Areal era in quella che doveva essere la sua stanza per quella sera, in pace, mentre i suoi zii ridevano e ballavano felici nel salotto, ancora presi dell’allegria della coppa del mondo. Fuori, fra falò e gente festante, non c’era altro che chiasso e confusione, tuttavia Areal decise di chiudere il libro che stava leggendo. Si alzò e rindossò i suoi stivali, e senza far troppo rumore sgusciò fuori dalla tenda. I suoi zii erano troppo impegnati a festeggiare per accorgersi di lei, e francamente era questo che Areal voleva. Non le andava di stare da sola con loro sotto quella tenda, aveva voglia di vedere nuove cose, e di starsene per conto suo.

Una volta fuori iniziò ad avanzare tranquilla fra le tende e la gente che ballava ed esultava. La luce era arancione, e ad Areal sembrava tanto di essere ad un rito indiano, fra balli tribali e falò scoppiettanti. Con lentezza superò diverse tende, guardandosi intorno e osservando le facce delle persone che superava, sperando di riconoscere qualcuno, ma non fu così, perché tra tutta quella gente non conosceva proprio nessuno. Si sentiva una pantera che striscia silenziosa nella foresta, con la sua gonnellina che ondulava frusciando leggera.

Poi scoppiò l’inferno, e nessuno capì più se si trovava ancora in terra o già all’altro mondo.

Il fuoco c’era già, ma la luce rossastra aumentò quando fiaccole infuocate iniziarono a volteggiare per aria e colpirono diverse tende. Le urla aumentarono a dismisura, la gente iniziò a correre a destre e a sinistra, tutti si strattonavano e tutti scappavano. Non si sapeva tuttavia dove andassero o da cosa scappassero. Correvano e basta, come una mandria di tori impazziti che abbattono il recinto e corrono via lontani lontani senza mai fermarsi.

Areal si sentì al centro di una bufera, dove non c’era neanche un ramo d’albero a cui aggrapparsi. Per diversi secondi rimase immobile, a guardasi intorno con i suoi occhi impauriti, e senza sapere cosa fare. Era reale tutto quello? C’erano davvero fuoco e fiamme ovunque? La gente urlava a scalpitava davvero correndo disperata? Non capiva cosa fosse accaduto, non sapeva perché diamine era uscita dalla tenda o perché il suo cuore minacciasse di scoppiarle nel petto, ma la mazzata finale arrivò solo quando qualcuno iniziò a gridare: “:I Mangiamorte!:” e all’improvviso sembrò che il mondo girasse troppo in fratta, che la gente corresse troppo velocemente e che le urla fossero triplicate.

Fu allora che Areal li vide. Non erano in molti, forse nemmeno una decina, ma indossavano lunghe vesti nere, cappucci a punta neri e maschere deformi. Il fuoco proveniva evidentemente da loro, che brandivano bastoni e marciavano compatti e decisi. Quella era certamente una delle visioni più sinistre che Areal ricordasse di aver mai visto.

Era totalmente paralizzata, come se il suo cervello non fosse in grado di impartire l’ordine giusto al corpo, quando qualcuno sfrecciò ad un palmo da lei investendola e trasportandola via per una mano.

Areal non sapeva chi era quello sconosciuto, ne perché l’avesse presa per mano e la stesse portando via di li, sapeva solo che non aveva altra scelta che seguirlo. Non era certa del fatto che quello facesse parte dei buoni, ma la sua mano era trattenuta dallo sconosciuto, e mentre veniva condotta via, sentiva in cuor suo che chi la stava trascinando non aveva cattive intenzioni.

Areal iniziò a correre trascinata da quella mano che stringeva la sua, e ai loro lati sfrecciavano colori infuocati, figure indistinte, ed urli lontani e vicini al tempo stesso. La confusione divenne solo una massa informe e secondaria, che li avvolgeva ma non li toccava. Areal sentiva il cuore pompare troppo velocemente, i suoi polmoni erano esausti, e la milza pulsava in modo sospetto. Non era mai stata abituata a correre, e lo sconosciuto non ne voleva sapere di fermarsi o di andare un po’ più piano. Areal era tenuta per mano, e quella mano la costringeva a correre sempre di più, e lei non poteva fare altrimenti. Un secondo prima che svenisse esausta, lo sconosciuto si fermò, ed Areal si chinò sulle ginocchia per riprendere fiato. Quando riacquistò un po’ di coscienza alzò la testa per costatare che non erano più al centro dell’uragano di fiamme e gente urlante, ma adesso si trovavano su una collinetta appartata. Da li si vedeva il panorama di tende in fiamme e di gente scalpitante, ma nessuno poteva raggiungerli. Li erano al sicuro, almeno per il momento.

Areal si rimise dritta, e osservò la figura ferma con lei sulla collinetta, che guardava con gelida serietà il panorama di tende in fiamme. Forse a lui quelle continue urla e tutto quel fuoco non facevano venire i brividi, forse a lui non facevano paura, dato che era estremamente calmo. Forse, lui non provava le stesse emozioni di Areal, o forse non ne provava affatto.

“:Draco…:” ansimò la ragazza, avvicinandosi alla figura alta e bionda che ancora una volta le aveva salvato la vita.

Draco Malfoy era rigido come una statua di bronzo, i muscoli del corpo tesi. Lo sguardo più ghiacciato del solito, mentre la luce rosso fuoco si stagliava sulla sua pelle pallida creando strani effetti di luce.

Areal allungò la sua esile mano fino a sfiorare il braccio del ragazzo, che dopo un breve sussulto si rilassò a quel tocco e parve finalmente ricordarsi di lei.

