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Autore: abby_morns    05/10/2010    5 recensioni
.Mi aveva rovinato la vita una volta,e quando sembrava che mi
stessi riprendendo,era tornata a creare scompiglio.Mi aveva fatta
dannare per anni.Mi aveva ferita,abbandonata.Eppure,la compativo.La
compativo,perchè era sola.(Tratto dal 22°
capitolo).
Abigail non ha più lacrime da piangere,ha eusarito tutto: la
speranza,la rabbia,la tristezza,la malinconia.E' diventata come un
guscio vuoto,senza emozioni.Dopo l'assassinio del padre,Gail ha
lentamente smesso di vivere,durante i suoi diciassette anni.
Le cose a lei e sua sorella Haley sono sempre andate male: come
potrebbe essere possibile che,dopo l'ennesima adozione che le porta a
Boston,tutto migliori?Eppure sarà così.In questa
città,Gail scoprirà cos'è
l'amicizia,la fedeltà,la lealtà,l'amore.
E,quando tutto sembra andare per il verso giusto,la medaglia
è pronta a rigirarsi.Perchè Gail non è
una ragazza comune,Gail ha un dono,un dono che la lega strettamente al
destino,e che mette a rischio la vita di chi più le
è caro.
Così,quanto le cose sembravano aver preso un'altra
piega,Gail sarà costretta a rimboccarsi le maniche e a
combattere,per ottenere la giustizia
che tanto le è stata promessa...
Ma sarà così semplice?
-Introduzione modificata; visto che sono riuscita a portare Justice
fino a questo punto,ho deciso di festeggiare con un rinnovo locali xD Per i nuovi
lettori,spero vi piaccia la mia storia-
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Justice*: la serie completa'
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Cap.18-Justice Dolore.
Soltanto dolore.
Mi strinsi la testa tra le mani e mi rannicchiai ancor di più contro il muro.Altre lacrime di disperazione scivolarono lungo le mie guance.Di nuovo,guardai in alto,verso la piccola sboccatura che avevo notato fin da quando mi ero svegliata.Sapevo che era la mia unica via di fuga,ma il ricordo di quello che era successo a St. Jesse e il peso che mi teneva a terra mi impedirono di alzarmi.
No.No no no.
Volevo scappare,ma non era la cosa giusta da fare.Insomma,ero terrorizzata,disperata e avevo paura di morire...ma ero anche sollevata perchè Ronnie non avrebbe toccato nessuno che mi stava a cuore.Aveva me.Gli altri erano salvi.
Battei i piedi a terra,piangendo.Certo,avrei voluto morire in modo più decoroso.Perchè questa era l'unica cosa di cui ero certa: mia madre mi avrebbe uccisa.Come aveva fatto con papà.Era pazza,voleva "usarmi per i suoi scopi",mi aveva detto.Loschi scopi,immaginai.
Mi abbracciai le ginocchia.Il mattone al quale ero legata da una corda robusta stridette,trascinato sul pavimento.
Mi disperavo,perchè pensavo a quello che non avevo mai fatto.
Non ero mai uscita dal confine degli Stati Uniti.
Non ero mai salita su una nave.
Non avevo mai visto un'alba con la persona che amavo.
Non avrei mai avuto la mia prima volta.
Non avrei mai detto a Daniel che lo amavo.E questa era la cosa che più mi tormentava.Non avrebbe mai saputo cosa provavo.
Di nuovo mi strinsi la testa con le braccia,respirando a fondo.Pensai che stavo per vomitare.Un nodo mi opprimeva la gola.
Guardai di nuovo la sboccatura.Mi alzai di scatto,ma mi girò forte la testa.Ronnie ci era andata giù pesante.
Trascinai il mattone fino alla parete,e appoggiai una mano su quell'insieme di mattoni rossi e consunti.Sentivo il rumore delle auto che sfrecciavano,segno che mi trovavo vicino a una strada,ma non avrei potuto dirlo con certezza,visto che l'unica cosa che riuscivo a vedere era il cielo terso del pomeriggio.
Digrignai i denti.L'apertura era piccola,ma io ci sarei passata,stringendomi un po'.Bastava un po' di tenacia.E di coraggio.
