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Autore: Guitarist_Inside    09/10/2010    7 recensioni
Una giovane chitarrista che vive per e grazie alla musica. Un suo concerto e un incontro alquanto particolare. Una proposta ancora più singolare, forse un po’ azzardata. Un grande sogno che si avvera. Ma con questo prendono forma anche confusione, preoccupazioni, timori, titubanze, paura di deludere… Senza tralasciare però grandi e appaganti emozioni, felicità, gioie, soddisfazioni…
Questa è la prima fanfic che posto (a dir la verità mi ha “convinto” una mia amica a postarla…) spero vi piaccia... (non fermatevi solo ai primi capitoli xDD)
PS: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo. Ogni singola parola scritta in questa fic è soltanto opera della mia fantasia e non racconta fatti successi realmente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Saaaaaaaalve!
Cooooome vaaaaa?
*Cerca di distogliere l’attenzione del fatto che ormai è perennemente in ritardo nell’aggiornare* xD.
Sì, lo so, sono in ritardo anche ‘sta benedetta volta…
E avevo promesso di aggiornare presto anche perché avevo il capitolo già a buon punto avendolo separato dal precedente perché altrimenti diventava davvero troooooppo lungo.
Giustificazioni? Beh, allora, iniziamo a dire che:
1. A inizio Ottobre, per l’esattezza proprio venerdì 1, a scuola nell’ora di Educazione Fisica (la prima, oltre tutto), durante una strana corsa laterale, mi è ceduto improvvisamente il ginocchio sinistro e, come risultato, ho avuto una lussazione della rotula. Non vi dico che male. Lì per terra ad aspettare l’ambulanza; con la rotula e la tibia fuori posto per una quarantina buona di minuti, finché in ospedale mi hanno rimesso a posto la gamba con un dolorosissimo ma veloce movimento. Beh, fortunatamente non c’erano fratture, quindi ho evitato il gesso; in compenso devo tenere un tutore blocca-gamba per 20 giorni. Al momento, la gamba fa ancora un po’ male, soprattutto se sotto sforzo come per esempio a camminare, cosa che tra l’altro devo fare con le stampelle… “Do you think what you need is a crutch?”. Sarà come dice la mia “mate”, cerere, avrò una citazione e una canzone per tutto… Qualche giorno fa, canticchiando Homecoming con le cuffie del mio inseparabile iPod nelle orecchie, mi è venuto da ridere a sentire quella frase… E m’è rimasta in mente, salda. *.*
2. Secondo motivo: non volevo aggiornare senza la recensione della sopracitata cerere, che tra un impegno, una mancanza di connessione, etc, era rimasta a metà del capitolo. E, beh, finché lei non avesse terminato e recensito, il mio cervellino bacato&pazzoide si rifiutava di finire di scrivere il capitolo xD (che però perdono, essendo la mia “mate”, e dato che in questo capitolo ho ripescato un suo vecchio consiglio datomi, su una certa idea su un certo James…xD)…
3. Beh, la solita sQQQuola.
Anyway… L’ho notato quasi per caso… ma… è ormai un anno che ho iniziato a scrivere e postare questo “Sclero Mentale Formato Famiglia TM” (aka fanfic)!! xD .. Happy B-Day, my dear “sclero mentale”!! *-* lol
Well… Now it’s time for my little crazy…

Angolo dei ringraziamenti e delle idiozie u.ù (XD):
Bene, come ogni volta, inizio col ringraziare very very much tutti voi che leggete questo mio “Sclero Mentale Formato Famiglia TM” comunemente indicato con l’appellativo di fanfic, e soprattutto a tutte voi che recensite… Perché mi si illuminano gli occhi a leggere le vostre recensioni, davvero! =)
So….. “Craziiii”!! lol
I love you all, darlings *-*!

m i n o r i t y: Hey, Darling! *w*
Che onoreH, ho avuto la precedenza sul caro lettoH e sul non così caro inizio di lunedì sQuoLLastico per essere la prima a recensire xD!
*improvvisa una “danza del pollo euforico” cercando di ricordare i passi che la cara Miriam le ha insegnato xDD*
Beh, e poi mi sento realizzata perché ho fatto la scoperta dell’acqua calda, come ti avevo già detto, capendo quale Miriam tu fossi *w* (ammetto che già avevo il “sospetto”, ma verificarlo.. beh.. fa sentire realizzati u.ù lol).
Well, first of all, come mi pare anche ovvio, son contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto… E, beh, l’elenco di aggettivi ed espressioni che hai usato per descrivere il capitolo, beh, ne colgono davvero l’essenza! ;)
“Ema si è confermata quale persona forte che abbiamo tutti supposto essere; è riuscita a guardare oltre l'orgoglio, oltre il dolore, oltre la confusione, e ad ammettere i propri sbagli. Ha ammesso, di fronte a Billie e di fronte a se stessa, di essere profondamente umana. Non è da tutti. .. E mi piace. (: “ --> Oh, thank you, da parte mia e della Ema della fic (lol). Well, I like it too. Perché, in fondo, tutti siamo umani. E tutti siamo soggetti a sbagliare, per quanto possa essere difficile ammetterlo. Non è facile superare l’orgoglio e la confusione ed ammetterlo, ed è per questo che stimo Ema (oddeo, ora stimo -oltre a invidiare un po’.. lol- un personaggio da me creato? o.O Una sottospecie di mio alter ego? o.O Ok, son messa male eh xD)…
Accolgo il tuo consiglio, muchas gracias ^^. In questo capitolo non lo userò, in quanto anche qui non ho inserito frasi in un inglese complesso (appunto per, come ti dissi, scrupoli per la comprensione… Magari più avanti lo farò, e metterò delle note a piè di pagina o something like that per la traduzione, per chi volesse ^^).
Per quanto riguarda gli “You know” di BJ… Ammetto, che, riguardando lo scorso capitolo, forse ho esagerato… Sarà che ero “traumatizzata” dall’aver appena visto 2 o 3 interviste video su YouTube in cui Billie Joe sparava una quantità imbarazzante di “Y’know” et similia ogni 2 secondi… ahahah.
Anyway, spero che anche questo capitolo ti sia gradito e non deluda troppo le tue aspettative :)
See ya soon, Darlin’ *-*

Green Star 90: Ftellùùùùùù!! *le corre incontro e l’abbraccia senza un apparent motive xD*
“Wow non mi ero accorta che il mio commento precedente fosse il numero 69. Sarà forse un segno del destino?” --> Uhm… Maybe… :shifty: xD. Passando a cose più “serie” (come no)…
“Green Day incazzatura moment” ahahah. Beh, sì, saranno anche nanetti (beh, sì, forse possiamo escludere Mike) ma (almeno in questa mia fic) fanno paura sì, con quelle occhiatacce…
“La parte in cui Billie ti dice di fare la doccia nella sua stanza mi è parsa un po'... Ambigua? Di certo non ho capito nemmeno io perchè abbia voluto la facessi proprio lì (Stella smettila con questi pensieri sconci!),” --> Quella parte l’ho messa lì apposta per te, y’know? Ahahah scherzo, mia caraH reginaH degli Shifty… xD
Cooomunque, ma l’ultima parte della tua recensione è per caso una velata istigazione a modificare il rating di questo mio sclero in rosso? :shifty: Just kidding (diciamo…) xD.
Beh, alla prossima, mia caraH! *-*

