"...
Ci sono altri mondi oltre a questo."
Jake
Chambers - L'ultimo cavaliere
Stephen
King
La
sfera
del serpente rotolò nell'aria, e prima che Piton potesse far
altro che urlare,
gli aveva racchiuso testa e spalle... [1]
Oleander
gridò con lui, forse più forte, ma dalla bocca
non le uscì alcun suono, nè
riuscì a slanciarsi verso di lui, come voleva fare. Era come
un fantasma,
inchiodato in un angolo di quella stanza tetra.
...
La
mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse
più [1]
Oleander
iniziò a piangere disperata.
Spalancò
gli occhi nel buio, annaspando tra le lenzuola come chi cerca di
restare a
galla nel mare in burrasca, il cuore che le galoppava nel petto, il
respiro
mozzo.
Le
ci vollero diversi secondi per realizzare di trovarsi sdraiata su un
letto,
ancora di più per scacciare il terrore paralizzante di
quell'incubo e ritrovare
un minimo di lucidità. Instupidita e frastornata per essersi
destata così
bruscamente si mise a sedere; sentì freddo sul viso ed
istintivamente si portò
una mano sulla guancia, trovandola bagnata: doveva aver pianto e forse
anche
urlato, prigioniera in quel sogno. E forse aveva anche svegliato
Severus.
Allungò
la mano sinistra, ma sdraiato accanto a lei non dormiva nessuno. Che si
fosse
già alzato?
"No,
non è così. Severus non è mai
stato qui. Lui è morto sul pavimento lurido e polveroso
della Stamberga
Strillante. E' morto dilaniato dalle fauci di Nagini, dissanguato,
affogato nel
suo stesso sangue. Non è mai entrato nella tua vita, non vi
siete mai
incontrati e lui è morto senza averti mai conosciuto." una voce triste, l'eco lontana di
quell'incubo che
faticava a dissolversi rieccheggiò nella sua mente.
"No,
no, non è così." sussurrò nel buio.
Appoggiò i piedi nudi sul parquet
grezzo della camera, freddo ma non gelato. "Sono nella casa di Severus
di
Spinner's End." Sebbene iniziasse a sentirsi un po' ridicola, a parlare
così a mezza voce, nel buio di una stanza vuota, avvertiva
la necessità di
confermare a se stessa la verità della realtà che
la circondava, la verità del
fatto che Severus si era addormentato al suo fianco solo poche ore
prima e non
era affatto morto per ordine di Voldemort e per mano del suo familiare.
Nonostante
il suo urlo di dolore e terrore ancora le rimbombasse nelle orecchie,
nonostante avesse visto quel sangue, troppo rosso e fluido per essere
finto,
macchiare il colletto bianco del suo vestito e spandersi in una pozza
color
cremisi sul pavimento della Stamberga.
"Insomma,
è stato solo un sogno,
perchè ti agiti così?" pensò con
una punta di rabbia.
Scese
le scale dirigendosi verso il piccolo laboratorio di pozioni nel
seminterrato,
perchè da sotto la porta chiusa si irradiava la luce delle
lanterne. Trattenne
il fiato mentre apriva la porta, per poi esalarlo in un sospiro di
sollievo
alla vista di Severus che le dava le spalle, intento a pesare qualcosa
su un
bilancino. "Ah, sei qui." disse, cercando di non apparire troppo
sollevata. O stupida.
"Considerando
che questa casa ha sole altre quattro stanze e non ero ai piani
superiori, non
c'erano molte alternative, Miss Ovvietà." L'immancabile
rimarco sarcastico
del mago vestito di nero era quasi rassicurante, tanto da strapparle
uno sbuffo
divertito.
Solo
a quel punto, dopo aver finito di pesare gli ingredienti, Severus si
voltò a
guardarla, tradendo lo stupore con una lieve alzata di sopracciglia
"Qualcosa non va?"
Non
si era preoccupata di guardarsi allo specchio ma di certo,
pensò Oleander, non
doveva avere un bell'aspetto in quel momento: la camicia da notte
spiegazzata,
i capelli in disordine e gli occhi sicuramente ancora rossi per il
pianto.
"Ho avuto un incubo. Un incubo terrificante." ammise.
Attraversò la
stanza e si lasciò cadere su un alto sgabello.
Poichè Severus non la canzonò
per essersi spaventata per così poco, si sentì
incoraggiata a raccontare.