Deglutii,mi chinai e afferrai il mattone.Me lo avvolsi sulle spalle.Pesava.Pesava terribilmente,ma non importava.Per fortuna,la corda era abbastanza lunga.
Ripetei i movimenti che avevo fatto appena qualche mese prima.Mi sembrava che fossero passati anni.Erano cambiate così tante cose...
La finestrella,che in realtà era il buco lasciato dalla mancanza di una decina di mattoni,non era poi così in alto come mi era sembrata.In un paio di falcate riuscii ad arrivarci.Il mattone mi spingeva giù,ma la mia forza di volontà era maggiore.
Sfortuna volle che,come l'altra volta,non riuscii ad uscire.La mia presa scivolò,proprio mentre stavo mettendo la testa fuori.Mentre cadevo,cercai di afferrare degli appigli per tenermi su,ma non feci altro che provocarmi grosse escorazioni sulle mani.
Il volo non durò a lungo.La parete era bassa.Mi schiantai a terra,tra la polvere e vecchi materiali da costruzione.Rotolai sul pavimento e mi scontrai con l'altra parete,trovandomi faccia a faccia con uno spesso strato di polevere grigiasta.
Mi pizzicavano le mani.La caviglia che mi ero slogata e che era ormai guarita ululò di dolore.La testa mi bruciava in più punti e sentivo qualcosa di caldo e viscido scivolarmi sotto la guancia e sui capelli.Pensai che probabilmente era sangue,ma non ebbi la forza di alzarmi per controllare.
Altre lacrime bagnarono il mio viso.Chiusi gli occhi,sperando che il dolore passasse in fretta.
Ma,dopo pochi minuti,la porta di ferro che mi teneva rinchiusa in quella stanzetta sbattè con un rumore sordo,che mi fece tremare.Avvertii l'urgenza di alzarmi,e ci provai,ma avevo da poco alzato la schiena che un peso mi atterrò di nuovo sul pavimento polveroso.
-Credevi di scappare,stupida?-fece la voce aspra di Ronnie.Rise,e con il tacco di non so cosa mi punzecchiò tra i polmoni.Urlai.-Ahah!Non hai fatto altro che crearti altri problemi da sola.
Mi afferrò per i capelli e mi costrinse ad alzarmi.Scalciai,piangendo e gridando.
-Ma guardati.Sembri una mocciosa-rise di me.-Sei tutta insanguinata.Perfetto.Tanto del tuo sangue speciale a disposizione.
-Lasciami,stronza!-le gridai in faccia.Le tirai un calcio,ma solo allora mi accorsi che portava pesanti stivali neri con borchie e tacco.
Lei rise di nuovo,e sempre strattonandomi per i capelli mi fece uscire dalla mia cella.Spaventata,mi guardai intorno con occhiate furtive.Eravamo in un
alto enorme e  capannone.La luce filtrava da grandi finestre,e illuminava a giorno l'ambiente.
Lo spazio occupato non era molto.Un tavolo con delle strane apparecchiature e degli strumenti scentifici.Un computer.Pile di giornali.Scatoloni.Una vecchia valigia aperta.
Le pareti,furono la cosa che mi stupirono di più.Completamente ricoperte da file e file di articoli di giornali,foto,fogli scritti a mano,fotocopie,appunti...
Tutti su di me.
Mia madre era una squilibrata.
Mi strattonò fino a una sedia girevole e mi ci spinse sopra.Tagliò la corda che mi legava al mattone,ma mi legò strette le mani.Poi indetreggiò,guardando soddisfatta il suo lavoro.
-Stramaledettissima figlia di puttana!-le urlai contro.-Lasciami andare,se non vuoi passare guai seri!
Lei rise di nuovo.Si voltò verso il tavolo.-Ah,sentiamo.Vorresti usare i tuoi poteri?Non sei assolutamente conscia di tutto ciò che sai fare,Justice.E senza le mani non puoi lanciarmi gli ultrasuoni,cioè l'unica cosa che sai usare.Quindi...
Non so perchè mi sorpresi così tanto.Era ovvio che Ronnie sapesse dei poteri.Sapeva tutto di me.
