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Autore: PLIM4ever    10/10/2010    1 recensioni
E lei uscì di nuovo, come se niente fosse. Vestita con un kimono rosso, i capelli legati e un fiocco che le ornava il capo; sporca di sangue sulle guance camminava tranquilla lasciandosi dietro tutto un mondo che solo lei capiva e pensava fosse giusto…
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'H&K'
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Dopo quelle parole di sfida pronunciate da Kageya il Celeste corrugò la fronte, avvicinò il suo indice destro e il suo pollice al mento, come per pensare e disse a bassa voce -Non mi pace affatto questo tuo atteggiamento nei confronti degli amici…- disse finendo di masticare i demoni/soldato che aveva catturato all’inizio.
-Sta zitto e vedi di combattere: combatterò per il mio onore, perché tu mi hai fatto fallire una missione, la mia prima missione fallita di tutta la mia esistenza, me la pagherai cara… oh se me la pagherai cara!
Io ero dietro Kageya, sdraiata a terra ma ancora con la testa in alto, poiché mi ero appoggiata ai gomiti; mi sentivo impotente di fronte a quei due guerrieri che ben presto si sarebbero fronteggiati in uno scontro mortale e non avevo ancora fatto previsioni su chi avrebbe vinto ma sinceramente, in quel momento pensavo che lo scontro si potesse evitare; non volevo nemmeno che vincesse Kageya, né il Celeste! Non è che odiavo Kageya ma non capivo il gesto che aveva fatto prima, non ne capivo la necessità… poteva solo dirmi di andarmene se voleva combattere senza me fra i piedi, una stranezza unica. Iniziavo a dubitare della sua amicizia che credevo preziosa ed indistruttibile, ma evidentemente per lei non era così. Dopo aver parlato, i due iniziarono ad avvicinarsi girando in tondo, fronteggiandosi con un duello di sguardi: evidentemente Kageya stava pensando ad una strategia, non avrebbe mai sprecato tutto quel tempo a girare in tondo scrutando il nemico e il Celeste avrebbe fatto lo stesso. Mi stavo annoiando e girai lo sguardo verso le scale: erano crollate!
-K…Kageya?- dissi balbettando, ma lei mi fece segno di stare zitta con la mano destra -Kageya, guarda che le scale… non so come dirtelo, ma le scale sono…- di nuovo mi fece segno di stare zitta.
Strisciai verso le scale, o meglio dove un tempo c’erano le scale e guardai in basso: una folla di angeli urlavano e si dimenavano per salire; mi girai e deglutii sonoramente, anche per far capire a Kageya che era ora di starmi a sentire una volta ogni tanto. Gli angeli, anche se avevano le ali, non potevano volare fino al piano del celeste, poiché le loro ali non sono fatte si piume come tutti gli abitanti della dimensione T credono, ma sono fatte di energia spirituale condensata in due punti sulla schiena che serve a farli volare e nel palazzo del Celeste l’energia spirituale veniva annullata del tutto a causa della pietra di cui era costruita; gli abitanti della dimensione T pensavano che gli angeli avessero le ali a causa di un angelo alato che centinaia di anni or sono era andato in quella dimensione, un umano lo aveva visto e lui per la fifa scappò investendo una colomba le cui piume caddero a terra.
-Vecchio, perché non muori e basta?- disse Kageya con tono di sfida.
-Muori tu!- urlò il Celeste. A quel punto tutti e due, che si trovavano sui due lati opposti del cerchio immaginario creato da loro, si mossero e attaccarono contemporaneamente in uno scontro frontale estremamente potente che si lasciò dietro una nube di polvere terrificante e ne rimasero coinvolti entrambi. Lo scontro che mi ero immaginata non era uno scontro così, senza colpi di scena, senza parole o discorsi sublimi su un qualsiasi argomento, era uno scontro fin troppo tranquillo. Dalla nube uscirono il Celeste praticamente illeso e ancora silente e Kageya affaticata e piegata a metà; Kageya sembrava non avesse più la forza di rialzarsi, molto strano dato che lo scontro frontale non era stato né debole né potentissimo; fu a quel punto che mi accorsi delle azioni del Celeste: stava torturando tramite i suoi poteri telepatici la mia compagna e questo non mi andava affatto bene poiché le stava anche sottraendo l’energia dentro di sé e l’avrebbe fatta perdere. Volevo andarla a salvare ma non sapevo se era giusto… lei mia aveva trattata malissimo e io sarei dovuta andarle a parare le chiappe proprio quando aveva bisogno di me?! Ero turbata dal suo gesto precedente, non pensavo che una banalità del genere avrebbe potuto incrinare la nostra amicizia… sarò anche stata testarda, ma lei non doveva farmi tutto ciò.
