Capitolo 12
Era da poco
terminata la colazione, oltre al buon giorno appena entrata in sala ero rimasta
in silenzio per tutto il tempo , ben consapevole della chiacchierata che avrei
dovuto affrontare con il Conte. Già, il conte. Per l’ intera durata della
colazione mi aveva osservato senza toccare cibo, quasi attendesse un mio
movimento , come se stesse studiando la sua preda.
È anche per quel
motivo che mi ero alzata dalla tavola ed ero andata in biblioteca per calmarmi
. Avevo preso i Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino che avevo nascosto dietro
un libro di medicina. Se Charlie avesse trovato quel libro mi avrebbe chiuso in
un convento e addio matrimonio. Magari non era poi così male farglielo trovare
sulla scrivania.
Con il libro tra le
mani mi misi seduta sulla poltrona che dava verso il cortile. Possedere quel
libro, fino a qualche anno prima, era considerato un eresia .
La prima volta che avevo ascoltato i dialoghi
delle domestiche in cucina , mi sembrava che fossero racconti inventati. Le
loro descrizioni assomigliavano a storielle inventate, ma ogni sera quei
discorsi mi incuriosivano e quando trovai quel libro, una parte di me si
svegliò, la stessa parte che scalpitava e si agitava appena vedevo il conte
Cullen.
“Veramente egli è ver, che se i furfanti
non mangiavan quel frutto traditore,
io so che si sfoiavano gli amanti.”
Ripresi il sonetto
da dove lo avevo lasciato qualche giorno prima e che di corsa avevo dovuto
abbandonare.
Un tocco delicato
sul collo mi fece spaventare non mi ero
accorta della presenza del Conte Cullen “Non immaginavo leggessi Pietro Aretino , se
lo sapesse il conte Swan” la sua mano era rimasta ferma alla base del collo “è
una lettura inappropriata” sussurrò ad un soffio dalla mia guancia. Mi alzai di
scatto e lui riuscì a prendere il libro.
Guardando verso la
finestra dissi “Lo conoscete?” sapevo di essere diventata rossa dall’imbarazzo.
Il conte non rispose, molto probabilmente quelle parole non erano nemmeno
arrivate al suo orecchio.
“Avete detto
qualcosa?” si avvicinò il Conte. Non lo guardai più del dovuto. “Ho chiesto se
lo conoscete!?” mi ero inacidita e avevo
di conseguenza alzato il volume della voce. L’emozione stava prendendo il
sopravvento, stare in una stanza sola con lui non aiutava minimamente.
“Certo, lo conosco
bene. Ho letto alcune sue opere” , quella notizia portò non poco di scompiglio
in me. Quindi sapeva benissimo di cosa parlavano quei sonetti.
Continuando ancora
a guardare verso la finestra rimasi in silenzio ad osservare con poco interesse
il paesaggio. “Vi aggrada quel tipo di lettura allora? Oltre a quello che mi
avete detto l’altra mattina vi piace anche l’erotico. Mi stupite Contessa”.
Si stava prendendo
gioco di me, e potevo immaginare il sorriso che aveva stampato sulle labbra.
“Allora non siete poi così tanto innocente come volete sembrare” .
Strinsi forte i
pugni “ma cosa dite?” , le sue mani mi bloccarono alla finestra, il suo torace
toccava la mia schiena e il suo respiro mi accarezzava la pelle.
“Dico solo quello
che vedo. La vostra curiosità vi spinge al punto di leggere libri
proibiti?” Sarei voluta scappare
all’istante. “la vostra curiosità vorrà essere placata, non vi basteranno i
libri Bella”
Bella aveva usato
di nuovo quel diminutivo e mi piaceva.
Non risposi, non mi
mossi da quella posizione , intrappolata dal suo odore, dalla sue braccia. Ero
immobile persa nel significato delle sue parole.
“Mi dovete delle
risposte Contessa” il suo tono era duro, quasi infastidito , forse dal mio
comportamento . Si allontanò e mi fece
segno di sederci sulle poltrone lì accanto.
Era arrivato il
momento di dire tutto.