Ma cosa c'entrava che non ero conscia di tutto quello che sapevo fare?Quello che già avevo non era abbastanza?
Cercai di concentrarmi sulle mani,e sull'odio che provavo verso quella donna.Scosse elettriche,dolorosissime,si estesero dalla mia testa fino ai miei polsi,ma si eusarirono arrivando alle mani.
Ronnie si voltò,con in mano delle forbici e un altro strano aggeggio.Si avvicinò e mi tagliò una grossa ciocca di capelli,che afferrò con quelle che sembravano delle pinze.
-Tu sei una specie rara,Abigail-mi informò,ritornando al tavolo.-Ce ne sono pochi come te,e sparsi un po' in tutto il mondo.
-Una specie?!-sbraitai.-Cazzo.Io sono una ragazza normale,umana!
-E su questo ti sbagli.Non sei normale.Non sei umana-mi schermì.-Quale essere umano saprebbe fare quello che sai fare tu?
-Ma insomma!E io cosa saprei fare?!-sbottai.-Uccidere?Vedere come moriranno tutti i miei amici?!Ho soltanto diciassette anni!
Rise di nuovo,e poi si voltò.Con un cotton fioc,mi pulì del sangue che mi era scivolato sul viso.-Ecco.Per oggi ho finito-annunciò,posando tutto in ordine maniacale sul tavolo.-Puoi tornartene in cella.Per oggi ti lascio vivere.
Deglutii,mentre si avvicinava per afferrarmi di nuovo.Mi aveva appena presa per il cappuccio della felpa,quando un rumore forte e fastidioso la distrasse.
Le grandi porte del capannone si aprirono con un gran frastuono.Più di quaranta uomini entrarono nello stanzone,sollevando la polvere.Ronnie digrignò i denti e ridusse gli occhi a due fessure.Si voltò verso di me.
-Hai chiamato aiuto?!-mi domandò,paonazza dall'ira.-Come diamine hai fatto?Ti ho tolto tutto ciò con cui avresti potuto comunicare!!
Stavo per dirle che io non avevo chiamato nessuno,ma un malrovescio mi bloccò le parole in gola.Mi lasciò cadere sul pavimento,stordita.Mi ricordò quelle volte che,da piccola,mi schiaffeggiava a sangue...
-Illusi!Nessuno è mai riuscito a prendermi!-urlò lei.Gli uomini rimasero in silenzio un attimo.Si sentiva il suono delle sirene.-E' Veronica Warb!-gridò qualcuno.-Non fatevela scappare!
Ma Ronnie fu più veloce.Sparì,nessuno sa bene come.Senza lasciare traccia.
Ma il suo era un chiaro "ritornerò".

I poliziotti facevano un gran chiasso,che rimbombava nella mia testa.Ero ancora distesa per terra,nascosti da degli scatoloni che,nella fretta,Ronnie aveva fatto cadere; loro la cercarono,ma non trovarono niente.Alcuni cominciarono a sequestrare il materiale.
Mi sentivo debole.Una nuova pozza di sangue si era creata sotto il mio viso.Chiusi gli occhi,come a voler dormire.
-Abigail!-gridò poi qualcuno.-Lasciate stare Veronica!Cercate l'ostaggio!
Mi cercavano.Cercavano me.Ma volevo davvero farmi trovare?Cosa diamine avrei raccontato a tutta quella gente?
-Agente-chiamò una voce.Familiare.Più che familiare.La sorpresa mi costrinse ad aprire gli occhi.-Vorrei aiutare anch'io nella ricerca della ragazza.E' mia amica.
-Fa sempre comodo una mano in più,ma sta' attento.Potresti trovarti davanti quella pazza-si raccomandò l'uomo.-Va',controlla quella zona là.
Silenzio.Passi.Passi vicini.
"Ehi!"avrei voluto urlare,ma non ne avevo le forze."Sono qui!QUI!"
Chiusi di nuovo gli occhi,e ricomincia a piangere.
Gli scatoloni vicino a me vennero smossi.Qualcuno imprecò piano,dopo un paio di secondi di silenzio.-Ehi!L'ho trovata!
Avrei voluto urlare dalla gioia.Due mani mi fecero girare,e mi attirarono verso qualcosa di caldo.
