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Autore: Ezrebet    06/10/2010    3 recensioni
Emma è una ragazza fragile e disturbata. Chi o che cosa riuscirà a scuoterla dalla tristezza in cui è scivolata? Una storia d'amore e di rabbia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inserisco subito un capitoletto. Mi metto nei panni dei lettori..
Ciao, Ezrebet



Sollevò faticosamente le palpebre trovandosi immersa in un’atmosfera ovattata. Non sentiva alcun suono, soltanto un pungente odore di alcool. Aveva caldo. Si sentiva sudata ed aveva sete. Provò ad aprire la bocca, ma aveva le labbra così arse che non riuscì ad articolare alcuna parola. Si mosse appena sul cuscino e nella testa scoppiarono i fuochi artificiali.. Una fitta dolorosa sembrò spaccarle in due il cranio. Strinse i denti, e strinse i pugni quanto poteva…

“Emma”.

Una voce femminile ruppe il silenzio.
 

Matilde.
E la vide, guardarla con occhi amorevoli e stanchi. Provò a rivolgerle un sorriso mentre sentiva che le accarezzava la fronte, lievemente. La callosità di quelle dita la scagliarono indietro nel tempo, a quando era piccola e piangeva e lei la consolava, sempre, sempre, sempre.. la guardò ancora, l’immagine della donna deformata dalle lacrime che le appannavano lo sguardo.
“Bambina. Va tutto bene, sai? Starai benissimo” le sorrise ma la tristezza incupiva quell’espressione così famigliare.
Emma le strinse la mano e quella annuì “Si, è così, starai bene”.
Mentre la donna le parlava, un pensiero attraversò la mente di Emma. E finalmente riuscì a sussurrare “James”.
 
Riemergendo dal sonno, Emma si trovò avvolta nella penombra. Mosse la testa. Non le faceva più tanto male. Si guardò intorno cercando di distinguere qualcosa nel buio. E vide James.
Era seduto sulla poltrona alla destra del letto, le gambe allungate davanti a sé, appoggiato allo schienale, gli occhi socchiusi.. Il sollievo invase Emma. Il cuore le fece quasi male mentre lo guardava. Avrebbe voluto chiamarlo, ma forse era addormentato..
“Sei sveglia?”.
Il tono della sua voce era piatto. Serio. Emma annuì. James non sembrava volersi muovere da dov’era..
“Come ti senti?”.
“Bene..” riuscì a mormorare lei. Una strana sensazione la fece tremare dentro. Non sapeva definirla.. Forse era paura. O forse era la consapevolezza che stava per accadere qualcosa.. Forse la piccola Emma stava per svegliarsi da un sogno durato anche troppo..
“Che è successo, Emma?”.
Lei emise un sospiro, distolse lo sguardo e guardò davanti a sé. La parete, nella penombra, sembrava grigia.. grigia come le nuvole che l’avevano accompagnata in quel sonno così inaspettato e gelido.
“Non lo so” disse “Ero sulla spiaggia e poi ho avuto così freddo” corrugò la fronte, cercando di recuperare qualche dettaglio dalla memoria, ma tutto sembrava immerso in una spessa ed invincibile nebbia.
“Stavi per annegare” fece l’uomo, in tono fermo “Se il mio autista non fosse arrivato, saresti annegata”.
Emma non seppe che cosa rispondere. Come molte altre volte nella sua vita aspettò. Aspettò che lui dicesse, che lui facesse, che lui…
“Volevi farlo? Volevi annegare?” le domandò James, cambiando improvvisamente tono. Sembrava soffocato, come se stesse tentando di controllarsi.
“Oh, no” reagì subito lei, voltandosi a guardarlo “No.. stavo passeggiando e.. e sono svenuta, credo” lo fissò, spaurita, perché non sapeva, non ricordava, ma era certa. Certa di non aver voluto.. di non aver voluto.
Lo vide alzarsi di scatto ed avvicinarsi al letto. Si piegò su di lei e finalmente riuscì a scorgere la sua espressione. Disperata. Non le venne in mente un’altra parola. La fissò un lungo momento, in quel modo, con quell’espressione che stravolgeva i suoi bellissimi lineamenti..
“Se l’hai fatto, Emma.. Dimmelo..” la scrutava e parlava in tono affannato “Perché quando ti ho visto pallida ed esanime..Oh, Dio..” le appoggiò le mani sulle guance e quel calore le attraversò il corpo “..perché tu forse eri..” s’interruppe, incapace di pronunciare quelle parole.
Emma si mosse senza nemmeno rendersene conto. Lasciò che le proprie mani si appoggiassero su quelle di lui e avrebbe voluto parlargli, ma non ci riusciva. Lo fissò, sperando che i suoi occhi parlassero per lei.
James ricambiò il suo sguardo per un lungo momento, poi si sciolse dalla stretta e parve recuperare un po’ di autocontrollo. Si aggiustò la camicia e la cravatta, si passò una mano sul viso e disse “Adesso riposati. Ne riparleremo più tardi”. 

   
 
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