Crazy_Me: My dear! *-*
Beh, grazie mille ancora una volta dei tuoi complimenti & commenti da non proprio fan dei GD che comunque apprezza la caratterizzazione dei personaggi! ** xD. È un onore per me!
“Poi adoro quando metti tipo "I mean..." o "You know...", oppure quando inserisci proprio qualche frase in Inglese. Mi sembra proprio di vedermi davanti il vocalist che cerca di spiegare e s'ingarbuglia XD” --> Me too ;D. Poi, boh, sarà che ero ancora un po’ sotto shock dalla visione di un paio di interviste in cui BJ inseriva una quantità spropositata e quasi imbarazzante di “You know”, “I mean” e simili e quindi forse ho un po’ esagerato… Però io me l’immagino così ^^” E sono contenta che anche tu te lo sia visto così, che cerca di spiegare tra un ingarbugliamento e uno “Y’know” e l’altro… lol
Beh… See ya soon! *-*

ShopaHolic: Sweetheart (sì, ti ho copiato il soprannome xD)! *ç*
“Devo dire che è perfetto il modo in cui l'hai interrotto. Quell'ultima frase è davvero tanto equivoca! Ahahahah” --> Ahahaha (remember, shifty is a lifestyle! Ahahah x’D) Anyway, mi fa davvero piacere che tu abbia apprezzato come abbia tagliato il capitolo ;)
Beh, spero che anche se, almeno questa volta, non hai azzeccato cosa combineranno qui due, ciò che avevo scritto non ti deluderà! :)
Beh, grazie mille(e trentanove u.ù) ancora dei complimenti, davvero, girl! *-* E sono contenta che tu abbia apprezzato anche la riflessione sulla speranza (ci sarà un riferimento a quella riflessione anche in questo capitolo)!
A presto, darling! *-*

K_BillieJoe: Heyla! *-*
Beh, mi fa piacere che anche lo scorso capitolo ti sia piaciuto, cara =)
Eggggià, capitolo pieno di spiegazioni… e anche questo lo sarà…
”e finalmente si è lasciata baciare quella buzzurra xDD” --> ahahahahahah xD
Beh, alla prossima! See ya! *-*

cerere: maaaaaaaaaaaaate!! *ç*
Eccoti, finalmente!!
Anyway, non è che se esordisci con mille complimenti mi fai dimenticare il fatto che tu sia in un “osceno ritardo”, come hai detto tu, che mi ha anche fatto ritardare di terminare il capitolo. v.v
Naaah, just kidding, you’re forgiven, my dear *-* xD (basta che ciò non diventi un abitudine però, eh… ._.)
In questo capitolo vedrai sfruttato il tuo consiglioH datomi nelle vacanze pasquali tramite SMS, quando ti chiedevo idee su James e il suo odio verso la protagonista, etc etc… Ahahaha già, non l’ho dimenticato e l’ho usato qui, dimmi che te ne pare ^^”
Anywaaaaaay…
Ahahah mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto “un fracco” ahahah (oddeo mi fai morire quando usi termini Toa-iani… lol) =D
Eh già, l’hai detta giusta, il ritmo della narrazione ha subito un brusco cambiamento, da veloce e “cinematografico” stile thriller, lo scorso (e pure questo) è una “comoda poltrona” dove riprendere fiato… lol. Beh, sappi che la sottoscritta si diverte ad alternare ritmi lenti e veloci nella narrazione *-*… E, beh, mi fa piacere che, da quanto ho capito, piacciano anche a te, perché questo non è/sarà certo l’unico xD
“ma ema è una fessacchiotta. è vero, le botte in testa stordiscono però se fosse capitata a me una cosa del genere avrei.... beh, lasciamo stare. v.v” --> “fessacchiotta”?!? Ahahahah mi fai morire maaate! xD. Anyway, Ema ci tiene a farti sapere che dopo tutto quel conflitto emotivo che non s’è ancora del tutto chetato, e, oltre a ciò, le batoste prese nello scontro contro Beatrice, aveva tutto il diritto ad essere così frastornata da capire poco e nulla e non afferrare tutti i sensi reconditi che le frasi nascondevano eccetera… u.ù An, e aggiunge anche che, se fosse stata in condizioni “normali” (per quanto possano essere “normali” le condizioni in cui può trovarsi, dato il fatto che già essere lì, con Loro, è tutt’altro che “normale” xD) sarebbe certo stata molto più “sveglia” e, beh, diciamo che non avrebbe reagito proprio così ma… vabbè, lascio immaginare a te ahaha xD
“in questo capitolo Billie sembra più umano (e quindi meno nano) che mai.” --> *muore* - *resuscita* - Oddeo ahahahahahahaha.. è stupenda questa!!! X’D. Anyway, lieta che sia riuscita a farti quest’impressione ^^
“posso quasi immedesimarmi nella forma di attrazione che prova per ema, che non deve per forza essere necessariamente vista come adulterio nei confronti di Adie. sembra davvero fiquo!” --> Oh, yeah, girl!! ..You know?! (xD) Hai centrato il punto, caraH *-*! ;D
E, per concludere:
“cissibecca al prossimo capitolo, e non mi accontenterò di una misera partita a carte per giustificare il finale "suspancioso" (ma esiste 'sta parola?) che hai buttato li in fondo, sappilo. v.v” --> Ma looooool. E se fosse proprio una partita di carte? Muahahah. Chi ti dice che su MSN ti abbia detto una balla, e in realtà ora faranno davvero una “diversa” partita a carte? :shifty: xD. Sai, ripensandoci quasi quasi riscriverei il capitolo solo per mettercela… Ops, mi son tradita xD. Va beh, tanto lo sai, non è una misera partita a carte, né “misera” ne non (strip poker o altro… lol)… Vabbè, anyway, spero di non deludere le tue Alte Aspettative.. xD
See ya soon, my dear mate *-*
PS: E questa volta non accetto “ritardi osceni” v.v

