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Autore: Isyde    10/10/2010    2 recensioni
-Non c'è nulla di male nell'amare, Severus.- rispose, con voce rotta.
-Io so cosa voglio dalla vita.-
-E cosa sentiamo?- ora si stava decisamente divertendo.
-Voglio poter scegliere. L'idea di dipendere dalle decisioni altrui, mi fa rabbrividire. Sarò io a stabilire cosa fare o meno.
"Quinta Classificata al Contest Severus'Love di Ranerottola"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo Tre.



Emmeline si fissò lungamente allo specchio.

I capelli scuri erano stati tirati indietro e l'abito con due sottili spalline esaltava la sua naturale pelle di un tono più scuro, tipica dei Vance.

Sorrise allo specchio, rivolgendo un “grazie” appena bisbigliato a Patricia Watson che le aveva acconciato i capelli e stava ammirando la sua opera.

-Oh, dai Em. Non devi assolutamente ringraziarmi, l'ho fatto con piacere.- disse la ragazza, un'allegra Tassorosso del settimo anno. -In fondo questa è la festa della scuola!Pensa, fra un mese ci saranno gli esami e nessuno di noi avrà tempo di festeggiare.- aggiunse sorridendo raggiante

-Già.- le labbra appena colorate di rosso, si strinsero in una smorfia che doveva risultare un timido sorriso a Patricia che sistemò un fiore giallo sull'elaborata acconciatura dell'amica.

I suoi sospetti erano stati confermati da quella lettera che custodiva, furtivamente, nel secondo cassetto della sua scrivania.

Suo fratello le aveva scritto, delirando di nuovi scenari che avrebbero potuto rivoluzionare il mondo, di un signore che avrebbe potuto cambiare le sorti e che lei doveva assolutamente farne parte, la sua bravura e la sua intelligenza potevano essere utili alla causa.

La sola idea di “servire” qualcun'altro la faceva stare male.

-Oh, come è tardi! Dobbiamo andare!- esclamò Patricia guardando il suo orologio da polso.

-Chi è il tuo cavaliere?- chiese incuriosita da tanta attenzione e nervosismo nella migliore battitrice dei Tassi.

-Davvero me lo stai chiedendo?- domandò sconcertata Patricia.

-Deve essere un tipo particolare, visto che sei così contenta.- rispose la ragazza, alzandosi e cercando la bacchetta che era sicura di aver lasciato sul letto.

-E' Sirius Black, un gran bel pezzo di ragazzo.- sospirò incantata.

Il volto di Emmeline s'incupì, lo sconcerto la colpì come un fulmine infuocava i rami di un albero solitario.

Ancora loro.

Ancora umiliazioni.

Perchè fra tutte le ragazze che erano disbonibili a cedere al suo corteggiamento, aveva scelto l'unica che la considerasse un'amica?

Fremette di rabbia.

-Io vado, ci vediamo in sala.- le disse la ragazza.

Emmeline scese poco dopo, ma un ragazzino del primo anno le bloccò il passaggio.

-Il Professor Silente e la Professoressa Sprite vogliono vederti, dicono che sia urgente. Li trovi nello studio della Sprite.- le annunciò con sguardo serio.

Emmeline quasi ride, per contentezza, almeno così avrebbe evitato di vedere Patricia al braccio di Black. Salì le scale con una certa fretta, girando l'angolo si scontrò con un gruppo di persone. Per nulla infastidita da quel rallentamento, riprese la sua corsa, lasciandoli alle spalle. Non aveva visto, lo sgardo, prima confuso, poi sorpreso di Lucius Malfoy. Nemmeno quello, quasi scioccato, di Severus Piton.

Emmeline continuò la sua corsa ed arrivò con il fiatone che le opprimeva il torace, davanti alla porta della Professoressa Sprite. Si ricompose un secondo, come sua madre gli aveva insegnato e dopo aver bussato un paio di colpi entrò.

Vide il Professor Silente coinvolto in un'animata discussione con un uomo che le dava le spalle, seduto elegantemente sulla piccola poltrona. La Preside della sua Casa, li fissava in modo serio.

-Signorina Vance, può attendere qualche minuto fuori?- domandò gentilmente Silente.

Emmeline annuì e richiuse la porta. Il vestito non aveva nessuna tasca, così rimase a mani incrociate , con la schiena appoggiata al muro, batteva nervosamente il piede contro il pavimento di marmo.

Dopo poco meno di due minuti, un uomo alto, magrissimo e con un portamento regale uscì dalla stanza.

Si voltò verso di lei. -E' un piacerla averla conosciuta, signorina Vance.- le disse prendendole con un accenno di forza la mano e baciandola. -Molti mi hanno parlato della sua intelligenza, ma ben pochi mi hanno avvertito della sua incantevole bellezza.- aggiunse, guardandola negli occhi.

-Grazie...Ma lei chi è?- domandò Emmeline. Per la prima volta nella sua vita, non stava arrossendo a una simile lusinga. Il suo cuore sembrava aver dimenticato la necessità di battere.

