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Autore: lady hawke    04/11/2005    4 recensioni
Due sorelle e due caratteri completamente diversi e una strana riflessione, nata attraverso un libro di storia
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo una parola

              Solo una parola

 

     Ginevra ha nove anni, capelli neri, ricci come quelli di sua madre. Ha occhi attenti, luminosi e curiosi. Vuole conoscere tutto, vuole avere tutto il mondo fra le sua mani; le piace l’idea di averlo lì, poterlo osservare tutto quanto in un istante, come quando, in estate, prendi l’acqua con le mani, e non importa quanto siano piccole, perché vedrai sempre il riflesso del tuo viso.

- Elettra! – Ginevra chiama, ma sa che nessuno le risponderà, perché sua sorella odia quel nome, l’ ha sempre odiato. “Chissà perché”, si chiede.

Il suo nome le piace, le piace tanto. la mamma le aveva raccontato che lei portava il nome di una regina leggendaria, la moglie di re Artù. Le aveva anche detto che bisognava andare fieri di un nome così importante. Ginevra lo aveva sempre fatto, ed ora eccola lì, fiera del suo nome ad invocare invano quello della sorella.

- Elettra! – Stavolta ha urlato davvero forte, non potrà fingere di non sentirla.

 

                                                              ***  

                                                       

    Elettra è in è in camera sua, pensa ad altro. Se ne sta muta sul letto, a leggere. No, non sta studiando, lei odia studiare. Va bene a scuola solo perché deve farlo, perché è importante, non per piacere. A lei piace approfondire gli argomenti, ma spesso i professori non ne hanno il tempo, e molte volte nemmeno la voglia, non le resta che farlo da sola, nel tempo libero.

Ama la storia, la letteratura, l’astronomia; da piccola voleva fare l’ archeologa.

Ora è lì, persa nella lettura. È un libro avvincente, Elettra divora velocemente le pagine. Prestò finirà di leggerlo, e sua madre la sgriderà di nuovo. Lo sa, i libri vanno gustati lentamente, ma lei non ci riesce, se lo facesse la lettura perderebbe tutto il suo fascino. Se continua così però, si metterà nei guai. Giovedì prossimo ha il compito di filosofia e non ha letto il capitolo che deve studiare nemmeno una volta. A dire il vero, sa a malapena quale sia l’argomento. “ Non importa” pensa la ragazza, filosofia è una delle sue materia forti, se la caverà.

Continua a leggere, nella mente ha solo le parole che fluiscono copiose dalle pagine. I suoi occhi scuri scorrono veloci, riga dopo riga. Per lei è sempre così, arrivata ad un certo punto correrà fino a che il libro non sarà finito e non riuscirà a farne a meno: a scuola, sull’autobus, a pranzo, a cena, prima di andare a dormire.

Sente dei passi, passi veloci e sconclusionati, sicuramente si tratta di sua sorella, chi altri correrebbe in quel modo senza un valido motivo? I passi rallentano sempre più fino a che, d’un tratto, si fermano.  È un silenzio assordante, la quiete prima della tempesta, ed Elettra lo sa.

 

- Elettra! -

 

cosa potrà volere quella peste? Meglio ignorarla, presto si stancherà.

 

- Elettra! Vuoi rispondermi? – Stavolta Ginevra urla, urla forte, ignorarla è davvero impossibile.

 

Eppure quella dannata peste sa bene che lei detesta essere chiamata con il suo nome, lo sta facendo apposta, per farla arrabbiare. Dovrebbe fare finta di niente, in fondo è una bambina, e lei è la sorella maggiore.

Ma questo è un affronto, questo si chiama gioco scorretto. In fondo è una buona sorella, non ha mai imposto obblighi se non quello di non entrare nella sua stanza senza permesso e mai, sottolineiamolo, mai chiamarla per nome.

Perché lei, intendiamoci, il suo nome lo odia.

Elettra. Un nome uscito da un’idea balzana di sua madre, una donna in effetti molto particolare. Ma almeno Ginevra ha un nome melodioso, romantico. Lei no. Tutte le sue amiche hanno nomi semplici, che non danno nell’occhio. A lei capita spesso, con gli sconosciuti di doverlo ripetere, quasi a dover convincere che lei, si, chiama proprio così. Senza contare le battute odiose dei suoi compagni di classe. 

 

                                                                ***

 

Ginevra intanto aspetta e la sorella non può fare a meno di risponderle. Elettra abbandona la sua lettura e apre la porta alla sorella.

- Quante volte ti avrò detto di non chiamarmi così? – Chiede scocciata.

- Ma è il tuo nome – Replica candidamente la bambina.

- Cosa vuoi? -

- Mi puoi aiutare con i compiti? Per favore! -

“Dovevo aspettarmelo” pensa la ragazza. Sua sorella l’ ha “messa nel sacco” un’altra volta. Se si rifiuterà la peste correrà da sua madre a piagnucolare.

- E va bene, porta qui il libro – risponde sconsolata.

- Grazie! – urla la bambina sfrecciando via.

Elettra torna in camera per liberare la scrivania e lanciando occhiate sconsolate al suo libro.

- Eccomi, sono qui!-

- Va bene Ginevra, mettiti alla scrivania, prima iniziamo prima finiamo. Cosa devi fare?

- Storia -

Elettra sospira, in fondo le è andata bene, se si fosse trattato di geografia non avrebbe resistito più di dieci minuti. Prende il libro della sorella e sfoglia le pagine, a lei tutto sembra molto chiaro, di cosa può aver bisogno?