409inMyCoffeeMaker: Mi hai commosso, donnaH! *ç* …ad andarti a leggere il mio Sclero Mentale Formato Famiglia TM e a recensire capitolo per capitolo... ç___ç e a dire anche che “you really like it”… thanks a lot! =’D
Duuuuunque, dato che ti sei presa la briga addirittura di commentare capitolo per capitolo (*_*), ora mi prenderò con piacere la briga io di risponderti ^^”…
-Chapter n.1.
Well, mi fa piacere che ti sia piaciuta anche l’introduzione, e che sia riuscita addirittura a trasmetterti la sensazione del freddo vento che sferza mani, capelli e volto…
Rivedere ora i primi capitoli della mia fic, mia fa uno strano effetto, perché era quasi un anno che non mi ricapitava di guardarli, di notarli. E, dopo tutto questo senso, l’effetto è, come ho appena detto, “strano”. Da un lato mi stupisco dell’ingenuità e della semplicità (sia in senso positivo che negativo) con cui scrivevo; del fatto che molti mi han detto che man mano che andavo avanti miglioravo ed ho potuto grossomodo constatarlo, dando delle veloci occhiate e riletture qua e là; del fatto che riuscivo ad aggiornare molto più frequentemente, addirittura nell’arco di manciate di giorni, e non del solito mese che grossomodo ora passa tra un aggiornamento e l’altro, ma anche del fatto che, però, prima i capitoli erano molto più brevi di adesso, eccetera. E per tutto questo devo ringraziarti, girl! ;)
-Chapter n.2.
Son contenta che tu abbia apprezzato la setlist di canzoni che scelsi di scrivere, nonché le sensazioni ed emozioni provate con la Musica, davvero!
Anyway, no probs, è comprensibile che se non sei un suonatore o esperto di chitarre elettriche può sfuggirti cosa sia questa benedetta “saturazione” ^^. Beh, in pratica sarebbe quella specie di “fischio” che l’amplificatore produce a volumi abbastanza sostenuti (e con una distorsione altrettanto alta), quando lasci suonare una nota o un accordo… Spesso è ottenuta puntando il manico della chitarra verso i coni dell’ampli, ma può anche capitare che se il volume e la distorsione sono ad alti livelli lo strumento entri in saturazione da solo… Beh, spero di averti chiarito le idee, più di prima, almeno! xD
-Chapter n.3.
“xD Per tutto il tempo convintissima che quello con cui parlava fosse uno chiunque, e invece... Pensa BJ quanto se la rideva mentre citava le sue frasi :D” --> Eh, invece… stessa cosa che ha pensato la cara Ema xD. Beh, chissà davvero come se la rideva BJ a sentirsi citare frasi sue… ahahahah :D
Per gli errori, beh, sono sicura che se mi mettessi lì a rileggere ora, ne troverei parecchi, anche di “orrori” o “errori ridicoli”, lol. Gracias, anyway, (._. sìì, facciamo anche un miscuglio di 3 lingue ora! xD) per avermeli fatti notare, magari un giorno che ho tempo e voglia di districarmi nel testo html postato li correggerò… xD. E il fatto che non rileggessi ciò che scrivevo di getto prima di postare certo non aiutava… Non che ora riesca sempre a rileggere, anche perché non sempre faccio a tempo, essendo ormai purtroppo perennemente in ritardo nell’aggiornare… Però ora mi sono imposta, nonostante i capitoli siano lunghi, di inserire manualmente l’html base, perché così almeno posso dare una rilettura di base prima di postare, per quanto veloce sia, che è pur sempre meglio di niente! ;)
-Chapter n.4.
Beh, mi fa piacere che ti sia piaciuto anche questo, di capitolo, e che la storia ti prenda.
“Il discorso precedente Minority è qualcosa di fantastico, ogni volta che ci penso mi viene da piangere, perché ci sono così tante persone che non si rendono conto di quanto ognuno di noi sia importante e quanto sia determinante l'alzarsi in piedi e urlare quello che non ci va bene.” --> beh, direi che è quasi inutile commentare questa frase, che esprime magistralmente quello che quella frase è anche per la sottoscritta. Quindi, non posso astenermi dal pronunciare (si fa per dire xD) un “I agree” che quasi prende voce ancor prima che io riesca a formularlo e a scriverlo. xD.
-Chapter n.5.
Addirittura fantastico? *__* Mi lusinghi, così :D
“Per un attimo ho pensato anche che dentro a quel taxi poteva scapparci un bacio, ma non felice che non sia successo xD Ce ne sono fin troppe di storie d'amore tra fans e BJ. Poi, magari nel prossimo capitolo succede proprio questo, ma chissà xD potrebbe piacermi ugualmente!” --> Eh già… Beh, son felice che tu sia felice che non abbia fatto accadere ciò (che bella frase contorta ** xD)
An, Ema ti ringrazia per la solidarietà per la perdita che ha subìto, nello stesso tempo, di bassista, migliore amico e band. Beh, come hai visto comunque “troverà una band con cui suonare”… ahahah xD
-Chapter 6.
Già, hai azzeccato in pieno. Ema e Saul saranno anche lontani centinaia (e poi migliaia e migliaia) di dannati chilometri, ma restano sempre vicini come non mai :) ..Forse più avanti approfondirò meglio la loro storia…
Beh, sì, effettivamente il capitolo era un po’ malinconico, e mi fa paicere che tu l’abbia definita una “malinconia quasi piacevole” (:
-Chapter n.7.
“Ema l'ha trovatala band in cui suonare, eccome!” --> Ahahahahaha! Eccome, sì. Beata lei, lol.
“Beh, sono molto felice per questa svolta, sembra che la storia sia positiva e a buon fine, anche se dalla fine sono molto lontana..” --> I’m pleased of it ^^. By the way, don’t worry, che dalla “fine” della fic sono molto lontana anche io, mi sa (e non ho nemmeno idea di quando sarà)… xD
-Chapter n.8.
“Eccomi ancora qua a romperti le scatole :)” --> Mannnnnò xD! Ahahaha, amo leggere le tue recensioni… Quindi, “rompimi pure le scatole” quanto vuoi (:
Beh, sono indubbiamente soddisfatta del fatto che tu abbia apprezzato le emozioni contrastanti della protagonista, e che certi momenti ti abbiano fatto sorridere :)
I genitori, già. Beh, certo che non reagiscono con “calma” venendo a sapere “della loro figlia 17enne in giro con "sconosciuti" un po' pazzi, pure.”. Beh, anyway, magari più avanti, spiegherò meglio anche questi due personaggi, chi lo sa… :D
-Chapter n.9.
Ahahaha, sì, buffissimo davvero, quel BJ finto autoritario & serio. Nah, neanch’io riesco a immaginarmelo molto, e, beh, come hai detto tu, anche lui si rende perfettamente conto che quel ruolo non è molto adatto a lui… xD
-Chapter n.10.
Quoto. Dici che la ragazza sia fin troppo calma, trovandosi davanti una delle persone che più ammira e partendo con una delle sue band preferite in assoluto per suonare con loro ,addirittura? Beh, forse hai ragione, in quanto è riuscita ad evitare cose quali: urla isteriche infinite, svenimento, infarto, coma, perdita della memorie a delle corde vocali per periodi troppo prolungati di tempo, et similia… xD
-Chapter n.11.
“E' bella la parte in cui BJ è tutto interessato al concerto.. Credo sia perfettamente IC, visto che è una persona che è molto interessata ai fans e che ci tiene molto a loro. E' una specie di fratello, non la classica rockstar che sta sul piedistallo.” --> Hey, mi fa assolutamente piacere che tu trovi BJ “perfettamente IC” ^^” E, Beh, inutile dire che condivido appieno il tuo punto di vista… ;D
E, beh, Ema ne combinerà di cotte e di crude (e questa espressione da dove m’è saltata fuori? o.O?! xD), ma se una cosa è certa, dimostrerà a James che non è solo “una sciocca ragazzina” u.ù. ;)
-Chapter n.12.
Ahahah già, sono proprio tre idioti lol. Ed è proprio per questo che Ema si diverte so much with ‘em ;D
“Si potrà mai essere invidiosi di un personaggio di una fanfiction? Ebbene, la risposta è sì! xD” Ahahaha.. Oh, so I’m not the only one! xD
Pleased that you liked also the end with BJ (aka Mr. Cazzo… ahahahah xD) and Beatrice… aka “lo sfogo liberatorio” ;)
-Chapter n.13.
Ah, così li conosci anche tu, quei vecchi bastard
errimi momenti di sconforto? .___.
Peccato che non sempre ci sia quel dannato angelo called BJ a tirar su il morale e l’autostima, come capita alla cara protagonista… xD
“Forza Ema, che il polso tornerà come prima e tu potrai spaccare il mondo con la tua Baby Billie Joe :)” --> Hell, yeah!! x’D
-Chapter n.14.
Già, capitoline proprio lungo xD ..Quello che, quasi involontariamente, sta diventando un mio “vizio”: scrivere capitoli lunghi… xD Spero ciò non ti dispiaccia ;)
Felice che ti siano piaciute le descrizioni delle emozioni pre e post concerto, ci ho messo una parte di me, nello scriverle…
E, quella dannata strega di Beatrice, già, perché è sempre in mezzo alle pal…ehm, scatole? WTF?!? “Odiosa” è dir poco…
“Comunque sia, la serata è andata benissimo e si è conclusa ancora meglio xD . Whatever it takes... Ema ce l'ha fatta :)” --> Ancora una volta, hell, yeah! xD (o uno “Yessaaaaaaaaa” lungo tre chilometri, dato che è da un po’ che non lo dicevo più xD)
Oh, Jesus. Mi rendo conto solo ora, effettivamente, del papiro che ho scritto (OMG, quasi è lungo come uno dei miei primissimi capitoli!! ahahahah) o.O! Beh, spero di non averti annoiato, caVaH… xD
Spero che continuerai a leggere codesto mio SleroH (ok, sto sclerando io, ora xD) e a farmi sapere la tua opinione =) [An, e che riuscirai a portarti in pari e a leggere questo mio papiro di commento ai tuoi commenti -xD- prima del mio prossimo aggiornamento, ma dati i miei tempi di aggiornamento ._.” .. beh, direi che non è un’impresa così ardua! xD]
See ya soon *-*

