3. Il breve caso dell’innominato.
[Parte uno.]
Era
una tipica serata invernale e le strade di Londra erano praticamente deserte.
Io e il mio amico Sherlock Holmes camminavamo tenendoci a braccetto, stretti
nei nostri lunghi cappotti, come se insieme avessimo potuto sconfiggere il
freddo.
-Allora,
ragazzo mio, cosa ne dice di quest’opera?-, mi chiese il mio amico.
-Se
devo essere sincero, mio caro Holmes, mi aspettavo qualcosa di più.
Lui
si lasciò andare a una delle sue tipiche risatine soffocate.
-L’avevo
intuito. Per tutto il tempo non ha fatto che muoversi sulla poltrona e fissare
il libretto del copione. Solo durante la morte di Euridice l’ho vista
particolarmente attenta.
Io
risi di cuore e scossi la testa.
-E
a quanto pare non è piaciuta neanche a lei, visto che ha passato tutto il tempo
ad osservarmi.
A
quell’affermazione Holmes si portò la mano libera al petto.
-Colpito-,
disse soltanto per poi rivolgermi un occhiata divertita.
Stavo
per ribattere, quando una ventata gelata mi fece rabbrividire. Holmes sentendo
il mio corpo irrigidirsi decise di cercare una carrozza, ma a quanto pare
quella sera nessuno si era attentato ad uscire.
Continuammo
a camminare, finché non arrivammo vicino al porto del Tamigi. Lì, tutta
ammassata, c’era una folla di persone che parlottavano.
Io
feci per andare avanti, ma Holmes si bloccò istantaneamente.
Mi
voltai verso di lui, ma quando vidi i suoi occhi brillare, capì che i miei
piedi non avrebbero rivisto il nostro camino tanto presto.
Staccandosi
dal mio braccio, il mio compagno si diresse verso la folla e io gli fui subito
dietro. Con la sua stazza e il suo comportamento autoritario si fece
velocemente largo tra la gente.
Appena
riuscimmo ad uscire, un fortissimo odore d’alcool mi colpì le narici.
Steso
per terra, sotto una lanterna rotta, stava un corpo. Un corpo morto.
-Via,
via! Fate largo!-, sentimmo prima di vedere apparire la figura dell’ispettore
Lestrade.
-Buona
sera, ispettore-, dissi cortesemente, ma non parve sentirmi.
Ci
squadrò per un lungo attimo, poi sospirò rumorosamente.
-Io
non capirò mai come voi facciate sempre ad essere sul posto dell’omicidio prima
della polizia!
Io
sorrisi bonario e lo rassicurai che quella volta era solamente un caso.
-Vero,
Holmes?-, chiesi girandomi verso il mio amico.
Lo
trovai accucciato vicino al cadavere. I suoi occhi scrutavano nel buio della
notte in cerca di qualche indizio. Non mi sarei stupito se neanche avesse
sentito l’arrivo di Lestrade.
Con
uno scatto si alzò velocemente in piedi e prese a girare intorno al corpo, due
volte in senso orario, due in antiorario.
Io
distinguevo a malapena il suo viso, non riuscivo a capire come potesse anche
solo scorgere il contorno del cadavere.
Improvvisamente
si arrestò e avvicinò il naso alla bocca dello sconosciuto. Vidi quello che mi
sembrò un sorriso amaro, ma sparì velocemente.
-Lestrade,
qui non ci sarà bisogno sicuramente del mio aiuto, il caso è assolutamente
elementare.
Io
e l’ispettore ci guardammo perplessi.
-Quindi
ha capito come è morto l’uomo?-, chiesi interessato.
-Sì,
ma scommetto che Lestrade sarà più che capace di illustrarci la situazione.
Quando
Holmes delegava le spiegazioni agli altri, voleva proprio dire che non ne
avrebbe tratto nessun divertimento. Considerava veramente quel caso troppo elementare
per le sue capacità.
L’ispettore
intanto si era avvicinato al corpo e l’aveva velocemente ispezionato.
-Bhe,
che sia ubriaco mi sembra ovvio ma…
Un
piccolo colpo di tosse ironico provenne dalla gola del mio amico.
-Lo
guardi bene, Lestrade-, lo invitò Holmes con un piccolo sorrisino malizioso.
-Insomma
Holmes, mi vuole spiegare cosa dovrei dedurre da un corpo che emette un
nauseabondo odore di alcol, se non uno stato di ebbrezza?
-Lei
ha ragione, Lestrade, nella maggior parte dei casi sarebbe così, ma non le pare
strano che tutto il corpo sia
cosparso d’alcool?
-Bhe,
magari era così ubriaco che si è sparso addosso la bottiglia-, azzardai io.