-Oh, che sciocco. Il mio nome è Tom Riddle, ma sono conosciuto anche con altri epiteti.- mormorò, lasciandole la mano. -Spero proprio di vederla schierata dalla parte giusta, signorina Vance.- continuò. Fece un mezzo inchino e se ne andò. Emmeline rimase a lungo immobile e solo quando sentì ogni cellula del corpo, rilassarsi, ritornò alla realtà e bussò di nuovo. Questa volta attese l'allegra voce della Professoressa Sprite, gridargli di entrare.

Sorridendo di nuovo, fece il suo ingresso.

_

La Sala Grande era stata completamente rinnovata. I lunghi tavoli erano spariti, rimpiazzati da piccoli tavolini rotondi, sparsi qua e là, che dovevano accogliere gli studenti, senza badare ai colori. Eppure i Grifondoro e i Corvoneri erano tutti riuniti nella parte destra della Sala, i Tassorosso, come sempre, erano sparsi al centro, ed a sinistra sedevano i Serpeverde.

Severus Piton chiuse per un secondo gli occhi, non riusciva a scacciarsi dalla mente quell'immagine.

Lei con i capelli raccolti, l'abito bianco che risaltava il colore, quasi bronzeo della sua pelle, il suo modo elegante e leggiadro di muoversi, le guance arrossate.

Persino quel profumo che solo per un secondo, aveva odorato. Lavanda. Un intenso profumo di Lavanda. Com'era possibile che una ragazza tanto anonima e apparentemente noiosa, potesse essere così femminile, così pura?

Non era forse una Vance?

Una ragazza destinata al campione inglese di Quidditch, una che aveva vissuto negli agi e nella comodità di una famiglia ricca e potente? Una che con molta probabilmente non avrebbe mai avuto bisogno di affermarsi. Bastava sbandierare il suo cognome, pensò Severus, versandosi da bere ed ignorando l'occhiata confusa che gli fece Regulus Black.

-Stai bene, Piton?- gli domandò soltanto.

-Bene.- rispose seccamente l'altro, voltandosi e fissandolo apertamente.

-Sei nervoso, per quello che succederà?- ammiccò lui, buttando un fugace sguardo al suo braccio sinistro.

-No.-

Si separarono in fretta. Regulus Black raggiunse una ragazza di Corvonero che aveva l'aria di annoiarsi, mentre Piton rimase a fissare una lunga chioma rossa, volteggiare per la piccola zona di ballo. Vide il suo sincero sorriso aprirsi a Potter, il suo corpo muoversi verso di lui con quella grazia che la distingueva dalle altre. Udì la sua risata.

Cristallina, pura.

Un canto melodioso che allietava il suo animo. Ma quando Potter la baciò, quella serenità che aveva in corpo, sparì del tutto.

Strinse il bicchiere, facendo diventare bianche le nocche.

Rimanere ad osservare ancora come quel schifoso Grifondoro, si mostrasse come un pavone, assieme ai suoi amici, lo avrebbe solo fatto arrabbiare.

E lui non voleva farlo.

Non gli serviva la rabbia, lui era ben superiore a tutti gli altri.

Lui era molto più coraggioso ed integro di quell'ammasso di ragazzi urlanti.

Uscì in fretta, dirigendosi verso il parco. Immaginava che la sua Sala Comune fosse diventata luogo ideale per nascondersi agli occhi degli altri.

Camminò un poco, con il bicchiere di burrobirra preso da Rod Lestrenge e si fermò ad ossevare il cielo. Immutabile e silenziosa la Luna rilasciava i suoi dolci raggi sulla Terra.

Sorrise appena, bevendo un sorso. Un peccato aver lasciato il corso di Astronomia, anni fa.

Stava quasi per andarsene, quando riconobbe una figura seduta, su un masso.

Rimase fermo, due differenti consigli gridavano nella sua mente.

Da una parte, una voce che ben conosceva gli diceva di avvicinarsi.

L'altra, gli ricordava della stranezza di quella ragazza, della necessità di rimanere concentrato nella sua vendetta e nella costruzione del suo successo.

A decidere furono i suoi stessi piedi che si mossero verso di lei.

Notò il piccolo fiore giallo, coperto da rugiade cristallizzate, posato a lato della sua acconciatura. La schiena nuda rivelava alcuni piccoli nei, sparsi qua e là.

-Vance, come mai qui?- chiese. La ragazza sobbalzò e solo allora si accorse del tono utilizzato, forse troppo brusco e antipatico.

-Odio partecipare alle feste.- disse solamente lei. -E tu?- si voltò lentamente. Severus deglutì il vuoto, che si formò intorno a lui, alla vista di quelle labbra sottili disegnate da un rossetto rosso.

-Stesso motivo.- rispose bevendo un lungo sorso e riuscendo a riprendere il controllo della sua voce e della sua mente. -Come mai correvi, senza vedere dove mettevi i piedi?- domandò, contento di aver trovato un modo per cambiare argomento e sciogliere quella situazione.

-Ho avuto un colloquio con Silente.- disse alzandosi.