-Gail-sospirò la sua voce,così dolce e premurosa.-Piccola,non farmi più scherzi del genere.
-Daniel.Oh Daniel-piagnucolai,stringendomi al suo petto.Mi allontanò per un secondo,e potei finalmente ammirare il suo viso.Aveva i capelli spettinati,gli occhi rossi e un filo di barba,ma era comunque bellissimo.
-Sei ferita?Stai bene?
-Sì,sì.Sto bene-dissi.Concentrai tutte le mie forze nelle braccia.Lo abbracciai.-Ora che ci sei tu,sto bene.
Mi baciò la fronte.-Ma tu stai sanguinando-mormorò,stupito.Con la mano,mi alzò la frangia.Ebbi un brivido quando sfiorò la mia pelle.
-Non è grave-borbottai.Si era di nuovo allontanato da me.Mi strinsi a lui.
-Stai scherzando,spero-sospirò.-Dio santo.Mi hai fatto prendere un colpo.
-Come avete fatto a trovarmi?
Mi guardò di sottecchi.Due o tre ciuffi castani gli cadevano sul viso,facendolo sembrare più maturo.-Mi ha chiamato Asia.Mi ha detto che era preoccupata,che avevi saltato tutte le lezioni del pomeriggio,e che avevi litigato con Hillari.Stavo uscendo per cercarti,quando ti ho vista.Stavi venendo a casa mia?
Annuii.Volevo che continuasse,anche perchè degli infermieri si stavano dirigendo verso di noi.
-Bene.Perchè ho visto tutta la scena.Sono stato un idiota,sarei dovuto intervenire,mentre ti stordiva...ma ero paralizzato.L'unica cosa che sono riuscito a fare è stato seguire tua madre.E poi chiamare aiuto.
-Oh,Daniel-ripetei.-Hai fatto benissimo a non intervenire.Ronnie è malata.Ha grandi problemi di iperemotività.E' da manicomio.
Stavo per mettermi a piangere.Le ferite bruciavano,ma non erano quelle che facevano male.
-Shhh-sussurrò,accarezzandomi.-Adesso è finito.E' tutto finito.
-Spostati,ragazzo-borbottò brusca una donna.Si chinò su di me,mi controllò da cima a fondo.-Mmm,niente di così grave.Ma dobbiamo portarti in ospedale per gli accertamenti.
Daniel venne con me,seguì tutti i miei movimenti,e non staccò mai la sua mano dalla mia.Stette con me mentre davo la mia versione agli agenti che mi interrogarono,mi consolò in silenzio mentre mi davano qualche punto.
Uscimmo dall'ospedale un'ora e mezza dopo,e lui stringeva ancora le mie dita tra le sue.Mi accolse sotto l'ala protettiva del suo braccio.
-Stai bene?-domandò.
-E' solo la ventiseiesima volta che me lo chiedi-scherzai.-Tranquillo.Ora va tutto bene.
-Non sei nemmeno un po' sconvolta?Scioccata?Sfinita?
-Be'.Credo che tutto questo sia normale-.Mi misi una mano sul cuore.Sapevo che non era nè lo shock nè la paura a farlo battere in quel modo pazzo.-Sto solo pensando...che sarebbe stato meglio se mi avesse uccisa subito.
Si bloccò.Mi lanciò un'occhiataccia,irritato.-Non dirlo nemmeno,Gail.
-Daniel.Tutto quello che ti ho detto all'Olmstead Park non è cambiato-mormorai.
Il suo viso si fece cupo.-Vuoi allontanarti da me,di nuovo?Ora che ti ho ritrovata?
-No!Quello no...Cioè-sbuffai.Era così difficile da spiegare.Lo fissai negli occhi,e per un attimo valutai la possibilità di dirgli che lo amavo.Le mie labbra si mossero veloci,e sillabarono un muto "Ti amo".Naturalmente,non lo notò.La sua espressione non cambiò di un millimetro.-Sarebbe la cosa più giusta,Daniel.Per te.
-Certo,come no
-Ascolta!Sarebbe la cosa giusta...ma non ciò che voglio.E' difficile...starti lontana-confessai.-Hillari mi ha detto che anche tu non te la passavi molto bene.