E un ringraziamento va anche a tutti voi che avete aggiunto questa fic alle seguite e/o ai preferiti e/o alle storie da ricordare e/o, addirittura, me alle autrici preferite… (*arrossisce*xD)! *_* - Fujiko_Chan (AmantaH *_*! I miss you -and your funny comments xD- so so much. Ti ho perso definitivamente? ç_ç), Green Star 90, Helena89 (Dove sei finita? ç___ç Non ti trovo più! Né, qui su EFP, tra le mie fedeli “recensitrici”, né in generale.. e sei anche sparita da Facebook!! O.O I miss ya…), Mary17, micky_malfoy87, millape, m i n o r i t y, 801_Underground, cerere, Crazy_Me, Asuka96, Jayden Akasuna, K_BillieJoe, Sybille, SuomiLover, Francy924, _LISA_, totolo, DarkSwan, Fagiolins, Haushinka_ (Ti ho già persa? ç_ç), LaFrappuccino, 409inMyCoffeeMaker
Thanks a lot guys!! *-*
E se non chiedo troppo, quando riuscite, mi farebbe davvero piacere (per chi non lo fa già *w*) se lasciaste una recensione, o un commento, magari anche piccolo, giusto per sentire la vostra presenza e per sapere cosa ne pensate ^^”


Ok, (anche ‘sta volta) ho già scritto troppo… Sooooooo, è meglio che la finisca qua e vi lasci al capitolo, che, inutile dire, anche questa volta spero non vi deluda (e vi piaccia) =D
See ya soon *ç*







CAPITOLO 18 A spark in the night


– Hey, ti andrebbe di fare qualcosa di diverso dal solito, di fare qualche cazzata, così, per passare il resto della nottata? –
Strabuzzai gli occhi e lo guardai con un’espressione tra il perplesso e il preoccupato.
– Cosa… Cosa intendi? – gli chiesi poi, farfugliando.
– Don’t worry… – rise lui – Hey, non intendo mica stuprarti! –
– Beh… Effettivamente, dalla tua frase non è che si capisse molto… Sai, era, come dire? Equivoca? – risposi ridendo anch’io.
– Uhm, sì, forse hai ragione. No, comunque intendevo… Non so, sai quelle cazzate che si fanno insieme da giovani, tra amici, così, per alleggerire il tempo, per divertirsi? –
– Uhm… Non sei proprio il massimo della chiarezza, eh? – commentai divertita.
Rise ancora una volta. Era adorabile.
–Anyway… Non so, mi è venuta voglia di alzarmi da questo fottuto letto, di uscire da questa dannata stanza, di andare fuori, e di fare qualcosa di diverso dal solito, di fare qualche cazzata di quel tipo con te… – fece poi, guardando verso la finestra.
Non sapevo bene cosa dire.
A dir la verità, non avevo neanche ben capito cosa intendesse fare.
Lo guardai.
Ad ogni modo, ciò che mi appariva chiaro era che stava cercando di ricostruire qualcosa tra noi, e di ricostruire qualcosa della serata, o meglio nottata, che poche ore prima avevo molto “garbatamente” mandato in frantumi.
E l’apprezzavo davvero, questo suo tentativo.
Detti una veloce occhiata all’orologio: le 4, passate da una manciata di minuti.
– E… hai qualche idea? Sulla “cazzata” da fare, intendo –
Mi fissai sbalordita: la frase era uscita dalla mia bocca quasi senza che me ne rendessi conto.
Billie non ci fece caso e sorrise, con l’aria e lo sguardo ilari di un ragazzino che progetta la sua prima marachella.
– Uhm… Non proprio… – fece poi pensieroso – Anche se forse un’idea ce l’avrei. Non è proprio una cazzata vera e propria, a dir la verità… but it’s ok. Vieni con me – disse poi, alzandosi improvvisamente dal letto e facendomi cenno, col capo, di seguirlo.
Mi alzai anch’io, ma rimasi poi immobile ad osservarlo, chiedendomi se stessi facendo la cosa giusta.
Lui mi prese per una mano.
Ebbi un tremito impercettibile.
Ma sì, in fondo che male c’era a divertirsi un po’, dopo quelle ultime ore passate tra l’angoscia, la rabbia, il dolore e altri sentimenti del genere, tutt’altro che piacevoli?
Mi tirò leggermente per il braccio ed io lo seguii senza opporre resistenza, lasciandomi guidare da lui.
Scendemmo a piedi i quattro piani di scale, sempre lui davanti ed io dietro, legati dalle nostre mani.
Una volta giunti al piano terra, imboccammo il corridoio sulla destra, a quell’ora deserto, che avevo percorso qualche ora prima con le lacrime agli occhi e una gran confusione interiore.
Il ricordo balenò nella mia mente, ma cercai di scacciarlo: non volevo pensarci, in quel momento.
Sospirai.
Billie se ne accorse e si voltò.
– Hey, what’s up? –
– Niente, Billie, andiamo avanti, non c’è niente… – risposi a mezza voce.
– Stai ancora pensando a quando sei scappata, coi tuoi demoni e col tuo conflitto interiore, scendendo qui giù, vero? – chiese lui, ignorando la mia precedente risposta e centrando alla perfezione il punto.
Annuii.
– Vuoi andare da un’altra parte? –
– No, no… Non c’è problema, andiamo – dissi, prendendogli la mano e trascinandolo io, questa volta.
Aprii la porta e mi bloccai, mentre l’aria fresca della notte sferzava il mio viso.
La prima cosa che notai fu che aveva smesso di piovere. Beh, probabilmente aveva smesso da un po’ di tempo, forse anche un’ora, ma non me n’ero accorta prima, essendo completamente presa dalla questione di chiarire con i Green Day e soprattutto con Billie… Probabilmente le nuvole avevano scaricato velocemente il loro contenuto, in una pioggerella fine ma insistente, durata un quarto d’ora o poco più, per poi andarsene da un’altra parte. E, in quel momento, della leggera pioggia che era scesa giusto in tempo per accompagnare i miei ultimi passi verso l’hotel, non era rimasto altro che qualche gocciolina tra le foglie e l’erba, e un piacevole senso di frescura.
Billie si fermò a pochi centimetri da me; sentivo il suo respiro caldo sul collo.
Sorrisi, mi feci forza e varcai la soglia.
Lui fece lo stesso. Quindi si fermò, guardandomi un attimo, per poi riprendermi dolcemente per mano e conducendomi sotto un albero. Sotto quell’albero.
Lo fissai, ancora in balia dei ricordi: quello era l’albero sotto il quale mi ero accasciata a pensare, divorata dalla furente battaglia che avveniva dentro di me.
– Ehm… Billie, non so se me la sento di sedermi proprio sotto a questo albero… – gli sussurrai.
Lui annuì debolmente, aveva capito.
– E chi ti dice che noi staremo sotto a questo albero? – fece poi, guardandomi negli occhi, mentre il cielo stellato si rifletteva nel verde profondo delle sue iridi.
Lo fissai ancora una volta, perplessa.
– Noi andremo sopra questo albero. – decretò poi – Così la prospettiva sarà differente. Sai, a volte occorre guardare il mondo da un altro punto di vista… – sorrise – Prima, sotto quest’albero, soffrivi lacerata da una guerra interiore. Ora, sopra quest’albero, cercheremo di ribaltare la situazione, ok? – propose ridendo.
L’espressione sul mio volto si distese.
Guardai in su, poi tornai a guardare lui.
– Intendi arrampicarti sull’albero? – chiesi poi, dubbiosa, fissando la pianta – Non è un po’ troppo alto? –
– Fidati di me – rispose lui, semplicemente.
– Aspettami qui, non ti muovere – disse una manciata di secondi dopo, voltandosi e tornando indietro con passo veloce – Torno subito –

