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Autore: Isyde    09/10/2010    2 recensioni
La ragazza poteva vedere chiaramente degli occhi brillare nel buio.
Rossi.
Un lamento di stupore e d'incredulità le uscì dalle labbra.
"Storia che si è classificata seconda al Contest Tutto inizia da un'Immagine indetto da Edla"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Jessica
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Questa Ff si è classificata Seconda al Contest "Tutta Inizia da un'Immagine" indetto da edla.

 

 

 

Nick Autore: Iside91
Titolo: Early Winter
Personaggi/Pairing: Jasper Hale/Jessica Stanley
Genere: Generale/Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if?
Introduzione:


La ragazza poteva vedere chiaramente degli occhi brillare nel buio.

Rossi.

Un lamento di stupore e d'incredulità le uscì dalle labbra.


Note dell'autore (se ce ne sono): Gli oggetti utilizzati sono Tavolo e Matita.


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Early Winter



Capitolo Uno.







Il freddo vento del Nord sferzava contro le coste di Long Beach.

Gli occasionali bagnanti erano fuggiti da tempo e il mare aveva inghiottito le loro orme sabbiose. L'orizzonte era di un tenue color arancione, screziato di giallo e di rosso.

Solo una bagnante aveva avuto il coraggio di rimanere, ed ora stava seduta su un masso.

I capelli crespi e castani venivano mossi dal vento, il petto era coperto da una felpa scura e le gambe da un telo da mare scuro.

Tutta la sua attenzione era rivolta all'orizzonte e al bellissimo spettacolo del crepuscolo.

Nell'orecchi vi erano due cuffie bianche da cui usciva una lenta melodia.

Furono le prime gocce di pioggia a risvegliarla dal torpore in cui era caduta.

Si alzò e prima che un temporale estivo scoppiasse.

Per fare in fretta decise di rischiare, prendendo il sentiero per il bosco.

La fitta forestazione impediva ai più di orientarsi, ma non a chi, come lei, ci erano nato fra quei alberi.

Una sola volta si perse, ma aveva solo cinque anni e stava piangendo perché Tyler l'aveva obbligata a giocare a calcio con lui, prendendosi una bella pallonata in testa.

Un classico.

Le pallonate, le brutte figure, le situazioni imbarazzanti e i disguidi erano, da tempo, una costante della sua esistenza.

Una sola speranza giaceva nel suo cuore.

Quella che la partenza per l'Università potesse in qualche modo migliorarla.

Di alleviare i suoi dolori e renderla più sicura di sé, più affascinante, più...

Perse il filo dei suoi pensieri, quando sentì uno strano rumore.

Un insolito fruscio le fece venire i brividi. Strinse istintivamente, una mano in tasca e proseguì, meno sicura della partenza.

Per la prima volta dopo anni, non si sentiva a suo agio, camminare per quella strada sterrata.

Il suo cuore aumentò i battiti, così come le sue gambe allungarono i passi.

Si era lasciata dietro le spalle, la maggior parte del sentiero luminoso, ora si stava addentrando nella parte più buia e scoscesa.

Non fece nemmeno in tempo a voltarsi, che qualcosa le toccò le spalle.

Si voltò di scatto, mentre il suo cuore si ghiacciò.

La consapevolezza di essere sola, in un luogo senza campo, con i genitori fuori per una gita a Seattle, le stava attorcigliando lo stomaco.

Aprì gli occhi e non vide altro che l'erba appena schiacciata, questo la rassicurò non poco e si diede della stupida.

Abitava a Forks, non certo in un brutto quartiere di New York.

Ma fare quel paragone, questa volta, non la aiutò a calmarsi. I suoi sensi sembravano autonomi ed impazziti, continuavano ad analizzare ogni movimento, ogni stelo d'erba, ogni singolo movimento.

Deglutì un po' di saliva e cercò di contrastare l'angoscia che la sua coscienza provava e alzò il volume dell'Ipod, immergendosi in un mondo di suoni e parole.

Si appoggiò ad un vecchio albero per non inciampare fra le numerosi radici che rendevano il terreno instabile e proprio mentre stava per riprendere il cammino, con la coda dell'occhio vide qualcosa.

Ogni suo muscolo s'irrigidì.

Ruotò appena la testa e vide ancora quell'ombra.

Il suo primo istinto fu quello di urlare e di fuggire via.

Correre via, cercando di attirare l'attenzione di qualche abitante di Forks o degli Indiani della Riserva a Nord.

Ma la sua mente sembrava scollegata. Gli impulsi nervosi si perdevano nelle sue membra e la lasciavano immobile.

Respirare le sembrava un'attività superflua.

-Non c'è bisogno che tu sia così spaventata. Ci metterò un minuto e tu non sentirai nulla...O quasi-

Il petto della ragazza ebbe uno spasmo. Violento, come lo erano i suoi rari attacchi d'asma.

Si voltò lentamente, sperando con tutto il cuore che quello fosse un pessimo scherzo ideato dalla mente malata di Mike o di Ben.

Andava anche bene Lauren, ora che ci pensava.

Della figura, riusciva a vedere solo i pantaloni scuri e le scarpe lucide.

Sembrava un qualunque giovane uomo americano, arretrò di un passo.

-C..Cosa vuoi?- lo domandò con una voce che non gli apparteneva, mentre quel poco di razionalità che possedeva ideava una fuga.

Forse se cominciava a correre verso la parte più impervia, avrebbe guadagnato tempo.

