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Autore: Clive Danbrough    07/10/2010    0 recensioni
In una terra profondamente segnata da un conflitto millenario, viene narrata la storia di Deuchalion, potente e schivo eremita appartenente alla setta dei Necromanti, costretto da un vile ricatto a servire il suo peggior nemico, e a condurlo all'antico rifugio del Principe dei Morti, maestro della setta, al fine di consumare un'antica vendetta. Una storia avvincente ricca di colpi di scena, creature e ambienti terrificanti, personaggi dal passato misterioso e oscuri intrighi.
Genere: Dark, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Non rimproverarti, è assai difficile procurarsi notizie fresche di questi tempi. Io stesso mi sono dovuto recare di persona al Confine per scoprirlo. L’Ordine è abile a celare le proprie mosse» mormorò Calidius, intuendo la disperazione della ragazza.

«Le proprie... mosse...» mormorò debolmente Alessia, mentre cominciava a sentirsi le gambe sempre più deboli.

«Suppongo che tutto questo abbia in qualche modo a che fare con la campagna contro i Necromanti...»

Ma Alessia ormai non lo ascoltava più. Vedeva le labbra di Calidius muoversi, ma alle sue orecchie non giungeva alcun suono. Ogni rumore giungeva ovattato, i contorni scuri del Necromante diventavano sfocati e confusi, persino la luce all’interno della grotta cominciò pian piano a diventare sempre più flebile, fino a scomparire del tutto in un delicato e infinito oblio.

 

Molte ore dopo, Alessia riaprì gli occhi. Vide sopra di sé, raffigurati sul soffitto, curiosi graffiti realizzati con inchiostro nero, che in precedenza non aveva notato. Era sdraiato sul letto intagliato nelle radici. Calidius non era nella stanza.

Si rese conto di essere svenuta. La tensione degli ultimi giorni, unita allo scarso riposo che si era potuta permettere e alla sconcertante notizia che le era stata comunicata poc’anzi le avevano causato la perdita dei sensi. Si sedette lentamente sull’orlo del giaciglio, guardandosi intorno. La stanza era vuota, e si accorse che il passaggio da cui era entrata nella caverna poco tempo prima era stato sbarrato. La galleria nella roccia era chiusa con uno spesso portone in legno.

La ragazza si alzò e si diresse verso di esso. Ne afferrò i bordi, ma ogni tentativo di smuoverlo si rivelò presto vano. Non solo la pesantezza dell’ostacolo contribuiva a renderne lo spostamento un’impresa, ma si rese presto conto che esso era dotato di una serratura e chiuso a chiave.

Improvvisamente, udì un rumore provenire dalla galleria interna della caverna. Alessia non era sicura di essere autorizzata ad aggirarsi per quel luogo come più le aggradava, ma d’altronde Calidius non le aveva imposto alcuna restrizione in merito. Decise che avrebbe osato ficcanasare in giro, ragion per cui si intrufolò nell’oscuro cunicolo. Esso era, se possibile, anche più angusto e stretto della via di ingresso alla grotta, e Alessia si chiedeva come Calidius fosse in grado di attraversare senza difficoltà quei passaggi.

A un certo punto, ebbe l’impressione di intravedere delle luci baluginanti alla fine del percorso. Si trattava di lampi intermittenti di colore bluastro, e sembravano essere l’unica fonte di illuminazione di quell’area. Era quasi giunta al termine della spaccatura nella roccia, e sentiva la curiosità pervadere le sue membra con rinnovato entusiasmo.

Sbucò infine in un antro dalle dimensioni notevolmente maggiori rispetto a quello dove aveva dormito in precedenza. Era quasi del tutto vuoto, eccezion fatta per la fonte delle luci misteriose. Tale spazio sarebbe stato completamente buio se non fosse stato per i bagliori scaturiti da una serie di ampolle e alambicchi di vetro, posizionati in ordine sparso sopra alcuni tavoli in fondo alla camera. Erano i liquidi contenuti nelle ampolle e negli alambicchi a generare i fasci luminosi colorati. A intervalli di pochi secondi, tutto lo spazio circostante era pervaso da uno sfolgorio di lampi tinti del blu della notte più intensa.

Alessia avvicinò il volto a uno degli involucri di vetro: i liquidi al loro interno stavano bollendo, poiché erano sospesi sopra un catino in ferro che, come la ragazza ebbe modo di appurare, conteneva carboni ardenti. Sottili vapori si levavano leggiadri dalla superficie dei fluidi in ebollizione, vorticando velocemente in spirali e incanalandosi da una fiala all’altra.

Agli alambicchi erano collegati strani marchingegni, sormontati da quelli che parevano i piatti di una bilancia. Sopra di essi erano stati posti, diversi per ogni singolo macchinario, della polvere bianca come zucchero, dei semi dal fortissimo aroma dolciastro e delle foglie secche che emanavano il medesimo odore.

Accanto ai tavoli da lavoro su cui era poggiato quell’incredibile complesso di stramberie, vi erano diverse piattaforme in legno, su cui erano state lasciate decine di scodelle e mortai di varie dimensioni, con i relativi cucchiai e pestelli. Sulle stesse piattaforme era stata collocata una straordinaria quantità di ingredienti alchemici, con un immenso assortimento. Non mancavano radici, foglie, semi e baccelli, né qualsiasi altro componente di pianta da cui si potesse ricavare una qualche sostanza. Molto probabilmente, la maggior parte di quello che vedeva proveniva dall’orto segreto in cui aveva incontrato Calidius.

  
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