Non potendo fare altro, rimasi ferma lì, in piedi accanto a quell’albero, persa tra i miei pensieri, osservando il cielo, che era diventato davvero splendido: come in me se ne erano andati la paura, l’angoscia, la rabbia, il dolore, lo sgomento, il dispiacere, l’irritazione, la confusione e tutti i sentimenti che mi avevano pervaso qualche ora prima, anche le nuvole se ne erano andate, lasciando il posto ad una stellata magnifica, mentre la pallida luce lunare illuminava ormai libera quello sprazzo d’oscurità. Sorrisi, pensando a quella metafora e perdendomi nel firmamento.
– Hey, Ema, vieni a darmi una mano! – la voce di Billie mi fece tornare sulla Terra.
Mi voltai e lo intravidi nella penombra, accanto alla porta.
Mi accinsi a raggiungerlo, mentre la sua figura diventava via via più visibile.
Non appena fui davanti a lui, mi porse un paio di bottiglie di birra e, prima che riuscissi a proferire parola, tornò dentro, per poi tornare pochi attimi dopo portando una scala.
– E questa dove l’hai trovata? – gli domandai ridendo.
– Oh, l’ho presa in prestito nello sgabuzzino qui accanto… Hey, attenta alle birre! –
– Ah… Sì, sì, tranquillo, sto attenta! – risposi allegra.
Raggiungemmo nuovamente il tronco dell’albero, e Billie posizionò la scala in modo che ci permettesse di raggiungere un ramo basso e robusto.
La mosse leggermente, per testarne l’affidabilità, e poi iniziò a salire.
– C’mon! – mi urlò, non appena raggiunse il ramo e vi ci si sedette.
– Ehm… Ho due birre in mano, come faccio ad attaccarmi? –
– Oh, scusa… Che scemo, me n’ero scordato – ridacchiò.
Mosse qualche passo per scendere e, arrivato a metà della scala, mi disse di passargli una delle due bottiglie. Gliela porsi e lui risalì, risistemandosi sull’albero; dopodiché feci lo stesso anch’io.
Mi sedetti accanto a lui e guardai in basso: saremo stati a circa 2 metri e mezzo dal suolo.
Billie mi guardò, poi si alzò e si diresse verso un ramo più interno e più alto, sotto il mio sguardo sgomento.
– Dai, sali! – fece, rivolto a me.
– Col cazzo! Ma sei impazzito?! Sarà alto 3 metri e mezzo da terra lassù… –
– E allora? È questo il bello, no? E poi si sta meglio, quassù – ribatté lui.
– Ma… – provai a ribadire, ma venni interrotta dalla sua voce.
– Soffri di vertigini? –
– N-No… –
– E allora, che problemi ci sono? Dai, non avere paura, vieni qui! –
Lo guardai, poi guardai in giù.
– B-Billie, non… – mi fermai un attimo e sospirai – Ok, va bene, salgo – concessi alla fine.
In fondo, l’idea del rischio non mi dispiaceva poi tanto. In quelle ore, d’altronde, avevo già rischiato varie volte; perché non farlo ancora, però questa volta spensierata? E inoltre, il rischio aggiungeva anche un irresistibile brivido al tutto…
Ma cosa diavolo stavo facendo? Se fossi caduta sarei certamente finita al pronto soccorso…
No, non sarei caduta. Non era la prima volta che mi arrampicavo sugli alberi, l’avevo già fatto svariate volte. Certo, le altre volte ero imbragata, ma c’era anche il fatto che le altre volte arrivavo anche a 10 metri e passa da terra, con tanto di carrucole e passaggi vari tra un tronco e un altro…
Smisi di pensare all’altezza e al pericolo e cominciai a salire, raggiungendo velocemente Billie Joe.
Continuai a seguirlo, mentre si addentrava leggermente nella chioma, sedendosi su una larga diramazione dei rami che creava un’insenatura abbastanza confortevole, e mi fece cenno di accomodarmi accanto a lui.
Sorrisi, e non me lo feci ripetere due volte.
Eravamo praticamente appiccicati, i fianchi uno contro l’altro, le gambe penzoloni nel vuoto, le espressioni allegre, la voglia di divertirci, finalmente.
Anche la visuale era stupenda: il cielo stellato appariva a sprazzi attraverso i rami e le fronde dell’albero, in un gioco di luci ed ombre mozzafiato, mentre la strada, le luci e la città apparivano sotto di noi con un piacevole senso di vaga lontananza.
– È meraviglioso, Billie… Davvero stupendo… Quando mi hai chiesto di fare una cazzata insieme… sapevi già di voler venire qui? – gli chiesi ad un tratto, guardandolo negli occhi.
– Non proprio… Anzi, no, in un certo senso sì. Cioè, voglio dire, mi era venuto in mente quando, anni fa, mi era capitato di salire sul tetto di qualche casa bassa, seduto, a guardare il cielo, e a parlare se ero con qualcuno, o a pensare se ero da solo. E non essendoci qui intorno palazzine basse su cui poter salire, ho pensato che ogni tanto salivo sugli alberi, e che quest’albero si prestava bene allo scopo… Sono contento che ti piaccia –
Diede un’occhiata al cielo, tra le frasche.
Poi estrasse da una tasca un apribottiglie e stappò prima la sua birra e poi la mia.
– Grazie – mormorai, non riferendomi soltanto alla birra.
– Figurati –
– Brindiamo a qualcosa o beviamo così? –
– Uhm… Come vuoi. A cosa vuoi brindare? –
– Well, I dunno… –
– Beh, allora adesso brindiamo a noi due qui e alla nostra, come dire… riappacificazione? Beh, hai capito… E se poi ci verrà in mente un altro motivo per brindare, beh, vorrà dire che brinderemo ancora, no probs… – decretò, alzando la bottiglia e sbattendola sonoramente contro la mia.
Dopodiché, bevve una sorsata e mi mise un braccio attorno alle spalle.
Sorrisi. Bevvi un goccio anch’io, stringendomi a lui e fissando l’intrigante e infinita volta celeste che faceva capolino tra le foglie.
Avvertii una sensazione strana: era come un senso di libertà e di protezione allo stesso tempo… E mi piaceva.