-Ehi,Gail.Tu come avresti reagito alle parole che tu mi hai detto,con tanta indifferenza?Dio,è...difficile-ammise.Si passò una mano tra i capelli,come per ordinarli un po'.Si voltò verso di me,e alzò le nostre mani intrecciate.
-Non mi hai lasciato dire una sola parola,quella volta-mormorò,più a se stesso che a me.-Io invece avrei voluto dire tante cose.
Deglutii.Sbattei le palpebre,e gli feci un sorriso incoraggiante.
-Vedi,Gail-borbottò,imbarazzato.-Non è che sia proprio il posto adatto,ma...Volevo dirti che io...
-Gail!!-urlò una voce stridula e preoccupata.Mi voltai,distraendomi dai discorsi di Daniel.Lui sembrò esasperato,e si passò una mano sugli occhi.
-Hillari!-gridai,mentre lei mi si buttava addosso,facendomi quasi cadere.
-Gail!Cretina!Mi hai fatto morire di paura!-strillò lei.
-Sempre al momento giusto,vero Hill?-borbottò Daniel,guardandola male.Lei ricambiò l'occhiata.
-Ehi,fratellone,sei uscito dalla tua tana?-le rispose lei,a tono.Poi si rivolse a me.-Scusa per la sfuriata di prima.Non so cosa mi sia preso.
Guardò curiosa la mia mano intrecciata a quella di suo fratello.Alzò un sopracciglio.-Mi sono persa qualcosa?Vi siete messi insieme?
Arrossii di botto,e Daniel con me.-No!Ma cosa vai a pensare?-esclamammo in coro.Ci scambiammo un'occhiata,imbarazzati.
Hilly unì le mani come in preghiera.-Cosa devo fare con voi due?
-Non impicciarti,per esempio-la rimproverò il fratello.Le scarruffò i riccioli,e lei gli tirò una sberla su un braccio.Risi quando fecero finta di picchiarsi,e li abbracciai entrambi.
-Grazie di esserci-mormorai.

Furono tutti molto comprensivi.Il preside,Mr Matthew,mi propose di rimanere qualche giorno a casa.Rifiutai.Stavo bene.Almeno fisicamente.
Perchè nella testa avevo sempre il viso di Ronnie,quei suoi occhi infuocati di pazzia,che mi dicevano: ritornerò.
Rabbrividii,e mi sciacquai la faccia.Ero chiusa in bagno da dieci minuti buoni.Sapevo che fuori c'erano le mie amiche,che chiacchieravano imbarazzate.Volevano lasciarmi un po' di privacy.
Alzai gli occhi verso lo specchio e vidi una figura con la coda dell'occhio.Sobbalzai e mi voltai di scatto.
La ragazza mi guardò ad occhi spalancati.Si affrettò a uscire,spaventata.
Oddio.Stavo diventando paranoica.
Decisi di uscire dal bagno.Hillari,Asia e Andrea chicchieravano piano,di scuola,di compiti,di professori.Celeste stava tra loro,in silenzio,le braccia che stringevano un paio di libri.Sollevò lo sguardo e,rossa in viso,mi raggiunse in fretta.
-Gail.Non sai quanto mi dispiace!-si scusò.Era davvero imbarazzata.-E' tutta colpa mia.Se mi fossi fatta i fatti miei,probabilmente non sarebbe successo niente.Vedo che stai bene,però.
Scrollai le spalle.Tutta quell'improvvisa attenzione da quella che un tempo era stata una mia nemica mi costringeva a starmene un po' sulle mie.-Be',se escludiamo lo stato mentale,credo di sì.Niente di grave,comunque.
-Bene-fece,sollevata.Sorrise,poi lanciò un'occhiata al suo orologio.-Santo iddio,dovrei essere già a lezione.Be',ci vediamo in giro,Gail.E scusami di nuovo.
Zampettò via,incerta sui tacchi degli stivali neri che indossava.Era strano guardarla e non vedere più quella folta chioma rossa che l'accompagnava di solito.D'altronde,non era solo dall'aspetto che era irriconoscibile.