Holmes
scosse la testa e ci invitò a chinarci. Un tremendo olezzo ci assalì le narici.
-Non
vi sembra che sia stato sparso un po’ troppo alcool su questo corpo? Gli abiti
sono umidi. E poi, la cosa più interessante sono le labbra.
-Le
labbra?- domandai perplesso.
-Sì,
annusando le labbra mi sono accorto che quest’uomo non ha bevuto neanche un goccio di brandy o qualsiasi altro
alcolico. Non ne aveva traccia neanche sui contorni della bocca, dove per un
ubriacone dovrebbero esserci diverse sbavature.
Una
ventata di vento ci trapassò le ossa. Ci guardammo per un attimo, ognuno perso
nelle proprie elucubrazioni. Ovviamente io continuavo a pensare alle piccole
particolarità di questa avventura.
-E
quindi se non era ubriaco, perché si trova qui morto e zuppo d’alcool?-, chiesi
perplesso, mentre mi strofinavo le mani ghiacciate.
Holmes
mi sorrise leggermente e tornò in posizione retta, seguito immediatamente da
noi.
-Vedo
che non ha perso le sue capacità riassuntive, Watson. Ma proviamo a ragionare.
Possiamo affermare senza dubbio che non si tratta di suicidio, quindi un agente
esterno deve aver provocato la morte di quest’uomo. Visto che solo una persona
può riuscire a fare una cosa del genere, possiamo anche escludere un fattore
casuale o un fenomeno naturale.
Io
e Lestrade annuimmo e ci apprestammo a seguire il resto della spiegazione.
-La
domanda successiva è “perché fare questo? Perché l’alcool?”. Per scoprire il
motivo della morte bisognerà risalire all’identità dell’uomo, e per scoprire la
causa del decesso avere un po’ di luce. Per quanto riguarda l’utilizzo
dell’alcool, la risposta è scontata. Serviva per sbarazzarsi del corpo, per
bruciarlo e non lasciare tracce.
Ancora
una volta, nonostante gli anni, mi stupii della bravura del mio compagno e di
quanto in verità fossero semplici ed elementari le soluzioni.
-Sembra
che così tutto quadri-, disse Lestrade; -L’unica domanda che mi martella in
testa è come mai abbiano lasciato qui il cadavere. Se doveva essere bruciato,
in un posto del genere non sarebbe passato inosservato.
Holmes
si avvicinò all’ispettore assentendo con il capo.
-Esatto,
Lestrade. Ma per risalire agli assassini, bisogna conoscere alla vittima.
Chieda ai suoi uomini se possono portarci una lanterna cieca.
Subito
un ragazzotto in divisa ci consegnò ciò che avevamo richiesto.
Fremevamo
tutti per la curiosità, ma quando la luce inondò il volto dell’uomo, vidi lo
sguardo di Holmes gelare.
Era
stato un attimo, come era arrivato era sparito, ma non me l’ero immaginato.
-Uhm,
si è fatto tardi, Lestrade. Io e Watson siamo stanchi e ormai non c’è più nulla
da fare. Potremmo usufruire di una delle carrozze di ordinanza? Grazie e a
presto.
Velocemente
salimmo sul mezzo e non fu spesa neanche una parola.
Holmes
non era pensieroso, in realtà in quel momento non sapevo come classificarlo.
Non l’avevo mai visto con uno sguardo simile, nonostante i tanti anni passati
insieme.
Tentai
più volte di parlare, ma i diversi grugniti che mi rivolse come risposta,
valevano più di mille spiegazioni. Non era il momento, come tante volte non lo
era stato in passato. Avrei aspettato che fosse Holmes a parlarmene per primo.
Quando
arrivammo davanti a casa però fui l’unico a scendere.
-Salga
in casa, Watson, e non mi aspetti alzato. Tornerò il più presto possibile.
-Dove
vuole andare, Holmes? Se posso esserle utile…
Non
mi lasciò finire la frase e sorrise, sorrise veramente. Non per un attimo, non
per un secondo. Quello era uno dei suoi rari e meravigliosi sorrisi.
-Grazie,
vecchio mio, ma devo fare da solo-, disse tornando dentro la carrozza; -E poi
se il mio Boswell si ammala, sarei perso.
Avrei
voluto dirgli tante cose in quel momento, ma bastò incrociare i nostri sguardi.
La
carrozza partì e io mi avviai verso il letto, su cui mi addormentai
all’istante.
***Angolino
della squinternata***
Ed
eccomi di nuovo qui ad aggiornare questa raccoltina =D
Dovete
sapere che, in verità, “Il breve caso dell’innominato” non è tanto breve xD.
Mi
spiego meglio, in verità non è lunghissimo, ma ho preferito darvelo a piccoli
pezzi, invece di farvi aspettare un eternità per l’episodio completo.
