«Non
rimproverarti, è assai difficile procurarsi notizie fresche
di questi tempi. Io
stesso mi sono dovuto recare di persona al Confine per scoprirlo.
L’Ordine è
abile a celare le proprie mosse» mormorò Calidius,
intuendo la disperazione
della ragazza.
«Le
proprie... mosse...» mormorò debolmente Alessia,
mentre cominciava a sentirsi
le gambe sempre più deboli.
«Suppongo
che tutto questo abbia in qualche modo a che fare con la campagna
contro i
Necromanti...»
Ma
Alessia ormai non lo ascoltava più. Vedeva le labbra di
Calidius muoversi, ma
alle sue orecchie non giungeva alcun suono. Ogni rumore giungeva
ovattato, i
contorni scuri del Necromante diventavano sfocati e confusi, persino la
luce
all’interno della grotta cominciò pian piano a
diventare sempre più flebile,
fino a scomparire del tutto in un delicato e infinito oblio.
Molte
ore dopo, Alessia riaprì gli occhi. Vide sopra di
sé, raffigurati sul soffitto,
curiosi graffiti realizzati con inchiostro nero, che in precedenza non
aveva
notato. Era sdraiato sul letto intagliato nelle radici. Calidius non
era nella
stanza.
Si
rese conto di essere svenuta. La tensione degli ultimi giorni, unita
allo
scarso riposo che si era potuta permettere e alla sconcertante notizia
che le
era stata comunicata poc’anzi le avevano causato la perdita
dei sensi. Si
sedette lentamente sull’orlo del giaciglio, guardandosi
intorno. La stanza era
vuota, e si accorse che il passaggio da cui era entrata nella caverna
poco
tempo prima era stato sbarrato. La galleria nella roccia era chiusa con
uno
spesso portone in legno.
La
ragazza si alzò e si diresse verso di esso. Ne
afferrò i bordi, ma ogni
tentativo di smuoverlo si rivelò presto vano. Non solo la
pesantezza
dell’ostacolo contribuiva a renderne lo spostamento
un’impresa, ma si rese
presto conto che esso era dotato di una serratura e chiuso a chiave.
Improvvisamente,
udì un rumore provenire dalla galleria interna della
caverna. Alessia non era
sicura di essere autorizzata ad aggirarsi per quel luogo come
più le aggradava,
ma d’altronde Calidius non le aveva imposto alcuna
restrizione in merito.
Decise che avrebbe osato ficcanasare in giro, ragion per cui si
intrufolò
nell’oscuro cunicolo. Esso era, se possibile, anche
più angusto e stretto della
via di ingresso alla grotta, e Alessia si chiedeva come Calidius fosse
in grado
di attraversare senza difficoltà quei passaggi.
A
un certo punto, ebbe l’impressione di intravedere delle luci
baluginanti alla
fine del percorso. Si trattava di lampi intermittenti di colore
bluastro, e
sembravano essere l’unica fonte di illuminazione di
quell’area. Era quasi
giunta al termine della spaccatura nella roccia, e sentiva la
curiosità pervadere
le sue membra con rinnovato entusiasmo.
Sbucò
infine in un antro dalle dimensioni notevolmente maggiori rispetto a
quello
dove aveva dormito in precedenza. Era quasi del tutto vuoto, eccezion
fatta per
la fonte delle luci misteriose. Tale spazio sarebbe stato completamente
buio se
non fosse stato per i bagliori scaturiti da una serie di ampolle e
alambicchi
di vetro, posizionati in ordine sparso sopra alcuni tavoli in fondo
alla
camera. Erano i liquidi contenuti nelle ampolle e negli alambicchi a
generare i
fasci luminosi colorati. A intervalli di pochi secondi, tutto lo spazio
circostante
era pervaso da uno sfolgorio di lampi tinti del blu della notte
più intensa.
Alessia
avvicinò il volto a uno degli involucri di vetro: i liquidi
al loro interno
stavano bollendo, poiché erano sospesi sopra un catino in
ferro che, come la
ragazza ebbe modo di appurare, conteneva carboni ardenti. Sottili
vapori si
levavano leggiadri dalla superficie dei fluidi in ebollizione,
vorticando
velocemente in spirali e incanalandosi da una fiala all’altra.
Agli
alambicchi erano collegati strani marchingegni, sormontati da quelli
che
parevano i piatti di una bilancia. Sopra di essi erano stati posti,
diversi per
ogni singolo macchinario, della polvere bianca come zucchero, dei semi
dal
fortissimo aroma dolciastro e delle foglie secche che emanavano il
medesimo
odore.
Accanto
ai tavoli da lavoro su cui era poggiato quell’incredibile
complesso di
stramberie, vi erano diverse piattaforme in legno, su cui erano state
lasciate
decine di scodelle e mortai di varie dimensioni, con i relativi
cucchiai e
pestelli. Sulle stesse piattaforme era stata collocata una
straordinaria
quantità di ingredienti alchemici, con un immenso
assortimento. Non mancavano
radici, foglie, semi e baccelli, né qualsiasi altro
componente di pianta da cui
si potesse ricavare una qualche sostanza. Molto probabilmente, la
maggior parte
di quello che vedeva proveniva dall’orto segreto in cui aveva
incontrato
Calidius.