-Di che genere?- Severus si avvicinò, inconsapevolmente, verso la giovane.

-Il Ministero della Magia, intende darmi una borsa di studio per il Centro di studi Antropologici Magici, in Angola. Per partecipare dovrei dare gli esami finali quest'anno,saltando il mio settimo anno.- Emmeline si interruppe. Poteva confidargli quel segreto? Poteva fidarsi di lui? Poteva dirgli cosa stava architettando, contro la sua famiglia e contro la società in cui era cresciuta? Metà del suo cuore diceva di sì, l'altra di no. Preferì rimanere in silenzio.

-Mi sembra un'opportunità irripetibile.- esordì lui.

Emmeline si limitò ad annuire ed a fissarlo. Si ricordò delle parole di Patricia sull'importanza di fare il primo passo e che alcune volte dovevano essere le donne a farlo.

Si avvicinò a lui, tenendo gli occhi fissi sui suoi. Senza nemmeno pensarci , con le mani tremanti, che forse avevano realizzato prima di lei cosa stava per fare, accarezzò il viso di Severus e lo accostò a sé, lasciando che il suo caldo respiro, inebriasse ogni suo senso.

Premette velocemente le sue labbra sulle sue.

Ma quello che all'inizio sembrava un timido incoraggiamento, divenne una morsa.

Il ragazzo gli aveva preso i polsi, stringendoli appena e facendo abbassare le sue mani. Scostò le sue labbra, violentemente e chiuse gli occhi.

Rafforzò la morsa con cui teneva stretta Emmeline e con una smorfia, allontanò la ragazza.

Un silenzio li avvolse. Nessuno dei due si guardava in faccia.

-Perché l'hai fatto? Devo ricordarti che sei la fidanzata di Bagman?- disse Severus, rompendo definitivamente il silenzio.

-Io sono fidanzata con Ludo, solo per volere dei miei genitori. Non per mia scelta.- per la prima volta, disse quello che realmente pensava su quel fidanzamento combinato. -Io non lo amo.- aggiunse decisa.

-E credi di amare me?- sentenziò Severus, quasi ridendo alla vista di quello sguardo confuso e smarrito.

-Non c'è nulla di male nell'amare, Severus.- rispose, con voce rotta. -Io so cosa voglio dalla vita.-

-E cosa sentiamo?- ora si stava decisamente divertendo.

-Voglio poter scegliere. L'idea di dipendere dalle decisioni altrui, mi fa rabbrividire. Sarò io a stabilire cosa fare o meno.- Emmeline lo stava guardando, furiosa mentre sentiva le lacrime scendere, i pugni stretti tremavano leggermente e il petto conteneva a stento lunghi singhiozzi.

-Sei solo una ragazzina. Una che vive di ideali astratti. Il mondo non fa per te, Emmeline.-

-Con questo cosa vuoi dire?-

-Che forse, devi stare lontana da certi ambienti e scegliere luoghi. Ti s'addice di più, una vita sui libri che sui campi di battaglia.- parlò con una flebile voce e si girò, non poteva ancora vedere quel viso rigato dalle lacrime. Uno strano dolore, molto simile a quello che provava nel vedere Lily, gli sconvolse lo stomaco. Ritornò al Castello, sperando di dimenticare quella faccenda.

Emmeline, invece, era immobilizzata in quella posizione e solo dopo aver notato di tremare più di freddo che di rabbia, rientrò nel suo dormitorio.

S'infilò nel suo letto, cercando di nascondere quelle calde lacrime che ancora scendevano copiose, alla vista delle sue compagne.

Solo Patricia si accorse che qualcosa doveva essere andato storto, ma non fece nessuna domanda e l'aiutò a sciogliere la stretta acconciatura.

Quella notte, Emmeline Vance capì che quella timida idea che viaggiava nella sua mente da mesi, poteva diventare realtà.

Poteva scegliere.

Lei aveva scelto.

Chiusi gli occhi e si fece una promessa.

Avrebbe continuato a scegliere fino alla fine della sua vita, anche contro il volere dei suoi stessi genitori, contro le rigide regole della alta società, contro la stessa Hogwarts.

Quel cielo nuvoloso sembrò quasi appoggiarla, illuminando la sua stanza con la luce abbagliante di un fulmine.

All'alba, il mondo avrebbe visto una nuova Emmeline Vance.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Scusatemi per l'immenso ritardo con cui posto una ff che tra l'altro avevo già finito di scrivere. Ma fra l'università e le normali attività di tutti i giorni mi è proprio passata di mente.

Ringrazio chi, comunque è rimasto fra i seguiti.

Eccovi il terzo capitolo, siete arrabbiate per il bacio mancato?

Io un po' sì >.<

JuliaSnape: Grazie mille per la recensione, ti dedicherei una statua nel bel mezzo di Milano se potessi v.v

Emmeline in amore è alquanto sfortunata, essere la fidanzata di Ludo Bagman, è uno strazio. Ma non è che Severus renda le cose più facili. Spero che ti sia piaciuto questo terzo capitolo. Un bacione e grazie ancora!

Iside91.

   
 
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