Questa,
come avete letto, è solo la prima piccolissima parte. Il tutto si dovrebbe
risolvere in 1-2 capitoli, niente di cui preoccuparsi.
Ora,
vorrei chiedere il vostro perdono per questo scempio, io non sono brava con i
gialli o i misteri, quindi chiedo venia per aver inventato questo scempio, ma
mi serviva per introdurre i prossimi capitoli, quelli in cui si spiegherà tutto
sull’ “Innominato”.
Intanto,
così per giocare, vorrei sapere chi pensate che sia l’uomo morto trovato vicino
al porto del Tamigi. Sarà molto difficile indovinare, ma visto che sono buona
vi do un indizio: nel canone non è mai citato, ma è strettamente legato a
Holmes.
Si
aprono le scommesse! A chi indovina dedico il prossimo capitolo =D
Ma
diamo piccole spiegazioncine su questo capitolo.
1)Come avrete intuito,
Holmes e Watson erano al ritorno da uno spettacolo teatrale, più precisamente “Orfeo
e Euridice”. Watson è un grande appassionato di tragedia greca e anche del
teatro in generale, quindi non mi è sembrato strano che si fossero presi una
serata, nonostante il freddo gelido.
2) Lestrade sbuffa a
vedere lì Holmes e Watson, poverino xD. Capitelo, si sente spodestato dal suo
ruolo di “protettore dei cittadini” visto che alla fine è sempre Holmes che
salva la situazione. Ovviamente nelle sue parole non c’è risentimento.
3) La dote riassuntiva
elogiata di Watson non me la sono inventata, ma compare in “Uno studio in rosso”,
dove Watson fa un meraviglioso punto della situazione e anche lì viene elogiato
da Holmes.
4)”Se il mio Boswell si
ammala, sarei perso” Qui non penso che ci sia molto da spiegare, ma per i più
smemorati ricordo “Uno scandalo in Boemia” dove Holmes afferma molto convinto “I’m
lost without my Boswell”.
Ed
ora rispondo ai meravigliosi commenti che mi sono stati lasciati allo scorso
capitolo **.
Anne London: Ti ringrazio molto per i
complimenti ^^. Per quanto riguarda lo slash, è una cosa spinosa anche per me.
Nonostante io abbia scritto e letto slash, non riesco a immaginarmi un Holmes e
un Watson canonici che sono innamorati. Ovviamente apprezzo comunque le slash
H/W però… bho, diciamo che nel mio immaginario non potrebbero essere altro che
amici. Per Freud hai ragione, ma non so se i giornali inglesi fossero così
aperti da pubblicare le sue teorie (per esempio quella di Edipo aveva sconvolto
tantissime persone). Sperando di non averti fatto aspettare troppo per questo
misero capitolo, mi auguro che ti sia piaciuto ugualmente ^^.
Miss Adler: Non sei l’unica ad essere una
Sherlockomane xD Ti garantisco che io sono uguale e ti capisco! Per fortuna non
avete cercato di accopparmi quando ho fatto volare via il dottore (non sai
quanto mi è dispiaciuto!).
“Hanno una specie di
tacita e silenziosa intesa: ognuno sa quanto vale per l'altro ,ma non
l'ammetterebbero mai!!” con questa frase hai capito alla perfezione ciò che
volevo far trasparire <3. Visto, non ti ho fatto aspettare a lungo ^^. Ciao
e grazie ancora.
DataLore1001001: xD A te rispondo per entrambe
le meravigliose recensioni!
Sono contenta che sia riuscita a passarti la dolcezza della
scena della morte di Watson. La tua recensione non è assolutamente insulsa,
anzi mi ha fatto molto piacere sapere la tua opinione, mi hai tolto un po’ di
dubbi xD. Questo è che hai appena letto è uno di quelli che introdurrà il
passato nascosto di Holmes. xD per fortuna che nessuno crede che Holmes sia un
polaretto se no poveri noi! xD
Per la seconda recensione, sono contenta che i commentini di
Holmes ti abbiano fatto ridacchiare un po’ =D. Il 1895 è uno dei miei anni
preferiti quindi non potevo non inserirlo. In questa ff non c’è un anno
preciso, per lo meno non l’ho ancora deciso. Per quanto riguarda lo sguardo di
Holmes, non c’è né giusto, né sbagliato. È così e basta. Spero vivamente che
anche questo capitolo sia di tuo gusto =D. Grazie ancora del sostegno!
Ovviamente
ringrazio anche chi legge, chi segue (Alchimista Bellis DataLore1001001), chi
ricorda(DataLore1001001) e chi
preferisce (DataLore1001001)
Alla
prossima con la seconda parte de “Il breve caso dell’innominato”!