Rimanemmo così per diversi minuti, in silenzio, abbracciati, a bere sorsi di birra e a contemplare la notte.
Poi, presi il coraggio a quattro mani e ruppi quell’atmosfera di silenzio che aveva acquistato un che di magico, credendo che forse quello fosse il momento per chiederglielo.
– Billie… Posso chiederti una cosa? – bisbigliai.
Il secondo dopo mi maledissi per ciò che avevo appena fatto, e sperai che non avesse sentito.
Speranza vana.
– Yeah… What? –
– Ehm… – radunai ancora una volta i demoni della mia anima, cercando di balbettare il meno possibile nel porgli quella domanda che mi tormentava dal mio arrivo – Ecco… What’s wrong with me? Cosa c’è di sbagliato in me, nel fatto che io sia qui? Cioè, voglio dire, perché James ce l’ha con me? –
L’avevo detto.
Billie si voltò di scatto, mentre nella semioscurità vidi le sue pupille saettare sorprese e rivolgersi nelle mie.
– Non c’è niente di sbagliato in te, Ema, nel fatto che tu sia qui. Cosa dovrebbe esserci? Perché James dovrebbe avercela con te? –
– Billie… – dissi piano – Non sono scema. L’ho capito che non sto per niente a genio al vostro manager… Che ritiene che io sia la persona sbagliata nel posto sbagliato. E ho capito anche che tu sei entrato nelle sue ire per questo… –
– E… Come avresti fatto a capirlo? – indagò lui.
Cazzo. Questo era un guaio. Probabilmente avevo detto troppo.
Già, come avevo fatto a capirlo? L’avevo sentito, e poi l’avevo visto. Ma se non l’avessi sentito la prima notte, forse non avrei prestato tutta quell’attenzione a ciò che avevo visto. E ora come glielo spiegavo?
Vagai con lo sguardo.
Non riuscivo a trovare una bugia che stesse in piedi. E forse non volevo nemmeno trovarla; non volevo mentirgli.
Ma cosa potevo fare?
“Talk is cheap and lies are expensive” mi fece notare una vocina dai meandri del mio cervello, citando “Walking Contradiction”; non potevo darle torto.
Beh, potevo dirgli la verità, ancora una volta… Sì, gliel’avrei detta. In fondo, non avevo mica commesso un crimine.
– Ehm… – iniziai – Ti ricordi la prima mattina qui in Australia? Quando mi chiedesti cosa c’era e della mia notte insonne? –
– Uhm, yeah… Mi pare che tu avessi risposto che era tutto ok, e che non eri riuscita ad addormentarti anche perché non avresti potuto sognare nulla di migliore della realtà che stavi vivendo, o qualcosa del genere… – rispose con un sorriso.
– Sì, esatto. Però… Ecco, non ti ho detto tutto… Cioè, volgio dire, ciò che ti ho detto era tutto vero, ma ho tralasciato una parte. Tralasciai di dirti quello che avevo sentito quella notte. Non l’ho fatto per cattiveria, o per vergogna o per mancanza di fiducia o per altro… Non so perché non te l’ho detto. Probabilmente perché non riuscivo, avrei voluto, ma non ero in grado di dirtelo… Non ero pronta, e forse non lo sono neanche ora, ma dato che siamo tornati sul discorso, che tra l’altro ho tirato in ballo io, non posso più tirarmi indietro. Well… – feci un lungo respiro, riempiendo i polmoni di quell’aria così piacevolmente frizzante – Quella notte, in cui non riuscivo proprio ad addormentarmi, ad un tratto, dopo aver sistemato la chitarra nella custodia dopo averla suonata un po’, seduta sul letto, ho sentito delle voci provenire dalla tua camera, accanto alla mia. Lo so che non bisognerebbe origliare e menate varie, la so anch’io la solita pappardella che ti rifilano mille e mille volte proprio i primi che lo fanno, ma io ho sentito. Ho sentito te e James che parlavate di me. Non ho capito un granché, onestamente, e sono rimasta a tormentarmi nel dubbio per molto, ed è per questo che ti ho fatto quella domanda, pochi minuti fa. Quello che ho capito, però, è che a James la mia presenza qui non andava bene, e… E che tu mi hai difeso da non so quali accuse. So che vi siete arrabbiati, l’ho sentito dalle vostre voci. E poi, ieri pomeriggio, quando James è venuto lì mentre stavamo provando, in saletta, incazzato, non ho potuto non notare l’occhiata che mi ha rivolto, e il tono con cui ti ha detto di essere già arrabbiato, e specialmente con te. Quello che vorrei capire ora è cos’è successo. Non voglio che tu ci vada di mezzo per causa mia. Di casini ne ho combinati già fin troppi. Lo so, sono tutt’altro che perfetta, but nobody’s perfect, e ora vorrei sapere cos’ho di sbagliato questa volta, cos’ha di così sbagliato la mia presenza qui secondo il vostro manager… –
Rimase in silenzio ad ascoltarmi, dondolando appena una gamba nel vuoto.
Voltò lentamente la testa e mi fissò per qualche secondo.
– E così hai sentito… – disse poi, con la voce poco più alta di un sussurro – Senti, non devi preoccuparti. Il problema non sei tu, e non ci andrà di mezzo nessuno per causa tua per il semplice fatto che non ne sei tu la causa. By the way, è carino da parte tua quello che hai detto, anche se devi aumentare un po’ la tua autostima, ragazza! Ficcatelo in quella tua capocchia dura, una buona volta! – sorrise nel buio.
– Thanks… – dissi leggermente imbarazzata, ma comunque guardandolo – Ma… Se hai detto che il problema non sono io, se ne sei davvero convinto, allora perché James ce l’ha così tanto con me ed è incazzato con te? –
– Well… Come ti ho detto il problema non sei assolutamente tu; piuttosto il problema ce l’ha lui. È una storia abbastanza lunga, ma proverò a fartene una fottuta sintesi. Allora, devi sapere che James ha un nipote, in qualità di zio intendo. Beh, ‘sto nipote è un fottutissimo fighettino del cazzo, che però vuol farsi figo suonando la chitarra, anche se, in realtà, suona davvero da cani, senza offesa per quest’ultimi. You know... I mean, la musica non la sente, e non riesce neanche a comunicare nulla con quello che suona, contando che poi suona anche male, secondo me. È proprio l’approccio con la musica che è completamente sbagliato. You know… È uno di quei coglioni che ha preso in mano una chitarra così tanto per, giusto perché faceva figo, e per sperare di rimorchiare qualche ragazza, probabilmente; di certo non perché sentiva attrazione per la musica e per quello strumento. Anyway… Va a lezioni, e il padre e lo zio James gli hanno regalato una Gibson Les Paul Custom, un giochetto da 4500 dollari o giù di lì, completamente sprecati, un ottimo modo per buttare i soldi nel cesso, dato anche il fatto di come la snobbi. Se l’avessi potuta avere io, alla sua età, avrei fatto chissà quale festa, o anche solo per poterne toccare e suonare un esemplare, mentre per lui sembra una cosa scontata, che può tranquillamente permettersi di snobbare… – fece una breve pausa – Ed è pure un esaltato del cazzo, uno di quelli che si credono chissà chi. Ora s’è messo in testa di essere una sottospecie di fenomeno della chitarra, il nuovo Hendrix o chissà che. Roba che, a sentirlo, Jimi si rivolterebbe nella tomba, e con lui anche gli altri Grandi della musica vivi e morti… È solo un fottutissimo diciannovenne del cazzo esaltato, ma a quanto pare il padre e lo zio ultimamente lo vogliono far esaltare ancora di più… – fece una smorfia disgustata – E fatto sta, che, per dirla in breve, James voleva che prendessi ‘sto qua come seconda chitarra per il tour. Ma neanche se fosse l’ultimo fottuto chitarrista sulla faccia di questo dannato pianeta! Piuttosto avrei suonato da solo come ai vecchi tempi… Ma il problema non si pone neanche perché a quanto pare il mondo è pieno di fottuti chitarristi validi, di quelli a cui scorre la musica nelle vene, che sentono ciò che suonano. E tra questi c’eri tu. Mi rendo conto di aver fatto una scelta parecchio azzardata, ma qualcosa mi diceva che andava bene così. Quel qualcosa che mi spinse a venirti a parlare quella sera al pub mentre mettevi via la strumentazione dopo aver suonato, quel qualcosa che mi ha fatto ricordare di te al concerto a Milano, quel qualcosa che mi ha spinto a citofonare a casa tua e a chiederti di venire in tour con noi come seconda chitarra, quel qualcosa che forse ha anche a che fare con quel dannato sentimento che non riesco a definire e che provo per te… Ma, tornando al discorso di prima, Jason non vuole vedere ragioni: è incazzato perché ho portato te e non quell’idiota di suo nipote. Forse, se avessi scelto un chitarrista famoso, magari se ne sarebbe fatto una ragione, ma avendo scelto te, si è incazzato nero, perché ho preferito quella che lui ha chiamato “una qualsiasi fottutissima vostra fan, una ragazzina perfino più giovane (ma neanche tanto poi, a guardare bene i fatti) del suo fottuto nipote”, invece che il tale fottuto nipote appena citato. Poi, essendo tu autodidatta… Ho capito bene, vero? Sei autodidatta, no? – mi guardò e io annuii, poi lui continuò – Ecco, ancora peggio, perché il suo fottutissimo nipote, avendo fatto quasi tre anni di lezione, a mio parere completamente buttati nel cesso, e atteggiandosi come chissà chi, per lui sarebbe stato sicuramente molto meglio, una sottospecie di dannatissimo genio della chitarra che non è neanche lontanamente. Tzé! E poi cosa c’è di male ad essere autodidatti? L’importante è imparare a suonare, saper suonare, saper dire qualcosa con la tua musica e mettere l’anima in quello che suoni, cazzo! – disse, alzando il tono di voce, come colpito nell’orgoglio – Anyway… Anche a fargli notare che i suoi erano solo dei dannatissimi pregiudizi di merda, che quasi non ti aveva neanche visto e soprattutto non ti aveva nemmeno sentito suonare, o a dirgli che tu suoni da cinque anni e mezzo circa, se non ricordo male, e che hai avuto anche già esperienza di suonare in una band, e che soprattutto ci metti davvero l’anima, quello niente. E allora ho perso del tutto le staffe e mi sono incazzato sul serio. E lui anche. E beh, la prima notte qui in hotel è successo grossomodo questo, che lui è venuto in camera mia facendo tutto il tipo carino e diplomatico, per poi spiattellarmi più o meno quello che ti ho detto prima. Io ho cercato di spiegargli, ma dato che non capiva un emerito cazzo e aveva due fette di fottuto prosciutto sugli occhi incollate col cemento a presa rapida, mi ha fatto girare i coglioni. Io mi sono incazzato, lui si è incazzato. Oltre alle questioni pratiche, è diventata anche una questione di principio… Il conflitto non s’è risolto, e James ce l’ha ancora con me, e con te. Ma non preoccuparti, non sei tu il problema: a me sta benissimo che tu stia qui, e anche a Mike e Tré, e questo è quello che conta. E, credimi, mi fa davvero piacere che tu sia qui, e nonostante tutto, nonostante anche ciò che è successo ‘sta dannatissima notte e che per fortuna abbiamo chiarito in qualche modo, non mi pento affatto di averti fatto quella proposta –
Mi guardò e mi sorrise, mentre i suoi occhi scintillavano nella notte e la luce delle stelle vi si rifletteva.
Non sapevo dire per cosa in particolare, ma quel discorso mi aveva veramente commosso.
Mi aveva commosso, sì, ma allo stesso tempo mi aveva anche fatto incazzare, facendomi provare immenso odio verso James e ancor di più verso quel suo dannato nipote.
I don't know you,
but I think I hate you…
You're the reason for my misery…
Strange how you've become my biggest enemy,
and I've never even seen your face…