Kageya ormai si era accasciata a terra e il Celeste stava per avere la meglio: si stava avvicinando lentamente alla mia compagna e le avrebbe dato di sicuro il colpo di grazia se io non l’avessi salvata, ma… per quel piccolo ed insignificante gesto di prima non riuscivo a darmi pace, era una sensazione terribile, ero combattuta: salvare la mia migliore amica dimenticando ciò che era accaduto in precedenza o darle una lezione per farle capire che non ero uno straccio? La decisione da prendere era una, il tempo era poco e in discussione c’era la vita di una dea della morte. Il Celeste intanto se la stava prendendo comoda: camminava lentamente verso Kageya, senza nemmeno preoccuparsi di me. Kageya era troppo debole per continuare la lotta e se io non avessi fatto nulla sarebbe andata a finire male, allora, contrastando con la decisione che avevo preso, mossi a fatica tutti i muscoli del mio corpo, mi alzai barcollando e mi lanciai a tutta forza verso il terribile nemico: non guardavo lui, altrimenti mi sarei ritirata, ma guardavo Kageya che, con uno sguardo pieno di gratitudine, mi lanciò un piccolo oggetto di forma circolare: era blu elettrico e mi finì in bocca senza che nemmeno potessi fermarlo. La mia carica spericolata fu frenata dall’oggetto ingoiato e, con un dolore atroce allo stomaco, iniziai ad andare a destra e a manca e ad un certo punto vidi tutto nero attorno a me; avevo finalmente capito che Kageya teneva di più al suo orgoglio che a me e alle nostre vite… aveva preferito uccidermi piuttosto che essere salvata da me… vedevo una luce in lontananza, una luce bianca e pura, una luce terribilmente piccola ma allo stesso tempo forte. Non dovetti muovere un passo per avvicinarmi, fu la luce che mi venne in contro: un corpo candido, coperto di luci candide, un corpo dormiente da molto tempo che aprì gli occhi confusamente e mi guardò: era il mio vecchio corpo. Era vestito di luce, i capelli ancora da piccola studentessa: castani, mossi e lunghi fino alle spalle; gli occhi grigi brillavano e le labbra si aprirono:
-Hana, sono io, torna da me…- disse affaticato il corpo. Avanzò le braccia verso di me ma io mi ritrassi: diventando strega cacciatrice di anime avevo rinunciato al mio corpo terreno ma non avevo mai sentito che un corpo terreno potesse vivere senz’anima e addirittura arrivare a cercarla… una cosa assai insolita. Aspettai e mi fermai a pensare per qualche istante che Kageya mi stava uccidendo, voleva sul serio la mia morte, non era una cosa casuale che prima mi avesse buttata per terra: lei mi voleva morta. Ormai avevo capito che non potevo essere al suo pari e allora sarebbe stato meglio morire; ma pensai che, se io fossi tornata, lei mi avrebbe avuta ancora fra i piedi e l’avrei torturata con tutte le mie forze, le avrei fatto vedere che ero più forte addirittura della morte: io ero viva! Presi le mani del mio candido corpo, guardai in basso, poi spostai lo sguardo nei miei/suoi occhi e dissi -Scusa, io non posso…- a quelle parole il mio corpo sospirò amaramente, tutto d’un tratto le tenebre avanzarono a tutta velocità e mi ritrovai di nuovo al buio, immersa in quel mare di odio e terrore. Dopo pochi istanti tornai sul luogo della battaglia ancora un po’ tramortita: il tempo aveva smesso di scorrere nel momento in cui io avevo perso conoscenza, una cosa pazzesca. Mi voltai verso Kageya e, con le lacrime agli occhi, corsi verso il celeste a tutta velocità ma lui riuscì a fermarmi con un dito. Mi prese per i capelli e mi sollevò in aria: ormai era la fine… mi ero rassegnata. Guardai per l’ultima volta Kageya che, avendo incontrato il mio sguardo, distolse immediatamente il suo, abbassando il capo; chiusi gli occhi e aspettai che la mia ora arrivasse. Aspettavo e aspettavo, ma la morte non arrivava e allora, tanto per curiosare un pochino, riaprii gli occhi e vidi che Kageya si era alzata e stava combattendo contro il Celeste che mi teneva ancora stretta per i capelli: per quale motivo Kageya aveva fermato l’esecuzione? Avrebbe potuto ucciderlo mentre mi giustiziava, avrebbe avuto un bel vantaggio oppure era… per il suo stupido ma adorato onore; non capivo più niente e ormai pensavo che la morte sarebbe stata una vittoria, dato che ormai non avevo più obiettivi, né amici…
Kageya utilizzava tutti gli incantesimi che conosceva contro quel maledetto bastardo ma in fin dei conti, anche se con troppi incantesimi, era riuscita a tagliare la mano sinistra del Celeste che, senza emettere alcun gemito di dolore, attaccò con un incantesimo potentissimo che squarciò di nuovo il petto di Kageya: si vedeva la bruciatura da tiken che aveva subito e poi il sigillo, quel simbolo di forze squilibrate, anormali, troppo forti l’una per l’altra, una magnificenza. Con dolore palpabile Kageya si richiuse immediatamente e lanciò l’attacco più potente che conosceva: la Via Demoniaca.
-Krinka dimoni, five rak fori tirantus pir o ritmite uir crisci seri otrs neif sori timbo!
Ad un tratto una moltitudine di anime nere uscirono dal petto e si insediarono nel petto del Celeste; ad un tratto divenne nero, mi lanciò a terra ed emettendo un grido di dolore acuto; iniziò a gonfiarsi dal petto e divenne totalmente incontrollabile: dopo poco scoppiò inondandoci di budella. Dopo svenni e quindi non so raccontare come io e Kageya siamo riuscite ad uscire da quella dimensione, ma per fortuna mi svegliai e mi ritrovai nella dimensione delle Tenebre al cospetto del Cupo.
Ringrazio di cuore per le recensioni ThE_hUmAn_ToRcH , titty1194 e svampy1996.
NARRATORE ONNISCENTE
Come?! Vi lascia così in sospeso?! Che cattiveria!!! Io so tutto quindi.. al prossimo capitolo!

 °*PLIM4ever*°
   
 
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