"Anche
quando morì mia mamma, ebbi incubi per diverso tempo, ma -
si passò una mano
tra i capelli - nessuno così realistico. Era proprio come se
stesse accadendo
davvero in quel momento, davanti ai miei occhi." Tacque e, dopo un
tempo
che sembrò un'infinità, la voce calma e posata di
Severus ruppe il silenzio
"Probabilmente è così."
"Prego?"
Oleander lo guardò, non sapeva se più sconvolta
per quella frase o per il tono
tranquillo con cui era stata pronunciata.
"In
un altro luogo, in un'altra realtà, ciò che hai
visto è successo davvero. - con
una spatola di legno Piton versò una resina collosa nel
calderone ribollente -
Esistono altri mondi oltre a questo: mondi dove io sono morto, mondi
dove la
magia non esiste, mondi che non hanno conosciuto la minaccia
dell'Oscuro
Signore, o che hanno conosciuto di peggio. Tu, stanotte, hai
semplicemente
sfiorato uno di quei mondi."
Olander
annuì lievemente: ora capiva il perchè di quella
agitazione che non voleva
abbandonarla neanche da sveglia, il perchè di quella
sconfinata tristezza. Da
qualche parte, in un altro universo, Severus era morto e loro due non
si erano
mai amati. Lei probabilmente nemmeno esisteva in quel mondo. Dava una
strana
sensazione pensare alla propria non-esistenza.
"Ma
poichè ciò non è accaduto nella nostra
realtà, ti consiglio di non tormentarti
troppo, nè di perderci il sonno. Anche perchè non
c'è nulla che tu possa fare
al riguardo." proseguì il mago dai capelli corvini,
mescolando con
attenzione la sua pozione.
Attraverso
le parole di Severus, lucide e razionali, la realtà attorno
a lei riacquistava
man mano concretezza e spessore. Percepiva il sedile sotto di
sè e la fredda
parete di pietra a cui era appoggiata attraverso la stoffa della
camicia da
notte.
Nel
loro mondo c'erano stati lutti e dolore per tutti, c'erano cicatrici
fisiche e
dell'animo che ci avrebbero messo anni a guarire. Come quella di
Severus alla
gamba: non le era sfuggito il fatto che il suo compagno stesse
preparando una
pozione antidolorifica, l'ennesima, per alleviare il tormento del morso
di
Nagini. E di sicuro, ogni volta che Molly e Arthur passavano davanti
alle
stanze di Percy e Bill, ricordavano e soffrivano. E, ne era certa,
Harry
passava ancora molte notti in bianco, torturato dalla consapevolezza di
aver
avuto dentro di sè un frammento di anima di Voldemort.
Certo,
c'era stato tutto questo e molto altro ancora, ma poteva andare peggio.
Altrove
era andata peggio.
E
Severus era nel giusto: poteva anche piangere tutte le sue lacrime e
maledire
mille divinità, ma non aveva alcun modo di interferire con
altri mondi. Meglio
concentrare tutte le energie sulla propria, di realtà.
Quasi
le avesse letto nel pensiero, Severus la apostrofò "Dunque?
Non mi dici
che ho perfettamente ragione, come sempre del resto?"
Oleander
ritrovò il suo spirito: si alzò di scatto dallo
sgabello e si diresse verso
l'uscita senza guardarlo "In un altro mondo, magari." Aveva
già una
maniglia sulla porta, quando aggiunse "Ti preparo un tè, per
bere quella
pozione."
"Nero,
senza zucchero."
"Agli
ordini!"
Pochi
minuti più tardi il fischio del bollitore sospinse fuori
dalla casa di
Spinner's End anche l'ultima eco degli altri mondi.
-
FINE -
[1]
Citazioni letterali da "I doni della morte".
L'idea
di questa fanficion è nata da quell'unica frase citata
all'inizio, anche se ne
"L'ultimo cavaliere" ha un significato molto diverso, direi quasi
opposto alla mia storia.
Credo
che in fondo, con le nostre fanfiction, anche noi finiamo per creare
tanti
"altri mondi" che mentre scriviamo diventano veri e concreti e, per
noi, esistono sul serio. Almeno, mentre scrivo per me è
così: se non fossi
convinta di questo, non avrei mai scritto un rigo in vita mia.
Nel
libro della Rowling Severus muore. Ma possiamo ben immaginare una
realtà dove
ciò non accade, no? Bridiamo a tutti i nostri "altri mondi",
dunque!