Pensavo, cercavo di riflettere, mentre nella mia mente si facevano largo i versi di “Chump”, in cui mi riconoscevo assai in quel momento.
– Billie… Io… Io non so che dire… Cioè, so che dire, ma non riesco a dirlo… – farfugliai.
– You’ve just to try –
Inspirai profondamente, prima di iniziare a parlare, cercando di mettere insieme delle frasi di senso compiuto.
– Beh… Ecco… In primo luogo… Non so come dirlo, però… Insomma, grazie. Anzi, no, un semplice “thank you” non è abbastanza, ma non so come dirlo… E non riesco neanche a dire a parole per cosa, ma spero che tu l’abbia capito in qualche modo… –
Lui fece cenno di sì col capo.
– Ehm, e poi… – proseguii – Beh, penso anche qualcosa che può suonare come un “che gran figli di puttana quel James e quel suo fottutissimo raccomandato di un nipote”. Voglio dire… Insomma… – feci una pausa per radunare i pensieri e le parole – E poi non è neanche giusto che il vostro manager si incazzi con te per colpa mia. Lo so che mi hai detto di non preoccuparmi che non è colpa mia eccetera, ma mi rendo perfettamente conto che se io non ci fossi i problemi non sarebbero insorti, quindi in parte anch’io ne sono la causa, oltre a quell’idiota di un pallone gonfiato di suo nipote, se è come me l’hai descritto, e io ti credo. Sai, non so cosa c’entri, ma hai presente “Chump”, no? Ecco, fino a pochi secondi fa nella mia mente stavo canticchiando la prima strofa, come perfetta associazione mentale… –
Billie ridacchiò.
– Vabbè, dai, non pensiamoci adesso… – disse poi.
– Ma come faccio a non pensarci, se tra qualche ora James tornerà? E con quel che è successo sarà ancora più incazzato… Cioè, volgio dire, con quel che è successo durante il concerto… – lasciai la frase in sospeso, non riuscendo a proseguire, ma lui capì ugualmente.
– E per fortuna che non ha visto anche ciò che è successo dopo il concerto… – aggiunse poi, ridendo con una leggera malizia nella voce.
Emisi anch’io un accenno di risata.
– Però tra neanche tante ore sarà qui, incazzato nero per quel che ha visto, e come hai detto tu meno male che ha visto solo quello… Anche se probabilmente anche il vedermi in questo stato peggiorerà le cose… – dissi poi, tornando di colpo seria.
– Are you afraid, aren’t you? – mi chiese, dopo qualche attimo di silenzio.
– Yes, I am – risposi, lentamente, con un fil di voce.
Mi strinse maggiormente a sé, mentre io mi beavo di quel contatto confortante e gli cingevo anch’io le spalle con un braccio (quello sano) tremante.
Sorrise, guardandomi.
Sorrisi anch’io.
– Non pensiamoci più adesso. Godiamoci questi momenti, e poi vedremo come andrà, ok? – mi disse, bevendo una sorsata della sua birra, la cui bottiglia era ormai quasi finita.
Sospirai.
– Ok –
Bevvi anch’io un sorso di birra, constatando che la mia bottiglia non era messa meglio della sua.
Appoggiai la testa sulla sua spalla, sovrappensiero.
– C-Can I? – chiesi poi un attimo dopo, accorgendomene.
– Yeah, sure –
Gli sorrisi, e rimasi così, in quella posizione, abbracciata a lui, con le gambe penzoloni nel vuoto, a guardare le ultime ore della notte tra le frasche dell’albero sul quale eravamo seduti.
Era davvero stupendo.