-Come cosa voglio? Mi sembra piuttosto chiaro, ragazzina.- rispose nuovamente.

La ragazza poteva vedere chiaramente degli occhi brillare nel buio.

Rossi.

Un lamento di stupore e d'incredulità le uscì dalle labbra.

Lasciò cadere la borsa a terra, che si rovesciò, sparpagliando sull'erba i suoi oggetti.

Fece uno scatto indietro e si mise a correre con tutta la forza e la velocità che possedeva.

Sentiva una gamba protestare, la frustrazione di non essere così veloce crebbe.

Saltò un ostacolo e si girò per vedere se la figura l'avesse seguita o meno.

Non vide nessuno e questo la sorprese.

Rimase ferma pochi secondi, giusto per respirare un poco, che quasi un infarto la colpì.

-Pensavi di seminarmi, sciocchina?- domandò lui.

Era davanti a lei ed ora poteva vederlo.

I capelli neri gli coprivano il viso, le labbra incurvate in un sorriso, gli abiti ben curati, la pelle pallida.

Anche se in quel momento era bloccata dalla paura, non poté fare a meno di riconoscere la straordinaria bellezza di quel mostro.

Mostro, che teneva in mano, il suo diario sgualcito.

L'uomo ghignò, scoprendo dei denti bianchi ed affilati.

-Bene. Ti chiami Jessica Stanley e hai diciotto anni.- disse sorridendo. -Ho sempre amato i convenevoli, il mio nome è Julius e ti basta sapere che sarò l'ultima persona che vedrai nella tua esistenza.-

Gettò a terra il diario che rotolò lungo il dirupo che c'era accanto a loro.

Jessica seguì con gli occhi il libriccino cadere.

Quando non poté più seguirlo, alzò lo sguardo contro l'uomo.

-Se...Sono la figlia del Sindaco. Se mi farai del male, la polizia non avrà pietà di te...- balbettò cercando di avere un tono minaccioso.

-Non importa, ragazza.- sussurrò lui, avvicinandosi a lei.

La ragazza indietreggiò, finendo contro un albero.

Si ricordò improvvisamente di avere una matita in fondo alle tasche degli shorts. Infilò la mano lì ed aspettò che si avvicinasse abbastanza per ficcarglielo nell'occhio.

Lui avvicinò una mano al suo collo.

Spinse con forza le dita e la ragazza boccheggiò per il dolore.

Strinse le dita intorno alla matita e con velocità che sorprese anche lei, lo colpì all'occhio.

Ma quello che vide, fu tutt'altro che consolante.

La matita si sgretolò contro il suo occhio rosso.

Le schegge caddero a terra e sulla camicia del mostro.

Lui tolse la mano dal collo e Jessica scivolò a terra, lasciando che le lacrime offuscassero la sua vista.

-Mi...Mi fai schifo.- mormorò con tono sconfitto. L'orrore della Morte le attanagliava lo stomaco. Si era resa conto che quel mostro, quella cosa, non era un uomo e per quanto avrebbe corso e combattuto non sarebbe mai uscita viva.

Tanto valeva lasciarsi andare e sperare che la fine fosse il più veloce ed indolore possibile.

L'uomo che si faceva chiamare Julius sorrise. -Vedo che hai capito, cara Jessica.-

disse mentre le tirava con forza la coda all'indietro, esponendo il suo collo abbronzato ai raggi tenui del sole.

Gli occhi di Jessica si spalancarono dal terrore.

Gli incisivi dell'uomo si affilarono, brillando nel buio della foresta.

Cominciò ad urlare e a dimenarsi, ma la presa dell'essere era fin troppo ferrea.

Poi lui affondò su di lei, senza pietà.

Jessica sentì chiaramente la carne lacerarsi e le urla di spavento si trasformarono in grida di dolore.

Stava quasi per abbandonare la lotta, quando sentì chiaramente un nuovo fruscio.

Questa volta qualcuno la stava aiutando.

Il mostro fu scaraventato lontano da lei.

La ferita bruciò e un fiotto di sangue uscì, sporcandole il petto.

I suoi occhi, però osservavano quell'informe groviglio di gambe e braccia che erano diventato il suo aggressore e il suo salvatore.

Tentò di mettersi in piedi, ma la pressione bassa e il dolore al collo la fece ricadere nuovamente.

Chiuse gli occhi e cominciò a pregare ogni Dio o Entità Superiore.

Fu un urlo agghiacciante e il bagliore di un fuoco che le fece riaprire gli occhi.

Il corpo di quel mostro era coperto dalle fiamme intense e luccicanti.

-Stai...Stai bene?- domandò una voce che ben conosceva.

Alzò gli occhi su di lui e il cuore fece un balzo.

Jasper Hale era inginocchiato accanto a lei.

Aprì la bocca per rispondere, ma non ci riuscì.

Le sue palpebre si abbassarono ed ogni energia spirò via con il suo ultimo respiro prima di cadere in mano alle tenebre.


 

 

 

 

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Ecco il primo capitolo di questa storia che ha partecipato ad un contest. Vi sono altri due capitoli e alla fine metterò il giudizio espresso da Edla. Spero vi sia piaciuto. Naturalmente se avete domande e dubbi, mi rendo conto che il pairing e la storia sono alquanto bizzarri, non fate i timidi e mandati o un mp o scrivere una breve recensione. Un bacione a chiunque legga.

Iside91.

   
 
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