- Cosa non capisci, Ginevra? A me sembra semplice. -

- Questa frase qui. Vedi, dice qualcosa che non ha senso. Prima parla della morte della Regina e le lotte per gli eredi. Poi va a capo e dice che il re diventa Edoardo, guarda. E’ scritto qui. E dopo dice “ma la storia non si fa con i se” e dell’altro che...beh poi ho smesso di leggere, tu che ne dici? -

Il riassunto di Ginevra è alquanto confuso, sembra senza capo né coda, ma il paragrafo deve avere per forza un senso. La ragazza prende il libro e legge velocemente. Quando ha finito sorride. Sua sorella si è proprio persa il un bicchiere d’acqua.

- Se tu avessi letto per davvero, anziché farmi vedere cosa dice l’avresti già capito da

sola. –

- Non è vero! L’ ho letto ma non l’ ho capito. Me lo puoi spiegare? – Chiede in tono lamentoso la bambina.

- Segui sul libro. Dice che alla morte delle regina i suoi figli si misero in contrasto fra di loro per decidere chi sarebbe diventato re. C’è scritto che arrivarono a battersi sul campo di battaglia. Il vincitore, Edoardo, sarà incoronato re. Tutto chiaro fin qui? -

- Sì -

- Semplicemente poi dice che probabilmente, per risollevare le sorti del paese, sarebbe stato meglio che venisse incoronato Enrico. Ma siccome la storia è un dato di fatto è inutile fare delle ipotesi. Capito? -

Ginevra ha compreso, ma ora è curiosa, e ciò che ha detto Elettra non può bastare.

- Quindi se fosse divenuto re Enrico la storia sarebbe stata diversa? -

- E’ probabile. -

- Quindi la storia poteva essere tutta diversa da quella che ci fanno studiare? -

- Non si può dire, nel senso, siccome non è successo non lo verremmo mai a sapere. -

Ginevra è semplicemente affascinata, la storia può nascondere tanti misteri, che nessuno verrà mai a sapere, ma che si possono inventare. –

- Deve essere così strano immaginare una storia che non esiste. -

 

- Ginevra! Dove sei, dobbiamo andare! -

- Arrivo, ero qui che mi facevo spiegare storia! – Risponde prontamente la bambina.

Una donna dai corti capelli neri si affaccia dalla porta della stanza. Indossa una pesante giacca, sembra pronta per uscire. Ha fretta, e non è disposta ad accettare scuse.

- Vai a metterti le scarpe e la giacca, siamo in ritardo -

- Va bene, vado! – urla la figlia che si è infilata nel passaggio della porta e già corre nel corridoio.

- Elettra, la porto a lezione di pianoforte e poi vado a fare la spesa. Ti prego, nel frattempo, vedi di metterti a studiare. -

- Ma mamma, so quello che devo fare, non ho più nove anni ! -

- Lo spero, ci vediamo dopo. –

 

La ragazza aspetta di sentire la porta d’ingresso chiudersi e poi torna a sedersi sul letto. Sente la voce della sorella scemare dalle scale. Poi il silenzio. Finalmente da sola in casa. Finalmente. E dovrebbe sprecare quello scampolo di temporanea libertà per studiare? Non lo farà. Neanche se fosse sotto tortura.

Riprende il suo libro, ricomincia a leggere. Una pagina dopo l’altra, fino alla fine del capitolo. Si ferma, non ha più voglia di leggere. Ginevra ha dimenticato il suo libro sulla scrivania. Decide di portarglielo in camera, almeno potrà sgranchirsi le gambe. Esce dalla stanza e pigramente si dirige nella camera della sorella. Il pavimento è totalmente invaso da giocattoli di ogni genere. Attraversarlo è un’ impresa degna di un avventuriero. Lo lascia sulla poltrona, aperto sulla pagina che le ha spiegato poco prima.

Rileggendo quelle righe ad Elettra torna in mente ciò che la peste ha detto, in maniera un po’ infantile: “ Deve essere così strano immaginare una storia che non esiste”.

Pur essendo un’appassionata non ci ha mai pensato. Un solo evento diverso, un incontro diverso, e tutto poteva cambiare. Se…due lettere, solo due lettere che contengono il dubbio, l’enigma di ciò che poteva essere.

Se Enrico fosse stato incoronato re, la storia del paese sarebbe davvero cambiata?

Se il Luigi XVI avesse consesso la costituzione che ne sarebbe stato della Rivoluzione? Senza quella nemmeno Napoleone sarebbe stato ciò che è stato.

Tutto diventa un dubbio, una possibilità, un forse. In realtà no, i fatti rimangono gli stessi, la sostanza non cambia. La curiosità però resta, ed è forte.

E’ sciocco, perché tutto poi si basa sull’immaginazione, sul soggettivo, però è tremendamente affascinante. Ognuno potrebbe crearsi una propria storia alternativa, vera o fasulla…impossibile dirlo.

Quante cose si potrebbero cambiare. Elettra eliminerebbe quasi tutta la storia contemporanea, è così poco poetica; così grigia e apparentemente vuota. Basterebbe poco per ravvivarla un po’.

La ragazza si sofferma davanti alla finestra a guardare il cielo, il sole sta tramontando e le nubi si colorano di tutte le sfumature dell’oro, del rosso e del blu.

Quanti occhi hanno guardato quelle nubi.

 

 

  
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