– Hai presente i Foxboro, vero? – mi chiese dopo un po’.
– A-ha… – risposi affermativamente, senza cambiare posizione.
Senza muovere la testa, alzai lo sguardo, incontrando il suo.
– E non sai che darei per potervi vedere in un live dei Foxboro Hot Tubs… – aggiunsi poi, buttandogli un’esca.
Lo sentii sorridere.
– Davvero? – chiese, raccogliendo l’esca e stando al mio gioco.
– Certo – affermai convinta.
– E… Dimmi… Sai anche suonare qualche canzone dei Foxboro? –
Lo guardai un attimo perplessa: cos’aveva in mente questa volta?
– Beh… Sì, alcune… Dunque: “Stop Drop And Roll”, “Mother Mary”, “Sally”, uhm… yeah, “The Pedestrian”, “Alligator”, and… uhm… “Broadway” e “Pieces Of Truth” –
Sorrise enigmaticamente.
– Beh, non sei messa affatto male, vedo… Bene… – rispose, vago, crogiolandosi nel vedermi restare nel dubbio a ipotizzare cosa gli passasse per la mente.
– Why? – gli domandai quindi, per accertare se per caso avessi azzeccato almeno un’ipotesi.
You know… Hai detto che ti piacerebbe vederci in un live in versione Foxboro, no? –
– Sì, certo. – risposi, iniziando a infastidirmi di quel suo temporeggiare che lo divertiva – Purtroppo però avete fatto concerti così solo negli States e una volta in Inghilterra, e quindi non ho mai avuto l’onore di poterne vedere uno… – aggiunsi poi, con una nota di dispiacere e una punta d’ironia.
– Beh, stavo pensando che potresti averne l’onore invece… Anzi, potresti avere un onore anche maggiore se vuoi… – fece lui.
Continuava a prendere tempo e a non dirmi il motivo della sua domanda, e stavo cominciando a innervosirmi sul serio. A lui invece sembrava piacere vedermi pendere dalle sue labbra e cercare di indovinare a cosa diavolo stesse pensando.
“Billie, vaffanculo” pensai, scocciata, ma anche con una nota divertita.
– Cioè? – chiesi, sempre più curiosa e impaziente.
– Beh, l’idea sarebbe… – fece una pausa teatrale per aumentare la suspense e fare un ultimo tentativo di temporeggiamento, mentre io trattenevo l’istinto di mandarlo a cagare – Ecco, tra tre giorni, l’ultima sera prima di partire e andare in un’altra città, abbiamo programmato un secret show come Foxboro… –
Sgranai gli occhi e trattenni il respiro.
– Beh, dato che hai detto che vorresti voluto assistere ad un nostro concerto dei Foxboro e noi ne faremo uno giusto tra tre giorni, tu sei qua e non sei messa male in quanto a conoscenza brani… L’idea sarebbe che, invece di assistere, partecipassi e ci facessi da chitarrista anche per quel live –
Aveva pronunciato la frase normalmente, come se fosse la normale deduzione logica del discorso.
Alzai la testa dalla sua spalla, e rimasi a fissarlo a bocca aperta, con gli occhi sbarrati e il cuore che batteva a mille, stentando ancora a crederci.
– Allora, che te ne pare? – mi chiese ammiccando.
– Sarebbe… – balbettai, cercando di respirare normalmente e calmare il battito cardiaco che percepivo come una velocissima rullata imperterrita di batteria – Sarebbe fottutamente fantastico –
– Bene, allora il posto di chitarrista è tuo. Faremo quei pezzi che hai detto prima più magari qualcun altro che ti insegnerò io domani o dopodomani, e magari qualche cover dei nostri pezzi come Green Day. Suoneremo in un locale qui vicino, mi pare… Ci staranno sulle 1500 persone, un po’ ammassate, e vedrai che pogo che verrà fuori… Poi io e Tré abbiamo già ordinato il rifornimento di birre in lattina per la serata, dovrebbero portarcele su un camion qualche ora prima del concerto… Non penso proprio che qualcuno riuscirà a rimanere sobrio fino alla fine… – rise – Beh, sì, penso che saprai come si svolgono i concerti dei Foxboro, no? –
Annuii, ridendo anch’io.
– Bene, no probs allora… Ti divertirai un casino, vedrai… It will be awesome as fuck – rise.
Parlava in modo abbastanza concitato: era esaltato come un ragazzino, e, in fondo, ai concerti dei Foxboro per quelle 2 o 3 ore tornavano tutti e tre ragazzi spensierati, che pensavano solo a suonare e divertirsi, senza il peso della maturità, dell’età, delle major, dei manager, del successo, della famiglia, del “cosa penserebbe la gente se”, eccetera…
Ed io ero ancora più esaltata di lui. Ero emozionata ed elettrizzata come prima di vedere un concerto dei Green Day, o forse di più, come prima di suonare con loro ad un concerto dei Green Day, ma in modo diverso per certi aspetti e simile per altri.
– And… Well, obviously you’ll know the Reverend Strychnine Twitch personally – aggiunse poi, sempre ridendo.
– Oh, I really can’t wait! And, you know, you are…well, I mean, the Rev is… uhm… is… – lo guardai in faccia, ridendo anch’io – I don’t know… Simply, the Rev is the Rev

Well, come on baby take a chance
and get your shit together…
Well, come on baby take a risk
until it comes out right…
– iniziò a canticchiare Billie.
Drop your shadow on a subway wall…
Back in the saddle you can hear the call…
– mi unii anch’io, cantando con lui la terza strofa di “Sally”, che era tra l’altro una delle mie canzoni preferite dei Foxboro Hot Tubs.
Ci guardammo e sorridemmo.
Come on baby take a chance
and get your shit together…
Well, your illusion ain't a lie,
it's a crime…
– continuo poi lui, alzando la voce.
Ride… Ride, Sally, ride…
Hop on and take a ride on my motor bike…
Singin', ride… Ride, Sally, ride…
Like the speed of light on a road rage suicide…
– proseguimmo, quasi urlando, rompendo la quiete notturna.
Ci guardammo e cominciammo a ridere, per poi continuare a cantare.
Lui spostò lentamente il braccio, abbassandolo e portandolo ora a cingermi la vita.
Ebbi ancora una volta un fremito lungo la schiena; nonostante tutto non ci avevo ancora fatto l’abitudine…
Billie mi strinse a sé ed io, calmando un nuovo tremito, mi accoccolai sorridente al suo fianco, stringendolo a mia volta col braccio sano che, seguendo il suo esempio, feci timidamente scivolare fino alla sua vita.
Iniziò ad altalenare leggermente, ora a destra ora a sinistra, facendo attenzione a non sbilanciarsi troppo per non cadere, trascinando ovviamente anche me con lui, mentre fendeva l’aria e spostava alcune foglie soprastanti (facendo cadere qualche gocciolina d’acqua superstite) col braccio libero, che muoveva, a ritmo, seguendo il movimento del corpo, cantando il vivace ritornello della canzone.
Risi silenziosamente, ricominciando poi subito a cantare con lui.

In quel momento non sentivo quasi più il dolore fisico provocatomi dalle ferite del combattimento con Beatrice.
Ce l’avevo fatta, potevo continuare a sperare.
Avevo chiarito con Mike e Tré, avevo chiarito con Billie. Ed ora io e lui eravamo a fare quella che lui definiva come una specie di “cazzata”, come vecchi amici, seduti abbracciati, con le gambe penzoloni, su un ramo di un albero (di quell’albero, che, Billie aveva ragione, standoci sopra, guardando il mondo da un’altra prospettiva, aveva ribaltato la situazione rispetto a quando vi ero accasciata sotto), con due bottiglie di birra vuote accanto a noi, a quasi 4 metri d’altezza, cantando insieme, io e lui, nella notte rasserenatasi, dal cielo ormai non più nero ma ancora cosparso di mille puntini luminosi, stelle galleggianti nell’infinità del firmamento e nell’oscurità che stava ormai schiarendosi gradualmente confondendosi pian piano con i preamboli di un’alba non così lontana, mentre la luna faceva ancora timidamente capolino tra le fronde dell’albero su cui eravamo appollaiati… E, come se non bastasse, Billie mi aveva anche chiesto di suonare con loro, oltre che nei Green Day, nei Foxboro Hot Tubs, tre sere dopo.
Awesome.
Hell, yeah.

Continuai a cantare, tra questi pensieri, guardando ora lui, ora il panorama singolare e mozzafiato davanti a noi, illuminato da quella fioca luce indefinita tipica del graduale passaggio tra la notte e l’alba.
Era davvero meraviglioso.
Potevo dire di essere felice.

   
 
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