Comunque,nemmeno dieci secondi dopo capii perchè la ragazza se ne fosse andata così in fretta.Mentre io,Hillari e le altre ci avviavamo verso le nostre aule,Daniel ci venne incontro,il ritratto della serenità.
Evidentemente Celeste non era ancora pronta a un affronto diretto,dopo la rottura definitiva.
Quindi quello che mi aveva raccontato non era del tutto vero.Ci teneva ancora a lui.Almeno un po'.
Daniel ci salutò con un gesto.Hillari,Asia e Andrea ricambiarono,e io gli sorrisi.
-Buongiorno,grande uomo delle caverne-disse Hilly,sorridendo perfida.
-Nana-ricambiò lui,tirandole un ricciolo.
-Ahah.Sempre spiritoso,giusto?-chiese lei sarcastica,aggiustandosi i capelli e tirando un calcio nella caviglia al fratello.
-Dio mio,ma voi fate sempre così?!-dissi io,per fermarli.Loro due mi fissarono,e io ricambiai.
-Vabbè,noi ci avviamo.Tanto lo so che vuoi parlare con Gail-scherzò Hillari,tirando una gomitata a Daniel.Lui arrossì,e la invitò ad andarsene in fretta.
Le tre ragazze affrettarono il passo,lasciandomi in mezzo al corridoio.
Daniel si avvicinò e mi strinse in un abbraccio un po' goffo.
-Ehi.Stai bene?
-Non passa una volta che tu non me lo chiedi-osservai,ridendo.-Sì,sto bene.Al solito.
-Volevo parlarti-disse,abbassando lo sguardo.
-Bene.Stiamo parlando.
-No,senti Gail.E' una cosa se...
Lo squillo acuto della campanella montò sopra la sua voce.Solo allora mi accorsi che ero in ritardo.
-Oh cazzo!Oggi ho un compito-ricordai.Guardai Daniel e lo baciai su una guancia.-Senti,ne riparliamo più tardi.Devo proprio scappare.
Mi incamminai per il corridoio di corsa.Quando mi voltai per salutarlo,mi sembrò che Daniel fosse molto irritato.

L'angolo di quella che non sa che fare xD
Rieccomi!Probabilmente vi starò rompendo un po' xD ma visto che ho ispirazione,ho bisogno di sfruttarla.Non vorrei farvi aspettare mesi per uno stupido blocco!Quindi...
Intanto,vi comunico che mancano 4,5,massimo 6 o 7 capitoli alla fine(dipende se deciderò di divedere uno,che è molto lungo,in due più piccoli).Potete tirare un sospiro di sollievo xD
Rispondo alle recensioniiiii **
OnlyNess_: fanciulla mia cara ** sono felice che il mio lavoro le sia tanto gradito u.u
davvero,lei afferma che codesto capitolo fu lungo?Non ne fui d'accordo,madamoiselle u.u
La prego di godersi questo,che più m'aggrada **
L'amo con tutto il mio cuore di gentil nobildonna :D
Dreaming_Archer: ciaoooooo ** anche tu dici che è lungo? a me era sembrato tremendamente corto T.T sarà stata una mia impressione xD Grazie dei tuoi complimenti ** sono sempre ben accetti!
Sì,parliamo del finale T.T a me non mi è piaciuto come mi è venuto ç_ç l'avevo immaginato diverso >.<
spero ti piaccia il capitolo,ti lancio un bacio!:*
Emily Doyle: cara ** lo sapevo che il litigio non ti sarebbe andato a genio xD ormai ti conosco u.u
Grazie dei complimenti ** ma pecchè dici che Ronnie è brutta?ç_ç come ho già detto,è uno dei miei personaggi preferiti! :D insieme a Hillari :D
dai,leggiti questo :D spero sia di tuo gradimento :D
Jo_96: my dear <3 grazie tesoro ** sono felice che il capitolo ti sia piaciuto :D spero che questo non sia da meno!Sono contenta che riesci ad immedesimarti nei personaggi,è quello che vorrei che tutti i miei fan potessero fare *-*
Ed ecco qua,come va a finire ** spero di non deluderti.
T'amo anch'io <3

Un bacione a voi fan silenziosi ** siete i migliori :D

Mizz


  
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