***
“Avevo conosciuto
Jacob solo da pochi giorni quando mio padre mi annunciò che mi sarei dovuta
sposare con il Marchese .Entrai nella sua stanza ,dopo essere stata chiamata da
Angela, e le uniche parole che disse furono ‘domani arriva il Marchese Jacob
Black di La Push, lui sarà il tuo futuro marito. Non voglio sentire storie, ci
aiuterà entrambi figlia mia’. Sapevo che Charlie era in debito con alcune
persone del paese, ma non sapevo che avrebbe organizzato un matrimonio . Ero e
sono ancora scioccata da quella notizia. Non riesco a metabolizzare ciò che sta
succedendo e …” lo guardai fisso “non sto parlando solo del matrimonio. Sta
succedendo qualcosa…qualcosa che mi sconvolge”.
I suoi occhi erano
puntati su di me. “ Un matrimonio d’interesse? È questo che vostro padre vi ha
offerto?” si era alterato e passeggiava avanti e indietro . “Non potete
ribellarvi? Come potrete essere felice”
Sentivo le guance
bagnarmi il viso, le mani strette a pugno e lo sguardo fisso su di esse. Cosa
voleva sapere oltre a quello che gli avevo appena detto? Non aveva capito che
aprirmi in quel modo mi aveva fatto male? che ammettere di sposare quell’uomo
solo per soldi mi rendeva … mi rendeva una donna sconfitta .
“Ma stavate anche
parlando di qualcosa che vi ha sconvolto,di cosa si tratta?” Si mise in
ginocchio davanti a me e delicatamente con il pollice asciugò le lacrime che
accarezzavano le mie guance.
“Parlavate di
questo?” il suo pollice accarezzava delicatamente il mio labbro inferiore
“Ditemi che è questo contessa vi prego! Non posso essere l’unico a sentire
queste sensazioni.”
La sua mano posata
ancora sulla mia guancia , i nostri occhi incastrati in un silenzioso discorso
e il mio cuore che martellava a ritmo frenetico. Anche lui era nella mia stessa
situazione.
“Io…io non..” non
sapevo come continuare, cosa avrei dovuto dire? Che non riuscivo a capire cosa
era quello che provavo? Che mi spaventava sapere le conseguenze di quello che
stava per accadere? Dovevo tirare fuori la vecchia Isabella e fare ciò che il
cuore mi comandava? Combattere per qualcosa che sarebbe nato con il conte?
“Non possiamo Conte
è questa la triste realtà!” mi alzai dalla poltrona di scatto ,tornando a
ragionare. Non c’era strada diversa da poter intraprendere, non c’erano alternative. “Devo
sposare un altro uomo e con quel uomo , solo con lui, sarò libera di provare
emozioni”.
Le mie parole lo
ferirono , il suo sguardo si incupì e l’unica cosa che sentii dire dalle sue
labbra fu “Sarai mia Isabella, costi quel che costi. Quello che sentiamo non
può essere buttato all’aria”.
La porta sbatté e io rimasi sola.
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Come ho spiegato nello scorso capitolo, ci sono sicuramente delle imprecisioni storiche come quella che è uscita nel capitolo 10, ho usato il cm invece di usare il termine adatto, mi scuso per questa e per altre imprecisioni storiche. Questo capitolo è breve, ma credo molto ricco. Spero vi sia piaciuto. Grazie a chi mi ha aggiunto e chi legge in silenzio, grazie a Federob per aver corretto il capitolo. Nel mio blog troverete appena possibile lo spoiler del prossimo capitolo. http://giadina90z.blogspot.com/
@ Thelionfellinlovewiththelamb : so che sono corti ,
mi impegnerò a farli un po’ più lunghi! ;)
@Nebbia4e : grazie per le tue segnalazioni, faccio
sempre il possibile a volte scappa qualcosa a volte altre, anche se so che la
mia beta corregge e lo fa con attenzione ma può succede ;) per le imprecisioni
storiche mi scuserò da qui fino alla fine della ff, purtroppo non ti trovano
spesso informazioni adatte.