“:Areal!:” e le prese la mano stringendola nella sua, poi tornò a fissare le tende.

“:Draco, ma cosa sta succedendo?:” chiese lei, cercando di attirare il suo sguardo.

“:Non lo so:”

“:Come hai fatto a trovarmi? Perché mi hai portata qui?:”

“:Mi sono ricordato che avevi detto che questa sera avresti fatto un giro. Quando è scoppiato questo finimondo ho iniziato a correre, e per fortuna ti ho trovata, e adesso siamo qui. Fine:”

Areal aggrottò le sopracciglia. Perché Draco era così serio? Perché cosi lapidario? Possibile che lui non avesse paura o che non fosse sconvolto da tutto quell’inferno appena scoppiato?

Draco posò le sue mani calde sulle spalle di Areal e la costrinse a fissarlo negli occhi, richiamando improvvisamente la sua attenzione “:Ascoltami, noi dobbiamo rimanere al sicuro qui, chiaro?:”

Areal rimase sconvolta dalla serietà di quegli occhi di ghiaccio, ma annuì solenne.

I due tornarono a guardare l’inferno che infuriava sotto di loro, e se Draco era soltanto serio, Areal moriva di paura. C’era troppo rosso, troppo fuoco, troppe urla, e poi nella sua mente erano ancora vivide le immagini di quegli uomini neri e della loro marcia sinistra.

“:Draco? Io ho paura…:” E senza badare più all’orgoglio o ad altre convenzioni, Areal intrecciò le sue esili braccia dietro la schiena rigida di Draco, e appoggiò il viso sul suo petto forte. Stranamente, forse preso dalle circostanze, il ragazzo ricambiò l’abbraccio stringendo a sua volta la ragazza.

“:Non temere:” gli sussurrò tra i capelli, senza però staccare gli occhi dalle fiamme “:Se sei con me non ti toccheranno…:”.

Areal stava quasi per mettersi a piangere, ma all’improvviso la sua concentrazione venne chiamata in causa. Cosa significavano le parole di Draco? Cosa nascondevano? In breve analizzò lo strano comportamento del ragazzo, la sua eccessiva serietà, unendole alle ultime, scioccanti, parole: se sei con me non ti toccheranno

“:Draco ma che dici? Chi non ci toccherà? Perché?:” Areal aveva appena scostando il volto dal petto caldo del ragazzo, per poterlo guardare negli occhi, ma Draco era serio e fissava avanti a se, con la mascella contratta.

Senza rischiare di guardarla negli occhi si limitò a dire con voce incolore “:Non farmi domande a cui non posso rispondere. Per favore, sta zitta:”

Areal ritornò ad appoggiare il volto sul petto del ragazzo, e senza sciogliere l’abbraccio che li univa rimase accoccolata lì, e alla fine anche il suo sguardo si perse fra le fiamme e le sagome che ancora urlavano disperate.

 

Quando finalmente l’inferno si tranquillizzò smettendo di infuriare, una macabra scena si presentò sotto gli occhi dei due ragazzi. Macerie e fango infestavano quello che solo poche ore prima era stato il campo di appoggio di moltissime tende, dove la gante aveva esultato senza sospettare minimamente quello che sarebbe successo. Scavalcando qualche sasso e qualche detrito sparso qua e la, Areal si muoveva fra i resti di tende, con la sua mano saldamente stretta in quella di Draco, che si rifiutava di lasciarla. Il ragazzo la seguiva silenzioso ad ogni suo passo, sempre allerta e con lo sguardo sempre ad ispezionare il buio che li circondava. Areal tremava impercettibilmente, tutto era finito, con lei c’era Draco, ma non riusciva a stare calma. Il biondo che la teneva per mano era troppo serio, troppo rigido, e nello stesso tempo troppo calmo. Come se tutto fosse normale, previsto. Lei stava cercando i suoi zii, che aveva abbandonato senza alcuna spiegazione, e che se erano vivi l’avrebbero uccisa per lo spavento che gli aveva sicuramente fatto prendere.

“:Areal! Santo cielo Areal!:” squittì una donna in lontananza, agitandosi e sbracciandosi per farsi vedere.

Areal guardò Draco negli occhi, anche lui aveva visto la donna, e la fissava serio.

“:Vai da loro Areal. Io… io vado a cercare mio padre:” e quando le lasciò la mano Areal sentì una strana mancanza che le fece sussultare il cuore. Era una sua impressiona, o la voce di Draco era un po’ meno sicura del solito?

Ancora sotto lo sguardo serio del ragazzo, Areal corse da sua zia senza dire una sola parola. La donna le andò in contro e quando furono vicine si abbracciarono.

“:Areal! Ho creduto di morire, dove eri finita? Quando sei uscita? E come…:”

“:Dopo ti dico tutto zia. Promesso. Ora andiamo a casa:” la fermò Areal, prima che iniziasse con le sue domande. Si sciolsero dall’abbraccio e la povera zia si asciugava le lacrime con un fazzoletto. Poco lontano da loro, un uomo basso e robusto fissava Areal con spaventosa serietà, la bacchetta ancora in mano.

“:Ci devi una spiegazione, Areal:” disse lo zio.

“:Dopo caro, dopo:” sussurrò la zia.

Areal si concesse una sola, ultima occhiata alle sue spalle, dove oltre al buio e alle macerie, non c’era più traccia di Draco Malfoy.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, in particolare JuliaSnape per aver recensito. Come promesso ecco la mini sorpresa (per tutti ma in particolare per la mia recensitrice) ovvero le immagini, spero siano piaciute non saranno le ultime ^^ a presto.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Kaimy_11